Wednesday, May 14, 2014

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Speranza

   
 
Dettaglio di Venere nel quadro Nascita di Venere di Sandro Botticelli, ca. 1482-1485
 
Venere, adagiata sulla conchiglia marina, dipinta in un affresco di Pompei


Venere è una delle maggiori dee romane principalmente associata all'amore, alla bellezza e alla fertilità, l'equivalente della dea greca Afrodite.

Sono molte le ipotesi sulla nascita della dea. C'è chi sostiene che essa scaturì dal seme di Urano, dio del cielo quando i suoi genitali caddero in mare dalla castrazione subita dal figlio Crono, per vendicare Gea, sua madre e sposa di Urano. Un'altra ipotesi è che essa sia nata da una conchiglia uscita dal mare. Venere è la consorte di Vulcano. Veniva considerata l'antenata del popolo romano per via del suo leggendario fondatore, Enea, svolgendo un ruolo chiave in molte festività e miti della religione romana.


Amori della dea[modifica | modifica sorgente]

In quanto dea, Venere amò numerosi dèi o mortali, dai quali ebbe figli.
Dalla sua unione con Anchise sarebbe nato Enea, il padre di Ascanio e il capostipite della futura Roma. Si dice che dagli amori di Venere e Marte nacquero invece Eros (detto anche Cupido), Deimo e Fobo.

Culto[modifica | modifica sorgente]

A Roma venivano celebrati i Veneralia in onore di Venere Verticordia, "che apre i cuori", e del suo compagno, Fortuna Virile.
Sempre a Roma fu eretto un tempio, il Tempio di Venere e Roma, dedicato alla dea e alla città.
Marte e Venere, copia settecentesca da I Modi di Marcantonio Raimondi
Venere si distingue per il carattere capriccioso, vanitoso e volitivo.
Esistono diversi racconti della nascita di Afrodite, ma i più noti sono quelli che risalgono a Esiodo e Omero. Secondo il primo, quando il Titano Crono recise i genitali del padre Urano e li gettò in mare, il sangue e il seme in essi contenuti divennero schiuma dalla quale, presso l’isola di Cipro, emerse Afrodite (aphròs in greco significa proprio schiuma). Secondo il secondo, invece, Afrodite sarebbe figlia di Zeus e della ninfa degli oceani Dione.
A causa della sua immensa bellezza, Zeus temeva che Afrodite sarebbe stata causa di disputa tra gli altri dei e la diede quindi in sposa a Efesto, il dio del fuoco, fabbro degli dei, di brutto aspetto, ma caratterizzato da un carattere fermo e costante e sempre dedito al lavoro. Il matrimonio non soddisfò, però, la dea, che intrecciò molte relazioni amorose, sia con umani che con dei. In particolare, è nota la relazione con il dio della guerra Ares. I due furono scoperti da Efesto e, imprigionati in una rete metallica da lui stesso lavorata, furono esposti al ludibrio degli altri dei. L’unico in grado di resistere al fascino di Venere fu Narciso, un giovane di tale bellezza che chiunque lo vedesse, uomo o donna, giovane o vecchio, si innamorava di lui, ma Narciso, orgogliosamente, li respingeva tutti, inclusa la dea dell’amore. Offesa Venere lo condannò a soffrire per un amore non corrisposto. Il ragazzo, mentre era nel bosco, si imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide la sua immagine riflessa, si innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che era lui stesso. Solo dopo un po' si accorse che l'immagine riflessa apparteneva a lui; comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente e si trasformò nel fiore che da lui prende il nome.
Dalle relazioni di Afrodite nacquero diversi figli. Uno dei più famosi è certamente il dio dell’amore Eros (Cupido, nella tradizione romana), di cui non si conosce con sicurezza il padre (Ares? Efesto? Ermes?), probabilmente ignoto anche alla dea, vista la grande promiscuità che la caratterizza. Eros collaborò sempre con la madre, tranne in un caso. Gelosa della bellezza di una donna mortale di nome Psiche, Afrodite chiese al figlio di farla innamorare del più brutto degli umani. Eros dapprima accettò l’incarico ma poi si innamorò egli stesso della donna. Psiche superò tutte le prove richieste da Afrodite e alla fine fu ricompensata da Zeus che benedisse l’unione con Eros.
Un altro figlio della dea è Enea, uno dei protagonisti della guerra di Troia scaturita dalla rivalità fra Era, Atena e Afrodite. Le tre divinità volevano aggiudicarsi la mela destinata da Eris, dea della discordia, alla più bella tra le dee. Zeus, interpellato sulla questione, scelse il principe troiano Paride come giudice. Era cercò di corrompere Paride offrendogli l’Asia Minore, mentre Atena gli offrì fama, saggezza e gloria in battaglia, ma Afrodite promise a Paride la più bella delle donne mortali, ed egli scelse quest'ultima. Questa donna era Elena, figlia di Zeus e Leda e moglie del re di Sparta Menelao. Sotto l’influsso di Afrodite Paride rapì Elena e la condusse a Troia. Menelao, insieme al fratello Agamennone, radunò un imponente esercito e mosse guerra a Troia. L’assedio della città durò molti anni e gli dei si schierarono a fianco dell’una o dell’altra fazione. Successivamente Zeus ordinò agli dei di cessare qualsiasi interferenza nella guerra troiana. Fu l'astuto Odisseo, re di Itaca, ad escogitare lo stratagemma del cavallo per far penetrare soldati greci all’interno delle mura troiane. Fu così che i greci vinsero la guerra ed Enea, insieme a pochi altri superstiti, lasciò per sempre Troia e, approdato sulle coste Italiche, fondò una nuova città, da cui viene generalmente fatta discendere la civiltà romana. I romani adottarono il pantheon greco, modificando i nomi e spesso i caratteri degli dei. Afrodite fu da allora conosciuta con il nome di Venere.

I 7 difetti[modifica | modifica sorgente]

È costume identificare sette tratti definiti del corpo della dea Venere, qualificati come "difetti" ma dette anche "buchi" o "ali":
  1. capelli biondi con colore differente all'attaccatura;
  2. dito medio della mano più lungo del palmo;
  3. rughe a circonferenza sul collo;
  4. il piede alla greca (ovvero con l'indice più lungo dell'alluce);
  5. lo strabismo di Venere;
  6. linee addominali oblique;
  7. le fossette di Venere (i 2 piccoli incavi simmetrici sopra il sedere).

Venere nell'arte[modifica | modifica sorgente]

La sua figura, presa a modello come ideale di bellezza, è diventata il soggetto di innumerevoli opere d'arte, fin dall'antichità, sia sotto forma di sculture tra le quali famosi esempi sono la Venere di Milo , la Venere di Morgantina e dipinti, come l'affresco di Pompei e la Nascita di Venere del Botticelli.

Pittura[modifica | modifica sorgente]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Categoria:Dipinti su Venere.

Scultura[modifica | modifica sorgente]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Categoria:Sculture su Venere.

Letteratura[modifica | modifica sorgente]

  • Gerd Scherm, Brigitte Tast Astarte und Venus. Eine foto-lyrische Annäherung (1996), ISBN 3-88842-603-0

In altre mitologie[modifica | modifica sorgente]

Biblia è il nome con cui i Fenici identificavano questa divinità. Biblia aveva un grandioso tempio nella città di Biblo.

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