Sunday, September 9, 2012

CORNUTO e la filososia del linguaggio nella Roma Antica

Speranza

Lucio Anneo Cornuto, in latino Lucius Annaeus Cornutus, in greco Ἀνναῖος Κορνοῦτος, (Leptis Magna, ... – ...), è stato un filosofo stoico romano del I secolo d.C. che fu attivo sotto il regno di Nerone intorno al 60 d.C., quando la sua casa di Roma era una scuola di filosofia.

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Biografia [modifica]

Lucio Anneo era nativo di Leptis Magna in Libia[1] apparteneva alla gens Annea, la stessa di Lucio Anneo Seneca, risiedette a Roma per gran parte della sua esistenza. Era molto conosciuto come insegnante ed amico di Persio, che gli aveva dedicato la quinta satira, così come di altri studenti di elevata cultura, come Claudio Agatemero. "Tramite Cornuto, Persio fu presentato a Lucano che era suo coetaneo e anch'esso un discepolo di Cornuto"[2]. Alla morte di Persio, Cornuto fece riavere alle sorelle di Persio un lascito fatto a lui, ma accettò la biblioteca di Persio, composta di circa 700 pergamene. Rielaborò le satire del poeta deceduto per farle pubblicare, ma le diede da revisionare al poeta Cesio Basso, su specifica richiesta di quest'ultimo.
Fra le satire di Persio c'erano versi che, come ci riporta Svetonio, "frustavano persino lo stesso Nerone, che era poi il principe regnante". Il verso era formulato come segue:
(LA)
« Auriculas asini Mida rex habet »
(IT)
« Re Mida ha le orecchie d'asino »
ma Cornuto lo modificò come:
(LA)
« Auriculas asini quis non habet? »
(IT)
« Chi è che non ha le orecchie d'asino? »
allo scopo che non si potesse supporre che intendeva riferirsi a Nerone[2].
Ciononostante Anneo Cornuto fu bandito da Nerone – nel 66 o nel 68 d.C. – avendo indirettamente denigrato il progetto dell'imperatore di scrivere la storia romana in un poema epico[3], dopo di che non si seppe più nulla di lui.

Opere [modifica]

Lucio Anneo era l'autore di varie opere retoriche sia in greco che in latino, come De figuris sententiarum; grazie a Cassiodoro sono giunti fino a noi estratti del suo trattato De enuntiatione vel orthographia. Un commentario su Virgilio è frequentemente citato da Servio, ma le tragedie menzionate da Svetonio sono andate perdute.
Cornuto scrisse un lavoro sulla retorica ed un commentario su le Categorie di Aristotele (πρὸς Ἁθηνόδωρον καὶ Ἀριστοτέλην)[4] la cui filosofia venne da lui attaccata assieme al suo amico stoico Atenodoro[5]. Scrisse anche un lavoro intitolato Sulla Proprietà (in greco: Περὶ ἐκτῶν)[6], ma la sua opera più importante rimane il "Compendio di teologia greca".

Compendio di teologia greca [modifica]

Il trattato filosofico Theologiae Graecae compendium (il "Compendio di teologia greca", il titolo greco resta incerto) è un manuale della "mitologia popolare come esposto nell'interpretazione etimologica e simbolica degli stoici". Questo primo esempio di un trattato educativo romano fornisce un resoconto della mitologia greca sulla base di letture etimologiche estremamente elaborate. Cornuto cercò di recuperare le credenze originarie che i popoli primitivi avevano del mondo esaminando i nomi ed i titoli attribuiti ai loro dei[7]; il risultato, ai nostri occhi, è spesso bizzarro, con molte etimologie forzate, come si può dedurre dal paragrafo di apertura, dove Cornuto descrive il cielo (Urano):
« Urano, ragazzo mio, abbraccia tutta la terra e il mare e tutto ciò che è in essi. Da ciò ha derivato il suo nome, perché è un "limite superiore" [ouros anô] di tutte le cose e "segna il limite" [horizôn] della natura. Alcuni dicono, però, che si chiama Urano [ouranos], perché "ha cura" [ôrein] o "si occupa" [ôreuein] delle cose, e in quanto protegge è chiamato anche "il Guardiano" [thyrôros] e "sorveglia attentamente" [polyôrein]. Altri ancora traggono la loro etimologia di "farsi vedere in alto" [horasthai anô]. Insieme a tutto ciò che egli abbraccia, è chiamato il mondo "[kosmos] per essere "così ben organizzato" [diakekosmêsthai][8] »
Il libro continua con una vena simile, passando da dei come Zeus, Hera, Crono e Poseidone, alle Furie, alle Parche (o Moire greche), fino alle Muse e alle Grazie. Tutto il lavoro è pervaso da una forte sottocorrente della Fisica stoica.
Ci viene detto che il mondo ha un'anima che lo preserva detta Zeus, che soggiorna in Cielo la cui sostanza è ardente. Zeus è il potere che pervade tutto e che assegna il destino ad ogni persona. Gli dei ci hanno dato la Ragione (logos), il cui funzionamento non è cattivo, ma è parte integrante della Ragione divina dell'universo[9]:
« Oceano è il logos che "scivola rapidamente" e cambia continuamente, mentre Teti è la stabilità delle qualità. E' dalla loro miscela e dal loro amalgama che si sviluppano le cose che esistono; e nulla esisterebbe se uno dei due senza mescolare avesse preso il sopravvento sull'altro[10] »

Note [modifica]

  1. ^ Cfr.: Suda (II, 1, 347, B); Esichio Onomastico (123).
  2. ^ a b Svetonio, Vita di Persio
  3. ^ Cassio Dione, Historia romana, LXII, 29
  4. ^ Simplicio, in Cat. 62.25-6
  5. ^ Barnes, op. cit., p. 59.
  6. ^ Sedley, op. cit., p. 171.
  7. ^ Long, op. cit., p. 71
  8. ^ Armstrong & White, op. cit., p. 1
  9. ^ Armstrong & White, op. cit.
  10. ^ Armstrong & White, op. cit., p. 11

Bibliografia [modifica]

  • (EN) Jonathan Barnes, Aristotle and Stoic Logic in Topics in Stoic Philosophy, Oxford, Editore: Katerina Ierodiakonou, Oxford University Press, 2001. ISBN 0-19-823768-5
  • (EN) David Sedley, Stoic Metaphysics at Rome in Metaphysics, Soul, and Ethics in Ancient Thought, Oxford, Editore: Ricardo Salles, Oxford University Press, 2005. ISBN 0-19-926130-X.
  • (EN) Armstrong & White Cornutus: A Cursory Examination of the Traditions of Greek Theology, 2007.
  • (EN) A. A. Long, Stoic Studies, Cambridge University Press, Cambridge, 1996. ISBN 0-521-48263-1

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