Speranza
La Battaglia di Legnano
Tragedia lirica in quattro atti
Musica di
Giuseppe Verdi
Libretto di Salvatore Cammarano
Federico
Barbarossa, Basso
I. Console di Milano, Basso
II. Console di Milano,
Basso
Il podestà di Como, Basso
Rolando, duce milanese, Baritono
Lida,
sua moglie, Soprano
Arrigo, guerriero veronese, Tenore
Marcovaldo,
prigioniero Alemanno, Baritono
Imelda, ancella di Lida, Mezzosoprano
Un
araldo, Tenore
Cori e comparse, Cavalieri della Morte, Magistrati e Duci
Comaschi, Ancelle di Lida, Popolo Milanese, Senatori di Milano, Guerrieri di
Verona, di Brescia, di Novara, di Piacenza e di Milano, Esercito
Alemanno
Parte I.Egli vive
Parte Il. Barbarossa
Parte III.
L'infamia
Parte IV. Morire per la Patria
La I, III e IV parte
hanno luogo in Milano. La II, a Como. L'Epoca
1176.
ATTO/scenaIn
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IV1234
Out
ATTO
PRIMO - Egli vive!
SCENA I
Parte della riedificata Milano, in
vicinanza delle mura.
Da una parte della città s'inoltrano i Militi
piacentini, ed alcune centurie di Verona, di Brescia, di Novara e di Vercelli:
la contrada è gremita di popolo, come i soprastanti veroni, da cui pendono
arazzi variopinti e giulive ghirlande: un grido universale di esultanza, un
prolungato batter di palme, ed un nembo di fiori cadente dall'alto sulle squadre
attesta le festevoli accoglienze ad esse prodigate. Arrigo è tra i guerrieri
veronesi.
CORO:
Viva Italia! un sacro patto
Tutti stringe i figli
suoi:
Esso alfin di tanti ha fatto
Un sol popolo d'Eroi!
Le bandiere in
campo spiega,
O Lombarda invitta Lega,
E discorra un gel per l'ossa
Al
feroce Barbarossa.
Viva Italia forte ed una
Colla spada e col
pensier!
Questo suol che a noi fu cuna,
Tomba sia dello
stranier!
ARRIGO:
(O magnanima e prima
Delle città lombarde,
O
Milan valorosa, ioti saluto,
Io dalla tomba sorto
Al par di te!
S'accese
All'ombra delle sacre
Tue rinascenti mura il fuoco,
ond'io
Eternamente avvamperò. Divina
Cagion de' miei sospiri,
Io bevo
l'aure alfin che tu respiri!
La pia materna mano
Chiuse la mia
ferita...
Eppur da te lontano
Io non sentia la vita:
Come in un mar di
pianto
Parea sepolto il cor...
Ah! solo a te d'accanto
Saprò che vivo
ancor. Ecco Rolando!...
ATTO PRIMO - Egli vive!
SCENA
II
Rolando, altri Duci Milanesi e
detti.
ARRIGO:
Amico...
ROLANDO:
Ciel!... Non
deliro?...
Non è Sogno il mio?...
Vivi?... Sei
tu?...
ARRIGO:
Son io
(stringendogli la destra)
Ferito caddi,
non estinto: a lungo
Prigion di guerra fui, ma reso quindi
Alla natia
Verona,
Materna cura m'infondea nel petto
Nuova
salute.
ROLANDO:
Spento
Tra le fiamme di Susa
La fama ti narrò..
Lagrime sparsi,
Cui l'amarezze non temprâr d'imene
Per me le accese
faci,
Né sul pargolo mio gl'impressi baci...
Ah! m'abbraccia...
d'esultanza
Tutta l'anima ho compresa...
In te vive, in te mi è
resa
Una parte del mio cor!
Oh buon Dio, la tua possanza
Adorando io
benedico,
Tu ridoni a me l'amico,
All'Italia un difensor!
(Odesi
uno squillo di trombe)
CORO:
Giulive trombe!
ROLANDO:
I
Consoli.
ATTO PRIMO - Egli vive!
SCENA III
I Consoli con
seguito e detti.
I. CONSOLE:
Salve, Guerrieri.
II.
CONSOLE:
A voi
Fia d'accoglienze prodiga,
Siccome a figli
suoi,
Milan, che dalla polvere
Già rialzaste.
ARRIGO E GLI ALTRI
DUCI:
Ed ora
Tutti giuriam difenderla,
Col sangue nostro
ancora.
ROLANDO:
S'appressa un dì che all'Austro
Funesto
sorgerà,
In cui di tante ingiurie
A noi ragion
darà!
TUTTI:
Domandan vendetta gli altari spogliati,
Le donne, i
fanciulli dall'empio svenati...
Sull'Istro nativo cacciam queste
fiere,
Sian libere e nostre le nostre città.
Il cielo è con noi! Fra
l'Itale schiere,
Dai barbari offeso, Iddio pugnerà!
(I Consoli muovono
i primi, tengon dietro le schiere, quindi il popolo. Arrigo è condotto da
Rolando).
ATTO PRIMO - Egli vive!
SCENA IV
Sito
ombreggiato da.gruppi d'alberi in vicinanza delle fossate colme d'acqua, che
circondano i muri; essi veggonsi torreggiare nel fondo.
Lida si avanza come
assorta in profondi pensieri, alcune sue donne la seguono, ella siede al rezzo,
ed ivi rimane estatica, figgendo gli occhi al cielo.
Donne,
Lida
DONNE:
Plaude all'arrivo Milan dei forti,
Cui si commettono le
nostre sorti;
Sui prodi a spargere nembi di rose
Corron festose le donne
ancor.
Tu sola fuggi sì lieta vista;
Come da scena orrida e trista:
Pur
della patria senti l'affetto,
T'arde nel petto italo cor!
LIDA:
Voi
lo diceste, amiche,
Amo la patria, immensamente io l'amo!
Ma dove spande
un riso
La gioja, per me loco
Ivi non è. Sotterra
Giacciono i miei
fratelli, ambo i parenti.
E... troppe in sen m'aperse orrendo
fato
Insanabili piaghe!... A me soltanto
E retaggio il dolor, conforto il
pianto!
(I suoi occhi riempionsi di lagrime: le donne, onde concedere
libero sfogo al suo cordoglio, si aggruppano in fondo)
Quante volte come
un dono
Al Signor la morte ho chiesta!
L'esistenza è a me funesta...
È
la tomba il mio sospir.
Ma son madre!... madre io sono!
Darmi un figlio
Iddio volea!
Ah! per me divenne rea
Sin la brama di
morir.
ATTO PRIMO - Egli vive!
SCENA V
Marcovaldo, e
dette.
LIDA (indignata in vederlo):
Che, Signor! Tu qui? Tu
stesso?
MARCOVALDO:
Della torre a me le porte
Sol confin, t'è noto,
ha messo
Generoso il tuo consorte.
LIDA (a voce bassa ma
fremente):
E tu ardisci, ingratamente,
Sguardi alzar frattanto
audaci
Sulla sposa!
MARCOVALDO (sommessamente):
Un cieco
amore
Per te nudro...
LIDA:
Cessa... taci...
(In atto di
allontanarsi)
ATTO PRIMO - Egli vive!
SCENA VI
Imelda e
detti.
IMELDA (accorrendo frettolosa):
Ah!
Signora!
LIDA:
Imelda, ebbene?...
IMELDA:
Fede al ver non
presterai...
Il tuo sposo.
LIDA:
Parla...
IMELDA:
Ei
viene...
E lo segue...
LIDA:
Ciel!... Chi mai?...
Chi?
Rispondi...
IMELDA:
Arrigo!
LIDA:
Come!
Egli
vive!...
IMELDA:
Ah sì...
MARCOVALDO:
(Quel nome
La
scuotea!... Di vivo foco
Il suo volto rosseggiò!)
LIDA:
(Vive!...
Oh gioja!... Qui fra poco...
Qui... fia ver?... Lo rivedrò?
A frenarti, o
cor, nel petto
Più potere in me non trovo...
Sì, quei palpiti ch'io
provo
Sono i palpiti d'amor!
Ah! Se colpa è questo affetto
Che mi parla
un solo istante,
A punirla sia bastante
Una vita di
dolor)
MARCOVALDO:
(Leggerò nel tuo sembiante
I segreti del tuo
cor!)
IMELDA, DONNE:
(Par che tregua un
breve istante
Le conceda
il suo dolor!)
ATTO PRIMO - Egli vive!
SCENA
VII
Rolando, Arrigo e
detti.
ROLANDO:
Sposa...
LIDA:
(Oh
momento!)
ARRIGO:
(Lida!)
ROLANDO:
Il tuo bel cor
divida
La gioia del cor mio... Vive l'amico
Lagrimato
cotanto!
Eccolo... Ciel!... Che fu?... Tremi!...
Scolori!...
LIDA:
(Oh Dio!)
MARCOVALDO (che ha seguito
attentamente i moti di Lida e di Arrigo):
(No, non
m'inganno)
ARRIGO:
Ti rassicura... Un brivido talvolta...
Di mie
ferite avanzo...
Mi scorre in sen... Ma passeggier... Lo
vedi...
Cessò.
MARCOVALDO:
(Mentisci!)
LIDA:
(Qual terror
m'invase!)
ROLANDO (accennando Lida):
Del padre suo nelle ospitali
case,
Messaggier di Verona,
Soggiornasti altra volta, or dell'amico
A
te fia stanza la magion...
(S'ode tocco di tamburo, e chiamata di
trombe)
Chi viene?
ATTO PRIMO - Egli vive!
SCENA VIII
Un
araldo e detti.
(Ad un cenno di Rolando le donne e Marcovaldo si
ritirano)
ROLANDO:
Ebben?
ARALDO:
Giunser
dall'Alpi
Esploratori: avanza
D'imperiali esercito possente.
Ad
assembrar Duci e Senato un.cenno
De' consoli provvede.
ROLANDO:
Ti
lascio, Arrigo... il mio dover lo chiede.
(Parte affrettatamente seguito
dall'Araldo. Lida è rimasta come incatenata al suolo: Arrigo si accosta
vivamente ad essa, scuotendola d'un braccio)
ARRIGO:
È ver?... Sei
d'altri?... Ed essere
Per sempre mia giurasti!
Il ciel t'udiva! E
frangere
Quel giuramento osasti!
D'altri sei tu? Per credere
A verità
si orrenda,
È duopo che ripetere
Da' labbri tuoi l'intenda.
Dillo...
Che tardi?... Uccidimi...
L'uccidermi è pietà!
LIDA:
Spento un
fallace annunzio
Ti disse in aspra guerra...
Mancava il padre... ed
orfana
Io rimaneva in terra...
Ei fra gli stremi aneliti
Formò le mie
ritorte...
Peso la vita, il talamo
Letto mi fu di morte!...
Mai
sopportato un' anima
Più della mia non ha!
ARRIGO (in tuono di
virulenta ironia):
Quanto la nuova infausta
Di mia caduta, oh!
quanto
AIl'alma tua sensibile
Lutto costava e pianto!
Alta n'è prova il
subito
Imene!
LIDA:
Arrigo... (Singhiozzante)
ARRIGO:
E
fede
Ebbi da te... rammentalo...
Che dell'Eterno al piede
Il difensor
d'Italia
Raggiungeresti, ov'esso
Per Lei cadrebbe!
LIDA:
Ahi
misera!
(Coprendosi il volto d'ambe le mani)
ARRIGO:
Parla...
Rispondi adesso...
Scolpar ti puoi?...
Rispondimi. (Furente)
LIDA
(volgendo gli occhi al cielo con fremito
angoscioso):
Padre!
ARRIGO:
Lo stil de' rei
Ecco! In altrui
ritorcere
Le proprie colpe!
LIDA:
Ah! sei
Tremendo,
inesorabile
Più del mio fato ancor!
ARRIGO:
Spergiura!
(In atto
di allontanarsi)
LIDA:
M'odi!
ARRIGO:
Scostati...
Va...
tu mi desti orror!...
(Nel colmo dell'ira)
T'amai, t'amai qual
angelo,
Or qual demon t'abborro!!
Per me la vita è orribile...
Nel
campo a morte io corro...
In tua difesa, o Patria,
Cadrò squarciato il
seno...
Fia benedetto almeno
Il sangue mio da te!
LIDA:
A così
lungo strazio
Regger può dunque un core?...
No, non è ver che
uccidono
Gli eccessi del dolore
Son rea... son rea... puniscimi...
Quel
ferro in sen mi scenda...
D'un'esistenza orrenda
Meglio è spirarti al
piè!
(Arrigo la respinge ed esce velocemente: ella si allontana nella piu
viva
desolazione)
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Out
ATTO
SECONDO - Barbarossa!
SCENA I
Sala magnifica nel Municipio di Como:
veroni chiusi nel fondo. A poco a poco vanno assembran dosi Duci e
Magistrati.
ALCUNI:
Udiste? La grande, la forte Milano
A patti
discende!
ALTRI:
Ma tardi ed invano.
TUTTI:
Sì tardi ed
invano. Scordò la superba
I danni mortali a Comorecati!
Ma qui la memoria
ogni uomo ne serba!
Ma l'odio qui vive ne' cori oltraggiati!
Quest'odio
col sangue ribolle confuso,
Né volger di tempo scemarlo potrà!
Dai padri,
dagli avi in noi fu trasfuso!
Ai figli, ai nepoti trasfuso
verrà!
ATTO SECONDO - Barbarossa!
SCENA II
Il Podestà e
detti.
PODESTÀ:
Invia la baldanzosa
Lombarda Lega messaggieri a
Como.
Ascoltarli vi piaccia.
(Tutti seggono)
ATTO
SECONDO - Barbarossa!
SCENA III
Ad un cenno del Podestà vengono
introdotti Rolando ed Arrigo. I suddetti.
ROLANDO:
Novella oste di
barbari minaccia
La sacra Italia: il varco
Dell'Adige contende
l'agguerrito
Veronese a quell'orda; essa le terre
De' Grigioni attraversa,
e Federico
Raggiungerla non può, ch'entro Pavia
Stassi: ben lieve
fia
Respinger quindi l'Alemanno, siepe
D'armi e d'armati ergendo in sulla
riva
Del vostro lago - Taccia
Il reo livore antico
Di Milano e di Como:
un sol nemico,
Sola una patria abbiamo,
Il Teutono e l'Italia; in sua
difesa
Leviam tutti la spada.
PODESTÀ E CORO:
Ed obliasti
Qual
patto ne costringe
A Federico?
ROLANDO:
Vergognoso patto,
Cui
sacra mano infranse...
Ah! rammentarlo,
O Comaschi, potete
Senza
arrossirne?... Ed Itali voi siete?
Ben vi scorgo nel sembiante
L'alto,
ausonico lignaggio,
Odo il numero sonante
Dell'Italico linguaggio,
Ma
nell'opre, nei pensieri
Siete barbari stranieri!
(Movimento
dell'assemblea)
ARRIGO:
Tempi forse avventurosi
Per Italia
volgeranno,
E nepoti generosi
Arrossir di voi dovranno!
Oh! la storia
non v'appelli
Assassini dei fratelli!
Della Patria non vi
gridi
Traditori e parricidi!
ROLANDO E ARRIGO:
Infamati e
maledetti
Voi sareste in ogni età!
PODESTÀ:
Favellaste acerbi
detti!
ROLANDO:
Ma più acerbe verità!
ARRIGO:
Qual risposta
a chi ne invia
Recar dessi?
ATTO SECONDO -
Barbarossa!
SCENA IV
Federico e detti.
FEDERICO:
Io la
darò!
(Presentandosi d'improvviso, e lasciando cadere il suo lungo
mantello)
TUTTI: Federico!
(Sorgendo e nella più viva
sorpresa)
ROLANDO E ARRIGO:
(Ah! da Pavia qui l'inferno lo
guidò!..)
FEDERICO (avanzandosi fieramente verso Rolando ed Arrigo):
A
che smarriti e pallidi
Vi scorgo al mio cospetto?
Sul labbro
temerario
A che vien manco il detto?
Lombardi, estremo fato
Ha già per
voi segnato
Un cor che non perdona,
Di Federico il cor!
ROLANDO E
ARRIGO:
Detti non val rispondere
A' tuoi superbi modi,
Pugna di vane
ingiurie,
Pugna non è di prodi.
Dell'armi al fero lampo
Ci rivedremo in
campo:
Col brando sol ragiona
L'oppresso all'oppressor!
PODESTÀ E
CORO:
(Su te, Milan, già tuona
Il fulmin punitor!)
(Odesi rimbombo
di militari strumenti, che sempre più si approssima)
FEDERICO:
Le mie
possenti armate
S'appressan già!
(Ad un suo cenno vengono dischiusi i
veroni, a traverso de' quali scorgonsi le colline circostanti ingombre di
falangi alemanne)
CORO:
Mirate!
(A Rolando ed Arngo:)
Oh quale e
quanto esercito!
FEDERICO:
Risposta e ben tremenda
Eccovi - Ormai
l'annunzio
Di sua caduta intenda
Milan.
(Accennando agli
ambasciatori di partire)
ROLANDO:
Di tue masnade
Le mercenarie
spade
Non vinceranno un popolo
Che sorge a libertà.
ARRIGO:
Né
il gran destin d'Italia
Per esse cangerà!
FEDERICO:
Il destino
d'Italia son io!
(Con terribile accento)
Soggiogata essa in breve fia
tutta!
E Milano due volte distrutta
Ai ribelli spavento
sarà!
ROLANDO E ARRIGO:
Un possente diletto da Dio.
Ne promette
vittoria in suo nome!
Tu cadrai, le tue squadre fian dome!...
Grande e
libera Italia sarà.
PODESTÀ E CORO:
Ite omai... la ragion del più
forte
Tanta lite nel campo sciorrà.
TUTTI:
Guerra dunque!...
terribile!... a morte!...
(Con grido ferocissimo)
Senza un'ombra di stolta
pietà!
(Rolando ed Arrigo
partono)
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Out
ATTO
TERZO - L'infamia!
SCENA I
Volte sotterranee nel tempio di S. Ambrogio
sparse di recenti sepolcri: gradinata in fondo per la quale vi si discende: una
fioca lampada getta intorno qualche incerto raggio.
I Cavalieri della Morte
scendono a poco a poco, ed in silenzio: ognun d'essi porta una ciarpa ad
armacollo, su cui avvi effigiato il capo d'uno scheletro
umano.
CAVALIERI:
Fra queste dense tenebre,
Fra il muto orror di
questi consci avelli,
Sull'invocato cenere
De' padri qui giacenti e dei
fratelli,
Ripetasi l'accento
Del sacro e formidabil
giuramento.
ATTO TERZO - L'infamia!
SCENA II
Arrigo, e
detti.
ARRIGO (sull'alto della scala):
Campioni della morte, un altro
labbro
A proferir s'accinge
Il magnanimo voto, un altro core
A
mantenerlo è presto,
Pugnando al nuovo di contro al rapace
Fulvo Signor,
che avanza
Pe' campi di Legnano.
CAVALIERE:
Arrigo!... E
vuoi?...
ARRIGO:
Con voi morire, o trionfar con
voi.
CAVALIERE:
Lombardo, e prode egli è!
ARRIGO:
Son per
valore
Ultimo forse, ma per santo amore
Della Patria comun primier
m'estimo.
O secondo a nessuno.
CAVALIERE:
Sia, qual ei chiese, del
bel numer'uno.
(Al più anziano fra essi, che pone Arrigo in ginocchio a
piè d'una tomba, e lo fregia della propria ciarpa: allora tutti i cavalieri
incrocicchiano i brandi sul capo di Arrigo, quindi lo sollevano e gli porgono
l'amplesso fraterno: da ultimo denudata anch'egli la Spada, si pronunzia ad una
voce il seguente)
Giuramento
Giuriam d'Italia por fine ai
danni,
Cacciando oltr'Alpe i suoi tiranni.
Pria che ritrarci, pria
ch'esser vinti,
Cader giuriamo nel campo estinti.
Se alcun fra noi,
codardo in guerra,
Mostrarsi al voto potrà rubello,
Al mancatore nieghi la
terra
Vivo un asilo, spento un avello:
Siccome gli uomini Dio
l'abbandoni,
Quando l'estremo suo dì verrà:
Il vil suo nome infamia
suoni
Ad ogni gente, ad ogni età.
(Partono)
ATTO TERZO
- L'infamia!
SCENA III
Appartamenti nel Castello di
Rolando.
Lida ed Imelda.
(Lida si avanza a rapidi passi; pallida é
la sua fronte, incerto il suo sguardo)
IMELDA:
Lida, Lida?... Ove
corri?
LIDA:
Ove? Che dirti,
S'io medesma lo
ignoro?
IMELDA:
Ahimè, turbata
Sei tanto!... Dianzi, fra singulti,
un foglio
Vergasti...
LIDA (con impeto):
Un foglio?...
Non è
ver... Che ardisci?...
Qual foglio?... Tu mentisci...
Innocente son
io...
IMELDA:
Ripor lo scritto
In sen ti vidi.
LIDA (con delirio
sempre crescente):
E il seno
Qual aspide mi squarcia, e il suo
veleno
Del cor le più segrete
Fibre mi tenta! Or vanne... il fallo
svela,
M'accusa... Ed accusarmi
A chi potresti? A Dio?
Ma Dio mi volle
ad ogni costo rea!
Agli uomini? E qual pena
Dar ponno i crudi? Morte? E
morte io bramo,
Morte, qual sommo ben, domando e chiamo!
(Gettandosi
convulsa sopra un seggio)
IMELDA:
Vaneggi!...
LIDA (risorge,
guarda all'intorno, fissa Imelda, prorompe in lagrime, e si abbandona nelle
braccia di lei):
Aita!
IMELDA:
Parla...
LIDA:
Un
forsennato
S'avventa nella tomba, e seco tragge
La sua madre
infelice,
Che Lida maledice.
Con l'ultimo singhiozzo!
IMELDA:
(O
mio sospetto!..)
Svelami... Arrigo forse?...
LIDA:
Ah! tu l'hai
detto.
Questo foglio stornar potria
cotanta
Sciagura.
IMELDA:
Porgi.
LIDA:
Oh, bada
Che
non ti scerna occhio mortal d'Arrigo
Varcar le soglia!
IMELDA:
Non
temer... lo scritto
Alcun de' suoi gli recherà...
(Per
uscire)
ATTO TERZO - L'infamia!
SCENA IV
Rolando, e
dette.
ROLANDO:
T'arresta.
LIDA:
(Oh ciel!..)
(Imelda
cela rapidamente il foglio)
ROLANDO:
Pria di partir, te donna, e il
frutto
Del nostro imene a riveder mi trasse
Amor! - L'adduci al sen
paterno.
(Ad Imelda che rientra)
(Il ciglio
Molle ha di
pianto!..)
(Commosso e cercando reprimersi)
LIDA:
(Chi mi
regge?..)
ROLANDO:
O figlio!...
(Imelda riede col fanciullo, lo
depone in braccio a Rolando, ed esce veloce per l'opposto lato. Rolando sta in
lungo amplesso tra il figlio e la sposa)
Vittoria il ciel
promise
All'armi nostre, ma vittoria è prezzo
Di sangue! e dove il
mio
Tutto spargessi...
LIDA:
Non seguir!
ROLANDO:
Tu
resti
Insegnatrice di virtude a lui.
(Accennando il
figlio)
LIDA:
(Ed a tanti martir serbata io
fui!)
ROLANDO:
Digli ch'è sangue italico,
Digli ch'è sangue
mio,
Che dei mortali è giudice
La terra no, ma Dio!
E dopo Dio la
Patria
Gli apprendi a rispettar
LIDA:
Sperda ogni tristo
augurio
La man che tempra il fato...
Non sai che a tanto strazio
Mal
regge il cor spezzato!...
Che il dì novello un orfano
potrebbe in lui
trovar!
(Serrandosi nel petto il fanciullo)
ROLANDO (fa inginocchiare
il fanciulletto, ed alzati gli occhi al cielo stende a destra sul capo di lui):
Deh! meco benedici
Il figlio mio, Signor!
LIDA:
Dall'ire dei
nemici
Gli salva il genitor.
(Rolando ritorna il fanciullo nelle braccia
materne: Lida si ritragge col fanciullo)
ATTO TERZO -
L'infamia!
SCENA V
Arrigo, e detto.
ARRIGO (non cinge la negra
ciarpa):
Rolando Tu m'appellasti...
ROLANDO (va incontro ad Arrigo, lo
conduce sul davanti ed osserva attentamente all'intorno che altri non possa
udirlo):
Sui lombardi campi
Più volte allato noi
pugnammo...
ARRIGO:
E salva
In un di quei conflitti ebbi la
vita
Dal tuo valor.
ROLANDO:
Ben sai di quale ardita
Esultanza
guerriera io sfavillava,
Quando all'armi chiamava
La tromba, ed or!... le
pieghe
Più riposte dell'alma
A te svolger poss'io fremito arcano
Tutto
m'investe! Or son marito e padre!
(Si asciuga una
lagrima)
ARRIGO:
O Rolando...
ROLANDO:
Di equestri elette
squadre
A capo muover deggio innanzi l'alba
Precursor dell'esercito:
rimani
Coi Veronesi tu, ché della guerra
Il Consesso vi scelse
Di
Milano custodi.
ARRIGO:
(Ignaro è ch'io poc'ànzi!..)
ROLANDO
(stringendo la mano d'Arrigo, e portandola al suo cuore):
Arrigo...
m'odi...
Se al nuovo dì pugnando
Al giorno io chiudo il ciglio,
Affido
e raccomando
A te la sposa e il figlio...
E pegno sacro ed ultimo
Che
all'amistade imploro!...
Esser tu dèi per loro
L'angelo
tutelar!
ARRIGO:
(Ho pieno il cor di lagrime,
Né posso
lagrimar!)
ROLANDO:
A me lo giura.
(Arrigo pone la sua nella
destra di Rolando,. come in segno di giuramento)
M'abbraccia
adesso...
Che! dell'amico fuggi l'amplesso?...
(Arrigo lo
abbraccia)
Addio!
(Arrigo rientra singhiozzante e precipitoso:
Rolando s'avvia per l'opposto lato e già tocca la soglia, quando ascolta
sommessamente richiamarsi)
ATTO TERZO - L'infamia!
SCENA
VI
Marcovaldo, e detto.
MARCOVALDO:
Rolando? M'ascolta
Offeso,
Tradito
fosti!
ROLANDO:
Io!
MARCOVALDO:
Vilipeso
È l'onor
tuo!
ROLANDO:
Gran Dio! l'onore!
MARCOVALDO:
Da
un'empia!
ROLANDO:
Come?
MARCOVALDO:
Da un
seduttore!
ROLANDO: Nòmali.
MARCOVALDO:
Arrigo,
Lida.
ROLANDO (la sua destra corre sul pugnale, ma s'arresta ad un
tratto):
Ti giova
L'essere inerme!
MARCOVALDO:
Secura
prova
Ecco del fallo. (Gli porge un foglio)
ROLANDO:
Cifre di
Lida!...
MARCOVALDO:
Del ver presago vegliai l'infida...
La man che
il foglio recar dovea
Fu da me compra.
ROLANDO (legge con voce tremula
e rotta dal furore):
“Tutto apprendea.
Fra i Cavalieri sacri alla
morte
Ti sei votato... Move il consorte
Ei primo incontro a
Federigo...
Anzi la pugna vederti, Arrigo,
M'è duopo... Vieni.. te ne
scongiuro...
Pel nostro...
”
MARCOVALDO:
Segui.
ROLANDO:“Antico... amor...”.
(La parola
vien meno sul di lui labbro, ma l'occhio scintillante e le membra convulse
attestano l'estremo della rabbia)
MARCOVALDO:
(Di mia vendetta è già
maturo
L'ambito istante!)
ROLANDO:
Mi scoppia il cor.
Ahi!
scellerate alme d'inferno,
Sposo ed amico tradir così!
Né la tua folgore,
o Nume eterno,
Le inique teste incenerì?
Ma trema, ah! trema, coppia
esecrata...
Se il ciel t'assolve, io punirò!
L'ira tremenda in me
destata.
Nei reo tuo sangue io spegnerò!
MARCOVALDO:
(La tua
repulsa, donna ostinata,
In odio atroce l'amor
cangiò)
(Partono)
ATTO TERZO - L'infamia!
SCENA
VII
Una stanza sull'alto della torre: ferrea porta da un lato, in fondo
verone che risponde sulle fossate delle mura. La bruna ciarpa d'Arrigo pende
dallo schiniere d'un seggio.
Arrigo.
ARRIGO (egli è sul
verone):
Regna la notte ancor, né s'ode intorno
Che il mormorar del
fiume
Scorrente a piè di queste mura! Il foglio
Alla madre
infelice.
Compiasi.
(Siede presso un tavolino e
scrive)
ATTO TERZO - L'infamia!
SCENA VIII
Lida, e
detto.
LIDA (s'inoltra tacitamente e figge gli sguardi sullo
scritto):
Vuoi morir!
ARRIGO:
Che!
(Corre smarrito alla porta e
la chiude)
LIDA:
Morir vuoi,
Ed alla madre puoi
Scriver la ria
parola?
O crudo, ignori
Che sia l'amor de' figli!...
ARRIGO
Ah!
Lida...
LIDA:
Fra i perigli
Di guerra, il forte per la patria
espone
La vita, e s'egli cade,
Al pianto del cordoglio
Mescono i cari
suoi pianti d'orgoglio.
Ma tal non è dite, dite che fermo
Ad ogni costo
hai di morir.
ARRIGO:
Cessasti
D'amarmi, viver più non
posso.
LIDA:
Arrigo!...
Io
t'amo!...
ARRIGO:
Ciel!
LIDA:
Sì,
t'amo...
ARRIGO:
Lida!...
LIDA:
Ma noi dobbiamo
Fuggirci,
e viver sin che Dio lo impone,
Tu per la madre, ed io pel
figlio!
ARRIGO:
Ah!
LIDA:
Sordo
Fosti al mio scritto, e
quindi
La speme di cangiarti
Qui mi trasse...
ARRIGO:
Io non
ebbi...
(Odesi battere alla porta, essi tendono l'orecchio silenziosi: la
voce di Rolando appella)
ROLANDO (dentro la
scena):
Arrigo?
(Arrigo e Lida restano come tocchi da fulmine. La voce
ripete)
ROLANDO (come sopra):
Arrigo?
ARRIGO:
Su... quel...
veron...
(Lida fugge sul verone, ed Arrigo ne serra le imposte, quindi
apre la porta)
ATTO TERZO - L'infamia!
SCENA
IX
Rolando, e detto.
ROLANDO (dopo aver guardato
all'intorno):
M'è noto
Che fra i guerrieri della morte il voto
Di
combatter sciogliesti, e pio riguardo
Ti consigliò poc'anzi
Certo il
silenzio coll'amico.
ARRIGO:
È vero...
ROLANDO:
Ma stringe
il tempo, e vengo
Ad affrettarti...
ARRIGO:
Sì... Pur denso il
velo
È della notte ancor... Va... mi procedi...
ROLANDO:
T'inganni:
l'alba già si mostra... Vedi...
(Sì dicenda spalanca il
verone)
ATTO TERZO - L'infamia!
SCENA X
Lida, e
detti.
LIDA (cercando dissimulare invano il suo terrore e tremando da
capo a piedi):
Qui trassi... Volli scorgere..
ARRIGO:
Sì... le
falangi armate...
Che in breve...
(Uno sguardo di Rolando lo costringe
a tacersi)
ROLANDO (con forzata calma):
Io non v'interrogo,
Perché
vi discolpate?
(Un momento di spaventevole silenzio. Lida più non
reggendo alla sua terribile confusione cade genuflessa a piè del marito. Arrigo
è come trascinato a seguirne l'esempio)
Ah! d'un consorte, o
perfidi,
Scempio faceste orrendo!...
Ma sacro è questo titolo,
Sacro, è
del par tremendo,
Poi ch'ambo nella polvere
Vi tengo, ed al mio
piè!
LIDA E ARRIGO:
(E non mi coglie un fulmine?...
Non s'apre il
suol per me?)
LIDA:
Rolando?...
ROLANDO:
Taci...
arretrati...
Esci da' lari miei...
È franto il.nostro vincolo,
Più
sposa mia non sei.
ARRIGO:
Ciel!
LIDA:
Che
dicesti?
ARRIGO:
Ah! placati...
Ella è innocente... io
giuro...
ROLANDO:
Ed osi tu difenderla?...
Chiudi quel labbro
impuro...
Paventa le mie furie!...
(Stringendo l'elsa del
pugnale)
ARRIGO:
Colpisci...
(Offrendogli il petto)
Morte io
vo...
ROLANDO:
Empio!
(Sguainando la lama e scagliandosi contro
Arngo)
LIDA:
T'arresta...
(Rattenendolo)
ARRIGO:
Uccidimi...
LIDA:
Oh
Dio!...
ARRIGO:
M'uccidi...
ROLANDO (la porta ricorre al suo
sguardo, egli come preso da nuova risoluzione si ferma ad un
tratto):
No.
Vendetta d'un momento
Sarebbe il trucidarti...
Poco dal
sen strapparti
A brani a brani il cor...
Di cento morti e
cento
Supplizio avrai maggior!
ARRIGO:
Ah! no: trafitto,
esangue
A' piedi tuoi m'atterra...
Purgar tu dei la terra
D'un vil...
d'un seduttor...
Non può lavar che il Sangue
La macchia
dell'onor!...
LIDA:
Ah! Cessa... tu l'inganni...
(Ad Arrigo.)
La
rea soltanto io sono...
(A Rolando:)
Non grazie, non perdono...
Mi
vibra il ferro in cor...
Se a viver mi condanni
È troppo il tuo
rigor!
(Odesi un appello di trombe)
ROLANDO:
Le trombe i prodi
appellano...
ARRIGO:
È ver.
(Correndo a guardar presso il verone,
mentre Rolando avvicinasi alla porta)
LIDA:
Terribil
dì!...
ROLANDO:
Tua pena sia...
l'infamia!...
ARRIGO:
Come!...
L'infamia?...
ROLANDO:
Sì!
(Esce con la rapidità del baleno, e
serrata la porta, ascoltasi per difuori strepito di chiavi e
catenacci)
ARRIGO (nel colmo dello spavento si slancia sulla porta, la
percorre con gli occhi la tocca con le mani cerca indarno ogni modo
d'aprirla):
Ah! Rolando!... Il ciel ne attesto,
L'onor tuo non fu
macchiato...
Schiudi.
LIDA:
Arrigo...
ARRIGO:
S'io qui
resto,
D'ignominia fia notato
Il mio nome!...
LIDA:
Più non
reggo...
(Cade sovra un seggio. Comincia a sentirsi rumore d'armati, e
scalpitìo di cavalli)
ARRIGO (tornando al verone):
Di Rolando la
coorte
Già procede...
(Echeggian prolungati squilli di
trombe)
Ah!
(Con grido acutissimo e cacciandosi le mani fra i
capelli)
Sì... lo veggo...
È il drappello della morte!...
(La
disperazione, il delirio si pingono nel suo volto)
Oh furor!... Quei prodi
vanno
A salvar la patria, ed io!...
Ov'è Arrigo? - sclameranno -
Si
nascose...
LIDA:
O giusto Iddio!...
(Levando desolata le mani al
cielo)
ARRIGO:
Teme il ferro dei nemicì...
Un infame, un vile egli
è!
No... vi seguo...
(Afferrando la ciarpa)
LIDA:
Ciel!... Che
dici?...
(Balzando in piedi)
ARRIGO:
Viva Italia!
(Si precipita
dal verone)
LIDA: Arresta!... Ohimè!
(Cade
tramortita)
ATTO/scenaIn
I12345678
II1234
III12345678910
IV1234
Out
ATTO
QUARTO - Morire per la Patria!
SCENA I
Piazza di Milano ove sorge un
vestibolo di Tempio.
Le imbelli donne, i tremuli vecchi, e gl'innocenti
fanciulli son parte nel vestibolo e parte sulla via: Lida vi è pur essa con
Imelda e tutti genuflessi odono in religioso raccoglimento le salmodie che
partono dall'interno.
CORO INTERNO:
Deus meus, pone illos ut rotam et
sicut stipulam ante faciem venti et sis ut fiamma comburens montes. Ita
persequeris illos in tempestate tua et in ira tua turbabis eos. Imple facies
corum ignominia et quaerent nomen tuum, Domine.
LIDA:
Sei certa
dunque?...
IMELDA:
Non temer: fu visto
(Sommessamente fra
esse)
Uscir dal fiume illeso,
E raggiungere le squadre.
LIDA
(alzando gli occhi al cielo irrigati di lagrime riconoscenti):
Io ti
ringrazio, o de' portenti Padre.
POPOLO:
O tu che desti il
fulmine,
Che ciel governi e terra,
I figli della patria
Reggi
nell'aspra guerra,
Il diritto e la vittoria
Congiunti sian per te.
Noi
l'imploriamo in lagrime
Dei sacri altari a piè.
LIDA:
Ah se
d'Arrigo, se di Rolando
A te la vita io raccomando,
Salvi d'Italia,
pietoso Iddio,
Gli eroi più grandi io chieggo a te.
Voto d'un popolo è il
voto mio!
Amor di patria favella in me!
(Odonsi lontane voci che
sembrano gridar vittoria; tutti sorgono: un'ansia vivissima si dipinge in ogni
volto)
Voi pur l'udiste?... o mi tradì la speme?
Lontan lontano un
grido
Non suonò di vittoria?...
GLI ALTRI:
E più dappresso,
Più
distinto si fa!...
ATTO QUARTO - Morire per la Patria!
SCENA
II
Secondo Console e Senatori, seguiti da grossa calca di Cittadini e
detti.
II. CONSOLE:
Popol, gioisci!...
Vincemmo!
LIDA,
IMELDA, POPOLO:
Dio clemente!
II. CONSOLE:
Or or giungea
Da
Legnano un messaggio... appien sconfitto
Egli disse il nemico...
Lo stesso
imperador spento, o piagato
Fu di sella balzato
Dal veronese
Arrigo!
IMELDA:
Udisti? (A Lida)
LIDA:
(O core,
Una volta
di gioia in sen mi balzi!..)
II. CONSOLE:
Inno di grazie al Re dei Re
s'innalzi...
(Entra nel tempio coi Senatori. I cittadini abbracciansi
l'un l'altro, mescendo baci e lagrime di giubilo e di tenerezza. Intanto
veggonsi passare in lontano alcune coorti reduci dalla battaglia, e l'aria
echeggia al giulivo clangore dei bellici strumenti ed al rintocco de' sacri
bronzi suonanti a festa)
TUTTI:
Dall'Alpi a Cariddi echeggi
vittoria!
Vittoria risponda l'Adriaco al Tirreno!
Italia risorge vestita
di gloria!...
Invitta e regina qual era sarà!
LIDA:
Non può questa
gioia intendere appieno
Chi sangue lombardo in petto non ha!
(Odonsi
lugubri squilli di trombe)
Qual mesto suon!...
IMELDA:
Che
fia?...
ALCUNI DEL POPOLO:
Tratto qui viene
Ferito un
cavalier!...
LIDA:
Perché le vene
Gelar m'intesi?...
ALTRI
POPOLANI:
Gli è feral corteggio
Il drappel della
morte...
LIDA:
Oh qual presagio!...
(Movendo qualche passo incontro
ai sopravegnenti)
Arrigo!
IMELDA:
Infausta
sorte!
ATTO QUARTO - Morire per la Patria!
SCENA
III
Arrigo ferito mortalmente, e sorretto da alcuni Cavalieri della
Morte: più Duci milanesi lo seguono, fra i quali Rolando, che si avanza
taciturno ed a capo chino.
I suddetti.
ARRIGO:
Qui... qui
presso il trofeo di quell'Eroe,
Nel cui nome il gran colpo
Vibrai...
Render qui l'alma
Al suo Fattor desio...
(Lo adagiano sui gradini del
tempio: Lida prorompe in dirotto pianto, egli si rivolge udendone i
singhiozzi)
(Ahi! sventurata!)
(Scorge Rolando)
Questa man...
Rolando...
Pria che l'agghiacci della morte il gelo...
Stringer non
vuoi?... L'ora è suonata!
LIDA:
(Oh Cielo!)
(Rolando muto, incerto,
come tratto da invincibile potere si accosta ad Arrigo)
ARRIGO (si getta
al collo di Rolando: i cavalieri indietreggiano alquanto):
Per la salvata
Italia...
(Raccogliendo le forze estreme)
Per questo sangue il
giuro...
Siccome è puro un Angelo
Il cor di Lida è puro...
Non mento...
error nefando
Saria mentir... spirando...
Chi muore per la patria
Alma
sì rea non ha!
LIDA (che si è pur ella avvicinata al morente):
Ti
parli a pro del misero
Il dolce affetto antico...
Ch'ei fra gli estremi
aneliti
Ritrovi ancor l'amico...
Non mente... error nefando
Saria
mentir... spirando...
Chi muore per la patria
Alma sì rea non
ha.
ROLANDO:
(Pietà mi scende all'anima...
L'ire gelose
ammorza...
Quel detto... quell'anelito
A lagrimar mi sforza...
Non
mente... error nefando
Sarìa mentir... spirando...
Chi muore per la
patria
Alma sì rea non ha!)
(Nella più viva commozione stringe Lida al
cuore, e porge ad Arrigo la destra)
GLI ALTRI:
(Di sua virtude il
premio
In ciel fra poco avrà!)
ATTO QUARTO - Morire per la
Patria!
SCENA ULTIMA
Il primo Console seguito da lunga tratta di
armati, e dal carroccio trionfante.
ARRIGO:
Ah!...
quell'insegna...
(Accennando il vessillo di cui è sormontato il
carroccio)
È l'ultimo
Voto d'un cor... morente!...
GLI
ALTRI:
Qual mai, qual perde Ausonia
Nobil guerrier possente.!
(I
cavalieri porgono ad Arrigo lo stendardo: intanto dal tempio intuonasi l'inno di
grazie)
ARRIGO:
E salva Italia!... io spiro...
E... benedico...
il... ciel!
(Bacia la bandiera, e cade morto, stringendone il lembo sul
cuore)
TUTTI:
Apri Signor, l'Empiro
Al tuo guerrier
fedel.
FINE
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