Monday, October 17, 2011

La Fedra di Romanelli

Speranza

FEDRA: MELODRAMMA SERIO IN DUE ATTI --- LUIGI ROMANELLI. DA RAPPRESENTARSI NELL'IMPERIALE REGIO TEATRO ALLA SCALA, MILANO

1-J a che Teseo, figlio d'Egèo Re (T Atene r ebbe trionfato del Minotauro, esecrabile monumento del nefando amor di Pasife, moglie del saggio Minosse Re di Creta, e madre d' ^Arianna, se ne partì guest' ultima clandestinamente dalla patria insieme all'amato Vincitore> e condusse seco la sua minor sorella per nome Fedra. La brutalità di Pasife avea provocati gli sdegni di Venere sovra la di lei famiglia. La prima a sperimentarne i funesti effetti fu jirianna per essere stata abbandonata, mentre dormia, dall'ingrato Amante nell'Isola di Nasso; d'onde egli fece vela con Fedra , sua nuova fiamma, verso V ittica , e la fece sua sposa. Fedra stessa fu la seconda per essersi successivamente invaghita del giovinetto Ippolito, nato a Teseo dall' jd.maznne Jtntiope. Non potendo l'innamorata matrigna resistere all' occulto foco, che per V odio della nemica Diva a suo dispetto la consumava , e lusingandosi , che la lontananza del seducente oggetto V avrebbe risanata della mal concetta passione , dimandò, ed ottenne dal marito, die l'infelice figliastro fosse cacciato in esiglio : e si credette allora, che lo avesse fatto per togliere a'suoi pror PU figli un competitore alla successione del trono. Hichiamato dopo alcun tempo Ippolito, e sollecitato invano da Fedra, venne finalmente calunniato dinanzi al padre, e punito d'una colpa non sua^ s£tla condanna dell'esiglio perpetuo aggiunse Teseo le più terribili imprecazioni, che furono pur troppo esaudite poiché, mentre il figlio viaggiava sovra un carro lungo le rive del mare, un mostro marino mandato da Nettuno spaventò in tal guisa i destrieri, che datisi disordinatamente alla fuga, e non sentendo più nè voce, nè freno, fracassarono il cocchio, e strascinarono lo stesso Auriga, che aveva un braccio imprigionato fra le redini, si:in a tanto che rimase infranto fra scogìj. È questo il fondamento della presente azione drammatica, che si finge in Trezène. Fu da Piacine introdotto nella famosa sua tragedia , che porta stesso titolo, il personaggio d'Arida, ultimo rampollo della reale antica stirpe de Pallaittidi, distrutta da Teseo. Se per ciò sia stata fatta una giusta critica a quell' insigne autore , non tocca a me il giudicarne: so bene , che per diverse ragioni in una tragedia per musica il personaggio d'Arida , che io mi sono contentato di far conoscere per semplice racconto , avrebbe recato imbarazzo, anzi che giovamento , all' azione. Lo stesso argomento fu da me trattato in un Melodramma3 che si rappresentò in Padova nell'occasione dell'ultima fiera detta del Santo. Ma il presente Melodramma , fuorché la sostanza del fatto, nulla ha di comune col primo nè per la condotta, nè per la versificazione ; imperciocché
, In diversità del Teatro , la qualità degli Attori t ed altre circostanze esigevano, che tu composizione fosse del tutto nuova.
L.FEDRA, figlia di Minosse, e, moglie di
TESEO , padre di .IPPOLITO, nato d'Antiope regina delle Amazoni.
TERAMENE, amico d'Ippolito.
Sig. Pio Botti ctlli^ AT1DE, confidente di Fedra.
FILOCLE , seguace di Tesèo.


COMPARSE
Guerrieri, seguaci di Tesèo, e guardie. Seguaci d'Ippolito. Damigelle del seguito di Fedra. Popolo. La Scena si finge in Trezène, e ne' suoi contorni. Le Scene sono tutte nuove, disegnate e dipinta dal sig. ALESSANDRO SANQUIRICO. Supplimenti alle prime parti cantanti SignoraTeresaVeridra.mini.SignoraAdelaideCassag». S15. Giuseppe Banfi. Maestro al Cembalo Sig. Vincenzo Lavigna. Primo Violino, Capo cT Orchestra Sig. Alessandro Rolla. Altro primo Violino in sostituzione al Sig. Rolla Sig. Giovanni Cavinati. Primo Violino de' Secondi
Sig. Pietro Bertuzzi. Primo Violino per i Balli
Sig. Ferdinando Pontelibero. Primo Violoncello al Cembalo Sig. Giuseppe Storioni. Primi Clarinetti a perfetta vicenda Sig. Pietro Tassistro. — Sig. Felice Corradi.
Primo Flauto
Sig. Giuseppe Rabbonì.
Primi. Oboe a perfetta vicenda
SÌ£. Carlo Yvon. — Sig. Giuseppe Becali.
Primo Corno di Caccia
Sig. Agostino Beloli.
Primo Fagotto
Sig. Gaudenzio Lavaria.
Primo Contrabbasso
Sig. Giuseppe Andreoli.
Professori d'arpa
Sig. Gio. Battista Rossi. — Sig. Giuseppe Guanzati.
Direttore del Coro
Sig. Gaetano Bianchi.
■ —i » — •
Editore, e proprietario della Musica
Sig. Giovanni Ricordi.
Macchinisti
Signori
Francesco e Gervaso, fratelli Pavesi.
Capi Illuminatori Sig. Tommaso Alba. — Sig. Antonio Moruzzi.
Capi Sarti
Da uomo Da donrìa
Sig. Antonio Rossetti. Sig. Antonio Majoli.
Attrezzista
Sig. Raimondo Fornari.
Berrettonaro
Sig. Giosuè Parravicino.
Parrucchiere
Sig. Innocente Bonachia,
PERSONAGGI BALLERINI.
Inventori e Compositori de'Balli
Sig. VIGAHÒ SALVATORE. — Sig. GARZIA URBANO.
Primi Ballerini serj
Signori
Huìl'n Giovanni Battista. - Monticini Antonio.
Vagtie Moulin Elisa. - Volet Giuseppa - Pallerini Antonia.
Primi Ballerini per le parti serie
Sig. Nichli Carlo. - Si^. Bocci Giuseppe. - Signora Bocci Maria.
Sig. Rossi Domenico.
Primi Ballerini per le parti giocose
Sig. Francolini Gio. - Signora Viganò Celestina - Sig. l'allerini Girolamo.
Primi Ballerini di mezzo carotiere
Signori
Ciotti Filippo - Massini Federico - Chiocchi Odoardo
Griffanti Giusepjie - Baranzoni Giovanni.
Altri Ballerini per le parti
Signori
Bianciardi Carlo - Trahationi Giacomo - Siìey Antonio
Sedini, padre e figlio - Cozzi Giovanni.
Maestri di Ballo ed ArteMimica dell'Accademia degl' 11. RR. Teatri
Signori
LA-CRAPEIXB LUIGI. — GARZIA CRBANO. — VILLEKRIIVB CARLO.
Allievi dell'Accademia saddetta.
Signore
Rinaldi Lucia , Trezzi Gaetana, Olivieri Teresa ,
AlisioCarolina , Zanipuzzi Maria, (maglia Gaetana , Viseatdi Giovpnna,
Vnlenz.i Carolina, Bianchi Angela, Cesarani Adelaide, Elli Carolina,
Ceurani Rachele , Ravina Ester, Novellati Luigia, Carcano Matia,
Rebandengo Clara, Carbone Teresa, Casati Caiolina,
Turpini Giuseppa, Migliavacna Vincenza.
Sig Casati Giovanni.
Corpo di Ballo
Signori Nelva Ginser.
CppC.
Belloni Michele.
Go'dohì Giovanni*
Arosio Gafipr;re.
Fairavirini I ai !o.
Preslitiart Stefano.
/Canoli Gaetano.
Rimoldi Giuseppe.
Citciio Prancisco.
Corticelli Luigi.
Tadiglieri Francesco.
1 osti Fermo.
Cipriani Giuseppe.
Rossetti Marco.
Maessani Francesco.
Gavoni Giaconio.
Signore R.irarini Teresa.
Al Inizio Barbara.
Trabattoni Franrcsra.
Bianciardi Maddalena.
Fusi Antonia,
l ei eilt' Maria.
Barbini Casati Antonia.
Rossetti Agostina.
Fellrini Matsimiiiana.
Bertoglio Rosa.
Massint Caterina.
Mangini Anna.
Costamagna Eufrosia.
Bedotti Teresa.
Pitti Gaetana.
Ponzoni Matia.
Hupplime^tti ai primi Ballerini yer le parti
Sig. Ciotti Filippo - Sig. Ma.ssini Federico - Sig. Baranzoni Giov
Si^nma Zampuzzi Maria - Signora Valenza Carolina.
ATTO PRIMO.
JyCENA PRIMA.
Loggie terrene.
Coro di Popolo.
Oh di Trezène
Fatai destino!
Chi sa qual prese
Arduo cammino
Teseo, de' barbari
Il domator.
Parte del Coro. Geme frattanto Ippolito.... filtra parte Fedra sospira , e tace ....
Alternativamente.
Freme , si lagna , e mormora
Il popolo loquace
Tutti Tutti agli Dei richiedono
Lo sposo, il padre , il Re. Parte del Coro Pur Teramene (all'altra parte)
Di lui novella.... Altra parte Nè Teramene (rispondendo)
Qui giunse ancor.
Altra parte Eccolo— ei viene.... (dopo aver
Tutti Deh I voglia il Cielo osservato)
Che sia foriero
Di calma e giubilo
A quest' impero ,
E al nostro cor. (vanno incontro a
Ter. e lo circondano per aver nuove di Teseo)
SCEJSA II.
Ter amene e detti
Ter. Al fato , amici, udite
Del mio, del vostro Re. Coro Parla, il trovasti? ov'è?
jfer. L'amico suo Piritoo
D' Epiro in sull' arene D' un Prence inesorabile Gemea fra le -catene, Tesèo colà rivolse Per liberarlo il piè. Ma, oh Dei! nè lui disciolse, E prigioniero egli è. Coro Oh Ciel! qual nuovo affanno! Chi mai da quel tiranno. Chi mai lo salverà? Ter. ì^o , non temete, amici, Tesèo ritornerà. Se breve oltraggio Gli fe'.la sorte , Il suo coraggio Risorgerà. Le sue ritorte Spezzar saprà. La sua fortuna L'assisterà. Coro Gran Dio, che all'onde imperi, Tu il nostro Re difendi, Tu 1' ami, tu l'accendi D'insolito valor. Ter.Coro Rinnova, o Dio benefico, Gli antichi tuoi portenti: Ah! sì, di lieti eventi E a noi presago il cor. (il Coro porte) SCENA III.
Taramene solo.
il sì funesto annunzio
Fedra che mai dirà? Ma più che a lei
Di Tesèo la sventura
Sarà grave ad Ippolito* Io conosco
L'indoie sua: del genitor non parla
Senza bagnar per tenerezza il ciglio.
Nel doloroso esiglio
Che per odio di Fedra egli sofferse,
Gli fui compagno, e ovunque
Meco allor fra i disagi il piè rivolse,
Del paterno rigor mai non si dolse, (parte)
Gabinetto con simulacro di Venere.
Coro di Damigelle, indi Fedra ed Atide.
Di Fedra il pianto,
E chiede intanto
Da te favor,
Piglia di Giove,
Madre d'Amor.
Il tuo le volgi
Sguardo vivace,
E avrà di pace
SCENA IV.


Fed Dilette ancelle, io ben vi leggo in fronte
Quella pietà, che a me non giova, e i vostri
Lieti giorni avvelena. Ove son io.
L'odio dei Numi alberga. E'a voi già noto,
Che mia nemica è Venere: sin dove
Ella sospinga i sdegni suoi, saprete...
PJè senza orror saprete ,
Quando estinta io sarò Che mai non feci
Per placar questa Dea? Vittime, altari,
Voti ma tutto invan Partite: esige
Libero sfogo il mio dolor. Dinanzi
Al simulacro tuo, Venere , ancora
Si pianga un' altra volta , e poi si mora.
Per quell' Adon , che amasti,
Ed ami, e piangi ancor ,
Pietosa Dea, ti basti
Quanto penai finor.
Tu sai.... tu lo provasti,
Tu sai che cosa è Amor.
Ahi chi mai, chi mi difende
Da quel foco che m'accende 7
Che mi strugge, oh Diol le vene,
Nè m' uccide per pietà?
Qual eccesso in me di pene!
JNegli Dei di crudeltà!
Sul vacillante piè mal si sostiene {siede)
La salma indebolita.... odimi, o Diva:
'Se fra Celesti è legge ,
Che paghi il fio delle materne colpe
Una figlia innocente ,
Pronta io sono a morir. Ma quel maligno
Lento rigor, \ che non mi dà mai pace.
Disdice ad una Dea Deh I il colpo affretta ,
E sia degna di te la tua vendetta,
«e^ft. O mia Regina, e quando
Gesseran le tue pene?
Fed. Atide , ornai le vene
Son del mio pianto inaridite; e «tanno
Sulle stanche pupille
Le gelate del duolo ullime stille. .
Sin questo sfogo misero l'infesta
Dea tu' ha rapito.
At. Altro miglior ne resta,
fed.Qual mai?
At. D' Atide in sen gli affanni tuoi
Versar con libertà , dirle qual sia
Quell'oggetto fatai...
Fed. interromp. con molta forza) Cosi potessi
Dissimularlo anche a me stessa 1 Almeno
Or mi compiangi; allora {trasportata)
Mi abborriresti. Oh sventurato giorno,
In cui ti vidi Ippo ... {trattenendosi confusa)
At. (con sorpresa ed orrore) Che?
Fed.{levandosi furiosa e coprendo il volto) Stelle!
*4t. (come sopra) Ippolito? Ippolito?
Fed. Che parli ? ... e chi tei disse ?.. (ri
Onde il sai? volgendosi ad At. con isdegno)
At Dal tuo labbro.
Fed. Eccomi rea
Per tua cagion più, che non fui; mancava
Alla mia oolua un testimonio! adesso
Tu mi detesti, io t'odio.' (con forza)
At. _ Io detestarti?
fe<2.11 dei. (con forza c, s.)
At. Ma se... ...
fed. Deh! vanne , (imperiosam )
Ti allontana da me; lasciami in preda- (con
veemenza sempre maggiore)
A'miei rimorsi, al mip destili severo:
Fuggi, (volgendolo dispettosamente le spalle)
At. Ch'io t'abbandoni, ah! non Ila vero.
{seguendola) SCENA V.
Bosco sacro a Diana.
Coro di Seguaci a"Ippolito, indi il medesimo con Teramene.
Coro J.1 è ancor qui giunge Ippolito,
.Nostro compagno, e Duce:
Ei pur del sol nascente
Suol prevenir la luce.
Lascia le piume , o figlio
Del gran Teseo: che tardi?
L'onor de'nostri dardi .
Tutto si affida a te.
Jp. Compagni, amici, addio... l'arco, e gli strali
Ond'io feci di belve orrido scempio
Della triforme Dea rendete al tempio, (conse-
gnando ad uno de' suoi seguaci V arco, e
CbroCome? gli strali)
Jp. Amici, ho risolto.
Ter. E vuoi?
Jp. {aTer.) Partir. ( La sventurata Aricia
Affido a te.) Ma voi piangete? E come
Potrei restar? dell'empio Aidonèo
Geme Teseo fra ceppi, e forse ... ah troppo
Colpevole sarebbe ogni dimora:
Si salvi il padre , o insiem con lui si mora.
No: da voi non mi divide
'Il desio d^onor, di fama;'
E' il dover, che là mi chiama
Ove langue il genitor.
Coro A si giusta, eccelsa brama
Presti Giove il suo favor.
Jp. ( D' Aricia , il mio bene
Tu calma le pene: (a Ter.)
Conosco quell'alma
Albergo d' amor.
Le tergi dal pianto
Le vaghe pupille \
E dille - ché in pegno
Le resta il mio cor.)
Che son figlio io sol rammento,
Non pavento alcun periglio;
Ove giunga amor di figlio
L' universo apprenderà.
Coro Noi compagni al gran cimentò
Il tuo braccio in campo avrà, Jp. (Tu soccorri all'idol mio 1 )
Sì compagni; andiamo... addio.
Ove giunga amor di figlio
L'universo apprenderà.
Precedetemi. Udisti: io là nei cupi (il Coro
Della Dea tutelar sacri recinti parte)
Gli augurj prenderò. Qualunque impresa,
Ohe dal ciel non cominci, è mal sicura.
Cosi meglio potrò gl'ingiusti ceppi
Spezzar del padre , e l'aure
Jlicondurlo a goder del patrio suolo:
Tu ad Aricia ti affretta, al tempio io volo.
Teramene, indi Filòcle, poi Atide in disparte.
Ter. Assistetelo , o Dei... Tu qui Filòcle , (neZ/ V atto di partire s'incontra in FU.) Del gran Teseo fedel seguace?
Nunzio a voi di sua morte.
Ter. . Oh ciel.'
At. ( Che asc
FU. Del tiranno d'Epiro
Vittima giacque il suo funesto amico,
SCENA VI.
(parte)


£ dell'amico al fianco
11 nostro Re . Ter. Ma tu il vedesti?
Ftl. lo vidi,
( Nè salvarlo potei ) la fatai pira Preparata al supplizio, e cor non ebbi... Ter. Basta ... intendo ... oh disastro ! ... At. ( Vadasi Fedra ad avvertirne.) (parte) Ter. Al figlio
Che mai dirò , perch' ei non parta? il padre Ei crede prigionier: perciò s'affretta... FU. Affrettarsi non può, che alla vendetta. Ter. Ah ! non vorrei... per ora
A lui si asconda il tristo evento. (Alicia... Forse . .. chi sa . .. corrasi a lei... ) FU. . Ma come
Pretender puoi, che non risappia il figlio... Ter. Vien meco; e il tempo ci darà consiglio.
(partono)
SCENA VII.
Ippolito, indi Fedra ed Atide.
Jp. X^elice me! la Dea (ritornando dal tempio)
I miei voti esaudì. Gl'interni moti
Pegni mi son del suo favor Se prima
Io non sentia nell'agitato petto
Che un cor di figlio, un cor mi sento adesso
E di figlio , e d' eròe. M' attendi, o padre
Darti frappoco io spero
Di pietà , di valor non dubbie prove. (nel-
V atto di partire è richiamato da Fed. )
Fec!,Dove , Ippolito , ah! dove.
Jp. Fedra... e mei chiedi ? e che? tu sola ignori,
Quale a Teseo mio genitor , tuo sposo
Destili sovrasti?
Fed. Intempestivo io credo
Il tuo soccorso.
Ip. Intempestivo?'
jìt. (a Fed ) ( Ascondi
A lui per or l'infausto annunzio.)
Fed. - . . All'armi
Inesperto tu sei.
Ip. Diversa In seno . .
Fiducia io nutro; e questo
E' uh presagio del ciel.
Fed. Vano , e funesto.
Ip. A chi lasciò fuggendo
L'afflitto padre , a chi tradì la suora , *)
Maraviglia non è, che sembri strana
La mia pietà. 1 .
Fed So, che vuoi dir; comprendo
G,lì scherni tuoi: ma il seduttore assolve
In gran parte i miei falli. E chi potea
Mirar Tesèo, nè .palpitar d'amore?
Ippolito , io lo vidi
In quell'età , come or te veggio : avea
Le tue stesse sembianze... i moti...i sguardi... ..-...>." ■ - (con. trasporto)
Nè a lui, qua! sono a te , fui vile oggetto. Ip. La scelta in te rispetto V
Del mio gran padre!
Fed. Altri Tesèo nudriva
Di Nasso in sulla riva
Sensi per me , che tu non hai. (come sopra) Ip. Confesso
Regina, il ver... confuso io sono: urt giorno,
L'odio tuo mi proscrisse . ,. Fed. . Odio li parve
Un resto di virtù.
*J Tesèo invaghitosi di Fedra fuggi con lei abbatidonando Arianna neW isola di Natso.
Ip. ^ Le sue parole ,,
Il confronto... i trasporti... è insania?., è frode?) Fed.( Forse inteso m'avrà.) (ad Ad.)
Ad. (a Fed) ( Medita , e tace.)
Ip. ( Che mai sarà ?)
Fed. ( Tremante
Dai labbri suoi la mia sentenza attendo.) (c. s.) At. (Spera.) (c. s.)
Jp. ( Nè lei, né più me stesso intendo.)
Àt. ( Spiegati meglio: ad impetrar mercede (c. s.J
Giova spesso l'ardir di chi la chiede.) Ip. Eh risolvasi ornai... (in atto di partire) Fed. (trattenendolo) Fermati... un solo
Istante per pietà. Ma che? finora
Non ti dissi abbastanza?
Ip, Assai dicesti,
Io nulla intesi.
Fed. Ebben ... sappi che sotto
Mendicati pretesti
Ti allontanai da me . . . che spesso, e invano
Invocai la ragion... sappi... (ah! si vinca (da sè)
L'importuno rossor...) sappi, ch'io t'amo
Da che ti vidi, e che...
Ip. Tu m'ami ? ah 1 dove,
Dove son io ?... sei tu che parli ? ... o santi,
O dell'onor vindici Dei, che fanno
In cielo i vostri fulmini?.,. Nè fremi
Tu di te stessa?
Fed. N Io ne fremea, ma in preda
Al poter d'una Dea...
Ip. Nascondi a tutti
Quel foco abbominevole.
Fed. Deponi
Lo sdegno almen.
Jp. Lasciami...
Fed. ■ . Ah! no, m'ascolta.
Ip. Va scellerata . ;..
Fed. Oh cor di tigre! oh degna
Prole di queir Amazone feroce
Che ti nudrì ! - L'amaro frutto osserva (adA.t.)
De' tuoi consigli.
Tp. Oh fossi stato io sempre
Il verace odio tuo! nè avessi mai
A queste soglie, infette
Degli aneliti tuoi, rivolto il piede ! -
.FetZ.Eccomi rea senza sperar mercede.
Jpi Se orror di te non hai
Alzami al volto i lumi:
Dal mio stupor vedrai
La colpa tua qual è.
Fed. Tutti finor stancai
Per non amarti, i Numi:
Nè rese il Ciel giammai
Ai voti miei mercè.
Tp. Da te , da questi lidi
Fuggasi. (in atto di partire)
Fed. v Ah! pria m'uccidi, (trattenenti!)
Ip. Serba i tuoi giorni al padre,
Placa col pianto Imène. Fed. Serbar , non so, mio bene,
I giorni miei, che a te.
Ip. Addio. (come sopra)
Fed. T'arresta... (come sopra)
Ip. Invano., (irritandosi.)
Per tuo maggior tormento
Col padre io tornerò. Fed. Odi funesto arcano:
Oh Dio!-., che fier cimento! (esitando)
II padre tuo ... spirò. ,
a 2
Ip. ( Ah! che intesi !... ah s'egli è vero
Che Tesèo mancò di vita,
La paterna ombra tradita
Agli Elisj io seguirò. ) {ciascun da sè
(Ah! che dissi?... io feci, è vero,
A quel sen mortai ferita: (osservando
Ma la fede alruen tradita i movimenti
Rinfacciarmi or più non può.) a" Ip.)
Forse... chi sa... tu menti' (scuotendosi)
Per tua discolpa... (sempre in atto di
Ah senti 1 partire)
Perfida ingannatrice!
Pietà d' un' infelice . , .
L'ira frenar non so.
Lo sdegno appaga,
Squarciami il cor;
Cedrai qual piaga -, ,
Vi fece Amor. '-
Più non parlarmi D'un empio ardor; Nel sen destarmi Non puoi , che orror. . La morte io ti dimando- (con moltafor* za avvicinandosi a lui) Non avvilisco il brando. {con disprezzo) Porgilo a me... deh! lascia (gli toglie con impeto la spada dal fodero,e nell' alto the stia volge al petto,sii è pronta a trattenerne il colpo , e gliela toglie) Alide., oh Dio!., tu ancora Vietar mi'vuoi, ch'io mora? Ti lascio al tuo furor. Spietati Dei dell'Erebo, Apritemi le porte: Non troverò nei squallidi Abissi rei di morte (instdtandosi con veemenza sciambievole) Mostro di te più barbaro , Furia di te peggior. (partono per tati opposti- ylùde che s e impadronita del ferro segue la Regina)
i * I'
SCENA VIIT. .
Porto di mare.
Coro di seguaci di Teseo, e di popolo,
indi Teseo medesimo.
Coro dal mare in lontananza*
D elle trombe al suon festivo
Eco fanno i venti e l'onde:
Questo suon del nostro arrivo,
Cara Patria, è a te forier. . ,
(Sul finir del Coro incomincia a éom-
parire il popolo sulla spiaggia. La
nave si perde di vista durante il
seguente Coro).
Qual dall' onde - a queste sponde
JNobil suono, e insiem soave?
Chi sarà di quella, nave (fra loro, ed
Il superbo Condottar. osservando)
(Sul finir del Coro torna a compa-
rire la nave presso la riva . e
segue lo sbarco).
Seguaci di Teseo.
Esultate, o cari amici.... (discendendo) Pop. Qual sorpresa 1 oh noi felici! {si ab
Seguaci di Teseo. bracciano)
Fa Teseo tra voi ritorno.... Pop. Viva il prode! (confusamente, e con
tinuando gli abbracciamenti) Tutti Oh lieto giorno!
Io mi perdo... mi confondo (l'uno
Neil' eccesso del piacer. alV altro)
Tes. Spiaggie amene , ove io già vidi
Della luce i rai primieri,
Voi presenti a'miei pensieri
Foste sempre , e a questo cor.
À domar nemiche squadre
Mi sospinse il mio valor;
Ma di sposo , ma di padre
Serbo in sen gli affetti ognor.
Cero Come Prence , e come padre,
Fosti sempre il nostro amor.
Tes. Gli affanni, le pene
Con gioja rammento:
L' ingiuste catene
, . Un Nume spezzò.
Io vivo alla gloria ,
Di nuovi sudori;
Quel Nume si adori
Che a voi mi serbò*
Coro Tu vivi alla gloria
Di nuovi sudori;
Quel Nume si adori
Che a noi ti serbò.
Tes. E' dolce a Re guerriero allor che riede
Da straniere contrade al patrio lido ,
Mirar nel popol fido
L'esultanza e l'amor; dolce ai vassalli
E'l'aspetto d'un Re, che ad essi accenna
Le sue guerriere imprese,
E del fuoco gli accende, ond'ei si accese.
/ SCENA IX.
Ippolito, Teramene e Fiìòcle da una parte: Fedra ed Atide dall'altra seguite dalle Pamigelle e detti.
I adre
Ter. Signor.....
Fed. Consorte... . (con qualche timi
Fd. Oh a noi più. caro dezza)
Quanto meno aspettato! Corrisponda il coraggio. ) Tes. Ai vostri amplessi
Mi rende il CìeJ. (tanto all'uno quanto alValtra) Jp. (Femmina rea!) fguardandoFed.)
Fed. (Mi opprime
La presenza del figlio.)
Tes. O di quest' alma
Pegni sempre adorati, io vi rivedo,
lo v'ascolto, io v'abbraccio, e appena il credo.
Ma voi... (Tes. comincia a turbarsi, e a guardar fissamente or V una or V altro) Ter. (Qual mai freddezza! {maravigliandosi
Che mai sarà?) anch'esso) Tes. Ma voi, quanto il dovreste ,
Lieti non siete... e d'onde mai quel mesto
Girar di sguardi? . Jp. E. un resto (sempre confuso)
Del timor che passò, Fed. Confonde i sensi (egual
L'eccesso del piacer. mente) Tes. Chi sa mai quale
Funesto arcan tu in quella fronte ascondi.(ari/p_)
Tu tremi?ohDei! perchè?parla,rispondi, (a Fed.) Jp. (Gela il mio labbro.)
Fed. (E che dirò, se in questo
Terribile momento
Che son rea, che parlai, sol mi'rammento?.
(Cento rimorsi, e cento
Squarciando il cor mi vanno:
Del mal celato affetto
Il cieco ardir condanno:
In qual istante, oh Dia!
11 labbro mio — parlò ! )
Jp. (In si fatai omento
Svelar vorrei l'inganno,
Ma nel paterno petto
Accrescerei l'affanno:
In qual istante, oh Diol
11 padre mio — tornò !)
Tes. ( L'odio credei già spento
Del mio destin tiranno:
Ma in più feroce aspetto
L'onte' rinnova, e il danno:
Che giova a me , se un Dio
1 laccj miei troncò?)
Ter. (Qual mai sinistro evento!
Soffrirlo i Dei potranno?
Sparve il comun diletto;
lo tremo, io pur m'affanno,
Innorridisco anch'io,
E la cagion non so.)
Fed. (Ardir!...) N
Jp. (Coraggio ! ...)
a a Di luce insolita
Rifulse un raggio,
Che l'alma attonita
Alfin destò.
Ftfd, Amato sposo...
Jp. Padre adorato ...
Tes. Teneri oggetti,
Vi stringo al seno ... a 4 Fu Amor pietoso,
Fu il Ciel placato ,
Che degli affetti
Libero il freno
\ A n°j lasciò. ,. les.ler.f voi {improvvisa oscurità
tanto in cielo, quanto in mare;
lampi f e tuoni)
Ip.
Tutti Ah! qual fragori qual tremitoF...
Quali improvvise tenebre!...
Mugghiando i flutti s'ergono...
Freme la terra e il mar.
Fed. (Rimorsi inesorabili,
V intendo, sì v' intendo. )
Tes. (Ah! dell'antico oracolo
Ecco il segnai tremendo.)
(Gli sdegni, ohimè! di Temide
Fors' io destai tacendo.)
Ter. ( In questo giorno orribile
Neppur me stesso intendo.)
Tutti.
Quai folgori! qual fulmine f
Oh come a gara fremono
L'aria, la terra e il mari
Gran Dio! Signor dell' onde
Nettun, ci ascolta, e mostra
D tuo poter / i «
La tua pietà { *ual è'
Ciascun di noi si prostra
Innanzi a te.
Al Nembo indomito
Silenzio imponi;
Quel fosco velo
Sgombra dal cielo;
De' tuoi devoti
Seconda i voti.
Deh ci soccorri, e mostra
Il tuo poter ) 1,1
La tua pietà { *ual è 1
(torna ad oscurarsi V aria e in più
terribile aspettò)
Ahi! che il furor s'accresce...
L' onda col ciel si mesce!
Che orror 1 che infausto dì! a
26 ATTO PRIMO.
Tes. Chi fu ? qual reo disegno'' - ■
Mosse i celesti a sdegno?
Di voi chi mi tradì?
Coro Crollan gli altari e i tempj ...
Tes. Ai scellerati, agli empj
Parlano i Dei così. - .
Tutti.
Fed. (Qual tu sia, fiero Nume inclemente
Tu sai pur , ch'io non fuggo la morte:
Dal furor d'una Dea più possente
Mi si^ scampo la tua crudeltà. )
Jp. ( Qual tu sia , fiero Nume inclemente ,
Serba il padre dai colpi di morte:
L'empia donna, e il mio capo innocente
Io consagro alla tua crudeltà. )
Tes. (Qual tu sìa, fiero Nume inclemente,
Non vacillo all'aspetto di morte:
Sotto l'ombra d'un Dio più possente
Io disprezzo la tua crudeltà.)
Ter. (Qual tu sia, fiero Nume inclemente,
Di rovine foriero, e di morte:
Non soffrir, che quell'alma innocente
Sia bersaglio di tua crudeltà.) (accen.Ip.)
jlt. (Qual tu sia, fiero Nume inclemente,
Ch' hai di Fedra in tua mano la sorte;
Tu sai pur, che sarebbe innocente,
Se non fosse l'altrui crudeltà.)
File (Di Tesèo mal ti opponi alla sorte,
Coro Qual tu sia, fiero Nume inclemente;
Chi d'Epiro spezzò le ritorte %
Non paventa la tua crudeltà.)
i . - . -'
Fine dell'atto primo,
ATTO SECONDO.
SCENA PRIMA.
Bosco sacro a Diana, come nelT Atto primo.
Coro di Cacciatori.
A i patrj lari . , ;: ': ', Tesèo tornò:
Degli astri avari
.. L'ira cessò.
Finte battaglie, . . .
Caccie , e tornèi ,
Ed inni, e danze
Sacre agli Dei...
Che lieto giorno
.j . . Per noi sarà!
I fervidi destrieri
Usati al corso
*i: Faranno biancheggiar
Di spume il morso.
Alla palestra andiamo;
Chi è prode, si vedrà:
y ■. Di verde oliva un ramo . >
11 vincitore avrà.
SCENA IL
Teseo, Teramene, indi Ippolito.
STes. Altro, che giuochi, e che festive pompai Esige il caso mio.

Sereno è il Cielo ,
Tranquillo il mar. Tes. Ma in questo petto alberg;
Profonda oscurità. L'antico in mente Mi ritorna sovente Oracolo fatai: Fedra rinchiusa Nelle sue stanze , un non so quale accusa Per non vedermi, occulto rito; e il figlio... Ter. Miralo ...
Tes. Ei piange... io non m'inganno.
Jp. .' Ah! padre..
Ter.Giusti Dei! che sarà?
Tes. Tu a me sorridi...
E le sospese a stento
Freni segrete lagrime ... Ma dimmi,
Perchè ti affanni? e mentre
Sospirato io ritorno,
Tu la reggia abbandoni, ov'io soggiorno? Jp. Sai, che de' boschi amico ... , Ter. Ei sa, che quando
Ti fu noto il suo rischio, i strali, e f arco
Lasciasti , e a queste selve
Desti l'estremo addio.
Jp. Dunque ti basti (a Tes.j
Saper , eh' io t'amo.
Tes. Ed ora,
O da me ti allontani r
O ti offri a me squallido , incerto e muto
In sembianza di reo ... Ip. ■ Perchè ... ti offesi..,
Tes.Tu mi offendesti? e in che? spiegati, avrai
TJn giudice clemente
Nel paterno mio cor. '-
Jp. Sono innocente.
Tes. Non han senso i tuoi detti.

Tes Ma la cagion mi svela,
Che te, che il padre tuo mette in periglio. Jp. Ippolito lo sa, l'ignora il figlio. Ter. Del tuo duolo, o Prence addita
La sorgente al genitor.
Jp. In me solo ella è scolpita
A caratteri d' orror.
Tes. In quel sen , che ti dié vita,
Versa, o figlio, il tuo dolor.
Jp. Recherei mortai ferita
Caro padre, al tuo bel cor. Tes. Renda ornai, non più restio
jff. Il tuo labbro a j^J? la pace.
Jp. Padre , amico , il labbro mio *
E' pietoso allor, che tace.
Tes. Per colei, che a te fu madre...
Jp. E a te aposa , il sai, fedele.
Tes. Parla.
Jp. Oh Dei ì
Ter. . - L'impone un padre:
Jp. Non fia ver.
Tes. Sei pur crudele;
Jp. E' del fato , é delle stelle ,
Non è mia la crudeltà.
a 3 Santi Numi, a cui d'ogni alma Note son le vie secrete,
Tes.Jp. \ Dite voi, che giusti siete, / S'io non merito pietà.
Ter. j Voi di lor , se giusti siete ,
( Deh I movetevi a pietà. (partono) SCENA IH. nitide. indi Filòcle.
*£t. » Sol che Ippolito parli
» Fedra è perduta. Alle paterne istanze
»» Ch' ei resista , io non credo. A prevenirlo
i» Dunque si pensi. Ecco Filòde, il fido
»» Ministro di Teseo. Di quella trama
v Che all'uopo io compirò, con lui mi giova
» Le prime fila ordir.
FU. Non lieve cura
» Atide, a te mi guida. Ond'è-che Fedra...
j£t. » So , che vuoi dir: dall' iscoprirne il vero » Lungi non sono, e d' appagarti io spero. Ma Ippolito che fa?
FU. Poc'anzi in traccia
Ne andava il padre.
slt. Io giurerei , che occulta
Fiamma d' amor , cui palesar sia colpa
Gli accende il cor.
FU. Strana è l'idea : di belve
L' orme seguir, de' fervidi destrieri
Reggere il fren , fur sempre
Le sole cure sue. Sacri a Diana
.Sono i suoi giorni. >
y[t. E che perciò? Li stessa
Casta Diana non soggiacque alfine
All'insidie d'amor? Se ti figuri'
Ch'esser vi possa un'alma
Non mai soggetta all' amoroso strale ,
Il più semplice sei d'ogni mortale.
Sorridendo 1 più ritrosi
Spesso al varco attende Amor*
Chi non vede i lacej ascosi,
Prigionier vi lascia il cor.
Tace in prima, e si vergogna,
Che perdè gli antichi vanti:
Poi d'amor, fra gli altri amanti,
Incomincia a delirar. {partono)
SCENA IV.
Gabinetto ec. come nell'Atto l.~
Fedra , indi Teseo. .
Fed Ohe incertezza è la miai Perchè non torna
Atide a me i Frappoco {inquieta)
So . che Tesèo qui giungerà, nè posso
Ricusar di vederlo. In ogni evento
Questa, che mi lasciò Medèa fuggendo,
Letal bevanda , ho meco. Uh l se potessi
Cambiar l'infamia con la morte! Oh quanto
Lieta sarei I
Tes. ( Del mio. sospetto io voglio {da
Me stesso assicurar.) se entrando)
Fed. , (Che fier sembiante ! )
{osservun dolo)
Tes. Dalle secrete , o Fedra ,
Religiose cure
Era pur tempo di cessar. Sei paga?
Ti secondano i Dei V
Fed. (Tutto è scoperto;
Io son perduta. )
Tes. '.' .' : Il figlio ...
Fed.Che dir potea? (interrompendolo con calore)
Tes. Tu provocasti. Al falso
Grido , eh' estinto io fossi,
Risorse in te l'antico ardor fatale,
Che gemea fra le ceneri.
Fed. Ma quale?
Ttts.E chi è mai, che non sappia,
Che V aspetto d'Ippolito fu sempre ,
Per gelosia di regno, il tuo martiro?
Fed.( Altro egli intende; io m'ingannai: respiro.)
Tes.fSon fia poco al tuo fasto
11 poterti vantar, che la sua destra
Ti die' Tesèo; che, finch'io vissi, in troi.o
Sedesti al fianco mio.
Fed. Sì vii non sono, (con
dignità)
(Giovi temprar l'inganno.) Io non ambisco, Né ricuso uno scettro: e altrui non rendo Kagion dell' opre mie. Tes. Rispetta il figlio, (con
impero)
Fed.lo non l'offesi: ei m'odia. Altro su i labbri
Non ha che Antiope.
Tes. Eragli Madre; e cara
Più, che a lui non saria, tu gliene rendi
Col tuo rigor la rimenbrauza.
Fed Ingiusto
Yer me tu sei , perchè non m' ami.
Tes. Il fui
Verso Ippolito un dì.
Fed. Dal tuo linguaggio...
Tes.Dal tuo fiero contegno...
Fed. Assai si vede..,
Tes. Si distingue abbastanza ...
.Fed.L'indifferenza tua.
Tes. La tua baldanza.
Io conosco, e ciò ti basti,
Quel tuo cor, quel genio altero: So, che brame hai sol d'Impèro, So, che il figlio è in odio a te. Fed. Folle sei, se mi contrasti
Quel viril nativo orgoglio:
Se tua sposa or premo il soglio,
Già vantai per padre un Re.
Tes. Ch' io qui regno , a te rammento:
L'irritarmi è gran periglio.
Fed. Vada Ippolito in esiglio. -
Tes. Non sperarlo, egli è mio figlio.
Fed. Io morrò, poiché non m'ami.
Tes. Deh! ti calma ...
Fed. Invan lo brami.
Tes. Senti...
Fed. Vanne ...
Tes. Oh dei 1 che fo?
( Fra due rivali affetti
Di padre, a insiem di sposo ,
L' uno*tradir non oso*?*
L'alt o scordar non so.) Fed. ( Fra i,ae rivali affetti j
Divide Amor quell'alma:
Qualunque avrà la palma,
Sempre penar dovrò. ) Ebben, Tesèo .,. scegliesti? Tes. Che il figlio mio qui resti.
Fed. Mora la sposa.
Tes. Mora.
Ho cor di padre ancora:
Ei di Natura è un pegno,
Tu il sei d' un cieco amor.. Fed. Cessa una volta , indegno:
Conoscerai 1' error.
a a
Tes. Di Giove il fulmine
Ornai si affretta:
La sua vendetta
Su te cadrà.
Fin le tue ceneri,
.Raccolte a stento,
Furor di vento
Disperderà. a*
Fed. Di questa vittima
L'eccidio affretta:
Ma la vendetta
]Non tarderà.
Dalle mie ceneri,
Disperse al vento , -
11 tuo tormento
Risorgerà.
SCENA V.
Atrio che mette agli appartamenti reali.
Ippolito , e Teramene.
Jp. X^eramene non pià: lasciaÌ ch'io torni
AH' usate foreste.
Ter. E la mia fede
Ottener non potrà , che a me tu narri
La funesta cagiun ...
Jp. Meco alla tomba
Quest'orribile arcano
lo portelo. Ter. Ma il padre ...
Jp. Al padre mio
Dirai... ma vien : deggio evitarlo. Addio parte) Ter.Infelice garzone I (seguendolo)
SCENA VI.
Teseo con seguito , ed Atide.
tfes. Ti vedesti? ei mi fugge, e n'ha ragione/m!
At. alludendo ad Jp.) Questo è dunque Tacciar... (mostrandoAa , spada tolta da Ftd. ad ip.) At. „ Che in sa rivolto
Egli tenea per impetrar pietade
Dinanzi a Fedra; e in atto
Era già di ferirsi allor , ch'io giurisi,
E il colpo allontanai : gli cadde il ferro,
Si vergognò , fuggi. Tes. Parti, {congeda At. e rimane
At. ( Che mai pensoso)
Avvenirne potrà? cosi di Fedra
L'onor ha salvo; e facilmente al figlio
Perdona un padre.) (partendo) Tes. Eterni Dei, consiglio.
Rieda Ippolito a me. Chi mai l'avrebbe (ad una Guardia , che parte per eseguire)
Potuto immaginar! sotto una fronte
Così dolce, e sincera
Si nascondeva un cor sì reo! Fidarmi
Di chi potrò, se un germe
D'Antiope, e mio fu sì malvagio, ed empio?
Se chi frequenta il tempio 'Della casta Diana ,
Le più sacre al tmiéot leggi profana?
SCENA VII.
Ippolito, e detti.
Ip. Eccomi accenni tuoi.
Tes. { Qual d'innocenza
Seduttrice apparenza!)
Ip. ( Oltre il costume
Mi par turbato, e fiero:
Io tremo.)
Tes.(con amarezza') E'al fin palese il gran mistero. Jp "Come I ... chi fu? . {agitalo) Tt-s. JXon ti smarrir
ip. (Di Fedra
Scoperse il fallo , e il mio silenzio accusa.) Tes. Che mormori fra te?
Ip. (nell'estrema confusione) Signor mi scusa....
Io non osai...
Tes. Conosci
Tu questo ferro?
Ip. E' mio.
Tes. Nulla ti dice?
Qualche nohile impresa
Non ti rammenta?
Jp. E che?
l'es. Prendilo: è degno
(glielo getta ai piedi ed Ip. lo raccoglie)
Del fianco tuo: ministro
Ei ti sarà meno infelice altrove,
Che qui non fu , di tue nefande brame.
Ip. Adesso intendo ... Ahi.' qual calunnia infame!
Padre ...
Tes. Di padre il nome
Osi tu proferir?
Ip. Se il dirti padre
E' in me delitto , odi, o signor...
Tes. Ti ascondi
Per sempre agli occhi miei: più non ti sono
Padre, nè Re. Sulle remote sponde,
Ov' eterno trarrai penoso esiglio ,
Non sappia alcun, che di Tesèo sei figlio.
A). In testimonio il cielo...
Tes. Io tutta invoco
L'ira del ciel sul capo tuo. Nettuno,
Vendica i torti miei: 1' ultimo è questo
Favor , che imploro: adempj
J-te tue promesse, e quanto
Hai di più fiero, a danno suo raccoglj:
lo l'abbandono a te.
Ip. Mi fia men grave
Dell' odio tuo qualunque pena.
Tes. E questo
Ti seguirà.
Jp. Ma se innocente io sono...
Se ingannato tu sei.. . (con qualche forza) Tes. (con impeto) Va. Ip. Deh f m'ascolta...
7es.No. (c. s.)
Jp. Per l'ultima volta -- e se a ragione
Condannar tu mi vuoi, sappi . . . che\ Aricia,
Progenie de'Pallantidi,
Abborrita da te... fu sempre, e il solo (con
Idolo mio. tenerezza)
Tes. - Che sento! all'altre colpe x
Aggiungi questa? o reo ti fingi ad arte
Per cancellar la macchia
D'una colpa maggior? Qualunqu'eccesso
E' credibile in te; nè mai perdono
Otterranno i tuoi prieghi
All'error, che confessilo a quel, che nieghì.
Ip. iFatal sentenza!... e non v'è alcun fra voi,
{agli astanti, che lo ascoltano in attitudine
di compassioiìe, e fanno quindi atto di
intercedere per lui presso il padre)
Che plachi l'ire sue ... che mi difenda...
Che si muova a pietà?... dove trovarla...
Tes.Tacete: è reo, chi a suo favor mi parla.
Jp. Padre... non ti sdegnar: da te lontano
Questo adorato nome
Sempre su i labbri avrò: tu non 1' udrai»
Deh ! voglia il ciel, che mai ,
Tolto dall' ombre il ver , quello di figlio
Con estremo dolor tu non ripeta:
lo non l'udrò. Pietosi Numi, ah! fate,
Ch' ei dell'inganno suo mai non si avveda,
Di me si scordi, o sempre reo mi creda.
Soffrirei senza lagnarmi
Lo squallor d'avverse stelle;
Se più chiare, se più belle
Rispondessero per te.
Deh! rammenta i primi amplessi,
Le mie smanie , e la mia fe.
Non credea , che a me rendessi
Cosi barbara mercè. (« queste parole
Teseo gli lancia uno sguardo feroce)
Non sdegnarti -- io volgo altrove,
Per placarti — incerto il piè I
Coro Sventurato! ah! chi sa dove
Volgerai ramingo il piè. Tp. Troppa da me costanza
L'empio Destili pretende: L' orribile sembianza Scorgo di mie vicende: Ah ! che resisto appena; Eccede il mio dolor. Coro L'ire , signor , deh! frena: (a Xes.)
Eccede il tuo rigor. Tp. In tanta di pene
Confusa tempesta ,
Se parte, se resta
Quest' alma non sa.
.Cora La tigre più. fiera
D'ircana foresta
Non vanta di questa
Maggior crudeltà, {partono tutti,
Tp. seguuo dal Coro, Tes. dalle Guardie)
SCENA Vili.
fètide sommamente agitata, indi Filòcle.
jit. 1 ngTata Fedra f Ella da se mi scaccia, Perchè troppo 1' amai. Cessi una volta Questa vita infelice. (in atto di partire)
FU. Ove si fiera ,
Atide , il piè rivolgi?
/it. Ove uno scoglio
Ài mar sovrasti, ove il poter mi spinge
Di mia barbara sorte ,
Ove l'onda mi sia sepolcro , e morte, (parte , in fretta)
SCENA IX.
Filòcle, indi Teseo, poi Teramenet
finalmente il Coro.
FU. ()ual mai furor! non senza
Graye ragione ad abborrir la vita
Si giunge mai; nè si discaccia un figlio
Per lieve colpa. Oh quante
Vicende in un sol giorno 1
Tes. Ignota forza (aFiì.)
Qui mi richiama , ove il fatai decreto
Fulminai contro Ippolito. Paitito .
Appena ei fu , che de' suoi falli ad onta
Il mio sdegno gelò; pace non trovo....
Che fia? voglio di nuovo
Atide interrogar.
FU. La reggia , o Sire ,
Alide abbandonò
Tes. {con sorpresa) Come?
FU. Le gote
A lei tingea paflor di morte.
Tts. (comparisce Ter.) Oh stelle ! ...
Si ricerchi di Fedra, (con qualche agitazione) Ter. Io l'incontrai (a Tes.)
Furibonda poc' anzi,
Mentre sortia da queste soglie: e meste
La seguiano le ancelle.
"Tes, Ah! va, sospendi
La partenza d'Ippolito.
Ter. (in aria mesta) I tuoi cenni
Ippolito eseguì.
Tes. (come sopra) Nulla ti disse?
Ter. Tradimento... innocenza... s4tide... Fedra...
Ed altre;mormorò vaghe parole
Dai singulti interiotte.
Tes. (sempre c. s.) Oh stelle! e poi...
Ter. Mi abbracciò, mi baciò, la man mi prese...
(con somma espressione di dolore)
La bagnò del suo pianto, e il cocchio ascese. Tes. Che feci mai I qual nebbia
Si dirada a' miei sguardi! e quante insieme
Confuse idee discordi
Mi si affollano in mente! e tutte... e tutte
Congiurate a mìo danno... ah! no, non credo,
Che nel mondo si dia
Pena maggior dell'incertezza mia.
Mesto.- incerto... dall'onde abitato...
Degli affetti nel vortice assorto-
Quanto è crudo il tenor del mio fato,
Non comprende chi padre non è.
Ove andròmi presenta ogni oggetto
Quelle cure, ch'io serbo nel petto...
Ove mai troverò più conforto ,
Se dagli altri non fuggo , e da me?
Coro di dentro
Ah! Tesèo...
Tes. Qual mai strepito?...
Coro Ah! senti...
Tes. Questo è suono di queruli accenti...
Coro Ahi Tesèo ...
Tes Chi mi chiama?... e perchè?
i.. ro Un toro dall' onde (comparendo)
Si avanza sul lito:
Assorda le sponde N
Col fiero muggito:
Men docile al morso
Divien la quadriga ...
A stento 1' auriga
Ne regola il corso...
Per piano, e per balza
La belva l'incalza ...
j Deh \ corri al soccorso,
Se lardo non è.
Tes. Che ditel... che ascolto!...
Ahi voto funesto!...
Nettuno, io detesto
La tua -crudeltà.
Ma il brando , eh' io stringo ,
E falce di morte ...
Son padre... son forte...
La belva cadrà.
Coro Sei padre ... sei forte ...
La belva cadrà. (partono tutti in
gran fretta)
SCENA X.
Luogo remoto con veduta di mare.
Fedra , e Coro di Damigelle.
Cora X er qual ci guidi
Arduo sentier?
Nè a noi confidi
Il tuo pensier?
JFeti.Il mio pensiero? è già compito : io morte
Lunga ho scelto, e penosa,
E quale appunto al fallo mio conviene.
Serpeggia in queste vene
L' atro liquor , che di Medea fu dono.
Misera! in abbandono
La reggia , la città ... tutto lasciai.
I moribondi rai .« .
Chi mi chiuda, io non ho, se voi non siete.
Deh! questo a me rendete
Ultimo uffizio di pietà ... ma quali (dopo
D'infranto cocchio io veggio aver osservalo)
Dispersi-avanzi !... eterni Dei!... non eri
Quello il carro d'Ippolito?. .. qual sento ,(si
ascolta in distanza un suono lugubre)
Rauco di tube , e flebile concento i
Quel siion funereo...
Quel cocchio infranto...
Ahi! mi richiamano
Sugli occhi il pianto...
Ah! chi sa mai qua! vittima
Co' suoi frequenti palpiti
Mi presagisce il cor 1
SCENA XI.
Ter amene, e dette: indi Teseo, e Filòcle
con seguito.
FeeJ.T. eramene... che fu?... tu piangi?... (agitata)
Ter. /sospirando) Ah! Fedra...
Fed. Ippolito ? . . , (come sopra)
Ter. Perì. . (c. s.)
Fed. Barbaro padre!
Ter Le sparse membra ei ne raccoglie.
Fed. Oh annunzio,
Che mi lacera il sen! deciso è dunque,
Che pria di duol, che di veleno io mora? Tes.Perfida! ...ei giacque, e tu respiri ancora? (snuda V acciaro, ed è trattenuto da FU.)
Rendimi il figlio mio.
Fed. Tu P uccidesti.
L' amarlo in me fu impulso
Maggior di forza umana, il condannarlo
Fu in. te voler , fu crudeltà. Tes. (a FU. in atto d'investir Fed.) Mi lascia . .. FU. Sospendi i sdegni tuoi. (a Tes )
Fed. Tesèo , son tarde
Le tue rninaccie. Alla mia sorte io stessa
Già providi abbastanza.; Tes.SI? provvedesti?... altro a soffrir ti avanza
Pria di morir. {con dispetto)
Fed. La tua presenza- (con /orza)
Tes. Or sappi, (c.s.)
Che ardea d'Ancia Ippolito. Fed. (con sorpresa- e r.mtvore) D' Arida ?.. .
1)' Ancia t... oh gelosia !. . . d' Aricia? Ter. . Ed era
Riamato da lei Fed Che intesi!., (rimanendo come
Ter. Ed ora, fuori di sè)
Misera I che farà? Fed. D'amar capace (scuotendosi
Egli era dunque? a sdegno dallo sbalordimento)
Ebbe me S,>Ì-Ì ...ed io lo piango?... ah troppo
A' voli miei pigro veleno ! . . . oh fiera
lnesorabil Dea! tu vuoi, che tutte
A lenti sorsi io beva
Le amarezze di morte. Oh in quante guise
Essa a me s'offre 1 Ah! ch'io dovrò («ì folto
Stuol di nemici in questo sen si aduna I )
L'onte soffrir di mille morti in una.
Gelosia, dispetto, affanno,
Rio velen , rimorsi, amore .. 4f
Lacerar mi sento il core
Dalla vostra crudeltà.
Coro Te in dispregio,-e in odio avranno
1 viventi in ogni età.
Fed. In dispregio?... io non li curo.
Coro La tua colpa...
Fed. Io l'ho punita.
Coro Con orror ciascun ti addita.
Fed. E ciascuno orror mi fa.
Se fiero, Ippolito ,
Mi fosti in vita,
La tua neh" Èrebo
Ombra romita,
Forse al mio piangere
Si placherà.
Che mai. .. che spero?
Ei più severo
Mi fuggirà.
Padre spietato I (a Tes.)
Tu condannarlo?
Amioo ingrato! (a Ter.)
Tu abbandonarlo?
Fide ancelle... ecco il momento...
Io lo sento... ah! mi seguite... (ansando') * J
Lo spettacolo .. . soffrite ...
Che dà fine... al mio... penar.
Dea crudelsei vendicata...
Coro di donne.
Diva ingrata! — e a noi funesta!
Fed. Tu vincesti... or non ti resta
Altra vittima a svenar.
Spaventevole la morte (a Tes.)
Mi sarebbe , ove tu sei:
Disperata i giorni miei
Yado altrove a terminar.
Coro di uomini.
Vanne pur con quella sorte, (a Fed.)
Che alla tomba incalza i rei
Nè più tornino gli Dei
Questi lidi a funestar.
Coro di donne.
Se agli oltraggi della sorte
Vi lasciassero gli Dei, (agli uomini in Condannati al par di lei difesa di Fed.) Voi sareste a palpitar.
Une del Melodramma.
LE SABINE
IN ROMA
BALLO EROICO-STORICO
IN ClflQUE ATTI
COMPOSTO
DA SALVATORE VIGANO.
Ij o straordinario e fortunato valore della feroce gioventù, che si raccolse a formare la nascente Roma era ornai cresciuto a tanto di forza , che potea starsi a fronte con qualunque delle città confinanti. Ma tale grandezza che aveva destato una gelosa emulazione in tutte le vicine bellicose nazioni che componevano il nome Sabino, non potea , per penuria di donne, durare oltre Vetà di un uomo , non avendo i Romani ne a casa loro speranza di prole, ne libertà di matrimoni co*vicini. Romolo allora, col consiglio de'padri, spedì de' legati alle nazioni d'intorno a chieder che volessero associarsi e imparentarsi col nuovo popolo. Non fu ben accolta in alcun luogo la legazione, sì da un canto la disprezzavano, sì dall'altro temeano e per sè stessi e pei posteri V ingrandimento in mezzo a loro di tanta mole. L'insulto punse sul vivo la gioventù r omana, e si cominciò senz'altro a pensare alla forza. Alla quale volendo Romolo procurar luogo e tempo opportuno, dissimulando il rancore, prepara a bella posta solenni giuochi in onore del Dio Conso o Nettuno Equestre. Mille e mille vi concorsero, anche per brama di veder la nuova città. Già tutti i Sabini vi vengono colle mogli e co' figli. Giunto il momento dello spettacolo, mentre gli animi e gli occhi erano intenti a goderlo, scoppia, giusta il concertato , la forza, e dato il segnale; corre la gioventù romana a rapir le donzelle. Scompigliato lo spettacolo dalla paura, fuggnnsi mesti i genitori , accusando i violati dritti ospitali. Toccava una parte di quelì'ingiuria a' Ceninesi, a' Crustumini e agli Àntemnati; e parendo loro che troppo lentamente si adoprasse Tazio re de' Sabini a vendicare un tanto tradimento, piombano soli sul territorio romano; ma Romolo con breve pugna gli ammaestra vana esser V ira senza le ferze.
Ben fu di assai maggiore importanza la guerra de' Sabini; perciocché nulla vi s'è fatto per ira o per furore; e minacciare-ed assalire fu un punto solo. Si aggiunse anche all' accorgimento V inganno. Spurio Tarpejo aveva in custodia la rocca. Tazio seduce coli'oro la nubile di lui figlia, acciò accolgavi alcuni armati Sabini; ell'era a caso uscita fuor dalle porte ad attigner acqua pei sacrifizj. Appena introdotti la soffocarono sotto V armi , per insegnar coli* esempio, che non hanno a sperar fede i traditori. Si aggiugne al racconto, che. usando i Sabini portare al manco braccio maniglie d'oro ed anelli gemmati, la donzella avesse pattuito ciocche portavano nella sinistra; e eh'essi invece degli aurei doni le gettassero addosso gli scudi loro, sotto il peso de' quali rimase sepolta.
Comunque siasi, tennero i Sabini ferma la roc ca, ne discesero al basso che quando i Romani punti d' ira si mossero salendo incontro di loro: questi dopo fiera zuffa ripiegano, e sono incalzati dai Sabini verso la vecchia porta del Palatino; ma incoraggiati da Romolo s'arrestano, quasi al comando di voce celeste, rinnovano la battaglia , ed il vantaggio stava pe' Romani. Allora le donne sabine co' capelgi sparsi e colle vesti stracciate, vinta da' mali la femminil timidezza, osaron, cacciandosi di traverso fra i combattenti, lanciarsi fra il nembo de' giavellotti, spartir le squadre mimiche, spartir gli sdegni, scongiurando quinci i padri, quindi i mariti a non s'imbrattare suoceri e generi di nefando sangue. Il caso muove sì la truppa, che i capi: si fa silenzio e quiete improvvisa. Indi si avanzano i due comandanti a stringer alleanza: conchiudon la pace;formano di due cittadi una sola; accomunano il regno e concedono a Roma la sovranità, (i)
(i) V. T. Livio , 1.1. cap. 8. e Plutarco. Vita di Romolo. ROMOLO, fondatore e re di Roma.
Sig. Carlo JSichli. TALASIO, patrizio romano, e capo dei Celeri.
Sig. Antonio Monticini. TARPEJA, figlia di
Signora Maria Bocci,
SPURIO T ARPEJO.custode della roccadiRoma.
Sig: Michele Belluni.
SENATORI.
ARUSPICI.
CELERI.
LITTORI.
SOLDATI e POPOLO ROMANO.
TAZIO , re de' Sabini.
Sig. Giuseppe Bocci.
ERSILIA , illustre sabina , sposa di
Signora Antonia Pallerini.
CURZIO, condottier de' Sabini.
Sig. Domenico Bossi.
DONZELLE SABINE.
PADRI e MARITI delle suddette.
SOLDATI SABINI.
La musica è parte espressamente composta da P. Lichtenihal, e parte presa da altri Maestri, ed adattata da Salvatore Vigano.
12 asiane si rappresenta nella nascente Roma.

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