Luigi Speranza
Capua, oggi indicata con Capua antica o Capua arcaica per evitare ambiguità, è stata una città sorta nel IX secolo a.C. sul luogo dell'attuale comune campano di Santa Maria Capua Vetere.
La città era considerata una delle più grandi città dell'Italia antica, dopo Roma.
La città, fondata, secondo Strabone, dagli Etruschi nel primo quarto del V secolo a.C.,[1] si trovava sulla via Appia[2] ed era la più importante della zona.
Con una storia di oltre diciotto secoli è stata città osca, etrusca, sannita e romana, divenendo, nel periodo di massimo splendore, una delle città più grandi del mondo.
Distrutta e saccheggiata dai Saraceni nel IX secolo, la popolazione si è trasferita a Casilinum fondando la Capua moderna.
Mentre i reperti archeologici testimoniano popolazioni stanziate sul territorio della Capua antica già a partire dal IX secolo a.C., l'anno preciso della sua fondazione e il nome del suo fondatore sono stati nel corso dei secoli materia di discussione e ancora oggi la questione non mette d'accordo tutti gli storici.
Tra gli autori più antichi, Catone nelle Origines vuole Capua fondata 260 anni prima della sua conquista da parte dei romani mentre Velleio Patercolo la vuole fondata nell'800 a.C.
Per giustificare tale differenza tra le date, alcuni storici, come Karl Julius Beloch[4] prima e Hermann Peter[5] e Martin Schanz[6] dopo, suggeriscono che Catone non si riferisse alla presa di Capua durante la seconda guerra punica ma invece all'occupazione del 338 a.C. in seguito alla ribellione dei Latini o a quella del 314 a.C. durante la seconda guerra sannitica.[7] Di conseguenza sia il Beloch che Jacques Heurgon hanno suggerito date intermedie alle due fornite (600 a.C. il primo, 525 a.C. il secondo).
Una spiegazione più verosimile e comunemente accettata comunque è che Catone si riferisse non alla fondazione di Capua ex nihilo, ma ad una sua rifondazione, cioè ad una ristrutturazione tale da cambiarla radicalmente.[8] Una tale spiegazione rende valido quanto riportato da Catone e non contrasta con la data fornita da Velleio Patercolo, che risulta inoltre avvalorata dalle testimonianze archeologiche.
Quindi Capua esisteva già da secoli e subì, nel corso del V secolo a.C. circa, una profonda ristrutturazione che le diede un nuovo assetto urbano.
[modifica] Epoca classicaNel IV secolo a.C., quando era probabilmente la più grande città d'Italia, la città divenne oggetto delle mire dei Sanniti che la posero sotto assedio. Capua inviò, quindi, un'ambasceria a Roma chiedendone la sua protezione[9], ma il Senato romano, che aveva in precedenza stipulato un trattato di non belligeranza con i Sanniti, fu costretto a respingere tale proposta[10]. Gli ambasciatori della città campana, mossi dalla disperazione, decisero allora di consegnare l'intera città, i suoi abitanti, i campi, gli averi e ogni loro cosa, nelle mani di Roma (deditio), in modo da costringerla ad impegnarsi moralmente nella sua difesa dall'aggressore sannita. In questo modo la città diventava così romana ed obbligava Roma ad accettare di intervenire in sua difesa[11], dando inizio alla prima guerra sannita[12]. Era il 343 a.C.
Nel I secolo a.C. Cicerone durante la sua orazione De lege agraria (Contra Rullum), la definì altera Roma, ovvero "la seconda Roma", e arrivò a paragonarla a Cartagine e Corinto.[13] Infatti anche sotto il dominio romano, la città aveva una notevole importanza e fama anche al di fuori dell'Italia. Ausonio la elencò fra le prime dieci città dell'Impero.[14][15]
Durante la seconda guerra punica, divenne uno dei principali obiettivi di Annibale: nel 216 a.C., dopo la battaglia di Canne (2 agosto), l'esercito cartaginese occupò la città e la fece diventare avamposto, militare e politico, per le "scorrerie" nell'Italia meridionale, alla ricerca anche di alleati contro Roma, nella speranza di una successiva conquista della capitale.
Capua, assieme a città come Atella, Calatia ed altre, passò dalla parte dei Cartaginesi. Durante la presenza di Annibale, fu coniata una serie di monete di bronzo. Annibale ed il suo esercito vi passarono l'inverno, il condottiero ne approfittò per portare avanti la parte politica della sua azione: furono i cosiddetti "ozi di Capua" che secondo molti storici, indebolirono i soldati e sarebbero stati una delle cause della futura sconfitta cartaginese. Classe dirigente e popolazione capuana appoggiarono la campagna di Annibale, città troppo fiera per sottostare a Roma, la storia però volle che a vincere fossero i romani.
Nel 212 e nel 211 a.C. Capua subì due lunghi assedi da parte dei Romani, tanto che Annibale, nel tentativo di alleggerire la pressione romana, si spinse con il proprio esercito fino a sotto le mura di Roma, nella zona di porta Collina[16].
Dopo la partenza di Annibale, nel 211 a.C., la città fu definitivamente conquistata dai Romani e molti senatori Campani, cioè di Capua, si tolsero la vita con il veleno piuttosto che cadere prigionieri nelle mani del nemico. Altri, nonostante il parere contrario del Senato Romano, furono fatti uccidere da Gneo Fulvio a Cales e a Teanum[17].
La città venne umiliata da Roma, che la ridusse a semplice prefettura privandola di magistratura, senato e classe dirigente, divenne un grosso deposito merci da lì il termine "il granaio di Roma".
[modifica] La distruzione della città e la Nuova Capua Per approfondire, vedi le voci Casilinum, Principato di Capua e Capua.
Dopo la caduta dell'impero romano Capua fu devastata dai Visigoti e dai Vandali, diventando infine una contea del Ducato di Benevento. Nel 841, nel corso di una lotta di successione nel ducato, Radelchi I assoldò una banda di saraceni, comandata dal berbero Halfun, contro Landone I, saccheggiando e distruggendo la città e costringendo la popolazione alla fuga.
Dopo la distruzione, la popolazione (che da allora costituisce la prolungazione storica della Civitas Capuana) fuoriusciva dalla città in rovina e si rifugiava dapprima a Sicopoli, per poi collocarsi, dopo pochi anni (nell'856), su un'ansa del fiume Volturno, sul luogo dove aveva sede il porto fluviale romano di Casilinum. Veniva così costituita la "Nuova Capua" corrispondente oggi al comune della provincia di Caserta denominato appunto Capua.
[modifica] La rinascita della Capua Vecchia Per approfondire, vedi le voci Santa Maria Maggiore (Capua) e Santa Maria Capua Vetere.
Dopo l'abbandono della popolazione del IX secolo, sul vecchio territorio di Capua non rimasero che degli insediamenti indipendenti.
Solo verso la fine del XVIII secolo questi si fusero insieme[18] nel borgo di Santa Maria Maggiore, frazione della nuova Capua, che divenne nel 1861 comune autonomo e poco dopo cambiando nome divenne l'odierna Santa Maria Capua Vetere.
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Velleio Patercolo (19 a.C.-31)
[modifica] Note1.^ Strabone, Geografia, V (Italia), 4.3.
2.^ Strabone, Geografia, VI (Italia), 3.7.
3.^ Strabone, Geografia, V (Italia), 4.10.
4.^ Beloch 1890, pag.3
5.^ Peter 1897, vol. I pag.391
6.^ Schanz 1913, pag.258
7.^ Perna 2002, pagg.139-142
8.^ Bellelli 2006, pagg.119-122
9.^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VII, 29.
10.^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VII, 30.
11.^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VII, 31.
12.^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VII, 32.
13.^ Cicerone, De lege agraria (Contra Rullum): (disponibile online. URL consultato il 30 gennaio 2009.) « [...] Tunc illud vexillum Campanae coloniae vehementer huic imperio timendum Capuam a xviris inferetur, tunc contra hanc Romam, communem patriam omnium nostrum, illa altera Roma quaeretur.
[87] In id oppidum homines nefarie rem publicam vestram transferre conantur, quo in oppido maiores nostri nullam omnino rem publicam esse voluerunt, qui tris solum urbis in terris omnibus, Carthaginem, Corinthum, Capuam, statuerunt posse imperi gravitatem ac nomen sustinere. [...] »
14.^ Ausonio, Ordo nobilium urbium, 8, 16-18: « Illa potens opibusque valens, Roma altera quondam
comere quae paribus potuit fastigia conis
octavum reiecta locum vix paene tuetur. »
(riportato in Quilici 2004, pag.65)
15.^ Quilici 2004, pag.65
16.^ Livio, Ab Urbe condita libri, XXVI, 10, 1.
17.^ Livio, Ab Urbe condita libri, XXVI, 13-15.
18.^ Santa Maria Capua Vetere, Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2008. URL consultato il 01-04-2009.
[modifica] BibliografiaVincenzo Bellelli, La tomba "principesca" dei Quattordici Ponti nel contesto di Capua arcaica, «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER, 2006. ISBN 978-88-82-65363-7
Karl Julius Beloch, Campanien: Geschichte und Topographie des Antiken Neapel und seiner Umgebung, Breslavia, 1890.
Campania, Napoli, Bibliopolis, 1989. ISBN 88-7088-213-6
Werner Johannowsky, Capua antica, fotografie di Marialba Russo, Napoli, Banco di Napoli, 1989.
Werner Johannowsky, Materiali di età arcaica della Campania. Capua, Suessa Aurunca, Cales, Calatia, Napoli, 1983.
Jacques Heurgon, Recherches sur l’histoire, la religion et la civilization de Capoue préromaine, Paris, 1942.
Raffaele Perna; Amelia Conte; L. Piacente, Poeti latini di Puglia: Livio Andronico, Orazio e altri scritti, Edipuglia srl, 2002. ISBN 978-88-7228-338-7
Hermann Peter, Die geschichtliche Literatur über die römische Kaiserzeit bis Theodosius I und ihre Quellen, Lipsia, 1897.
Lorenzo Quilici, Comuni di Brezza, Capua, San Prisco, «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER, 2004. ISBN 978-88-8265-315-6
Martin Schanz, Geschichte der Römischen Literatur, Monaco, 1913.
[modifica] Voci correlateSanta Maria Capua Vetere, sorta sulle ceneri dell'antica Capua
L'odierna Capua
Alessio Simmaco Mazzocchi, uno dei maggiori studiosi dell'antica Capua
Terra di Lavoro, antica Campania Felix o Agro Capuano
Tegola di Capua, tavola con iscrizione etrusca databile al V secolo a.C.
via Appia
La via Capuana, antico nome della strada romana via Campana
Museo Provinciale Campano di Capua
Museo Archeologico dell'Antica Capua
Spartaco
Terza guerra servile
Monetazione di Capua
[modifica] Collegamenti esterniS.Maria Capua Vetere (Altera Roma)
Sito dedicato alla città di S.Maria Capua Vetere (Antica Capua)
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