Powered By Blogger

Welcome to Villa Speranza.

Welcome to Villa Speranza.

Search This Blog

Translate

Monday, July 23, 2012

Il nudo maschile: Brandini

Speranza

Il Nudo nell’Arte
30mar

IL NUDO NELL’ARTE

Il corpo umano nudo nell’arte figurativa ha origini nella preistoria e si prolunga sino all’età contemporanea con motivazioni, ragioni e significati diversi come simbolo, allegoria, forma «ideale», ecc. Nasce e si sviluppa il concetto di Nudo di Autore, che è espressione di una cultura figurativa, che identifica nella pratica del nudo, la base dello stesso processo di apprendimento e del fare arte.
Un personaggio chiave per l’applicazione didattica della pratica del nudo fu Baccio Bandinelli (1488-1560), pseudonimo di Bartolommeo Brandini, che, nel 1531,
istituisce nel Belvedere in Vaticano una «Accademia», nella quale insegna i procedimenti dell’arte ad un gruppo di giovani. Una incisione di Enea Vico, raffigura proprio l’atelier fiorentino del Bandinell dove compaiano bene in vista statuette di nudi, maschili e femminili.
L’ Accademia di Baccio Bandinelli, 1550
Enea Vico (1523–1567)La rappresentazione del nudo trova, poi, la sua base nel disegno, inteso quale fondamento teorico dell’arte stessa. Secondo l’ interpretazione data da Cennino Cennini ( Libro dell’Arte - del XV secolo), Lorenzo Ghiberti, Benedetto Varchi (Lezzione, 1547) e Anton Francesco Doni (Disegno, 1549), il disegno è – per gli artisti fiorentini – riferimento obbligato nella concreta pratica artistica. A coronamento di tale percorso può collocarsi la fondazione della fiorentina Accademia del Disegno (leggi → more ) progettata da Giorgio Vasari
fin dal 1560, ma che ebbe nel 1563, attraverso la protezione di Cosimo de’ Medici, «Capitoli et Ordini», che ne fissarono gli ordinamenti e le finalità compresa quella didattica.L’Accademia fiorentina si assunse dunque il ruolo di istituzione pubblica nella quale i giovani, che rivelavano una particolare disposizione per le «arti del disegno», possono trovare valido insegnamento. Pur non avendo testimonianze dirette, può ragionevolmente ritenersi che, fin dagli inizi, lo studio del nudo, dapprima tratto da modelli di statue antiche o moderne e poi anche dal vero, dovesse essere proposto ai giovani come pratica necessaria, anche se non sistematica. Del resto il Vasari, promotore dell’istituzione, era convinto che nei «corpi ignudi [...] consiste la perfezione delle nostre arti».
Strettamente connesso al problema del nudo è quello dello studio della anatomia del corpo umano.Lo studio dell’anatomia prevedeva anche sedute dedicate alla dissezione, praticata nei teatri anatomici degli ospedali fiorentini.
Ma accanto a tali sedute si venne stabilendo la pratica dell’uso dei modelli anatomici, il cui prototipo è da individuare in una statuetta in cera, databile al 1600 di Ludovico Cigoli (Firenze, Bargello), più volte replicata in fusioni, ripresa in disegni e divenuta, sotto le denominazioni di ecorché o «scorticato», uno dei modelli «più popolari in tutte le scuole d’arte dei tempi moderni» (Z. Waêbiƒski, L’Accademia medicea, 1987).
La utilizzazione di modelli viventi per lo studio del nudo ha un suo primo riferimento in Vicente Carducho (Dialogos, 1633), secondo cui alcuni modelli erano pagati per le necessità dell’Accademia dal duca di Firenze. Sicuramente, sullo scorcio del XVII secolo la pratica di disegnare dal vero il nudo doveva essersi ormai consolidata; tanto che anche in istituzioni private, come quella organizzata da Gregorio Pagani (1558-1605) in Palazzo Guadagni, la pratica era ugualmente seguita:
«Erano quelle stanze sì ben disposte per l’esercizio d’un pittore che [...] oltre alla situazione dei lumi, e la loro capacità, avevano anco annessa una stufa, che pareva fatta apposta per dipingervi l’ignudo nel tempo d’inverno» (F. Baldinucci, Notizie…, 1681/1728).
Fra i numerosi disegni che testimoniano la pratica dei modelli viventi ricordiamo: uno Studio di nudo di Santi di Tito (Firenze, Uffizi, n. 2389 S); due Studi anatomici di Andrea Boscoli (Firenze, Uffizi, nn. 8228 F e 8374 F), e un suo Nudo di profilo (Firenze, Uffizi, n. 8186 F); un Giovane nudo seduto di Bernardino Poccetti (Firenze, Uffizi, n. 1583 S); un Nudo maschile seduto di Girolamo Macchietti (Parigi,Louvre, n. 13717); il disegno preparatorio per le Tre Grazie di Francesco Morandini detto il Poppi (Torino, Bibl. reale, n. 15667).
Vedi altre raffigurazioni delle Tre Grazie QUI
Anche se non tutti questi disegni possono farsi risalire ad una pratica accademica, essi sono tuttavia indicativi dagli ordinamenti diffusi tra gli artisti operanti a Firenze negli ultimi decenni del XVI sec. Questi orientamenti si spiegano meglio anche alla luce di altre considerazioni. Lo stesso anno della fondazione della fiorentina Accademia del Disegno, nella sessione XXV del Concilio di Trento (3 dicembre 1563) si dettavano norme e prescrizioni riguardanti l’uso delle sacre immagini.Le conseguenze, nel riguardo del nudo, furono immediate; già nel Dialogo degli errori e degli abusi de’pittori di Giovanni Andrea Gilio (1564) si precisa la polemica antimichelangiolesca, che investe esplicitamente il problema della nudità:
«I pittori che furono avanti Michelagnolo non fecero mai la figura de la gloriosa Vergine nuda, né quella di alcun santo, eccetto ne’ martirii, et allora gli velavano le parti vergognose».
Le posizioni controriformistiche sono poi apertamente dichiarate nel Discorso intorno alle immagini sacre e profane del cardinale Gabriele Paleotti, che dettò i principi a cui dovevano attenersi gli artisti della Controriforma, una sorta di codice esemplare dei programmi iconografici post tridentini;dal sommario del terzo libro ( «tavola»)ben cinque capitoli (XVI-XX), mai pubblicati, sarebbero stati dedicati al problema della rappresentazione del nudo; già i titoli di alcuni di essi sono assai significativi: Delle figure ignude, e quanto agli occhi casti debbono essere schifate; Varie ragioni perché non si convengano le figure ignude; Che non si deve, per imitare li corpi al vivo, spogliarli ignudi.
II rifiuto del nudo, nel clima controriformistico, non coinvolse solo letterati di provincia o dotti prelati, ma giunse a mettere in crisi alcuni artisti stessi; il caso più famoso è quello di Bartolomeo Ammannati (1511-1592), scultore e architetto fiorentino, che nel 1582 indirizzò una Lettera agli accademici del Disegno, ossia ai suoi colleghi dell’Accademia fiorentina, nella quale rinnega la pratica sino ad allora da lui costantemente seguita di rappresentare figure ignude; egli, così, ammonisce gli altri pittori, dicendo loro «di non incorrere e cadere nell’errore e difetto, nel quale io nel mio operare son incorso e caduto, facendo molte mie figure del tutto ignude e scoperte [...]. Il far dunque statue ignude [...] è grandissimo e gravissimo errore».
Se da un lato, dunque, voci diverse ed autorevoli si levano a condannare l’uso del nudo, dall’altro, proprio negli ultimi decenni del sec. XVI, il nudo viene ad essere istituzionalizzato quale elemento fondamentale per l’insegnamento scolastico nelle Accademie, prima tra tutte – come si è visto – quella fiorentina: intelligente ed astuto procedimento per eludere le censure e le vincolanti prescrizioni controriformistiche, così da conservare ad una tematica iconografica di consolidata tradizione, che attraversava un difficile momento, una sua autonoma collocazione, giustificata e legittimata dalle necessità didattiche, sotto le quali era poi facile contrabbandare, come di fatto avvenne, scelte e preferenze diversamente motivate. La pratica del nudo è viva nella bolognese Accademia degli Incamminati, fondata e diretta da Agostino, Ludovico e Annibale Carracci tra il 1580 e il 1590.
Nell’Accademia degli Incamminati gli artisti potevano disegnare dal vivo i modelli nudi, proibiti dalla Chiesa in pieno spirito della Controriforma.




Venus and Adonis by Agostino Carracci
L’Accademia degli Incamminati fu il luogo di formazione di molti artisti emiliani del XVII secolo che diventeranno protagonisti dell’arte italiana, come: Guercino,File:Guercino Bagnanti.jpg
Francesco Albani,F. Albani - "Mercurio e Apollo" Guido Reni,
Dagli inizi del Seicento la pratica di ritrarre il nudo nelle pubbliche o private Accademie si diffonde rapidamente. Il Malvasia ricorda come Quercino «cominciò l’Accademia del Nudo» a Bologna in due stanze attrezzate messe a sua disposizione nel 1616 dal signor Bartolomeo Fabbri. Ed ancora, intorno al al 1686, secondo Pietro Zanotti (1739), a Bologna, nella casa di Francesco Ghislieri, si radunava una «pubblica accademia», ove «ognuno potesse disegnare e ritrarre cosi l’uomo ignudo, come la femina».
La pratica era divenuta dunque ormai una consuetudine così largamente diffusa che lo stesso termine «Accademia» fu inteso quale sinonimo di «disegno del nudo»; il fatto è bene registrato dall’avv. Giovan Battista Passeri (ca.1678): «Introdussero li Caracci lo studio di disegnare il nudo, che chiamano Accademia; ma questo è un nome, che non ha che fare con quell’esercitio, se non che se l’usurpa per causa della radunanza di molti».
La pratica del disegno del corpo umano nudo per fini didattici si stabilizza cosi nei sec. XVII e XVIII in tutte le istituzioni accademiche e, comunque, non cessa di porsi come fondamento dell’insegnamento accademico, anche nel corso del XIX secolo. Nel Decreto della Consulta Governativa di Roma,relativo all’organizzazione delle scuole di Belle Arti dipendenti dall’Accademia di San Luca, si creavano le due cattedre «di disegno di nudo» tra quelle di prima classe e nello Statuto della Pontificia Accademia Romana di San Luca (1817) si stabiliva che «i professori di pittura e di scultura presiederanno ogni settimana alternativamente alla scuola del disegno, del nudo e delle pieghe». Con il R. Decreto del 9 ottobre 1873, che fissava lo Statuto organico della R. Accademia e Istituto di Belle Arti di San Luca in Roma, si istituiva per la prima volta una Scuola libera del nudo, con modelli variati per carattere e per età. Lo studio del nudo, pur rimanendo di base per le Scuole di Pittura e Scultura, si apriva dunque ad una più larga partecipazione; principio cui le Accademie di belle arti, istituite in Italia nel 1923, hanno continuato a richiamarsi nella continuità delle «libere scuole del nudo», ad esse annesse
ma non formanti più parte integrante dei normali corsi (Pittura, Scultura, Decorazione, Scenografia).
DISEGNI DI NUDO ESEGUITI CON MATITA “GRAFITE”

No comments:

Post a Comment