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Friday, July 13, 2012

La colonna traiana

Speranza


  
La colonna Traiana.
Localizzazione
Statobandiera Italia
ComuneRoma-Stemma.png Roma
Amministrazione
EnteSoprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma
sito web


La Colonna traiana è un monumento innalzato a Roma per celebrare la conquista della Dacia da parte dell'imperatore Traiano, rievocando tutti i momenti salienti della guerra.

Si tratta della prima colonna coclide mai innalzata.

Era collocata nel Foro di Traiano, in un ristretto cortile alle spalle della Basilica Ulpia fra due biblioteche, dove un doppio loggiato ai lati ne facilitava la lettura.

È possibile che una visione più ravvicinata si potesse avere salendo sulle terrazze di copertura della navata laterale della Basilica Ulpia o su quelle che probabilmente coprivano anche i portici antistanti le due biblioteche.

Una lettura "abbreviata" era anche possibile senza la necessità di girare intorno al fusto della colonna per seguire l'intero racconto, seguendo le scene secondo un ordine verticale, dato che la loro sovrapposizione nelle diverse spire sembra seguire una logica coerente.

La Colonna Traiana fu una novità assoluta nell'arte antica e divenne il punto di arrivo più all'avanguardia per il rilievo storico romano.

Nella Colonna Traiana si assiste per la prima volta nell'arte romana a un'espressione artistica nata legittimamente autonoma in ogni suo aspetto (anche se culturalmente in continuazione del ricco passato).

 


 

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Conquista della Dacia.
Traiano: denario[1]
Traianus Denarius 114 90020186.jpg
IMP TRAIANO AUG GER DAC P M TR P COS VI P P, testa laureata a destra con drappeggio su spalla.S P Q R OPTIMO PRINCIPI S C, la Colonna di Traiano al centro, sulla cima la statua dell'imperatore, alla base due aquile e la porta d'accesso al monumento.
3.34 g, coniato nel 114 al termine della costruzione della Colonna di Traiano.



























La colonna coclide fu inaugurata nel 113,[2] con un lungo fregio spiraliforme che si avvolge, dal basso verso l'alto, su tutto il fusto della colonna e descrive le guerre di Dacia (101-106), forse basandosi sui perduti Commentarii di Traiano[3] e forse anche sull'esperienza diretta dell'artista.

L'iscrizione dei Fasti ostiensi ci ha tramandato anche la data dell'inaugurazione, il 12 maggio.[2]

La colonna aveva una funzione pratica, testimoniata dall'iscrizione, cioè ricordare l'altezza della sella collinare prima dello sbancamento per la costruzione del Foro[4] ed accogliere le ceneri dell'imperatore dopo la sua morte.

Inoltre il fregio spiraliforme ricordava a tutti le imprese di Traiano celebrandolo come comandante militare.

La Colonna rimase sempre in piedi anche dopo la rovina degli altri edifici del complesso traianeo e le fu sempre attribuita grande importanza: un documento del Senato medievale del 1162 ne stabiliva la proprietà pubblica e ne proibiva il danneggiamento.

Una piccola chiesa (San Niccolò de Columna), che doveva sorgere ai piedi del monumento, è ricordata a partire dal 1032, insieme ad un oratorio posto sulla sommità della Colonna, ma risale forse al VIII-IX secolo. La chiesa fu probabilmente eliminata in occasione della venuta a Roma di Carlo V nel 1546. Sempre nel corso del XVI secolo si fece spazio intorno alla Colonna con l'eliminazione di alcuni edifici privati, mentre il basamento fu parzialmente liberato dall'interro. Sotto papa Sisto V, nel 1588, con il restauro ad opera di Domenico Fontana, si pose sulla sommità del fusto la statua in bronzo di san Pietro e fu eretto un muro di recinzione. L'area con il basamento in vista venne ancora sistemata e ripulita a più riprese fino ai primi scavi degli inizi del XIX secolo.

 

Aureo con la Colonna Traiana


La colonna è del tipo "centenario", cioè alta 100 piedi romani (pari a 29,78 metri, 39,86 metri circa se si include l'alto piedistallo alla base e la statua alla sommità).[5] L'ordine della colonna è quello dorico riadattato, come testimoniano alla sommità le scanalature sotto il fregio spiraliforme, il capitello decorato da un kyma a ovoli e con la base a forma di corona su plinto. La colonna è costituita da 19 colossali blocchi in marmo lunense, ciascuno dei quali pesa circa 40 tonnellate ed ha un diametro di 3,83 metri.[5] Essi vanno a comporre i 17 rocchi,[5] la base, il capitello e l'abaco. In origine sulla sommità era collocata una statua bronzea di Traiano.

 

L'alto basamento è ornato su tre lati da cataste d'armi a bassissimo rilievo. Sul fronte verso la basilica Ulpia è presente un'epigrafe redatta in carattere lapidario romano e sorretta da vittorie[6], che commemora l'offerta della colonna da parte del senato e del popolo romano e inoltre testimonia come la colonna rappresentasse l'altezza della sella tra Campidoglio e Quirinale prima dei lavori di sbancamento operati da Traiano per la costruzione del Foro. Agli angoli del piedistallo sono disposte quattro aquile, che sorreggono una ghirlanda di alloro. Al di sotto dell'epigrafe si trova la porta che conduce alla cella interna al basamento, dove vennero collocate le ceneri di Traiano e dove comincia una scala a chiocciola di 185 scalini per raggiungere la sommità. La scala venne illuminata da 43 feritoie a intervalli regolari, aperte sul fregio ma non concepite all'epoca della costruzione.

 

Particolare dei rilievi
I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano a spirale intorno al fusto per 23 volte,[5] come se fosse un rotolo di papiro o di stoffa, e recano circa 100-150 scene (a seconda di come si intervallano) animate da circa 2500 figure. L'altezza del fregio cresce con l'altezza, da 0,89 a 1,25 metri, in maniera da correggere la deformazione prospettica verso l'alto.[5]

Secondo Salomon Reinach[7] il rilievo è divisibile in 114 riquadri di larghezza uguale, dove sono illustrati gli avvenimenti della prima campagna del 101-102 (scene 1-57) e della seconda campagna dacica del 105-106 (scene 59-114), con al centro una figura allegorica di Vittoria tra trofei nell'atto di scrivere le Res gestae (scena 58)[8].
La narrazione è organizzata rigorosamente, con intenti cronistici. Seguendo la tradizione delle pittura trionfale vengono rappresentate non solo le scene "salienti" delle battaglie, ma esse erano intervallate dalle scene di marcia e trasferimenti di truppe (12 episodi) e da quelle di costruzione degli accampamenti e delle infrastrutture (ben 17 scene, rappresentate con estrema minuzia nei dettagli). In questa scansione degli eventi compaiono poi gli avvenimenti significativi dal punto di vista politico, come il consilium (scena 6), l'adlocutio (scene 11, 21, 33, 39, 52-53, 56, 77 e 100), la concessione degli ornamenta militaria, di legatio (ambascerie), di lustratio (sacrifici augurali), di proelium (battaglie o guerriglia), di obsidio, di ambascerie, di sottomissioni, di nemici catturati; a queste vanno aggiunte alcune scene più specificatamente propagandistiche, come le torture dei prigionieri romani da parte dei Daci (scena 33), il discorso di Decebalo (104), il suicidio dei capi daci col veleno (scene 104 e 108), la presentazione della testa di Decebalo a Traiano (109), l'asportazione del tesoro reale (103).
Le scene sono ambientate in contesti ben caratterizzati, con rocce, alberi e costruzioni: per questo sembrano riferirsi ad episodi specifici ben presenti nella mente dell'artefice, piuttosto che a generiche rappresentazioni idealizzate.
Non mancano notazioni più puramente temporali, come la mietitura del grano (scena 83) per alludere all'estate quando si svolsero gli avvenimenti della seconda campagna dell'ultima guerra: importante ruolo hanno tutti quei dettagli capaci di chiarire allo spettatore il momento e il luogo di ciascun avvenimento rappresentato, secondo uno schema il più chiaro e didascalico possibile.
Completava il rilievo un'abbondantissima policromia, spesso più espressiva che naturalistica, probabilmente con nomi di luoghi e personaggi, oltre a varie armi in miniatura in bronzo messe qua e là in mano ai personaggi (spade e lance non sono infatti quasi mai scolpite).
La figura di Traiano è raffigurata 59 volte e la sua presenza è spesso sottolineata dal convergere della scena e dello sguardo degli altri personaggi su di lui; è alla testa delle colonne in marcia, rappresentato di profilo e con il mantello gonfiato dal vento; sorveglia la costruzione degli accampamenti; sacrifica agli dei; parla ai soldati; li guida negli scontri; riceve la sottomissione dei barbari; assiste alle esecuzioni.
Un ritmo incalzante, d'azione, collega fra loro le diverse immagini il cui vero protagonista è il valore, la virtus dell'esercito romano. Note drammatiche, patetiche, festose, solenni, dinamiche e cerimoniali s'alternano in una gamma variata di toni e raggiungono accenti di particolare intensità nella scena della tortura inflitta dalle donne dei Daci ai prigionieri romani dai nudi corpi vigorosi, nella presentazione a Traiano delle teste mozze dei Daci, nella fuga dei Sarmati dalle pesanti armature squamate, nel ricevimento degli ambasciatori barbari dai lunghi e fastosi costumi esotici, fino al grandioso respiro della scena di sottomissione dei Daci alla fine della prima campagna, tutta impostata sul contrasto fra le linee verticali e la calma solenne del gruppo di Traiano seduto, circondato dagli ufficiali con le insegne, e le linee oblique e la massa confusa dei Daci inginocchiati con gli scudi a terra e le braccia protese ad invocare la clemenza imperiale.

La classificazione di Cichorius [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Conquista della Dacia.

Prime campagne militari del 101 e 102 [modifica]

Numerazione
di Cichorius[10]
Campagna dacica Traiano 101-102 png.png
descrizione scenarilievo scultoreo
2-3
La base della Colonna con i trofei dei vinti, oltre alla porta che conduce alla camera mortuaria dell'imperatore e la scritta: SENATUS POPOLUSQUE ROMANUS, IMPERATORI CAESARI DIVI NERVAE FILIO NERVAE, TRAIANO AUGUSTO GERMANICO DACICO PONTIFICI, MAXIMO TRIBUNICIA POTESTAS XVIII IMP VI COS VI PP, AD DECLARANDUM QUANTAE ALTITUDINIS MONS ET LOCUS TANTIS OPERIBUS SIT EGESTUS[11]
003 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel III.jpg003 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel III.jpg
4
Fortificazioni romane lungo il Danubio, tra cui alcune torri di avvistamento, cataste di legname e covoni di fieno.
004 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel IV.jpg
5
L'esercito romano si appresta a passare il Danubio allestendo alcune barche. Nell'immagine di sinistra sono visibili alcune torri di avvistamento presidiate da soldati ausiliari, con sporgenti dalle balaustre alcune fiaccole di segnalazione; in quella di destra è visibile un forte sempre ausiliario.
005 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel V (Ausschnitt 01).jpg005 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel V (Ausschnitt 02).jpg
6
Ancora barche sul grande fiume, cariche di approvvigionamenti per le armate romane, in partenza per la prima campagna del 101. Sulla destra dell'immagine si intravede la divinità del fiume Danubio. Sullo sfondo una città, probabilmente la fortezza legionaria di Viminacium o forse di Singidunum.[12]
006 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel VI.jpg
7
L'esercito romano passa il Danubio su due differenti ponti di barche, a simboleggiare una penetrazione in territorio nemico, verso Tapae, lungo almeno due colonne di marcia (da Viminacium/Lederata e Singidunum).[12] Sono rappresentati legionari in lorica segmentata, due legati legionis alla testa delle due colonne, oltre a numerosi signiferi.
007 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel VII.jpg
8
L'esercito romano approda alla riva opposta del grande fiume, dove si riconoscono alcuni cavalieri appiedati, nei quali si è ritenuto di riconoscere degli equites singulares, ovvero la guardia a cavallo dell'Imperatore, oltre ad alcuni soldati muniti di lance, identificati dal Coarelli nella guardia pretoriana.[13] In testa alla colonna di marcia lo stesso imperatore Traiano (1), che qui è rappresentato per la prima volta.
008 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel VIII.jpg
9
Su una tribuna in muratura appare seduto, l'Imperatore Traiano (2), affiancato da due ufficiali, tra i quali sarebbe da identificare Lucio Licinio Sura a sinistra. Un gruppo di littori sullo sfondo fa da cornice al primo consiglio di guerra, dopo l'attraversamento del Danubio. Proseguendo nella scena successiva, alcuni cavalieri ausiliari e dei signiferi muovono verso un vicino accampamento militare.
009 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel IX.jpg
10
All'interno dell'accampamento romano (dove sono riconoscibili le tende dei soldati e le insegne militari, oltre all'aquila legionaria), nel Praetorium, l'Imperatore (3) liba da una patera su un altare, circondato da sacerdoti. Al di là delle mura, alcuni tubicines (trobettieri) che accompagnano la processione dei Suovetaurilia, con gli animali del sacrificio (un toro, una scrofa ed un montone) per purificare l'accampamento e l'esercito in "campagna" (lustratio).Ancora più a destra troviamo l'Imperatore (4) che dall'alto di una tribuna osserva, in basso, un fatto curioso che sembra beneaugurante: un personaggio munito di clava (nella mano destra), sta cadendo a terra dal dorso di un mulo.[14] Si tratterebbe, secondo una più approfondita interpretazione, di un disertore, il quale non riuscendo nel suo intento di uccidere Traiano (dietro istigazione dello stesso Decebalo), scappando, cadeva dal mulo a terra rovinosamente.[15]
010 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel X.jpg
11
Dall'alto di una tribuna Traiano (5), accompagnato da due alti ufficiali del suo stato maggiore (tra cui Lucio Licinio Sura), parla alle truppe (adlocutio), rappresentate da legionari in lorica segmentata, ausiliari con corazza in cuoio e scudo ovale e signiferi in prima linea.Nella parte destra della scena, numerosi legionari iniziano a costruire tutta una serie di opere di fortificazione e di approvvigionamento, atte a migliorare le comunicazioni in territorio dacico (nel Banato[16]), man mano che l'avanzata prosegue. Sono infatti reppresentati soldati che trasportano tronchi, pietre e scavano fossati antistanti le mura degli accampamenti, mentre alcuni ausiliari sono di guardia.[17]
011 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XI.jpg
12
Ancora soldati al lavoro in opere di costruzione di fortificazioni, terrapieni, fossati e un ponte (sulla sinistra), mentre Traiano (6), affiancato dai due soliti collaboratori, ispeziona lo status dei lavori. Alcuni soldati vigilano su un accampamento di forma circolare (ripreso anche nell'immagine successiva), altri trasportano tronchi (in alto).
012 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XII.jpg
13
E mentre alcuni soldati vigilano su un accampamento di forma circolare (ripreso anche nell'immagine precedente), altri ancora attinguono a dell'acqua in prossimità di un ponte, altri abbattono numerosi alberi in una vicina foresta (in alto e a destra dell'immagine), per costruirvi una nuova strada. Traiano (7) dall'alto di un colle, affiancato da un collaboratore, sembra mostrare la direzione verso la quale i soldati stanno costruendo una via di penetrazione che li conduca nel "cuore" del regno di Decebalo.
013 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XIII.jpg
14
Ancora Traiano sulla sinistra dell'immagine (8), assistito da alcuni soldati ausiliari, controlla l'avanzamento dei lavori con grande puntiglio. Viene eretta una palizzata di legno da parte di alcuni legionari, all'interno della quale si vedono dei covoni di paglia e fieno per l'approvvigionamento della cavalleria. E ancora sulla destra dell'immagine appare l'Imperatore (9), accomapagnato dai due soliti collaboratori, assiste alla scena in cui alcuni exploratores conducono un prigioniero Dace al suo cospetto, per essere interrogato (vedi immagine successiva).
014 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XIV.jpg
15
Alcuni exploratores conducono un prigioniero Dace al cospetto dell'Imperatore (vedi scena precedente), per essere interrogato. Ancora Traiano (10), dall'alto di un accampamento fortificato, affiancato dai due soliti collaboratori, ispeziona lo status dei lavori sottostante, dove numerosi legionari stanno costruendio un nuovo ponte fisso su di un fiume, mentre altri legionari sono intenti a scavare un profondo fossato con ceste.
015 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XV.jpg
16
Sullo sfondo un accampamento, in primo piano un reparto di cavalleria ausiliaria pronto a mettersi in marcia ed attraversare un ponte, in vista dell'imminente primo scontro con le schiere dei Daci.
016 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XVI.jpg
17
Le legioni romane si muovono verso il nemico dace, precedute dalle insegne e seguita da cavalieri ausiliari. Davanti a loro altri legionari stanno abbattendo numerosi alberi di una foresta, per costruirvi una strada, aprendo così la via alle armate romane.
017 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XVII.jpg
18
Ancora le legioni romane avanzano, grazie al lavoro prezioso del genio militare. Sullo sfondo appare Traiano (11), dall'alto di un accampamento, al quale vengono portate delle teste mozzate di Daci. Frattanto un gruppo di cavalieri ausiliari avanza al galoppo, e si lancia nella mischia dell'imminente battaglia. Si tratta probabilmente della battaglia di Tapae secondo il Coarelli.[18]
018 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XVIII.jpg
19
La scena della battaglia di Tapae prosegue. Un auxilia romano-barbaro, armato di clava ed a torso nudo attacca i Daci da una postazione più elevata. Ai suoi piedi alcuni caduti daci, altri si difendono dalla furia romana. Un altro auliairio romano si batte tenendo tra i denti i capelli di una testa mozzata di dace. Al di sopra delle due "schiere" di armati, romani e daci, si erge la figura di Giove Tonante, rappresentato come un mezzo busto che fulmina i Daci. Nella parte destra del rilievo si scorgono le insegne daciche a forma di drago (vexillifer introdotto poco dopo tra file dell'esercito romano), i corpi dei feriti e dei caduti, oltre al volto di Decebalo nascosto nella vicina foresta.
019 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XIX.jpg
20
In alto sulla sinistra, Traiano (12), seguito da due collaboratori. L'imperatore ha in mano una lancia con la punta rivolta verso il basso nel significato di "presa di possesso dei territori" conquistati dopo la vittoria di Tapae. Vi sarebbe un chiaro atteggiamento da feziale. Poco più a destra, in basso, due soldati romani appiccano il fuoco ad un villaggio dace, mentre i suoi abitanti si allontanano. In alto una città sulle cui mura sono esposte aste con infissi dei teschi, probabilmente di soldati romani delle precedenti campagne daciche di Domiziano. Ancora più a destra, legionari romani attraversano prima una foresta e poi un fiume. Un legionario in alto si è denudato e solleva sopra la testa lo scudo ed il suo equipaggiamento. Ci sono poi un tubicen ed un signifer.
020 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XX.jpg
21
Ancora Traiano (13), dall'alto di un pulpito, arringa le truppe sotto di lui (compresi alcuni soldati barbari alleati), ed impugna una lancia a doppia punta (sempre in atteggiamento da feziale?). Da destra alcuni ambasciatori daci, tre dei quali a cavallo, si avvicinano al luogo del adlocutio dell'imperatore romano. Ancora più a destra una fortificazione romana, all'interno della quale due sentinelle vigilano. Ancora Traiano (14), di fronte all'accampamento romano, riceve l'ambasceria dei Daci (quella stessa della scena precedente).
021 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXI.jpg
22
La scena si apre con una carica di cavalleria romana che appicca il fuoco ad un villaggio nemico, mentre sotto di loro un'armata romana di auxilia, massacra gli abitanti di un villaggio dace in fuga. Vediamo oltre, un gruppo di donne con un bambini, deportati sotto gli occhi vigili dello stesso Traiano (15), che indica una barca ad una donna di alto rango con bambino in braccio. Sotto una grotta, con animali morti.
022 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXII.jpg
23
Questa scena mostra l'attacco dei Daci e degli alleati Roxolani dell'inverno del 101/102 alle fortificazioni romane della provincia di Mesia inferiore. In basso cavalieri Daci sembrano trovare grosse difficoltà nell'attraversare il Danubio. In alto sulla destra, un gruppo di cavalieri catafratti roxolani sta caricando verso una fortezza romana (vedi scena successiva, qui sotto), identificabile con Oescus sul Danubio.
023 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXIII.jpg
24
L'esercito romano è assediato dalle truppe dei Daci di Decebalo in una fortezza lungo il limes moesicus[19] (forse Oescus o Ratiaria?). Apparentemente le uniformi dei soldati romani sembrano più che altro appartenere agli auxilia piuttosto che alle legioni romane. Ciò potrebbe più semplicemente significare che un intero tratto di limes danubiano fu posto sotto assedio da parte delle armate daciche. Ai piedi della fortezza, sulla destra, sembra riconoscersi un disertore romano, ricordato anche nelle fonti letterarie.
024 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXIV.jpg
25
Un grande pino sulla sinistra indica la netta divisione tra la scena precedente e l'attuale. Ciò sembra significare una contemporaneità di azioni, in due luoghi però distinti e distanti. Qui la Classis Moesica (in Mesia superiore) sta caricando provviste e armati, pronti a salpare per prestare soccorso alle truppe assediate della vicina provincia romana di Mesia inferiore. Sullo sfondo una città con un anfiteatro (non molto comune in questa zona danubiana), che giace lungo le sponde del Danubio e che potrebbe essere identificata con il "quartier generale" di quegli anni di Traiano: Viminacium. Di fronte alla città, il porto fluviale con due imbarcazioni ormeggiate, che caricano provviste per l'imminente campagna militare. Sulla destra l'imperatore Traiano (16) vigila sull'imbarco delle truppe, insieme a numerosi collaboratori e portatori di insegne militari. Poco oltre a destra di Traiano, un arco trionfale, sormontato da una quadriga e più in alto, un altro arco.
025 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXV.jpg
26
Altre due navi da carico, trasportano soprattutto cavalli e vettovaglie. Accanto a loro più a destra altre due navi a remi (liburnae), cariche di truppe e rematori per soccorrere la provincia invasa da Decebalo, più ad oriente. Quella in basso, il Coarelli ipotizza si tratti dell'ammiraglia della flotta, pilotata dall'imperatore stesso (17).[20] Ancora più a destra le truppe sbarcano in Mesia inferiore, di fronte ad una fortezza romana, sempre sotto l'occhio vigile di Traiano (18).
026 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXVI.jpg
27
Le armate romane si incamminano verso i luoghi dello scontro, lungo il limes moesicus. Traiano a cavallo (19) precede alcuni contingenti di truppe ausiliarie (in alto degli uomini barbuti, sembrano appartenere a popolazioni germaniche alleate, in basso reparti di cavalleria), in una zona boscosa. Davanti a loro due exploratores, che sembrano aver individuato l'esercito nemico.
027 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXVII.jpg
28
La cavalleria ausiliaria romana si lancia all'inseguimento dei cavalieri catafratti roxolani, procurando loro le prime perdite. Lo scontro potrebbe essere avvenuto presso la futura città di Nicopolis ad Istrum, fondata successivamente da Traiano per onorarne la vittoria.[21] Sono, infatti, rappresentati alcuni cavalieri sarmati in fuga, uno dei quali a giace sul terreno morto, un altro ferito a cavallo, prossimo a crollare a terra, ed infine un altro ancora, che voltandosi, lancia una freccia in direzione della carica della cavalleria romana.
028 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXVIII.jpg
29
Dall'albero sulla sinistra, si apre una scena di battaglia notturna. Lo si deduce dalla rappresentazione della notte (subito alla destra dell'albero), che si copre il capo. In basso sulla sinistra "alleati" germani, seminudi ed muniti di mazze, insieme ad un corpo di ausiliari romani, attaccano l'esercito dei Daci, facendone grande strage. Più a destra ancora, reparti ausiliari romani circondano il nemico con grande impeto anche da una seconda parte.[22] In alto su una collina, si intravedono i carriaggi dei Daci, contenenti forse il bottino catturano nel corso dell'invasione della provincia di Mesia inferiore. In basso un dace ferito, certa di estrarre una freccia dal petto. La scena di conclude con un altro albero.
029 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXIX.jpg
30
L'imperatore (20) al centro della nuova scena, in alto su una tribuna tra tre suoi luogotenenti, all'interno di un accampamento romano in costruzione, riceve tre notabili daci che si arrendono. Più a sinistra in basso, una lunga fila di vecchi, donne e bambini, con le mani tese verso terra in segno di resa e di richiesta di aiuto. A destra dell'imperatore, in alto numerosi legionari marciano verso un nuovo scontro contro il nemico, preceduti da portatori di insegne e da trombettieri; in basso alcuni ausiliari, legano prigionieri daci, mentre più a destra un legionario (ed un ausiliario nella scena successiva) riceve le cure dei medici dell'esercito.
030 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXX.jpg
31
031 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXXI.jpg
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032 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXXII.jpg
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034 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel XXXIV.jpg
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055 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel LV.jpg
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056 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel LVI.jpg
57
La fine della prima guerra dacica è rappresentata da due trofei di guerra, ossia da un cumulo di armi tolte al nemico; al di sopra delle armi si scorge il palo sul quale è ricostruita un'intera armatura dace. Si riconoscono le tipiche corazze loricate, i totem a testa di lupo e gli elmi ogivali tipici dei Daci. Una vittoria alata scrive su di uno scudo e rappresenta la fine della prima campagna di guerra. Dopo questa immagine c'è uno stacco temporale: la successiva riprende a narrare dall'inizio della Seconda Guerra Dacica.
057 Conrad Cichorius, Die Reliefs der Traianssäule, Tafel LVII.jpg

Seconde campagne militari del 105 e 106 [modifica]

Numerazione
di Cichorius[10]
Campagna dacica Traiano 105-106 png.png
descrizione scenarilievo scultoreo
58
Questa è la prima scena della Seconda Guerra Dacica.La flotta romana deve recarsi al fronte (105 d.C.) e perciò è in partenza da un porto adriatico, che:
  • alcuni autori identificano con Brindisi, di sicuro l'ipotesi più valida dal punto di vista stradale, per il fatto che la via Appia conduce in quel porto[23];
  • altri con Ancona, certamente l'ipotesi più valida dal punto di vista iconografico, per il fatto che sia la collina, sia tutti gli edifici raffigurati nella scena sono presenti solo in questa città[24];
  • altri infine con Classe, il porto di Ravenna, sede della classis praetoria Ravennatis, di sicuro l'ipotesi più valida e razionale da un punto di vista strategico.[25]
Le navi militari presenti, con le vele ammainate[26], sono triremi e biremi; in esse, a poppa, si riconoscono le cabine dei capivoga e i timonieri (il timone nelle navi romane era un remo più largo del normale), mentre a prua si osservano i rostri e le decorazioni (occhi apotropaici, tritoni e ippocampi). Due cittadini si affacciano dalla città alta verso il porto muniti di fiaccole e ciò suggerisce nel contempo l'idea della notte e dell'ansia che si sentiva in città per la presenza dell'esercito in procinto di intraprendere una guerra difficile. Le onde increspate all'interno del porto suggeriscono la presenza di un vento forte.
Sulle navi, i rematori, pronti a partire, ascoltano le parole dell'imperatore che, posto su una nave situata in posizione centrale e illuminato da una lanterna pendente dall'aplustre, incita i suoi uomini a partire nonostante il vento forte e la notte. Sulla nave sono già stati imbarcati il labaro e le insegne romane, ben visibili a poppa. Nella parte sinistra dell'immagine si scorgono gli elementi utili ad identificare il porto da cui la flotta romana si imbarcò per recarsi in Dacia:
  • un tempio posto sulla sommità di una collina; davanti ad esso è visibile la statua della divinità posta all'esterno, e non dentro alla cella, per permetterne l'identificazione con Venere;
  • una strada a tornanti che collega il tempio al porto sottostante;
  • un altro tempio, posto sulla riva del mare e ai piedi della collina;
  • un molo alla cui estremità sorge un arco trionfale; sull'attico dell'arco svettano tre statue identificabili con gli dei Mercurio, Nettuno e Portuno;
  • un colonnato a metà del pendio della collina;
  • un edificio ad archi situato nei pressi del porto.
Tutti questi elementi ricondurrebbero, secondo alcuni autori[24]alla città di Ancona, che Traiano aveva ampliato proprio allo scopo di facilitare i contatti tra Italia ed Oriente. Sarebbe in questo caso possibile infatti identificare tutti gli elementi presenti: il tempio posto sulla cima della collina è il tempio di Venere, noto attraverso Catullo e Giovenale, i cui resti sono visibili al di sotto dell'attuale duomo; il tempio colpito dalle onde è il tempio di Diomede, noto attraverso Scilace; del colonnato è stato recentemente ritrovato un tratto ed è stato interpretato come recinzione del foro cittadino, che si affacciava sul mare con una terrazza; il molo e l'Arco di Traiano sono ancora ottimamente conservati nel porto attuale di Ancona; dell'edificio ad archi sono stati recentemente ritrovati i resti, interpretati come parte dei cantieri navali di età traianea.[24].
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Questa scena è la continuazione grafica della precedente. Si osservano infatti le prue delle navi già osservate nella scena 58 e la continuazione della banchina del porto. Ad alcuni però sembra che le biremi e le triremi ora attracchino in un diverso porto della costa adriatica (italica o illirica). Gli autori che pensano che il porto rappresentato in questa scena sia diverso da quello della scena precedente, accettano che le navi siano rappresentate con la poppa in un porto italiano e la prua in un altro scalo o addirittura in Illiria.Si nota sulla banchina un toro pronto ad essere sacrificato in onore degli dei, ai quali si chiede la vittoria. Una folla di persone, tra cui colpisce la presenza di un ragazzino, saluta i soldati romani al remo. È interessante notare che mentre a sinistra (scena 58) le navi sembrerebbero ferme, dato che i rematori sono intenti ad ascoltare Traiano, nella parte destra (scena 59), invece, le navi possono essere immaginate in movimento, dopo la fine del discorso dell'imperatore. Questo è senz'altro un esempio illuminante sulla capacità di sintesi e di efficacia comunicativa dell'arte romana.
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In questa scena è possibile vedere un grande foro, con un grande tempio al centro. Traiano intanto riceve gli omaggi della popolazione.
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Una nuova partenza, indica una nuova tappa della flotta di Traiano ed un nuovo sbarco (considerando il precedente porto quello di Brindisi, si potrebbe identificare quello di questa scena con quello di Ancona). L'intera popolazione con donne e bambini sfila sotto un arco (se la città rappresentata fosse Ancona, l'arco sarebbe quello di Traiano), e segue l'Imperatore che si appresta a celebrare i sacrifici in vista dell'imminente nuova campagna militare.
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L'Imperatore continua la sua marcia verso destra in processione, dove l'attendono quattro tori (due in alto e due in basso) pronti per il sacrificio. Intanto la folla osserva. Sulla destra un gruppo di persone saluta Traiano che sta arrivando. Due legionari sullo sfondo con un paio di insegne, osservano dall'alto delle mura di un accampamento.
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Ancora una volta è rappresentato il molo di una città portuale attraverso la quale Traiano continua la sua marcia; dall'inizio della Seconda Guerra è il terzo porto; considerando appartenenti a due porti diversi le strutture rappresentate nelle scene 58 e 59, quello rappresentato qui sarebbe invece il quarto scalo. Traiano si appresta a compiere un nuovo sacrificio (un toro a terra, a fianco dell'Imperatore). Sullo sfondo un teatro, un tempio ed un portico, oltre alle mura. Forse si tratta della città di Aquileia, da dove cominciava la via Gemina, che avrebbe condotto Traiano lungo la Sava fino al Danubio, presso le fortezze legionarie di Singidunum e Viminacium.
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Tecnica di realizzazione [modifica]

La realizzazione del monumento richiese una tecnica complessa e una avanzata organizzazione e coordinamento tra le maestranze che lavoravano nel cantiere. Si trattava infatti di sovrapporre blocchi di marmo del peso di circa 40 tonnellate e di farli combaciare perfettamente, tenendo conto sia dei rilievi, probabilmente già sbozzati e successivamente rifiniti in opera, sia della scala a chiocciola interna, che doveva già essere stata scavata nei rocchi prima della collocazione.
L'artista dovette molto probabilmente ricopiare un modello disegnato, infatti sono numerosi i motivi "pittorici" del rilievo.

Profilo artistico [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi la voce Grande fregio di Traiano.
La Colonna Traiana è la prima espressione dell'arte romana nata in maniera completamente autonoma in ogni sua parte (sebbene si ponga in continuazione con le esperienze del passato). Con i rilievi della colonna l'arte romana sviluppò ulteriormente le innovazioni dell'epoca flavia, arrivando a staccarsi definitivamente dal solco ellenistico, fino a una produzione autonoma, e raggiungendo vertici assoluti, non solo della civiltà romana, ma dell'arte antica in generale. In un certo senso vi confluirono organicamente la tradizione artistica dell'arte ellenistica (e quindi classica) e la solennità tutta romana dell'esaltazione dell'Impero.
I duecento metri di narrazione continua sono privi, come scrive Ranuccio Bianchi Bandinelli, "di un momento di stanchezza ripetitiva, di una ripetizione, insomma, di un vuoto nel contesto narrativo"[27].
La grande qualità del rilievo ha fatto attribuire le sculture ad un ignoto "Maestro delle Imprese di Traiano", a cui forse si deve anche il cosiddetto "Grande fregio di Traiano" le cui lastre sono reimpiegate sull'Arco di Costantino. La ricchezza di dettagli e accenti narrativi fu probabilmente dovuta a un'esperienza diretta negli avvenimenti[28].

Modelli [modifica]

Rilievi del mausoleo di Glanum
Guardando ai periodi anteriori si ha difficoltà a trovare un modello di riferimento per la Colonna e il suo rilievo storico. Sicuramente l'autore dei rilievi dovette attingere alla tradizione della pittura trionfale romana (i pannelli dipinti che venivano esposti durante i trionfi dei generali vittoriosi, che mostravano al popolo le scene più salienti delle campagne militari), dei quali ci restano però solo descrizioni letterarie. Il caso più vicino sono i rilievi del mausoleo dei Giulii a Glanum in Francia, dove è già presente la linea di profilo delle figure lavorata a trapano corrente. Inoltre le figure di caduti abbandonati, privi dell'organica connessione anatomica delle varie parti del corpo, quali oggetti ormai inanimati, sono prese dal "barocco" pergameneo e dimostra come l'artista del fregio della colonna avesse appieno assimilato l'arte ellenistica sviluppandola ulteriormente.
Già nella tarda epoca flavia, superato il neoatticismo augusteo, si era andata formando un'arte romana abbastanza autonoma, derivata dal convergere di rinnovate influenze con l'ellenismo delle città dell'Asia Minore e della tradizione locale (arte plebea già presente nell'Ara Pacis o nella base dei Vicomagistri). Mancava però ancora una personalità artistica che da questo amalgama sapesse comporre forme dotate di valori culturali e formali, di inventiva e di espressione, superando la routine "artigiana" media, per quanto abilissima. Fu solo con l'anonimo artista che diresse i lavori della Colonna Traiana che si raggiunsero questi traguardi.

Stile [modifica]

Scene 22-23 (in basso) e scene 27-28 (in alto)
Anche lo stile espressivo è nuovo, con un rilievo molto basso, per non alterare la linea architettonica della colonna, talvolta anche in negativo, spesso risaltato da un solco di contorno e ricco di variazioni espressive per rendere efficacemente l'effetto dei materiali più disparati (stoffe, pelli, alberi, corazze, fronde, rocce, ecc.).
Il realismo domina nella narrazione e l'unico elemento simbolico è la personificazione dell'imponente e solenne Danubio barbato che, emergendo dal suo letto, invita i Romani a passare (scena 4). Nella rappresentazione dello spazio e del paesaggio, nelle scene d'azione piene di dinamismo, nel naturalismo cui è improntata la rappresentazione della figura umana si sente ancora viva la tradizione dell'organicità naturalistica greca. Tipicamente romana è poi la narrazione, chiara e immediata, secondo i caratteri dell'arte plebea. La realizzazione non può però dirsi "plebea", per via della grande varietà di posizioni e atteggiamenti, che evita sempre le composizione "paratattiche", cioè le figure isolate semplicemente accostate.
Studiata è la ricerca di variazioni nelle scene analoghe che si ripetono; la costruzione degli episodi, soprattutto quelli di battaglia, è sapientemente progettata con linee spezzate che movimentano l'insieme; la figura dell'imperatore è esaltata nella sua personalità razionale e cosciente, ma non è mai sovrumana.
Gli abbondanti e precisi riferimenti al paesaggio, i particolari realistici di ponti, fortini, accampamenti, la rappresentazione di fiumi o di accampamenti a volo d'uccello ha probabilmente dietro di sé la tradizione romana delle “pitture trionfali", cioè di quei pannelli illustrati che, portati in processione nei trionfi dei generali vittoriosi, mostravano al popolo le scene più salienti delle campagne militari.
Artifici e convenzioni rappresentative che permettono lo scandire del continuum delle scene sono talvolta le prospettive ribaltate o a volo d'uccello, l'uso di utilizzare una scala diversa per i paesaggi e costruzioni, rispetto a quella delle figure, ecc. Un bordo irregolare e mosso e un bassissimo rilievo alludono alle stoffe, e inoltre le figure sono evidenziate da un profondo solco a trapano corrente sui bordi, secondo un artificio ellenistico già riscontrato nell'arte romana del I secolo in Gallia Narbonense.

Contenuti [modifica]

Suicidio di Decebalo raggiunto dai Romani (108)
Ma la valenza dei rilievi della Colonna non si limita al mero aspetto tecnico e formale, ma investe profondamente anche il contenuto, segnando uno dei capolavori della scultura di tutti i tempi.
Le figure nei rilievi storici romani, dalla pittura repubblicana nella necropoli dell'Esquilino ai rilievi dell'Ara Pacis, sono formalmente corrette e dignitose, ma prive di quella vitalità che le rende inevitabilmente compassate. Nemmeno il vivissimo plasticismo dei rilievi nell'arco di Tito si era tradotto in un superamento della freddezza interiore delle raffigurazioni.
La Colonna Traiana è invece percorsa da una tensione del racconto continua e densa di valori narrativi, che rendono le scene di sacrificio "calde", le battaglie veementi, gli assalti impetuosi, i Daci fieri e disperati, la dignità di guerriero di Decebalo. I nemici appaiono eroicamente soccombenti alla superiorità militare di Roma (un elemento anche legato alla propaganda del vincitore). Scene dure, come i suicidi di massa o la deportazione di intere famiglie, sono rappresentati con drammatica e pietosa partecipazione. Il senso di rispetto umano per il nemico battuto è un retaggio della cultura greca, che si troverà fino ai ricordi di Marco Aurelio a proposito dei Sarmati.

La figura di Traiano [modifica]

Traiano a colloquio con Licinio Sura
Traiano, come si è detto sopra, compare 59 volte nei rilievi della Colonna. La sua rappresentazione è sempre realistica ed esprime, con gesti misurati, con sguardi fissi e composizioni ben architettate, la sua attitudine al comando, la sua saggezza, la sua abilità militare; non è però mai ammantato di significati retorici, di capacità sovrumane o attributi adulatori; la sua è una rappresentazione dalla quale scaturisce oggettivamente la levatura morale, senza artifici.
Si può quindi dire che i rilievi non abbiano un carattere celebrativo o encomiastico, ma piuttosto documentario.
Questa attitudine verso l'imperatore Optimus Princeps ("primo funzionario" dello Stato) era frutto del particolare clima morale diffuso attorno alla sua figura. Tra le tante piccole immagini spicca quella del colloquio di Traiano con uno dei suoi comandanti (forse Lucio Licinio Sura) durante la seconda campagna dacica: con grande semplicità formale l'imperatore è raffigurato disincantatamente mentre spiega un piano al generale fissandolo negli occhi e distendendo i palmi delle mani davanti a lui, secondo un intenso rapporto di fiducia e rispetto tra lui e il subordinato, di un colloquio intelligente e virile, privo di qualsiasi retorica o cortigianeria[29].

Attribuzione [modifica]

I rilievi della Colonna vengono attribuiti a un generico Maestro delle Imprese di Traiano (o Maestro della Colonna Traiana), che sicuramente curò il disegno di tutto il rilievo, anche se nella realizzazione pratica di un'opera così vasta è ovvio immaginare i contributi di una bottega. Si tratta sicuramente della più notevole personalità artistica nel campo dell'arte romana ufficiale.[30] L'anonimo scultore fu in grado di fondere gli aspetti formali derivanti dall'arte ellenistica (la rappresentazione dello spazio e del paesaggio, la graduazione e sovrapposizione di piani, la connessione organica tra le scene e i singoli elementi all'interno di esse) con i contenuti storici e tipicamente narrativi dell'arte romana.
Di questo periodo ci è però giunto solo un nome di scultore, Marcus Ulpius Orestes, probabilmente un liberto autore di un rilievo firmato oggi al Louvre. Egli non può essere l'artista della Colonna Traiana perché dovette operare già nell'età adrianaea. Non ci sono nemmeno elementi per identificarlo con l'architetto Apollodoro di Damasco (progettista del Foro di Traiano), se non la labile constatazione della strettissima collaborazione tra architetto e scultore nelle opere traianee.

Derivazioni e opere simili [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi le voci Colonna di Marco Aurelio, Colonna di Teodosio, Colonna di Arcadio, Colonna di Giustiniano e Colonna Vendôme.
Nell'arco di Costantino è inserito un lungo fregio di epoca traianea spezzato in quattro tronconi ma facente parte originariamente quasi sicuramente di un unico rilievo. Esso, ricco di vibranti figure a basso rilievo, è strettamente connesso con l'arte della Colonna, tanto che alcuni storici hanno azzardato che provenga dalla stessa officina del Maestro delle Imprese di Traiano. Un altro riflesso del Maestro delle Imprese di Traiano si trova in alcuni dei rilievi dell'arco di Benevento (del 114).
La colonna Traiana fece da modello alla Colonna di Marco Aurelio, sempre a Roma, eretta circa ottant'anni dopo (180-193 circa). Il fregio della Colonna aureliana però, a pari altezza, fa solo 21 giri, con figure quindi più alte nel rilievo e più scavate dal trapano che crea chiaroscuri più netti; le semplificazioni e le convenzioni dell'arte plebea e provinciale appaiono qui ben manifeste, segno di un superamento più avanzato dei modi ellenistici; anche nel contenuto le differenze sono notevoli, con la comparsa di elementi soprannaturali e irrazionali (come il miracolo della pioggia o quello del fulmine), sintomo di tempi ormai profondamente mutati.
Ne seguirono numerose altre anche in epoca tardo antica a Costantinopoli al tempo degli imperatori Teodosio I, Arcadio e Giustiniano I, modelli seguiti anche in epoche assai più tarde come ci mostra l'esempio della Colonna Vendôme innalzata nel 1810 nell'omonima piazza di Parigi da Napoleone I dopo la Battaglia di Austerlitz, volendo rifarsi esplicitamente a «quella innalzata a Roma, in onore di Traiano».

Immagini della Colonna vista da diverse angolazioni [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ Roman Imperial Coinage, Traianus, II, 292; Bauten 50. BMC 452. BN 746. Cohen 558. Hill 618.
  2. ^ a b CIL XIV, 4543.
  3. ^ I Commentarii di Traiano dovevano consistere nella narrazione in prosa delle campagne militari, ispirati alle analoghe opere di Cesare.
  4. ^ Cassio Dione, LVIII, 16, 3.
  5. ^ a b c d e Bianchi Bandinelli, 2005, op. cit., p. 269.
  6. ^ Senatus populusque Romanus/Imp[eratori] Caesari divi Nervae f[ilio] Nervae/Traiano Aug[usto] Ger[manico] Dacico Pontif[ici]/Maximo trib[unicia] pot[estate] XVII Imp[eratori] VI co[n]s[uli]VI p[atri] p[atriae]/ad declarandum altitudinis/mons et locus tan[tis oper]ibus sit egestus. CIL VI, 960 o ILS 294
  7. ^ Salomon Reinach, La Colonne Trajane au Musée de Saint-Germain. Notice et explication, Paris, 1886.
  8. ^ A tal proposito si consultino anche i disegni di Pietro Santi Bartoli [1].
  9. ^ Secondo Reinach, da fonte: Coarelli F., Guida archeologica di Roma, 1975.
  10. ^ a b C. Cichorius, Die Reliefs der Trajanssäule, Berlin 1896-1900.
  11. ^ AE 1941, 122.
  12. ^ a b Julian Bennet, Trajan, Optimus Princeps, Bloomington, 2001, pp. 91-93.
  13. ^ Filippo Coarelli, La Colonna Traiana, Roma 1999, pp. 50-51.
  14. ^ Filippo Coarelli, La Colonna Traiana, Roma 1999, p. 53.
  15. ^ Davide Nardoni, La Colonna Ulpia Traiana, Roma 1986, p. 58.
  16. ^ Inde Berzobim, deinde Aizi processimus. Prisciano di Cesarea, Institutio de arte grammatica, VI, 13.
  17. ^ Davide Nardoni, La Colonna Ulpia Traiana, Roma 1986, p. 62.
  18. ^ Filippo Coarelli, La Colonna Traiana, Roma 1999, p. 66.
  19. ^ Filippo Coarelli, La Colonna Traiana, Roma 1999, tav. Cichorius XXIII-XXIV, pp. 74-75.
  20. ^ Filippo Coarelli, La Colonna Traiana, Roma 1999, pp. 78.
  21. ^ Giordane, De origine actibusque Getarum, 18.
    Ammiano Marcellino, Storie, XXXI, 5.
  22. ^ Su vittoria in Mesia inferiore confronta le seguenti iscrizioni: AE 1991, 1450 e AE 1937, 10.
  23. ^ A Brindisi si vedono i navalia. F.Coarelli, La Colonna Traiana, Roma 1999, pp. 137 ss. Si aggiunge che Traiano era partito da Roma; avrebbe quindi percorso la via Appia, passando da Benevento, dove è presente un primo arco trionfale dedicato all'Imperatore.
  24. ^ a b c Fiorella Festa Farina, Tra Damasco e Roma. L'architettura di Apollodoro nella cultura classica - L'Erma di Bretschneider, Roma 2001; Salvatore Settis, La Colonna Traiana, Torino 1988, pag 397, tavola 139; Mario Luni - L'Arco di Traiano e la riscoperta nel Rinascimento, in Studi Miscellanei II vol. a cura del dipartimento di Scienze Storiche ed Archeologiche dell'Università di Roma "La Sapienza" - edit. L'Erma di Bretschneider - 1996 - ISBN 887062-917-1; www.kidslink.bo.cnr.it, sito in cui è riportato il racconto delle guerre daciche fatto da Italo Calvino in base ai rilievi della colonna
  25. ^ Michael Reddé e Jean Claude Golvin, I Romani e il Mediterraneo, Roma, 2008, p.125.
  26. ^ Nei porti le manovre si facevano sempre a remi ed è quindi normale che le vele siano ammainate
  27. ^ Bianchi Bandinelli-Torelli, cit., pag. 92.
  28. ^ O forse alla lettura dei commentari di Traiano stesso a proposito delle guerre daciche, non pervenutici.
  29. ^ Bianchi Bandinelli-Torelli, cit., pag. 92.
  30. ^ Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, 1984, pag. 117.

Bibliografia [modifica]

Fonti antiche
Fonti moderne

Voci correlate [modifica]

Altri progetti [modifica]

Collegamenti esterni [modifica]


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