Wednesday, September 19, 2012

Rossini, LA CENERENTOLA -- libretto -- RAMIRO, principe di Salerno, tenore (GUGLIELMI) ------

Speranza

--

La "Cenerentola",

o sia:

La virtù in trionfo:

 

dramma giocoso

 

-- in due atti

--

libretto di Jacopo Ferretti


Personaggi: RAMIRO, il principe di SALERNO
tenore ..... GUGLIELMI


DANDINI, suo cameriere
baritono


BARONE DI MONTEFIASCONE,
MAGNIFICO, 
buffo

CLORINDA, figlia del barone
soprano

TISBE, figlia del barone
soprano.

ANGIOLINA, sotto il nome di "La CENERENTOLA",
figliastra del Barone.
mezzosoprano

ALIDORO,
filosofo, maestro di Ramiro, principe di Salerno
basso.

Dame che non parlano

Coro di cortigiani del Principe
La scena:

Parte in un vecchio palazzo del barone di MONTEFIASCONE
(Viterbo, LAZIO) Don Magnifico.

Parte in un "casino di delizie" del Principe di SALERNO, distante mezzo miglio.

Avvertenza



La mia povera "Cenerentola", figlia inaspettata e lavoro di pochi giorni, vuol essere a voi raccomandata, perché balzando fuori dal cenere del focolare dimanda un tutore, e non sa trovarlo meglio che in voi.

Vuol anche che per me saper vi si faccia che, s'ella non comparisce con la compagnia di un mago operatore di fantasmagoria o di una gatta che parla, e non perde nel ballo una pantofola (ma piú tosto uno smaniglio) come sul teatro francese o su qualche vasto teatro italiano, ciò non deve considerarsi crimenlæsæ, ma più tosto una necessità nelle scene del Teatro Valle, ed un rispetto alla delicatezza del gusto romano, che non soffre sul palco scenico ciò che lo diverte in una storiella accanto al fuoco.


La precipitanza in cui fu di mestieri scegliere l'argomento e sceneggiarlo, per presentarlo di tratto in tratto versificato al Maestro, avrà forse tolto la possibilità di evitare qualcuno de' soliti difetti de' drammi buffi.

Ma la vostra cortesia e la vostra sperienza cosa non sapranno perdonare.

Vi prega infine la mia "Cenerentola" che saper facciate, come buoni tutori a qué pochi che nol sanno, ch'ella è figliASTRA e non figlia del barone di Montefascione, Don Magnifico, e quindi mostrar può qualche giorno di più di vita delle due sorelle, e che una delle forti ragioni che mi persuasero a scegliere quest'argomento fu appunto quell'aria d'ingenua bontà, che forma uno de' caratteri distinti della brava Madama Giorgi, carattere premiato in "Cenerentola", secondo la Cronaca delle fate.

Conosco la mediocrità de' miei versi non ritornati sull'incude.

Ma ho la fortuna di consegnarli al moderno Prometeo dell'armonia, che saprà scaldarli con la favilla del sole.

Atto primo

Antica sala terrena nel castello del Barone di MONTEFIASCONE, con cinque porte.

A destra camino, tavolino con specchio, cestello con fiori, e sedie.

Scena prima

Clorinda provando uno sciassé.

Tisbe acconciando un fiore ora alla fronte ora al petto.

La "Cenerentola" (ANGIOLINA) soffiando con un manticetto al camino per far bollire un cuccumo di caffè.

Indi Alidoro, da povero.

Poi seguaci di Ramiro, principe di SALERNO.
 

Clorinda

No no no: non v'è, non v'è
Chi trinciar sappia così
Leggerissimo sciassé.

Tisbe

Sì sì sì: va bene lì.

Meglio lì; no, meglio qui.
Risaltar di più mi fa.

Clorinda e Tisbe

A quest'arte, a tal beltà
Sdrucciolare ognun dovrà.

Cenerentola
con tuono flemmatico


una volta c'era un re,
Che a star solo s'annoiò:
Cerca, cerca, ritrovò;
Ma il volean sposare in tre. Cosa fa?
Sprezza il fasto e la beltà.
E alla fin sceglie per sé
L'innocenza e la bontà.
La la là
Li li lì
La la là.

Clorinda e Tisbe:

Cenerentola, finiscila
Con la solita canzone.

Cenerentola

Presso al fuoco in un cantone
Via lasciatemi cantar.

Una volta c'era un Re
Una volta. . .

Clorinda

E due, e tre.

Clorinda e Tisbe

La finisci sì o no?
Se non taci ti darò.


Cenerentola
Una volta...

S'ode picchiare.

Cenerentola apre, ed entra Alidoro da povero.

Clorinda, Tisbe e Cenerentola

Chi sarà?

Alidoro

Un tantin di carità.

Clorinda e Tisbe

Accattoni.
Via di qua.

Cenerentola

Zitto, zitto.

Su prendete
questo po' di colazione.

Versa una tazza di caffè, e la dà con un pane ad Alidoro
coprendolo dalle sorelle.

Ah non reggo alla passione,
Che crudel fatalità.

Alidoro

Forse il Cielo il guiderdone
Pria di notte vi darà.

Clorinda e Tisbe
(pavoneggiandosi)

Risvegliar dolce passione
Più di me nessuna sa.

-- volgendosi ad osservare Alidoro --

Ma che vedo! Ancora lì!
Anche un pane? anche il caffè?

-- scagliandosi contro Cenerentola --

Prendi, prendi, questo a te.

Cenerentola

Ah! soccorso chi mi dà!

Alidoro

-- frapponendosi inutilmente --

Vi fermate, per pietà.

-- Si picchia fortemente.

Cenerentola corre ad aprire, ed entrano i cavalieri.

Coro

o figlie amabili di Don Magnifico
Ramiro il Principe or or verrà,
al suo palagio vi condurrà.
si canterà, si danzerà
poi la bellissima fra l'altre femmine
sposa carissima per lui sarà.


Clorinda e Tisbe

Ma dunque il Principe?

Coro
Or or verrà.

Clorinda e Tisbe
E la bellissima?

Coro
Si sceglierà.

Clorinda e Tisbe

"Cenerentola": vien qua.
Le mie scarpe, il mio bonné.

"Cenerentola": vien qua.

Le mie penne, il mio collié.

Nel cervello ho una fucina;
Son più bella e vo' trionfar.
A un sorriso, a un'occhiatina
Don Ramiro ha da cascar.

Cenerentola
Cenerentola vien qua.
Cenerentola va' là.
Cenerentola va' su.
Cenerentola va' giù. Questo è proprio uno strapazzo!
Mi volete far crepar?
Chi alla festa, chi al solazzo
Ed io resto qui a soffiar.

Alidoro

Nel cervello una fucina
Sta le pazze a martellar.
Ma già pronta è la ruina.
Voglio ridere a schiattar.

Coro
Già nel capo una fucina
Sta le donne a martellar;
Il cimento si avvicina,
Il gran punto di trionfar.

Clorinda
-- da una moneta a Cenerentola, onde la dia ai seguaci del Principe.

Date lor mezzo scudo.
Grazie.
Ai cenni
Del Principe noi siamo.

-- osserva il povero e raggricciando il naso)
Ancor qui siete?

Qual tanfo!

Andate, o ve ne pentirete.

Cenerentola
-- accompagnando Alidoro --

Io poi quel mezzo scudo
A voi l'avrei donato;
Ma non ho mezzo soldo.
Il core in mezzo *
Mi spaccherei per darlo a un infelice.
 
(marcato assai, e Alidoro parte)

Alidoro
(Forse al novello dì sarai felice.)

Tisbe
Cenerentola, presto
Prepara i nastri, i manti.

Clorinda
Gli unguenti, le pomate.

Tisbe
I miei diamanti.

Cenerentola
Uditemi, sorelle...

Clorinda
(altera)
Che sorelle!
Non profanarci con sì fatto nome.

Tisbe
(minacciandola)
E guai per te se t'uscirà di bocca.

Cenerentola
(Sempre nuove pazzie soffrir mi tocca.)
(entra a sinistra)

Tisbe
Non v'è da perder tempo.

Clorinda
Nostro padre
Avvisarne convien. Questionando fra loro, ed opponendosl a vicenda d'entrare a destra.

Tisbe
Esser la prima
Voglio a darne la nuova.

Clorinda
Oh! mi perdoni.
Io sono la maggiore.

Tisbe
No no, gliel vo' dir io. Crescendo nella rabbia fra loro.

Clorinda
È questo il dover mio.
Io svegliare lo vuo'. Venite appresso.

Tisbe
Oh! non la vincerai.

Clorinda
(osservando fra le scene)
Ecco egli stesso.

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Scena seconda


Don Magnifico, bieco in volto, esce in berretta da notte e veste da camera, e detti.

Indi Cenerentola.


Don Magnifico

Miei rampolli femminini,
Vi ripudio; mi vergogno!
Un magnifico mio sogno
Mi veniste a sconcertar.

(ricusando di dar loro a baciar la mano)

Clorinda e Tisbe ridono quando non le guarda. (da sé, osservandole)

Come son mortificate!
Degne figlie d'un Barone!
Via: silenzio ed attenzione.
State il sogno a meditar. Mi sognai fra il fosco e il chiaro

Un bellissimo somaro.
Un somaro, ma solenne.
Quando a un tratto, oh che portento!
Su le spalle a cento a cento
Gli spuntavano le penne
Ed in alto, fsct, volò!
Ed in cima a un campanile
Come in trono si fermò. Si sentiano per di sotto
Le campane sdindonar.
Col cì cì, ciù ciù di botto
Mi faceste risvegliar. Ma d'un sogno sì intralciato
Ecco il simbolo spiegato.
La campana suona a festa?
Allegrezza in casa è questa.
Quelle penne? Siete voi.
Quel gran volo? Plebe addio.
Resta l'asino di poi?
Ma quell'asino son io.
Chi vi guarda vede chiaro
Che il somaro è il genitor. Fertilissima Regina
L'una e l'altra diverrà;
Ed il nonno una dozzina
Di nepoti abbraccierà.
Un Re piccolo di qua.
Un Re bambolo di là.
E la gloria mia sarà.

  Interrompendosi e strappandosi Don Magnifico.


Clorinda
Sappiate che fra poco...

Tisbe
Il Principe Ramiro...

Clorinda
Che son tre dì che nella deliziosa...

Tisbe
Vicina mezzo miglio
Venuto è ad abitar.

Clorinda
Sceglie una sposa.

Tisbe
Ci mandò ad invitar.

Clorinda
E fra momenti...

Tisbe
Arriverà per prenderci.

Clorinda
E la scelta
La più bella sarà.

Don Magnifico
(in aria di stupore ed importanza)
Figlie, che dite!
Quel principon! Quantunque io nol conosco...
Sceglierà!.. v'invitò... Sposa... più bella!
Io cado in svenimento. Alla favella
È venuto il sequestro. Il principato
Per la spinal midolla
Già mi serpeggia, ed in una parola
Il sogno è storia, ed il somaro vola.

Cenerentola entra, vota il caffè e lo reca nella camera di Don Magnifico.

Cenerentola, presto.
Portami il mio caffè. Viscere mie.
Metà del mio palazzo è già crollata,
E l'altra è in agonia. Fatevi onore.
Mettiamoci un puntello.


(andando e tornando, e riprendendo le figlie, che stanno per entrare)


Figlie state in cervello.
Parlate in punto e virgola.
Per carità: pensate ad abbigliarvi;
Si tratta niente men che imprinciparvi. Entra nelle sue stanze, Clorinda e Tisbe nella loro.

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Scena terza


Don Ramiro e Cenerentola.

Don Ramiro vestito da scudiero.

Guarda intorno e si avanza a poco a poco.

Ramiro

Tutto è deserto. Amici?

Nessun risponde.

In questa simulata sembianza le belle osserverò.

Né viene alcuno?

Eppur mi diè speranza
Il sapiente Alidoro,
Che qui, saggia e vezzosa,
Degna di me trovar saprò la sposa.

Sposarsi... e non amar.

Legge tiranna,
Che nel fior de' miei giorni

Alla difficil scelta mi condanna.

Cerchiam, vediamo.

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Scena quarta


Cenerentola cantando fra' denti con sottocoppa e tazza da caffe, entra spensierata nella stanza, e si trova a faccia a faccia con Ramiro.

Le cade tutto di mano, e si ritira in un angolo.

Cenerentola:

Una volta c'era.

Ah! è fatta

Ramiro
Cos'è?

Cenerentola
Che batticuore!

Ramiro
Forse un mostro son io!

Cenerentola
(prima astratta poi correggendosi con naturalezza)

Sì... no, signore.

Ramiro:

Un soave non so che
In quegl'occhi scintillò.

Cenerentola

Io vorrei saper perché
Il mio cor mi palpitò?

Ramiro
Le direi... ma non ardisco.

Cenerentola
Parlar voglio, e taccio intanto.

Cenerentola e Ramiro

Una grazia, un certo incanto
par che brilli su quel viso
quanto caro è quel sorriso
scende all'alma e fa sperar.

Ramiro

Del Baron le figlie io chiedo
Dove son? qui non le vedo.

Cenerentola

Stan di là nell'altre stanze.
Or verranno, addio speranze.

Ramiro
(con interesse)

Ma di grazia, voi chi siete?

Cenerentola

Io chi sono? Eh! non lo so.

Ramiro

Nol sapete?

Cenerentola
Quasi no.

(accostandosi a lui sottovoce e rapidissima, correggendosi ed imbrogliandosi)


Quel ch'è padre, non è padre.

Onde poi le due sorelle.

Era vedova mia madre.

Ma fu madre ancor di quelle.

Questo padre pien d'orgoglio.
 
Sta' a vedere che m'imbroglio.

Deh, scusate, perdonate
Alla mia semplicità.

Ramiro:

Mi seduce, m'innamora
quella sua semplicità.

Clorinda, Tisbe e Don Magnifico

-- dalle loro stanze, a vicenda ed insieme --

Cenerentola... da me.

Ramiro
Quante voci! che cos'è?

Cenerentola

A ponente ed a levante,
A scirocco e a tramontana,
Non ho calma un solo istante,
Tutto tutto tocca a me.

-- Ora verso una, ora verso l'altra delle porte

Vengo, vengo. Addio, signore.

-- con passione --

Ah ci lascio proprio il core
Questo cor più mio non è.

Ramiro
-- da sé, astratto, osservandola sempre --

Quell'accento, quel sembiante
È una cosa sovrumana.
Io mi perdo in quest'istante
Già più me non trovo in me.

Che innocenza, che candore
ah, m'invola proprio il core

Questo cor più mio non è.

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Scena quinta


Ramiro solo.

Indi Don Magnifico in abito di gala senza cappello.

Ramiro

Non so che dir. Come in sì rozze spoglie
Sì bel volto e gentil! Ma Don Magnifico
Non apparisce ancor? Nunziar vorrei
Fortunato consiglio!
Da semplice scudiero
Il core delle femmine
Meglio svelar saprò.

Dandini intanto
Recitando da Principe.

Don Magnifico
Domando
Un milion di perdoni.
Dica: e Sua Altezza il Principe?

Ramiro
Or ora arriva.

Don Magnifico
E quando?

Ramiro
Tra tre minuti.

Don Magnifico
(in agitazione)
Tre minuti! ah figlie!
Sbrigatevi: che serve?
Le vado ad affrettar. Scusi; per queste
Ragazze benedette,
Un secolo è un momento alla toelette.
(entra dalle figlie)

Ramiro
Che buffone! E Alidoro mio maestro
Sostien che in queste mura
Sta la bontà più pura!
Basta basta, vedrem. Alle sue figlie
Convien che m'avvicini.
Qual fragor!.. non m'inganno. Ecco Dandini.

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Scena sesta


Cavailieri, Dandini e detti; indi Clorinda e Tisbe.

Coro

Scegli la sposa, affrettati.

S'invola via l'età.
La principesca linea.
Se no s'estinguerà.

Dandini

Come un'ape ne' giorni d'aprile
Va volando leggiera e scherzosa;
Corre al giglio, poi salta alla rosa,
Dolce un fiore a cercare per sé;
Fra le belle m'aggiro e rimiro;
Ne ho vedute già tante e poi tante
Ma non trovo un giudizio, un sembiante,
Un boccone squisito per me.

Clorinda e Tisbe escono, e sono presentate a Dandini da Don Magnifico in gala.

Clorinda
Prence!

Tisbe
Sire...

Clorinda e Tisbe

Ma quanti favori!

Don Magnifico
Che diluvio! che abisso di onori!

Dandini
Nulla, nulla;
(con espressione or all'una ora all'altra)

Vezzosa; graziosa!
(accostandosi a Ramiro)
(Dico bene?) Son tutte papà.

Ramiro
(Bestia! attento! ti scosta; va' là.

Dandini
(alle due sorelle che lo guardano con passione)


Per pietà, quelle ciglia abbassate.
Galoppando sen va la ragione,
E fra i colpi d'un doppio cannone
Spalancato è il mio core di già.

(da sé)

Ma al finir della nostra commedia
Che tragedia qui nascer dovrà.

Clorinda e Tisbe
(ognuna da sé)

Ei mi guarda. Sospira, delira
Non v'è dubbio: è mio schiavo di già.

Ramiro
(sempre osservando con interesse se torna Cenerentola)

(Ah! perché qui non viene colei,
Con quell'aria di grazia e bontà?)

Don Magnifico
(da sé osservando con compiacenza Dandini, che sembra innamorato)
(E già cotto, stracotto, spolpato
L'Eccellenza si cangia in Maestà.)

Dandini
(osservando Clorinda, Tisbe e Don Magnifico)
Allegrissimamente! che bei quadri!
Che bocchino! che ciglia!
Siete l'ottava e nona meraviglia.
Già tales patris talem filias.

Clorinda
(con inchino)
Grazie! Don Magnifico
(curvandosi)
Altezza delle Altezze!
Che dice? mi confonde. Debolezze. Dandini
Vere figure etrusche!
(piano a Ramiro)
(Dico bene?) Ramiro
(piano a Dandini)
(Cominci a dirle grosse.) Dandini
(piano a Ramiro)
(Io recito da grande, e grande essendo,
Grandi le ho da sparar.)

Don Magnifico
(piano alle figlie con compiacenza)
(Bel principotto!
Che non vi fugga: attente.) Dandini
Or dunque seguitando quel discorso
Che non ho cominciato;
Dai miei lunghi viaggi ritornato
E il mio papà trovato,
Che fra i quondam è capitombolato, *
E spirando ha ordinato
Che a vista qual cambiale io sia sposato, *
O son diseredato,
Fatto ho un invito a tutto il vicinato.
E trovando un boccone delicato,
Per me l'ho destinato.
Ho detto, ho detto, e adesso prendo fiato.

Don Magnifico
(sorpreso)
(Che eloquenza norcina!)

Cenerentola
(entrando osserva l'abito del Principe, e Ramiro che la guarda)
(Ih, che bell'abito!
E quell'altro mi guarda.) Ramiro
(Ecco colei!
Mi ripalpita il cor.) Dandini
Belle ragazze,
Se vi degnate inciambellare il braccio
Ai nostri cavalieri, il legno è pronto. Clorinda
(servite dai cavalieri)
Andiam. Tisbe
Papà Eccellenza,
Non tardate a venir. Escono.

Don Magnifico
(a Cenerentola voltandosi)
Che fai tu qui?
Il cappello e il bastone. Cenerentola
Eh... Signor sì.
(scuotendosi dal guardar Ramiro, e parte) Dandini
Perseguitate presto
Con i piè baronali
I magnifici miei quarti reali. *
(parte) Don Magnifico
Monti in carrozza, e vengo.
(andando nella camera dove è entrata Cenerentola)

Ramiro
(E pur colei
Vo' riveder.) Don Magnifico
(di dentro in collera)
Ma lasciami. Ramiro
(La sgrida?) Cenerentola
Sentite. Don Magnifico
(esce con cappello e bastone trattenuto con ingenuità da Cenerentola)
Il tempo vola. Ramiro
(Che vorrà?) Don Magnifico
Vuoi lasciarmi? Cenerentola
Una parola. Signore, una parola:
In casa di quel Principe
Un'ora, un'ora sola
Portatemi a ballar. Don Magnifico
Ih! Ih! La bella Venere!
Vezzosa! Pomposetta!
Sguaiata! Cova-cenere! *
Lasciami, deggio andar. Dandini
(tornando indietro, ed osservando Ramiro immobile)
Cos'è? qui fa la statua? Sottovoce fra loro in tempo del solo di Don Magnifico.

Ramiro
Silenzio, ed osserviamo. Dandini
Ma andiamo o non andiamo! Ramiro
Mi sento lacerar. Cenerentola
Ma una mezz'ora... un quarto. Don Magnifico
(alzando minaccioso il bastone)
Ma lasciami o ti stritolo. Ramiro e Dandini
(accorrendo a trattenerlo)
Fermate. Don Magnifico
(sorpreso, curvandosi rispettoso a Dandini)
Serenissima!
(ora a Dandini ora a Cenerentola)
Ma vattene. - Altezzissima!
Servaccia ignorantissima! Ramiro e Dandini
Serva? Cenerentola
Cioè... Don Magnifico
(mettendole una mano sulla bocca e interrompendola)
Vilissima
D'un'estrazion bassissima,
Vuol far la sufficiente,
La cara, l'avvenente,
E non è buona a niente.
(minacciando e trascinando)
Va' in camera, va' in camera
La polvere a spazzar. Dandini
(opponendosi con autorità)
Ma caro Don Magnifico
Via, non la strapazzar. Ramiro
(fra sé, con sdegno represso)
Or ora la mia collera
Non posso più frenar. Cenerentola
(con tuono d'ingenuità)
Signori, persuadetelo;
Portatemi a ballar.
Ah! sempre fra la cenere
Sempre dovrò restar? Nel momento che Don Magnifico staccasi da Cenerentola ed è tratto via da Dandini, entra Alidoro con taccuino aperto. Alidoro
Qui nel mio codice
Delle zitelle
Con Don Magnifico
Stan tre sorelle.
(a Don Magnifico con autorità)
Or che va il Principe
La sposa a scegliere,
La terza figlia
Io vi domando. Don Magnifico
(confuso ed alterato) *
Che terza figlia
Mi va figliando? Alidoro
Terza sorella... Don Magnifico
(atterrito)
Ella... morì... Alidoro
Eppur nel codice
Non v'è così. Cenerentola
(Ah! di me parlano.)
(ponendosi in mezzo con ingenuità)
No, non morì. Don Magnifico
Sta' zitta lì. Alidoro
Guardate qui! * Don Magnifico
(balzando Cenerentola in un cantone)
Se tu respiri,
Ti scanno qui. Ramiro, Dandini e Alidoro
Dunque morì? Don Magnifico
(sempre tremante)
Altezza sì. Momento di silenzio. Tutti
(guardandosi scambievolmente)
Nel volto estatico
Di questo e quello
Si legge il vortice
Del lor cervello,
Che ondeggia e dubita
E incerto sta. Don Magnifico
(fra' denti, trascinando Cenerentola)
Se tu più mormori
Solo una sillaba
Un cimiterio
Qui si farà. Cenerentola
(con passione)
Deh soccorretemi,
Deh non lasciatemi,
Ah! di me, misera
Che mai sarà? Ramiro
Via consolatevi.
Signor lasciatela.
(strappandola da Don Magnifico)
(Già la mia furia
Crescendo va.) Alidoro
(frapponendosi)
Via meno strepito:
Fate silenzio.
O qualche scandalo *
Qui nascerà. Dandini
Io sono un Principe,
O sono un cavolo?
Vi mando aI diavolo:
Venite qua.

La strappa da Don Magnifico, e lo conduce via.

Tutti seguono Dandini.

Cenerentola corre in camera.

Si chiude la porta di mezzo.

Un momento dopo rientra Alidoro con mantello da povero.

  siste una seconda versione della scena 7 (1821)

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Scena settima


Dopo qualche momento di silenzio entra Alidoro in abito di pellegrino con gli abiti da filosofo sotto, indi Cenerentola.

Alidoro
Grazie, vezzi, beltà scontrar potrai
Ad ogni passo; ma bontà, innocenza,
Se non si cerca, non si trova mai.
Gran ruota è il mondo...
(chiama verso la camera di Cenerentola)
Figlia!

Cenerentola
(esce e rimane sorpresa)
Figlia voi mi chiamate? O questa è bella!
Il padrigno Barone
Non vuole essermi padre, e voi... Alidoro
Tacete.
Venite meco. Cenerentola
E dove? Alidoro
Or ora un cocchio
S'appresserà. Del Principe
Anderemo al festin. Cenerentola
(guardando lui, e le accenna gli abiti)
Con questi stracci?
Come Paris e Vienna? oh che bell'ambo. Nel momento che si volge, Alidoro gitta il manto. Alidoro
Osservate. Silenzio. Abiti, gioie,
Tutto avrete da me. Fasto, ricchezza
Non v'abbaglino il cor. Dama sarete;
Scoprirvi non dovrete. Amor soltanto
Tutto v'insegnerà. Cenerentola
Ma questa è storia
Oppure una commedia? Alidoro
Figlia mia,
L'allegrezza e la pena
Son commedia e tragedia, e il mondo è scena. Il mondo è un gran teatro. *
Siam tutti commedianti.
Si può fra brevi istanti
Carattere cangiar. Quel ch'oggi è un Arlecchino
Battuto dal padrone,
Domani è un signorone,
Un uomo d'alto affar. Tra misteriose nuvole
Che l'occhio uman non penetra
Sta scritto quel carattere
Che devi recitar. S'ode avvicinare una carrozza. Odo del cocchio crescere
Il prossimo fragore...
Figlia, t'insegni il core,
Colui che devi amar. Aprono la porta; vedesi una carrozza. Cenerentola vi monta. Alidoro chiude la porta e sentesi la partenza della carrozza. Gabinetto nel casino di Don Ramiro.

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Scena ottava


Dandini entrando con Clorinda e Tisbe sotto il braccio.

Don Magnifico e Don Ramiro.

Dandini

Ma bravo, bravo, bravo!
Caro il mio Don Magnifico! Di vigne,
Di vendemmie e di vino
M'avete fatto una disertazione,
Lodo il vostro talento
Si vede che ha studiato.
(a Don Ramiro)
Si porti sul momento
Dove sta il nostro vino conservato
E se sta saldo e intrepido
Al trigesimo assaggio
Lo promovo all'onor di cantiniero
Io distinguo i talenti e premio il saggio. Don Magnifico
Prence! L'Altezza Vostra
E un pozzo di bontà. Più se ne cava,
Più ne resta a cavar.
(piano alle figlie)
(Figlie! Vedete?
Non regge al vostro merto;
N'è la mia promozion indizio certo.)
(forte)
Clorinduccia, Tisbina,
Tenete allegro il Re. Vado in cantina.
(parte) Ramiro
(piano a Dandini)
(Esamina, disvela, e fedelmente
Tutto mi narrerai. Anch'io fra poco
Il cor ne tenterò. Del volto i vezzi
Svaniscon con l'età. Ma il core...) Dandini
(Il core
Credo che sia un melon tagliato a fette,
Un timballo l'ingegno, *
E il cervello una casa spigionata.)
(forte, come seguendo il discorso fatto sottovoce)
Il mio voler ha forza d'un editto.
Eseguite trottando il cenno mio.
Udiste? Ramiro
Udii. Dandini
Fido vassallo, addio.
Parte Don Ramiro.

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Scena nona


Dandini, Clorinda e Tisbe.

Dandini
(alle donne)

Ora sono da voi. Scommetterei
Che siete fatte al torno
E che il guercetto amore *
È stato il tornitore.

Clorinda
(tirando a sé Dandin)
Con permesso:
(La maggiore son io, onde la prego
Darmi la preferenza.)

Tisbe
(come sopra)
Con sua buona licenza
(La minore son io.
M'invecchierò più tardi.)

Clorinda
Scusi. (Quella è fanciulla.
Proprio non sa di nulla.)

Tisbe
Permetta. (Quella è un'acqua senza sale,
Non fa né ben né male.)

Clorinda
Di grazia. (I dritti miei
La prego bilanciar.)

Tisbe
Perdoni. (Veda,
Io non tengo rossetto.)

Clorinda
Ascolti. (Quel suo bianco è di bianchetto.)

Tisbe
Senta...

Clorinda
Mi favorisca.

Dandini
(sbarazzandosi con un poco di collera)
Anime belle!
Mi volete spaccar? Non dubitate.
Ho due occhi reali
E non adopro occhiali
(a Tisbe)
Fidati pur di me, *
Mio caro oggetto.
(a Clorinda)
Per te sola mi batte il core in petto.
(parte) Tisbe
M'inchino a Vostr'Altezza. Clorinda
Anzi all'Altezza Vostra. Ironicamente fra loro. Tisbe
Verrò a portarle qualche memoriale. Clorinda
Lectum. * Tisbe
Ce la vedremo. Clorinda
Forse sì, forse no. Tisbe
Poter del mondo! Clorinda
Le faccio riverenza! Tisbe
Oh! mi sprofondo!

Partono da parti opposte.

Deliziosa nel Casino del Principe Don Ramiro.

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Scena decima


Don Magnifico a cui i cavalieri pongono un mantello color ponsò con ricami in argento di grappoli d'uva, e gli saltano intorno battendo i piedi in tempo di musica. Tavolini con recapito da scrivere.

 
Coro


Conciosiacosaché
Trenta botti già gustò!
E bevuto ha già per tre
E finor non barcollò! E piaciuto a Sua Maestà
Nominarlo cantinier.
Intendente dei bicchier
Con estesa autorità. Presidente al vendemmiar.
Direttor dell'evoè;

Onde tutti intorno a te
S'affolliamo qui a saltar.

Don Magnifico
Intendente! Direttor!
Presidente! Cantinier!
Grazie, grazie; che piacer!
Che girandola ho nel cor. Si venga a scrivere
Quel che dettiamo. Pongonsi intorno ai tavolini, e scrivono. Sei mila copie
Poi ne vogliamo.

Coro
Già pronti a scrivere
Tutti siam qui.

Don Magnifico
Noi Don Magnifico...
(osservando come scrivono)
Questo in maiuscole.
Bestie! maiuscole.
Bravi! così. Noi Don Magnifico
Duca e Barone
Dell 'antichissimo
Montefiascone.

Grand'intendente;
Gran presidente,
Con gli altri titoli
Con venti etcetera,
Di nostra propria
Autorità,
Riceva l'ordine
Chi leggerà, Di più non mescere
Per anni quindici
Nel vino amabile
D'acqua una gocciola.
Alias capietur
Et stranguletur
Perché ita etcetera

Laonde etcetera
Barone etcetera.
(sottoscrivendosi)

Coro
Barone etcetera;
È fatto già.

Don Magnifico
Ora affiggetelo
Per la città. Coro
Il pranzo in ordine
Andiamo a mettere.
Vino a diluvio
Si beverà.

Don Magnifico
Premio bellissimo
Di piastre sedici
A chi più Malaga
Si succhierà.

Partono saltando attorno a Don Magnifico.

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Scena undicesima


Dandini e Don Ramiro correndo sul davanti del palco, osservando per ogni parte.
Ramiro
(sotto voce)
Zitto zitto, piano piano;
Senza strepito e rumore:
Delle due qual è l'umore?
Esattezza e verità. Dandini
Sotto voce a mezzo tuono; *
In estrema confidenza:
Sono un misto d'insolenza,
Di capriccio e vanità. Ramiro
E Alidoro mi dicea
Che una figlia del Barone... Dandini
Eh! il maestro ha un gran testone.
Oca eguale non si dà.
(Son due vere banderuole...
Mi convien dissimular.) Ramiro
(Se le sposi pur chi vuole...
Seguitiamo a recitar.)

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Scena dodicesima


Clorinda, accorrendo da una parte, e Tisbe dall'altra.
Clorinda
(di dentro)
Principino dove state? Tisbe
Principino dove state? Clorinda e Tisbe
Ah! perché mi abbandonate?
Mi farete disperar. Clorinda
Io vi voglio... Tisbe
Vi vogl'io... Dandini
Ma non diamo in bagattelle. *
Maritarsi a due sorelle
Tutte insieme non si può!
Una sposo. Clorinda e Tisbe
(con interesse di smania)
E l'altra?.. Dandini
E l'altra...
(accennando Ramiro)
All'amico la darò. Clorinda e Tisbe
No no no no no,
Un scudiero! oibò oibò! Ramiro
(ponendosi loro in mezzo con dolcezza)
Sarò docile, amoroso,
Tenerissimo di cuore. Clorinda e Tisbe
(guardandolo con disprezzo)
Un scudiero! No signore.
Un scudiero! questo no. Clorinda
Con un'anima plebèa! Tisbe
Con un'aria dozzinale! Clorinda e Tisbe
(con affettazione)
Mi fa male, mi fa male
Solamente a immaginar. Ramiro e Dandini
(fra loro ridono)
La scenetta è originale
Veramente da contar.

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Scena tredicesima


Coro di cavalieri dentro le scene, indi Alidoro.
Coro
Venga, inoltri, avanzi il piè.
Anticamera non v'è. * Ramiro e Dandini
Sapientissimo Alidoro,
Questo strepito cos'è? Alidoro
Dama incognita qua vien.
Sopra il volto un velo tien. Clorinda e Tisbe
Una dama! Alidoro
Signor sì . Clorinda, Tisbe, Ramiro e Dandini
Ma chi è? Alidoro
Nol palesò. Clorinda e Tisbe
Sarà bella? Alidoro
Sì e no. Ramiro e Dandini
Chi sarà? Alidoro
Ma non si sa. Clorinda
Non parlò? Alidoro
Signora no. Tisbe
E qui vien? Alidoro
Chi sa perché? Tutti
Chi sarà? chi è? perché?
Non si sa. Si vedrà. Momento di silenzio. Clorinda e Tisbe
(Gelosia già già mi lacera,
Già il cervel più in me non è.) Alidoro
(Gelosia già già le rosica,
Più il cervello in lor non è.) Ramiro
(Un ignoto arcano palpito
Ora m'agita, perché?) Dandini
(Diventato son di zucchero:
Quante mosche intorno a me.) * Dandini fa cenno ad Alidoro d'introdurre la dama.

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Scena quattordicesima


Cavalieri che precedono e schieransi in doppia fila per ricevere Cenerentola, che, in abito ricco ed elegante, avanzasi velata.

Coro

Ah! se velata ancor
Dal seno il cor ci ha tolto,
Se svelerai quel volto
Che sarà?

Cenerentola:

Sprezzo quei don che versa
Fortuna capricciosa.
M'offra chi mi vuol sposa,
Rispetto, amor, bontà.

PRINCIPE:
Di quella voce il suono
Ignoto al cor non scende;
Perché la speme accende?
Di me maggior mi fa.

Dandini
Begli occhi che dal velo
Vibrate un raggio acuto,
Svelatevi un minuto
Almen per civiltà.

Clorinda e Tisbe
(Vedremo il gran miracolo
Di questa rarità.) Cenerentola svelasi. Momento di sorpresa, di riconoscimento, d'incertezza.

Tutti
(eccetto Cenerentola)
Ah!

Ciascuno da sé guardando Cenerentola, e Cenerentola sogguardando Ramiro.

Tutti
(tranne Alidoro)

(Parlar - pensar - vorrei.
Parlar - pensar - non so.
Questo è un inganno/è un incanto, o dei!
Quel volto mi atterrò.)

Alidoro
(Parlar - pensar - vorrebbe
Parlar - pensar - non può.
Amar già la dovrebbe,
Il colpo non sbagliò.)

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Scena ultima


Don Magnifico accorrendo, e detti.

Don Magnifico

Signora Altezza, in tavola
Che... co... chi... sì... che bestia!
Quando si dice i simili!
Non sembra Cenerentola?

Clorinda e Tisbe
Pareva ancora a noi,
Ma a riguardarla poi...
La nostra è goffa e attratta,

Questa è un po' più ben fatta;
Ma poi non è una Venere
Da farci spaventar.

Don Magnifico
Quella sta nella cenere;
Ha stracci sol per abiti.

Cenerentola e Alidoro
(Il vecchio guarda e dubita.)

Ramiro
(Mi guarda, e par che palpiti.)

Dandini
Ma non facciam le statue.
Patisce l'individuo:
Andiamo presto in tavola.
Poi balleremo il Taice, 
E quindi la bellissima...
Con me s'ha da sposar.

Tutti
(meno Dandini)
Andiamo, andiamo a tavola.
Si voli a giubilar.

Dandini
Oggi che fo da Principe
Per quattro io vuo' mangiar.

Tutti
Mi par d'essere sognando
Fra giardini e fra boschetti;
I ruscelli sussurrando,
Gorgheggiando gli augelletti,
In un mare di delizie
Fanno l'anima nuotar. Ma ho timor che sotto terra
Piano piano a poco a poco
Si sviluppi un certo foco.
E improvviso a tutti ignoto
Balzi fuori un terremoto,
Che crollando, strepitando
Fracassando, sconquassando
Poi mi venga a risvegliar. E ho paura che il mio sogno
Vada in fumo a dileguar.



Scena scritta da Ferretti e musicata da Rossini per il basso Gioacchino Moncada nel 1821 (Teatro Argentina, Roma).

Rimpiazza la scena 7 originale, musicata da Luca Agolini.

Scena settima


Dopo qualche momento di silenzio entra Alidoro, in abito da pellegrino, con gli abiti da filosofo sotto; indi Cenerentola.
Alidoro
Sì, tutto cangerà. Quel folle orgoglio
Poca polve sarà, gioco del vento;
E al tenero lamento
Succederà il sorriso.
(chiama verso la camera di Cenerentola)
Figlia... Figlia... Cenerentola
(esce e rimane sorpresa)
Figlia voi mi chiamate? Oh questa è bella!
Il padrigno Barone
Non vuole essermi padre; e voi... Peraltro
Guardando i stracci vostri e i stracci miei,
Degna d'un padre tal figlia sarei. Alidoro
Taci, figlia, e vien meco. Cenerentola
Teco, e dove? Alidoro
Del Principe al festino. Cenerentola
Ma dimmi, pellegrino:
Perché t'ho data poca colazione,
Tu mi vieni a burlar? Va' via... va' via!
Voglio serrar la porta...
Possono entrar de' ladri, e allora... e allora...
Starei fresca davvero. Alidoro
No! Sublima il pensiero! *
Tutto cangiò per te!
Calpesterai men che fango i tesori,
Rapirai tutti i cuori.
Vien meco e non temer: per te dall'Alto
M'ispira un Nume a cui non crolla il trono.
E se dubiti ancor, mira chi sono! Nel momento che si volge, Alidoro getta il manto. Là del ciel nell'arcano profondo, *
Del poter sull'altissimo Trono
Veglia un Nume, signore del mondo,
Al cui piè basso mormora il tuono.
Tutto sa, tutto vede, e non lascia
Nell'ambascia perir la bontà. Fra la cenere, il pianto, l'affanno,
Ei ti vede, o fanciulla innocente,
E cangiando il tuo stato tiranno,
Fra l'orror vibra un lampo innocente. *
Non temer, si è cambiata la scena:
La tua pena cangiando già va. S'ode avvicinarsi una carrozza. Un crescente mormorio
Non ti sembra d'ascoltar?..
Ah sta' lieta: è il cocchio mio
Su cui voli a trionfar. Tu mi guardi, ti confondi...
Ehi ragazza, non rispondi?!
Sconcertata è la tua testa
E rimbalza qua e là,
Come nave in gran tempesta
Che di sotto in su sen va. Ma già il nembo è terminato,
Scintillò serenità.
Il destino s'è cangiato,
L'innocenza brillerà. Aprono la porta; vedesi una carrozza. Cenerentola vi monta, Alidoro chiude la porta e sentesi la partenza della carrozza.

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Atto secondo



Gabinetto nella villa di delizie di Don Ramiro, principe di Salerno, a Montefiascone, Viterbo.

Scena prima


Cavalieri, Don Magnifico, entrando con Clorinda e Tisbe sotto il braccio, ed osservando i cavalieri che partono.

Coro
Ah! Della bella incognita
L'arrivo inaspettato
Peggior assai del fulmine
Per certe ninfe è stato. La guardano e tarroccano

Sorridono, ma fremono;
Hanno una lima in core *
Che a consumar le va.
Guardate ! Già regnavano.
Ci ho gusto. Ah ah ah ah.
(partono deridendole)

Don Magnifico
(in collera caricata)
Mi par che quei birbanti
Ridessero di noi sotto-cappotto.
Corpo del mosto cotto, *
Fo un cavaliericidio. Tisbe
Papà, non v'inquietate. Don Magnifico
(passeggiando)
Ho nella testa
Quattro mila pensieri. Ci mancava
Quella madama anonima. Clorinda
E credete
Che del Principe il core ci contrasti?
Somiglia Cenerentola e vi basti. Don Magnifico
Somiglia tanto e tanto
Che son due goccie d'acqua, e quando a pranzo
Faceva un certo verso con la bocca,
Brontolavo fra me: per bacco, è lei.
Ma come dagli Ebrei
Prender l'abito a nolo! aver coraggio
Di venire fra noi?
E poi parlar coi linci e squinci? e poi *
Starsene con sì gran disinvoltura,
E non temere una schiaffeggiatura? Tisbe
Già già questa figliastra
Fino in chi la somiglia è a noi funesta. Don Magnifico
Ma tu sai che tempesta *
Mi piomberebbe addosso,
Se scuopre alcun come ho dilapidato
Il patrimonio suo! Per abbigliarvi,
Al verde l'ho ridotto. È diventato
Un vero sacco d'ossa. Ah se si scopre,
Avrei trovato il resto del carlino. * Clorinda
(con aria di mistero)
E paventar potete a noi vicino? Don Magnifico
Vi son buone speranze? Clorinda
Eh! niente niente. * Tisbe
Posso dir ch'è certezza. Clorinda
Io quasi quasi
Potrei dar delle cariche. * Tisbe
In segreto
Mi ha detto: anima mia,
Ha fatto un gran sospiro, è andato via. Clorinda
Un sospiro cos'è? quando mi vede
Subito ride. Don Magnifico
(riflettendo e guardando ora l'una ora l'altra)
Ah! dunque
Qui sospira, e qui ride. Clorinda
Dite, papà Barone
Voi che avete un testone:
Qual è il vostro pensier? ditelo schietto. Don Magnifico
Giocato ho un ambo e vincerò l'eletto. *
Da voi due non si scappa; oh come, oh come,
Figlie mie benedette,
Si parlerà di me nelle gazzette!
Questo è il tempo opportuno
Per rimettermi in piedi. Lo sapete,
Io sono indebitato.
Fino i stivali a tromba ho ipotecato.
Ma che flusso e riflusso
Avrò di memoriali! ah questo solo
È il paterno desìo.
Che facciate il rescritto a modo mio. *
C'intenderem fra noi;
Viscere mie, mi raccomando a voi. Sia qualunque delle figlie
Che fra poco andrà sul trono
Ah! non lasci in abbandono
Un magnifico papà. Già mi par che questo e quello,
Conficcandomi a un cantone
E cavandosi il cappello,
Incominci: sor Barone;
Alla figlia sua reale
Porterebbe un memoriale?
Prende poi la cioccolata, *
E una doppia ben coniata
Faccia intanto scivolar. Io rispondo: eh sì, vedremo.
Già è di peso? Parleremo. *
Da palazzo può passar. Mi rivolto: e vezzosetta,
Tutta odori e tutta unguenti,
Mi s'inchina una scuffietta
Fra sospiri e complimenti:
Baroncino! Si ricordi
Quell'affare, e già m'intende;
Senza argento parla ai sordi.
La manina alquanto stende,
Fa una piastra sdrucciolar. Io galante: occhietti bei!
Ah! per voi che non farei!
Io vi voglio contentar! Mi risveglio a mezzo giorno:
Suono appena il campanello,
Che mi vedo al letto intorno
Supplichevole drappello:
Questo cerca protezione;
Quello ha torto e vuol ragione;
Chi vorrebbe un impieguccio;
Chi una cattedra ed è un ciuccio;
Chi l'appalto delle spille,
Chi la pesca dell'anguille; Ed intanto in ogni lato
Sarà zeppo e contornato
Di memorie e petizioni,
Di galline, di sturioni,
Di bottiglie, di broccati,
Di candele e marinati,
Di ciambelle e pasticcetti,
Di canditi e di confetti,
Di piastroni, di dobloni,
Di vaniglia e di caffè. Basta basta, non portate!
Terminate, ve n'andate?
Serro l'uscio a catenaccio.
Importuni, seccatori,
Fuori fuori, via da me.
(
parte)

Tisbe
(accostandosi in confidenza)
Di': sogni ancor che il Principe
Vada pensando a te? Clorinda
Me lo domandi? Tisbe
Serva di Vostr'Altezza. Clorinda
A' suoi comandi. Partono, scostandosi e complimentandosi ironicamente.

********************************************

Scena seconda


Ramiro, indi Cenerentola fuggendo da Dandini.
Poi Alidoro in disparte.

Ramiro:

Ah, questa bella incognita
con quella somiglianza all'infelice,
che mi colpì stamane
mi va destando in petto
Certa ignota premura... Anche Dandini
Mi sembra innamorato.
Eccoli: udirli or qui potrò celato.
(si nasconde)

Dandini
Ma non fuggir, per bacco! quattro volte
Mi hai fatto misurar la galleria.

Cenerentola
O mutate linguaggio, o vado via. Dandini
Ma che? Il parlar d'amore
È forse una stoccata! Cenerentola
Ma io d'un altro sono innamorata! Dandini
E me lo dici in faccia? Cenerentola
Ah! mio signore,
Deh! non andate in collera
Col mio labbro sincero. Dandini
Ed ami? Cenerentola
Scusi... Dandini
Ed ami? Cenerentola
Il suo scudiero. Ramiro
(palesandosi)
Oh gioia! anima mia! Alidoro
(mostrando il suo contento)
(Va a meraviglia!)

Ramiro
Ma il grado e la ricchezza
Non seduce il tuo core?

Cenerentola

Mio fasto è la virtù, ricchezza è amore.

Ramiro
Dunque saresti mia?

Cenerentola
Piano, tu devi pria
Ricercarmi, conoscermi, vedermi,
Esaminar la mia fortuna.

Ramiro
Io teco,
Cara, verrò volando.

Cenerentola
Fermati: non seguirmi. Io tel comando.

Ramiro
E come dunque?

Cenerentola
(gli dà un smaniglio)

Tieni.
Cercami; e alla mia destra
Il compagno vedrai.
E allor... Se non ti spiaccio... allor m'avrai.


(parte) Momento di silenzio.

Ramiro
Dandini, che ne dici?

Dandini
Eh! dico che da Principe
Sono passato a far da testimonio.

Ramiro
E allor... se non ti spiaccio... allor m'avrai.
Quali enigmi son questi? (scopre Alidoro)
Ah ! mio sapiente
Venerato Maestro. Il cor m'ingombra
Misterioso amore.
Che far degg'io?

Alidoro
Quel che consiglia il core

Ramiro

-- a Dandini --

Principe non sei più: di tante sciocche
Si vuoti il mio palazzo.

(chiamando i seguaci che entrano)

Olà miei fidi
Sia pronto il nostro cocchio, e fra momenti...
Così potessi aver l'ali dei venti.

Sì, ritrovarla io giuro
amore, amor mi muove
se fosse in grembo a Giove,
Io la ritroverò.

-- contempla lo smaniglio --

pegno adorato e caro
che mi lusinghi almeno.
ah come al labbro e al seno,
come ti stringerò.

Coro

Oh! qual tumulto ha in seno
Comprenderlo non so.

Ramiro e Coro

Noi voleremo, domanderemo,
Ricercheremo,  ritroveremo.
Dolce speranza, freddo timore
Dentro al mio cuore sanno a pugnar.
Amore, amore m'hai da guidar.

-- parte con i seguaci --.

****************************************

Scena terza


Dandini, Alidoro; indi Don Magnifico. Alidoro
(La notte è omai vicina.
Col favor delle tenebre,
Rovesciandosi ad arte la carrozza
Presso la casa del Baron, potrei...
Son vicini alla meta i desir miei.)
(parte frettoloso) Dandini
(passeggiando)
Ma dunque io sono un ex? dal tutto al niente
Precipito in un tratto?
Veramente ci ho fatto
Una bella figura! Don Magnifico
(entra premuroso)
Scusi la mia premura...
Ma quelle due ragazze
Stan con la febbre a freddo. Si potrebbe *
Sollecitar la scelta. Dandini
E fatta, amico. Don Magnifico
(con sorpresa, in ginocchio)
È fatta! ah! per pietà! dite, parlate:
È fatta! e i miei germogli...
In queste stanze a vegetar verranno? Dandini
(alzandolo)
Tutti poi lo sapranno.
Per ora è un gran segreto. Don Magnifico
E quale, e quale?
Clorindina o Tisbetta? Dandini
Non giudicate in fretta. Don Magnifico
Lo dica ad un papà. Dandini
Ma silenzio. Don Magnifico
Si sa; via, dica presto. Dandini
(andando ad osservare)
Non ci ode alcuno? Don Magnifico
In aria
Non si vede una mosca. Dandini
È un certo arcano
Che farà sbalordir.

Don Magnifico
(smaniando)
Sto sulle spine. Dandini
(annoiato, portando una sedia)
Poniamoci a sedere. Don Magnifico
Presto, per carità. Dandini
Voi sentirete
Un caso assai bizzarro. Don Magnifico
(Che volesse
Maritarsi con me!) Dandini
Mi raccomando. Don Magnifico
(con smania che cresce)
Ma si lasci servir. Dandini
Sia sigillato
Quanto ora udrete dalla bocca mia. Don Magnifico
Io tengo in corpo una segreteria. * Dandini
Un segreto d'importanza,
Un arcano interessante
Io vi devo palesar.
È una cosa stravagante,
Vi farà strasecolar. Don Magnifico
Senza battere le ciglia,
Senza manco trarre il fiato
Io mi pongo ad ascoltar.
Starò qui petrificato
Ogni sillaba a contar. Dandini
(Oh! che imbroglio! che disdetta!
Non so come cominciar.) Don Magnifico
(Veh che flemma maledetta!
Si sbrigasse a incominciar.) Dandini
Uomo saggio e stagionato
Sempre meglio ci consiglia.
Se sposassi una sua figlia,
Come mai l'ho da trattar? Don Magnifico
(Consiglier son già stampato.)
Ma che eccesso di clemenza!
Mi stia dunque Sua Eccellenza...
Bestia!.. Altezza, ad ascoltar. * Abbia sempre pronti in sala
Trenta servi in piena gala,
Due staffieri, sei cocchieri,
Tre portieri, due braccieri, * Cento sedici cavalli,
Duchi, conti e marescialli
A dozzine convitati,
Pranzi sempre coi gelati Poi carrozze, poi bombè, *
Ed innanzi colle fiaccole
Per lo meno sei lacché. Dandini
Vi rispondo senza arcani
Che noi siamo assai lontani.
Ho un lettino, uno stanzino;
Ma piccino, ma meschino. Io non uso far de' pranzi;
Mangio sempre degli avanzi.
Non m'accosto a' gran signori,
Tratto sempre servitori. Me ne vado sempre a piè,
O di dietro una scappavia, *
Se qualcun mi vuol con sé. Don Magnifico
Non corbella? Dandini
Gliel prometto. Don Magnifico
Questo dunque? Dandini
È un romanzetto. È una burla il principato,
Sono un uomo mascherato.
Ma venuto è il vero Principe
M'ha strappata alfin la maschera. Io ritorno al mio mestiere:
Son Dandini il cameriere.
Rifar letti, spazzar abiti
Far la barba e pettinar. Don Magnifico e Dandini
Ah che questa è una sassata
Che fischiando inaspettata
Mi/Gli dà in fronte e all'improvviso
Mi/Lo fa in terra stramazzar. Don Magnifico
Di quest'ingiuria,
Di quest'affronto
Il vero Principe
Mi renda conto. Dandini
Oh non s'incomodi
Non farà niente.
Ma parta subito
Immantinente. Don Magnifico
Non partirò. Dandini
Lei partirà. Don Magnifico
Sono un Barone. Dandini
Pronto è il bastone. Don Magnifico
Ci rivedremo
Ci parleremo. Dandini
Ci rivedremo
Ci parleremo. Don Magnifico
Non partirò. Dandini
Lei partirà. Don Magnifico
Tengo nel cerebro
Un contrabbasso
Che basso basso
Frullando va. Da cima a fondo,
Poter del mondo!
Che scivolata,
Che gran cascata! Eccolo eccolo
Tutti diranno
Mi burleranno
Per la città. Dandini
Povero diavolo!
È un gran sconquasso!
Che d'alto in basso
Piombar lo fa. Vostr'Eccellenza
Abbia prudenza.
Se vuol rasoio,
Sapone e pettine Saprò arricciarla,
Sbarbificarla.
Ah ah! guardatelo,
L'allocco è là. Partono.

******************************************

Scena quarta


Alidoro solo.

Alidoro
Mi seconda il destino. Amor pietoso
Favorisce il disegno. Anche la notte
Procellosa ed oscura
Rende più natural quest'avventura.
La carrozza già è in pronto; ov'è Dandini? *
Seco lo vuol nel suo viaggio. Oh come
Indocile s'è fatto ed impaziente!
Che lo pizzica amor segno evidente.
(entra) Sala terrena con camino in casa di Don Magnifico.

*****************************************

Scena quinta


Cenerentola nel solito abito accanto al fuoco.

Cenerentola
Una volta c'era un Re,
Che a star solo s'annoiò:
Cerca, cerca, ritrovò;
Ma il volean sposare in tre. Cosa fa?
Sprezza il fasto e la beltà.
E alla fin sceglie per sé
L'innocenza e la bontà. La la là
Li li lì
La la là. (guarda lo smaniglio)
Quanto sei caro! E quello
Cui dato ho il tuo compagno,
È più caro di te. Quel signor Principe
Che pretendea con quelle smorfie? Oh bella!
Io non bado a' ricami, ed amo solo
Bel volto e cor sincero,
E do la preferenza al suo scudiero.
Le mie sorelle intanto... ma che occhiate!
Parean stralunate!
(s'ode bussare fortemente, ed apre)
Qual rumore!
(Uh? chi vedo! che ceffi!) Di ritorno!
Non credea che tornasse avanti giorno.

*****************************

Scena sesta


Don Magnifico, Clorinda, Tisbe e detta.

Clorinda
(entrando, accennando Cenerentola)
(Ma! ve l'avevo detto...) Don Magnifico
(Ma cospetto! cospetto !
Similissime sono affatto affatto.
Quella è l'original, questa è il ritratto.)
Hai fatto tutto? Cenerentola
Tutto .
Perché quel ceffo brutto
Voi mi fate così? Don Magnifico
Perché, perché...
Per una certa strega
Che rassomiglia a te... Clorinda
Su le tue spalle
Quasi mi sfogherei. Cenerentola
Povere spalle,
Cosa c'hanno che far? Tisbe
Oh fa mal tempo!
Minaccia un temporale. Cominciano lampi e tuoni, indi si sente il rovesciarsi di una carrozza.

Don Magnifico
Altro che temporale!
Un fulmine vorrei
Che incenerisse il camerier... Cenerentola
Ma dite,
Cosa è accaduto? avete
Qualche segreta pena? Don Magnifico
(con impeto)
Sciocca! va' là, va' a preparar la cena. Cenerentola
Vado sì, vado. (Ah che cattivo umore.
Ah! lo scudiere mio mi sta nel core.)
(parte)

***************************

Scena settima


Don Magnifico, Tisbe, Clorinda, indi Ramiro da Principe e Dandini.

Don Magnifico
Svergognata mia prole! (Ma che tempo!
Piove a diluvio!) Clorinda
Zitto... non sentite? Don Magnifico
Una carrozza. Si sente cadere una carrozza. Clorinda
Che gran botto! Don Magnifico
È fatta.
Non si rialza più. Tisbe
Forse qualcuno
Rovesciato sarà. Dandini
(di dentro)
Soccorso... aita... Tisbe
Corriamo a sollevarli. Clorinda
Scioccarella!
Che importa a te di chi si rompe il collo?
Si sente bussare.
Don Magnifico
Diavolo! chi sarà!
(apre) Entra Dandini, indi Don Ramiro. Dandini
Scusate, amico .
La carrozza del Principe
Ribaltò... ma chi vedo?
(riconoscendo Don Magnifico) Don Magnifico
Uh! Siete voi!
Ma il Principe dov'è? Dandini
(accennando Ramiro)
Lo conoscete! Don Magnifico
(rimanendo sorpreso)
Lo scudiero? Oh! guardate. Ramiro
Signore perdonate
Se una combinazione... Don Magnifico
Che dice! Si figuri! mio padrone.
(alle figlie)
(Eh non senza perché venuto è qua.
La sposa, figlie mie, fra voi sarà.)
Ehi, presto, Cenerentola,
Porta la sedia nobile. * Ramiro
No, no: pochi minuti. Altra carrozza
Pronta ritornerà. Don Magnifico
Ma che! gli pare! Clorinda
(con premura verso le quinte)
Ti sbriga, Cenerentola.

*************************

Scena ottava


Cenerentola recando una sedia nobile a Dandini, che crede il Principe.

Cenerentola
Son qui.

Don Magnifico
Dalla al Principe, bestia, eccolo lì.

Cenerentola
Questo! Ah che vedo! Principe!


-- sorpresa riconoscendo per Principe Don Ramiro.

Si pone le mani sul volto e vuol fuggire.

Ramiro
T'arresta.
Che! Lo smaniglio
 . . è lei! che gioia è questa!
Siete voi?

Cenerentola
(osservando il vestito del Prence)
Voi Prence siete?

Clorinda e Tisbe
(fra loro, attonite)
Qual sorpresa!

Dandini
Il caso è bello!

Don Magnifico
(volendo interompere Ramiro)
Ma...

Ramiro
Tacete. Don Magnifico
Addio cervello.
(prende a sé Ramiro e Dandini)
Se. . . Ramiro e Dandini
Silenzio.

Clorinda, Tisbe, Cenerentola, Ramiro, Dandini e Don Magnifico
Che sarà! Questo è un nodo avviluppato,
Questo è un gruppo rintrecciato.
Chi sviluppa più inviluppa,
Chi più sgruppa, più raggruppa; Ed intanto la mia testa
Vola, vola e poi s'arresta;
Vo tenton per l'aria oscura,
E comincio a delirar. Clorinda
(strappando Cenerentola con violenza dal suo sbalordimento)
Donna sciocca! Alma di fango!
Cosa cerchi? che pretendi?
Fra noi gente d'alto rango
L'arrestarsi è inciviltà.

Don Magnifico
(come sopra, da un'altra parte)
Serva audace! E chi t'insegna
Di star qui fra tanti eroi?
Va' in cucina, serva indegna,
Non tornar mai più di qua.

Ramiro
(frapponendosi con impeto)
Alme vili ! invan tentate
Insultar colei che adoro;
Alme vili! paventate:
Il mio fulmine cadrà.

Dandini
Già sapea che la commedia
Si cangiava al second'atto;
Ecco aperta la tragedia,
Me la godo in verità. Clorinda e Tisbe
Son di gelo. Don Magnifico
Son di stucco. Ramiro
(Diventato è un mamalucco.) Clorinda, Tisbe e Don Magnifico
Ma una serva...

Ramiro
(facendo una mossa terribile)
Olà tacete.

L'ira mia più fren non ha!

Cenerentola
(in ginocchio a Don Ramiro, che la rialza)

Ah! signor, s'è ver che in petto
Qualche amor per me serbate,
Compatite, perdonate,
E trionfi la bontà.

Clorinda, Tisbe e Don Magnifico
(con disprezzo)
Ah! l'ipocrita guardate!
Oh che bile che mi fa.

Ramiro e Dandini
(a Don Magnifico e le figlie)
Quelle lagrime mirate:
Qual candore, qual bontà! Don Magnifico
Ma in somma delle somme,
Altezza, cosa vuole? Ramiro
Piano: non più parole.
(prende per mano Cenerentola)
Questa sarà mia sposa. Clorinda, Tisbe e Don Magnifico
Ah! ah! dirà per ridere.
(a Cenerentola)
Non vedi che ti burlano? Ramiro
Lo giuro: mia sarà. Don Magnifico
Ma fra i rampolli miei,
Mi par che a creder mio... Ramiro
(con aria di disprezzo, contraffacendolo)
Per loro non son io.
Ho l'anima plebea,
Ho l'aria dozzinale. Dandini
Alfine sul bracciale
Ecco il pallon tornò *
E il giocator maestro
In aria il ribalzò. Ramiro
(tenendo con dolce violenza Cenerentola)
Vieni a regnar: lo impongo. Cenerentola
(volendo baciar la mano a Don Magnifico ed abbracciare le sorelle, è rigettata con impeto)
Su questa mano almeno,
E prima a questo seno... Don Magnifico
Ti scosta. Clorinda e Tisbe
Ti allontana. Ramiro
Perfida gente insana!
Io vi farò tremar. Cenerentola
(passeggiando incerta, e riflettendo ed abbandonandosi a vari sentimenti)
Dove son? che incanto è questo?
Io felice! oh quale evento!
È un inganno! ah! se mi desto!
Che improvviso cangiamento!
Sta in tempesta il mio cervello,
Posso appena respirar. Altri
Quello brontola e borbotta,
Questo strepita e s'adira,
Quello freme, questo fiotta,
Chi minaccia, chi sospira;
Va a finir che a' Pazzarelli *
Ci dovranno trascinar. Ramiro e Dandini
Vieni, vieni. Amor ti guida
A regnar e a trionfar.

Ramiro trae seco Cenerentola, ed è seguito da Dandini e da Don Magnifico.

Scena nona


Tisbe, Clorinda, indi Alidoro.

Tisbe
Dunque noi siam burlate? Clorinda
Dalla rabbia
Io non vedo più lume. Tisbe
Mi pare di sognar; la Cenerentola... Alidoro
(entrando)
Principessa sarà. Clorinda
Chi siete? Alidoro
(con alterigia)
Io vi cercai la carità.
Voi mi scacciaste. E l'Angiolina, quella
Che non fu sorda ai miseri,
Che voi teneste come vile ancella,
Fra la cenere e i cenci,
Or salirà sul trono. Il padre vostro
Gli è debitor d'immense somme. Tutta *
Si mangiò la sua dote. E forse forse
Questa reliquia di palazzo, questi
Non troppo ricchi mobili, saranno
Posti al pubblico incanto. Tisbe
Che fia di noi, frattanto? Alidoro
Il bivio è questo.
O terminar fra la miseria i giorni,
O curve a piè del trono
Implorar grazia ed impetrar perdono.
Nel vicin atrio io stesso, *
Presago dell'evento,
La festa nuziale ho preparata:
Questo, questo è il momento. Clorinda
Abbassarmi con lei! Son disperata! Sventurata! mi credea *
Comandar seduta in trono.
Son lasciata in abbandono
Senza un'ombra di pietà. Ma che serve! tanto fa:
Sono alfine giovinetta,
Capitar potrà il merlotto.
Vo' pelarlo in fretta in fretta,
E scappar non mi potrà. Un marito, crederei,
Alla fin non mancherà.
(parte) Alidoro
La pillola è un po' dura:
Ma inghiottirla dovrà; non v'è rimedio.
E voi, cosa pensate? Tisbe
Cosa penso?
Mi accomodo alla sorte:
Se mi umilio, alla fin non vado a morte.
(parte) Alidoro
Giusto ciel! ti ringrazio! I voti miei
Non han più che sperar. L'orgoglio è oppresso.
Sarà felice il caro alunno. In trono
Trionfa la bontà. Contento io sono.
(esce)

****************************

Scena ultima


All'alzarsi della tenda scorgesi un atrio con festoni di fiori illuminato, e nel cui fondo su piccola base siedono in due ricche sedie Ramiro e Cenerentola in abito ricco.

A destra in piedi Dandini, dame e cavalieri intorno.

In un angolo Don Magnifico, confuso, con gli occhi fitti in terra.

Indi Alidoro, Clorinda e Tisbe, mortificate, coprendosi il volto.

Coro:

Della fortuna istabile
La revolubil ruota
Mentre ne giunge al vertice
Per te s'arresta immota.
Cadde l'orgoglio in polvere,
Trionfa la bontà.

Ramiro
(scuotendo Cenerentola)
Sposa...

Cenerentola
(stupida per la gioia)

Signor, perdona
La tenera incertezza
Che mi confonde ancor. Poc'anzi, il sai,
Fra la cenera immonda...
Ed or sul trono... e un serto mi circonda.

Don Magnifico
(corre in ginocchio)
Altezza... a voi si prostra.

Cenerentola
Né mai m'udrò chiamar la figlia vostra?

Ramiro
(accennando le sorelle)
Quelle orgogliose...

Cenerentola
Ah Prence,
Io cado ai vostri piè. Le antiche ingiurie
Mi svanir dalla mente.
Sul trono io salgo, e voglio
Starvi maggior del trono.
E sarà mia vendetta il lor perdono. Nacqui all'affanno, al pianto.
Soffrì tacendo il core;
Ma per soave incanto,
Dell'età mia nel fiore,
Come un baleno rapido
La sorte mia cangiò. (a Don Magnifico e sorelle)
No no; - tergete il ciglio;
Perché tremar, perché?
A questo sen volate;
Figlia, sorella, amica
Tutto trovate in me.
(abbracciandole)

Tutti meno Cenerentola
M'intenerisce e m'agita,
È un Nume agli occhi miei.
Degna del tron tu sei
Ma è poco un trono a te.

Cenerentola
Padre... sposo... amico... oh istante! Non più mesta accanto al fuoco
Starò sola a gorgheggiar.
Ah fu un lampo, un sogno, un gioco
Il mio lungo palpitar. Coro
Tutto cangia a poco a poco
Cessa alfin di sospirar.
Di fortuna fosti il gioco:
Incomincia a giubilar.


----- FINE ---


NOTE. sciassé: passo di danza -- Trinciare: in senso analogo a "trinciar l'aria" - fendere l'aria con ampio movimento. Una volta c'era un Re...: la musica della canzone di Cenerentola venne riutilizzata da Rossini a Parigi per una canzone intitolata Légende de Marguerite su parole di N. Cimbal. Il carattere rappresentato è analogo a Cenerentola. La fiaba è sintetizzata ed interiorizzata, e il ruolo della fata viene assunto dall'angelo custode.La precisione con cui la canzone di Cenerentola dipinge la rivalità delle tre sorelle e un improbabile suo trionfo, come pure l'insistenza ossessiva con cui alla la ripete arrivano a far dubitare della sua sanità mentale. Ma queste sue aspettative irrazionali sono necessarie per giustificare l'ostinazione e l'audacia con cui si ingegnerà di andare al ballo, e anche darà il giusto valore alla scelta dello scudiero in preferenza al preteso principe.  Una Cenerentola realisticamente coscente della propria condizione non avrebbe nemmeno pensato ad un partito superiore ad uno scudiero! -- Ti darò: ti batterò, ti picchierò.  E le botte a Cenerentola saranno un tema ricorrente. bonné... collié: le sorelle utilizzano spesso delle parole francesi italianizzate, qui collier (collana) e bonnet (cappellino). -- Non ho mezzo soldo: Cenerentola non sa dell'eredità lasciatale dal padre. In realtà quel mezzo scudo, come tutto il danaro che circola in casa di Don Magnifico, fa parte del capitale di Cenerentola che viene dilapidato (vedi nota a: atto II, scena 1 - Ma tu sai che tempesta...). Fra il fosco e il chiaro: ovviamente significa "all'alba".  La precisazione non è superflua, poiché il passaggio viene tradotto in "J'ai rêvé, à la fois clairement et confusement" o anche in "I dreamt half clearly, half hazily".... Deliziosa: è un piccolo fabbricato o capanna estiva in un parco, utilizzato in alternativa alla casa in muratura durante i periodi più caldi. -- Alla favella è venuto il sequestro: sono senza parole. Ma affiora anche il timore di Don Magnifico: un sequestro dei beni per insolvenza. -- È già crollata...: anche se il palazzo di Don Magnifico è in pessimo stato (Alidoro lo chiamerà "reliquia di palazzo", II.9), la frase è da intendere in senso figurato. La parte di palazzo crollata è il patrimonio dilapidato, la parte in agonia il secondo patrimonio (rubato a Cenerentola) che si sta esaurendo. Non può parlarne apertamente in sua presenza! Riprendendo le figlie: ammonendole (precisazione dedicata a quei traduttori che, consultando un dizionario, si fermano al primo significato). Nel fior de' miei giorni: espressione paradossale di Don Ramiro. L'espressione viene così impiegata in caso di avvenimento prematuro (morte, menomazione fisica): ma egli ha l'età ideale per un matrimonio! Ma la sua scarsa inclinazione a sposarsi deve appunto essere il motivo della clausola al testamento del padre, che verrà spiegata da Dandini nella scena seguente. stratta: fuori della realtà, stralunata. Era con la testa fra le nuvole: cantando la "solita canzone"! Risponde meccanicamente "sì" senza aver realizzato la domanda - poi si corregge. Quel ch'è padre: Cenerentola si riferisce al vero genitore, che non le ha potuto fare da padre - per questo motivo ha poi avuto due sorellastre. Ma non utilizza la parola "genitore", così si può anche leggere "Quel che mi fa da padre non è il mio genitore". Tales patris talem filias: frase latina del tutto sgrammaticata. Corretta suona: "tali patris, talem filia". Che dice? mi confonde. Debolezze: si tratta di complimenti. Sul "debolezze" Don Magnifico potrebbe spingersi a fingere di asciugare una lagrima di commozione. Certo non raggiungerebbe la spudoratezza dell'autore della versione tedesca dello spartito (Ricordi), che traduce in "Ich habe nicht recht verstanden... man wird älter". Grosse... grandi: Dandini gioca, a proprio vantaggio, sulle parole "grosse" e "grandi". Ma "dirle grosse" non equivale a parlar da "grande"! E il commento di Magnifico ("bel pricipotto!") lo ridimensiona subito... Tra i quondam: quondam (avverbio latino) significa "una volta", "un tempo". Essere tra i quondam vuole dire "tra i defunti". A vista qual cambiale io sia sposato: la metafora di Dandini è efficace, ma decisamente indegna di un principe! Ma era infelice anche il "capitombolato" precedente... Ho detto, ho detto: Dandini si è ricordato di non avere ancora pronunciato il discorsetto preordinato da Don Ramiro ("il discorso che non ho cominciato"). Quindi lo recita a memoria in fretta e furia ed in un sol fiato, producendo un effetto di filastrocca rinforzato dall'uniformità delle rime.  Ma questo breve discorso è essenziale per giustificare le azioni di Ramiro e rendere verosimile tutta la vicenda.  Eloquenza norcina: "norcino" come sostantivo è il salumiere o il beccaio specializzato nel castrare e macellare maiali. Don Magnifico usa il termine come aggettivo, intendendo parlata tagliente, che giunge alla sostanza, all'osso. Perseguitate...: ovvero "calpestate (entrate ne) i quartieri (appartamenti) reali". L'eloquio ridicolmente ricercato di Dandini raggiunge i suoi vertici, con un tocco di ambiguità: si può intendere "prendete a calci i miei quarti (posteriori)", ossia il fondoschiena... Cova - cenere: falsa, infida. Da "covare sotto la cenere", ossia non manifestare le proprie intenzioni. Don Magnifico gradua le definizioni in un crescendo dal complimento ironico fino all'insulto. Confuso ed alterato: e in seguito atterrito, tremante. La reazione sproporzionata di Don Magnifico alle inchieste di Alidoro non è, come potrebbe sembrare, volta ad evitare la comparsa di una rivale nella contesa per la conquista del principe: egli non considera Cenerentola una rivale! I realtà si spaventa ad una richiesta così formale perché teme che possa essere scoperto il furto del patrimonio della figliastra (vedi II.1: Ma tu sai che tempesta...). Guardate qui: Nella prima stesura del libretto la battuta è detta da Don Magnifico, fra le minacce a Cenerentola. Ma cosa sta mostrando? Egli afferma che la figliastra è morta. Forse è la prima scusa che ha saputo trovare, forse freudianamente è ciò che si augura. Ma non si può escludere abbia addirittura dichiarato ufficialmente il decesso della figliastra per poterne disporre del capitale, e la battuta sembra significare l'esibizione di un certificato di morte. Infatti gli altri, pur non convinti, ora sembrano doversi arrendere all'evidenza. Rossini comunque nel mettere in musica ha passato la battuta ad Alidoro, che quindi richiama l'attenzione di Don Magnifico al proprio registro. Qualche scandalo: Alidoro è al corrente delle misfatte di Don Magnifico e quindi allude ad un possibile scandalo, sapendo che proprio questo egli teme su tutto. E lo conduce via: nel primo libretto a stampa si legge un illogico "e la conduce via". L'aria di Alido Il mondo è gran teatro venne musicata da Luca Agolini. Nel 1821 Ferretti scrisse una scena sostitutiva con "grande aria morale".
La nuova aria però era estremamente impegnativa, di modo che non si stabilì nella prassi esecutiva. Sublima il pensiero: innalza il pensiero, lascia perdere questi dettagli quotidiani. Singolare esortazione a Cenerentola, che ha l'abitudine di "sublimare" anche troppo i pensieri! Là del ciel: l'aria di Alidoro, scritta da Rossini nel 1821, è rimasta a lungo pressoché sconosciuta. Solo recentemente, con la pubblicazione dell'edizione critica ed in tempi di moda filologica, è diventato obbligatorio rappresentarere l'aria rossiniana: che è bellissima, ma anche di estrema difficoltà, e che rischia di naufragare se il basso non è un ottimo cantante. Innocente: una rima sulla stessa parola! Non si dovrebbe... ma la parola è utilizzata con significati diversi. "Fanciulla innocente" (ingenua, senza malizia) e "lampo innocente" (che non "nuoce", incruento). La folgore divina ristabilisce giustizia ove ora è "orrore": rischiara, non ferisce. Un melone... un timballo: il cuore un melone, oltre tutto "tagliato a fette"? Probabilmente Dandini allude alla proverbiale difficoltà nel giudicare la bontà di un melone senza averlo aperto. E quando è "tagliato a fette" può sortirne una delusione... "Timballo" è espressione letteraria per "timpano, tamburo": in questo senso sono concordi i traduttori del libretto. Ma Dandini usa (a sproposito) delle forme letterarie solo quanto recita da principe! E non è il caso per questa frase... Appare molto più appropriato il significato di "pasticcio farcito con pasta e condimenti, cotto al forno" (che inoltre si accorda con la metafora del melone): ovvero "L'ingegno è un pasticcio". Guercetto amore: è Cupido, che lancia le proprie frecce essendo bendato. La frase di Dandini ha doppio senso. Il dio dell'amore avrebbe modellato le sorelle: ma essendo un dio cieco, con risultati dubbi... Acqua senza sale: si intende senza l'aggiunta di quei sali digestivi, depurativi o purganti (generalmente di produzione inglese) tanto in uso durante tutto l'800. L'effetto a volte era benefico, altre volte devastante (quindi... Non fa né ben né male.). Bellini andava soggetto a disturbi intestinali e utilizzava regolarmente un sale depurativo, il Le Roy. In una lettera a Bellini Ricordi lo descrive così: "Esisteva un rimedio da cavalli che si chiamava la medicina Leroy; il trambusto che provocava, era perfettamente uguale al tumulto dell'apparato digerente messo a soqquadro da cima a fondo. Quando un membro della famiglia aveva preso, la mattina, la medicina Leroy, nessuno parlava a tavola, regnava un silenzio assoluto e un'atmosfera di rispetto circondava quegli eroi coraggiosi che avevano inghiottito, senza batter ciglio, questo abominevole intruglio."  Fidati pur di me: il testo originale di Ferretti, nella prima stesura, differiva leggermente: (a Clorinda)  (Fidati pur di me.) (piano a Tisbe) (Sta' allegra o cara.) (A rivederci presto alla Longara.) Si prega chi è in grado di spiegare il significato di "alla Longara" di contattarm. Memoriale... Lectum: (Tisbe) La terrò informata delle mie imprese ("memoriale" è una nota scritta, contenente informazioni su degli avvenimenti). (Clorinda) Non si tratterà di qualche memoriale ma bensì di lectum (ossia "lectio", commento accademico all'opera altrui)... Deliziosa nel Casino: il ricevimento, pomeridiano, ha luogo in un padiglione nel parco. Direttor dell'evoè: "evoè" è il grido di giubilo delle Baccanti in onore di Dionisio. Quindi "direttor dell'evoè" significa direttore di cori bacchici (volgarmente: canti di ubriachi). Saltar: forma desueta, e specialmente napoletana, per "ballare" (vedi anche la celebre Tarantella nelle Soirées musicales: "si salterà"). Il verso viene oggi modificato in "Ci affolliamo qui a ballar". Montefiascone: è una località celebre per il proprio vino (l'Est! est! est!), presso Viterbo, a nord di Roma. Don Magnifico è napoletano, ma il gioco di parole contenuto nel nome è appropriato alla situazione ("FIASCONE" come grosso recipiente vinario e come gran fallimento). Et stranguletur: anche Don Magnifico sevizia la lingua latina! Corretto: "et strangulatur". Perché ita etcetera: l'avverbio latino "ita" può essere utilizzato in luogo di "sì" (Dante: "Del no per li denar vi si fa ita") - quindi: "perché sì". La formula conclusiva tradizionale di un editto è "ita est" (così sia). Si succhierà: vale "si berrà" (o, in tre sillabe "si beverà"). Ma il significato non è esattamente lo stesso. "Succhiare" vuol dire bere lentamente, tranquillamente, come ad es. un liquore. Don Magnifico si figura di partecipare alla competizione e pregusta il godimento che lo attende. Sotto voce a mezzo tuono: tautologia di Dandini (a mezzo tono = a mezza voce). Dare in bagatelle: dire o fare sciocchezze. Anticamera non v'è: normalmente un visitatore deve attendere il permesso per accedere alla presenza del principe, ma Alidoro ha fatto in modo che Cenerentola sia introdotta immediatamente. Quante mosche...: Dandini mostra una volta di più la propria bassa estrazione. Dopo l'"arcano palpito" del finto scudiero il "quante mosche intorno a me" del finto principe... Attratta: rattrapita, storpia. Balleremo il Taice: (?) si prega chi è in grado di spiegare il verso di contattarmi via E-mail. G.C. Il coro introduttivo del secondo atto venne musicato da Luca Agolini e solitamente viene omesso nelle rappresentazioni moderne de La Cenerentola. La guardano e tarroccano: ovvero "la guardano ed imprecano". Taroccare significa profferire una serie di male parole. Espressione ben contrastante con le "ninfe" del verso precedente! Hanno una lima in core: "lima" ha anche il significato di tormento, rovello (Dante: "Ahi angosciosa e dispietata lima Che sordamente la mia vita scemi" ). Corpo del mosto cotto: espressione eufemistica che storpia "Corpo mistico del Cristo" (la Chiesa). Come è solito Don Magnifico ricade in termini enologici... Parlar coi linci e squinci: parlare con ostentata affettazione. Linci: avverbio di luogo, per indicare movimento da luogo remoto sia da chi parla che da chi ascolta. Squinci: alterazione di "quinci", movimento da luogo vicino a chi parla. La locuzione è usata anche nella forma "parlar in quinci e squinci".
Incredibile traduzione trovata nel libretto allegato ad una recente edizione discografica: "bavarder ici et là avec les lynx" (sic!). Ma tu sai che tempesta...: Cenerentola, figlia unica, ha ereditato il patrimonio del padre alla di lui morte. La madre, risposandosi, ha secondo gli usi nominato il secondo marito tutore della figlia. Magnifico ha poi nascosto l'esistenza del capitale a Cenerentola, e ne ha fatto uso personale. Avrei trovato il resto del carlino: sarei finito. Il Carlino è un nome di moneta, inizialmente coniata da Carlo d'Angiò. Nell'800 aveva valore di due soldi: il resto era necessariamente ben poca cosa, per cui la locuzione "resto del carlino" vale "agli sgoccioli", "arrivato a conclusione". Non vi è relazione con il "Resto del Carlino", testata giornalistica di Bologna. Eh! niente niente: Rossini mettendo in musica passò la battuta a Tisbe, aggiungendovi la seguente (Il significato è "nientemeno", "vi manca un niente".) Darei delle cariche: ossia "quasi quasi sono già sol trono, potendo quindi sin d'ora distribuire privilegi". Clorinda sa bene cosa si aspetta il padre! Non sembrerebbe necessario precisare il significato di questi versi, ma in una traduzione del libretto si può leggere nientemeno che: (Tisbe) Ah! I can't be certain, but... (Clorinda) I wouldn't mind giving him a few good slaps. ... e in francese: (Tisbé) Ah! rien, rien de certain, je dois dire. (Clorinde) Quant à moi, il s'en faut de peu que je le roue de coups. un ambo, un eletto: termini del gioco del lotto ("ambo" è la giocata su due numeri): Magnifico, da buon napoletano, è sicuramente un accanito giocatore. E non ci si aspetterebbe altro data l'importanza che egli dà alla lettura dei sogni!. Rescritto: è la risposta scritta del monarca ad una questione di argomento giuridico, come pure una sua lettera con valore normativo. Don Magnifico si propone di farne mercato. Ancora in tempi recenti si ricorda il caso dello studio legale del fratello di un Presidente della Repubblica Italiana, specializzato in richieste di grazia presidenziale... Prende poi la cioccolata: si intenda "porterebbe un memoriale? dopo di che prenda la cioccolata". Esiste una variante che evita malintesi: "Prenda: per la cioccolata, ecc.". Già è di peso: gioco di parole. Intende: "è una causa importante?" alludendo anche al peso (al valore) della moneta d'oro ricevuta. Smaniglio: il significato esatto è braccialetto prezioso in oro e gemme su una fascia di velluto nero. Il gesto di Angiolina è di estrema delicatezza, perchè permette a Ramiro, se rimarrà deluso riconoscendola in Cenerentola, di fare sembiante di nulla evitando spiegazioni. Resta l'incongruenza del braccialetto portato con l'abito di gala e del gemello portato con gli stracci di Cenerentola... uno dovrebbe stonare! Con la febbre a freddo: in stato febbrile, di agitazione (ma a freddo, cioè non per malattia). Segreteria: italianizzazione di sécretaire (armadio-scrittoio a segreti, ossia cassetti). Sua Eccellenza... Bestia!.. Altezza: gioca sull'effetto dell'interpolazione rivolta a se stesso, che pare un titolo rivolto al principe creando una clamorosa gaffe di Don Magnifico. Braccieri: sono domestici che, in mancanza di cavaliere, accompagnano la dama dandole il braccio. Bombè: tipo di carrozza aperta, con copertura a mantice. Scappavia: (da "scappar via") è il posto in piedi, sul retro della carrozza, ove si aggrappa il servitore incaricato di aprire immediatamente la porta alle fermate. Ov'è Dandini?: Alidoro può fidarsi di Dandini al punto di fargli mettere in scena il rovesciamento della carrozza del principe - e ancora maggiore deve essere la fiducia di Dandini in lui. Eppure questi lo tratta tranquillamente e ripetutamente da "oca" davanti al sovrano... è il carattere di Dandini, irriverente e sfacciato ma anche franco e leale. Non credea che tornasse: Cenerentola si rivolge a Don Magnifico ("che Ella tornasse") e si giustifica per non aver preparato la cena. Il significato si perde se il verso è modificato in "non credea che tornaste". Sedia nobile: sedia imbottita, con braccioli. Il pallon: nella forma tradizionale di gioco al pallone, come è ancora praticata in alcune zone rurali italiane, la palla viene colpita col braccio - a volte protetto da un bracciale. Ai Pazzarelli: presumibilmente si tratta del nome popolare di un ospedale psichiatrico. Si prega chi fosse in grado di fornire dettagli di contattarmi via E-mail! G.C. È debitor d'immense somme: Don Magnifico ha dilapidato il patrimonio che Angiolina ha ereditato della madre in qualità di sua unica figlia. Ora, all'atto del matrimonio, è costretto a restituirle la dote: non potendolo fare sarà fallito. Nel vicin atrio: Alidoro dimostra qui una sorprendenta mancanza di tatto! Dopo aver preparato gli eventi con tanta accortezza ora mostra platealmente di avere conosciuto tutto in anticipo? In realtà in questa scena si ingegna di umiliare in tutti modi Don Magnifico e le figlie. E quindi ha organizzato la festa nuziale nell'atrio del palazzo di Don Magnifico - che ora appartiene a Cenerentola: infatti, non potendo egli restituirle la dote, questa diventa proprietaria dei beni fallimentari - palazzo, mobili, tutto! L'aria di Clorinda "Sventurata! mi credea" venne musicata da Luca Agolini. Normalmente viene tagliata, ma viene recuperata a volte per offrire un pezzo solistico al secondo soprano. Anche la qualità dei versi è scarsa, denotando una stesura frettolosa, forse non definitiva: la ripetizione di un verso già utilizzato ("son lasciata in abbandono"), qualche verso ridicolo ("capitar potrà il merlotto") rendono l'aria una caduta rispetto al resto del libretto. Stupida: attonita, sbalordita. Nell'edizione critica cambiato in "stupita", sostituzione che evita involontari malintesi ma che attenua il significato. Ancora due ore prima Cenerentola era nella sua solita condizione, sia pure reduce da una parentesi felice (la festa dal principe) e innamorata di uno scudiero (ma con il dubbio di averlo impressionato solo grazie ad un travestimento). Improvviamente si ritrova principessa. Per una volta non sta sognando - vive nel sogno! Non deve più temere l'inevitabile ritorno alla realtà. A voi si prostra: Don Magnifico si deve inchinare per non trovarsi sul lastrico entro un'ora (sicuramente ha già avuto un colloquio con Alidoro...). Ma si inchina alla Principessa, utilizzando la forma impersonale: è un omaggio alla sovrana, non una dimostrazione di pentimento. Non si umilia e, come sempre, non riconosce la figliastra. Da cui la replica addolorata di Cenerentola. La versione modificata in "Altezza... a voi mi prostro..." smorza questo significato. Quelle orgogliose...: Don Ramiro evidentemente ha concordato la punizione dei malvagi con Alidoro ed esige il completamento della cerimonia. Anche le sorelle devono umiliarsi! Ma Cenerentola preferisce (No no; tergete il ciglio...) realizzare il suo antico sogno di essere riconosciuta dai famigliari.

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