Saturday, August 13, 2011

Da San Lorenzo a San Stefano

Da S. Lorenzo a S. Stefano.

Aia brevità che mi propongo in quest' opera non increscerà forse al mio lettore se non ora ch' io do principio dalla Chiesa Cattedrale, nè forse, quant' ora, darà travaglio a me, il quale debbo con somma strettezza studiar diligenza e copiosità di notizie. Non andò lungi dal vero chi disse: nel S. Lorenzo potersi prendere, come in compendio, la cognizione delle arti nostre nei loro diversi tempi e caratteri: nè io sarei timido al soggiungere, che a qualunque dotto della nostra istoria si trattenga a contemplarla debbono correre a mente tante epoche di storia religiosa e civile quante bastino ad accennare la gloria genovese in ogni progresso di virtù e di grandezza. Pochi ignorano che una chiesa dedicata allo stesso santo esisteva nel luogo ove ora s'innalza la cattedrale, e venne infilio a noi o fama o supposizione, che quella fosse edificata nel sito che Ai.i7.eri Guida di Genova. 1

diè alloggio al santo levita nel 260, allorchè insieme a S. Sisto tragittava di Spagna a Roma '; nè può a noi piacere o giovare in alcun modo l'opporci a questa pia e probabile credenza, abbenchè di molte altre ci converrà essere oppositori a nostro malgrado. Nulladimeno essa non ci porge notizia di sè prima dell' anno 878, quando piacque al vescovo Sabatino di traslocarvi dalla Villa Matuziana ( S. Remo ) le venerate reliquie di S. Romolo *. Nè, credo, s'ingannerebbe chi la credesse a queir epoca non ignobile e disadorna, e }' idea d'un progressivo decoro si conferma in noi dal vedervi allogato prima del 978 un clero particolare di canonici, e undici anni appresso traslocata per opera del Vescovo 3 Giovanni II di casa Fieschi la sede vescovile, che prima tenevasi fuor delle mura nella basilica dei SS. Apostoli. Verso il 4400 i consoli deliberarono di ricostrurla , e prima fu mandata ad esecuzione la facciata, che ancora al dì d' oggi è meravigliosa per sontuosità d' ornamenti, e curiosa per il suo

genere d- architettura. Le memorie che rimangono, e più ancora Io stile qua e là diverso della fabbrica interna, ci fanno avvertiti che l'intero edificio fu compiuto in progresso non breve di tempo; ma nel 1448 non potè essere nei principi, se Papa Gelasio li la consecrava con gran pompa e solennità. — Parrà meraviglia che esso andasse a compimento in un secolo di continue guerre, sotto governo che ad ogni poco mutava amministratori, a chi non consideri quanto forte sentissero le italiane repubbliche il desiderio di abbellirsi con opere di generosa pietà. Nè la guerra poteva far contro al magnanimo intento perocchè il frutto delle vittorie destinavano principalmente a tal fine, e fu per avventura singolare agl' italiani l'aver cura delle glorie religiose e domestiche nel tempo stesso che correano i mari più lontani per cupidigia di onore. Alcuni principi, aiutati dalle armi dei genovesi nella tutela dei propri diritti, interpretando i costoro desiderj, ne li rimunerarono con liberali donativi alla chiesa di S. Lorenzo; e tra questi corrono specialmente alla memoria il giudice Mariano di Cagliari, che donò sei casali ed un' annua libra d' oro ', il re Barisone che diè due casali con ogni sua rendita*, e Gomita giudice d'Arborea che fece dono all' opera del Duomo d'una chiesa di quel territorio dotata di grossi redditi, e della metà dei monti sottoposti alla sua signoria, nei quali trovavasi una vena d'argento. A queste donazioni vanno anteriori alcune altre di non minore importanza, le quali ci serbiamo ad accennare più sotto per non fuorviare soverchiamente dall'ordine delle descrizioni. Basti il conchiudere, che questo tempio potè con tai mezzi avviarsi a perfezione, uè il governo mancò d'impiegarvi del proprio ', e nel 4474 troviamo fatta legge pei consoli, che si pagasse dai cittadini il deceno sovra tutti i pii legati testamentarj, e da' canonici la metà delle decime annuali fino alla total perfezione dell' opera.

A voler fare un accurato esame sul prospetto di questa chiesa, convien distinguere due diverse epoche di costruzione; la primitiva cioè del secolo xi, ed una seconda decretata nel 4546 e ridotta a fine nel 24 per opera specialmente del doge. Ottaviano Fregoso. Nella prima si comprende quanté al basso, sia nella parte di mezzo, sia nei lati dell' edilìzio: neh" altra quanto si leva oltre le linee de'fianchi cioè, porzione della fronte mezzana , e il campanile che s'innalza a straordinaria altezza sulla dritta dello spettatore. Ma la costui attenzione agevolmente verrà sulle prime richia

mata da una moltitudine di bassi-rilievi commessi senza ordine o simmetria tra le listelle che attorniano la facciata, e forse a cui fossero mal noti gli usi dell' antichità si renderebbero di difficile ragione. Sembra che i nostri padri cui non governava la stolta febbre di distruggere le migliori opere d' arte, ma ponevano ogni cura nel custodirle , intendessero per tal mezzo a preservare quanto avean di scultura dalla negligenza dei nepoti degeneri. Non fu privilegio dei Genovesi questa venerazione agli antichi monumenti. I veneziani facean legge, che ogni lor nave di ritorno dal levante formasse il suo carico di colonne, o statue, o bronzi, o bassi-rilievi o d' altre preziosità che si rendessero di possibile acquisto, e molte di tali materie si adoperarono nel fabbricare il lor duomo '. Un'egual legge non troviamo in Genova, ma gli stessi fatti ci si appalesano da autorevoli memorie, e da incontrastabili monumenti. I bassi-rilievi esistenti su questa facciata non sono altro che sarcofaghi destinati un tempo ad accogliere le ceneri di persone agiate od illustri, e di questo ci farebbero testimonianza le loro epigrafi, e i loro simboli, quando non bastassero la forma, e le decorazioni onde sono composti. Questi simboli, e queste decorazioni si riducono quasi tutti a poche leggi 2 negli antichi monumenti de'Romani, i quali più ch'altro popolo mantennero l'uso de' sarcofaghi ne' secoli della decadenza: innumerabili son quelli che hanno le canalature striate con Y effigie o la memoria del sepolto nel mezzo, e non meno numerosi quelli in cui sono scolpite le larve ', i cigni che s'imbeccano, le porte infernali, i tripodi del sacrificio, l'anima simboleggiata in Amore e Psiche, ec. ec; talchè conviene stare all'opinione di chi argomentò, che ne' tempi accennati si lavorassero dozzinalmente, lasciando vano il campo dell' iscrizione o del ritratto, per soddisfar prontamente le comuni domande. Di maggior lusso e forse appositamente scolpiti eran quelli che rappresentavano il trionfo di qualche divinità, o qualche allegoria allusiva all'estinto, ed a questo genere appartiene un sarcofago che è sul basso del campanile, ed un frammento col trionfo di Bacco dalla parte del battistero, il quale trasse taluno nell' avventata congettura, che quivi esistesse primitivamente un tempio dedicato a quel dio.

1 D'Agincourt — Storia dell'aite.

* V. L'erudita opera del Montfaucon — l'antiquitè expli• Un sarcofago colle larve De' lati fu scoperto in nn recente scavo su questa piazza appiè della scalinata; ed è ora provvisoriamente riposto nel portico dell'Accademia. Chi trovasse il ritratto del defunto sconciamente solcato collo scalpello, e notabilmente diverso dal resto della scultura , sappia che fu costume ne'bassi tempi il servirsi d'antichi sarcofaghi per riporvi altri cadaveri e delinearvi sulle vecchie sembianze quelle del nuovo sepolto secondo il barbaro modo di scolpire che regnava in que' secoli d'ignoranza.

Ora per quanto io conceda l' uso che avcano i genovesi di portar opere di scalpello da lontane contrade, non posso facilmente acconciarmi alla sentenza di chi vi comprese cotesti bassi-rilievi t. Pie so veder ragione perchè tali sculture non debbano credersi eseguite tra noi nelle diverse epoche dell' impero. È quasi inutile il porre a sindicato l' opinione: ch' esse sieno opere greche di varie età; e superfluo il travagliarci a descriverne to stile , che apertamente è romano, mentre le allusioni, le allegorie, gli emblemi, gli ornamenti e più di tutto le epigrafi latine Aurelio Ilaro — Juniae Pìatonidi — Trocinae Onesimij ed altre, non lasciano dubitare dei nostri argomenti. I quali sarà forza annullare prima clie altri s'induca a Far dono alla Grecia di opere latine, contra ogni principio di cognizione archeologica, e tolga ai liguri con tanta facilità questi monumenti che possono gittar qualche luce sulle nostre arti nei secoli di Roma. E gl'intelligenti torneran del tutto persuasi dal veder molti altri di siffatti sarcofaghi sparsi in Genova e nella Liguria; di questi io rinvenni a Capodimonte, alla Cervara, al Boschetto: di quelli ci avverrà di parlare nel progresso di quest' opera s.

Debbo ora ingolfarmi in un'analisi da cui converrà ch'io mi sdebiti con chiarezza e brevità sebbene sia materia di lungo discorso, e che tanto più mi si rende incerta in quanto niuno scrittore può giovarmi di scorta o di autorità. Scrissero taluni di questa facciata; ma non ravvisando le molte diversità delle sue membra, o disperando di venirne a capo per descrizione, si tennero sulle generali, e furon paghi ad accennare due particolarità: cioè che essa è costrutta sullo stile moresco; ed in parte coi marmi presi nelle conquistate province. Alla prima, troppo chiara per sè, niuno ardì contraddire: l'altra agevolmente può trovare oppositore chiunque diffida delle tradizioni popolari; e dai pochi scrittori è riportata con parole di dubbio, non avendo sì chiari indizi per essere verificata.

Quando le Italiane Repubbliche cominciarono ad innalzare i superbi lor Duomi, abbenchè le arti fosser cadute a bassezza, tuttavia non mancava all' Italia un certo stile di architettura, il quale aiutato da' greci artisti che quivi correvano a migliore fortuna, riteneva ancora un'oscura imagine dell'antico. Ma tale esercizio non essendo moderato dalla scienza de' buoni precetti ed esempj, quella maniera derivava, anzichè dal gusto nazionale, dalla condizione de'tempi, e dal mescolarsi del greco col barbaro; e i municipj erano tanto pronti a giovarsi de' materiali stranieri, quanto ad imitare i modi stranieri ne'loro edilìzi.

eh' io aberrassi un tal poco dal limite che mi è prescrilto. Le urne e i sarcofaghi che si veggono in Genova sarebbero non ingrato argomento a dotte dissertazioni, nè io so che alcun tra noi ne parlasse artisticamente. Il chiar. cav. P. G. B. Spotorno, rapito, non ha molto, da troppo immatura morte all' Italia , illustrando le principali iscrizioni, tien memoria di parecchi in una lettera inserita nel Nuovo Giornale Ligustico, anno 1837. '

Tra il -1446 e 48 i Genovesi presa guerra coi Mori di Spagna, predarono l'isola di Minorca, e sottomisero le doviziose città di Tortosa e d' Almeria; e tornarono in patria con preziosi oggetti d'arte, alcuni de'quali vengon notati dall'istorico Giustiniani. Non è punto strano che gl' innamorasse il bizzarro stile degli arabi monumenti: le sontuose moschee sparse in ogni terra signoreggiata dai mori, i palazzi degli sceriffi a Cordova, a Granata potean lusingare la loro emulazione con quelle selve di colonne d' ogni forma e misura, con quell' abbondanza straordinaria di ornamenti ' che presentavano l'idea della opulenza e del lusso.

Adunque nel principale prospetto del S. Lorenzo imitarono lo stile moresco; ma se nelle molte colonne ' che adornano i tre portali può esservene alcuna recata di Spagna come dalle suddette tradizioni si congettura, mi par certo però, che la distribuzione e il complesso fosse ideato da' Genovesi e per loro discernimento eseguito. V è lo sfoggio moresco ne' capitelli, nelle basi, ne' zoccoli; ma le forme de'capitelli, oltre a quella sobria uniformità che ripugnava al gusto de' barbari, sentono, comechè tralignato, l'antico stile latino; e gli ornamenti non poco si discostano da quella dispiacevole stravaganza e superfluità, che agli arabi sembrava primo e singoiar pregio delle lor fabbriche 3.

1 Dal capriccioso modo eh'avean gli arabi noli' ornare le fabbriche, tolse Dome quel genere che anche al di d'oggi chiamiamo arabetco,

Se que' pochi i quali scrissero del S. Lorenzo avessero fatto un tal quale confronto delle porte maggiori colle laterali, forse veggendone la molta diversità, si sarebbero procacciati d'investigar l'origine delle seconde, gittando, se non altro, i semi di profonde e sicure osservazioni, col giustificare od abbatterò la vecchia tradizione dei marmi recati di Spagna. Ma il comune silenzio ci avvisa, che a quanti dieder cenno della parte esteriore di questo tempio, parve abbastanza il comprender tutto in un' epoca e in uno stile, e se pur diè loro impaccio la strana maniera delle due porte laterali, si disbrigaron dai dubbj col farne lavoro morescoj e comprenderle tacitamente nel complesso della primitiva costruzione. E la storia delle arti può in qualche modo aiutar questo errore ; le Cattedrali di Venezia e di Pisa ', e d'altri Municipj Italiani ebbero gran parte di mole e di decoro da' marmi orientali e s'andarono formando con quel miscuglio d'arabo e d'italiano, che spesse volte pone a gravi pericoli il giudizio degl' intelligenti.

■ Anche a proposito di queste colonne udii qualche perito, che le credea di marmo nostrano, preso da cave ora esaurite.

' li y a encore une autre manière de bitir et de dècorer, que l'on appelle grecque moderne, c'est-à-dire celle de grecs de nos jours, qui on fait un mèlange du goàt antique et du goùt arabe...... où les coloones et lc> principaux

mcmurcs d'arcbitecture s'approchent plus des bonnes pròporlions adoptèes par les anciens. — Viet des architetti't ancien» et modernes par M. Pingeron.

A noi giova l'abbattere innanzi tutto Ja falsa opinione; e ci sembrano bastevoli due fatti. — 4.° La Religione degli arabi vietava espressamente di effigiare a decorazione delle fabbriche ogni umana sembianza, ed una specialmente di queste porte ne è sovraccarica. 2." Nelle mensole che reggono l' architrave delle medesime sono scolpiti i simboli evangelici; lo stile e gli ornati delle mensole non possono disgiungersi dal rimanente delle parti; e ciò basta a distruggere ogn' idea della origine moresca.

Ma queste prove non basterebbero a trar d'inganno chi credesse le due porte eseguite in Genova su quella imitazione, coll'aggiunta arbitraria delle figure umane, e de' simboli cristiani, dove 1" esaminare lo stile e le forme architettoniche non giovasse a raffermarci nel nostro proposito. I monumenti arabi che venner veduti a' Genovesi nelle città di Spagna s'improntavano spezialmente di certa sveltezza, che adottata in Italia sotto la signoria di Carlo Magno, produsse a poco a poco quella foggia di costrurre, che abusivamente appelliamo gotica. E di svelte e sottili colonnette si contesse il principale prospetto del S. Lorenzo, e richiama sulle prime il pensiero allo stile orientale sul cui esempio venne innalzato dalla Repubblica vittoriosa sui mori. L'arco che tende all' acuto, e piega e si concentra sulla sua imposta si incontra nelle tre porte di mezzo, e ricorda le conosciute moschee di que'barbari, e si compie l'imitazione pei marmi intarsiati, e l' assoluta privazione di umane figure poste ad ufficio di ornamento architettonico.

* V. Alessandro da Morrona — Pisa illustrata T. 1.

Niuno degli accennati caratteri si rileva nelle due porte de' fianchi : le proporzioni son pesanti : l' arco semicircolare: il complesso apertamente ripugna allo stile delle tre porte maggiori. Laonde, se pur sarebbe compatibile alcuna modificazione a chi volesse attribuir queste porte all' imitazione moresca, è cosa assurda e ridicola il credere che gl' imitatori dell' architettura araba

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