Speranza
Il Corsaro
Melodramma in tre atti
Musica di Giuseppe
Verdi
Libretto di Francesco Maria
Piave
****************************************
Corrado,
Capitano dei Corsari, Tenore
******************************************
Giovanni, Corsaro, Basso
Medora, giovane
amante di Corrado, Soprano
Guinara, schiava prediletta di Seid,
Soprano
Seid, basciò di Corone, Baritono
Selimo, agà, Basso
Eunuco
nero, Tenore
Uno schiavo, Tenore
Anselmo, Corsaro che non parla,
Mimo
Cori, Comparse
Corsari, Guardie, Turchi, Schiavi, Odalische, Ancelle
di
Medòra
ATTO
PRIMO
SCENA I: L'isola dei Corsari nell'Egeo.
Seno di mare circondato
da erti scogli che nelasciano vedere l'ampiezza. Scorgesi in lontano sopra più
alta rupe scoscesa una massiccia torre quadrata di architettura bisantina Tra
gli scogli a sinistra veggonsi capanne e grotte rifugio de'
Corsari.
Tramonto.
Corsari sparsi qua e là per la scena.
CORO:
Come liberi volano i venti
Per le immense pianure de' mari,
Così corrono
gli arditi corsari
Pugna e preda sull'onde a cercar.
Patria e regno n'è il
fiotto spumante,
Nostro scettro la nostra bandiera:
Noi sappiamo con anima
altera
I perigli, la morte affrontar.
Ch'è la vita? d'alterna
fortuna
Ora scherno, or sorriso gradito;
Ch'è la morte? un riposo
infinito,
Un confin tra la gioia e il dolor.
Su godiam! ne' ci caglia che
il sangue
Dalla destra vittrice ne grondi,
L'allegria delle tazze
confondi
L'imprecar del nocchiero che muor.
ATTO
PRIMO
SCENA II
Detti e Corrado.
CORRADO:
Fero è il canto de'
prodi miei consorti!
Ah sì, ben dite... guerra...
Perenne, atroce,
inesorabii guerra
Contro gli uomini tutti;
Io per essi fui reo... tutti
gli abborro!
Temuto da costoro ed esecrato
Infelice son io, ma
vendicato!
Tutto parea sorridere
Al viver mio primiero:
L'aura, la
luce, l'etere
E l'universo intero;
Ma un fato inesorabile
Ogni mio ben
rapì.
Più non vedrò risorgere
Dell'innocenza il dì.
ATTO
PRIMO
SCENA III
Detti e Giovanni.
GIOVANNI:
Della brezza col
favore
Sopra celere naviglio
Manda il greco esploratore
Un fidato
messaggiero...
(Consegna a Corrado una lettera)
Leggi e svelaci il
mistero
Che il tuo labbro a noi copri.
CORRADO (dopo aver
letto):
Pronti
siate a seguitarmi...
Gianni, a me tu appresti
l'anni...
Risalpiam!... Trascorsa un'ora,
Tuoni il bronzo... In questa
sera
Io comando alla bandiera.
TUTTI:
Dici il ver? Tu
stesso?...
CORRADO:Sì...
Sì: de' Corsari il fulmine
Vibrar disegno
io stesso,
Dal braccio nostro oppresso
Il Musulman
cadrà.
TUTTI:
Teco riuniti intrepidi
Cadrem sull'empia
Luna;
Qual possa in noi s'aduna
Il vile apprenderà!
(Il Coro si
disperde, e Corrado s'avvia alla torre)
ATTO PRIMO
SCENA
IV
Stanze di Medora nella vecchia torre, con verone verso il
mare.
Medora
MEDORA (sola):
Egli non riede ancora!
Oh come
lunghe, eterne,
Quando lungi è da me, l'ore mi sono!
(Prende
l'arpa)
Arpa che or muta giaci,
Vieni, ed i miei sospiri
Seconda sì,
che più veloce giunga
Il flebile lamento
Al cor del mio fedel, sull'ali al
vento.
(Siede e s 'accompagna)
Non so le tetre immagini
Fugar del mio
pensiero,
Sempre dannata a gemere
All'ombra d'un mistero:
E se di speme
un pallido
Raggio su me traluce,
E passeggiera luce
Di lampo
ingannator.
Meglio è morir! Se l'anima
Se 'n voli in seno a Dio;
Se il
mio Corrado a piangere
Verrà sul cener mio:
Premio una cara
lagrima
Chieggo all'amor soltanto,
Virtù non vieta il pianto
Per chi
moria d'amor.
ATTO PRIMO
SCENA V
Medora e
Corrado.
CORRADO (che avrà udite le ultime parole di Medora):
È pur
mesto, o Medora, il canto tuo
MEDORA:
Quando lungi è Corrado
esser
può lieto?
Perché fuggir l'amore?
CORRADO:
Eppur su questa
terra
Se togli l'amor tuo, nulla mi resta...
Quasi non oso più sperar ne'
cieli...
MEDORA:
Ah mio Corrado, taci!...
CORRADO:
Tutto il
passato è pegno
A te dell'avvenire...
o, l'amor nostro non morrà...
Medora!
Ho d'uopo ancor del tuo coraggio...
MEDORA:
Oh
cielo...
CORRADO:
Un dovere a compir... senza
periglio...
MEDORA:
Non partirai! ti tratterrà
l'amore!...
CORRADO:
Pur ti consola!... il
deggio!...
MEDORA:
Oh me infelice!... me '1 predisse il
core!...
No, tu non sai comprendere
L'ambascia del mio core,
Quando le
notti io vigilo
Fra speme e fra timore.
Ogni rombar di vento
Parmi un
feral lamento
Che ti rimpianga, ahi misero,
Preda d'irato
mar!...
CORRADO:
Oh così tetre immagini
Dal tuo pensier
discaccia,
Th mi vedrai dai vortici
Tornar fra le tue braccia,
E
tergere quel ciglio
Mesto del mio periglio,
E le tue pene in
subita
Gioja, amor mio, cangiar.
Ma l'ora avanza
celere...
MEDORA:
Dove, perché te 'n vai?...
CORRADO:
Un dì
forse il saprai.
MEDORA:
Deh non
lasciarmi!...
CORRADO:
No!...
Medora, il
deggio!
MEDORA:
Ascoltami.
(S'ode un colpo di
cannone)
CORRADO:
Senti?... già dato è il
segno.
MEDORA:
Pietà delle mie lagrime.
CORRADO:
Pronto a
salpare è il legno.
MEDORA:
Oh mio
dolor!
CORRADO:
M'attendono!...
Ti calma, io
tornerò!
MEDORA:
Tornerai, ma forse spenta
Pria cadrà
quest'infelice,
Voce infausta al cor mi dice
Che mai più ti
rivedrò!...
Deh riman se in petto hai còre,
O di duolo io
morirò.
CORRADO:
Vano è il duol che ti tormenta,
Credi a me, sarai
felice,
Voce arcana mi predice
Che fra poco tornerò.
E in letizia il
tuo dolore
Tramutarsi alfin vedrò.
CORO:
Deh Corrado! Vien,
t'affretta...
L'indugiar perder ne può.
(Il cannone tuona la seconda
volta)
CORRADO:
Varcata è l'ora...
Addio!...
(Fugge)
MEDORA:
Ah non partir! Gran
Dio!
(Sviene)
ATTO/scenaIn
I12345
II12345678910
III12345678910
Out
ATTO
SECONDO
SCENA I
Stanza deliziosa nell'Harem di Seid. Odalische tenenti
veli trapunti e gemme che presentano a Gulnara.
CORO:
Oh qual perenne
- gaudio t'aspetta?
Tu prima gioja - sei del Bascià.
Vieni, Guinara, -
vieni, o diletta,
Per te sol brilla - qui voluttà.
Di vesti seriche - di
ricche gemme
Cingi ed adorna - la tua beltà.
Th sei la stella - di
quest'Haremme,
Uri più vaga - il ciel non ha.
GULNARA:
Né sulla
terra creatura alcuna
Di me più sventurata!
(M'ama Seid!... io
l'odio!...
O vile musulmano, tu non conosci,
Tu non comprendi
ancora
Qual alma io chiudo in petto!
Per gemme ed oro non ne avrai
l'affetto.
Vola talor dal carcere
Libero il pensiero mio
Al sospirato e
limpido
Aere del ciel natìo:
Ivi rapita l'anima
Scorda le sue
catene,
Oblìa le antiche pene,
Spazia in un ciel d'amor:
Ma di Seid nel
talamo
Fugge il mio dolce error!)
ATTO SECONDO
SCENA
II
Dette ed un Eunuco nero.
EUNUCO:
Seide celebra - con gioia e
festa
Una vittoria - che egli otterrà.
Vieni, a goderne - tu pur
t'appresta,
Te spettatrice - vuole il Bascià.
GULNARA:
Verrò... voi
pure - con me verrete.
(Alle Odalische)
Al suo comando -
s'ubbidirà.
(All'Eunuco che parte:)
Ah conforto è sol la speme
Per
quest'anima smarrita:
Il sentier della mia vita
Non fia sempre di
dolor:
Forse il cielo alfin commosso
A pietà del pianto mio
Darà fine a
quel desio,
Che m'infiamma e strugge il cor.
CORO:
Del Bascià tu
sei desio,
Tu regina del suo cor.
ATTO SECONDO
SCENA
III
Magnifico chiosco in riva al porto di Corone, che vedrassi occupato
dal navile musulmano illuminato e messo a festa. A sinistra dello spettatore
vedrassi parte del serraglio pure splendente di faci. Alla destra avvi una tenda
con sotto le mense apprestate.
Soldati e Duci
musulmani.
CORO:
Sol grida di festa
Echeggino intorno,
Più
chiara del giorno
La notte sarà.
Mostriamci e l'infesta
Ciurmaglia
cadrà.
Tremate, o corsari!
Su voi fulminando
L'invitto suo
brando
Seid graverà.
Al traffico i mari
Securi farà.
ATTO
SECONDO
SCENA IV
Detti e Seid che entra seguito da Selimo ed altri
guerrieri. Tutti si prostrano.
SEID:
O prodi miei, sorgete,
Gioia
v'àllegri i cuori
Mentr'io preparo a voi vittoria e allori.
Squillin le
trombe intanto,
E ad Allah vincitor s'intuoni il canto.
Salve, Allah!...
tutta quanta la terra
Del suo nome possente risuoni:
Del Profeta ai
credenti campioni
Ei la spada invincibil farà.
TUTTI:
Santo in
pace, terribile in guerra
Per gli Osmani è il gran nome di
Allah!
SEID:
Salve, Allah!... s'ei corruga il suo ciglio
Bujo e
pianto è l'attonito mondo;
Se sereno è il suo sguardo e giocondo
Il creato
è sorriso e beltà.
TUTTI:
Per gli Osmani guerrieri periglio,
Se in
suo nome combatton, non v'ha.
ATTO SECONDO
SCENA
V
Detti ed uno Schiavo.
SCHIAVO:
Giunge un Dervis fuggito alle
catene
De' rei corsari, e favellarti implora.
SEID:
Fa che egli
venga...
ATTO SECONDO
SCENA VI
Detti e Corrado sotto le
spoglie d'un Dervis introdotto dallo Schiavo.
SEID:
Onde, o
Dervis?
DERVIS:
Dei perfidi
Fuggii pur or
l'artiglio.
SEID:
E dove preso, e quando?
DERVIS:
Tre lune,
or sono, varcando
Su musulman naviglio.
SEID:
Chi t'ha
salvato?
DERVIS:
Un umile
Pietoso pescator.
A te ne vengo or
supplice...
Proteggimi, signor.
SEID:
Di': que' ribaldi
fremono,
Paventon l'ira mia?
Restar, fuggirsi pensano,
Di scampo han
qualche via?
San essi qual vendetta
Terribile gli aspetta?
San che
macerie e polvere
De' covi lor farò?...
DERVIS:
Io non vedea che il
carcere,
Che la catena mia;
Dell'onde solo il fremito
L'orecchio mi
feria.
Pur me ne son fuggito:
Mal vi si guarda il lito.
Che la tua
possa irridano
Dubbio, o signor, non ho.
(Va per
partire)
SEID:
Resta
ancora.
DERVIS:
Signore...
SEID:
Lo voglio!
I miei cenni
ripeter non soglio.
(Un abbagliante chiarore illumina la scena)
Ma qual
vivo spiendor si diffonde?
Arde il cielo, di fuoco son l'onde!
DERVIS:
(O miei prodi!)
(Con: gioja: mentre tutti confusamente vanno alla spiaggia,
scoppia un brulotto. Il fuoco s'appicca alle navi, indi al
serraglio)
TUTTI:
Traditi noi siamo;
Preda al fuoco già sono le
navi.
SEID:
A me l'armi...
TUTTI:
Il periglio
affrontiamo.
(Il Dervis non può celare la gioia)
SEID:
Empio
Dervis, tai nuove recavi?
Ch'ei sia preso... costrui ci tradia,
Tosto in
brani ridotto egli sia!
DERVIS (gettando il cappuccio e la veste,
apparisce armato d'elmo e di maglia. Dà fiato ad un corno, ed impugnando la
spada esclama):
Su coraggio, miei prodi, avanzate...
(I Turchi sono messi
infuga dai Corsari che irrompono dal fondo della scena)
Gl'infedeli
abbattete, fugate.
ATTO SECONDO
SCENA VII
VOCI DAL
SERRAGLIO:
Chi ne aita...soccorso!
CORRADO:
Voliamo,
Alle
imbelli salvezza portiamo.
Morte all'uomo: lui solo s'uccida.
Coraggiosi!
io vi sono di guida.
(Si precipita coi suoi alla volta del
serraglio)
ATTO SECONDO
SCENA VIII
Corrado entra
precipitosamente tenendo fra le braccia Gulnara: i Corsari lo seguono seco
traendo le Odalische
Corrado, Gulnara, Giovanni, Anselmo, Corsari,
Odalische.
GULNARA:
Ah pietade! pietà!
CORRADO:
Non
temete,
Rispettate, redente sarete.
CORO INTERNO:
Il Allah! Il
Allah!
CORO (ai suoi):
Su coraggio,
Uno sforzo, e n'è schiuso il
passaggio.
(I Corsari obbediscono)
ATTO SECONDO
SCENA
IX
Detti e Mussulmani che irrompono capitanati da
Seid.
CORO:
Il Allah! Il Allah!... Morte,
morte...
CORRADO:
O dispetto!... m'atterra la sorte!!
(Anselmo e
parte de' Corsari fuggono, gli altri sono circondati e vinti. Lo stesso Corrado
sopraffatto dal numero è costretto a cedere)
SEID: Si risparmi
quell'uom.
(Corrado si alza)
Prode invero
Rapitore di donne sei
tu!
Ch'io t'ammiri! Fu grande il pensiero,
Ma fortuna contraria ti
fu.
CORRADO:
Chiudi il labbro superbo: m'aspetto
Non parole, sol
morte da te.
SEID:
Audace cotanto - mostrarti pursai?
Vedremo,
superbo, - vedrem se potrai
Nell'ora suprema - la sorte tua estrema
Con
ciglio securo - mirare, incontrar.
CORRADO:
Pei vili tuoi pari
-tremenda è la morte,
Ma chiusa è al terrore - quest'anima forte.
Vedrai
se il tormento - mi strappa un lamento
Quel gaudio infernale - non devi
gustar.
GULNARA:
(È demone o nume -l'ignoto corsaro?
Quel fiero
sembiante - mi sembra pur caro!
M'accende nel core - tal fiamma
d'amore
Qual mai non vi seppe - Seide destar)
GIOVANNI:
(Che giova
l'ardire - nel petto del forte,
Se a lui non sorride - propizia la
sorte?
Ha troppo sfidato - Corrado il suo fato,
Ed or la cervice - vi
debbe piegar)
CORO:
Vittoria, vittoria: - l'impresa è
compiuta!
Recisa è la testa - dell'idre temuta:
Distrutti i Corsari - sui
liberi mari
Potremmo le vele - securi spiegar.
ODALISCHE:
(Pietà
chi non sente - del prode, del forte?
Ah troppo nemica - gli volge la
sorte:
Tra il sangue e l'incendio - la vita e l'onore
Sprezzando i perigli
- ne volle salvar!.)
ATTO SECONDO
SCENA X
Detti e
Selimo seguito dai soldati turchi che trascinano parte dei Corsari in
catene.
SELIMO:
Signor, trafitti giaciono
Gran parte di
costoro,
Schiavi son questi: fuggono
Gli altri alle grotte loro.
Se tu
lo vuoi, raggiungerli
Potrem...
SEID:
Sarebbe vano!
Costui mi
cadde in mano,
Di più bramar non so.
(Corrado fa un atto
sdegnoso)
Ancor minacci, o perfido?
CORRADO:
Perfido a me? Tu il
sei...
Potessi un brando stringere,
Tremar ben ti farei:
E vile,
abbietto, e despota
Fare agli inermi
insulto.
SEID:
Morrai.
CORRADO:
Ma non
inulto.
SEID:
Nuovi supplizi, orribili,
Mal noti all'uomo e al
demone
Immaginar saprò.
SEID E CORO:
Sì, morrai di morte
atroce,
Lenta, infame, orrenda morte:
Vo' che metta la tua sorte
Lo
Spavento in ogni età.
Non un.braccio od una voce
Per quest'empio
s'alzerà.
GULNARA E ODALISCHE:
Deh, signor, deh ti rammenta
Che
quest'uomo vincitore
N'ha salvato e vita e onore,
Il dannarlo è
crudeltà.
Ah non fia del tutto spenta
Per costui la tua
pietà.
CORRADO E GIOVANNI:
Siam sconfitti; la vittoria
Non vi renda
or troppo alteri,
Meno splendida la gloria
Nell'orgoglio si
farà...
Siamo inermi e prigionieri...
Insultarci è gran
viltà.
***********************************
ATTO
TERZO
SCENA I:
Stanza di Seid
Seid
SEID
(solo siede
pensoso):
Il fier corsaro alfine è mio prigione!
Arsa da lui mia reggia,
in questa rocca
Col vinto alberga il vincitor! - Audace!
(Sorge
impetuoso)
Fin la Gulnara mia
Tentò rapirmi!... ed ella... oh
gelosia!...
Serpe feroce che dagli occhi avventi
Freddo tosco nel
core!
O quali orribili ore
Tu prepari a colui che dubbia ed ama,
Che
Sospetta ed adora!... Oh va! ti scosta,
Tormentoso Sospetto,
Né m'agitar
colle tue furie il petto!
Cento leggiadre vergini
Da me chiedeano
amore:
Io le sprezzai, ché palpiti
Sol per Gulnara il core.
Ma se
l'amor che m'agita
Cercasse ora tradir?...
Dammi, o vendetta, i
fulmini
Per l'empia incenerir.
Ma pria togliam dall'anima
Tale
incertezza amara.
Olà.
ATTO TERZO
SCENA II
Detto e
Selimo.
SELIMO:
Signore?
SEID:
Ascoltami.
Qui tosto a me
Gulnara...
L'ultimo sole al perfido
Diman risplenderà.
Ch'ei pera fra
gli spasimi...
Udisti?...
SELIMO:
Intesi!....
SEID:
Or
va!...
Eccola!... fingasi.
ATTO TERZO
SCENA III
Seid
solo.
SEID:
S'avvicina il tuo momento,
Fiera sete di
vendetta,
Già pensando al suo tormento
M'incomincio a vendicar.
E
Gulnara!... Se l'inganno
In quell'anima s'alletta
Dee, lo giuro, il suo
tiranno
Nell'amante ritrovar.
Eccola!... fingasi.
ATTO
TERZO
SCENA IV
Gulnara e detto.
SEID:
Vieni,
Gulnara!
GULNARA
(Quest'è l'istante)
SEID:
Vieni, mia
cara!
Mio primo ed ultimo - dolce
pensiero.
GULNARA:
Vincesti?
SEID:
Vinsi: - mio
prigioniero
Fatto è Corrado - Nel dì
vegnente
Morrà.
GULNARA:
Gli è giusto. - Pur se vivente
Tu lo
serbassi? - Qual alta inchiesta
Far non potresti - per la sua
testa?...
SEID:
Nol farei franco - per quante gemme
Del mio Sultano
- chiude l'Haremme.
GULNARA: Franco non dico, - lascialo vivo
Meglio
ti frutta - se l'hai captivo.
SEID:
Del mio nemico - dunque sì
cara
È a te la vita?.. Bella Gulnara.
Ad ardua, credimi, - opra
t'accingi;
Invan mi preghi, - invan tu fingi...
Empia tu l'ami
-
GULNARA:
Signor, che ascolto!
SEID:
La colpa orribile - ti
leggo in volto,
GULNARA:
Ingrato!
SEID:
Scostati! col tuo
rossore
L'onta è palese - del vil tuo core:
Ma bada, o perfida, - al mio
consiglio,
Non è il corsaro - solo in periglio!
Una parola - e fia
l'estrema
GULNARA:
(Come salvarlo?)
SEID:
Pensaci e
trema!
Sia l'istante maledetto
Che dal foco ei ti campava,
Non più
sposa, abbietta schiava
Tu sarai del tuo signor...
Trema iniqua! tu non
sai
Qual t'aspetta orrenda sorte,
Tu non sai che sta la morte
Nel
sospetto del mio cor.
GULNARA:
(Ei minaccia, e non conosce
Quanto
possa un'alma offesa,
Ei non sa qual furia accesa
V'han qui dentro ira ed
amor.
Guai, tiranno, s'io rammento
Che l'onor m'hai tu macchiato,
Che
mi desti, o scellerato,
All'infamia ed al dolor..)
ATTO
TERZO
SCENA V
Interno d'una torre. Di fronte una porta chiusa che
mette al mare: presso ad essa un balcone con grosse inferriate. A sinistra dello
spettatore porta con cancello che guida alle gallerie superiori del Serraglio.
Da un lato é un duro giaciglio. Corrado carico di catene alteramente
passeggia.
CORRADO:
Eccomi prigioniero!
Ambiziosi sogni miei
svaniste!
In forse è l'onor mio, più ancor la vita!...
Infelice
Medora!
Quanto di lei mi duol! il fero annunzio
L'ucciderà... pur se una
spada avessi
Se questi ferri... ahimè..., vane lusinghe!
Al mio stanco
cadavere un istante
Di riposo s'accordi;
E faccia il sonno l'ore
Men
lente all'uom che muore!
(Si getta sul giaciglio e
s'addormenta)
ATTO TERZO
SCENA VI
Detto e Gulnara che
cautamente aperto il cancello s'avanza vestita di bianco tenendo in mano una
lampada. Apprestatasi a Corrado amorosamente lo contempla.
GULNARA:
Ei
dorme?... eppur nel pianto
Veglian molti per lui. Qual possa arcana
Sì
caro a me lo rende... io della vita
Debitrice gli son... ma... già si
desta...
CORRADO:
Sei tu mortale, o spirto?
GULNARA:
Colei
più non ravvisi
Che dal foco salvasti?... a te ne
vengo...
CORRADO:
A che?
GULNARA:
L'ignoro anch'io: ma tua
nemica
Certo non son.
CORRADO:
Nol sei?-
GULNARA:
Ti
rassicura.
CORRADO:
Allor la morte mi sarà
men
dura!
GULNARA:
Seid la vuole: inutili
I prieghi miei ti
furo.
CORRADO:
Per me pregasti?
GULNARA:
Libero
Pur tu ne
andrai: lo giuro!
CORRADO:
Chi mi trarrà dal
carcere?
GULNARA:
Del braccio mio l'ajuto.
CORRADO:
No, se
non valsi a vincere
Saprò morir. Rifiuto...
Solo un pensier mi
lacera...
GULNARA: Di chi?
CORRADO:
D'un'alma
afflitta...
GULNARA:
Dunque ami tu? (me misera!)
CORRADO:
Or
sola e derelitta!
GULNARA:
Ami tu dunque?
CORRADO:
Un
angelo!
GULNARA:
Quanto l'invidio!
CORRADO:
E caro
Non
t'è Seid?
GULNARA:
Quel barbaro?
Schiava son io, corsaro!...
Ed il
mio core un palpito
Per esso aver potria?
A foco così ignobile
Non arde
l'alma mia.
Ma che dicea? Sia l'unico
Pensier de' giorni tuoi
Che ora
mi prenda. Infrangere
Voglio i tuoi ceppi.
CORRADO:
E il
puoi?
GULNARA:
Sì, tutto io posso
seguimi!
CORRADO:
Seguirti, e questi ferri?
GULNARA:
Cadran;
da me fur comperi
Servi, soldati e
sgherri...
CORRADO:
Donna!
GULNARA:
Diffidi? un
agile
Navil ci attende al lito:
Già tutto è presto: seguimi
Prima il
cammin t'addito.
Seid che su te vigila
Giace or nel sonno:
tieni,
Questo è un pugnal... la vittima
Mai più si desti! ah
vieni!...
CORRADO:
Cessa, o Gulnara, lasciami,
Il tuo pregare è
vano...
Giammai saprò d'un perfido
Pugnale armar la
mano;
GULNARA:
Ti muova il mio periglio,
Se non il tuo,
spietato!
Vieni, t'arrendi...
CORRADO:
Ah lasciami
Al mio
destino!
GULNARA:
Ingrato!
Non sai tu che sulla testa
Già ne
freme la tempesta?
Che il tuo palco e la mia scure
Può l'aurora
illuminar?
Ah fuggiàm da queste mura,
N'apra scampo il vasto
mar.
CORRADO:
No, mi lascia alla mia sorte,
Fissa in cielo è questa
morte.
Il destino a me fa guerra,
Dio m'impresse il Suo
suggel;
Maledetto io son in terra,
La mia speme è solo in
ciel!
GULNARA:
Di seguirmi tu dunque disdegni?
CORRADO:
Io
disdegno...
GULNARA:
Terror d'un pugnale
Provi tu, masnadiero,
corsale?
(Risoluta)
Un imbelle a vibrarlo t'insegni!
(Fugge rapidamente
pel cancello brandendo colla massima esaltazione il
pugnale)
CORRADO:
Ah! che fai?
ATTO TERZO
SCENA
VII
Corrado solo.Il tuono romoreggia: scoppia il
fulmine.
CORRADO:
Sul mio capo discenda,
Fero Iddio, la tua folgore
orrenda
Tronca alfin questa misera vita!
(Cessa il tuono e il cielo va
poco a poco rasserenandosi)
Ah ch'io vivo!
ATTO TERZO
SCENA
VIII
Gulnara entra volgendo lo sguardo inorridita dietro di sé; cammina
vacillando e cade.Sottovoce dice a Corrado:
GULNARA:
Già l'opera è
finita;
Per destarsi egli stava... e mori!
CORRADO:
Tu?... Gulnara,
omicida!...
GULNARA:
Ei perì.
(Sorge e appressandosi a Corrado dice
piangendo:)
La terra, il ciel m'aborrino,
Tu sol, tu sol nol dêi.
Per
amor tuo colpevole,
Caro stranier, mi fei.
Fuggiam: d'un ferreo
vincolo
Mi stringe teco il fato,
Senza speranza amato,
Ma salvo almen
t'avrò.
CORRADO:
Or più di me sei misera,
E sol per me lo
sei,
Perché volesti accrescere
Donna, i rimorsi miei?
Troppo è con noi
terribile,
Troppo crudele il fato:
Se amarti non m'è dato
Salvarti
almen saprò.
(Fuggono per la porta che mette al mare)
ATTO
TERZO
SCENA IX
Spiaggia del mare come nell'atto primo. Si vedrà una
nave ancorata.
Corsari, Medora ed Ancelle.
MEDORA:
Voi
tacete..., io non oso
Interrogarvi... eppur vorrei... lo
sposo...
Silenzio!... ahimè!... so tutto.
Il mio Corrado non è più....
(Fra poco
Con lui sarò... già nel mio seno è morte!...
Scendo contenta
dell'età sul fiore
Nella tomba che schiuse a me
l'amore)
ANCELLE:
Non disperar, Medora!...
I. PARTE DEL
CORO:
Olà! una vela.
II. PARTE DEL CORO:
Amica od
inimica?...
I. PARTE DEL CORO:
Un segno han fatto...
Ed un
secondo.
II. PARTE DEL CORO:
È d'amistà?... chi
fia?...
TUTTI:
Oh gioja! è lui!... Corrado, egli è
Corrado!...
MEDORA:
È lui! che feci?... Il suol mi manca... io
cado!...
ATTO TERZO
SCENA ULTIMA
Detti, Corrado e
Gulnara con alcuni Corsari.
CORRADO E MEDORA (abbracciandosi):
Ah
quest'amplesso è balsamo
Sul lungo mio dolor!
GULNARA:
Respira
alfin qui libero,
O misero mio cor!
ANCELLE: Ah! brilla per
quell'anima
Di gioja un lampo ancor!
CORSARI:
Con te pugnare e
vincere
Ne Sarà dato ancor!
MEDORA:
Or contenta
morrò!
CORRADO:
Che di' tu mai?
MEDORA:
Mi
contempla!
CORRADO:
Gran Dio!
MEDORA:
Ma qual donna
piangente
qui vegg'io!...
CORRADO:
Per me infelice - vedi
costei;
Rischiò suoi giorni - pe' giorni miei.
Fu di Seide - la
favorita;
Ardea l'haremme, - salvai sua vita.
Grata e pietosa - le mie
ritorte
Infranse, e tolsemi - da orrenda morte;
Fuggimmo insieme.
-
CORO:
Oh
MEDORA: Grazie ti rendo - bella
pietosa.
GULNARA:
Grazie non curo - non merto omaggio;
Troppo
colpevole - fu il mio coraggio!
I miei rimorsi - non vo' svelare;
Ti farei
fremere - raccapricciare.
Saper ti basti - che sul mio core
Più che
pietade - poté l'amore.
MEDORA:
L'ami? che ascolto!
-
GULNARA:
Ah sì! l'adoro,
Ma invano.
MEDORA:
È vero? -
Corrado, io moro!
CORRADO:
Che festi, o
misera?...
MEDORA:
Io ti credea...
Già spento, e vivere - più non
potea
Perdono...
CORRADO:
Or apriti - terra! e m'
avrai.
TUTTI:
Frenar le lagrime - chi puote ornai?
MEDORA:
O
mio Corrado, appressati:
Mi sia conforto almeno
Sopra l'amato
seno
Quest'anima esalar.
Del giorno i rai s'oscurano...
Più non... ti
veggo... addio...
In cielo... innanzi... a Dio...
Volo... per te... a...
pregar!...
CORRADO:
Ah se tu muori inospita
Landa mi fia la
terra,
Del mio destin la guerra
Più non saprei durar!
O mia diletta,
guardami!
L'amante tuo son io...
Se a te serbommi un Dio
Perché mi vuoi
lasciar?
GULNARA:
Cara, innocente vittima
D'un infelice
amore,
Vivrai del nostro core
Nel mesto palpitàr.
Reca nel ciel le
lagrime
Del pentimento mio,
Pietà, perdon da Dio
Tu mi saprai
pregar!
CORO:
Ah troppo di quell'anima
Fu lungo il
dolorar.
(Medora muore nelle braccia di
Corrado)
CORRADO:
Spenta è Medora!!!...i vortici
M'inghiottino del
mar.
(Si slancia in mare)
CORO:
Che fai? Corrado!... Ah
corrasi
Quel misero a salvar!
(Partono frettolosi: le Ancelle portano
via la salma di Medora. Gulnara cade)
FINE
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