Saturday, January 26, 2013

VERDI, "AROLDO, l'ultimo dei re sassoni" (tratto da Bulwer Lytton)

Speranza

Aroldo

Melodramma in 4 atti di Giuseppe Verdi, libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal romanzo "Aroldo, l'ultimo dei re sassoni" di Edward George Bulwer-Lytton.

L'opera nasce come profonda revisione (soprattutto per motivi di censura) del libretto di (1850), opera di cui Verdi riutilizzò, con modifiche, la partitura.

Prima: Rimini, Teatro Nuovo, 16-VIII-1857.

Personaggi e interpreti:

Aroldo (tenore) . . . . . Emilio Pancani
Mina (soprano) Marcella Lotti
Egberto (baritono) Gaetano Ferri
Briano (basso) Giovanni Battista Cornago
Godvino (tenore) Salvatore Poggiali
Enrico (tenore) Napoleone Senigaglia
Elena (mezzosoprano) Adelaide Panizza
Jorg (mimo).

La scena si svolge intorno al 1200.

ATTO I.

Il cavaliere sassone Aroldo, ritornato vittorioso dalla crociata, è festeggiato nel proprio palazzo con un banchetto.

La sposa Mina teme però che venga alla luce la propria tresca con Godvino.

Ricorrendo l'anniversario di matrimonio, Aroldo le domanda dell'anello nuziale.

Mina l'ha perduto e Aroldo le preannuncia oscure sciagure.

Mina decide di confessargli tutto in una lettera, ma è sorpresa dal vecchio padre Egberto che, desideroso di chiarire un episodio che può macchiare l'onore del casato, le impone il silenzio con Aroldo. Durante la festa, Godvino è sorpreso di sfuggita dal pio eremita Briano mentre cela entro un libro un biglietto per Mina: Briano cerca di ritrovare il
che, desideroso di chiarire un episodio che può macchiare l'onore del casato, le impone il silenzio con Aroldo.

Durante la festa, Godvino è sorpreso di sfuggita dal pio eremita Briano mentre cela entro un libro un biglietto per Mina: Briano cerca di ritrovare il giovane fra gli invitati e crede di ravvisarlo in Enrico, cugino di Mina, che è additato ad Aroldo e agli astanti come il seduttore. Per denunciarlo pubblicamente, Aroldo intende leggere quale esempio una vicenda analoga, raccontata dal poeta proprio nel libro in cui è celato il biglietto. Apertolo, cade lo scritto: Egberto se ne impadronisce impedendo che chiunque lo legga, fra l'ira repressa di Aroldo e il turbamento degli invitati.
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ATTO II.

Nel camposanto, Mina implora pietà pregando sulla tomba della madre e respinge le avances di Godvino. Giunge Egberto, che lo sfida a duello mortale: quando Aroldo accorre a separare i due contendenti, Egberto gli insinua che il seduttore sia proprio Godvino. Crescono i sospetti quando Mina chiede la grazia per il giovane. Aroldo minaccia di ucciderlo. Si levano in quel momento le voci oranti dei fedeli in chiesa: Briano rammenta severamente al cavaliere il proprio giuramento di crociato e gli impone il perdono. Aroldo, sopraffatto, cade privo di sensi.

ATTO III.

Egberto rimugina sul disonore abbattutosi sulla sua vecchiaia di cavaliere, e medita di suggere veleno da un anello. Quando Briano gli annuncia che Godvino e Aroldo giungeranno lÏ a colloquio, la vendetta gli balena a portata di mano. Aroldo intende sciogliere il matrimonio per prendere i voti al seguito di Briano: Godvino potrà così avere per sé Mina.

La donna, a sorpresa, firma l'atto di divorzio, ma se ne pente subito dopo, rifiutandosi di andare a mere nozze riparatrici con un uomo in realtà mai amato. Irrompe Egberto con la spada insanguinata e proclama di aver nel frattempo compiuto la sua personale vendetta su Godvino.

ATTO IV.

In Scozia, sulle rive del lago Loomond, Aroldo è divenuto eremita e vive con Briano un'esistenza di povertà e preghiera, ma non ha pace.

Aroldo ancora nel cuore l'amore per Mina e il tradimento bruciante di Godvino.

Scampati a una tempesta sul lago, approdano alla sua capanna Egberto e Mina.

Sono giunti fin lassù in pellegrinaggio per ottenere il suo perdono dal tradimento e dal delitto. Commosso dal sacrificio, Aroldo li assolve in nome di Dio.

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