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Friday, July 27, 2012

I venti ignudi di Buonarroti

Speranza





LA CAPPELLA SISTINA

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La prima messa venne celebrata nella Cappella Sistina il 9 agosto 1483, come cerimonia con la quale venne consacrata e dedicata all'Assunzione della Vergine Maria.

I dipinti sui muri vennero eseguiti da Pietro Perugino, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Luca Signorelli e dai loro rispettivi laboratori, dei quali facevano parte Pinturicchio, Piero di Cosimo e Bartolomeo della Gatta.


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I soggetti dei dipinti sono temi religiosi storici, selezionati e divisi in base al concetto medievale di partizione della storia del mondo in tre epoche: prima dei dieci comandamenti, tra Mosè e la nascita di Cristo, e la successiva era cristiana. Essi sottolineano la continuità tra il patto antico e il nuovo patto, o la transizione dalle leggi mosaiche alla religione cristiana. Il senso ultimo del parallelismo tra le storie di Mosè e quelle di Cristo, in cui si articola il ciclo quattrocentesco sta nella prefigurazione del nuovo nell'antico e nel prefezionamento dell'antico nel nuovo. Concetto già espresso da Sant'Agostino: «Dio, ispiratore e autore dei libri dell’uno e dell’altro Testamento, ha sapientemente disposto che il nuovo fosse nascosto nell’antico e l’antico diventasse chiaro nel nuovo».


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Michelangelo Buonarroti venne incaricato da papa Giulio II della Rovere, nel 1508, di ridipingere il soffitto, che originariamente raffigurava delle stelle dorate su un cielo blu opera di Piermatteo da Amelia; il lavoro venne completato tra il 1508 e il 1 novembre 1512. Michelangelo dipinse anche il Giudizio Universale sopra l'altare, tra il 1535 e il 1541; lavoro commissionato da papa Clemente VII e concluso sotto papa Paolo III Farnese.


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Per essere in grado di raggiungere il soffitto, Michelangelo necessitava di un supporto; la prima idea fu di Bramante, che volle costruire per lui una speciale impalcatura, sospesa in aria per mezzo di funi. Ma Michelangelo temeva che questa soluzione avrebbe lasciato dei buchi nel soffitto, una volta completato il lavoro, così costruì un'impalcatura da sé, una semplice piattaforma in legno su sostegni ricavati da fori nei muri posti nella parte alta vicino alle finestre. Questa impalcatura era organizzata in gradoni in modo da permettere un lavoro agevole in ogni parte della volta.


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Il primo strato di gesso cominciò ad ammuffire perché era troppo bagnato. Michelangelo dovette rimuoverlo e ricominciare da capo, ma provò una nuova miscela, chiamata intonaco, creata da uno dei suoi assistenti, Jacopo l'Indaco. Questa non solo resistette alla muffa, ma entrò anche nella tradizione costruttiva italiana (ed è ancora in uso).


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Michelangelo venne incaricato di dipingere solo 12 figure, gli apostoli, ma quando il lavoro fu finito ve ne erano presenti più di 3.000. I bozzetti sono un documento molto prezioso e curioso. Michelangelo usò modelli maschili, anche per le donne, poiché le modelle erano più rare e costose.

Il Giudizio Universale fu oggetto di una pesante disputa tra il Cardinale Carafa e Michelangelo: l'artista venne accusato di immoralità e intollerabile oscenità, poiché aveva dipinto delle figure nude, con i genitali in evidenza, all'interno della più importante chiesa della cristianità, perciò una campagna di censura (nota come "campagna delle foglie di fico") venne organizzata da Carafa e Monsignor Sernini (ambasciatore di Mantova) per rimuovere gli affreschi. Giorgio Vasari racconta che, quando il Maestro di Cerimonie del Papa, Biagio da Cesena, fece una denuncia simile del lavoro, dicendo che era più adatto a un bagno termale che a una cappella, Michelangelo raffigurò i suoi tratti nella figura di Minosse, giudice degli inferi; quando Biagio da Cesena si lamentò di questo con il Papa, il pontefice rispose che la sua giurisdizione non si applicava all'inferno, e così il ritratto rimase. Secondo altri studiosi[1], invece, il personaggio raffigurato in forme caricaturali nel Minosse sarebbe Pierluigi Farnese, figlio di papa Paolo III, noto a Roma per essere un sodomita violento e per avere stuprato un giovane ecclesiastico causandone la morte.Questo si può trovare anche nella Bibbia.


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In coincidenza con la morte di Michelangelo, venne emessa una legge per coprire i genitali ("Pictura in Cappella Ap.ca coopriantur"). Così Daniele da Volterra, un apprendista di Michelangelo che dopo questo lavoro venne soprannominato "Braghettone", coprì i genitali delle figure con delle specie di perizomi, lasciando inalterato il complesso dei corpi. Quando l'opera venne restaurata nel 1993, i restauratori scelsero di non rimuovere i perizomi di Daniele; comunque, una copia fedele e senza censure dell'originale, di Marcello Venusti, è oggi a Napoli al Museo di Capodimonte. La cappella è stata recentemente restaurata (dal 1981 al 1994).
La volta [modifica]
Schema della volta della Cappella Sistina




Lo schema della volta della Cappella Sistina comprende diversi affreschi e tematiche che si possono così rappresentare:



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Nella parte centrale Michelangelo dipinse 9 storie, tratte da episodi del libro della Genesi.
Ai lati di queste storie vi sono possenti figure di venti ignudi che sostengono medaglioni, entro i quali sono raffigurate scene tratte dal Libro dei Re.

Contornano la parte centrale affreschi raffiguranti Sibille e Profeti,
Al di sotto dei quali, nelle vele e nelle lunette, sono raffigurati gli antenati di Gesù Cristo (la genealogia di Gesù).

Infine, nei 4 pennacchi posti agli angoli della cappella, Michelangelo ha dipinto alcuni episodi di salvezza tratti dall'Antico testamento


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L'immensa opera fu portata a termine tra il 1508 e il 1512.

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