Sunday, February 15, 2015

LA DONNA DEL LAGO: LIBRETTO


 
Speranza

 
A commentary on Rossini, “LA DONNA DEL LAGO”
Libretto.
 

Atto primo

 

La scena presenta la famosa rocca di Benledi, che, coverta alla vetta da folta boscaglia, e quindi allargandosi al basso, forma una spaziosa valle, nel centro della quale è il Lago Kattrine, originato dalle acque cadenti, cui sovrasta ardito ponte di tronchi di alberi.
Sorge l’aurora.

Scena prima

Pastori e pastorelle, che rendonsi a’ campestri lavori. Sull’alto cacciatori, che inoltransi nel bosco

Pastorelle e Pastori
Del dì la messaggiera/già il crin di rose infiora./Dal sen di lei che adora,/già fugge rapido -/l’astro maggior./Ed al suo lucido - brillante aspetto/ripiglia ogni essere - vita e vigor.

Cacciatori: Figli di Morve! - Su su! alle selve!/Le caledonie - temute belve/a noi preparano - novello allor.(Perdonsi di vista.)

Pastorelle e Pastori: A’ nostri riedasi - lavori usati./Come verdeggiano - ridenti i prati.../Al par che ombreggiano - le querce annose./Come spontanee - sorgon le rose.../Così a’ sudori - del buon cultor,/grate rispondano - le piante, i fior./(S’incamminano per varie strade.)

Cacciatori (di lontano): Su su! alle selve! - Le irsute belve/a noi preparano - novello allor.

Scena seconda: Elena in un battello nel lago; indi Uberto dalla rocca

Elena: Oh mattutini albori!/vi ha preceduti Amor./Da’ brevi miei sopori/a ridestarmi ognor/tu vieni, o dolce imagine/del caro mio tesor!/Fugge, ma riede il giorno;/si cela il rio talor,/ma rigorgoglia intorno/di più abbondante umor;/tu a me non torni, o amabile/oggetto del mio ardor! (Si ode il vicino suono di un corno, che viene ripetuto di lontanto.) Qual suon! Sull’alta Rocca/già le fiere a domar van di Fingallo/i ben degni nepoti. Oh! se fra quelli/si aggirasse Malcolm! vana speranza!/Rapido qual baleno/ei sarebbe volato a questo seno.(giunta alla riva, scende dal battello, che attacca ad un tronco)

Uberto: Eccola! alfin la rendi/all’avido mio sguardo, o ciel pietoso!/No, non mentì la fama,/anzi è minor di sua beltade il grido.)

Elena: Di questo lago al solitario lido
chi ti guida? chi sei?

Uberto: Da’ miei compagni,/una cerva inseguendo,/mi allontanai. Fra queste/alpestri, incerte balze il piè inoltrai,/e, già la via smarrita,/a domandarti aita io mi volgea/a te, non donna, ma silvestre dea.(Fingasi.)

Elena: Amico asilo/ti sia la mia capanna: all’altra sponda/meco, se il vuoi, signor, recar ti dei.

Uberto: Ah sì, del mio destin l’arbitra sei.

Elena: Scendi nel piccol legno,/al fianco mio ti assidi.

Uberto: Oh del tuo cor ben degno/eccesso di bontà!

Elena: Sei nella Scozia, e ancora/non sai che qui si onora/pura ospitalità?

Uberto: Deh! mi perdona... (oh Dio!/confuso appien son io!)

Elena: Ah sgombra omai l’affanno,/lieto respiri il cor.

Uberto: Un innocente inganno/deh tu proteggi, o Amor!) (Guadando insieme il lago.)

Scena terza: Da varie balze giungono al piano i cacciatori anelanti in traccia d’Uberto

Coro di cacciatori: Uberto! ah! dove ti ascondi? Uberto!/Donde tracciarlo? come trovarlo?/La fosca selva... l’alpestre, il piano/si è già percorso, ma tutto invano!/Fiero periglio dal nostro ciglio/lo invola al certo... /Uberto! Uberto!/L’eco risponde! speme non v’ha!/Veloci scorransi altri sentieri.../Noi là... sul monte.../Noi verso il fonte.../Chi a ravvisarlo primier sarà,/agli altri segno dar ne potrà./Tu, che ne leggi nel cor fedel,/al nostro sguardo lo addita, o ciel!(si disperdono per diverse strade)


Albergo de Douglas. Veggonsi sospese alle pareti le sue armi e quelle degli antenati.

Scena quarta: Albina e Serano

Albina: E in questo dì?

Serano: Tel dissi: atteso giunge Rodrigo.

Albina: Elena! oh quanto ti fia grave un tal dì.

Serano: Quei fidi amici,/cui spento ancor nel petto/non è l’avito ardor, raccoglie intorno/il belligero eroe. Sacro in quell’alma/di patria amor tutto l’investe, e ardito/l’impeto incauto ad arrestar lo spinge/di Giacomo, che queste/contra ogni legge invade/pacifiche contrade. Ah! regga il cielo/così nobil desio, sì puro zelo!

Albina: E di Elena la destra?

Serano: In dolce pegno/di tenace amistà Douglas destina/a sì prode guerrier.

Albina: Tutte prevedo/le pene di quel cor.

Serano: Tu vieni intanto/a’ domestici uffici,/che maggiori in tal giorno/fa un ospite sì degno: il sai, diviso/fia più lieve il lavoro.

Albina: Quanto m’affanna, o amica, il tuo martoro. (Entrano.)

Scena quinta: Elena ed Uberto

Elena: Sei già nel tetto mio: dorata stanza,/dove il fasto pompeggia,/ove il lustro grandeggia,/questa non è; ma, semplice ed umile,/qui raccoglie secure/dall’invido livore/pace, amistade, amor filiale, onore.

Uberto: Felice albergo! oh quanta/beltà, virtù racchiudi!)

Elena: Il lasso fianco/posar ti piaccia.

Uberto(sorpreso) Ah! qual ravviso intorno/ornamento guerrier! no... non m’inganno/di cavalier Scozzese/che gli avi miei seguì, veggo l’arnese!/Ove son io? e in qual periglio!)

Elena: E donde il tuo cupo silenzio? a che dubbioso/volgi intorno lo sguardo?

Uberto: Amabil diva!/Se a te nol vieta alta cagion deh lascia,/ch’io conosca a chi debba/tratto così gentil?

Elena: Vanto nel padre/il famoso Douglas.

Uberto (in uno slancio che poi reprime)Ah!

Elena: Lo conosci?

Uberto: Per fama... e chi nol sa?

Elena: civil discordia/lo rapì dalla corte!

Uberto: Oh quanto ancora/n’è Giacomo dolente!

Elena: E chi tel disse?

Uberto: Voce sparsa così... (mal cauto ardore!/non mi svelar: che mai di me sarebbe/se giungesse Douglas?)

Elena: Ma pensieroso/chi ti rende così?

Uberto: Di tue pupille/il soave balen... di quegli accenti/il dolce suon... ma... chi a noi vien?

Elena: Le care compagne mie son quelle,/cha all’apparir del giorno/sollecite al mio sen fanno ritorno.

Scena sesta: Entrano le compagne d’Elena, che circondandola le dirigono il seguente coro. Infine Albina

Coro: D’Inibaca, - donzella, - che fe’/d’immenso amor - struggere un dì/Tremmor, - terror del Norte:/Sei Elena - più bella: per te/di pari ardor - avvampa così/ognor - Rodrigo il forte.

Uberto: Rodrigo! che mai sento.

Elena: Funesta rimembranza.

Uberto: Di gelosia tormento/Io già ti provo in me.

Elena: Affetti miei! speranza/più il ciel a voi non diè.

Coro: Indissolubili - dolci ritorte,/o coppia amabile! - in te deh annodino/beltà e valor./E da l’eterea, - celeste corte/i genii pronubi, - il lieto innalzino/canto di amor!

Uberto: Sei già sposa? ed è Rodrigo,/che dal ciel tal sorte attende?

Elena: Le mie barbare vicende/che ti giova penetrar?

Uberto: Forse... ah di’... non è l’oggetto/che tu adori? un altro amante/sospirar, languir ti fa?

Elena: Ah! mi tolse un solo istante/del mio cor la libertà.

Uberto: Quali accenti! e deggio in seno/dolce speme alimentarti?/Ah sì! annunzi un tuo baleno/tanto mia felicità!)

Elena: Quai tormenti! e come in seno/posso, o speme, alimentarti?/da me fugge qual baleno/ogni mia felicità.

Uberto: Ma son sorpreso - se qui più resto/Oh qual contrasto - crudele è questo. Le compagne di Elena versano delle cervogia in una tazza a guisa di piccola conca e la porgono ad Elena, dalla quale vien presentata ad Uberto, che beve mentre esse cantano.)

Elena: L’ospital conca - da me ricevi/gli oppressi spirti - rinfranca, e bevi.

Coro: Ti siano fausti - i genii lari/e a te sorridano - pace, amistà.

Uberto: Il tuo bel core - deh a me conceda/che a’ miei compagni - ben tosto io rieda.

Elena: L’amica Albina,- che all’uopo arriva/all’altra riva - ti condurrà.

Uberto: Bella! al tuo lato - sempre sarei!

Elena (con contegno imponente): Hai tu obbliato - che ospite sei?

Uberto: Lascia che imprima - su quella mano...

Elena: Costume in Morve - non v’ha si strano.

Uberto: Da lei dividermi - come potrò?)

Elena: Qual dolce immagine - in me destò!)

Uberto: Cielo! in qual estasi - rapir mi sento/d’inesprimibile - dolce contento!/Di quai delizie -/m’inebbria amore!/Che cari palpiti - pruovar mi fa!)

Elena: Cielo! in qual estasi - rapir mi sento,/se il mio bell’idolo - talor rammento!/Di qual delizie/- m’inebbria amore!/Che cari palpiti - pruovar mi fa!)

Uberto: Addio! (Deh placati - fato crudel!)

Elena: Addio! Propizio - ti assista il ciel!(Elena entra nelle sue stanze. Uberto esce scotato da Albina e dalle donzelle.)

Scena settima: Dalla parte opposta donde sono partiti gl’indicati attori, si avanza concentrato ed a passo lento il giovane Malcolm. Giunto in mezzo alla scena, si scuote dal suo letargo, guarda mestamente intorno, indi dice

Malcolm: Mura felici, ove il mio ben si aggira!/Dopo più lune io vi riveggo: ah! Voi/più al guardo mio non siete,/come lo foste un dì, ridenti e liete!/Qui nacque, fra voi crebbe/l’innocente mio ardor: quanto soave/fra voi scorrea mia vita/al fianco di colei,/che rispondea pietosa a’ voti miei!/Nemico nembo or vi rattrista, e agghiaccia/il mio povero cor! mano crudele/a voi toglie, a me invola... oh rio martoro!/la vostra abitatrice, il mio tesoro./Elena! oh tu, ch’io chiamo!/Deh vola a me un istante!/Tornami a dire: «io t’amo!»/Serbami la tua fé!/E allor, di te sicuro,/anima mia! lo giuro,/ti toglierò al più forte,/o morirò per te./Grata a me fia la morte,/s’Elena mia non è./Oh quante lacrime - finor versai/lungi languendo - da’ tuoi bei rai!/Ogn’altro oggetto - è a me funesto;/tutto è imperfetto, - tutto detesto./Di luce il cielo - non più non brilla,/più non favilla - astro per me./Cara! tu sola - mi dai la calma,/tu rendi all’alma - grata mercé!

Scena ottava: Serano e detto, poi Douglas ed Elena

Serano: Signor, giungi opportuno: al vallo intorno/già di guerrieri eletta schiera è giunta,/e di poco precede/il famoso Rodrigo. Oh come esulta
Douglas di gioia! un avvenir felice
alla Scozia, alla figlia, a lui predice.

Malcolm
(Qual fiero stato è il mio!
Straziata ho l’alma, e simular degg’io!)

Serano
Tu non rispondi? il ciglio
grave hai di pianto?

Malcolm
Amico,
lasciami al mio destin!

Serano
(Ah! lo compiango!
Penetro la cagion del suo dolore!)
(parte)

Malcolm
Eccola! e con Douglas! forza o mio core!
(resta inosservato)

Douglas
Figlia, è così: sereno è il cielo, arride
di ogni alma a’ voti, e già di lieti evviva
in queste un tempo erme contrade or senti
mille voci echeggiar. La Scozia oppressa
le ombre irate degli avi al solo eroe,
cui l’onor di eser sposa è a te serbato,
volgon fremente il ciglio, e ‘l patrio onore
affidano al suo brando. A te sol resta
coronar tanta impresa, e la tua mano
nel bel sentier di gloria,
l’alto campione affretti alla vittoria.

Malcolm
(E resisto? e non moro!)

Elena
(smaniando da sé)
Oh padre! e quando
ferve bollor di guerra, allor che all’armi
corre ogni età, mentre lo scudo imbraccia
la debil fanciullezza,
la tremula canizie, e tutto al guardo
stragi presenta e bellici furori,
parli di nozze, e vai destando amori?

Malcolm
(Ah! mi è fedel!)

Douglas
Sul labbro tuo stranieri
son questi accenti, e fia l’estrema volta,
ch’io da te l’oda. Ad obbedirmi apprenda
chi audace mi disprezza:
onte a soffrir non è quest’alma avvezza.
Taci, lo voglio, e basti;
meglio il dover consiglia:
mostrami in te la figlia
degna del genitor.
Di un passaggero orgoglio
perdono in te l’eccesso:
ti dica questo amplesso,
che mi sei cara ancor.
(Si sentono da lungi squillar le trombe.)
Ma già le trombe squillano!
Giunge Rodrigo! oh sorte!
Io ti precedo: sieguimi,
ed offri al prode, al forte
in puro omaggio il cor.
Di quelle trombe al suono
ah! ridestar mi sento
nel cor, di forze spento,
l’usato mio valor.
(parte)

Elena
E nel fatal conflitto
di amore e di dover, fra tante pene,
Elena, che farai?

Malcolm
Mio caro bene!

Elena
Malcolm! stelle! tu qui?

Malcolm
Mi chiama in campo
quella ragione istessa,
che arma i prodi di Scozia.

Elena
E in quale istante
giungesti!

Malcolm
E che? dell’amor tuo poss’io,
Elena, dubitar?

Elena
Crudele! e puoi
oltraggiarmi così?

Malcolm
Se fida è dunque
a me quell’alma, io sfiderò le stelle:
sì, de’ nostri tiranni
resisterò al poter.

Elena
Saprò morire
esempio di costanza.

Malcolm
A me la mano
di giuramento in pegno.

Elena
Eccola.

Elena e Malcolm
O sposi, o al tenebroso regno.
Viver io non potrò,
mio ben, senza di te;
fra l’ombre scenderò
pria che mancar di fé.
(partono)

Vasta pianura, circondata da alti monti; si vede da lungi altra parte del lago.

 

Scena nona
Rodrigo si avanza in mezzo ai guerrieri del clan, che lietamente l’accolgono; indi Douglas

Coro
Qual rapido torrente,
che vince ogni confin,
se torbido e fremente
piomba dal giogo alpin,
così, se arditi in campo
ne adduce il tuo valor,
non troverà più scampo
l’ingiusto, l’oppressor.
Vieni, combatti e vinci,
corri a’ novelli allori:
premio di dolci ardori
già ti prepara amor.

Rodrigo
Eccomi a voi, miei prodi,
onor del patrio suolo;
se meco siete, io volo
già l’oste a debellar.
Allor che i petti invade
sacro di patria amore,
sa ognor di mille spade
un braccio trionfar.

Coro
Sì, patrio onor c’invade
guidaci a trionfar!

Rodrigo
Ma dov’è colei, che accende
dolce fiamma nel mio seno?
De’ suoi lumi un sol baleno
fa quest’anima bear!
Fausto amor se a me sorride,
io non so che più bramar!
Ed allor, qual nuovo Alcide,
saprò in campo fulminar.

Coro
A’ tuoi voti Amor sorride,
ah! ti affretta a giubilar!

Douglas
Alfin mi è dato, amico,
stringerti al sen: ah! di sì grato istante
bramosa l’alma mia, più dell’usato
le ali al tempo agitò.

Rodrigo
Di egual desio
fu anelante il mio cor.

Douglas
Venga, e ne offenda
or Giacomo, se il può. Rodrigo è in campo?
Seco è vittoria. Eventi i più felici
brillano già da così lieti auspici.

Rodrigo
Se il saggio tuo consiglio
il mio braccio avvalora,
non dubitar, salva è la patria allora.

Douglas
Il presagio felice
avveri il ciel!

Rodrigo
Ma teco
a che non è la figlia?

Douglas
Io la precedo
di pochi passi.

Rodrigo
Ignora forse il mio
impazïente ardor?

Douglas
Eccola!

Rodrigo
Amici!
voi l’amata mia diva
accogliete con plausi e lieti evviva.

Scena ultima
Elena, Albina e detti, indi tutti a suo tempo

Coro
Vieni, o stella - che lucida e bella
vai brillando - sul nostro orizzonte!
Tu serena - deh mostra la fronte
a chi altero - è di tanta beltà.
E come brina, - che mattutina,
la terra adusta - bagnando va.
così l’aspetto - de’ tuoi bei lumi
di gioia il petto - gl’inonda già.

Rodrigo
Quanto a quest’alma amante
fia dolce un tale istante
non può il mio labbro esprimerti,
né trova accenti amor.
Ma che? tu taci, e pavida
il ciglio abbassi ancor?

Douglas
Loquace è il suo silenzio;
il sai: loclinia vergine
gli affetti suoi più teneri
consacra al suo pudor.

Elena
(Come celar le smanie
che straziano il mio cor?
Non posso... oh Dio! resistere
a così rio dolor!)

Douglas
(Del tuo dover dimentica
ti rende altro amator?
Figlia sleal! paventami,
trema del mio furor.)

Rodrigo
(A che i repressi gemiti?
A che quel suo pallor?
Ondeggio incerto, e palpito
fra speme e fra timor!)

Elena, Rodrigo e Douglas
(Di opposti affetti un vortice
già l’alma mia circonda...
Caligine profonda
già opprime i sensi miei
del più fatale orror!
Per sempre io ti perdei,
o calma del mio cor!)
(Malcolm alla testa de’ suoi seguaci si presenta a Rodrigo.)

Malcolm
La mia spada, e la più fida
schiera eletta a te presento:
al cimento, a fier periglio,
alla morte ancor me guida:
mostrerò che un degno figlio
può vantar la patria in me.
(Ah! di frneo e di consiglio
più capace il cor non è!)

Elena
(Ah! lo veggo, e di consiglio
più capace il cor non è!)

Douglas
(Figlia iniqua, il tuo scompiglio
veggo or ben chi desta in te!)

Rodrigo
Questo amplesso a te fia pegno
di amichevoli ritorte:
la mia gioia or colma è al segno
fra l’amico e la consorte!
Oh quai vincoli soavi
di amistade e pura fé!

Malcolm
La consorte! e chi?

Rodrigo
Nol sai?

Douglas
Qual sopresa!

Rodrigo
A’ dolci rai
ardo ognor d’Elena bella...

Malcolm
(in uno slancio inconsiderato)
Ah! non fia!

Douglas
Che?

Rodrigo
Qual favella?

Elena
Ah! non fia che a te contrasti
sorte avversa il bel contento...
volea dir...

Malcolm
Ma...

Elena
Tal momento
fa quell’anima gioir...
(rapidamente e di nascosto a Malcolm per frenarlo)
(Taci... oh Dio! per te pavento!
Ah! pietà del mio martir!)

Rodrigo
(Crudele sospetto,
che m’agiti il petto,
ah taci! comprendo...
Già d’ira m’accendo!)
Le furie di averno
in seno mi stanno!
Sì barbaro affano
no, pari non ha!)

Elena e Malcolm
(Ah celati, o affetto,
nel misero petto!
Ei tutto comprende!
Minaccia! si accende!
E intanto quest’alma
oppressa, smarrita,
non trova più aita,
più pace non ha!)

Douglas
(Ah l’ira, il dispetto,
mi straziano il petto!
Ei tutto comprende!
Minaccia! si accende!
Sì... sono implacabile...
Vendetta mi affretta...
Un padre più misero
la terra no ha!)

Albina e Coro
(Crudele sospetto
gli serpe nel petto!
Quai triste vicende!
Si adira! si accende!
Il ciel par che ingombri
un nembo assai fiero...
Sì cupo mistero
qual termine avrà?)

(Giunge Serano frettoloso. I bardi lo seguono.)

Serano
Sul colle a Morve opposto
ostil drappello avanza...

Coro
Nemici!

Douglas
Oh qual baldanza!

Coro
Nemici!

Rodrigo
Andiam... disperdansi...
Distruggansi gli audaci...

Malcolm, Rodrigo e Douglas
(Privato affanno ah taci!
Trionfa o patrio amor!)

Rodrigo(a’ bardi)
A voi, sacri cantori!
Le voci ormai sciogliete:
in sen bellici ardori
destate, su, muovete;
ed al tremendo segno,
che a battagliar ne invita,
mi giuri ogn’alma ardita
di vincere o morir.

Malcolm, Douglas e Coro
Giura quest’alma ardita
di vincere o morir.

(Un capitano reca e solleva in alto un grande scudo, che fu del famoso Tremmor secondo la tradizione degli antici Brettoni. Rodrigo con la sua lancia vi batte sopra tre volte. Rispondono egualmente tutti i guerrieri, battendo le aste su’ loro scudi.)

I bardi
Già un raggio forier - d’immenso splendor,
addita il sentier - di gloria, di onor.
Oh figli di eroi! - Rodrigo è con voi.
Correte, struggete - quel pugno di schiavi...
Già l’ombre degli avi
vi pugnano allato...
Voi, fieri all’esempio -di tanto valor,
su, su! fate scempio - del vostro oppressor!

Albina
E vinto il nemico,
domato l’audace,
la gioia, la pace
in voi tornerà.

Le donzelle
E allora felici
col core sereno
le spose, gli amici
stringendovi al seno,
l’ulivo all’alloro
succeder saprà.

Bardi
Oh figli di eroi!
Rodrigo è con voi...
Correte, struggete
il vostro oppressor.

Rodrigo
All’armi, o campioni!
La gloria ne attende...

(Qui una brillante meteora sfolgoreggia nel cielo; fenomeno in quella regione non insolito. Sorpresa in tutti.)

Tutti
Di luce si accende
insolita il ciel!

Rodrigo e Douglas
D’illustre vittoria
annunzio fedel!

Bardi
Correte... struggete
il vostro oppressor.

Malcolm, Rodrigo e Douglas
Su... amici! guerrieri!

Coro di Guerrieri
Marciamo! struggiamo
il nostro oppressor!

Albina, Elena e donzelle
Su i nostri guerrieri
compagne! imploriamo
del cielo il favor.

(Le donzelle con Albina si ritirano seguendo Elena, mentre Rodrigo marciando alla testa di poderosa schiera, Malcolm guidando i suoi seguaci, ed altri duci facendo lo stesso pel piano e per le colline, sgombrano interamente la scena, e si cala il sipario.)

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Atto secondo

Scene 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 |



 

Folta boscaglia; grotta da un lato.

Scena prima
Uberto da pastore, indi Elena e Serano dalla grotta

Uberto
Oh fiamma soave,
che l’alma mi accendi!
pietosa ti rendi
a un fido amator.
Per te forsennato
affronto il periglio:
non curo il mio stato,
non ho più consiglio;
vederti un momento,
bearmi in quel ciglio
è il dolce contento,
che anela il mio cor!
Sì, per te mio tesoro, in rozze spoglie,
che al guardo altrui celar mi sanno, e in questa
inospita foresta
mi guida un cieco amor. Da che ti vidi
perdei la pace, e porti in salvo io bramo
dagli eventi di guerra, or che di sangue...
di patrio sangue... ahi lasso!
rosseggerà la Scozia. Ah! fu mendace
forse colui, che, da me compro, il tuo
solingo asilo a me svelò? qual fato
crudele a me ti asconde?
Solo a’ gemiti miei l’eco risponde.
(si aggira per la scena)

Elena
(a Serano)
Va’, non temer: è meco Albina. Ah vola
dal padre in traccia. Egli tornar promise
pria della pugna, e il termine già scorre,
che al ritorno prefisse. Oh quanti in seno
nuovi palpiti desta
tanta tardanza, al mio timor funesta!

Serano
Calma l’affanno: ad appagarti or vado;
abbi cura di te.
(parte)

Elena
Da quanti affanni
è straziato il mio cor!

Uberto
(ravvisandole)
Nume possente!
Tu arridi a’ voti miei!

Elena
Un uom! Si fugga...

Uberto
Ah ferma!

Elena
E tu chi sei?

Uberto
Non mi ravvisi?

Elena
E chi?

Uberto
Cure ospitali
mi prodigò la tua bell’alma.

Elena
Ah! è vero!
Or ti conosco. Ebben? da me che chiedi?
Chi spinge i passi tuoi? qual nutri ardire?

Uberto
Dirti ch’iol t’amo, e di tua man morire.

Elena
Intempestivo ardor!

Uberto
De’ tuoi bei lumi
chi resite al poter?
E chi vederti
può senza amarti? ah! se il tuo cor risponde
all’aspetto gentile;
se qualche lusinghier, soave accento,
che ti sfuggì dal labbro allor che teco
io fui, non m’ingannò, non puoi, non dei
esser crudele a chi t’adora.

Elena
Oh quanto
mi fai pietà!

Uberto
Pietà tu senti? ah dunque
spera mercede il mio cocente ardore?

Elena
Ah! nol poss’io! non è più meco il core!

Uberto
Come?

Elena
Giova a te dirlo, onde fia spenta
la tua fiamma nascente. Amor mi strugge
pel mio Malcolm. Inviolabil fede,
o morte io gli giurai del padre ad onta,
che all’odiato Rodrigo
la mia destra promise. Ah! tu ben vedi,
che spergiura io sarei,
mostro d’infedeltade
detestevole, orrendo,
se i tuoi voti accoglissi.

Uberto
Oh me dolente!
Oh sventurato amore!

Elena
Mi fai pietà... ma non ho meco il core!
Alla ragion deh rieda
l’alma agitata, oppressa,
ed all’amor succeda
la tenera amistà.

Uberto
Arcani sì funesti
perché tacermi, ingrata!
Allor che mi rendesti
preda di tua beltà?

Elena
Che amavi io non sapea...

Uberto
Non tel diss’io?

Elena
Credea,
che gentilezza...

Uberto
Amore...
Sì... in me possente amore
fiamma destò vorace...
E la sua cruda face
struggermi appien saprà!

Elena
(Nume! se a’ miei sospiri
pace donar non sai,
almen de’ suoi martiri
calma la crudeltà!)

Uberto
(Io del suo cor tiranno?
Farla infelice io stesso?
Ah no... di amore a danno
virtù trionferà.)
Vincesti... addio!.. rispetto
gli affetti tuoi...

Elena
Ten vai?

Uberto
A che mirar quei rai
severi ognor per me?
Elena
Se de’ tuoi giusti lai
la rea cagion son io,
squarciami un cor che mai
darti saprà mercé!)

Uberto
No, cara: anzi desio
pegno di mia costanza
lasciarti in rimembranza,
che sacro io sono a te.

Elena
E qual?

Uberto
Da rio periglio
salvai di Scozia il Re.
Il suo gemmato anello
egli mi diè: tel dono.
(le mette al dito il suo anello)
Se mai destin rubello
te, il genitor, l’amante
sa minacciar, dinante
ti rendi al Re: la gemma
appena mostrerai,
grazia per tutti avrai;
e ad appagarti intento
sempre il suo cor sarà.

Elena
E il mio rigor contento
renderti... oh Dio! non sa?

Uberto
Ah! basta al mio tormento
destar la tua pietà.

Scena seconda
Rodrigo in osservazione e detti

Rodrigo
(Misere mie pupille!
Che più a mirar mi resta?
Oh gelosia funesta!
Oh ria fatalità!)
(scovrendosi e dirigendosi ad Uberto)
Parla... chi sei?

Elena
(Rodrigo!)

Uberto
(Egli! o furor!)

Elena
(Destino crudel!)

Rodrigo
Non sembri Alpino!
Sei tu del clan?

Uberto
Ne aborro
l’infausto nome.

Rodrigo
Amico forse del re?

Uberto
Lo sono...

Rodrigo
Che ascolto?

Elena
Incauto!

Uberto
E tale,
che te non teme, e quanti
perversi ha il Re nemici.

Rodrigo
Perversi?

Elena
Oh ciel! che dici!
Frenati!.. ah qual martire!

Uberto
Tu mi vedrai morire...
Non so che sia viltà.

Elena
(Mi sento... oh Dio! morire!
Mancando il cor mi va!)

Rodrigo
(Qual temerario ardire!
Frenarmi e chi potrà?)
Né ancor ti arrendi, audace?

Uberto
Ov’è il tuo stuol seguace,
che i suoi doveri obblia?
Alla presenza mia
impallidir saprà.

Rodrigo
Da’ vostri aguati uscite,
figli di guerra!

(Al suo grido vedesi tutta la scena ingombra in un istante di guerrieri del clan, che erano nascosti ne’ folti cespugli del bosco.)

Guerrieri
A’ tuoi cenni siam pronti.

Rodrigo
Ostenta
orgoglio, or più, se il puoi...

Elena
Che miro! oh Dio!

Rodrigo
Paventa
di quegli acciari al lampo...
Per te non vi è più scampo...
(a’ guerrieri, che nello slanciarsi si fermano alle grida di Elena)
Ferite un traditor.

Elena
Fermate!

Uberto
E tu guerriero?

Elena
Cedete a’ pianti miei...

Uberto
No... di vil gregge sei
malvagio conduttor!

Rodrigo
Cessate! io basto... io solo
domar vo’ tant’orgoglio...

Uberto
Un ferro... un’arme io voglio...

(Rodrigo gli dà la spada di un guerriero.)

Elena
Scenda in voi pace...

Uberto e Rodrigo
All’armi!
No... più non so frenarmi!
Mi guida il mio furor!

Elena
Io son la misera,
che morte attendo...
Su... su... scagliatevi...
non mi difendo...
Se i giorni miei
troncar vi piace,
di orror la face
si spegnerà.

Uberto e Rodrigo
Vendetta! accendimi
di rabbia il seno!
Nel petto ah versami
il tuo veleno!
Vieni al cimento...
Io non ti temo...
L’istante estremo
ti giungerà.

Coro
Ah! tanto ardire
ne’ nostri petti
oh come l’ire
destando va!
(Rodrigo ed Uberto partono per un lato. Elena li segue co’ guerrieri.)

Grotta.

Scena terza
Albina, indi Malcolm, poi Serano, infine coro di Alpini

Albina
Quante sciagure in un sol giorno aduna
l’avverso ciel per tormentare un core!
Elena sventurata!
Per quanti cari oggetti
palpitar ti vegg’io? né splende in cielo
raggio di luce a dissipar quel velo,
che covre il tuo destin...

Malcolm
Elena... ah dimmi
dov’è?

Albina
Di questo speco
all’ingresso non era?

Malcolm
Ah! no...

Albina
Del padre
serve al cenno così? qui preservarla
credea dall’ira ostil.

Malcolm
Ah! ferve intanto
terribil pugna... han le reali schiere
penetrato nel clan: Rodrigo istesso
con ignoto campione
è a singolar certame. Un cor pietoso
mi fe’ sperar che qui trovata avrei
Elena mia. Salvarla, o in sua difesa
perir volea.

Albina
Mosse le piante al fianco
del fedele Serano, e poi...

(a Serano che giunge)

Ma... vieni.
Dimmi, e teco non riede
la figlia di Douglas?

Serano
Del padre in traccia
un suo cenno mi trasse: il vidi... oh Dio!
Smarrito in volto... «Ah vanne...
vanne», disse «alla figlia, e la difendi.
Dille che al Re m’invio: se la mia morte
può placar l’ira sua, se in questa guisa
pace alla patria mia donar mi è dato,
dille che il mio morir troppo è a me grato!»

Malcolm
Come!

Albina
E ad Elena tu?

Serano
Tutto narrai,
e già fuor di se stessa
corre alla reggia.

Albina
Oh sciagurata! oh pena!

Malcolm
Ah tu il sentier mi addita,
che segnò l’infelice...

Serano
Al par del lampo
dal guardo mio sparì.

Malcolm
Stelle spietate!
e a tante pene i giorni miei serbate?
Ah si pera: ormai la morte
fia sollievo a’ mali miei,
se s’invola a me colei
che mi resse in vita ognor.
Mio tesoro! io ti perdei!
Dolce speme del mio cor!

Guerrieri
(di dentro)
Douglas! Douglas! ti salva!

Albina e Serano
Quai voci!

Malcolm
E chi si avanza?

Guerrieri
Douglas dov’è?

Malcolm
Che avvenne?

Guerrieri
Ah! più non v’è speranza...
Cadde Rodrigo estinto...

Albina e Serano
Avverso ciel!

Guerrieri
Ha vinto
di Scozia il Re...

Malcolm
Che sento!

Guerrieri
Ne insegue, e dà spavento
già l’oste vincitrice...

Malcolm
Che tento! oh me infelice!
Elena! amici! oh Dio!
Fato crudele e rio!
Fia pago il tuo furor!
Ah! chi provò del mio
più barbaro dolor?

Albina, Serano e Guerrieri
Fato crudele e rio!
Fia pago il tuo furor.
(Malcolm parte co’ guerrieri.)

Albina
E dove avrem noi scampo?

Serano
Il mio destino
io qui tranquillo attendo.

Albina
Oh qual sorse per noi giorno tremendo!


Stanza nella reggia di Stirling.


Scena quarta
Giacomo, Douglas da guerriero, ma senza elmo e spada, guardie, infine Bertram

Giacomo
E tanto osasti?

Douglas
Io mi presento, o Sire,
volontario al tuo piè. Grazia non chieggo
pe’ giorni miei. Di sanguinosa guerra
arde la face, e la mia morte
basta a spegnerla appieno. Ah! su la figlia,
e su quanti, pietosi al mio destino,
mi difesero in campo,
scenda la tua clemenza!

Giacomo
E quale oggetto
sotto ignote divise
te condusse al torneo che celebrava
la mia vittoria? audace! a che ostentarmi
tanto valor, tutti atterrando i prodi,
che venner teco al paragon dell’armi,
e in aperta tenzon?

Douglas
Sperai destarti
delle antiche mie gesta
rimembranza così: Giacomo solo,
del precettor che l’educò alla gloria,
riconoscer potea gli usati modi
nel battagliar.

Giacomo
Ma a cancellar non basta
i miei falli un tal passo.
(alle guardie, che circondano Douglas)
Olà! serbate
al mio sdegno costui.

Douglas
Lo merto: attendo
in pace i cenni tuoi. Figlia infelice!
Sol mi è grave il morir, perché lasciarti
deggio misera e sola!

Giacomo
E ancor non parti?
(Douglas è condotto via.)
Quanto all’alma tu costi,
simulato rigor! son ne’ miei lacci
i più forti nemici... ah! se Malcolm...
se quel rival...

Bertram
Signor, parlarti brama
donna, molle di pianto, e quella gemma,
che ornò tua destra, a me mostrando...

Giacomo
(E’ dessa!)
Venga, ed a lei si taccia
ch’io sono il Re. Ti attendo alle mie stanze:
Quanto voglio, saprai.

Bertram
Vado.
(parte)

Douglas
Quale distanza
v’ha dal mio core al tuo, donna! vedrai.

Scena quinta
Bertram introduce Elena

Bertram
Attendi: il Re fra poco
ti ascolterà.
(entra nelle regie stanze)

Elena
Reggia, ove nacqui, oh quanto
fremo in vederti! alle sventure mie
tu fosti culla! assai di te più caro
mi era l’albergo umil, dove or nel padre,
or nell’oggetto amato
pascea lo sguardo, e lor posava allato.
Ma qui sola! ov’è il Re? chi al regio aspetto
mi guiderà? Se il generoso amico
non m’ingannò, del genitor la vita,
di Malcolm, di Rodrigo
spero salvar... che sento!
Qual doce suon! che amabile concento!

Giacomo
(canta dalle sue stanze)
Aurora! ah sorgerai
avversa ognor per me?
D’Elena i vaghi rai
mostrarmi... oh Dio! perché?
E poi rapirmi, o barbara!
quel don ch’ebb’io da te?

Elena
Stelle! sembra! egli stesso! ah qual sorpresa!
Né mi pose in obblio?
Di me si duole! e che sperar poss’io?

Scena sesta
Comparisce Giacomo: Elena va frettolosa ad incontrarlo

Elena
Eccolo! amica sorte
ti presenta a’ miei voti,
o generoso cor!

Giacomo
Da me che chiedi?

Elena
Il tuo don non rammenti? ah sì, tu stesso
mi guida al Re.

Giacomo
Tu lo vedrai.

Elena
Perdona
alla impazienza mia: di un breve istante
non indugiar: sacro dover di figlia
al trono m’avvicina.

Giacomo
Ebben, tu il vuoi?
E chi sa opporsi a’ desideri tuoi?
(si appressa ad una gran porta in fondo, che aprendosi lascia vedere quanto di magnificenza possa comprendere la sala del trono)


Scena ultima
Bertram, Grandi e dame, che circondano il trono, indi gli attori che verranno enunciati

Coro
Imponga il Re: noi siamo
servi del suo voler;
il Grande in lui vantiamo,
il padre ed il guerrier.

Elena
Ah! che vedo! qual fasto!
Ma fra tanti ov’è il Re? proni e devoti
miro tutti, ma invano
cerco chi sia fra questi il lor sovrano.

Giacomo
Eppure è qui.

Elena
Ma qual?... Stelle! ogni sguardo
è a te rivolto? il capo tuo coverto,
la piuma che dagli altri ti distingue...
Saresti mai?.. gran Dio!
Deh avvera i dubbi miei...

Giacomo
(indicando se stesso)
Il Re chiedesti? e al fianco suo tu sei.

Elena
Tu stesso? ah! qual sorpresa! a’ piedi tuoi...

Giacomo
Sorgi, l’amico io son: di mie promesse
il fido esecutor; parla, che brami?

Elena
Ah! non lo ignori... il genitor...

Giacomo
Ebbene...
Il padre è reo, ma alla sua figlia il dono...
(Ad un suo cenno vien fuora Douglas)
Vieni Douglas... l’abbraccia... io ti perdono.

Douglas
Ah figlia!

Elena
Ah padre mio!

Elena e Douglas
Signor... deh, lascia...

Giacomo
Obblio
tutto per te: tu, Lord Bothwel, riprendi
gli stati tuoi.

Douglas
Tutto il mio sangue in segno
di grato cor...

Giacomo
Appien contenta, il veggo,
Elena ancor non è: favella.

Elena
Ah Sire!
I giorni di Rodrigo...

Giacomo
Egli? infelice!
Ah! non è più!

Elena
Che ascolto! oh sventurato!

Douglas
Oh amico sciagurato!

Giacomo
Alla clemenza
diedi abbastanza, e di giustizia or deggio
dar rigoroso esempio.
Venga Malcolm.

Elena
Ascolta...

Giacomo
Alcun non osi
chieder grazia per lui.

Elena
(Come salvarlo?)

Malcolm
(viene tra le guardie)
(Elena! oh rio destin!)

Giacomo
Giovane audace!
A me ti appressa: un mancator degg’io
punire in te...

Malcolm
Ah Prence! il fallo mio...

Giacomo
Pietà non merta, e dell’error ben degna
avrai tu pena.
(depone la sua ostentata fierezza, lo alza, lo abbraccia e gli appende al collo la sua gemmata collana)
Ah sorgi, e questo sia
pegno del mio favor. Porgi la destra...
(unisce le destre di Elena e Malcolm)
Siate felici, il Ciel vi arrida.

Elena, Malcolm e Douglas
Oh Stelle!

Bertram e Coro
Oh Re clemente!

Giacomo
Altro a bramar ti resta?

Elena
Io... Sire... qual piacer! qual gioia è questa!
Tanti affetti in un momento
mi si fanno al core intorno,
che l’immenso mio contento
io non posso a te spiegar.
Deh! il silenzio sia loquace...
Tutto dica un tronco accento...
Ah signor! la bella pace
tu sapesti a me donar.

Tutti col Coro
Ah sì... torni in te la pace,
puoi contenta respirar.

Elena
Fra il padre e fra l’amante
oh qual beato istante!
Ah! chi sperar potea
tanta felicità!

Tutti
Cessi di stella rea
la f iera avversità.

 

 

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