Friday, May 9, 2014

LOEB IS ALL YOU NEED: PAUSANIA IL PERIEGETA

Speranza

        
Periegesi della Grecia
Titolo originaleἙλλάδος περιήγησις
Altri titoliGuida della Grecia
Geografia
Viaggio in Grecia
Tauchnitz Pausanias 1829.jpg
Frontespizio di un'edizione del 1829 dell'opera
AutorePausania il Periegeta
1ª ed. originaleII secolo d.C.
Generetrattato
Sottogenerestoriografico
Lingua originaleGreco


Periegesi della Grecia o Guida della Grecia, Viaggio in Grecia, o ancora Geografia (titolo originale: Ἑλλάδος περιήγησις) è un trattato storiografico e geografico scritto nel II secolo d.C. da Pausania.

L'opera, suddivisa in dieci libri, si basa molto sullo stile dei principali storiografi vissuti in età ellenistica e nell'età classica quali Erodoto, Tucidide e Senofonte.

 


Ciascun libro è intitolato con un nome di una determinata regione della Grecia e a sua volta è suddiviso in tanti capitoletti nei quali Pausania tratta della posizione geografica, delle usanze locali, dei miti che la riguardano, degli avvenimenti accaduti più importanti e dei personaggi più famosi che ha ospitato. Quasi tutte le regioni più note dell'Ellade sono citate da Pausania nell'opera, eccetto la Tessaglia e l'Elide; oltre a ciò, Pausania analizza anche numerosi e caratterizzanti incontri tra Greci e Romani.

Moneta ritraente Pirro d'Epiro, conservata nel Museo Archeologico di Siracusa


Incominciando a parlare della regione più famosa dell'intera Grecia perché ha come capitale Atene, Pausania analizza profondamente il monumento simbolo della politica democratica dell'Ellade: l'Acropoli. Essa sorge sopra la collina dove brulicano le case della città ed è un tempio di enormi fattezze dedicato alla dea Atena, protettrice del centro. Prima di arrivare all'acropoli vi sono alcuni tempietti e scalinate non meno importanti che Pausania non omette nella sua analisi. Specialmente egli tratta dei Propilei, un ampio corridoio che precede il cortile dell'acropoli, sui quali sono raffigurate importanti scene della storia dell'intera Grecia. I protagonisti sono sia fittizi che reali. Ad esempio vi sono scene della guerra di Troia e della cacciata dei tiranni dalla città. Successivamente sempre analizzando l'acropoli, Pausania tratta delle battaglie di Pirro, noto condottiero il quale si scontrò contro Roma. Dal 280 a.C. in poi egli conduce l'esercito greco nel Sud Italia conquistando prima la Sicilia (278 a.C.) e poi la Lucania (ovvero la Puglia) nel 276 a.C.. L'esercito romano fu particolarmente preso alla sprovvista dall'avanzata nemica dato che Pirro aveva condotto con sé un vasto gruppo di elefanti, bestie allora sconosciute al popolo italico. Infatti tanto fu lo stupore e la disperazione dell'esercito romano che si trovava quasi per perdere la guerra a causa del rinominato "bove lucano" (l'elefante appunto). Tuttavia nel 275 a.C. vi fu una battaglia caratterizzante, quella di Benevento dove l'armata di Pirro e gli elefanti, dei quali ormai i romani conoscevano i punti deboli, furono annientati per sempre. Successivamente Pausania si sposta a Cartagine dove parla della prima guerra punica (264 a.C. - 241 a.C.) combattuta per molti anni. Essendo la Sicilia minacciata dall'avanzare incessante dei dominatori libici, Roma scese in campo con tutto l'arsenale che conteneva, tuttavia era assai inesperto nel manovrare gli scontri navali. I cartaginesi al contrario erano degli esperti marinai e naviganti, ciò rese il corso della guerra vario e pieno di colpi di scena. Sarà l'intervento dell'Attica con la donazione di alcune navi e di comandanti valenti a ristabilire l'ordine e a far sì che Roma vincesse la battaglia contro Cartagine.
Concludendo il libro, Pausania narra delle abitudini locali della Libia e dei culti religiosi. Anche lì erano molto venerate le dee Atena e Afrodite Urania. Infine nei pressi dell'Attica circolava molto la leggenda di Niso e dei suoi capelli purpurei (colore di origine fenicia dai caratteri rossastri). Egli era stato benedetto dagli dei ed era invincibile oltreché immortale. Tuttavia il popolo di Creta conosceva il segreto dei suoi capelli magici e, invasa l'Attica, glieli tagliarono, uccidendolo. Pausania cita la tomba dell'eroe nel libro.

Eracle e Gerione. Anfora greca del 540 a.C. circa.

La capitale della Corinzia è la città di Corinto. Essa fu sede di molti eroi e condottieri famosi quali Perseo, Teseo ed Eracle. La città fu rasa al suolo nel II secolo a.C. dal generale e politico Lucio Mummio Acaico il quale arraffò anche numerosi manufatti e monumenti per condurli a Roma. Tra questi vi è una preziosa statua della dea Cerere. Solo secoli dopo la città si riprenderà grazie ai contributi di Giulio Cesare e dell'imperatore Nerone. Presso l'Argolide nella città di Argo risiedono le spoglie del generale greco Pirro, ma anche secondo la leggenda la testa delle gorgone Medusa. Questa era un mostro dalla testa umana coi capelli serpentiformi, il corpo da donna e la coda da dragone. Medusa inizialmente era una sacerdotessa della dea Atena, ma un brutto giorno fu violentata dal dio Poseidone; ella venendo giudicata ormai impura dalla dea, venne tramutata nel mostro che era. La sua abilità, oltre a lanciare dardi con l'arco, era quella di tramutare in roccia chiunque l'avesse fissata negli occhi. Il valoroso Perseo, protetto dal dio Zeus, riuscì a sorprendere la gorgone e a mozzarle il capo senza essere pietrificato. In Libia esiste una seconda versione del mito, fornita da Pausania per bocca di Procle, la quale narra di una donna affetta da manie e da crisi mentali la quale si divertiva a molestare gli abitanti dei villaggi e ad uccidere i bambini. Questa fu uccisa da Perseo alla stessa maniera di Medusa. L'Argolide e la Corinzia inoltre subirono l'invasione dei coccodrilli provenienti dall'India. Questi sono esseri squamosi e corazzati dai denti aguzzi e da una forza capace di trascinare sia animali di grande fattezza che uomini in acqua per distruggerli e finirli nelle profondità. Concludendo, Pausania riporta il mito di Eracle intento a compiere la fatica di aggiogare e catturare i buoi di Gerione. Questi era un essere mostruoso costituito da tre corpi in uno solo e uccideva chiunque incontrasse, appunto per timore che qualcuno potesse derubarlo. Eracle grazie all'uso del carro magico del dio Sole uccide a randellate il mostro e rubò le bestie.

 

Incisione ritraente Alessandro III di Macedonia "Il Grande"


Nella prima regione, Laconia, fu celebrata una sfida tra il possente Eracle e Erice il cui parente Dorieo bramava assieme a lei conquistare la Sicilia.

Dato che Eracle era tornato reduce dalla fatica dei buoi di Gerione, pose le vacche come premio.

Erice era particolarmente interessata a conquistare quella terra perché pensava che non spettasse di diritto agli Eraclidi. Eracle comunque riuscì a vincere il combattimento ed Erice morì sotto la forza dell'eroe.

La MESSENIA invece è famosa per essere stata la terra dove nacque visse la sua giovinezza il filosofo Platone.

Egli per tutta la vita fu attaccato al principio che l'anima fosse immortale perché nata dalle Idee: elementi perfetti viventi in un universo parallelo dalle quali tutto ciò che conosciamo si è formato seguendo tali modelli. Un altro mito che caratterizza questa regione è quello di Gonippo e Panormo (quest'ultimo fu anche il fondatore dell'odierna Palermo).

I due erano assai famosi e valenti guerrieri e vennero proclamati i successori dei Dioscuri.

Questi erano i fratelli Castore e Polluce, parenti di Elena di Troia e combatterono contro Teseo e l'amico Piritoo quando la rapirono.

Essendo morti da poco tempo, gli Dei dell'Olimpo non si erano ancora ripresi dalla triste notizia, quando si videro giungere davanti Gonippo e Panormo in vesti bianche e purpuree.

Subito questi pensarono che fossero l'incarnazione dei due celebri eroi.

La MESSENIA fu anche la regione che ospitò Filippo il Macedone e il figlio Alessandro Magno.

Al contrario di molte che si dichiaravano ostili ai progetti di Filippo, la Messenia accettò volentieri l'introduzione del nuovo governo del re macedone e specialmente quello di Alessandro. Tuttavia questi ben presto, dopo aver distrutto la città di Tebe che gli si era rivoltata contro, si trasferì in Persia per combattere la guerra contro il nemico Dario III. Sempre Pausania, sotto la bocca di Procle, riferisce che Alessandro era il miglior condottiero straniero (essendo infatti lui della Macedonia) dopo Pirro d'Epiro. Egli aveva una particolare perspicacia nell'amministrare la giustizia e governare tante di quelle città che fondò non solo in Grecia ma soprattutto in Persia e nel resto dell'Asia Minore fino in India. Egli fu un sovrano amato dai colleghi e anche dal popolo perché intendeva unire cultura greca e straniera in un'unica coalizione armoniosa, essendo le tradizioni estere affatto barbare ma uguali a quelle della sua patria e degne di essere rispettate.

 

Sileno ubriaco, opera romana del II sec. d.C. (museo del Louvre)


In questo libro dell'ELIDE Pausania, più che soffermarsi sulla Grecia, analizza molto le regioni della Libia e del dominio di Cartagine.

Innanzitutto parla di un lago situato ad Oriente alimentato dal fiume Giordano detto "Mar Morto".

Questo è chiamato così per via delle sue acque estremamente salate e ricche di minerali che lo rendono invivibile.

Inoltre una particolare caratteristica che il mare possiede è quella di reggere perfettamente a galla ogni cosa, un uomo potrebbe perfino starci seduto, tuttavia deve nuotarci per poco tempo se non preferirebbe venire corroso e ustionato dal sale. La Libia inoltre è la terra dell'elefante. Questi è un gigante con enormi orecchie, un lungo naso detto proboscide che emette barriti, e due lunghi denti che fuoriescono dalla bocca. Pausania fa notare che tali denti sono posseduti solo dai maschi del branco e non dalle femmine, che servono per difesa e che inoltre partirebbero dalle tempie per estendersi verso il basso, l'esatto contrario delle corna del toro. La regione oltre ad avere queste particolarità conserva più o meno gli stessi culti della Grecia. Infatti gli dei Ermes e Afrodite sono venerati alla stessa maniera dei greci e in particolare nell'oasi di Siwa risiede l'oracolo del dio Amon (ossia Giove o Zeus). Questi dichiarava ai grandi le loro famose imprese o le disastrose rovine in battaglia; e nel 331 a.C. predisse ad Alessandro Magno di essere il suo vero erede e successore. Grazie a tale responso, Alessandro fu accolto in Egitto come un faraone e potette costruire la città di Alessandria. Successivamente Pausania dopo aver fatto altre considerazioni sulle tradizioni libiche, si sposta il Sicilia per parlare della tirannide che la amministrava. I due più famosi governatori furono Ierone e Dionisio. Il primo fu noto per aver venduto la città di Siracusa a Cartagine, che poi si riprese, ed il secondo per la sua crudeltà. Sebbene Dionisio fosse molto accorto in politica e assai spietato nel conquistare tutti i territori confinanti, inclusa una parte dell'odierna Calabria, era assai crudele. Famoso fu il suo incontro con il filosofo Platone il quale, oltre a volere diffondere la sua dottrina sul posto, desiderava sposare sua figlia. Dionisio prima di tutto fece uccidere tutti i suoi figli e di seguito lo esiliò per sempre. Cita Pausania che un famoso ritratto di Dionisio si trova a Selinunte il quale è composto solo da avorio. Gli abitanti della città, dice il geografo, erano molto devoti al culto di Sileno. Infatti questi era il satiro precettore del dio Dioniso, creatore del vino.

 

Andromeda legata in un dipinto di Gustave Doré
In questo libro dell'ACAIA, da Pausania vengono analizzate le regioni della Sardegna (inclusa nella Magna Grecia) e della Fenicia.

La prima fu scoperta da Iolao, discendente di Eracle e fu riconosciuta di proprietà della Grecia solo nel I secolo d.C. da Nerone. Spostandosi nel Nord Africa, Pausania parla di una famosa statua di Eracle situata presso Eritre. Questa presenta tutte le caratteristiche dell'arte egizia dato che secondo la leggenda l'eroe vi giunse a bordo di una zattera. Parlando anche delle tradizioni dell'Etiopia, Pausania narra del mito di Perseo e Andromeda. Dato che la ragazza, incitata anche dal padre e dalla madre, si considerava bellissima e addirittura superiore alla sensualità della dea Afrodite (Venere per i romani) si alterò e ordinò che Andromeda fosse incatenata ad una roccia sul mare per poter essere mangiata da un mostro. Il popolo fu costretto ad obbedire altrimenti sarebbe stato debellato dalla furia degli Dei, ma poco prima che Andromeda venisse mangiata, dal cielo giunse Perseo coi calzari alati di Ermes che uccise il mostro e salvò la ragazza. Un altro famoso racconto mitico raccontato da Pausania è quello di Asclepio e dei suoi benefici per l'uomo. Infatti egli era un medico figlio di Apollo, dio della musica e della poesia ma anche molto vendicativo, il quale fu punito da Ade e da Zeus. Infatti Asclepio, inventore della medicina, era bravissimo nel curare ogni tipo di male, persino la morte. Ciò fece adirare molto il dio dei morti il quale assieme a Zeus uccise Asclepio. Pausania nel libro narra di una sua disputa con un fenicio della città di Sidone riguardo ai notevoli benefici che il dio continua a fare per l'uomo mediante il sole.

Nell'ultimo libro Pausania -- ARCADIA -- narra della guerra del generale di Cartagine Annibale Barca contro il condottiero Publio Cornelio Scipione l'"Africano" di Roma. Oltre a ciò l'autore parla delle qualità della città di Megalopoli non trascurano la trasposizione di vari miti. Essendo stato già il padre Amilcare assai ostile al dominio di Roma, Annibale cercò di condurre avanti il progetto espansionistico del generale scomparso. Partito con il suo esercito verso l'Italia nel 218 a.C., Annibale condusse con sé anche molti elefanti.
Incisione ottocentesca raffigurante l'inseguimento di Dafne da parte di Apollo


Erano circa trent'anni che Roma non si fronteggiava più coi cartaginesi e la nuova guerra che si prepara ad affrontare sarà assai tremenda e peggiore della prima. Oltrepassate le Alpi con l'esercito, Annibale sconfisse l'esercito di Roma in varie battaglie incluse quella del lago Trasimeno e di Canne nel 216 a.C. Respinti in Spagna e poi di nuovo in Italia, i romani grazie a Scipione incominciano a ricacciare a sconfiggere il nemico in vari scontro fino alla battaglia definitiva di Zama nel 202 a.C. dove la guarnigione di Annibale fu completamente debellata. Lo stesso generale per non cadere prigioniero si uccise. Pausania descrive precisamente tutti gli eventi nefasti che contribuirono alla sua fine. Inizialmente recatosi a Delfi per avere notizie della sua sorte, Annibale inizia a preoccuparsi e le sue paure vengono confermate quando giunge presso l'oracolo del dio Ammone in Egitto. Inoltre come se non bastasse Annibale era inseguito da molto tempo da una spedizione romana capeggiata dal condottiero Flaminio e ciò portò il comandante cartaginese a togliersi la vita. Parlando della Sicilia, Pausania cita un mito molto famoso che ha come protagonisti Apollo e la fanciulla mortale Dafne. Il dio era assai innamorato della ragazza e la seguiva in ogni dove attraverso l'Elide. Dafne tuttavia provava solo ribrezzo e terrore nei suoi confronti perché leggeva negli occhi di Apollo una passione furiosa e violenta. Un giorno particolarmente messa alle strette dal dio, Dafne pregò la Terra affinché venisse salvata dalla furia del dio, così si tramutò in pianta. Per omaggiarla del suo tragico destino, Apollo chiamò tale pianta "alloro" e le sue foglie vengono usate per incoronare i maggiori poeti della Grecia. Publio Virgilio Marone, scrittore delle Bucoliche e dell' Eneide è tra questi. Concludendo il libro, Pausania cita il ritrovamento in Siria della tomba di Orone e di una statua colossale dedicata al poeta e storiografo Polibio. Orone era stato secondo la leggenda un discendente della stirpe degli Indi, esseri sovrannaturali. Egli surriscaldando la terra, creò plasmandolo il primo uomo.

IX libro: Beozia

X libro: Focide e Locride Ozolia[modifica | modifica sorgente]

 

La prosa di Pausania è quella attica e arieggia la semplicità erodotea. Il valore e l'attendibilità storici dell'opera sono immensi, soprattutto quando descrive siti non altrimenti narrati. Tuttavia, a confronto con fonti più accurate, specie quando riferisce episodi storici o tratta di monumenti largamente noti, il suo valore è modesto, considerata l'imprecisione e le fonti indirette cui l'autore ricorre. Ha anche l'abitudine di rifiutarsi di raccontare di alcuni edifici o cerimonie quando i relativi dettagli gli sembrino in contrasto con le proprie (o altrui) convinzioni religiose.

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