Wednesday, February 17, 2016

IL TROVATORE LIGURE -- comuni di Triora e Olivetta San Michele in provincia di Imperia.

Speranza



La descrizione delle valli occitane secondo la L.N. 482/1999 e secondo i dati dei linguisti.






















Le valli occitane (in occitano "valadas occitanas") sono una serie di vallate dove vi sono parlate autoctone di ceppo alpino, ascritte dunque al gruppo linguistico occitano.

La descrizione di tali valli è duplice.

Quella risultata dalla legge 482 del 1999 è basata sulle auto-dichiarazioni dei consigli comunali, mentre dalle fonti scientifiche emerge un quadro ben diverso frutto di ricerche linguistiche sul campo dall'Ottocento al Novecento.

Secondo le statistiche, l'alpinoè oggi conosciuto dal 49,4% della popolazione delle valli, così come definite dalla legge 482/99.

Tale numero è risultato da un sondaggio telefonico in italiano, quindi non è stato misurato l'effettivo livello di competenza linguistica alpina.

Tutti i valligiani conoscono comunque l'Italiano.

Le valli occitane descrivono fin dal nome un territorio dall'orografia complessa.

Si trovano sul versante orientale delle Alpi, formato da numerose vallate parallele intervallate da catene montuose che si sviluppano con andamento E-O.

Se la comunicazione diretta tra le singole valli è difficoltosa, le stesse sono facilmente accessibili dalla Pianura Padana.

Grazie al Colle della Maddalena e al Colle del Monginevro, che comunicano con il versante ovest delle Alpi, gli abitanti delle alte valli hanno a lungo mantenuto contatti ultramontani, sia in termini di relazioni economiche, sia sociali e linguistiche.

Mappa della Valle Varaita con testo in lingua occitana















Posto che in tutti i comuni che si dichiarano occitani la lingua piemontese, non tutelata dalla legge 482/99, è compresente, e anzi detiene sempre un numero di parlanti più numeroso, con una media del 65% e picchi del 91% a seconda del comune, resta da capire in quali comuni i patois provenzali siano realmente vivi ed autoctoni. 

I confini linguistici definiti dagli studi precedenti alla legislazione erano di gran lunga meno generosi nell'assegnazione all'alpino delle vallate piemontesi, laddove riconoscevano tratti occitani solo nelle alte valli e non ne riconoscevano affatto nei centri più popolosi adiacenti alla pianura, né tantomeno in Provincia d'Imperia, Liguria. 

Questi studi scientifici segnalavano inoltre come in alcune località il "patois" fosse estremamente debilitato, a causa del declino delle comunità di alta montagna che lo tenevano vivo.

La legge prevedeva che venissero incluse nel programma di tutela quelle circoscrizioni amministrative in cui la minoranza fosse stanziata storicamente (escludendo quindi le minoranze linguistiche originate da movimenti migratori recenti).

L'individuazione dei territorio era deliberata dai consigli provinciali, sentiti i comuni interessati, su richiesta di almeno il 15% degli iscritti alle liste elettorali del comune o di un terzo dei consiglieri comunali o ancora, con un pronunciamento favorevole della popolazione residente nel comune, consultata mediante referendum.

Si dovevano quindi unire due elementi nel riconoscimento: il radicamento storico della lingua minoritaria nel territorio e la volontà da parte della popolazione locale o dei suoi rappresentanti.
Di fatto per le valli occitane, così come sono risultate, sono stati i consigli comunali a deliberare la richiesta di riconoscimento e i consigli provinciali hanno accolto tutte le richieste. 

Si noti che la popolazione residente nei comuni denominati alpina, così come tutti quelli citati nella legge 482/99, non conosce necessariamente, né è tenuta ad apprendere la lingua minoritaria. 

Con l'approvazione della legge, è emerso subito, in particolar modo tra i linguisti, una grossa contraddizione: dagli anni 70 del secolo scorso era stata condotta una capillare ricerca linguistica per individuare le aree in cui erano note e utilizzate le diverse parlate locali. 

Molti comuni che sono stati riconosciuti come appartenenti a una minoranza linguistica in seguito alla legge del 1999 non risultavano tra quelli in cui tale lingua era utilizzata dalla popolazione alcuni decenni prima, quando, si presume, le parlate locali dovevano risultare più diffuse. 

Il problema non riguarda solo le amfizone o «zone grigie» ove anche storicamente si potevano trovare frazioni di uno stesso comune in cui si usavano parlate diverse, ma anche comuni palesemente ed unicamente piemontofoni. 

In una prospettiva politologica, molti comuni hanno chiesto il riconoscimento della minoranza, pur in assenza del radicamento storico della lingua minoritaria, perché siccome la legge non impone di conoscere ed utilizzare la lingua a coloro che non lo desiderano, è prevalso negli amministratori locali il desiderio di vedersi riconosciuta una qualche specificità, lasciando intravedere l'appartenenza a una nazione virtuale, oltre che ovviamente per poter accedere ai finanziamenti promessi dalla legge di tutela.
L'opinione degli studi precedenti è stata dichiarata «superata» da occitanisti.

Un numero di linguisti tra cui Werner FornerFiorenzo Toso e Tullio Telmon considerano del tutto arbitraria la denominazione di varietà occitane in riferimento alle parlate di alcune località montane prossime al Monte Saccarello (comune di Briga Alta e Ormea in provincia di Cuneo e comuni di Triora e Olivetta San Michele in provincia di Imperia) 

Controparti del dibattito sono stati Franco Bronzat, occitanista, oltre che l'associazione culturale occitanista brigasca A Vastera, che sostengono con forza l'appartenenzaculturale alle comunità alpine, anche a prescindere dalle isoglosse linguistiche.


Si tratta dei comuni che fuori da ogni dubbio hanno ospitato o ospitano tuttora una minoranza autoctona di persone che parlano provenzale accanto all'italiano e/o al piemontese.
Val d'OlsAlta Val di Susa
BardoneschaBardonecchia
ChesanaCesana Torinese
ChaumontChiomonte
Las ClavierasClaviere
ExhilhasExilles
Ols o OrsOulx
SalbertrandSalbertrand
Lo grand SauzeSauze di Cesana
Sausa d'OlsSauze d'Oulx
SestrieraSestriere
Val ClusonAlta Val Chisone
FenestrellasFenestrelle
PraamòlPramollo
PrajalatPragelato
VialaretRoure
UsseausUsseaux
Val San Martin
Val Sopata
Val Germanasca
PomaretPomaretto
MasèelMassello
PerrierPerrero
PraalPrali
SalçaSalza di Pinerolo
Val PèlisVal Pellice
EngruenhaAngrogna
BuebiBobbio Pellice
La TorTorre Pellice
Lo VialarVillar Pellice
Val PòAlta Valle Po
OstanaOstana
Val VarachaVal Varaita
BlinsBellino
ChastèldalfinCasteldelfino
FraisseFrassino
Lo MèlMelle
Pont e la ChanalPontechianale
Sant PèireSampeyre
ValmalaValmala
VenaschaVenasca
Val MairaVal Maira
AcelhAcceglio
ChanuelhasCanosio
CèlasCelle di Macra
ElvaElva
L'ArmaMacra
La MàrmolMarmora
PratsPrazzo
San DumianSan Damiano Macra
EstròpStroppo
Val GranaValle Grana
ChastèlmanhCastelmagno
MontrósMonterosso Grana
PradieviPradleves
Val d'EsturaValle Stura
AisonAisone
L'ArgentieraArgentera
DemontDemonte
PèirapuercPietraporzio
La RòcaRoccasparvera
SambucSambuco
VinaiVinadio
Val GesValle Gesso
EntraigasEntracque
RoaschaRoaschia
VaudierValdieri
Val VermenanhaVal Vermenagna
LimonLimone Piemonte
RobilantRobilante
Lou VernantVernante


In questi comuni, al netto dell'italiano, la lingua dominante oggi è il piemontese.

Nei paesi della Val Chisone in passato erano maggioritarie le comunità valdesi. Chisone, Pellice e Germanasca erano chiamate le "Valli Valdesi", e la parlata locale di ceppo provenzale era un tempo chiamata "lingua valdese", contrapposta a quella dei cattolici, che parlavano piemontese. La Bassa Val Chisone ha vissuto un poderoso sviluppo industriale in quando luogo nativo della famiglia Agnelli, e nel corso del Novecento il valdese è regredito dai comuni più trafficati. A Oncino e Crissolo il patois è scomparso in seguito a un drammatico spopolamento.
Val ClusonVal Chisone
L'Envèrs de PinaschaInverso Pinasca
PeirosaPerosa Argentina
PinaschaPinasca
PrustinPrarostino
San GemanSan Germano Chisone
Lis VialarsVillar Perosa
Val PoValle Po
CriçòlCrissolo
OncinOncino


Si tratta dei paesi citati come "occitani" nella legge 482/99, o dall'agenzia per la tutela Chambra d'Oc, senza tuttavia un corpus di studi precedenti alla legislazione che supportassero tale denominazione. Sono quindi i paesi la cui parlata non è mai stata classificata in precedenza come occitana e nei quali non è mai stato riscontrato il radicamento della minoranza linguistica occitana. In questi casi la versione provenzale del toponimo talvolta non è presente, oppure si tratta di un esonimo utilizzato dai patoisants delle alte valli in riferimento ai centri di bassa valle, oppure si tratta della traslitterazione occitana del toponimo piemontese/ligure.
Val ClusonAlta Val Chisone
Las PòrtasPorte
-Pinerolese
-Campiglione-Fenile
-Cantalupa
-Frossasco
PinairòlPinerolo
-Roletto
-San Pietro Val Lemina
San SegondSan Secondo di Pinerolo
Val PèlisVal Pellice
-Bibiana
-Bricherasio
Luserna e San JanLuserna San Giovanni
-Lusernetta
-Valle Infernotto e Pianura Padana
BargeBarge
BanhòlBagnolo Piemonte
EnvieEnvie
RevèlRevello
Val PoValle Po
BrondèlBrondello
CastelarCastellar
GambascaGambasca
MartinhanaMartiniana Po
PaisanaPaesana
PanhPagno
RifredRifreddo
Sant FròntSanfront
Val VarachaVal Varaita
BrossascBrossasco
IsaschaIsasca
PeascPiasco
RossanaRossana
Val MairaVal Maira
BuschaBusca
CartinhanCartignano
DraonierDronero
La RòcaRoccabruna
Lou VilarVillar San Costanzo
Val GranaValle Grana
BernèsBernezzo
CaralhCaraglio
CervascaCervasca
MontomalMontemale di Cuneo
ValgranaValgrana
Val d'EsturaValle Stura
Lou Borg Sant DalmatzBorgo San Dalmazzo
GaiòlaGaiola
MoiòlaMoiola
RitanaRittana
ValàuriaValloriate
VinhòlVignolo
Val GesValle Gesso
RocavionRoccavione
-Monregalese
Frabosa SobranaFrabosa Soprana
Frabosa SotanaFrabosa Sottana
RoburentRoburent
RòcafòrtRoccaforte Mondovì
VilanòvaVillanova Mondovì
-Valle Pesio
-Boves
-Chiusa di Pesio
PoranhPeveragno
-Alta Val Tanaro[15][16]
Ra Briga AutaBriga Alta
ViosenaViozene di Ormea
-Valle Argentina[15][16]
ReaudRealdo di Triora
VerdejaVerdeggia di Triora
-Val Roia[15][16]
AurivetaOlivetta San Michele

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Istituto di Ricerche Economico Sociale del Piemonte (2007): Le lingue del Piemonte. (Collana di Ricerche, 113). accesso 11 giugno 2011.
  2. ^ Rapporto IRES 2005 a cura di Enrico Allasino Le lingue del Piemonte, diffusione e uso
  3. ^ Silvia Colosso e Tullio Telmon, Minoranza linguistiche galloromanze nelle Province di Torino e Cuneo, Schede inedite elaborate per l'ufficio Studi della Camera dei Deputati (ms in copia presso la biblioteca dell'ALI, Università di Torino), 1973
  4. ^ Salvi (1975)
  5. ^ Ballone (1980)
  6. ^ Freddi (1983)
  7. ^ Olmi (1986)
  8. ^ Ballone (1988)
  9. ^ Telmon (1992)
  10. ^ Bellinello (1996)
  11. ^ Toso (1996)
  12. ^ «Quem tu probe meministi» Studi e interventi in memoria di Gianrenzo P. Clivio, a cura di Albina Malerba, Ca dë Studi Piemontèis, Torino 2009, pagg.23-24
  13. ^ Fiorenzo Toso, L'occitanizzazione delle Alpi Liguri e il caso del brigasco: un episodio di glottofagia, da pag. 177 in «Quem tu probe meministi» Studi e interventi in memoria di Gianrenzo P. Clivio, a cura di Albina Malerba, Ca dë Studi Piemontèis, Torino 2009
  14. ^ Luisa Pla Lang, Occitano in Piemonte: riscoperta di un'identità culturale e linguistica?, pag. 70
  15. ^ a b c d e Fiorenzo Toso, Il brigasco e l'olivettese tra classificazione scientifica e manipolazioni politico-amministrative, in Intemelion. Cultura e territorio - Quaderno annuale di studi storici dell'Accademia di cultura intemelia, n. 14, anno 2008; consultabile online (PDF)
  16. ^ a b c d Domergue Sumien, La classificacion dei dialèctes occitans, in Lingüistica occitana, n. 7, settembre di 2009; consultabile online (PDF)
  17. ^ Franc Bronzat, La posizione linguistica del brigascoA Vastera, n.44, 2008 consultabile online

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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