Sunday, January 20, 2013

"Maria Stuarda" (Donizetti) -- tenor parts ----******

Speranza


Donizetti:

Maria Stuarda,

ossia ROBERTO DUDLEY, il primo conte di Leicester, ossia il castello di FORTERINGA.

tragedia lirica in tre atti

Libretto di Giuseppe Bardari
Tratto da Schiller

Personaggi:
    Elisabetta, Regina d'Inghilterra (mezzo-soprano)

    Maria Stuarda, Regina di Scozia (soprano)

    Anna Kennedy, Nutrice di Maria (mezzo-soprano)

    Roberto Dudley, Conte di Leicester (tenore ---- Domenico Reina)

    Lord Guglielmo Cecil, Gran Tesitore (baritono)

    Giorgio Talbot, Conte di Shrewsbury (basso)

    Atto Primo
    Galleria nel Palagio di Westminster.

    Cavalieri e dame che riedono dal torneo dato in onore dall'Inviato di Francia, e si dispongono in gruppi ad incontrar la Regina.

    SCENA I

    Coro

    DAME E CAVALIERI

    Qui si attenda, ell'è vicina
    Dalle giostre a far ritorno.
    De' Brettoni la Regina
    È la gioia d'ogni cor.
    Quanto lieto fia tal giorno
    Se la stringe ad alto amor.
    Sì, per noi sarà più bella
    D'Albion la pura stella
    Quando unita la vedremo
    Della Francia allo splendor.
    Festeggianti ammireremo
    La possanza dell'amor.

    ELISABETTA: Fra voi perchè non veggio Leicester? Egli solo resta lontano della gioia comune?
    CECIL: Eccolo!

    Entra Leicester che bacia la mano d'Elisabetta.

    ELISABETTA

    Conte! Or io di te chiedea.

    LEICESTER:

    Deh! mi perdona
    Se ai tuoi cenni indugiai.

    Che imponi?

    ELISABETTA si toglie un anello e lo consegna a Leicester.

    ELISABETTA: Prendi, reca l'anello mio

    LEICESTER (con indifferenza): Ti obbedisco.

    ELISABETTA: Addio.

    Gli dà la mano a baciare, e s'allontana seguita dalle dame, dai grandi, da Lord Cecil.

    Talbot va per seguirla.

    Leicester lo prende per la mano, seco lui s'avanza sulla scena, per gli parlare di segreto.

    LEICESTER: Hai nelle giostre, o Talbo, chiesto di me?


    TALBOT: Io sì.

    LEICESTER: Che brami dunque?

    TALBOT: Favellarti. Ti fia tremenda e cara. Ogni parola mia. In Forteringa io fui …

    LEICESTER: che ascolto.

    TALBOT: Vidi l'infelice Stuarda.

    LEICESTER: ah, più sommesso favella in queste mura, e qual ti parve?

    TALBOT: Un angelo d'amor, bella qual era e magnanima sempre.

    LEICESTER: O, troppo indegna di rio destino, e a te che disse -- ah parla.

    TALBOT: Posso in pria ben securo Affidarmi al tuo cor?

     LEICESTER: Parla; tel giuro.

    Oh piacer!

    Oh piacere!

    ARIA (Cavatina)

    Ah, rimiro il bel sembiante
    adorato vaggheggiato
    ei mi appare sfavillante
    come il dì che mi piagò
    parmi ancora che su quel viso
    spunti languido un sorriso
    ch'altra volta a me sì caro
    la mia sorte incatenò.

    TALBOT: al tramonto è la sua vita ed aita a te cercò.

    LEICESTER:

    O memorie, o cara imago
    di morir per lei son pago.

    TALBOT: Che risolvi?

    LEICESTER

    Liberarla!
    O con lei spirar saprò!

    TALBOT:

    Di Babington il fato il periglio
    Non ancor ti spaventò?

    LEICESTER

    Ogni tema, ogni periglio
    io per lei sfidar saprò
    vuò liberarla, vuò liberarla
    se fida tanto colei mi amò
    da gli occhi il pianto le tergerò
    e se pur vittima cader degg'io
    del fato mio superbo andrò.

    TALBOT
    Non far che gema
    Se all'ora estrema
    Se sfuggir, no, no, sfuggir non può.

    Talbot parte; Leicester si avvia alla porta opposta, e s'incontra con la Regina.

    Si scorgono nel di lui volti segni di agitazione.

    ELISABETTA: Sei tu confuso?


    LEICESTER: Io no. Che incontro.

    ELISABETTA: Talbot teco un colloquio tenne?

    LEICESTER: È ver. Che fia?

    LEICESTER
    Sospetti invano.
    Ormai di Talbot è nota la fedeltà.

    ELISABETTA
    Pure il tuo cor conosco;
    Svelami il ver - l'impongo.

    LEICESTER:

    O ciel. Regina.

    ELISABETTA
    Ancor me'l cedi?
    Intendo.

    (Vuol partire.)

    LEICESTER

    Ah, non partir, m'ascolta
    deh, ti arresta
    un foglio …

    ELISABETTA
    Il foglio a me.

    LEICESTER
    Sorte funesta.

    Egli s'inginocchia e porge il foglio.

    Eccolo, al regio piede,
    Io lo depongo.
    Ella per me ti chiede
    Di un colloquio il favor.

    ELISABETTA

    Sorgete, o Conte.
    Troppo fate per lei.
    Crede l'altera
    Di sedurmi così;
    Ma invan lo spera.

    Elisabetta apre il foglio, legge rapidamente e il suo furore si cangia in stupore.

    Quali sensi!

    LEICESTER:
    Ell'è commossa!

    ELISABETTA: Ch'io discenda alla prigione.

    LEICESTER: Sì, Regina.

    ELISABETTA: Ov'è la possa, chi ti ambia le tre corone?

    LEICESTER

    Come lampo in notte bruna,
    Abbagliò, fuggì, sparì!

    ELISABETTA:

    Al ruotar della fortuna
    Tant'orgoglio impallidì.

    LEICESTER

    Ah pietade per lei l'implora il mio core.

    ELISABETTA
    Ch'ella possiede, non è ver?

    LEICESTER:

    Quel dir m'accorra.

    ELISABETTA

    Nella corte ognuno il crede.

    LEICESTER

    e s'inganna.

    ELISABETTA
    Mentitore

    LEICESTER
    Sol pietade a lei m'unì.

    ELISABETTA:

    Egli l'ama -- egli l'ama.
    o mio furor, o h mio furor.

    È leggiadra? Parla!

    LEICESTER
    Sì!

    ELISABETTA
    Sì! Sì! Sì!

    LEICESTER:

    ****************************

    sì era d'amor l'immagine degli anni sull'aurora ----------------a
    sembianza avea d'un angelo che appare ed innamora ----------a
    era celeste l'alma soave il suo respir  ------------------------------b
    bella ne' dì del giubilo bella nel suo martir -----------------------b

    ********************************


    ELISABETTA
    a te lo credo, è un angelo se tu le dai tal vanto;
    se allo squallore di un carcere è d'ogni cor l'incanto.
    lo so che alletta ogni anima lusinga ogni desir.
    se tu l'adori, o perfido pavento il mio soffrir.

    LEICESTER
    Ma … no … Regina
    Credo … io …
    Bella ne' dì del giubilo
    Bella nel suo martir.
    Vieni.

    ELISABETTA
    Lo chiede il barbaro.

    LEICESTER
    Appaga il mio desir.

    ELISABETTA
    Dove? Quando?

    LEICESTER:

    In questo giorno
    Al suo carcere d'intorno
    Per la caccia che si appresta,
    Scenderai nella foresta.

    ELISABETTA
    Conte, il vuoi?

    LEICESTER
    Ten prego.

    LEICESTER
    Deh! vieni, o regina,
    Ti mostra clemente,
    Vedrai la divina
    Beltade innocente;
    Sorella le sei,
    Pietade per lei,
    Chè l'odio nel petto
    Assai ti parlò.

    LEICESTER
    La calma le rendi, e pago sarò.
    Regina, deh! vieni,
    La calma le rendi, e pago sarò.

    ELISABETTA
    Sul crin la rivale, ecc

     LEICESTER
    Regina, ten prego, ah!
    La pace le rendi, e pago sarò.

     ELISABETTA
    Ah! troppo mi offende, ecc.

    Atto II.
    Parco di Forteringa.
    Ambo i lati sono folti di alberi, il mezzo si apre in una vasta veduta che confina col mare.
    Maria esce correndo dal bosco. Anna la segue più lento; le guardie sono a vista degli spettatori.

    Scena e Duetto

    Entra Leicester.

    MARIA: Ah! non m'inganna la gioia! Roberto sei tu? sei tu?

    LEICESTER:

    Qui viene chi t'adora
    A spezzar le tue catene.

    MARIA:

    Libera alfin sarò dal carcer mio?
    Libera? e tua per sempre?
    Appena il crede l'agitato mio cor.

    LEICESTER:

    qui volge il piede Elisabetta,
    al suo real decoro
    di pretesto è la caccia.
    ove ti mostri a lei sommessa

    MARIA: A lei sommessa?

    LEICESTER: Oggi lo dei.

    MARIA STUARDA: Oh ciel! Che ascolto? Che ascolto? Toglimi a vista sì funesta!

    Maria Stuarda vuol ritrarsi.

    LEICESTER: Se m'ami, deh! ti arresta.

    MARIA: E deggio?

    LEICESTER: Tu dei sperar.

    DUETTO:

    ROBERTO:

    *****************************************

    no diffidar non dei
    ella è poi grande in soglio
    restava il cor di lei
    commosso dal tuo foglio
    e su quel ciglio io vidi ...
    la lagrima spuntar.
    se m'odi, e in me t'affidi ...
    tutto vedrai cangiar.

    ****************************************

    MARIA

    Da tutti abbandonata,
    In preda a rio dolore,
    Oppressa, desolata,
    Nulla sperar sa il core.
    Fui condannata al pianto,
    A sempre sospirar;
    L'affetto tuo soltanto
    Può i mali miei calmar.


    MARIA: Del suo core, del suo cor
    Convinta io sono!

    LEICESTER
    Pur pietà, pur pietà
    Vi alberga spesso.

    MARIA
    Non per chi la adombra un trono!

    LEICESTER

    No, tu dici? E allora io stesso,
    S'ella è sorda ai prieghi tuoi
    Io vendetta ne farò.

    MARIA
    Che favelli! Che far puoi?
    Per me esporti! Ah, ch'io nol vò.

    LEICESTER: Ah! sì, farò.

    MARIA
    Ah! Se il mio cor tremò giammai
    Della morte al crudo aspetto,
    Non far sì che sia costretto
    A tremare pe' tuoi dì.
    Solo io volli e sol cercai
    Di vederti e fido e grato;
    Per te spero che il mio stato
    Non sia misero così.

    *************************************
    LEICESTER
    sì la fè l'onor ne impegno
    e il mio cor che t'ama il giura
    sorgerai dalla sventura
    che ogni gloria ti rapì.
    e se allor non t'offro un regno,
    nè la destra di un sovrano
    potrò offrirti almen la mano
    che le tue prigioni aprì.
    ***************************************

    MARIA
    Non esporti.

    LEICESTER
    Il giuro sorgerai dalla sventura.

    MARIA
    Ah! no!

    LEICESTER
    Sì, la fè.

    MARIA
    Ah! ch'io nol vò.

    LEICESTER
    L'onore ... ne impegno ...

    MARIA
    Ah! non far ch'io sia costretta
    A tremar pe' giorni tuoi.

    LEICESTER
    Sì, la fè, l'onor ne impegno
    Sorgerai dalla sventura.

    MARIA
    Solo io volli e sol cercai, ecc

    LEICESTER
    Ah! potrò offrirti almen la mano, ecc

    Maria Stuarda parte, Leicester va frettolosamente all'incontro di Elisabetta che entra.)

    ELISABETTA
    Qual loco è questo?

    LEICESTER

    Forteringa.

    ELISABETTA
    O Conte! Dove mi scorgi?

    LEICESTER
    Non dubbiar;
    Maria sarà in breve guidata al tuo cospetto
    Dal saggio Talbo.

    ELISABETTA
    A qual per te discendo sacrifizio!
    Lo vedi?
    Discosta i cacciatori
    Da' contigui viali;
    È troppo ingombro di popolo il sentier.(Ad un cenno di Leicester si scostano i cacciatori, e i cortigiani si radunano in vari gruppi nel fondo della scena.)

    CECIL (ad Elisabetta)
    Vedi, Regina, come l'Anglia ti adora.
    Ah! tu lo sai quel capo ella ti chiede. ELISABETTA
    Taci. LEICESTER (ad Elisabetta)
    Deh! ti rammenta
    Che a dar conforto
    Alla dolente vita di una sorelli
    Io ti guidai.
    La mano che di squallor la cinse
    Al contento primier
    Può ridonarla. ELISABETTA
    (Io l'abborro!
    Ei non fa che rammentarla.)(Entra Maria condotta da Talbot ed Anna.)

    -----


    LEICESTER:]

    La misera ha impressi
    In volto gli affanni
    Nè gli astri tiranni
    Si placano ancor.
    Salvarla potessi
    Da tanto dolor.



    N 10: Dialogo delle due Regine

    LEICESTER (ad Elisabetta)
    Deh! l'accogli.
    ELISABETTA (a Leicester)
    Sfuggirla vorrei. TALBOT (a Maria)
    Non sostarti. MARIA (a Talbot)
    L'abisso ho vicino. ELISABETTA (a Leicester)
    Troppo altera.

     LEICESTER (ad Elisabetta): Da un crudo destino Avvilita dinanzi ti sta.

    LEICESTER (a Maria): O Dio! che tenti?


    LEICESTER
    E che dirò?

     LEICESTER
    O Dio, ti frena!

     ANNA, LEICESTER, TALBOT (a Maria)
    Che favelli! Taci, deh! taci!

    ANNA, LEICESTER, TALBOT
    Quali accenti! Ella delira!
    Giusto ciel! Perduta ell'è!

     LEICESTER

    Ah! ti perdo, o sconsigliata,
    Quando salvarti bramai.
    Quando fido a te tornai
    Il destin ci fulminò.

     MARIA, LEICESTER
    Addio! Per sempre!

     LEICESTER
    Ah! ti perdo sconsigliata, ecc.
    Quando fido a te tornai
    Il destin ci fulminò.
    Per sempre ci lasciò.


    SCENA I

    Galleria nel Palagio di Westminster.
    La Regina sedendo ad un tavolino sul quale è un foglio.

    Elisabetta è incerta; vedendo Leicester che entra, segna rapidamente il foglio.


    LEICESTER
    Regina!

    ELISABETTA
    A lei s'affretti il supplizio.

    LEICESTER
    O ciel, quai detti!
    (vedendo il foglio)
    Forse quella ...

    CECIL
    La sentenza.

     LEICESTER
    La sentenza?

    ELISABETTA
    Sì, la sentenza, o traditor.
    Io son paga!

    LEICESTER
    E l'innocenza tu condanni!

    ELISABETTA
    E parli ancor?

    LEICESTER

    Ah! deh! per pietà sospendi
    L'estremo colpo almeno;
    Ai prieghi miei t'arrendi,
    O scaglialo al mio seno.
    Niuno ti può costringere,
    Libero è il tuo volere.



    ELISABETTA

    Vana è la tua preghiera,
    Son ferma in tel cosiglio.
    Nel fin di quell'altera
    È il fin del mio periglio.
    Dal sangue suo più libero
    Risorge il mio poter.

    LEICESTER

    Ah! pietà! Ah! Regina!
    Niuno ti può costringere, ecc

     LEICESTER
    D'una sorella, o barbara,
    La morte hai tu segnato!

    ELISABETTA
    E spettator ti voglio
    Dell'ultimo suo fato;
    Dovrà perir l'amante
    Dopo il fatale instante
    Che il bellico metallo
    Tre volte scoppierà.

    LEICESTER
    E vuoi ch'io vegga?

    ELISABETTA
    Taciti, taciti.

    LEICESTER
    E vuoi?

    ELISABETTA
    Taciti.
    È morta ogni pietà.

    LEICESTER
    Regina! Regina!

    ELISABETTA
    Vanne, indegno; t'appare sul volto
    Il terror che in tuo seno ti piomba.
    Al tuo affetto prepara la tomba,
    Quando spenta Stuarda sarà.

     LEICESTER
    Vado, vado, ti leggo sul volto
    Che deliri, che avvampi di sdegno.
    Un conforto, un amico, un sostegno
    Nel mio core la misera avrà.

    ELISABETTA
    Vanne indegno!
    Al tuo affetto prepara la tomba, ecc

    SCENA III

    Appartamento della prigione di Maria Stuarda nel Castello di Forteringa.








    FAMIGLIARI DI MARIA
    (alcuni)
    Vedeste?
    (altri)
    Vedemmo.
    (tutti)
    O truce apparato!
    Il ceppo ... la scure ...
    La funebre sala ...
    E il popol fremente
    Vicino alla scala
    Del palco fatale.
    Che vista! Che orror!
    La vittima attende
    Lo stuolo malnato.
    La vittima regia.
    O instabile sorte!
    Ma d'una Regina
    La barbara morte
    All'Anglia fia sempre
    D'infamia e rossor.
    (Entra Anna.)

    SCENA VII


    N 17: Gran Scena a Preghiera

    FAMIGLIARI
    Anna!
    ANNA
    Qui più sommessi favellate. FAMIGLIARI
    La misera dov'è? ANNA
    Mesta, abbatuta, ella s'avanza.
    Deh! col vostro duolo
    Non aggravate il suo dolor. FAMIGLIARI
    Tacciamo.(Entrano Maria vestita di nero, in gran pompa, ornata della sua corona, e Talbot.)

    SCENA VIII

    MARIA (ai famigliari)
    Io vi rivedo alfin.
    ANNA, FAMIGLIARI
    Noi ti perdiamo! MARIA
    Vita miglior godrò. FAMIGLIARI
    Ah! MARIA
    Vita miglior, sì, godrò.
    Contenta io volo all'amplesso di Dio,
    Ma voi fuggite questa terra d'affanni.

    FAMIGLIARI
    Il duol ci sprezza il cor!

     MARIA
    Deh! non piangete!
    Anna, tu sola resti,
    Tu che sei la più cara,
    Eccoti un lino di lagrime bagnato;
    Agli occhi miei farai lugubre benda,
    Allor che spenti saran per sempre al giorno.
    Ma voi piangete ancor?
    Meco vi unite, miei fidi,
    E al ciel clemente
    L'estrema prece alziam devota e ardente. Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
    Odi, o benefico Dio di pietà.
    All'ombra accoglimi del tuo perdono,
    Altro ricovero il cor non ha. ANNA, FAMIGLIARI
    Deh! Tu di un'umile preghiera il suono
    Odi, o benefico Dio di pietà.
    All'ombra accoglila del tuo perdono,
    Altro ricovero il cor non ha. MARIA
    Ah! sì ... Dio!
    Fra l'ali accoglimi del tuo perdono,
    Altro ricovero il cor non ha.

    ANNA, FAMIGLIARI
    Fra l'ali accoglila del tuo perdono,
    Altro ricovero il cor non ha. MARIA
    È vano il pianto, il ciel m'aita. ANNA, FAMIGLIARI
    Scorda l'incauto della tua vita. MARIA
    Ah! ANNA, FAMIGLIARI
    Tolta al dolore, tolta agli affanni,
    Benigno il cielo ti perdonò. MARIA
    Tolta al dolore, tolta agli affanni,
    D'eterno amore mi pascerò. ANNA, FAMIGLIARI
    Distendi un velo su' corsi affanni,
    Benigno il cielo ti perdonò. MARIA
    Dio! ah! sì!
    D'eterno amore mi pascerò.
    Mi perdonò. ANNA, FAMIGLIARI
    O Dio! Pietà! Ah, pietà!
    Beningno il cielo ti perdonò.(Si ode nel castello il primo sparo del cannone.)

    (Si apre la porta in fondo, e lascia vedere una scala grande, alla di cui vetta sono le guardie e gli ufficiali di giustizia con fiaccole. Cecil viene dalla scala.)
    CECIL
    È gia vicino del tuo morir l'istante.
    Elisabetta vuol che sia paga ogni tua brama.
    Parla. MARIA
    Da lei tanta pietà non isperai.
    Lieve favor ti chiedo.
    Anna i miei passa al palco scorga. CECIL
    Ella verrà. MARIA
    Se accolta hai la prece primiera,
    Ah! altra ne ascolta. D'un cor che muore reca il perdono
    A chi m'offese, mi condannò.
    Dille che lieta resti sul trono,
    Che i suoi bei giorni non turberò.
    Sulla Bretagna, sulla sua vita,
    Favor celeste implorerò.
    Ah! dal rimorso non sia punita;
    Tutto col sangue cancellerò.
    Ah! d'un cor che muore reca il perdon,
    Ah! dal rimorso non sia punita,
    Tutto col sangue cancellerò. ANNA, TALBOT, FAMIGLIARI
    Scure tiranna! Tronchi una vita
    Che di dolcezze ci ricolmò. CECIL
    La sua baldanza restò punita;
    Fra noi la pace tornar vedrò.

    Leicester e detti, poi lo sceriffo e gli uffiziali di giustizia.
    TALBOT
    Giunge il Conte. MARIA
    Ah! a quale ei viene lugubre scena.

    LEICESTER (a Maria)
    Io ti rivedo.
    Perduta, opressa da ingiuste pene,
    Vicina a morte

    MARIA
    Frena, frena il dolor!
    Addio per sempre! CECIL
    Si avanza l'ora. LEICESTER
    Ah, che non posso lasciarti ancora. CECIL
    Si avanza l'ora.

    LEICESTER (a Cecil che vuole allontanarlo da Maria)
    Scostati, o vile!

    MARIA
    Taci! LEICESTER
    Tremate! Iniqui tutti!
    Temete un Dio
    Dell'innocenza vendicator! MARIA
    Te stesso perdi!(Secondo scoppio di cannone. Scendo lo sceriffo col suo seguito di uffiziale e circondano Maria.)FAMIGLIARI
    Ah! Perchè non posso nel sangue mio
    Spegnere il cieco vostro furor! CECIL
    È l'ora! LEICESTER (a Cecil)
    Vile! MARIA (a Leicester)
    Roberto! Roberto! Ascolta!
    (Si appoggia al braccio di Leicester.)
    Ah! se un giorno da queste ritorte
    Il tuo braccio involarmi dovea,
    Or mi guidi a morire da forte
    Per estremo conforto d'amor.
    E il mio sangue innocente versato
    Plachi l'ira del cielo sdegnato,
    Non richiami sull'Anglia spergiura
    Il flagello d'un dio punitor. LEICESTER, TALBOT, ANNA, FAMIGLIARI
    Quali accenti! Qual truce sventura! Ah! CECIL
    Or dell'Anglia la pace è sicura, sì! MARIA
    Anna, addio! Roberto, addio!
    Ah! se un giorno da queste ritorte, ecc(Terzo scoppio di cannone. Sulla scala comparisce il carnefice colla scure e quattro suoi assistenti vestiti di rosso.)TALBOT, ANNA, LEICESTER, FAMIGLIARI
    Innocente, infamata, ella muor. CECIL
    Or dell'Anglia la pace è sicura,
    La nemica del regno già muor.(Maria sorretta da Talbot e circondata dalle guardie, si avvia pel fondo. Leicester si copre il volto colle mani.)
    FINE dell'OPERA

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