Thursday, February 18, 2016

IL TROVATORE ITALIANO

Speranza

Piccola e canora schiera dei trovatori italiani.

Tu andrai pel mondo col tuo patrimonio di rime, ed io ti seguirò trascinandomi miseramente dietro un pesante bagaglio di commenti, di traduzioni, di note.

Cominciammo insieme il cammino or sono più di tre lustre e via facendo, incontrammo due nuovi poeti, che si aggiunsero a noi: Galega Panzano genovese e Girardo Cavallazzi di Novara. Ci imbattemmo poi in un ignoto che ci disse con voce fioca per il lungo silenzio.

Io sono Tommaso II conte di Savoia, e trovammo  un altro sconosciuto che si annunciò col nome di Oberto di Biandrate.

Erano ombre o persone?

Quante volte ce lo chiedemmo durante la strada, altrettante un dubbio su questi due ci molestò, il dubbio d'essere vittime di una bella illu- sione.

Altri poeti ci riservarono qualche gradita sorpresa.

Sordello ci offerse alcuna sua nuova e piccola corona di versi.

Percivalle Doria per ben due volte fé' sonare per noi la sua lira.

Rambertino Buvalelli e Ferrarino da Fer- rara ci svelarono alcuni segreti sulla loro vita.

Nuove rime  ci offersero Lanfranco Cigala, Bonifacio Calvo ed altri trovatori.

Nel lungo viaggio, o piccola e amica schiera di poeti perseguimmo purtroppo insieme alcune vane larve, ci perdemmo talora dietro luci illusorie e sostammo altresì timorosi per incerti sentieri.

Ma ricominciammo poscia la strada, pavidi e pur fiduciosi, sgomenti ma non vinti, decisi ad ogni costo di toccare la meta.

Voglia ora il fato, o gentile brigata, che al tuo appressarsi non accada ciò che avvenne una volta in un’antica corte italiana, allorché una piccola compagnia di giullari si annunziò vicina.

Alme rie de Peguilhan alzò la sua voce infastidita e non si sa se i giullari cambiassero rotta.

Noi non muteremo cammino, noi non ci fermeremo alla prima corte; e se avvenga, mentre avanziamo senza sospetto, che il viaggio ci procuri qualche cattivo incontro, si levi a difenderci il battagliero Sordello e il dolce e cosciente Lanfranco Cigala si tragga innanzi con tutti gli altri migliori trovatori d'Italia, marchesi, conti, podestà, uomini di legge e di spada.

Vanne, adunque, mentre io ti seguirò da lungi, piccola e gentile brigata, verso cui mi sospinse un ardito e già lontanante sogno di giovinezza e da cui mi distacco con un rimpianto infinito ora che vedo il mio sogno pallida- mente riflesso in una meschina e nuda forma di realtà, entro i limiti brevi di questo povero libro.

I testi sono stati riveduti sui manoscritti.

Per alcuni, mi sono valso di copie diligenti comunicatemi da qualche cortese studioso, che vivamente ringrazio.

Così, debbo ad A. Jeanroy le copie alcuni testi.

Langfors mi ha inviato la copia di CR per il n. XIII, di T del n. XIX e St. Glixelli mi ha procurato una copia esatta di CIKR del n. XXVI e di C I K M R del n. XXVII, oltre ad aver consultato per me, a più riprese, I K per i nn. Il, III.

Le altre copie ho fatte e controllate io stesso sui mss. Per S, però, mi sono giovato di fotografie e per S» ho dovuto unicamente accontentarmi della stampa deW Anuari dell'Istituto di studi catalani, I, 430 (n. VI).

Ho dato anche le varianti grafiche dei mss., non soltanto per amore della compiutezza, ma anche perchè sono convinto che talvolta lo studio della grafia getti o possa  gettar luce sulla storia interna del codice.

Di Sordello, i cui versi hanno  già avuto un'edizione critica, ho dato tre soli componimenti, ira i migliori; ma ho sottoposto gli altri suoi testi a un nuovo esame.

Non ho ristampate neppure le rime del poeta di Góito di recente scoperte, edite da me nel Giorn. stor. d. leti, ital., XXXVIII, 269, ma le ho an- ch'esse novamente studiate.

Lo scarso bagaglio poetico di Rambertino Buvalelli e di P. Q. de Luserna mi ha permesso di dare in luce tutte le poesie di questi due trovatori rivedute e corrette.

Ho largheggiato quanto ai testi di Lanfranco Cigala, ma non ho pubblicate tutte le rime.

Ho sottomesso a nuovo controllo anche i componimenti di Bonifacio Calvo e di Bert. Zorzi, dei quali ho trascelte le poesie più interessanti.

Per la ricostruzione e in ispecie per la traduzione dei testi dei trovatori di Genova, ho tratto profitto di alcune benevoli recensioni apparse quando diedi in luce un mio lavoro (“Trova-tori minori di Genova, in “Giorn. stor. d. leti, italiana”, XXXVI, 1 e poscia nella “Gesellschaft f. roman. Literatur”, III, Dresden, 1903) e dovute a V. Crescini (“Giorn. stor.” cit., XLII, 331), ad A. Jeanroy (“Annales du Midi”, XIII, 86; “Romania”, XXXIII, 610), a C. De Lollis (“Studi di filol. rom.”Vili, 429), a O. Schultz-Gora (Zeitschr. f. roman. Phil., XXV, 121) e al compianto dr. Dejeanne (“Annales du Midi”, XVII, 266).

Ho indicate, a loro luogo, le proposte fatte da questi studiosi nei loro utili resoconti.

Gli altri nuovi emendamenti, in riguardo ad edizioni anteriori, e le altre nuove correzioni e proposte ai molti testi, da me ricostruiti e pubblicati, mi appartengono tutte ed io ne sono e ne resto il solo responsabile.

Le note sono talora assai sobrie, ma, ciò non ostante, mi lu- singo di non aver in esse trascurati fatti e fenomeni importanti della lingua e dello stile dei tro- vatori italiani.

Diversi lavori importanti (monografie più o meno estese, edizioni di testi, notizie ecc.) riflettenti questo o quel punto del nostro soggetto, non sono ricordati nella lista seguente, la quale tien conto delle sole opere, a cui più spesso r indole del nostro studio ci ha richiamati.

Ma il lettore ne troverà le citazioni, a loro luogo, nel presente volume.

Alcune abbreviazioni, da noi adoperate per riviste ed opera di largo uso, saranno trasparentissime per qualsiasi studioso e amico delle antiche letterature romanze].


Lirica in lingua d’oco in Italia . 

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