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Wednesday, July 25, 2012

L'Accademia di Belle Arti, Firenze

Speranza

Coordinate: 43°46′38″N 11°15′34″E / 43.777199°N 11.259339°E / 43.777199; 11.259339 (Mappa)
Veduta da Piazza San Marco
Questa voce riguarda la zona di:
Accademia
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L'Accademia di belle arti di Firenze è un'accademia d'arte, ospitata nell'ex Ospedale di San Matteo in Piazza San Marco. L'importanza storica di questa istituzione culturale è sottolineata dalla datazione antica e dai personaggi importanti che nel corso dei secoli ne hanno fatto parte. Una parte delle funzione dell'accademia si svolge anche nel Palazzo dell'Arte dei Beccai, vicino a Orsanmichele.

Indice

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Storia dell'Accademia [modifica]

Nel tardo medioevo fra le organizzazioni corporative dette Arti, nacque nel 1339 la Compagnia di San Luca, che raggruppava i pittori della città, dedicata al santo che secondo la tradizione aveva dipinto un miracoloso ritratto della Vergine.
Un'accademia artistica, nel senso più didattico, si era sviluppata anche nel Quattrocento, nello scomparso Giardino di San Marco dove Lorenzo il Magnifico aveva collocato la collezione di sculture antiche, incaricando lo scultore Bertoldo di Giovanni di farle copiare, attraverso l'insegnamento di tecniche artistiche, ai giovani dotati di talento artistico, fra i quali spiccò subito il giovane Michelangelo Buonarroti.
Il cortile interno, con calchi in gesso di famose sculture
Lo scalone monumentale
Da questi primi nuclei di cooperazione fra artisti si sviluppò nel 1563 l'Accademia e Compagnia delle Arti del Disegno, nata sotto la protezione del granduca Cosimo I e la sovrintendenza di Giorgio Vasari, forse la prima istituzione del genere in Europa. Fu creata come Accademia e Compagnia poiché mentre la Compagnia era una sorta di corporazione cui dovevano aderire tutti gli artisti operanti in Toscana, l'Accademia, costituita solo dalle più eminenti personalità culturali della corte di Cosimo, aveva finalità di tutela e supervisione sull'intera produzione artistica del principato mediceo.
I primi rettori accademici furono, per votazione unanime, lo stesso Cosimo I e il maggiore artista vivente allora, Michelangelo, che in realtà dal 1534 si era stabilito a Roma e che morì solo un anno dopo la nomina (grandi furono le esequie che l'Accademia gli tributò, e fra l'altro si occupò anche di riportare il corpo a Firenze, facendolo seppellire nella basilica di Santa Croce).
Il ruolo ed il prestigio di questa istituzione, non certo confinati negli angusti limiti politico economici del principato toscano, crebbero fra il Cinque e il Seicento grazie allo straordinario contributo di Accademici come Francesco da Sangallo, Agnolo Bronzino, Benvenuto Cellini, Giorgio Vasari, Bartolomeo Ammannati, il Giambologna, ecc. Fra gli scienziati che accedettero all'istruzione scientifica vi fu Galileo Galilei. Prima donna ad avere il privilegio di esservi ammessa fu Artemisia Gentileschi che fu in corrispondenza proprio con il Galilei.
Una prima modernizzazione e razionalizzazione dell'organizzazione accademica si ebbe grazie a Pietro Leopoldo di Toscana, che nel 1784 sottrasse alla Compagnia ogni mansione di 'ordine professionale' artistico delegando questo compito alla neo fondata Accademia delle Belle Arti e conservando al collegio degli Accademici della prestigiosa istituzione medicea un ruolo di formazione artistica e di soprintendenza sulle arti del Granducato di Toscana.
Questo duplice ruolo culturale fu garantito all'Accademia sino al 1873 quando venne ulteriormente suddivisa in due enti differenziati per scopo e finalità, il Collegio degli Accademici, ovvero l'Accademia delle Arti del Disegno, con la finalità peculiare di salvaguardare e proteggere le opere d'arte[1] e l'istituto d'insegnamento che fu poi successivamente accorpato all'Accademia delle Belle Arti.
A quei tempi risale l'apertura all'istruzione artistica pubblica e gratuita, con le materie di Pittura, Scultura, Architettura, Grottesco (presto cambiato in Ornato, oggi diremmo Arredo e Decorazione) e Intaglio in Rame (cioè Incisione) e la creazione della collezione strumentazioni e opere d'arte antiche e moderne da studiare e copiare, che oggi in larga parte fanno parte del Museo dell'Accademia, dal quale prende il nome. Antonio Canova - chiamato a Londra per una expertise sugli Elgin marbles del Partenone - ne fece pervenire in Accademia ad uso di copia i calchi; mentre una ricca biblioteca corredava lo studio, con numerosi libri anche rari. Nel 1872 vi veniva anche portato il David di Michelangelo, mentre l'Accademia si preoccupò di fornire una copia da esporre in Piazza della Signoria.
Fra la fine del Settecento ed l'Ottocento anche a Firenze ebbero luogo le dispute fra accademici tradizionalisti, come i docenti e allievi Pietro Benvenuti, Lorenzo Bartolini, Raffaello Morghen e Giovanni Dupré, e rinnovatori, in special modo i macchiaioli, che anticiparono l'impressionismo, come Adriano Cecioni, Telemaco Signorini, Silvestro Lega e Giovanni Fattori, anche se non si raggiunsero i toni asperrimi come a Parigi.
Fra gli artisti stranieri che furono onorati di essere ascritti come professori accademici figurano Jacques-Louis David, Jean-Auguste-Dominique Ingres e Johann Friedrich Overbeck.
Nel Novecento l'Accademia delle Belle Arti subì la Riforma Gentile del 1923, con il distacco di Architettura che confluì nell'Università Degli Studi di Firenze (1927) e l'istituzione dei Corsi Speciali nel 1970, mentre l'Accademia delle Arti del Disegno, che ha oggi sede nel Palazzo dell'Arte dei Beccai, fu suddivisa in sei Classi: Classe di Pittura, Classe di Scultura, Classe di Architettura, Classe di Storia dell'Arte, Classe di Discipline Umanistiche e Scienze. Le classi sono a loro volta composte da Accademici Emeriti, Ordinari e Corrispondenti tra cui si annoverano numerose personalità di fama internazionale:
Fra i maestri del Novecento che hanno invece operato o insegnato presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, figurano Antonio Berti, Gastone Breddo, Dino Capponi, Ugo Capocchini, Felice Carena, Galileo Chini, Primo Conti, Adolfo De Carolis, Michele Depalma, Pericle Fazzini, Oscar Gallo, Quinto Ghermandi, Giuseppe Graziosi, Rodolfo Margheri, Antonio Cardile, Quinto Martini e Ottone Rosai.
Con l'istituzione dei Corsi di Specializzazione e con la relativa distinzione fra Diplomi di primo e secondo livello, oggi l'Accademia di Belle Arti si è allineata con il percorso di studi universitario.

Storia e architettura dell'edificio [modifica]

L'ampliamento su via Cesare Battisti
L'antico ospedale di San Matteo, col caratteristico loggiato dai capitelli a foglie d'acqua in stile rinascimentale, fu costruito fra il 1388 e il 1410, per volere del banchiere Lemmo Balducci, per questo veniva detto anche "di lelmo", dalla storpiature del nome del benefattore; le tre lunette in terracotta invetriata collocate sopra i portali sono di Andrea della Robbia e collaboratori (1490 ca.).
All'interno è presente un luminoso chiostro ed oltre all'Archivio dell'Accademia, si conservano un'Ultima Cena affrescata da Stefano d'Antonio Vanni (1465-66) e una Crocifissione ad affresco proveniente dalla ex chiesa di San Matteo, ora adibita a biblioteca. Nella biblioteca dell'istituto, nata nel 1801, sono conservati incisioni originali, manoscritti, cinquecentine, disegni e documenti a partire dal 1784.
Il cortile venne coperto da portici a archi ribassati agli inizi del Seicento. L'Accademia vi venne trasferita da Pietro Leopoldo solo nel 1784: in quel periodo Gaspare Maria Paoletti ne curò una riorganizzazione degli spazi e divenne il "primo maestro" della scuola di architettura dell'Accademia.
Dal Palazzo della Crocetta, ora sede del Museo Archeologico, fu trasportata e ricomposta qui nel 1788 la Cappella della Crocetta, affrescata con la Fuga in Egitto da Giovanni da San Giovanni (1621), uno dei più antichi esempi riusciti di "strappo" di affresco.
Un tempo facevano parte del complesso anche la sala della gipsoteca Bartolini, oggi facente parte dell'attigua Galleria dell'Accademia.

Altre immagini [modifica]

Bibliografia [modifica]

  • Francesco Adorno, a cura di, Accademie e istituzioni culturali a Firenze, Firenze, Olschki, 1983.
  • Z. Wazbinski, L'Accademia medicea del Disegno a Firenze nel Cinquecento, Firenze, Olschki, 1987.

Note [modifica]

  1. ^ Il ruolo dell'Accademia delle Arti del Disegno nell'ambito della promozione e della salvaguardia delle opere d'arte in Italia è ancora oggi riconosciuto nello Statuto approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 17 maggio 1978 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 192 dell'11 luglio 1978.

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