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Sunday, July 10, 2011

Specific analysis of a Gricean reading of Castiglione

Luigi Speranza

------------ BEGINNING OF GRICEIAN ANALYSIS:


Quello adunque che principalmente importa ed è necessario al cortegiano per parlare e scriver bene, estimo io che sia il sapere.

---- the utterer must KNOW what he is talking about.

Perché chi non sa e nell’animo non
ha cosa che meriti esser intesa,
non po né dirla né scriverla.

Appresso bisogna dispor con bell’ordine
quello che si ha a dire o scrivere.

That above corresponds to Grice,

"be orderly!"

---

Poi esprimerlo ben con le parole.

Le quali, s’io non m’inganno, debbono
esser proprie, elette, splendide e
ben composte, ma sopra tutto usate
ancor dal populo.

Perché quelle medesime fanno
la grandezza e pompa dell’orazione,
se colui che parla ha bon giudicio
e diligenzia e sa pigliar
le piú significative di
ciò che vol dire, ed inalzarle,
e come cera formandole ad
arbitrio suo collocarle in
tal parte e con tal ordine.

---- That above is a Latinism. In that 'signum' gives Italian 'segno', rather.

--- 'segnare', not 'significare'.


Che al primo aspetto mostrino
e faccian conoscer la dignità e
splendor suo, come tavole di pittura poste al suo bono e natural lume.

E questo cosí dico dello scrivere, come del parlare.

---- PRIORITY OF SPEECH OVER WRITING:

Al qual [parlare] però si richiedono
alcune cose che non son necessarie nello
scrivere.

Come la voce bona, non troppo sottile
o molle come di femina, né
ancor tanto austera ed orrida che
abbia del rustico, ma

sonora,
chiara,
soave e
ben composta,

con la pronunzia espedita e coi modi e gesti convenienti.

----- DEFINITION OF "PROPER GESTURE", alla Grice:

Li quali [gesti], al parer mio, consistono in

certi movimenti di tutto ’l corpo, non affettati

né violenti, ma temperati con un volto

accommodato e con un mover d’occhi che

dia grazia e s’accordi con le parole, e

piú che

*****************************

si po significhi ancor coi gesti

la intenzione ed affetto

di colui che parla.

**************************** note the correlation between segnatio (segnatura), significatio and INTENZIONE, alla Grice.

---- Note the very use of the word "intenzione" with reference to "significare". Both are Latinisms. Intenzione is less of a Latinism than significare is.

---


Ma tutte queste cose sarian vane e
di poco momento se le sentenzie espresse dalle parole non fossero belle, ingeniose, acute, eleganti e gravi, secondo ’l bisogno.

Dubito, - disse allora il signor Morello, -
che se questo cortegiano parlerà
con tanta eleganzia e gravità, fra
noi si trovaranno di quei che non lo intenderanno.

Anzi da ognuno sarà inteso, - rispose il Conte, -

perché

*******************************
la facilità non impedisce la eleganzia.
********************************

Né io voglio che egli parli sempre

in gravità, ma di cose piacevoli, di giochi, di motti e di burle, secondo il tempo.

------------ THIS IS ALL VERY GRICEIAN: 'the purpose of the conversation' in which you are engaged. The maxims apply to good conversations. They are desiderata, as Grice had it in the 1964 lectures.


Del tutto però sensatamente e con prontezza e copia non confusa.

Né mostri in parte alcuna vanità
o sciocchezza puerile.

E quando poi parlerà di cosa oscura o difficile, voglio che e con le parole e con le sentenzie ben distinte esplichi sottilmente la intenzion sua, ed ogni ambiguità faccia chiara e piana con un certo modo diligente senza molestia.

This above is equivalent to Grice,

"Avoid ambiguity!"

--

Medesimamente, dove occorrerà, sappia
parlar con dignità e veemenzia, e
concitar quegli affetti che hanno
in sé gli animi nostri, ed
accenderli o moverli secondo il bisogno.

Talor con una simplicità di quel candore, che fa parer che la natura istessa parli, intenerirgli e quasi inebbriargli di dolcezza, e con tal facilità, che chi ode estimi ch’egli ancor con pochissima fatica potrebbe conseguir quel grado, e quando ne fa la prova si gli trovi lontanissimo.

THIS ABOVE is very Griceian. He does use 'candour' in the 1964 lectures. Note the use of "candore" in exactly the same sense.

---


Io vorrei che ’l nostro cortegiano parlasse e scrivesse in tal maniera, e non solamente pigliasse parole splendide ed eleganti d’ogni parte della Italia, ma ancora laudarei che talor usasse alcuni di quelli termini e franzesi e spagnoli, che già sono dalla consuetudine nostra accettati.

Però a me non dispiacerebbe che, occorrendogli, dicesse primor, dicesse accertare, avventurare.

Dicesse ripassare una persona con ragionamento, volendo intendere riconoscerla e trattarla per averne perfetta notizia.

Dicesse un cavalier senza rimproccio, attillato, creato d’un principe ed altri tali termini, pur che sperasse esser inteso.

----- MANIPULATION OF MEANING: utterer's meaning versus expression meaning:


Talor vorrei che pigliasse

alcune parole

***************************
in altra significazione che
la lor propria
***********************

e, traportandole a proposito,

quasi le inserisse come rampollo d’albero in piú felice tronco, per farle piú vaghe e belle, e quasi per accostar le cose al senso degli occhi proprii e, come si dice, farle toccar con mano, con diletto di chi ode o legge.

----------- This below is exactly Grice's point of the implicature being something "in the mannner of a FIGURE of speech". Note the use of 'figure di dire'.



Né vorrei che temesse di formarne ancor di nove e
con nove figure di dire, deducendole con
bel modo dai Latini, come già i
Latini le deducevano dai Greci.

---- he is referring to such things as

meta-phora ----- trans-ferentia
hyperbole
litotes
meiosis

and such.



Se adunque degli omini litterati e di
bon ingegno e giudicio, che oggidí
tra noi si ritrovano, fossero alcuni,
li quali ponessimo cura di
scrivere del modo che s’è detto in questa lingua cose degne d’esser lette, tosto la vederessimo culta ed abundante de termini e belle figure, e capace che in essa si scrivesse cosí bene come in qualsivoglia altra.

E se ella non fosse pura toscana antica,

SAREBBE ITALIANA, commune, copiosa e varia, e quasi

*************** beautiful simile here:

come un delicioso giardino pien di diversi fiori e frutti.

Né sarebbe questo cosa nova.

Perché delle quattro lingue che aveano in consuetudine, i scrittori greci, elegendo da ciascuna parole, modi e figure, come ben loro veniva, ne facevano nascere un’altra che si diceva commune, e tutte cinque poi sotto un solo nome chiamavano lingua greca.

Excellent analogy above with the Greek dialects:

Athenian
Laconian
etc.

--- all rendering "koine"

--- Note the use of the "Greek" rather than the Roman analogy. The "Hellenism" of the Italian renaisasance: get rid of the Roman overbearance.


E benché la ateniese fosse elegante, pura e facunda piú che l’altre, i boni scrittori che non erano di nazion ateniesi, non la affettavan tanto, che nel modo dello scrivere e quasi all’odor e proprietà del suo natural parlare non fossero conosciuti.

Né per questo però erano sprezzati; anzi quei che volevan parer troppo ateniesi, ne rapportavan biasimo.

Tra i scrittori latini ancor furono in prezzo a’ suoi dí molti non romani, benché in essi non si vedesse quella purità propria della lingua romana, che rare volte possono acquistar quei che son d’altra nazione.

-- excellent point below about Livio's "patavinita" (regional dialect).

Già non fu rifutato Tito Livio, ancora che colui dicesse aver trovato in esso la patavinità, né Virgilio, per esser stato ripreso che non parlava romano.

E, come sapete, furono ancor letti ed estimati in Roma molti scrittori di nazione barbari.

Ma noi, molto piú severi che gli antichi, imponemo a noi stessi certe nove leggi fuor di proposito, ed avendo inanzi agli occhi le strade battute, cerchiamo anelar per diverticuli.

---- Again this below corresponds exactly to Grice's point about 'clarity' in the 1964 lectures and 'perspicuity' in the 1967 set.

--- The Italian is 'chiaro'.

Perché nella nostra lingua propria, della quale, come di tutte l’altre, l’officio è esprimer bene e chiaramente i concetti

dell’animo, ci dilettiamo della oscurità e,

----- This above corresponds exactly to Grice's 'avoid obscurity of expression'.

---

chiamandola lingua vulgare, volemo
in essa usar parole che non solamente non son
dal vulgo,

THIS ABOVE is a delightful oxymoron: so-called vulgar eloquence is hardly vulgar!

ma né ancor dagli omini nobili e litterati intese, né piú si usano in parte alcuna.

Senza aver rispetto che tutti i boni antichi biasmano le parole rifutate dalla consuetudine.

La qual voi, al parer mio, non conoscete bene.

--- this below is Wittgenstein's point that Grice criticised: meaning is use.

Perché dite che, se qualche vicio di parlare è invalso in molti ignoranti non per questo si dee chiamar consuetudine, né esser accettato per una regula di parlare.

E, secondo che altre volte vi ho udito dire, volete poi che in loco de Capitolio si dica Campidoglio.

Per Ieronimo, Girolamo.

Aldace per audace.

E per patrone, padrone, ed altre tai parole corrotte e guaste, perché cosí si trovan scritte da qualche antico Toscano ignorante e perché cosí dicono oggidí i contadini toscani.

---- This above is an excellent point about solecism. Note the NORM reference

nonmobile
older
rural
male

"qualche antico toscano ignorante"!

----


La bona consuetudine adunque del parlare credo io che nasca dagli omini che hanno ingegno e che con la dottrina ed esperienzia s’hanno guadagnato il bon giudicio, e con quello concorrono e consentono ad accettar le parole che lor paion bone, le quali si conoscono per un certo giudicio naturale e non per arte o regula alcuna.

---- This below is the excellent explanation of figures of speech as FLOUTS to maxims. Note the very use of 'flout':

Non sapete voi che

le figure del parlare, le

quai dànno tanta grazia

e splendor alla orazione,


tutte sono

******************
abusioni dalle regule
*******************
grammaticali

ma accettate e confirmate dalla usanza, perché, senza poterne render altra ragione, piaceno ed al

senso proprio dell’orecchia par che portino suavità e dolcezza?

----


E questa credo io che sia la bona consuetudine.

Della quale cosí possono essere capaci i Romani, i Napoletani, i Lombardi e gli altri, come i Toscani.

---- Griceian standards:

È ben vero che in ogni lingua alcune cose sono sempre bone, come la facilità, il bell’ordine, l’abundanzia, le belle sentenzie, le clausule numerose.

E, per contrario, l’affettazione e l’altre
cose opposite a queste son male.

Ma delle parole son alcune che durano bone un tempo, poi s’invecchiano ed in tutto perdono la grazia.

Altre piglian forza e vengono in prezzo perché, come le stagioni dell’anno spogliano de’ fiori e de’ frutti la terra e poi di novo d’altri la rivesteno, cosí il tempo quelle prime parole fa cadere e l’uso altre di novo fa rinascere e dà lor grazia e dignità, fin che, dall’invidioso morso del tempo a poco a poco consumate, giungono poi esse ancora alla lor morte.

Perciò che, al fine, e noi ed ogni nostra cosa è mortale.

Considerate che della lingua osca non avemo piú notizia alcuna. La provenzale, che pur mo, si po dir, era celebrata da nobili scrittori, ora dagli abitanti di quel paese non è intesa. Penso io adunque, come ben ha detto il signor Magnifico, che se ’l Petrarca e ’l Boccaccio fossero vivi a questo tempo, non usariano molte parole che vedemo ne’ loro scritti: però non mi par bene che noi quelle imitiamo. Laudo ben sommamente coloro che sanno imitar quello che si dee imitare; nientedimeno non credo io già che sia impossibile scriver bene ancor senza imitare; e massimamente in questa nostra lingua, nella quale possiam esser dalla consuetudine aiutati; il che non ardirei dir nella latina -.

Allor messer Federico, - Perché volete voi, - disse, - che piú s’estimi la consuetudine nella vulgare che nella latina?

Anzi, dell’una e dell’altra, - rispose il Conte, - estimo che la consuetudine sia la maestra. Ma perché quegli omini, ai quali la lingua latina era cosí propria come or è a noi la vulgare, non sono piú al mondo, bisogna che noi dalle lor scritture impariamo quello, che essi aveano imparato dalla consuetudine; né altro vol dir il parlar antico che la consuetudine antica di parlare.

E sciocca cosa sarebbe amar il parlar antico non per altro, che per voler piú presto parlare come si parlava, che come si parla.

Dunque, - rispose messer Federico, - gli antichi non imitavano? - Credo, - disse il Conte, - che molti imitavano, ma non in ogni cosa. E se Virgilio avesse in tutto imitato Esiodo, non gli sería passato innanzi; né Cicerone a Crasso, né Ennio ai suoi antecessori. Eccovi che Omero è tanto antico, che da molti si crede che egli cosí sia il primo poeta eroico di tempo, come ancor è d’eccellenzia di dire; e chi vorrete voi che egli imitasse? - Un altro, - rispose messer Federico, - piú antico di lui, del quale non avemmo notizia per la troppo antiquità. - Chi direte adunque, - disse il Conte, - che imitasse il Petrarca e ’l Boccaccio, che pur tre giorni ha, si po dir, che son stati al mondo? - Io nol so, - rispose messer Federico; ma creder si po che essi ancor avessero l’animo indrizzato alla imitazione, benché noi non sappiam di cui -. Rispose il Conte: - Creder si po che que’ che erano imitati fossero migliori che que’ che imitavano; e troppo maraviglia saria che cosí presto il lor nome e la fama, se eran boni, fosse in tutto spenta. Ma il lor vero maestro cred’io che fosse l’ingegno ed il lor proprio giudicio naturale; e di questo niuno è che si debba maravigliare, perché quasi sempre per diverse vie si po tendere alla sommità d’ogni eccellenzia.

Né è natura alcuna che non abbia in sé molte cose della medesima sorte dissimili l’un dall’altra, le quali però son tra sé di equal laude degne. Vedete la musica, le armonie della quale or son gravi e tarde, or velocissime e di novi modi e vie; nientedimeno tutte dilettano, ma per diverse cause, come si comprende nella maniera del cantare di Bidon, la qual è tanto artificiosa, pronta, veemente, concitata e de cosí varie melodie, che i spirti di chi ode tutti si commoveno e s’infiammano e cosí sospesi par che si levino insino al cielo. Né men commove nel suo cantar il nostro Marchetto Cara, ma con piú molle armonia; ché per una via placida e piena di flebile dolcezza intenerisce e penetra le anime imprimendo in esse soavemente una dilettevole passione. Varie cose ancor egualmente piacciono agli occhi nostri, tanto che con difficultà giudicar si po quai piú lor sian grate. Eccovi che nella pittura sono eccellentissimi Leonardo Vincio, il Mantegna, Rafaello, Michel Angelo, Georgio da Castel Franco; nientedimeno, tutti son tra sé nel far dissimili, di modo che ad alcun di loro non par che manchi cosa alcuna in quella maniera, perché si

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