Tuesday, March 4, 2014

CANTI DI OSSIAN -- Werther, Massenet, Goethe -- tradotta in italiano da M. Cesarotti nel 1762.

Speranza

Canti di Ossian

   
Canti di Ossian
Titolo originaleFragments of Ancient Poetry collected in the Highlands of Scotland
AutoreJames Macpherson
1ª ed. originale1760
Generepoesie
Lingua originaleinglese
I Canti di Ossian sono un'importante opera preromantica dello scrittore scozzese James Macpherson.

 


L'opera di Macpherson fu per la prima volta pubblicata anonimamente nel 1760.

In questo volume erano stati raccolti antichi canti gaelici da lui tradotti, attribuendoli ad un leggendario cantore bardo chiamato Ossian, subito ridefinito come "L'Omero del Nord", cupo e tenebroso.

 Si tratta perciò di un abile falso letterario che rielabora antichi canti popolari, inserendoli in una struttura inedita ed inusuale.

 Il successo dell'opera indusse l'autore a pubblicare altri volumi, fino alla versione definitiva del 1773, composta da ventidue poemi.

 L'opera è pertanto composta da poemetti in prosa lirica, divisi in paragrafi simili a strofe.

Temi dell'opera[modifica | modifica sorgente]

« Posan gli eroi, tace la piaggia. Al suono D'alpestre rio, sotto l'antica pianta
Giace Conallo: una muscosa pietra
Sostiengli il capo. Della notte udia
Stridula acuta cigolar la voce
Per la piaggia del Lena; ei dai guerrieri
Giace lontan, che non temea nemici
Il figlio della spada. Entro la calma
Del suo riposo, egli spiccar dal monte
Vide di foco un rosseggiante rivo. »
(Poesie di Ossian, James Macpherson[1])
L'opera contiene molti temi cari alla cultura preromantica: tra questi ricordiamo l'esaltazione della virtù guerriera e cavalleresca, il mito della bontà originaria dell'uomo (rintracciabile anche negli scritti del filosofo francese Jean-Jacques Rousseau), storie di amori appassionati ma fatalmente infelici, descrizioni di paesaggi cupi e desolati.

 Ma la novità dell’opera sta soprattutto nella descrizione di una società primitiva, di una natura selvaggia e tempestosa, di un'atmosfera malinconica, spesso anche notturna e spettrale, ereditata dalla poesia sepolcrale e dal sentimentalismo di Rousseau.

Traduzioni[modifica | modifica sorgente]

L'opera fu per la prima volta tradotta in italiano dallo scrittore Melchiorre Cesarotti nel 1762 (1772 nella versione definitiva).

La sua traduzione fu talmente apprezzata che influenzò scrittori come Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo, Ippolito Pindemonte, Vincenzo Monti e Giacomo Leopardi.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ James Macpherson, op. cit., incipit Canto II, trad. Melchiorre Cesarotti

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]

Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]

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