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Friday, July 13, 2012

Antonio Lafreri, la bottega della via del Parione, Roma -- 1573

Speranza

La Roma del Cinquecento nello Speculum Romanae Magnificentiae
Dal Thursday 10 February 2005
al Sunday 27 February 2005

   
La Roma del Cinquecento nello Speculum Romanae Magnificentiae, curata dal prof. Clemente Marigliani e dall’associazione culturale Dinosaurs per conto della Provincia di Roma,
 
Assessorato alle politiche culturali, della comunicazione e dei sistemi informativi.
 
All’inaugurazione interverranno: il Presidente della Provincia di Roma on. Enrico Gasbarra e l’assessore alle politiche culturali on. Vincenzo Maria Vita.
Gli specchi antichi davano un'immagine meno perfetta che non i nostri, confezionati com'erano battendo sull'incudine una lega di rame e stagno.
 
Ma erano pur sempre strumento prezioso per la cura della propria eleganza e della propria immagine.
 
All'idea dello specchio si richiamò intorno al 1573 Antonio Lafreri, incisore e venditore di stampe che aveva messo su bottega a Roma in Via del Parione.
 
Il volto da mostrare nello specchio e da ammirare era quello di Roma.
 
Lo specchio erano le sue lastre, fatte disegnare e poi incidere dai più valenti artisti del tempo.
 
Gli amatori d'arte che da tutta Italia e da Oltralpe calavano verso Roma andavano diritti alla bottega di Via Parione, vi passavano in rassegna le centinaia di stampe stipate nei faldoni del Lafreri e prenotavano quelle di loro gusto o interesse.
 
Al giorno fissato, il Lafreri faceva loro omaggio di una copertina che facesse come da portale a quelle collezioni molto personalizzate, e su quella copertina passe-partout era scritta la parola «specchio»:
 
Speculum Romanae Magnificentiae.

Assortite secondo i più disparati criteri e disperse in ogni direzione, è da molto tempo che le stampe dello Speculum lafreriano non mostravano più il volto di Roma, anzi la sua magnificentia: magnificenza che ora si può rivedere, per singolare privilegio, in questa mostra.
 
Le stampe esposte ritraggono Roma com'era a metà del Cinquecento, senza obelischi e senza Cupolone, con i monumenti d'epoca imperiale che, coperti di gloria antica ma anche di cespugli, imparavano a convivere con i palazzi e con le piazze rinascimentali.
Il visitatore della mostra sappia che, senza lo Speculum del Lafreri, la Roma del Cinquecento sarebbe per noi perduta per sempre.
 
In secondo luogo, guardi quant'era grande in quel secolo l'ammirazione per la città degli imperatori e dei papi, e senta la nostalgia di una Roma con meno scritte e cartacce, e con più gusto.
 
Una mostra è anche una scuola e un' occasione di catarsi.

Le stampe esposte nella rassegna del Vittoriano del 2005 coprono l’arco di tempo che va dagli anni che immediatamente precedono la produzione lafreriana agli anni successivi ad essa. Se ne potrà così trarre una più completa visione del sorgere e del mutare del gusto delle incisioni che raffigurano la Città Eterna. Dopo gli anni bui che seguirono il sacco di Roma del 1527, l’epoca d’oro delle rappresentazioni di Roma fu l’epoca lafreriana.
Le opere esposte provengono tutte da collezioni private, in questo la mostra rappresenta un’occasione unica per i visitatori.
La rassegna si compone di tre sezioni:
1 – Le piante di Roma
2 – La Roma Antica
3 – La Roma Moderna

1 - LE PIANTE DI ROMA
La sezione dedicata alle piante di Roma contiene molte vedute rarissime alcune addirittura mitiche per la loro rarità.
 
S’inizia dalla pianta del Ratdolt del1478 a quella di J.Foresti del 1490, dello Shedel del 1493 attraverso tutta la serie delle piante del Cinquecento sino ad arrivare alla pianta del Maggi - Orlandi del 1600 una seconda lastra, sino ad oggi sconosciuta, della famosa pianta pubblicata da L.Della Vaccaria nel 1600.
 
Tra le piante di Roma verrà esposta la serie delle piante giubilari oltre che quelle denominate delle “Sette Chiese”. Tra queste merita particolare attenzione la pianta del 1575 edita dal Lafréry. Per la sua geniale invenzione fantastica, per la sobrietà ed essenzialità dei dettagli e per la equilibrata fusione tra edifici e via-vai dei pellegrini, dal punto di vista artistico la stampa lafreriana del 1575 non è stata superata da nessuna delle molte imitazioni. Quanto ai temi, mentre le stampe epigoni misero l’accento sull’evoluzione urbanistica di Roma o si mossero in direzione delle ritualità e dei fasti pontifici, essa documenta invece la felice sinergia tra Chiesa post-tridentina che celebra il suo primo giubileo e confraternite romane che con devozione, sotto l’influsso di Filippo Neri, visitano le sette o nove chiese degli apostoli e dei martiri.
2 - LA ROMA ANTICA
La bottega del Lafreri si concentra sui luoghi-simbolo di Roma:
 
il Circo Massimo
il Settizonio
la Porta Maggiore
il Pantheon
il Castel Sant’Angelo,
l’Isola Tiberina
il Colosseo
 
-- proponendo raffigurazioni che soddisfano due diversi interessi.
 
Mentre un certo numero di stampe ritraggono ciò che dei monumenti antichi restava nel XVI secolo, molte di esse propongono gli antichi monumenti in ricostruzione ideale, secondo un gusto che si deve far risalire a Raffaello e al suo circolo.

L’ultima sezione della mostra dedicata alle antichità è quella delle incisioni che riproducono pezzi di
 
STATUARIA ROMANA:
 
la statua equestre di Marco Aurelio
la Lupa Capitolina
la statua di Ercole Farnesiano
i trionfi di Marco Aurelio
i trofei di Mario
il supplizio di Dirce
i cavalli di Prassitele e Fidia.
 
Un accenno a parte si deve fare per l’incisione della statua di
 
Marforio
 
che, da presso l’Arco di Settimio Severo dove si trovava nel Medio Evo, fu trasferita in Campidoglio nel Cinquecento.
 
Come il più celebre Pasquino,
 
Marforio
 
figura nell’immaginario romano tra le statue parlanti fustigatrici del potere e dei costumi a Roma.
Chiudono la rassegna antica i ritratti degli imperatori romani e delle consorti, dal Brambilla e da altri autori raffigurati secondo il gusto dell’epoca ed infine la serie degli archi di trionfo romani.
3 - LA ROMA MODERNA
Rappresentare Roma moderna nel Cinquecento voleva dire dare ampio risalto all’opera di Michelangelo le cui opere furono continuamente riprodotte. Su tutte, la statua della Pietà, il Giudizio Universale e la tomba di Giulio II. Splendide sono le vedute del Campidoglio. L’opera di Michelangelo che riempì di sé la seconda parte del Cinquecento fu la cupola di San Pietro, e se ne trova ampia eco in molte stampe. La stampa di Jeronimus Cock mostra la fabbrica della basilica, circondata da cumuli di macerie, sia nella fase della demolizione che della ricostruzione.
Molto interessanti per la conoscenza dell’evoluzione dei lavori della Fabbrica di S.Pietro sono i progetti illustrati dalle incisioni che riproducono le idee di Antonio da Sangallo il Giovane, di Michelangelo sino alla stampa del Greuter che mostra la basilica di S.Pietro finalmente ultimata con la facciata del Maderno.

Oltre che dall’incisione che ritrae la festa di Testaccio, le feste romane sono documentate, da due incisioni delle girandole a Castel Sant’Angelo. Lo spettacolo pirotecnico aveva luogo per l’elezione del pontefice e nella ricorrenza annuale della festa dei SS. Pietro e Paolo, ma potevano essere occasione per spettacoli di fuochi d’artificio avvenimenti importanti come visite di sovrani o liete ricorrenze.
Un’ultima perla della mostra è la rarissima stampa che riproduce la festa della Resurrezione a Piazza Navona (1589), e che è opera di Antonio Tempesta.

Il catalogo a cura del Prof. Clemente Marigliani contiene i seguenti interventi:

Clemente Marigliani (direttore scientifico della Biblioteca Clementina di Anzio)
.
"La grande vicenda editoriale dello Speculum Romanae Magnificentiae"

Piero Spegnesi (Università La Sapienza di Roma)
"Note sulla rappresentazione di Castel Sant’Angelo di Roma nelle incisioni della bottega di Antonio Lafréry"

. Archi e Porte di Roma Antica e loro rappresentazioni nel Cinquecento
Giancarlo Biguzzi (Pontificia Università Urbaniana)
. La stampa lafreriana delle “Sette Chiese”
Luigi Londei (Direttore dell’Archivio di Stato di Roma)
. La trasformazione urbanistica di Roma e la sua raffigurazione
Carlo De Vita (Consulente del Museo Storico Vaticano)
. La giostra a campo aperto nel “Teatro del Belvedere”
Schede a Cura di Alvaro Marigliani, Andrea Sciolari, Simona Sperindei

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