Tuesday, April 30, 2013

Salieri/Cesti, "La tragedia di Catilina: dramma per musica"

Speranza

Catilina e Cicerone
 

 



Cicerone (a sinistra) denuncia, in Senato, la cospirazione di Catilina (a destra) che viene isolato dagli altri senatori



La Storia di Roma è divisa tra Regno, Repubblica ed Impero.
 
In questo articolo ci interessiamo di una delle congiure piu famose della storia romana, accaduta nella parte finale della fase repubblicana.
 
 
Facendo un quadro generale della situazione possiamo dire che in quei tempi le cariche politiche maggiormente rappresentative della Res Publica erano quelle dei Consoli, eletti dal popolo.
 
La popolazione era organizzata, piu o meno, in due grandi fazioni (partiti)
 
-- gli Ottimati, conservatori in gran parte aristocratici o patrizi ed
 
-- i Populares, comuni cittadini non di origini nobili.
 
L’Urbe usciva da una Guerra Civile durata anni e che aveva visto contrapporsi Caio Mario (populares) a Lucio Cornelio Silla (Ottimati) e che era sfociata nella Dittatura di quest’ultimo.
 
Dopo la fine della dittatura di Silla, i cittadini erano tornati a votare per l‘elezione dei Consoli.
 
E qui entrano in gioco i due protagonisti della Storia di oggi: Catilina e Cicerone.
 
Chi era Catilina
 
Catilina era un Politico romano, della fazione degli ottimati, collaboratore di Silla.
 
Questore nel 78, legato in Macedonia nel 74, edile nel 70, pretore nel 68 e governatore dell’Africa nel 67.
 
Al suo ritorno, nel 66 a.C., si candida alla carica di console, ma viene subito perseguito per concussione ed abuso di potere, uscendone assolto.
 
Ancora nel 66 è accusato di una cospirazione con Autronio ed un certo Publio Cornelio Silla, anche se i particolari sono poco chiari.
 
I processi furono sufficienti a mandare a monte la sua elezione a console.
 
Cicerone era filosofo e letterato, si interessò anche della politica.
 
Tornato a Roma dopo la morte di Silla (avvenuta nel 78 a.C.), Cicerone diede inizio alla sua vera e propria carriera politica, in un ambiente sostanzialmente favorevole.
 
Nel 76 a.C. si presentò come candidato alla questura.
 
Nel 69 a.C. venne eletto alla carica di edile curule (all’età di 37 anni),[29] nel 66 a.C. diventò pretore con una elezione all’unanimità.
 
 
A questo punto le storie dei due confliggono.
 
Dopo essere stato sconfitto come candidato console degli Ottimati, Catilina si candidò per la fazione dei Populares.
 
Anno 64 ac.
 
Il suo pacchetto di riforme era innovativo e puo essere riassunto tramite le parole del suo acerrimo nemico:
 
La Repubblica ha due corpi:
 
uno e fragile, con una testa malferma;.
 
L’altro e vigoroso, ma senza testa affatto.
 
Non gli mancherà, finché vivo.
 
 
Nell’analisi politica di Catilina la Repubblica romana vive una separazione gravissima della società dalle istituzioni.
 
Il corpo fragile rappresenta il corpo elettorale romano,
spaccato in cricche, clientele e bande (nell’88 a.C. tutti gli italici avevano avuto la cittadinanza romana, ma per votare occorrevano tempo e risorse per recarsi a Roma, da qui la degenerazione clientelare).
 
La testa malferma rappresentava invece il Senato, abituato al potere ereditario, colluso con i grandi proprietari terrieri, composto per lo più dall’ottusa classe del patriziato.
 
Il corpo vigoroso ma senza testa simboleggiava la massa di contribuenti, tartassati e umiliati dal disordine politico (per ripagare i propri reduci, Silla aveva ordinato larghe confische ai piccoli possidenti), senza vera rappresentanza politica, per la quale Catilina si propone come “testa” pensante, al tempo stesso rendendosi conto della pericolosità dell’andare contro quelli che oggi si definirebbero poteri forti.
 
 
Il Senato, i patrizi, spaventati dal rischio di perdere parte dei loro benefici decisero di ribattere alla candidatura di Catilina annunciando un nome “forte”, Cicerone appunto.
 
Il filosofo prestato alla politica riuscì a battere Catilina, anche grazie alle sue abilità oratorie.
 
Catilina non si diede per vinto e cercò in tutti i modi la vittoria per l’elezione del consolato.
 
Ci riprovò, per le elezioni in programma nel 62.
 
Cicerone però, console uscente, gli si opporrà ancora una volta, sostenendo Lucio Licinio Murena:
 
Catilina, tenace, si candiderà nuovamente alle elezioni per il 62 a.C., non prima di essersi guadagnato l’appoggio della plebe romana con ingegnosa demagogia, frequentando attori e gladiatori, idoli del popolino, e promettendo una ridistribuzione delle terre demaniali e prede di guerra (guadagnandosi così anche l’appoggio dei veterani di Silla, caduti in disgrazia) ed emanando addirittura un editto per la remissione dei debiti (detto Tabulae novae).
 
Quest’ultima proposta allarma la classe senatoria e Cicerone che, nell’orazione Pro Murena, sottolinea in Catilina «la ferocia, nel suo sguardo il delitto, nelle sue parole la tracotanza, come se avesse già agguantato il consolato»
 
Catilina quindi tentò di rovesciare lo "status quo" romano ordendo una congiura ai danni del Senato.
 
Tra le varie opzioni vi era anche l’assassinio di Cicerone.
 
La congiura però non ebbe fortuna, anche grazie ai tentennamenti di alcuni partecipanti ed alla pessima organizzazione.
 
Tale cospirazione fu clamorosamente denunciata proprio in Senato da Cicerone, che aveva avuto informazioni da alcune fonti.
 
Fino a quando abuserai tu, o Catalina, della nostra pazienza?
Quando cesseremo noi di essere oggetto del tuo furore?
Quando avrà fine cotesta tua sfrenata audacia?
 
Questa frase fa parte della celebre orazione di Marco Tullio Cicerone di fronte al Senato romano
 
riunito nel tempio di Giove Statore opportunamente presidiato, l’8 novembre del 63 a.C. per denunciare Catilina, il quale si presentò in senato nonostante, proprio quella mattina, alcuni suoi complici avessero tentato di uccidere Cicerone.
 
Cicerone, avvertito in tempo del complotto, non permise agli emissari di Catilina di entrare nella sua casa quando giunsero per salutarlo; questi ultimi, vedendosi scoperti, abbandonarono l’impresa. Cicerone quella mattina stessa denunciò l’accaduto in Senato, durante la quale era presente lo stesso Catilina.
 
Grazie anche a queste accuse Murena vinse la sfida con Catilina, forse a causa di brogli elettorali.
 
Lo sconfitto si ritirò in Etruria.
 
Cicerone si fece conferire dal Senato poteri per poter uccidere tutti i responsabili della congiura.
 
Cosi, Catilina decise di morire con onore,
affrontando le legioni fedeli al
Senato e morendo in battaglia.
 
 
Tirando le somme si può dire che Catilina,
seppur per mera ambizione, nella sua “seconda vita”
da Populares aveva presentato una piattaforma innovatrice che dava maggiori poteri al popolo.
 
Proprio questo aveva spaventato i Senatori che
avevano riposto le loro speranze in un abile
avvocato, filosofo e oratore, Cicerone.
 
Se è vero quindi che Cicerone ha denunciato, a ragione, le cospirazioni di Catilina,
è anche vero che con la vittoria del Senato su quest’ultimo, i ricchi prevalsero sui poveri.
 
Alcuni anni dopo ci penserà qualcun’altro a ribaltare, in parte, la situazione.
Caio Giulio Cesare. Ma quella è un’altra Storia.

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