Saturday, August 13, 2011

D. Parodi, pittore, scultore, e architetto genovese

VITA

DI DOMENICO PARODI

Pittore , Scultore, ed Architetto .

IL Domenico Parodi, del quale ora prendo ,1 fcriverc, fu alquanto potteriore di tempo a quell' altro Domenico , del quale già addietro fcriflì; ma nelF abilità, e nella perizia de' lavori di gran lunga gli andò innanzi. Egli grandemente valfe nella Pittura, e nella Scultura-.: ed anche nell' Architettura ebbe /ufficiente perizia; febbene in queft' ultima non s'immerfe di molto , per non diitrarfì dall' efercizio delle due prime.

Colìui

Cofhii nacque in Genova l'anno 166%. dal celebre Giacomo Filippo Parodi. E ficcome 1' egregio Pittore Domenico Piola, di cui già ho parlato, il tenne al facro Fonte =====» [ buon prefagio per tal pargoletto ]: così per onore, e me- Di moria n' ebbe il nome del fuo Padrino. Toftoché il fanciul- Domenico lino Domenico giunfe ad età capace di applicare alle let- ArOD,t tere, fu dal Padre prima fatto inftruire negli erudimenti della Gramatica da particolare Maeftro. Indi raccomandato a quefti PP. Gefuiti, fotto de' quali profeguì gli ftudj d'Umanità , di Rettorica , di lingua Greca , e di Filofofia. Inclinava il prefato fuo Padre ad incamminarlo per la Ragione Civile , o per la Medicina; dacché lo feorgeva fornito d' un ingegno affai perfpicace. Ma Domenico, la cui mira altrove era fiffa, delufe in ciò le fperanze paterne^»; perché, trafeurato ad arte il filofofare, fi diede allo ftudio de' più eccellenti Poeti; con che apparve inclinato ad altra facoltà. Quindi, poiché vide raffreddate le intenzioni, che s' aveano fopra di lui; cominciò a difegnare da per fe_*, e a modellare in creta. Finalmente tutto per la Pittura fi dichiarò; e col confenfo de' fuoi Maggiori a quefta di propongo attefe.

Avvenne intanto, che fuo Padre dovette portarfi a Venezia; e in tale occafione feco il conduffe . Quivi Domenico, fotto la direzione di Sebaftiano Bombelli, Pittore di molto merito, imprefe un più ferio, e fervido ftudio; onde prefto potè giungere a copiare le Opere de' Maeftri migliori nella Pittura colà fioriti; e sì felicemente vi riufeì; che in gran pregio fi tengono tali copie da chi in quefto genere s'intende del buono; come dall' Eccellentiffimo Marcello Durazzo del fu Gio. Luca , il quale molte ne conferva-, ne i nobili mezzanini del fuo palazzo, cavate tutte da' più fuperbi originali del Veronefe, del Baffano, ed' altri infigni veneziani Pittori.

In Venezia tanto onore fi fece ne' fuoi primi lavori il giovane Domenico; che tofto gli fu commeffa una tavola— per un degli Altari della Chiefa di S. Caffiano; e vi figurò Santa Cecilia . Altri lavori gli fi deftinarono in quella città, nella quale avrebbefi aperto un teatro di gloria; fe egli vi Tom. IL O fi foffe

fi fofle a lungo trattenuto. Ma volle anzi paflare col Padre a Padova; ove però fece breve dimora: perciocché, defiderofo di veder Roma, a quella volta s' incamminò. Di La vifta di Roma talmente sbigottì quefto Pittore.;

Domenico cne f nulla parendogli di fapere, a fronte di tante egregie pitture,, fidiede, qual nuovo, e principiante (rudente, a copiare con fomma efattezza quanto di più bello, e più raro gli veniva oflervato. Tale Audio egli profeguì per alcuni anni; e fpecialmente fulle greche ftatue fondollo; come fede pofeia ne fecero le intigni fue produzioni . Egli non s' appoggiò quivi a verun Maeitro . Rifpettavagli tutti: ma voleva libertà d'imitazione, e di itile. Il Maratti però era il fuo prediletto . A collui confidava le fue fatiche; e attentamente udivane il giudizio: e il Maratti volentieri il vedeva; molto amandone la bell' indole , e 1' erudito difeorfo.

Dopo molto profitto in Roma acquiftato ritornò il Parodi in patria. Ma non trovandoli per anche contento del già apprefo, ed a maggior perfezione afpirando; fenza qui operar cofa alcuna pafso un' altra volta a Roma ; ove lece nuovi ftudj da principiante: quantunque già fofle nella Profeflìone molto ben efperto , e aflìnato .

Non gli mancava in Roma un credito aflTai diftinto: e però adornandoli di que' dì con maeftoiì quadri la principal navata di Santa Maria in Vallicella de'PP. Filippini; anche il noltro Parodi fu ammeflb nel numero di que' valenti Pittori, che in tal' opera s'impiegavano . Egli ebbe la commiflìone di due grandi tele in figura ovale, che riufeirono , giufta 1' efpettazion di que'PP., belliflìme. Nell'una di quelìe tele rapprefentò Davidde in atto di piangere 1' eftinto Oza, che temerariamente s' era appreflato a toccar l'Arca del Signore; e nell' altra Gesù, che col flagello alla mano difeaccia i venditori dal Tempio . Le riferite due tele furono dipinte dal Parodi entro il palazzo de' Farnefi . Compiute che furono, accorfero colà molti riguardevoli Perfonaggi, e Profeflbri a vederle; e affai le {rimarono, e gran lodi ne diedero al noitro Artefice .

Poichè ebbe quefta feconda volta confumati in Roma-, fei anni, fi reftituì di bel nuovo a Genova; nè più

ne partì.

ne partì. Qui fece quelle nobiliflìme Opere, che ora andrò numerando .

Per la Chiefa di S. Benedetto de' PP. Trinitari fece un =^=^= funtuofo quadro, che fu il fuo primo in quefta citta. In eflò Di figurò i Santi Giovanni de Matha, e Felice de Valois in_. Domenico atto di divota ammirazione, mentre veggono effere per mez- aBODI * zo d'un Angiolo prefentati innanzi a Maria due fchiavi ribattati dalle mani degl' Infedeli.

Aveva il Parodi, fin da quando era in Roma, efpreflò in una laftra di rame la morte di Lucrezia , ad imitazione del celebre quadro della morte di Germanico di mano del Puflìno, che colà confervano i Signori Barberini. Quanto bene egli imitarTe in ciò quell'infigne Artefice, io non vaglio a ridirlo . Egli figurò Lucrezia fopra d' un letto in atto di fpirar l' anima. Stanno intorno a lei le fue donne; alcune delle quali piangono; altre mirano ftupefatte, e dolorofe la piaga . Collatino vedefi quivi immerfo nel lutto, con le mani al vifo; e a lato v' è Giunio Bruto, il quale con la deftra alzata da ad intendere, che fa il folenne giuramento . Ne debbo ommettere, che in quefta figura egli ritraiTe Filippo fuo Padre; e in quella d' un degli aftanti, fe medefimo . Quefto quadro piacque tanto al Signor Santino De' Ferrari; che a qualunque prezzo il volle per fe: indi alcuni altri gliene commife; proponendogli ad imitare diverfe maniere d' eccellenti Artefici; nel che il Parodi a maravigli a riufcì .

Tre furono quefti altri quadri, che egli intraprefe a dipingere . In uno lavorato fullo (tile di Paolo Veronefe, s' elefle per argomento le nozze di Cana, onorate col1' intervento di Crifto. Lo fplendore degli abiti , 1' apparato della tavola, gli arredi della credenza, e foprattutto la_# difpofizione delle figure , e le fifonomie de' Convitati fono attatto proprie dell' egregio Veronefe: come pure i magnifici vafi : ne' quali piacque all' erudito Parodi d' apporre alcune brevi infcrizioni indicanti i nomi de' Romani, e degli Ebrei allora regnanti. Iri una fi legge Ivn. Sylan. Sil. Nerva Coss. In un' altra avvi: Anno Tib. Xvi. Ivl. Lxxiii. Ed in_. un' altra cosi fta fcritto : v. e. Dcclxxx. Ivl. Lxxiii. Tetrarch.

Antipae XXXI. BELLI CONTRA Aretam ANNO TERTIO .

Nel fecondo quadro fi rapprefenta il Battefimo di Crifio nel Giordano . Quefto quadro è lavorato fullo (tile dei _ Maratti. Oltre al Crifto , e al S. Gio. Battifta, vi fi vedono

Di altre figure di gente colà concorfe, per ricevere anch' effe Domenico que[ battefimo di penitenza . Belliflìma è in detto quadro Arodi. ^ figura d'un foldato, che fi vefte fulla riva del nume; ed ha a lato uno feudo, in cui fono fcritte le ièguenti parole: Licin. Crass. Et Calpur. Pis. Coss. Tib. Xv. v. e. Dccixxix. Ivl. LXXII.

Il terzo quadro condotto con pari felicità, e maeftrfa fullo ftile del Tintoretto moflra Crifto condannato a morte, con viviflìma efpreffione di varj affetti nelle perfone dipintevi: cioè, in altre di fierezza, e in altre di fcherno. Anche quefto quadro contiene inflizioni nella fedia del Giudice . Nei mezzo vi fi legge: Tiber. Imper. All' intorno poi d' eifa fi finifee di leggere: Tiberio V. Aelio Seiano Coss. v. e. Dcclxxxiii. Ivl. Lxxvi.

In quefto medefimo tempo fu il Parodi chiamato dalla Signora Anna Negrona a dipingerle a frefeo un falotto nel fuo palazzo fituato preflo alla piazza degli Spinola. Egli intraprefe l'Opera: e tale la fece; che ardifeo dire, non-, effervi in Genova la compagna , si per 1' efattiflìmo difegno, sì per la forza, e vivacità delle tinte, e si per una certa fpecial maniera di dipingere fui muro, che non s'arriva a comprendere. Quefta pittura è tutta allufiva allaFamiglia Negrona, la cui Arma vedefi nel mezzo pofta-. in trionfo: e all' intorno della volta, pofate (opra certi ornamenti , fono difpofte alcune immagini di Virtù, come della Prudenza, della Temperanza, ed altre . Vi fono altresì alcune rapprefentanze di favole; fra le quali avvi Ercole vittoriofo del lione; eChirone, che infegna ad Achille la Geometria: figure ambedue forprendenti . In altra parte v' è la Purità con alcuni putti, che moftrano grande orrore alla vifta d' un fiero drago. Ed in altra fono effigiate femmine nobilmente veftite con drappi di feta, e broccati d' argento, ed' oro; nel che pare non poter 1' arte arrivare più oltre . Negli angoli di quefto falotto, fopra la cornice , fon ritratti di naturale i figliuoli della prefata Signora

Negrona

Negrona in varj leggiadri abbigliamenti , e in atto di trefcare con alcuni cagnolini. Quefti ritratti fon tali, che ad olio migliori non fi potrebbono rapprefentare da qua-—— lunque valentifTimo Artefice . In fine è quefla un' Opera.-, Di che Tempre rifcuoterà approvazione, ed encomj da qua- ^°"*TMco lunque Intelligente, che con occhio fincero la rimirerà.

Gl' ingegno!! sforzi moftrati dal Parodi nel riferito lavoro tutti tendevano ad ottener la vafta Opera , che a que' di doveafi efeguire in pittura entro la fala maggiore di quefto Real Palazzo; e molti partigiani v' avea, che lo innalzavano; e fpecialmente dopo un si bel faggio, che avea dato di fua virtù . Non era egli lontano dall' ottenerla: ma le fue propofizioni troppo alte furon cagione, che non 1' ottenette . Se ciò non era, noi avremmo un' Opera, che farebbe uno de' principali fregi della noftra città.

Non andò molto però , che, dovendofi ornar di pitture la fala del Minor Configlio, fu eletto il Parodi a formarvi fei figure nelle laterali pareti entro i finti intercolonnj già dipintivi dal famofo Aldrovandini . Conduffe il noftro Artefice quelle figure con colori fimili al marmo : ma con_. tanta proprietà, ed energia; che, per credere, che fiano dipinte, e non marmoree, bifogna toccarle. Elleno rapprefentano le quattro Virtù Cardinali: 1' Amor Divino: e 1' Amor della Patria . L'inganno del chiarofcuro è mirabile; e fpecialmente nella figura dell' Amor Divino; perciocchè , eflendo quefta fituata fra due fineflre; il Pittore, per meglio ingannar V occhio , ha finto, che il lume venga a tal figura partitamente da quelle. Cos'i ella appare_» ifolata di (curi nel bel mezzo di tutta la perfona . Sforzo ingegnofiflìmo d'arte. Le riferite fei figure; ed altre, che fono nella fala maggiore dell' ifteffo Palazzo dipinte a chiarofcuro dal Francefchini, Monfieur Cochin, non giungendo a diftinguere i pennelli, tutte in confufo le giudica Opere del Parodi; e fa grazia d' accordar loro qualche bellezza: ma il maneggio del pennello non gli quadra . In oltre_», eflendofi fognato, che fiano fiate deftinate a fingere rifalto di ftucco, foggiugne per corollario alla fua mefchina cenfura, che non lo fingono. Cosi, mentre vuol biafimarle, a iuo difpetto le loda. O 3 Dopo

Dopo quefte Opere fu impiegato il Parodi dal Principe

Andrea Doria , terzo di quefto nome: ed oltre ad alcuni

- quadri gli dipinfe una carrozza con vaghiflìmi fcherzi di put

Di tini, che cofa preziofa fu riputata: e lo era , come fi fcor

Dp**TMco ge dagli avanzi degni d' un gabinetto, tuttochè fiano in_.

qualche parte dal tempo, e dal frequente ufo confunti.

L'anno 1704. prefe a dipingere la volta, e le pareti dell' Aitar maggiore in quefta Chiefa di S. Tommafo. Nella volta figurò la Fede in maeftofa Gloria d' Angioli, e le nazioni dell' India da lui convertite, che ad etta Fede s'inchinano . Nelle pareti finte due baflì rilievi: uno efprimente S. Tommafo , che, vedendo inutili le forze di più perfone a trafportare una colonna per ornamento d' un Tempio da lui dedicato colà nell' India al vero Dio, effo Santo con la fua cintola agilmente la trafporta al luogo prefiffo. Neil' altro finto rilievo figurò S. Francefco Saverio, che-. sbarcato nell' Indie orientali, come alcuni raccontano , trovò fulla fpiaggia il motto, che diceva: Cum mare bue veniet, alter adveniet. Alludendoli con ciò ad una profezia lafciata dal Santo Apoftolo a que' popoli, a' quali effo per lo primo recò il Vangelo . Nel frontifpizio poi dell' arcata-. principale al di fuori di quefto Altare fece alcuni puttini, ed un Angiolo, che in una cartella fpiega quel verfo del Salmo. A Solts ortu ufque ad occafum . Quefla figura è belliflìma; e quel, che fa più ftupore, fi è , che ella ha un braccio dipinto nell' angolo acuto del muro, che divide la volta dal frontifpizio; e ciò non oftante è fpiccato in fuori con tanta grazia , che fembra non dipinto, ma vero.

Con lavori tutti a chiarofeuro , e tendenti a leggiadro inganno , dipinfe indi a non molto 1' interno Oratorio nel Collegio de' PP. Gefuiti, lungo la ftrada Balbi: e vi formò figure di Santi di quell'Ordine. All'Altare vi fece l'Immagine della Santiflìma Vergine; e fopra la porta, pur finti di rilievo, efpreffe alcuni Angioletti fpiranti bellezza veramente Angelica.

Entro il palazzo Pallavicini, lungo la ftrada nuova.., dipinfe la volta d' una ftanza con una maeftria degna del fuo raro talento. In effa figurò Bacco, che tiene in mano,

e fittamente rimira la corona di ftelle, in cui era fiata trasformata la fua diletta Arianna. Tutto il rimanente della volta è compiuto con putti, firene, arabefchi, ed altri —

ftofi ornamenti; e fopra una porta avvi un chiarofeuro Di belliffimo dimostrante Bacco, ancor fanciullo, feduto fopra Domenico

,, * r Parodi.

d un capro.

Anche più fi diftinfe il Parodi nelle Opere, che egli fece dentro dell' altro palazzo Pallavicini, preflò alla Chiefa di S. Filippo Neri . Quivi dipinfe primieramente una galleria , la quale avendo tre porte, finfe fopra di effe a chiarofeuro i fìmulacri di Pallade , di Giunone, e di Venere; e fotto di quefti con tinte, chepaion proprio carne, efpreffe alcuni graziofiflìmi puttini: cioè, fotto Pallade uno, che con la mano finiftra additando i libri delle Scienze, e con la deflra facendo atto di porgerla, per guidare a leggerli, dolcemente forride, e riguarda chi lo mira; mentre un altro tien fra le mani una corona d' alloro . A' piè di Giunone fono altri puttini tenenti preziofi vafi, e gemmate collane. E a'piè di Venere gli efpofti Romolo, e Remo, che fucchiano il latte dalla lupa. Nelle pareti dell' iftefla galleria rapprefentò in due fimboli la Caftità , e la Luffuria . Per la Caftità figurò la pudica Penelope, che coftantemente refìfte alle importune inftanze de' follecltanti Rivali . E perla Luffuria figurò l'impudica Meffalina in un lupanare. E perchè queft' ultima pittura non offendette gli occhi degli Spettatori , portoflì in effa 1' Artefice con oneftiflìma circonfpezione; mentre vi finfe al di fopra una tenda, per la quale reita coperto, ed afeofo ciò, che non dee metterfi in comparfa da chi profeffa onefià. Vedefi per tanto colà una fola ombra, ed un tronco principio della ftoria; ed il pieno di effa fi rimette al penfiero di chi la intende . Nella qual Opera , oltre all' averci data teflimonianza di fua cauta modeflia, ci ha egli anche recata nuova prova del fuo nobile ingegno; (lanterne quella tenda è rapprefentata cosi al naturale; che fembra rilevata dalla pittura; ed invita la mano ad alzarla.

In quefto medefimo palazzo dipinfe il Parodi due altre ftanze. Finfe nell'una J' età dell' oro; alludendo alle im- . - O 4 prefe

prefe de' Genovefi, per le quali ella è qui riforta: nell' sh tra l' arrivo del Colombo nel nuovo Mondo. Vedefi da una ===== parte il prode nocchiero , che , pofato il piede a terra, con Di le mani al petto, e gli occhi rivolti verfo del Cielo, ila in Domenico atto di render grazie a Dio; e dall' altra il popolo indiaAROW' no, che, fpaventato alla vifta di quella ftrana gente, fugge qua e là a precipizio . In aria v' è Nettuno, che difcuopre 1' America involta in un drappo color di mare. Ella proccura di tuttavia nafcondere i fuoi tefori, che ciò non oftante trafparifcono. Avvi in oltre la Religione, che pianta la Croce fui globo del Mondo: la Storia, che fcrive; e la Fama, che con la tromba pubblica il fatto . In fine ella è una pittura piena di bizzarre idee, e di concetti argutiffimi, che niuno mai fu tale argomento rapprefentò .

Avea molto patito, a cagion dell' umidità, la pittura della cupola del Gesù; la qual pittura, ficcome era di mano di Gio. Carlone, a que' PP. Gefuiti {piaceva di perderla. Diedero per tanto al Parodi l'incumbenza di riftorarla: ciò, che egli egregiamente eiegùì . Ma non effendo poi (lato abbaftanza impedito l'accetto all'umidità; quindi è, che tanto il rittoramento , quanto 1' originale oramai fon perduti.

Dopo quefto lavoro dipinfe a chiarofeuro per gl' ifteflì PP. Gefuiti le pareti delle laterali cappelle della Chiefa di S. Pietro ad v'incula in San Pier d' Arena . La riufeita dell'Opera fuperò 1' efpettazione di chi gliel avea commeffa.

Anche da' PP. Somafchi fu chiamato il noftro Parodi a dipingere la cappella dedicata alla Madonna di Loreto. Ei n' accettò F incarico; ed ebbevi per compagno il celebre Profpettico Tommafo Aldrovandini. Ma gli umori di quefti due Artefici erano cotanto diverfi, che 1' uno mai non s' accordava coll' altro: onde 1' Aldrovandini , per non incontrarli col Parodi, andava a lavorare la notte, e lalciava a coftui libero il giorno. Veramente il noftro Pittore era di genio poco favorevole a' Profpettici; e foleva lagnarfi di elfi , che pretendefTero elevarfi fopra de' Figurifti. Aveali per tanto a vile, e coniìderavali come fuoi garzoni. Ciò fu poi cagione, che egli, non trovando più alcun Profpettico, che volefiè con lui lavorare; dovette per quefta parte-»

di pitturi

di pittura allevarli un Giovane; il qual fu Niccolò Malato. Ma torniamo al punto. Egli nelle pareti efprefle la Natività della Santiflìma Vergine a delira: e lo Spofalizio TMn —g S. Giufeppe a fmiftra. Nella volta figurò la gloriofa di Lei Di Aflunzione. A' fianchi dell' Altare finte due ftatue rapprelen- Domenico tati ve 1'una di Giaele, e l'altra di Giuditta: e (òpra vi AJl°01» fece alcuni Angioli per finimento . Quefta cappella è piccoliflìma; e pure mofixa nelle dipintevi cofe una tale grandezza , che la rende maeftofa, e nobile al fomrao . Tanto può la maeftria de' valenti Soggetti.

Nel palazzo Brignole lungo la flrada nuova dipinfe_» il Parodi in due ilanze de' mezzanini. Nella volta del1' una rapprefentò il Sonno fu maeftofo cocchio tirato dalle colombe: e nella facciata dell' altra, il paftorello Paride , che preferita a Venere il pomo d' oro. Viviflìme efpreflìoni d' affetti contiene quefta pittura. In Venere fpicca la gioia per 1' ottenuta vittoria: in Giunone, che fi morde le dita, fi fcorge l'animo di vendicarfi per 1' apprefo torto d' effere fiata giudicata men bella di Venere: e in Pallade apparifce certa diffimulazione dell' interno dolore . Graziofiffimo poi è un putto, che (la a'fianchi di queft'ultima Dea, figurato per il Genio delle Scienze, e delle bel1' Arti. Egli a tal villa fquarcia di rabbia , e calpefta alcuni volumi. Né quefta è la fola infigne Opera fatta dal Parodi nel prefato palazzo. V è anche di più . Quivi fi vede uno fpecchio di gran mifura incaftrato in una tavola di nobil contorno. Quefto fpecchio è adornato di varie figure con raro artifizio dipintevi; una delle quali è di Rinaldo, che, appoggiato allo fpecchio, fta contemplando Armida; ed un'altra è d'Armida, che in quello fi mira , per ben adattarli (ili capo alcune perle. Vi fon poi due Guerrieri, che, in lontananza fpuntando , fe n' avveggono , e ne inollrano gelosia. Il lavoro è ilupendo. Chi lo vedrà farà ragione al mio dire.

In occafione, che fu riedificato il palazzo Durazzo pretto l'antica porta della città detta de' Vaccheri, e corrottamente de' Vacca; il Parodi vi dipinfe due ftanze^: nell' una figurò quattro fiumi: e nell' altra una corona di ianciullini a chiarofcuro. Il tutto con fomma proprietà, e leggiadria . Fu

Fu quindi invitato nel palazzo Franzone lungo la ftrada di Lucoli a dipingervi alcune ftanze. Le pitture, che

i vi fece degne furono di particolar confiderazione. Ei figurò

Di fui cornicione di una di quelle ftanze alcune Mufe leggia

^0\rodic.° driffime , e nella, fommità della volta un gruppo di puttini a chiarofcuro , che fembrano da quella fpiccarfi. In un' altra efprelfe Apollo , le Mufe, il cavallo Pegafo , e la Fama . Nella terza efpofe con viviflìma energìa una fua capricciofa immagine tratta da quel luogo del Petrarca, ove dice efferc Madonna Laura più luminofa del sole . Finfe egli quefto Poeta ftante col fuo Canzoniere fotto il fmiftro braccio, e reggentefi. con la deftra il mento in atto di contemplare efia Laura, che tiene in mano una corona d' alloro . A lato di lei fta la Modeftia: al di fopra fono le Grazie, che cofpergono di fiori quell' inclita Donna: ed a' piedi ha il fiume Sorga , che con aurea catena tiene avvinto il Poeta_.. Dà poi compimento a quefta pittura il Dio Cupido , il quale, mentre, che al Petrarca graziola mente addita con la_ dritta Madonna Laura, con la finiftra fa gentilmente le corna in faccia al sole .

Or pafiiamo a riferir le pitture, che il noftro Parodi formò nel palazzo dell' Eccellentiffimo Marcello Durazzo del fu Gio. Luca . Qui la prima Opera , che dipingefiè per ordine del Signor Girolamo di quella illullre Famiglia, fu la cappella antica eretta nella fala . Piccola colà , ma da_. non pafiarfi fotto filenzio . Vedefi nella volta di quefta cappella un puttino , che tiene una cartella col motto: Manu* omnium contra eum: alludente all' Immagine di Grifto flagellato , che fta ivi efpofta all' Altare, a' fianchi del quale fono a chiarofcuro i bufti della Madonna, e dell' Evangeliila S. Giovanni con varj fuperbi ornamenti; e nel paliotto dell' Altare v' è parimente a chiarofcuro la figura d' un S. Girolamo, che è bellilfima. Tanto piacque quefto lavoro a chi glielo avea commefflò; che fubito gli diede un' altra coramiffione, cioè di dipingere la volta d' una ftanza, in cui rapprefentò EncUmione addormentato, e Diana con alcuni Amorini, che la muovono in ver 1' amato Paftorello, chi invitandola, chi fpingendola , echi afferrandola per la vefle.

Penfieri

Penfieri leggiadriffimi, e che folo poteano produrfi da una mente, come quella del Parodi, feconda, e bizzarra.

Le più eccellenti pitture , che dal noflro Artefice fi . formaffero nel prefato palazzo , furono quelle della galle- 5^ ria, ove diede prova , quanto in altre mai, del fuo erudito Domenico talento . Tali pitture fono ftoriche, e fimboliche. Ed eccone il contenuto . Egli ritraile fopra del cornicione 1' ultimo de' Monarchi di ciafcheduna delle quattro antiche Monarchie , Affilia , Perfiana , Greca, e Romana . Queiti fon retti da Sirene di fiucco: tutto difegno di lui: e tutto d' ottimo gufto . Ne' due pilaflri, che reitano immediatamente fotto i ritratti, collocò a baffo rilievo alcuni putti finti di marmo , e rapprefentativi de' vizj, onde que' Monarchi furon portati a rovina . Sotto il ritratto di Sardana^alo v' è la Crapula, e la Luffuria; fotto quello di Dario a Superbia, e r Invafìone; fotto quello di Tolomeo l'Infedeltà , e la Sinderefi; e fotto quello d' Auguflolo la Pigrizia , e la Viltà . Nel mezzo della volta vedefì Venere tutta occupata in farli abbellire dalle fue Ninfe. Nelle due eftremita, Bacco, che trionfa in mezzo a'bagordi; ed Apollo in compagnia delle Mufe , il quale vinto avendo col dolce fuono della fua cetera la rozza, e difarmonica zampogna-, del temerario Marzia, fi difpone a punirlo. Dichiarano 1" idea del Pittore i verfi, ch' egli pofe fopra le porte della, medefima galleria: e fono i feguenti. >

Ajjyrius , Grcecus , Romanus , Perfcus , alto

farti fletit: everfo nunc jacet imperio . Extulit Integrita! , Gravitas , Moderatio fortem:

Subruit imbellem Bacckus , Apollo , Venus .

Terminati queiti lavori non riposò punto il Parodi; perciocché il Signor Gio. Luca Durazzo il conduffe a Pino , fopra il Bifagno , a dipingergli qualche bofehereccia amenità in quel fuo palazzo di villeggiatura: e il Parodi in un bagno figurò Diana , che fi lava al fonte , ed altre amene, e galanti cofe. Di li a qualche tempo 1' anzidetto Signor Girolamo mandollo al fuo palazzo di Ramairone inPolceveraa

. e gli diede

e gli diede a dipingere 1' atrio, che introduce alla fala_.; full' entrata della quale efprefie Apollo in atto di prefen* tare alla Polcevera il libro di Bertoldo, parte delle cui

Di afhizie infieme con alcune fcempiaggini di Bertoldino e^li Domenico efpofe colà: e vi fece eziandio le figure del Re Alboino, Arooi. ^» Erminio fuo (cudiere, del Medico di Corte, ed altre piacevoli cofe, che rapifcono lo fpettatore.

In diverfe Chiefe poi di quefta città molte fono , e tutte infigni, le Opere a frefco del noftro Parodi . In S. Andrea dipinfe una Gloria d' Angioli fopra 1' Aitar maggiore . In_, Santa Marta lavorò un' altra Gloria d' Angioli nella cupoletta; e intorno alla cupoletta aggiunfe a' lati le tre Virtù Teologali. In Santa Brigida effigiò nella volta efta Santa titolare portata in Cielo da un drappello di Virtù . In S. Carlo fon di fua mano le quattro figure di Virtù a chiaro(curo, che fi veggono negli angoli della cupola . Nel capitolo contiguo alla Chiefa di S. Sebaftiano dipinfe fui frefco la Concezion di Maria con Angioletti, altri a chiarofcuro , ed altri coloriti , che tengono partitamente le infegne Vefcovili di S. Agoftino , e il libro della Regola di quelle Monache Agoftiniane.

Fu il Parodi impiegato anche da Cofmo III. Granduca di Tofcana, il quale dopo d' efiere fiato da lui fervito di certa pittura commeflagli ; tanto nel buon concetto gli crebbe; che ne chiefe tofto il ritratto, per collocarlo in quella fingolare fua galleria. Ubbidì puntualmente il Parodi, recandofi a grand' onore 1' aver luogo fra' più famofi Pittori del Mondo; che ben n' era degno. Da tal ritratto noi abbiam ricavato il qui antipofto , già pubblicato per mezzo delle fiampe nell' infigne raccolta del Muféo Fiorentino, ove leggefì anche un fuccinto, ma molto onorifico , elogio della virtù di sì raro Soggetto.

Né fu folo il Granduca di Tofcana , che chiedefle Opere del noftro Parodi. Anche la Reina di Spagna Elifabetra volle alcune fue tavole di divozione: e ne rimafe talmente foddisfatta; che ella ftefia per lettera ringraziollo , ed altre pitture gli commife; non tralafciando le effettive dimoftrazioni di fua Regia liberalità.

Fu

Fu quefV Artefice anche ben efperto nel fare ritratti. Moltiffimi di fua mano ne abbiamo in Genova nelle primarie cafe , che fon di fedeliflìma rapprefentanza . Se ne veg- ——■ gono alcuni appreflo i Signori Durazzo in via Balbi; de' Di quali uno è cjuello del fu Eccellentiflìmo Doge Stefano Du- I$2JJJJlco razzo; e gli altri, quelli del vivente Eccellentiflìmo Marcello , e della Signora Maria fua Conforte: tutti prefi appuntino da' naturali . Alcuni belliflìmi ne aveva il Signor Agoflino Gavoni: altri ne ha il Signor Pier Francefco Grimaldo . Le figliuole del Signor Giufeppe Maria Durazzo ne poffedono uno dimoflrante la Signora Cammilla lor Madre: ed è flupendo: e parecchi ne confervano i figliuoli del dianzi mentovato Sig. Santo De' Ferrari: i quali anche hanno di quefto Pittore un infìgniflìmo quadro rapprefentante Mercurio, che col fuono del piffero concilia il fonno ad Argo; al quale, giufla la favola, rubò pofcia 1' armento.

Ma parliamo oramai d' alcune fue tavole da Altare, • nelle quali tanto fi diftinfe . Porta fra efle il primo vanto quella di S. Francefco di Sales, locata fopra V Altare a quefto Santo dedicato, entro la Chiefa eli S. Filippo Neri: tavola, che per la nobiltà dell' invenzione , per 1' energìa dell' efpreflìone, e per 1' armonia del colorito fa vedere.* quanto può 1' Arte. Ce n' è un' altra non meno degna in_. quefta Chiefa di Noflra Signora delle Vigne, la qual tavola moflra la Santiflìma Trinità , e i Santi Stefano , e Lionardo. Aflai pregevole è quella della Nunziata , che egli mandò in Savona per la Chiefa di tal titolo . Ma non tanto egregia è quella [quantunque per altro bella], che nell' ifleffa città fi vede entro la Chiefa di Sant' Anna; nella qual tavola-, (la effigiata Santa Terefa col Serafino, che la ferifee . Nella Parrocchiale di Spotorno ve n' ha una di effo Parodi affai buona: e rapprefenta la Vergine Addolorata, e S. Giovanni Evangelilìa . Alcune in oltre ne fono in quefta Riviera di Levante: cioè, due nella Chiefa principale di Sori rapprefentative, l'ima della Vergine, di S. Francefco di Paola, e delle Anime purganti: 1' altra di divedi Santi. Avvene altresi una nell' Oratorio di S. Martino in San Pier d' Arena, (toriata d' un fatto di quefto Santo . Le due poi, che il Pa

rodi fece qui per le Chiefe di Santa Croce, e della Miffione , dimo{tranti la prima S. Cammillo De Lellis; e la fe

L conda Santa Caterina da Genova, ficco me furono , infieme

Di con molte altre, parti dal fuo permeilo prodotti in vec

?aksm? chiaia: cosi mancano di quella fquifitezza, e di quel brio, che nelle foprannotate fi lcorge. E di qui pattiamo oltre; che il finora efpofto non bafta a circofcrivere i limiti d'una tanta virtù.

Già avea il Parodi in fua gioventù modellato, come da principio accennai. Ma del folo modellare non fu contento il fervorofo fuo fpirito . Ei volle anche imparare a fcolpire. Gliene fu maeftro il Padre: indi ne profeguì lo ftudio da fe con tale accuratezza, e coftanza; che in quefta Profeflìone riufci non meno di quello riufcito fofte nella Pittura. Laonde, fenza abbandonare il pennello, adoperò fovente lo fcarpello ancora; e conduffe ftatue di raro artifizio. Due ne fece in S. Filippo Neri per lo già menzionato Altare di S. Francefco di Sales, 1'una dell'Amor Divino, e 1' altra della Manfuetudine . Nè debbo tralafciar di dire, come in occafione, che le fuddette ftatue colà fi locarono, vi furono dall' Haffner dipinte le pareti della cappella: e nella volta vi dipinfe il Parodi l'immagine della Fede. Dopo tali fculture fece il Parodi due fmifurati lioni, che fono a piè delle fcale di quefto Collegio de' PP. Gemiti: la fontana, che è in un falotto del palazzo Brignole; intorno alla quale veggonfi Romolo , e Remo allattati dalla lupa: di più le quattro ftatue, che adornano la principe fala di quefto Reale Palazzo, rapprefentative de' Patrizj Anfaldo Grimaldo , Tommafo Raggi, Ottavio Saoli , e Vincenzio Odone . Formò egli pure il modello dell' altra maeftofa fontana, che è nel profpetto del cortile del palazzo Pallavicini, fituato lungo la ftrada nuova . Quefta fontana ha intorno , in materia di ftucco lavorata, la caduta di Faetonte, e cariatidi, ed altri ornamenti d' architettura, tutti di leggiadra, e guftofa invenzione. Per sì egregie Opere tanto fi diflefe la fama del Parodi ; che pafsò fin oltremonti, donde gli vennero commeflì molti lavori. Giovanni V. Re di Portogallo lo fcelfe per la (trattura d'un gruppo marmoreo

rappre

rapprefentativo della Madonna , e di S. Antonio di Padova: gruppo, che a Lisbona trafmeflò, tanto incontrò il genio di quel Sovrano; che inviò tantofto a Genova il proprio —^.^ ritratto, affinché il noftro Artefice lo riportaffe in marmo: Di ficcome quefti efattamente efegui. Volle altresì il prefa- Domenico to Sovrano avere un quadro di mano di lui. Fecelo il Pa- aA0DI * rodi con tutto l'impegno. Figurovvi Gesù grondante fangue, ed agonizzante nell' orto; ed in faccia 1' Angiolo, che

f;li prefenta il Calice; ed aggiunfevi in alto fra le nuvole_. 'Arcangelo Gabbriello con un giglio in mano in atto di meftizìa . Idea , che riufcì graditiffima .

Il Principe Eugenio di Savoia, che avea già fatto dipingere dal Parodi alcuni quadri; volle eziandio, che gli coflruiffe due ftatue di favolofi foggetti da locarli a Vienna nel fuo giardino . Efeguì quefti la commiflìone. Le due ftatue furono di Adone, e di Arianna , le quali sì eccellenti riufcirono, e sì perfette, che traflero l'univerfale ammirazione . Quanto foddisfatto ne reftafle il Principe, lo dichiarò il largo premio, che ne diede all' Autore. Qui poi molTero la nobil mufa del Signor Gio. Battifta Riccheri chiariffimo noftro Poeta a compor fopra di efte due fonetti, che fon due gioielli. Eccoli trafcritti in carta, degni per altro d'eftere incili in oro .

Per la belliflìma ftatua d' Adone fatta dall' infigne Scultore Domenico Parodi SONETTO.

Del vago Adon per gelosia di Marte

Spento Vener piangea l infaufio amore: Ma non porgean conforto al fuo dolore Tante lagrime, e tante indarno /parte. Qttand' ella vide il fuo gentil Paflore

Sculto da te, Parodi, e sì dalf arte Finto il volto divini che tn ogni parte Più vago era di quel, che avea nel core. Frenando

Frenando allora il pianto fuo, rifolfe

Dar vita al freddo fajjo; e V immortali Foco dal del per animarlo tolfe. Di Già gì' infondea nel fen fpirto vitale:

Domenico Jtfa ja man0 arrefih; eh' ella non volfe

La belV Opra immortai render mortale.

Per l'altra belliflìma ftatua d' Arianna fatta dallo fteflò Parodi SONETTO.

Quejla è colei, che abbandonata, e mefta SuW erme piagge dell' alpe/Ire NaJJò Piacque a Leneo, che all' agitato, e lajf» Spirto di lei fedo la ria tempefla . Ma s' è pur deffa, come immobil refi a?

Come non volge i rai, né move il paffo ,

E non parla , e non fpira? Ah, eh' è di faffo:

E tua belV Opra, o gran Parodi è quejia .

Da qual parte del ciel V alma , e ferena

Fronte togliefli, e tai bellezze, e tante; Onde cofa mortai raffembra appena? Oh , fe tal d' Arianna era il fembiante , Non avria già fu quelV ignota arena Pianta la fuga dell' ingrato Amante. Per dare anche un faggio dell' abilità , e perizia, che ebbe il Parodi in Architettura, defcriverò brevemente la fuperba macchina, che con modello, e direzione di lui fu coftruita nel porto di quefta città per un funtuofo feftino, che il Pubblico fece godere in mare il giorno 23. del febbraio dell'anno 1710?. al Principe Carlo Alberto Gaetano di Baviera , che pofeia fu Imperatore col nome di Giufeppe IL . Tal macchina, lavorata tutta nel breve Spazio di nove giorni, figurava un' ifoletta di fcogli; ed era lunga cento palmi, e larga novanta . Ella ftava piantata fopra otto forti navigli, volgarmente denominati, piatte , infic

me incatenate, e me(Te in tal pofitura, che fervivano di bafe ad un gran fuolo di afiì. In mezzo a tal ifoletta appariva un tempio di dodici lati con loggette, e balau(lrate, in ciafchedun d' elfi . L' ornavano , si dentro , che fuori,' ET varie colonne, e pilaftri d' ordine Dorico, e varie figure_. Domenico di Tritoni, e di Naia Hi, con ripartiti fornimenti di coralli , di conchiglie, e di altre vaghezze marine. Sopra la_cupola di quefto tempio al di fuori vedeafi una maeftofa flatua di Nettuno in atto di tener cheti i flutti con lo (tefo tridente . All' intorno dell' ifoletta erano alcune grotte, che fervivano di bottiglierìa, e di credenze pe' rinfrefchi, in_* larga copia colà preparati. E' indicibile il piacere , ch' ebbe quel Principe, allorche fi vide entro un palazzo cosi artificiofo , ed ampio: tanto più , che, eflèndo in tutta calma il mare, ftava la macchina immobile, come fe avefle avuto i fondamenti fopra la terra.

Quanto poi foffe ingegnofo , e fecondo il Parodi nell' inventare, e comporre, il diede a conofeere in varie occafioni. Egli fu, che per lo folenne triduo in onore del Servo di Dio Aleffandro Saoli aferitto dal Sommo Pontefice_. Clemente XII. al catalogo de' Beati, ornò la Chiefa di S. Paolo de' PP. Barnabiti con tutto il buon gufto d' Architettura; difponendovi, .fra intrecci di nallriere, di feftoni , e di fiori, cartelli, e tele, contenenti fimboli, ed inflizioni , o rapprefentanti qualche virtù, o qualche miracolo del Beato . Egli pur fu , che architettò gli ornamenti, fece quadri (toriati, e divisò infcrizioni nella Chiefa di S. Filippo Neri , ove dovea folennizzarfi la Canonizzazione di Santa Caterina Fiefca Adorna. In quefto lavoro s'acquiftò grand' onore: e diftintamente molta lode fu data da i Virtuofi a quel: Domus mea domus orationis vocabitur: pofto filila porta di detta Chiefa; il quale par trito, e poco a proponto a chi non fa più oltre . Ma chi fa, che quivi era_. il palazzo della Santa, convertito poi da'PP. dell'Oratorio in quella Chiefa , feorge , che altro motto più acconcio, e più proprio non vi fi poteva adattare.

Fu il Parodi invitato a Savona da' Protettori dell' Opera di Noflra Signora di Mifericordia, ad abbellire quella-. Tom. IL P Chiefa

Chiedi per l'anno 1736., in cui compievafi il fecondo fecolo della nota miracolofa Apparizione di effa Noftra Signora nella valle di S. Bernardo . Non potè quefto PitDi tore, a cagion di molte fue occupazioni, partirli di qua. Per ^m»tm non ^a^ar Pero ma* contenti que' Signori, mandò loro un difegno colà puntualmente efeguito da Gio. Agoftino Ratti mio Padre, a cui eflò Parodi ne icriflè per lo regolamento. Soggi ugnerò qui la lettera, che per verità ha tutto il merito d' efler letta, e gradita.

Mando a V. S, i difegni de' cartoni da dipingerfi per cor teflo Santuario. Quefii difegni non gli ho fottilmente terminati , non tanto per lo divagamento caufatomi dall' idearli, quanto per non offendere V. S., cui fo poco bajlare per V ejeguimento d' una propofiale idea .

La prima figura adunque da collocar/I fopra V efieriort_> principal porta farà la Fede in abito bianco; e febben ella a prima vifla comparirà a' meno difcernitori per la Madonna di Mifericordia: un tal equivoco di divozione farà condonabile. Qttefla figura avrà in capo una fiamma; e V avranno ancora, come vedrà dal difegno, le altre due figure, della Speranza, e della Carità, che dovranfi collocare Jopra le laterali porte. Quefle fiamme , oltre all' ejjere fimboliche delle Virtù , faranno allujione altresì alla credenza dal Popolo favonefe prefiata a quei tre fuochi, che in teflimonianza dell' Apparizion della Vergine, vide a que" giorni fopra le tre principali fabbriche della citta. La Fede poi terrà nella dejìra mano il Calice con V Ofìiafacrofanta; e farà appoggiata alla Croce, che fi fingerà di colore vermiglio , per figurare T Arme della SereniJJima Repubblica—, e dinotare in tal modo efferfì la Fede mantenuta fempre fervida , e coflante dal primo ingrejfo nella Repubblica fi effa , e ne'Juoi Stati . Sopra bafe quadrata , per dinotare la Jiabilità , poferà quefia figura , e fono vi fi potrà fcrivere: Super hanc petram aedificabo Ecclefiam meam . Motto, che, oltre agli altri fignificati, farà buoniffima allufione al fajjo , fu cui posò la tergine i fuoi Santiffìmi Piedi, quando apparve; ed è quello Jìejfo, che ha data occaftone alla fabbrica di sì funtuofo Tempio • E perchè meglio l' Arme della Sereniffima Repubblica fia deferiti*

fcritta in tale figura: le fi porranno a1 piedi due grifoni inatto d'adorazione del Sacramento, eh' ella tiene in mano.

La macchina delV Aitar maggiore f potrà fare in più pez- _ zi, 0 come V. S. meglio giudicherà. Un fol cartone però con- Di terrà la figura della Vergine tutta cinta di raggi in atto di ,$£!sdi? fpiccarfi dal faffo, fu cui s' era pofata i e volare verfo la Santiffima Trinità, che farà contenuta in un altro cartone. Sopra la Vergine vi fa una cartella, in cui fi leggano le ultime^ parole da Ejfa dette nel ritornare al Cielo, che fono: Mifericordia, e non giuftizia. E ficcarne avea ordinato al Botta^9 che intimale a' Savonefi Digiuno , e Penitenza: così ho finto, \

che la Vergine lafci al baffo nella fua partenza quefle due figure . La Penitenza farà inginocchiata fopra [affi con flagello nella deflra in atto di batterfi, e Croce nella fini/Ira, fu cui fifft gli occhi, e- pianga . Il Digiuno poi lo fingo feduto per la fiacchezza con cartelletta in una mano, entrovi ferino: Pauco vefeor: e una lepre neìV altra . Il vefìito di queflo farà bianco, ed il drappo ad armacollo, verde. La Penitenza veflirà abito bigio , logoro , e fquarciato . La figura d' Antonio Botta, a cui la Vergine apparve, ftarà al baffo in un folo cartone; e farà efprejfa non tn atto di godere la Celefle vifiom^ della Madonna; ma in atto di divozione, e dy interno raccoglimento . Il tempo è breve . V. S. fi faccia onore: che io /orto: ec.

Genova li 15. Febbraio 1736.

Domenico Parodi,

Dopo le riferite Opere profegui il Parodi a dipingere: ma con un' efecuzione tanto fiacca, e (tentata; che le pofteriori pitture più non fembrano di mano di quefto chiaro Soggetto . Tal è il fuo a frefeo , ch' ei lavorò nel palazzo Brignole; ove rapprefentafi la Gioventù nella volta d' una ftanza in mezzo del Vizio, e della Virtù. E tale è quell' altro fuo a frefeo in una ftanza del palazzo Saluzzo; ove fi vede efpreffa la Liguria con varie cofe a lei allulìve. Infer riori a quefte fon le pitture, che egli fece in due volte di danze del palazzo Durazzo; ove negli anni addietro avea_. dipinto quelle cofe sì ftupende, che già dicemmo . In quefte

P z due

due volte ei dipinfe , nell' una la Giuftizia , e la Pace; e nell' altra il Tempo, che mette in chiaro la Verità. Ma ==== ficcome elleno erano di pennello affai fiacco, cosi poi iuroDi no in molte parti dal Boni, Pittor Bolognefe, ritocche . Domenico E pure in una di dette ftanze confervaiì del Parodi in figura ovale un quadro d'Agarre confortata dall'Angiolo, d' una maniera sì bella, e tanto Guidefca; che lo fteflo Guido non fe 1' avrebbe per male, fe attribuita gli fofte. Tal quadro però fu dal Parodi dipinto molti anni innanzi de' fopradetti lavori a frefco: dopo i quali un altro pure ne fece nel frontifpizio d' uno de' chiofta del Convento di S. Domenico: pittura di mediocre valore . Fiacchiflìma poi fu la pittura della cappella di S. Bernardo in Caftelletto; nel che diede sì poco faggio di fe, che riefce difficile a crederfi quella effer fua fattura. Colpa tutta della vecchiaia, che intiepidifce la fantasia, appanna gli occhi, rende vacillante la mano, ed eftingue 1' antico brio . Quindi l'attempato Artefice manca d'attività per li robufti, e fini lavori.

Finalmente caduto infermo il Parodi nel mefe d' aprile dell'anno 1740. dopo alcuni giorni cefsò di vivere in età d' anni fettantadue: ed ebbe fepoltura nella Chiefa di S. Teodoro . Non conobbero i Medici la fua malattia . Fu però fentimento comune, che lo {moderato ufo del cioccolatte, di cui negli ultimi anni della fua vita unicamente nutriva fi , gli aveffe infiammato le vifeere . L' eccetto , anche nelle cofe buone, è nocivo . Ma paftiamo a parlare d'alcune fue doti, che tanto nella Pittura Io fegnalarono.

Con quali principj s'introduceffe alla Profeffione del dipingere , già lo dicemmo . Reftaci a dire , come li praticaffe . Egli ftudiava continuamente in fui naturale; traendo da quefto i fuoi difegni, e modelli; onde poi regolava le fue compofizioni, i nudi, e gli andari delle pieghe. Adattava in oltre gli fteffi modelli alla luce, in cui doveva efeguirli; e però egli non dava mai a' fuoi quadri , o a' fuoi a frefco luce ideale; ma fempre fi regolava dalle luci, che realmente erano nel luogo, ove quelli dovean comparire. Che, fe ivi foffe ftato un contrafto di luci rifultanti d«u

molte

molte parti, egli di tutte fervivafì; e ciò con tale artifizio ; che quel dipinto riconofcevafi proprio folo del luogo, dove era flato condotto . Cofa di gran fatica, ma _ infieme di grand' effetto , e di raro pregio . Di

Egli, oltre a ciò , veftiva le fue ngure d' una certa fem- Domenico plicità, e naturalezza; che ben dava a divedere , quanto arOD * accurato , e profondo Audio egli avefle fatto fu i monumenti della Greca antichità . I fuoi Nudi moftrano al vivo U-» ftcffa natura. Ne' veftiti le fue pieghe fon difpofte con tal arte; che vi fa tutto 1' uffizio , e non vi comparifce ftudiata . Nel Aio dipingere a chiarofcuro fu poco meno che inimitabile. Egli dava a' fuoi finti rilievi un lume infoiito, gettando gli fcuri nelle parti efteriori, e fuperficiali delle figure-»; cioè, in quelle parti, ove la polvere cadendo trova piano da pofarfi; e della tinta di quefta polvere li fingeva adombrati per più graziofo inganno dell' occhio, e metteva i chiari più vivi nelle parti depreffe, e concave, come avviene ne' rilievi di marmo, ove la polvere in tali pofti non fermali; quindi vero marmo fembravano que' fuoi dipinti. Onde fpeflò avveniva, che anche Perfone intelligenti v' accoftaffero la mano, per accertarli della verità.

Fu il Parodi d' un indole onefta, liberale, e magnanima . Moflroflì però troppo amante di gloria; e ciò ridondolli, anziché no , in pregiudizio; perocché negli ultimi anni del viver fuo, quantunque ancor vegeto fofte, e robufto: pure, come accennammo, operò debolmente, anche a motivo del già acquifiato credito, che gli recava fidanza; mentre parevagli, che dal fuo pennello non poteflero ufcire, fé non cofe infigni: e quel, che è peggio, rimirava quelle ultime con egual occhio parziale, come le precedenti.

Egli era fuperiore a quanti Pittori di que' dì vantava la Liguria: e ben conofcevalo: tuttavolta niuno di elfi fprezzava; ma anzi lodava a proporzione le cofe loro; e propone vali, fecondo il merito , a que'lavori, a'quali non poteva eflò fupplire . Molto guadagno gli produflèro le tante fue nobiliflìme Opere già qui riferite . Ma perché troppo fpien-lidamente rrattavafi; perciò pochi avanzi ha lafciato a' figliuoli: quattro de' quali fi hanno eletto lo (lato Ecclefia

P 3 ftico;

Parodi.

ftico; e qualcheduno d' elfi ancor vive: ficconie pur vivono altri, che fono ammogliati; ed alla Pittura attendono. ====Ma l'unico, che vi fi diitingue, (pecialmente pel fuo bel D, modo di fare i ritratti, è Pellegro, il quale foggiorna con Domenico molta fama in Lisbona, ove da più anni s'è trasferito; ed ha meritato Y onore di ritrar que' Sovrani, ed altri Principali di Corte. Né io crederei a efagerar punto, fe affermane effer coftui uno de^più eccellenti Ritrattifti della noftra età . Egli conta già i feflantaquattF anni di vita; altrettanti gliene auguro; onde fempre accrefca la gloria a fe fieffo, alla famiglia, alla Patria.

Ebbe il Parodi alcuni Difcepoli, de' quali uno fu Francefco Biggi Scultore; il quale, febbene ftudiò in Roma, e poi qui fotto Filippo Parodi Padre di Domenico: pure Domenico gli diede fempre ottime inftruzioni per la Statuaria , e continuamente vel tenne impiegato. Avea quefto Biggi molta abilità, e grazia in lavorare il marmo; ed il noitro Domenico tanto fi fidava della perizia di lui; che, datogli il modello, gli lafciava la libertà di condurre fu quello la ftatua . Una [tatua in fimil maniera condotta è quella dell' Adone, che vedeli nel giardino del palazzo Durazzo al Zerbino. D'invenzione poi , e di (bruttura tutta del Biggi fono le due itatue in iftucco de' Santi Stefano, e Battifia locate nella Chiefa del grand'Albergo de'Poveri, e le altre , che fi veggono entro le quattro principali nicchie della cupola della Chiefa del Gesù; e tutte meritan diftinta lode . Ma quefto Biggi , quantunque valente , non-i fu mai conofciuto; perché non le ne curò; quando per altro avrebbe fatto moltiffimo fpicco nell' Arte, fe con aprire ftudio , ricevere allievi, ed operar da fe fteflò, qual Profefiòre, foftenuto in alcun modo aveffe, e non trafeurato, com' eì faceva, il proprio decoro. Egli mori in età più che feffagenaria 1' anno 1736.

Difcepolo di Domenico Parodi fu nella Pittura Niccolò Malatto . Queft'uomo ebbe un bel talento: ma anch'egli, come il Biggi, viflè femplice mercenario del Maeftro, il Quale lo applicò a dipingere d' ornamenti; e in quefto genere l'ebbe , non per compagno, ma per garzone. Fece il Malatto molti lavori a frefco fenza la direzione del Parodi. E per nominarne alcuni: in cafa Balbi dipinfe i mezzanini. In_. Albaro colorì la fata del palazzo Brignole: in S. Giacomo ^==== della Marina figurò il coro, e vi dipinfe gli ornamenti; Di e per li Signori Spinola lavorò fui frefco le citeriori faccia- !*>mEN>C° te della lor loggia con arabefchi, e figure, d' ottimo guilo. A*°M" Nel 1727. pafsò il Malatto a Torino, chiamatovi da Vittorio Amadeo Re di Sardegna, ove fu impiegato a dipin- . gere alcune cofe d' ornato nel deliziofo palazzo di Rivoli, dopo il quale lavoro cadde in grave infermità . Riavutoli da eflTa, ritornò in patria, a fine di meglio riftabilirfi. Ma appena qui giunto, ricadde, e morì nell' anno cinquantefimo di fua età.

Si diftinfe per ultimo tra' Difcepoli del Parodi Don_. Angiolo Benedetto Rofii, Prete focolare, nativo del villaggio di Montobbio . Coftui ebbe per la Pittura uno fpirito pronto, e vivace, quanraltri mai del fuo tempo vantar poteffe. Ma il poverino non godè quafi mai perfetta falute . Faceva ritratti naturalismi, molti de' quali tuttora fi veggono per le cafe di quefta città di affai ilimabil bellezza . Dipinfe di ftorie: e quanto anche in quefta parte riufciffe, il mani feftano la tavola del S. Andrea Avellino avanti la Vergine; la qual tavola orna un degli Altari entro la ChieuLi di S. Giorgio; e due altre tavole, che invio a Savona alla Chiefa di que' PP. Gefuiti: e fon le rapprefentative, 1* una della fuga della Santa Famiglia in Egitto; e 1* altra d'alcuni Santi di quel Sacro Ordine . Quefto Pittore fiorì parimente nelle lettere, e nelle Scienze; che fe a tanti ftudj non fi folTe dato, forfe farebbe giunto ad ottenere nella Pittura un pofto più fublime. Chi volefTe minutamente defcrivere le bizzarre fantasie, e le argute facezie di coftui, avrebbe a tefferne un groflò volume copiofo di novelle; di cui le più galanti, ed amene forfe mai non ne compofe il Boccaccio. Pur alcune vuò riferirne per dilettevol pafcolo di chi lepge. Abitava il Rofti un appartamento, fopra del quale avea_. danza una femmina, che allevava un bambino da latre^ . Cofiei fovente ne lìendeva le fafce alla fineltra perpendicolare a quella, al cui lume il Pittore dipingeva . Egli, dopo

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Parodi.

d' averla più volte avvertita, che lo liberaffe da quell' incomodo: finalmente, uditofi rifpondere dall' indifcreta vicina: __In mia cafa comando io: Dunque, ancor io, replicò il Rofii, ~di avrò in mia cafa la facoltà di comandare . E prefo tofto il pennelDomenico lo, tinfe ad olio tutta intorno 1'efterior parte della nneftra, e fpeflò vi replicava la tinta. La donna, tirate fu le fafce, e trovatele tutte impiaftrate d' untume oliofo, piena di ftizza cominciò a sbottonare: e il Pittore dolcemente ridendo: Guardate, diceva , che indifcreta donna! Ella può far ciò, che vuole nella Jua cafa; e pretende, che io non pqjja far ciò, che io voglio nella mia. Paflato poi da quella cafa ad abitare in un' altra , vi trovò un incomodo, che molto il noiava. Era quefto il continuo canto d' alcuni uccelli chiufi in gabbie , che appefe (lavano ad una fineftra immediatamente fituata (òpra la fua. Egli pregò il vicino a rimuoverli: ma quegli non volle farlo. Il buon Pittore vi trovò ben_. egli il rimedio . Una mattina, pofto fulla fua fineftra il pagliaccio , gli diede fuoco: ed il fumo fofFocò gli uccelli. Il vicino ne fchiamazzò: ma fcufoflì il Pittore, dicendo, che aveva abbruciato il pagliaccio, per liberarfi dalle pulci, che la notte antecedente con le loro morficature non gli avean lafciato prendere, né pur un momento di fonno. Tanto egli era graziofo, e lepido, anche nel ribattere le altrui moleftie . Ma fu quefto punto baftino i recati due faggi:

Mori il Roflì in Pavia, dove fi tratteneva , facendo fcuola a' fanciulli; perciocché a cagion della chiragra , che (lorpiate gli avea le mani, egli era divenuto impotente a dipingere. L'anno, in cui mancò, fu il 1755., dell'età fua feflantefimo primo

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