Speranza
Galeotto era un cavaliere molto grande e forte, signore delle Isole Lontane.
Galeotto volle conquistare il regno del Re Artù, ma un cavaliere vestito di nero lo
convinse a far la pace con il re.
Vestito dell’abito migliore, Galeotto si recò
a cavallo, seguito dai suoi duchi e conti, verso la tenda del Re Artù.
E non appena
Galeotto vide il re Artu, smontò, pose il ginocchio a terra e giunse le mani.
"Sire, vengo a
rendervi diritto."
"Mi pento d’aver agito male nei vostri confronti e mi rimetto
alla vostra mercé."
Sentendo ciò, il re Artu levò le braccia al cielo per la gioia, e
s’affrettò a far alzare Galeotto e ad abbracciarlo.
Dopo di che non v’è segno di
amicizia che il re Artu e Galeotto non si scambiarono.
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La mattina dopo, la regina Ginevra, moglie di re
Artù, chiese a Galeotto chi avesse fatto far la pace tra lui e il re Artu.
“È un
cavaliere che sta presso il mio campo”.
“Galeotto, farei per voi più di quanto
pensate."
"Può darsi che io già conosca quel cavaliere."
"Se provate per me un po’
di amicizia, fate in modo che io lo veda!”.
Galeotto promise e tornò al suo
campo.
La regina Ginevra era la donna più bella che sia mai esistita.
E tanto
era bella, altrettanto era saggia, sciolta nella parola, cortese, indulgente e
valente, di modo
che non si poteva vederla senza amarla.
Passarono quattro
giorni, durante i quali ella non cessò di pregare Galeotto di affrettare
l’incontro.
Al quinto giorno, Galeotto si presentò alla regina.
“Belle notizie,
mia signora: il migliore dei cavalieri è qui”.
“Ah! Come fare per vederlo in
segreto?"
"Non voglio che altri lo vedano prima di me.”
“In nome di Dio, è quello
che anch’egli non vuole."
"Ma ecco quel che faremo”, disse Galeotto.
Galeotto le mostrò un
angolo della pianura tutto coperto d’arboscelli, e le raccomandò di trovarsi là
al crepuscolo, con meno compagnia possibile.
Quando LANCILLOTTO, vestito di
nero, appena tramontato il sole, arrivò davanti alla regina GINEVRA insieme col
compagno, tremava così forte che riuscì a fatica a mettere il ginocchio a terra.
LANCILLOTTO aveva perso tutto il suo colore e abbassava gli occhi come colui che ha
vergogna.
La regina GINEVRA prese per mano il cavaliere.
La regina GINEVRA fece alzare LANCILLOTTO e sedere accanto
a sé.
“Signore – la regina GINEVRA disse LANCILLOTTO sorridendo – vi abbiamo molto desiderato."
"Infine, per
grazia di Dio e di Galeotto, vi possiamo vedere."
"Non sono ancora del tutto
sicura che siate colui di cui ho chiesto."
"Galeotto me l’ha detto, ma se così
fosse la vostra volontà, vorrei sentirlo dalla vostra bocca."
"Chi dunque v’ha
fatto cavaliere?”
“Signora – disse LANCILLOTTO, – foste voi.”
E
LANCILLOTTO le raccontò della Dama del Lago e degli avvenimenti di tanto tempo prima.
Finché
Ginevra esclamò:
“Ah."
"So bene chi siete."
"Siete Lancillotto del Lago, cavaliere
della Tavola Rotonda."
Lancillotto tacque e chinò il capo.
“Ma ditemi: per chi avete
fatto tutto questo?"
"Non lo ripeterò ad alcuno."
"È certamente per una dama."
"Per la
fede che mi dovete, chi è?”
“Ah, signora! – fece Lancillotto – vedo che devo
confessarlo."
"Siete voi.”
“Mi amate dunque tanto?”
“Signora – disse chinando il
capo Lancillotto, –
non amo me stesso né altri quanto amo voi.”
Turbata, la
regina GINEVRA prese in disparte Galeotto e gli disse:
“LANCILLOTTO pretende d’aver fatto per
me tante gesta d’armi: è vero?"
“Potete ben crederlo – rispose Galeotto: – come
ha il cuore più prode, ha anche il cuore più schietto del mondo."
"Per l’amor di
Dio, abbiate pietà di lui, che vi ama più che se stesso!”
“Ma che posso fare?
Non mi chiede nulla.”
“Signora, non osa: si trema quando si ama."
"Vi prego dunque
in nome suo di concedergli il vostro amore, di prenderlo per vostro cavaliere e
di diventar per sempre la sua dama."
"Così lo renderete più ricco che se gli
donaste il mondo."
"E davanti a me sigillate la vostra promessa, in segno di vero
amore, con un BACIO.”
“Glielo darei tanto volentieri quant’egli lo riceverebbe."
"Ma non è né l’ora né il luogo" – disse la regina Ginevra.-
"Le mie damigelle devono essere
stupite di quanto già è accaduto, e certo ci vedrebbero.”
Ma Galeotto soggiunse.
“Passeggiamo tutti e tre come se chiacchierassimo.”
“Non me ne farò pregare”,
disse la regina GINEVRA.
Allora s’allontanarono insieme, fingendo di conversare.
E la
regina GINEVRA, vedendo che Lancillotto non osava fare alcunché, lo prese per il mento,
e davanti a Galeotto lo baciò alquanto a lungo.
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