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Sunday, July 10, 2011

Storia della scultura italiana rinascimentale

Luigi Speranza

Il termine "rinascimento" definisce generalmente quel periodo della civiltà e della cultura italiana che va dai primi anni del Quattrocento alla fine del Cinquecento.

Oggi si tende ad eliminare la tradizionale distinzione tra umanesimo, rinascimento e manierismo e si preferisce parlare di

primo rinascimento

secondo rinascimento e

terzo rinascimento

-- riconoscendo come unitari nella sostanza questi tre momenti.

Si tende perciò a estendere il rinascimento fino alle soglie dell'età barocca poiché, in effetti, è solo con il XVII secolo che muta radicalmente l'orizzonte culturale, oltre che geografico, politico ed economico, dell'uomo e muta intimamente la sua concezione dello spazio, situandolo ora egli in un universo illimitato e non più definibile.

Secondo la concezione tradizionale e l'etimologia stessa della parola usata già in antico, "rinascimento" starebbe a significare il risorgere dell'arte dopo la barbarie del Medioevo, il rifiorire dello spirito e delle forme dell'antichità classica.

La critica moderna ha rifiutato questo concetto, riconoscendo sia l'altissimo valore dell'arte figurativa medievale, sia l'originalità e l'autonomia dell'arte rinascimentale.

In effetti la memoria dell'arte antica e della sua grandezza si era tramandata per tutto il Medioevo.

Nel Duecento, anzi, con


Cavallini

Pisano

Cimabue

si era avuto un consapevole richiamo all'antico.

Nella moderna e più appropriata accezione il termine "rinascimento" sta dunque a indicare la nuova condizione dell'uomo, che nel quattrocentesco viene reintegrato nei suoi più alti valori morali e nella realtà che lo circonda.

All'universalismo e al senso del trascendente medievale si oppose la piena coscienza delle capacità razionali dell'uomo e della sua individualità, secondo una concezione che trova riscontro nel pensiero della civiltà antica che riconosceva all'uomo la sua autonomia e faceva della terra il suo regno.

Le origini della scultura rinascimentale italiana vanno infatti cercate nell'Umanesimo, che aveva avuto alla metà del Trecento il suo grande iniziatore nel Petrarca.

La riscoperta della cultura classica che aveva riportato l'attenzione sull'uomo e sulla vita terrena, facendone la realtà dominante, provocò un mutamento fondamentale nel modo di considerare i fini e i destini dell'umanità e conseguentemente nell'impostazione e nella risoluzione dei problemi filosofici.

In questo periodo la filosofia si separava dalla teologia e diventava la scienza dell'uomo e della realtà, e, in seno alla filosofia, nasceva lo studio autonomo della natura, cioè la scienza di cui Leonardo e Galileo definiranno i particolari strumenti di ricerca.

L'Umanesimo, che sta alla base della nuova civiltà rinascimentale, non negava tuttavia i valori della religione.

Grazie alla riacquistata autonomia intellettuale e spirituale l'uomo poteva anzi conseguire un continuo perfezionamento e arricchire la propria personalità e la propria vita interiore.

IL QUATTROCENTO

Iniziatore del Rinascimento, rinnovatore nel campo dell'architettura fu ritenuto già dai contemporanei Brunelleschi.

A lui è dedicata la prima biografia che sia mai stata scritta di un artista, sicura testimonianza dell'importanza determinante che si attribuiva alla sua opera e alla sua personalità.

Brunelleschi gettò le basi della prospettiva e ritrovò il modo di murare degli antichi e le loro simmetrie che avevano a lungo indagate con spirito rigorosamente critico sui monumenti di Roma.

Ghiberti ("La Porta del Paradiso") rappresenta il primo trapasso dalla tradizione gotica alla nuova civiltà del Rinascimento

ll vero rinnovatore della scultura fu

Niccolò di Betto Bardi

il più grande scultore della scultura Quattrocentesca e una delle massime personalità di tutti i tempi.

Scultore pienamente rinascimentale fu

Della Robbia --

creatore di una delle botteghe più celebri e attive del tempo.

La sua fama e la sua fortuna è legata soprattutto alle terrecotte inventriate secondo una tecnica da lui inventata.

Anche durante la seconda metà del Quattrocento Firenze seguitò ad essere il più focolaio della scultura italiana sia per le molte notevoli personalità creatrici che vi nacquero o vi si formarono ed operarono, sia per la straordinaria varietà e l'originalità di accenti con le quali esse svolsero la lezione novatrice di

Betto Bardi

volgendola a novi orientamenti di stile.

Questi si manifestarono soprattutto, e con esiti altissimi, nell'opera di sue artisti

Pollaiolo
Verrocchio.

Altri grandi scultori del Quattrocento:

Banco

Quercia

Michelozzo

Settignano

Duccio

Maiano

Valdambrino

Rizzo

Vecchietta

Amadeo

Arca

Fiesole

Rossellino

Martini


SCULTURA ITALIANA CINQUECENTESCA.

Gli ideali artistici e culturali del Rinascimento si aggermarono, raggiungendo la piena maturità, nel Cinquecento.

L'opininone tradizionale che considerava questo secolo come il secolo d'oro tende tuttavia a essere modificata dalla critica moderna. Se è vero infatti che i primi anni del Cinquecento segnarono il trionfo delle concezioni umanistiche quattrocentesche rese in forme solenni di assoluto e armonico equilibrio, è altrettanto vero che questo equilibrio ben presto si inernò e si spezzò, e crisi profonde travagliarono l'arte che risentì dei gravi mutamenti politici, economici, religiosi che sconvolsero tutta la società italiana.

Nella scultura fonte principale di ispirazione sono le opere classiche.

Gli elementi quattrocenteschi sono aggiornati con nuovo senso delle proporzioni e dei rapporti plastici mentre si aggerma l'influenza dei grandi maestri, in particolare di

Buonorotti.

Diffusore del gusto classico sono gli artisti fiorentini.

Accanto alle statue isolate e alle composizioni più complesse sono sempre più importanti i monumenti funerari, con il busto del defunto, e i bassorilievi con citazioni dell'arte funeraria antica. Fiorisce in ambito popolare la plastica in terracotta con gruppi raffiguranti episodi sacri.

Sansovino adotta uno stile classico di serena compostezza (Battesimo di Cristo).

Il suo allievo Sansovino ne eredita l'arte raffinata che fonde con il plasticismo michelangiolesco e un vivace gusto pittorico, come nella statua di Bacco.

Giambologna fu indubbiamente il più grande scultore del Cinquecento dopo Buonorotti e quello la cui influenza si fece maggiormente sentire fino ai primi del Seicento.

Cellini fu il più grande orafo del Rinascimento ed ha lasciato vivace testimonianza della sua vita avventurosa e spavalda nella celebre autobiografia dettata dal 1558 al '65 a un garzone di bottega.

Cellini e il tipico rappresentante della cultura artistica e dillo spirito della maniera.

Altri grandi scultori del Cinquecento:

Rustici
Bandinelli
Ammannati
Danti
Landini
Beccafumi
Vittoria
Begarelli
Busti
Lorenzi
Leoni
Vasari
Montorsoli







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