Wednesday, May 14, 2014

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Speranza

   
 
Francisco de Goya: Tantalo


Tantalo è una figura della mitologia greco-romana, era il primo re della Lidia (o della Frigia) e viveva inizialmente fra gli dei.

I suoi tanti peccati lo portarono al supplizio deciso dagli dei, che è diventato un famoso modo di dire.


Le sue origini sono misteriose: secondo alcuni era figlio di Zeus, secondo altri di Tmolo,[1] mentre la madre, secondo la maggior parte dei mitografi, era la ninfa Pluto o la pleiade Taigete. Secondo altri i suoi genitori erano o Crono e Nea oppure Oceano e Teti. Anche sul nome della consorte vi sono molte versioni:
Chiunque fosse la vera compagna di Tantalo sicura è la sua innumerevole progenie, tra cui Pelope, Brotea e Niobe.

Tantalo in un dipinto di Gioacchino Assereto


Tantalo, figlio di Zeus e di Pluto, era benvoluto dagli dei, che spesso lo onoravano sedendosi alla sua mensa, ma fu autore di diverse offese agli dei, consistenti sostanzialmente in violazioni delle regole della xenia: tra esse il ratto di Ganimede, il furto del nettare e dell'ambrosia per distribuirlo ai suoi sudditi. Inoltre vi fu l'episodio del furto del cane d'oro, custode di un tempio di Zeus situato a Creta. In tale mito, l'artefice del furto era in realtà Pandareo, che lo affidò al ragazzo con l'impegno che lo nascondesse agli occhi divini. Hermes giunse con il chiaro intento di riavere il sacro animale, ma Tantalo giurò il falso. Secondo un'altra versione dello stesso mito, in realtà il cane era Rea trasformata dal dio Efesto.[2]
Tantalo, per aver compiuto tutti questi misfatti era stato umiliato e dagli dei e deriso dai suoi stessi figli, perciò decise di vendicarsi. Prese dei ragazzi e li fece uccidere (alcune versioni dicono che si trattassero dei figli di Tantalo, altri che fossero invece dei servi), facendone poi cucinare le carni, ed invitò gli dei alla sua mensa convinto che i suoi ospiti non avrebbero mai subodorato un simile abominio e che avrebbero mangiato carne umana. Tuttavia, quando i piatti vennero scoperti, gli dèi capirono immediatamente cosa Tantalo aveva fatto: furioso per un simile oltraggio e per l'immensa crudeltà del suo anfitrione, Zeus lo fulminò all'istante uccidendolo e scagliandolo nell'Ade, facendo poi riportare in vita le vittime della sua follia.

Il supplizio[modifica | modifica sorgente]

Tantalo, a memoria eterna del suo misfatto, sebbene fosse oramai un'ombra, avvertiva il bisogno di mangiare e bere, ma nonostante fosse circondato da cibo e acqua non poté nutrirsi o dissetarsi. Era legato ad un albero da frutto carico di ogni qualità di frutti, ed immerso fino al collo in un lago d'acqua dolce; tuttavia appena Tantalo provava a bere il lago si asciugava, e non appena provava a prendere un frutto i rami si allontanavano, o un alito di vento improvviso li faceva volare via lontano dalle sue mani.[3] Questa impossibilità di raggiungere uno scopo che pure sembra a portata di mano ha dato origine all'espressione proverbiale il supplizio di Tantalo.
Inoltre un grosso macigno incombeva su di lui minacciando di schiacciargli il cranio e facendolo così vivere in uno stato di terrore perenne.
Secondo un'altra versione la morte viene collegata ad un supplizio in cui dovette sostenere un monte intero sulla sua testa.[4]
Altri personaggi mitologici famosi per essere stati sottoposti a un supplizio sono Issione, Tizio e Sisifo.

Miti successivi[modifica | modifica sorgente]

I mitografi successivi cercarono in tutti i modi di discolpare gli dei da un possibile cannibalismo, stravolgendo in tutto la storia di Tantalo. Secondo tale versione infatti egli era un sacerdote che rivelò ogni segreto ai non iniziati, al che colpirono suo figlio con una malattia orrenda. I chirurghi di allora con varie operazioni riuscirono a ricostruire il corpo originale anche se aveva innumerevoli cicatrici.[5]

Filosofia[modifica | modifica sorgente]

Il mito di Tantalo viene successivamente ripreso da Arthur Schopenhauer come esempio della eterna insoddisfazione della volontà per cui "contro un desiderio che viene appagato ne rimangono almeno dieci insoddisfatti, inoltre la brama dura a lungo, le esigenze vanno all'infinito; l'appagamento è breve e misurato con spilorceria" [Il Mondo come Volontà e Rappresentazione]

Etimologia[modifica | modifica sorgente]

Secondo Platone, accordandosi alla radice greca τλα-/τλη- del verbo greco τλάω (che significa "soffrire"), il nome Tantalo deriverebbe da talànatos (infelicissimo).[6]

Interpretazione e realtà storica[modifica | modifica sorgente]

  • Il mito di Tantalo si identifica con il peccato di Adamo, perché non si riesce a gestire la felicità di vivere con gli dei e come gli dei.
  • Il furto del cibo degli dei per donarlo agli esseri umani lo accomuna a Prometeo,[7] ma in questa veste il suo mito si trasforma da peccatore a benefattore.
  • Tantalo alla stregua di Licaone era uno dei re originali (ovvero i primi re dei vari regni), ed era dato a tali re il favore degli dei con cui dividevano la mensa, l'atto compiuto dall'uomo viene visto come un atto di separazione fra divinità e umanità, ripreso in seguito da molti miti, come nel caso di Achille.

Omonimia[modifica | modifica sorgente]

Sotto il nome Tantalo si trovano inoltre:
  • Tantalo il primo marito di Clitennestra e figlio di Tieste, ucciso insieme con il figlio neonato da Agamennone che poi sposò sua moglie.
  • Tantalo, uno dei figli di Niobe e di Anfione;

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ Scolio ed Euripide Or. 4.
  2. ^ Antonio Liberale, “Metamorfosi”, 11 e 36.
  3. ^ Diodoro Siculo, libro IV, 74.
  4. ^ Pausania, Libro II, 22,3.
  5. ^ Tzetze, “Scoli a Licofrone”, 152.
  6. ^ Platone, “Cratilio”, 28.
  7. ^ Pindaro, “Olimpiche”, 1, 59-63.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

Fonti[modifica | modifica sorgente]

Moderna[modifica | modifica sorgente]

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]

Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]

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