Friday, August 5, 2011

La madonna della scala -- Buonarroti

Luigi speranza

La "Madonna della Scala" è un bassorilievo marmoreo (55,5x40 cm) di Michelangelo Buonarroti, databile al 1491 circa e conservata a Casa Buonarroti a Firenze.

L'opera è menzionata per la prima volta nell'edizione del 1568 delle

"Vite"

di Giorgio Vasari, come in casa di Lionardo Buonarroti, nipote di Michelangelo, il quale la donò poi nel 1566 a Cosimo I de' Medici.

Nel 1616 i Granduchi la restituirono alla famiglia, restando da allora nel loro palazzo familiare in via Ghibellina, che oggi ospita il museo di Casa Buonarroti.

Superate ormai le ipotesi che collocavano la lastra a non prima del 1495, l'opera è oggi considerata come il primo lavoro pervenutoci di Michelangelo, databile al 1492 circa.

L'opera è un evidente omaggio allo stiacciato di Donatello, come annotò anche Vasari, sia nella tecnica che gradua i piani con variazioni millimetriche di spessore, sia nell'iconografia, a partire proprio dal motivo della scala con gradini pronunciati e corrimano in scorcio, visibile ad esempio nel Banchetto di Erode a Lilla, che sfondano spazialmente aprendo una via di drammatica fuga prospettica.

La figura della Madonna, seduta sopra un masso squadrato e vista di profilo mentre guarda lontano, occupa tutta l'altezza del rilievo, da un margine all'altro, con una severità e una monumentalità che ricorda le steli classiche.

Molto originale è la composizione del gruppo sacro, al tempo stesso bloccato e dinamico, con la Vergine col busto eretto e lo sguardo fisso lontano, in attitudine profetica, mentre solleva un lembo della veste per allattare o proteggere il figlio assopito, e genera un movimento spirale grazie alla disposizione a contrapposto degli arti.

Gesù ha infatti un braccio lasciato andare dietro la schiena e Maria arriva a intrecciare i piedi, mostrando la pianta del sinistro e rompendo la staticità del piano liscio del bassorilievo.

La mano destra girata in fuori venne in seguito usata più di una volta dall'artista per simboleggiare l'abbandono del corpo nel sonno o nella morte, come nel Ritratto di Lorenzo de' Medici duca di Urbino o nella Pietà Bandini.

Pronunciata è la muscolatura del Bambino e la presa di Maria, soprattutto con le grandi mani che, grazie al trattamento differenziato delle superfici, fanno apparire vigoroso un gesto semplice e quotidiano.

Virtuoso è infine il ricadere del panneggio, soprattutto sul sedile cubico, del quale segue la forma con grande realismo.

Sulla sinistra, sulla scala che dà il nome il rilievo, si vedono due putti appena sbozzati in atteggiamento di danza o di lotta e un altro che, sporgendosi sul corrimano, tende, insieme a una quarta figura posta dietro la Vergine, un drappo.

Difficile è stabilire il significato di questa scena di sottofondo, forse un semplice esercizio di stile o un omaggio ai putti danzanti donatelliani.

Umberto Baldini, Michelangelo scultore, Rizzoli, Milano 1973.
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0

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