Saturday, August 13, 2011

A. Magnasco, pittore genovese

Tttore di vivaciffimo ingegno fu Aleflandro Ma

gnafco. La fua abilità nel dipingere di tocco non_i

foto non ebbe in addietro fra' noftri chi 1' uguaglianze;

ma neppure chi la feguiffe . Onde tal maniera con lui

nata , con lui venne meno: né finora è più rifiorita.

Aleffandro, figliuolo di quello Stefano Magnafco valente Pittore, di cui nel primo tomo di quefT Opera fi fa onorevole ricordanza , nacque in Genova l'anno 1681.

Nel

Nel 1^85. gli mancò il Padre, ed in povero llaro lafciollo. La Madre alle feconde nozze paftata, continuò qualche-. tempo a mantenere il figliuolo, come meglio potè, finchè Di giunto all' età di circa dieci anni, fu da coftei raccomandaMagna$co° to ar* un Mercatante genovefe , che , avendo in Milano cor'rifpondenze , promifele di colà impiegare il fanciullo. Andò Aleffandro in quella città provveduto di lettere-., in vigor delle quali venifle accettato . Ebbe egli ricetto appreffo un ricco Cittadino, che caro fel tenne, allorachè la bel1' indole, e il vivace fpirito ne conobbe. Ma il povero Giovanetto contrafle poco ftante un si grave malore-. in una gamba; che poco mancò non la perdefle, come di fatto perduta l'avrebbe, fe quel Cittadino non averte licenziato i Chirurghi , che affermavano non eflervi altro rimedio , (è non quello di tagliargliela; e non fi fofle aflìdato ad un contadino, che promife di guarirlo con un^ femplice empiaftro: come felicemente efegui.

Crefciuto alquanto in età il Magnafco fu dal fuo Padrone applicato allo ftudio dell'Àrimmetica; acciocchè potefle aiutarlo nel far di conti. Ma il Giovanetto , non avendo tutta l'inclinazione ad un tale ftudio, difle , che più volentieri fi farebbe applicato alla Pittura . Condifcefegli il Cittadino; e tofto il condufle da Filippo Abbiati, Pittore.» de' più celebri, che fofle a que' giorni in Milano; e a lui raccomandollo. Sotto coftui apparò il Magnafco la Profeffione, e con incredibii celerità; perciocchè in breve acquiftoflì credito d'ottimo, e rifoluto Pittore; e, quantunque di poca età , pure faceva cofe , che fuperavan quelle di molti provetti Maeftri. Riufcì fpecialmente nel far de' ritratti, de' quali buon numero ne condutte, e a maraviglia cólti dal naturale .

Pafsò in quel tempo per Milano un Signore franzefe, il quale , defiderofo di farfi ritrarre , richiefe un eccellente Pittore . Gli fu propofto il Magnafco, che, chiamato, fubitamente v' andò. Era quefti ancora sbarbato, e piccolo alTai di ftatura; ciò , che gli produfle il foprannome di Liflàndrino, col quale comunemente era appellato in Milano. Quel Signore , come il vide, e intefe efler coftui il Pittore, venuto,

per ritrarlo,

per ritrarlo : fi credette beffato . Pofcia, ridendo, gli domandò quanto pretendeva per mercede del ritratto da farfi. Taceva il Magnafco: ma al fentirfi replicare le inftanze, mo- _

deftamente rifpofe . Sei filippi. Or bene fatelo, foggiunfe il Di Franzefe, che io tanto accordo, quando lo meritiate . Il gio- Alessanero vanetto Pittore pofemano al ritratto, che gli riufcì di tutta ACNaSC0* perfezione; e quel Signore flupito dell' eccellenza dell' Opera gli diede i fei filippi con 1' aggiunta d' altri trenta-,; e con efpreflìoni di molta fìima lo licenziò..

Dopo qualche tempo il Magnafco, abbandonata la pratica de' ritratti, s' appigliò ad un certo dipingere di piccole figure contenenti alcune graziofe rapprefentanze, per le quali s' acquiflò tanta fama; che ei volle poi fempre feguitare sì fatta maniera di compofizioni , come cofa al fomirlo leggiadra , e guftofa . Gli argomenti di quefli fuoi quadri erano per lo più: Confervatorj di fanciulle occupate_* in apprendere, o in efeguire lavori donnefchi: Romitorj di Camaldolefi, o di Certofini , che ftanno a difciplinarfi , o a fere altri atti di mortificazione, e di penitenza . Capitoli di Frati: Proceflìoni: Monaci, che fludiano: Miffìonarj ,'che predicano: ladroni, che aflalgono gente alla flrada: botteghe di barbieri, d' arrotini, di legnaiuoli, e di fimili artefici: marioli, che giuocano: birboni, che moftrano a' fanciulli la lanterna magica: corpi di guardia con foldati intefi a diverfi efercizj di milizia, o di arti meccaniche; e cofe tali. Ma il foggetto fuo più favorito, e che più fpeffo convengagli replicare, era quello della Sinagoga degli Ebrei: Operina di fpeciofiflìma idea . Le figure di quefti fuoi quadri d' ordinario oltrepaffan di poco la grandezza d' un palmo; e fon fatte con rara maeftrìa, e compofte di veloci, e fprezzanti, ma artificio!! tocchi, lanciati con una certa-, bravura, che è difficile a fpiegarfi, né può ben immaginarla chi non la vede. Egli aveva in ciò una franchezza-, sì prode, ed una non curanza sì particolare; che talvolta lafciava fcoperta ne' quadri l'imprimitura, e in alcuni luoghi facea tervire al fuo bifogno la tinta di quella. Il difegno in quefti fuoi quadri fi fcorge naturaliflimo: e i nudi vi fono efpreffi con una fchiettiffima verità. Le compofizioni vi fon amene, e fornite d' un chiarofcuro, dicui più bello non può vederfi. . Piacquero tanto in Milano si fatte pitture; che buon

Di numero di que' Signori dal Magnafco ne volle. Egli ne fe

Mss? ce Per 8li Arefì » ed anche Per " Cafnedi, che tuttavia le confervano. Molte ancora gliene commife il Conte Colloredo allora Governatore di quella città; il quale fra i fuperbi quadri del noftro Pittore fette n'ebbe rapprefentativi de' fette peccati mortali, e ftoriati con capricci, edallufioni argutiflìme. Due in oltre gliene fece lavorare lo fteffo Signore, dimoftranti, l'uno la predica degli Ebrei nella Sinagoga di Livorno: V altro, l'interno del Duòmo di Milano con Preti, che infegnano a' fanciulli la Dottrina Criftiana. Il Conte Gazzola, che dimorava allora colà Inviato del Duca di Parma, ebbe molti di tali quadri. Ma in attai maggior copia acquiftonne un certo Ignazio Balbi Maeftro di Pofta, amico intrinfeco del Magnafco.

Lavorò quefto Pittore nella prefata città di Milano anche qualche Opera in grande. I PP. Gemiti di quella Cafa Profeflà hanno una tavola del Prefepio da lui formata , che confervano con molto riguardo . Vero è però , che il Magnafco non era Pittore di diligenza. Laonde que' fuoi dipinti, che richiedevano ftudio di finitezza, non gli riufcivan cosi perfetti, come gli altri di tocco: ed egli fteflb, che 1' eftro fuo conofceva , s' aftenne il più che potè dall' intraprendere Opere, in cui abbifognata foffe fquifita sfumatezza di tinte .

Il Signor Conte Giacomo Carrara di Bergamo Cavaliere intendentilfimo di quefta, e delle altre bel1' Arti, {negato da me per lettera a favorirmi di qualche particoare notizia [ fe mai n' avea ] intorno al noftro Pittore»., cortefemente me ne trafmife una, che, per effere ad effo Pittore onorifica, voglio qui rapportare . Mi fenttè adunque, che, mentre dovea paffare per Milano l'Imperador Carlo VT. di^ ritorno di Spagna in Auftria , fu il Magnafco, come tutti gli altri Pittori della città, obbligato a fare un quadro per ornamento delle macchine , e degli archi trionfali, che colà preparavano" per tale paffaggio. Il noftro Pittore prometteva

fempre

Tempre il quadro; e mai noi dava. Cosi feguitò fino all'ultimo giorno; nè s' indufle a farlo, fe non nella notte immediate precedente all' arrivo di quel Sovrano; e quefto E

quadro efpofto fubito col colore tuttavia frefco, eluccican- D, te, recò agli fpettatori tal maraviglia; che ne ricevette-* Alessandro gli applaufì a preferenza di tanti altri valentiflìmi Pittori ACNa3co« milanefi, che in sì magnifica pompa avean proccurato di far comparire la perizia de'loro pennelli.

Molti erano i Pittori di quel tempo in Milano, che, avendo dipinto marine, e paefi, al Magnafco poi ricorrevano , acciocchè le figure v' introduceffe . Servì egli in ciò al Perugini Pittor Paefìfta, e a Clemente Spera Pittor di rottami, e di architettura, così ad altri, che lungo farebbe il noverare .

Ebbe anche il Magnafco in Milano alcuni Difcepoli, che fi ftudiarono di feguitar la maniera di lui. Uno di quefti fu certo Ciccio napoletano, il quale, quantunque aveffe qualche abilità: pur nondimeno riufcì di gran lunga inferiore al Maeftro . Un altro fu certo Coppa milanefe. Ma egli ne men arrivò a mezza via del Napoletano.

Chi più d' ogni altro apparò dal Magnaico fu Baftiano Ricci nativo di Belluno, Soggetto di,, raro talento . Coflui conofcendo il merito del noftro Pittore, andò, e flette in Milano alcuni anni, a folo fine d' apprendere da sì grand' uomo i graziofi movimenti delle figure . Indi prima di partire volle dalla mano di lui quattro quadri , che fempre tenne nel fuo ftudio infinattantochè viffe; riguardandoli come ottimi efemplari, ed attiflìmi a formare un eccellente Pittore.

Trafportato dal defiderio di viaggiare portoni il Magnafco in alcune città d'Italia . Si trattenne qualche tempo in Firenze; ove con certa genovefe Cittadina s' ammogliò . Ebbe quivi occafioni di tare parecchi quadri per varj . Signori, i quali affai gradendo la nuova maniera, lo intrùduirero al Gran Duca Gio. Gaftone, che toflo gliene commife alcuni di paefi con figure di Romiti. Quefii quadri ora fi confervano nel pian terreno del palazzo Ducale de'Pitti. U prefato Sovrano, avendo preia affezione al 'Magnafco,,

un giorno

un giorno il conduue feco alla caccia. Or accadde, che,

mentre s'infeguiva una fiera, fi trovò un buffone di Corte

===== fotto d'un folto albero, ov'era gito a fgravarfi il ventre.

Di I cacciatori, per dar diletto al Gran Duca, finfero di cre

Msnas? ^ere , C^e ^ue^ buflòne ^o^e *a ^era , di cui givano in traccia: onde tofto gli fi fcagliarono fopra con l'armi tefe . Il pover uomo in vedendofi cosi attalito , con le braccia.in alto, lafciate in abbandono le brache, implorava pietà. Il Gran Duca attai rife di quefta fcena. Indi rivoltoli ai Magnafco gli die commiflìone di defcriverla in pittura... Il Magnafco in breviflìmi colpi 1' efeguì cosi elettamente; che giunfe infino a ritrarvi di naturale tutti coloro, che fi erano ritrovati prefenti al fucceflò . Quefto quadro efpofto colà in una fala. fu per qualche tempo il divertimento e della Corte, e di quanti s' imbatteano a vederlo .

Dopo una lunga dimora in Firenze ritornò il noftro Pittore a Milano con la Conforte; ed ivi feguitò a praticare le fue bizzarre invenzioni, accompagnandolo l'applaufo di prima, e crefèendogli fempre più il concorfo degli Avventori . Egli ritraeva da' fuoi lavori emolumenti da poterli agiatamente , e con decoro, e lautezza trattare ; tanto più , che non avea gran famiglia, riftringendofi tutta ad una fola figliuola, già maritata in Genova . Invitavalo fovente cortei a venirfene qua: e tanto fece con le amorofe fue inftanze; che finalmente l'induttè a condìfeendervi.

Ritornò pertanto il Magnafco a noi l'anno 1735.: ma il fuo pennello non. riportò in Genova quegli onori, che_. avea riportato in Milano, ed altrove. Quel fuo dipinger di tocco parve di niun conto, anzi ridicolofo a certuni , che credono tutto il bello della pittura confiftere in un apparente lifeio, o in una fervile imitazione delle meno importanti minuzie, alla quale non fa piegarli uno fpirito pronto , e vivace . E pure era il Magnafco un Pittore di tal eflro, e fantasìa, che a niun altro de' nofìri cedeva; e a molti di gran lunga andava innanzi. Quel fuo lavorare a brevi tocchi avrebbe dovuto produrgli anzi credito, che difìftima: ma il trovarfi in una città, ove non erano retti eftimatori di quella nuova maniera; e 1' età, che in lui ormai tendeva

alla

alla vecchiaia, furono i due morivi, pe' quali poco fra noi operò. Tuttavia dipinfe alcuni quadri con energetico brio; e contratta avendo amicizia con Carlo Antonio Tavella— =

Pittore affai felice nel rapprefentare paefi; per coftui mol- Di to lavorò; e prefe a introdurre ne' di lui quadri varie_. Magjtsco? graziofiflìme figurine di Romiti, di Paftorelli, di Pellegrini, e d'altre limili idee, che ad eflò Tavella faceano fpecial onore.

Poche tavole del Magnafco fi veggono in Genova-.: ma molte ne fono in altre città; perciocché frequenti n' avea da' Perfonaggi foreftieri le committìoni . GÌ' Intelligenti, che ne poflèggono, le hanno in diftinto pregio: ed alcuni Principi le confervano fra le rare pitture de" lor gabinetti.

Il difegnare di quefto Pittore fu, come il mo dipingere . Alcuni difegni, che di fuo tengo, lo manifeftano . Sono lavorati fu carta ordinaria, con pochi tocchi di matita , ombreggiati con filiggine , di modo che paion fatti per difprezzo: ma il Maeftro fempre vi fi feorge; e in quelle figure fpicca un' efpreflìone cosi deflra, e così ben adattata ai diverfì caratteri delle perfone; che non fo, fé 1' Arte pofia fare di più.

Crefciuto negli anni il Magnafco, fi trovò inabile a più maneggiare il pennello per un forte tremor delle mani, che gli fopraggiunfe . Pure non ceflava di ragionare dell' Arte fua; e '1 facea con incredibil vigore, e grazia; onde molto dilettava 1' udirlo. Egli era fempre allegro; e tuttoché in età decrepita , moftravafi pien di vigore, e di fuoco. Rimirava le Opere de' valentuomini con tal avidità, e piacere; che gli fcintillavano gli occhi in fronte, e gli fi augumentava la non mai eftinta voglia di dipingere . Guardandofi intanto le mani, con effe lagnavafi, che lo abbandonaffero. Io mi ricordo, che un giorno andato elTendo avifitarlo, mi diftè, voler ancora a difpetto loro dipingere un quadro, qualunque egli fotte per riufcirgli . Ma cotefta fua virtuofa intenzione non ebbe effetto; perciocché indi a non molto trapafsò in età d' ottantafett' anni, correndo dell' era Criftiana il 1747.: ed ebbe fepoltura nella Parrocchiale di S. Donato, preffo alla quale abitava. Tom. II. L Non

Non lafciò il Magnafco de'fuoi guadagni avanzo veruno; flantechè, come dicemmo, vifle Tempre con decoro f come la Profeflìon fua richiedeva. Reftò bensì dopo di lui gloriole» il fuo nome, che mai per lunghezza di fecoli non perirà .

No comments:

Post a Comment