Friday, June 13, 2014

LOEB IS ALL YOU NEED -- TEOCRITO -- Poesia bucolica

Speranza

Teocrito (Siracusa, 315 a.C. – 260 a.C. circa) è stato un poeta siceliota, inventore della poesia bucolica.

Poco sappiamo di certo sulla vita di Teocrito.
 
Le conoscenze possedute dagli stessi biografi antichi erano scarse, tanto che essi tentarono di colmare le lacune rifacendosi alle stesse opere di TEOCRITO, come del resto usavano fare in mancanza di altre testimonianze della vita di un autore.
 
Ovviamente questo tipo di approccio non è scientifico, perché se è vero che nella scrittura gli autori riversano sempre qualcosa di sé, è però anche vero che un'opera poetica è prima di tutto un'opera di fantasia.
 
Il fatto che, ad esempio, nelle opere di Teocrito compaiano come protagonisti pastori e contadini, non vuol dire che il poeta abbia svolto l'uno o l'altro mestiere.
 
È vero, invece, che nell'opera, anche di fantasia, sono comunque rintracciabili riferimenti a fatti storici che permettono agli studiosi moderni di ricavare utili indicazioni cronologiche.

Nell'idillio XXVIII Teocrito stesso ci informa di essere nato a Siracusa e uno scolio all'idillio IV afferma che l'acme del poeta (cioè l'apice della propria carriera poetica) avvenne nella CXXIV Olimpiade, vale a dire fra il 284 a.C. e il 281 a.C. Poiché Teocrito nomina come viva Arsinoe (che morì nel 270 a.C.), sorella e moglie del re Tolomeo (Filadelfo), e grazie ad altri accenni nelle Siracusane, possiamo collocare la sua nascita attorno al 310. Nessuno dei suoi carmi fa invece pensare ad una attività posteriore al 260 a.C.

Trascorse verosimilmente l'infanzia e l'adolescenza nella città natale di SIRACUSA, dove cercò di entrare a far parte della corte del tiranno Gerone, come sarebbe testimoniato dall'idillio XVI in cui il poeta fa le lodi, appunto, di Gerone (probabilmente per ingraziarsene i favori).

Fallito il tentativo in patria, si mise in viaggio e si stabilì dapprima a Cos, dove entrò in contatto con Filita e Nicia e in seguito ad Alessandria dove trovò finalmente un mecenate in Tolomeo Filadelfo.

Da alcuni riferimenti contenuti nell'idillio XVII si ricava che il soggiorno egiziano di Teocrito dovette avvenire fra il 274 a.C. e il 270 a.C.

Ad Alessandria, in quel momento, esisteva un vivace dibattito letterario, animato dal poeta Callimaco, che vedeva due schieramenti contrapposti: da un lato i sostenitori del poema tradizionale di tipo omerico e, dall'altro, i fautori di un nuovo modo di concepire la letteratura e il fare poetico, che fosse caratterizzato dalla brevità dei componimenti, dall'erudizione e dalla cura formale.

Nella disputa, Teocrito prese certamente le difese del secondo gruppo, come è dato capire, non solo dalle sue poesie, ma soprattutto dall'idillio VII, le Talisie, in cui Teocrito fa una precisa dichiarazione di poetica in tal senso.

Poche notizie abbiamo sull'ultima fase di vita del poeta e gli studiosi non sono concordi.

Probabilmente viaggiò ancora, forse per fare ritorno in patria o forse per stabilirsi nuovamente a Cos.

Non conosciamo né la data né il luogo della morte, anche se si pensa che la morte vada collocata prima del 250 a.C.

Il lessico Suda attribuisce a Teocrito una serie consistente di opere e, più precisamente: i poemetti Figlie di Proitos, Speranze ed Eroine, inoltre inni, epicedi, carmi melici, elegie, giambi ed epigrammi.

Di questa vasta produzione oggi si sono conservati: 30 carmi (noti anche col termine idilli), 20 epigrammi circa, un carme figurato (la Zampogna), 5 esametri di un'opera perduta intitolata Berenice (probabilmente un carme in onore della moglie di Tolomeo Filadelfo).

La parte più consistente e che certamente raggiunge i più alti risultati artistici è la serie degli Idilli.

Gli Idilli (anche detti Corpus Teocriteo, in greco antico: Ειδύλλια) sono una raccolta di 30 componimenti in esametri.
 
Di questi solo 21, in dialetto dorico e di breve estensione sono sicuramente attribuibili a Teocrito.
 
Si tratta di un'opera dal contenuto vario.
 
Un gruppo tratta d'argomento bucolico, genere di cui Teocrito è ritenuto l'inventore.
 
Un altro è costituito dai cosiddetti mimi, cioè scene e dialoghi di vita quotidiana; altri sono di argomento mitologico (epilli).
 
Vi è un inno ai Dioscuri, la cui peculiarità è la presenza di una sticomitia di tipo tragico.
 
Altri infine contengono spunti ed accenni personali e sono generalmente ritenuti spuri.
 
Teocrito iniziò probabilmente la composizione degli Idilli in seguito al primo viaggio, fatto a Cos, e decise di continuare nella sua opera dopo aver assistito al dibattito ad Alessandria, iniziato da Callimaco, sull'importanza della nascita di un nuovo genere che possa abbandonare gli schemi classici, più propriamente omerici e che si possa far portatore di un nuovo metodo di composizione, caratterizzato dalla brevitas e dal labor limae.

Il corpus Teocriteo in esametri si può dividere in Idilli, Mimi, Epilli.
 
Fra questi particolare importanza riveste il componimento detto Talisie.

L'idillio VII chiamato Talisie è divenuto celebre perché in esso Teocrito racconta della propria investitura poetica.
 
Un gruppo di amici tra cui Simichìdas (dietro il quale si nasconde la persona di Teocrito) si sta recando in città sull'isola di Cos per prendere parte alla festa delle Talisie. Durante il tragitto vengono avvicinati da un pastore-cantore di nome Lykìdas (un membro del cenacolo poetico che si raccoglieva intorno a Filita di Kos) Dopo un agone poetico nel quale Simichìdas canta un elogio dell'amore efebico e Lykìdas canta il mondo pastorale, quest'ultimo cede il proprio bastone a Simichìdas; dietro a questo atto si nasconde l'investitura poetica di Teocrito.
 
M.Puelma ha messo in luce il tono fortemente omerizzante con cui viene introdotta la figura di Lykìdas.
 
Il personaggio è infatti caricato di una misteriosa aura soprannaturale e risulta essere per metà divino e per metà pastore. Da un lato la sua epifania ricorda molto quella delle divinità olimpiche in Omero dall'altro viene descritto in maniera realistica nell'abbigliamento.
 
Gow ha rintracciato in questo ritratto una somiglianza con l'investitura esiodea del prologo della Teogonia spiegando che l'aureola del "divino" posseduta da Lykìdas è funzionale all'investitura poetica stessa.

Teocrito è considerato il meno artificioso e il più spontaneo dei poeti ellenistici.
 
Certo c'è in lui un sentimento più vero e immediato, un amore più genuino per la vita agreste, ma questa spontaneità è a volte solo un'impressione, dovuta alla brevità e leggerezza delle poesie, alla scelta dagli argomenti, alla rappresentazione di un mondo cittadino o borghese, della vita quotidiana vista con realismo, dei sentimenti analizzati soprattutto nelle sfumature, nelle pene e tristezze d'amore.

Teocrito è in realtà un poeta dotto e il suo amore per la natura è più riflesso che spontaneo, cioè è nostalgia di un mondo ormai soffocato dalla vita convulsa della città, è un mondo di pastori che ad un tratto abbandonano il linguaggio rozzo e parlano con finezze e citazioni dotte.

 Tuttavia le descrizioni vaste e serene, il realismo, la vivacità dei caratteri umani, il buon gusto, la raffinatezza e il senso della misura nell'idealizzazione della natura salvano Teocrito dal manierismo e ne fanno un poeta vero. La fortuna di Teocrito fu immensa; Virgilio s'ispirò a lui nella stesura delle Bucoliche; egli infatti riprese da Teocrito soprattutto i contenuti e gli aspetti bucolici, stravolgendone però la forma e la presentazione. Ma troppo spesso gli imitatori caddero nella falsità (come l'Arcadia settecentesca) creando un mondo di damerini travestiti da pastori.

 

Note

1.^ Dal greco εἰδύλλιον, poemetto (letteral. quadretto, dimin. di εἶδος, immagine). Il nome indica il tipo di componimento, di estensione relativamente breve e ambientazione arcadica; in seguito, il termine assumerà per antonomasia il significato attualmente attribuitogli.

 

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Collegamenti esterni[modifica sorgente]
Ειδύλλια di Teocrito' in Progetto Gutenberg.

 

 

 

 

 

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