Titolo: Ratto di Ganimede
Autore: Giulio Romano (eseguito su disegno di)
Datazione: 1536-1537
Collocazione: Mantova, Palazzo Ducale, Camerino dei
Falconi
Committenza:
Tipologia: medaglione in stucco
Tecnica: altorilievo
Soggetto principale: il ratto di Ganimede
Soggetto secondario:
Personaggi: Ganimede, Giove (sotto forma di
aquila)
Attributi: aquila (Giove; Ganimede); anfora, patera
(Ganimede)
Contesto:
Precedenti: modello preparatorio eseguito da Giulio
Romano, oggi conservato presso la Pierpont Morgan Library di New York
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia:
Talvacchia B., Figure lascive per
trastullo dell’ingegno, in Giulio Romano, Electa, Mantova 1989,
p.284.
Marongiu M. (a cura di), Il mito di Ganimede prima e dopo
Michelangelo, Mandragora, Firenze 2002, p.23; Berzaghi R.,
I Camerini
degli Uccelli e dei Falconi in Giulio Romano, Electa, Milano 2007,
p.396
Annotazioni redazionali:
L’opera in esame venne
realizzata su disegno di Giulio Romano (disegno conservato presso la Pierpont
Morgan Library di New York) per la volta del Camerino dei Falconi del Palazzo
Ducale di Mantova. Lo stesso soggetto venne poi riproposto dall’ artista in
maniera molto simile nella lunetta occidentale della Sala delle Aquile a Palazzo
Te. In entrambi i casi la composizione è dominata dal gruppo di Ganimede e Giove
sotto forma di aquila nel loro volo verso l’Olimpo dove il figlio di Troo
diverrà coppiere degli dei. Particolarmente interessante appare il dettaglio
dell’anfora e della patera (coppa utilizzata nel mondo tardo antico per versare
libagioni alle divinità) nelle mani del giovane. La presenza dei due oggetti
rende infatti lo stucco straordinariamente innovativo dal punto di vista
iconografico, in quanto sintetizza in un’unica composizione due momenti
narrativi diversi e distinti del mito: il rapimento del giovane fanciullo e la
futura funzione di coppiere che svolgerà nell’Olimpo. L’opera in esame non deve
però essere considerata in questo senso un unicum assoluto. Nell’arte
classica ritroviamo infatti altri esempi che potremmo considerare “simili”
iconograficamente allo stucco del Romano. Il cammeo del I sec. d.C. con “Giove e
Ganimede” (oggi conservato presso il Museo Nazionale di Napoli) rappresenta in
questo senso un esemplare particolarmente significativo (Cfr. scheda opera 9). Lo stucco
presenta infine una forte connotazione sensuale, trasmessa soprattutto
attraverso le nudità mostrate del giovane Ganimede, la stretta dell’aquila,
avvinghiata al busto del fanciullo e la fusione dei due personaggi che sembrano
unire le loro teste in un bacio.
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