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Friday, July 13, 2012

IL DORIFORO DI NAPOLI

Speranza

 

Doriforo
Doriforo
AutorePolicleto
Datacopia romana da un originale greco in bronzo del 450 a.C. circa
MaterialeBronzo
Dimensioni212 cm
UbicazioneMuseo Archeologico Nazionale, Napoli

Dettaglio
Il Doriforo (Δορυφόρος, "portatore di lancia" in greco antico) è una scultura bronzea di Policleto, databile al 450 a.C. circa; è oggi nota da copie romane, soprattutto marmoree, la migliore delle quali è spesso considerata quella conservata nel Museo archeologico nazionale di Napoli.

Indice

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Storia [modifica]

L'opera venne realizzata nel periodo in cui l'artista era attivo nel Peloponneso e raffigura probabilmente Achille con la lancia. Per realizzarla Policleto procedette a una serie di misurazioni di giovani fino ad arrivare a trovare un modulo matematico, che legasse le varie parti anatomiche. Le sue scoperte, trascritte nel perduto trattato del Canone, sono oggi note a noi tramite le citazioni di autori successivi. Da esse si evince come, al pari di quanto accadeva negli stessi anni in architettura col modulo, Policleto arrivò alla conclusione che stabilita la misura di un elemento quale il dito o la testa, tutte le proporzioni si potessero calcolare armoniosamente. Ad esempio, nel Doriforo, la testa è 1/8 dell'altezza, mentre 3/8 sono occupati dal busto e 1/2 dalle gambe.
L'opera fu tra le più replicate del mondo antico e se ne conoscono numerosissime versioni. Tra le migliori figura quella proveniente da Pompei, conservata nel Museo archeologico napoletano, praticamente completa a parte l'assenza della lancia, quella frammentaria del Kunsthistorisches Museum di Vienna, e numerose copie spesso reintegrate con frammenti non pertinenti nei Musei Vaticani, tra le quali la migliore è esposta nel Braccio Nuovo. Esistono poi numerosi frammenti della sola testa (ospitati nel Pergamonmuseum, nel Metropolitan, ecc.).

Descrizione e stile [modifica]

Un giovane nudo avanza leggermente sollevando il braccio sinistro, col quale tiene una lancia appoggiata sulla spalla. L'anatomia appare regolata dalle proprozioni del canone, con un grande equilibrio formale. Nuovo era, come ricordò Plinio (Naturalis Historia XXXIV, 56), il fatto che la statua si appoggiasse solo sulla gamba sinistra, aiutata però da un sostegno a forma di tronco.
Esemplare è l'applicazione del chiasmo, ovvero del ritmo incrociato in grado di conferire estrema naturalezza alla rappresentazione. La gamba destra, infatti, è tesa e corrisponde alla spalla sinistra in tensione; l'arto inferiore sinistro, al contrario, è flesso e si collega alla spalla destra abbassata: ogni tensione trova quindi la sua adeguata contrapposizione, smorzandosi sul lato opposto in un rilassamento. L'arco del bacino inoltre si trova a essere inclinato verso la gamba flessa ed è opposto allo spostamento delle spalle. Ne consegue un dinamismo trattenuto che annulla ogni impressione di staticità, a differenza dei precedenti della statuaria arcaica e severa.
L'insieme è potente e muscoloso, con una testa dalla struttura robusta e dotata di un'espressione meditativamente sospesa.

Altre immagini [modifica]

Bibliografia [modifica]

Voci correlate [modifica]

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