Monday, March 7, 2016

I CENCI 1862 Rabbeno

Speranza

Beatrice Cenci; melodramma tragico in tre atti. Parole de Davide Rabbeno. Musica del maestro Giuseppe Rota, scritta espressamente pel R. Teatro di Parma, da rappresentarsi nel carnevale 1862-63."

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MELODRAMMA m m ATTI 



■ 



HB3ZIÌS 




MELODRAMMA TRAGICO IN TEE ATTI 

PAROLE 

DI DAVIDE RABBENO 

MUSICA DEL MAESTRO 

GIUSEPPE ROTA 

SgRITTA ESPRESSAMENTE PEL R. TEATRO DI PARMA 
DA RAPPRESENTARSI 
NEL CARNEVALE 1862 - 63. 




PARMA 

ni»0(ìRAF!A DELLA GAZZETTA DI PARMA 

1363. 



// presente libretto é di esclusiva proprietà del- 
l' Autore dell' Opera e, a norma delle leggi 
ne sono quindi proibite la ristampa, X intro- 
duzione e vendita di ristampe estere. 



AVVERTIMENTO 



// nome e la nefandezze di Francesco Cenci lasciarono nella 
Storia Italiana del XVI secolo una pagina di sangue e di delitti. La 
sua tragica morte e il supplizio \della sedicenne sua fi gita, Beatrice, 
accusata rea di parricidio, formano il soggetto del presente Melodramma. 

La incertezza in cui ne lascia la storia sulla colpabilità di Bea- 
trice, suggerì all' illustre scrittore e romanziere Francesco Domenico 
Guerrazzi il pensiero di rovistare scritti, memorie e racconti di quei 
tempi, leggere, studiare, confrontare le accuse e le difese che gli 
archiyj Roma conservano tuttavia religiosamente. Parve a lui di 
dovere argomentare da questo esame, la innocenza di Beatrice, e sem- 
br and, gli ravvisare nella tragica fine di questa angelica creatura un 
preconcetto proponimento de' suoi giudici, lo fece esclamare colle seguenti 
amorose parole : » Sorgi, infelice, dal tuo sepolcro d' infamia e svelati, 
n quale tu fosti, angiolo di martirio. Lunga, riposa P abbominazionc 
i» delle genti sopra il tuo capo incolpevole, e non per tanto reciso, u 
Io credei non fare onta alla storia se mi appigliai alla cre- 
denza dell' esimio letterato e se inventai probabili cpisodj siccome a 
svolgimento del Melodramma. 

I limiti angustissimi imposti dalla musica odierna allo scrittore me- 
lodrammatico, m' impedirono di porre in rilievo alcuni tratti interessanti 
di questo terribile dramma, quali ce li dipinge meravigliosamente V in- 
gegno forte e originale del Guerra: zi. Il benigno lettore voiu\ esstrnù 
indulgente se più clic ad altro, dovetti obbedire alle leggi della musica 
e della scena. 



PERSONAGGI ARTISTI 



FRANCESCO CENCI padre di 

BEATRICE 

GUIDO GUERRA, amante di 

Beatrice . 

Principe SFORZA promesso spo- 
so di Beatrice 

MARZIO bravo di Francesco 
LUCREZIA moglie di' Francesco 

CARDINALE. / 

Un religioso j 



Sig. Alessandro ÌY Antonj 
Sig. a Isabella Galletti-Gìanoli 

Sig. Gaetano Pardini 

Sig. Gn ciano Mora 
Sig. Eraclito Bagayiolo 
Sig. a Eleonora Parodi 

Sig. Nicola Adoni 



CORO 

Darne, Damigelle; Principi, Cavalieri, 
Famigliari di Francesco, Uscieri, Popolo, Suore, 
Sacerdoti, Popolani e V r ilanel!e. 

COMPARSE 
Armigeri, Guardie, Paggi,- Carnefice, Religiosi. 

La Scena è in Roma* 

Epoca 1599. 



(Le indicazioni di destra o sinistra sono dalia Platea.) 




SCENA I. 

Gran sala nel palazzo Cenci; è preparato un ricco 
banchetto, Sontuosi arredi, molte e belle pitture ador- 
nano la sala. Una porta in mezzo e due laterali. 
Principi, Marchesi, Duchi, Dame e Damigelle en- 
trano. Mistero e sorpresa dominano sui convitati. 

Principi, Marchesi, Duchi, Dame b Damigelle. 

I.* Coro Ben pronti accorremmo - di Cenci al convito, 
II/ Fu troppo cortese - del Conte F invito, 
1/ Di gioje cotante - qual causa ne fia ? 

Più lieto e festante - mai Cenci sembrò. 
Tutti La causa n' è ignota - è strana tal festa, 
Mistero è il tripudio - a cui ne invitò : 
Ei giunge, Beatrice - fra noi pur si reca 
Ma agli atti, ai sospiri - che tragge dal cor 
Ben trista, infelice - ne sembra tuttor. 



6 



SGENA II. 



Francesco Cenci, Beatrice, Lucrezia, Marzio 
mascherato e detti. 

Frano. Gli ardenti miei voti - a compiere giunti 
Voi siete o signori. - qui tutto risplenda, 
Sol riso di gioia. - In questo geniale 
Festevol convito - un velo si stenda 
Su quanto ha di triste - F ingrato destin. 

Beat. Non so frenare il tremito {piano a \Lucrezia ) 
Che ogni mia fibra assale. 

Lucr. Io pure o Beatrice 

Di grave orribil male 
Sento presago il cor. 

Coro Sebben che ignota e mistica 
Ne sia la causa a nof, 
Divideremo il giubilo 
Di te, signor, do* tuoi. 

Frano. Or di spumante liquido ( con gioja feroce ) 
Il calice riempire 
Amici, via dobbiam 

( a Beat. ) Bando a ogni duolo, ali* ire, 

Ora di gioia è questa. 
Beat- Ahi ! che que!F alma d* ogni senso è muta 

D' amore e di pietà, {fra se ) 
Frano. Dunque sciogliamo un brindisi, {al Coro) 

Tu pur Beatrice sciogliere {a Beat.) 

Note di gaudio or dèi. ( coli' accento e col gesto 

imperioso ) 

Brindisi 
È ben folle chi nei core 

Solo ambasce e duolo aduna , 
Oh! sfidiarn la rea fortuna 
Fra il tripudio ed i piacer- 



7 

Coro Oh! afidiam la rea fortuna 
Fra il tripudio ed i piacer. 
Frano. Su beviamo e nel sembiante 
Gioja splendida baleni, 
Della vita i dì sereni 
Faccia il canto ed il bicchier. 
Coro Della vita i dì sereni 

Faccia il canto ed il bicchier. 
Beat. ( ripugnante abbassa lo sguardo, ma ad un 
cenno di Francesco ripete in flebile suono) 
È ben folle chi nel core, 

Fiere ambasce e duolo aduna 
Oh! sfidiarn la rea fortuna 
Fra il tripudio ed i piacer. 
(piangente) Ah Padre mio (piano a Frane.) 
Deh! cessa al.fiu 
Tal gioja o Dio 
Morir mi fa. 

Marzio e Lucr. Simular la gioja e il riso (fra loro) 
Col dolor che strazia il core 
È un martirio che maggiore 
Che più barbaro non v' ha. 

Frano. Almo gioir ne inspira 

Di tal letizia il canto, 

E sol di duolo e pianto 

L' accento tuo suonò? (a Beatrice) 

Beat. Ora di gioja è questa 

Se dianzi Edgardo tuo 
Morte rapìa precoce? 

Coro Oh! gli moriva un figlio 

• E ad esultar ne invita! (fra loro ). 

Frano. Benigno il fato provvido (con simulata calma) 
Il mio desir compiè. 
Or v'invitai per sciogliere 
Inni di grazie al Ciel, 



8 

Perchè due figli reprobi 
Disceser nelP avel. 
Coro Orror quell'empio inspira (fra loro) 

Usciam da queste mura, (per partire ) 
Frànc. Fermate, e pria di riedere 
Ai vostri lari, il canto 
Ripeterete ancor. 
Tutti Empio sarìa tal canto ( con sdegno ) 
Lucr. e Beat. L* ira d* un Dio terribile 
Sfidar potrìa tal canto. 
Ora di lutto e pianto 
Suona per noi, per te. 
Marzio. Oh! piomberà terribile (fra se) 
Su te la mia vendetta, 
L* ira d' un Dio t' aspetta 
Che un empio punirà. 
Coro 1/ ira d* un Dio terribile 

Ch' han P opre tue sfidato, 
O padre snaturato 
Cadrìa su noi, su te. 
Frakg. Lo sdegno mio terribile 
A cimentare osate? 
E 1' opre censurate 
D' un Cenci, e la sua fè ? 
Coro Si partiam da queste mura 

Maledette dal Signor, 
De' tuoi detti, oh! chi si cura 
Chi non spregia il tuo furor! (partono 

sdegnati ). 

Marzio De' suoi detti, oh! chi si cura (fra se) # 

Chi non spregia il suo furor. 
Frano. Partite? Oh! più che Tira 

Destate in me pietà. ( seguendoli fino alla 

soglia della sala ). 



SGENA III. 



9 



Francesco solo* 

L' ira frenar m" è forza . . . . ( siede e dopo 

Sanguinoso è P insulto. breve pausa ) 

Un di col ferro su costor piombava 

Lo sdegno mio, nè inulto ( si alza con impeto) 

Mai rimaueva un Cenci, (pausa ) 

Ma di quest 9 anui il carco 

Ahi! misero mei vieta. 

Per me che vai sì splendido 

Fasto che mi circonda, 

Se il braccio non seconda 

I voti del mio cor. 
*Darei dell' oro il fascino 

Che splende a me d' intorno, 

A chi per solo un giorno 

Rendesse a me il vigor, (parte) 

SCENA IV. 

Anticamera che conduce alla stanza di Beatrice. Di 
prospetto un gran verone con vetri. Più in là pur 
di prospetto una porta con coltrine che lascia scor- 
gere la stanza di Beatrice. Una poltrona e un 
tavolo con orologio a pendolo. 

Beatrice sola, pensosa s' avanza lentamente. 
È vestita a bruno. 

Beat. Oltre ogni umana idea 

Immenso è P amor mio per Guido, ed ora 

Obbliarlo degg' io? 

E un genitor P impone! 

Ahi! misera noi posso .... 



IO 

Ah! non credea che a piangere 

FosH dal Cielo eletta, 

Quando al tuo seno stretta 

Beavami d' amor. 
Guido tu fosti P angelo 

Si P alma mia tu sei, 

Luce degli occhi miei 

Balsamo al mio dolor. 

SCENA V. 

Marzio {smascherato) frettoloso e betta. 

Beat. Or che mi rechi o Marzio? 
Marzio II canto udìa di Guido (cautamente) 
Là dall' opposto lido, 
Attento m* accostai; è desso 
Che a te furtivo riede. 
Beat. Oh! che mai sento! Guido 

In queste soglie? ah! sconsigliato! Vola,, 
Digli che d' uopo è in pria 
Vegga la madre mia. 
Marzio ( &' inchina e parte ). 
Guido. ( dall' interno ) 

Che non ni' è dato assidermi 
In tutte P ore accanto, 
Di te che sempre pascere 
Veggo d' amaro pianto, 
Di te che adoro e venero 
Come di Dio l'aitar. 
Beat. Di Guido il canto! io fremo. 

SCENA VI. 
Guido entra correndo e detta. 

Beat. Fuggi, deh! fuggi! o Guido .... 
Guido. Fuggir! tu dici . • . • oh! mai 



m 

Vorrei quelle tue lagrime 
Tergere sempre o cara, 
Vorrei per sempre toglierti 
A queir angoscia amara 
Che alla virtù cT un angelo 
Sol dato è sopportar. 
Ah! si Beatrice mia 

Ch' io ti rivegga eh' io ti stringa al seno. 
Bjeat. Da questo loco involati 
Che il rio destino infido 
Giammai potrìa cangiar. 
Guido! pe' giorni tuoi, 
Di sua vendetta io tremo.... 
La madre mia vedesti? 
Guido. La vidi e tutto io so, 

Io so che ad altro sposo ei ti destina. 
Beat. E come osasti? inesorabil 1' ira 

È di Francesco, e ad affrontarla ardisci? 
Guido. Tutto oserei per toglierti 
All' odio ed al furor, 
Di lui che il tuo carnefice 
Farsi potrebbe ognor. 
Più che P amor, delirio 
Mi riconduce a te, 
Riposto bo in te belP angelo 
Di questo cor la fè* 
Beat. Ah! tu non sai quai furie 
Or mi fan guerra in cor, 
È del timor che m' agita 
Pari P immenso amor. 
Ahi! tristo inesorabile 
Pesa il desti n su me, 
Grave e fatai periglio 
Sovrasta o Guido a te. 
Guido. M'odi Beatrice mia, un pensiero arcano 
A te svelar m f è d* uopo. 



12 

Beat. Quale ? 

Guido. A involarti io venni* 

Beat, (colpita) Oh! che mai dici! e come? 
Guido. L'ira di Cenci affronterò lo giuro, 

Della vendetta il segno 

Di lui sarò, Di questa vita il peso 

A me non cai, ma dalla soglia infame 

Strapparti io vuo' ( risoluto ). 
Beat. ( spaventata ) No Guido, ah! no noi deggio. 
Guido. Meco verrai Beatrice. ( risoluto ) 
Beat. No; no giammai, non fia 
Guido. Ah! no dicesti? esangue 

Ai piedi tuoi cadrò. 
Beat. Ah! Guido! Guido! dell'onore il grido 

È in me possente e ad obbedirti il vieta. 
Guido, Oh! che mai sento! e quale 

Quale del nostro amore 

Fora poter maggiore? 

Deh! Beatrice! (supplichevole}. 
Beat, (titubante) Ah! Guido! (abbassando il capo). 
Guido. Vieni deh! vieni e d' inefabil giubilo 

Or tu m' innondi il cor. ( con entusiasmo ) 
Beat. Ceder m' è forza or dunque 

A questo immenso amor? 
Guido. Beatrice! ... (con passione) 

Beat. Guido! . . . 

Guido. Ebben ! . . . 

Beat. . . . Teco verrò, (con cieco tra- 

(a 2) sporto) 
Ah! si che ai palpiti 
D' un cor che freme, 
LT amor, la speme 
Maggior si fa. 
(Odesi un interno rintocco di campana, indi un canto 
funebre. Vedesi diffilare appena dal verone il cor- 
teo di Edgardo. 



43 



Beat, {inorridita si stacca dalle braccia di Guido ^ 
Cielo!.- Edgardo!- ed io!.. Orror.. Guido mi lascia. 

Guido. Beatrice! {fissandola con disperazione ). 

Beat. Ohimè ! io manco... ( sviene e s % abbandona 
fra le braccia di Guido il quale la sorregge, 
V adagia sulla sedia e la contempla estatico). 

Coro Funebre interno 

Come innocente vittima 

Degli anni tuoi sul fiore, 

Volasti in Ciel cogli angioli 

Nel bacìo del Signore; 

Pace al tuo spirto angelico 

Ti sia concesso o Edgardo! 

Degni su te rivolgere 

Pietoso Iddio lo sguardo. 
Guido. ( come forsennato f aggira per la scena ) 
Che far mi resta! un più propizio istante 
Mai pili per me non fora 

Ed io ti lascierò ? ( si ferma a guardarla fis a 
baciando le sue sparse chiome) 

Bella nel tuo pallor quanto più cara 

Sei tu Beatrice a me! 

Quanto t' adoro ! 
Beat, {riavendosi) Ah! Guido 
Guido. Insiem fuggiara {palpitante e sotto voce) 
Beat. ( nella massima agitazione) No. 
Guido. ( supplicante ) Vieni. 

Beat. Fuggi, fuggi. 
Guido. Giammai. 
Beat. Mi lascia . . . ( esitando ). 

Guido. Io t' amo ( con trasporto ) 

Beat. ( nella massima esaltazione ) 



44 

(a2) 
Ah ! no che air estasi 
Del nostro amor, 
A tanto spasimo 

Non regge il cor. (s'avviano per par- 
tire). 

SCENA VII. 
Francesco e detti. 

Frano. ( apparisce suW uscio della stanza e / està 

immobile ). 
Guibo. Ah!... Francesco!... (fi a se). 
Beat. Me misera! (fra se) (pausa) 

Frano. ( avanza lentamente ) 

Ah! tremate! n'avete ben d'onde 
Figlia ingrata!... e tu vii seduttore! 
A quest'onta fia pari il furore 
La vendetta che invoco per te. 
Beat. ( f inginocchia davanti a Francesco ) 
Perdona o signore 
Perdona a una figlia 
Che un candido amore 
A tal la consiglia 
A tale un errore 
Che compier non sa. 
Frano. Perdono? ah! no giammai, (risoluto) 
Guido. Tu preghi! Oh! rialza 
La fronte sicura» 
Da terra t' innalza 
Che P anima pura 
Qual F aura che spiri 
In petto ti sta. 
Frano. À1F insulto tu aggiugoi lo sprezzo? 



15 

Guido, È P orgoglio dell" uora che innocente 

Puro il core nel petto si sente. 
Frano. Alle tue stanze riedere ( a Beat. ) 
T' impone il genitor. 
T'allontana, fin che Tira (a Guido) 
Io raffreno a lei d' inante. 
Sciagurato! un solo istante 
La potrìa su te scagliar. 

Beat, e Guido Si partiamo, ma pura, innocente 
É quest' alma sol rea d' un amore, 
Che più ardente non può in uman core 
Albergar nel suo puro candor. (partono) 

SCENA Vili. 

Sotterraneo della Chiesa di S. Tommaso de' Cenci. 
È tutta parata in lutto , lungo le pareti pendono lu- 
gubri gramaglie, dappertutto veggonsi ghirlande di 
fiori intrecciate di rami di cipresso, sette sepolcri di 
marmo bianco scoperchiati, uno grande con porta 
avente la iscrizione (a caratteri di fuoco) mors pa- 
rata vita contempta. Hawi da un lato del sotter- 
raneo una capella illuminata. In mezzo m il cata- 
letto con faci accese d' attorni 

Fu a nc. (S' avanza lentamente con Beatrice per mano 
che esita ad inoltrarsi ). 

T'avanza, ond'è che tremi? 
A un genitor che t'ama 
Tu non sei forse accanto? 
In me t'affida, del tuo cor la pace 
Da te dipende. 
Beat. Come ? 



16 



Faanc. IT amor di Guido fuggi e la tua mano 

A Sforza porgerai. 
Beat, Peggior di morte è cotal cenno o padre, 
E Fabborrito nodo 
Fia peggior d' ogni male. 
Frang. Una ripulsa? e F osi tu ad un Cenci! (con impeto) 
Beat. M'ascolta (supplichevole) 
Frano. Altro non odo 

Di Storza all'imeneo d'uopo è piegarti. 
Beat. No, noi deggio, noi posso. 
Frano. No! tu dicesti! orribile sciagura 

Empia t' aspetta. 
Beat. Ohimè ! che dici! ... io fremo. 

Frang. Tu non sai di qual odio mortale 

Spira a un Cenci di Guerra il sol nome, 
Questo amore insensato, fatale, 
Di sventura cagion ti sarà. 
Beat. No, strapparmi tal fiamma dal petto 
Forza umana non vale o signore, 
E il martirio a sì candido affetto 
No che spegner Fardor non varrà. 
Frang. M' odi Beatrice, ad un più duro eccesso 

Tu mi costringi. . . . insistere non dèi. (sdegnoso) 
Beat. Che son tuo sangue ah ! pensa 

Abbi di me pietà. 
Frang. Se di Guido la vita ti cale, 

Alle nozze doman dello Sforza 
Ti disponi; se il nieghi, . . . fatale 
Questo giorno per Guido sarà. 

( additandole minaccioso il pugnale ) 
Beat. Ah ! sospendi la parola 

Che m'agghiaccia il core in petto, 
Me soltanto o padre immola 
Al tuo sdegno punitor. 
Frano» Da un tuo cenno la sua vita.... 



17 



Beat. Non prosiegui. 

Frano. Ti risolvi (con gesto imperioso e fiero) 

Beat. Cessa. . . . ebbene. . . . obbedirò. 

Frano. Sulla tomba degli avi lo giura. 

Beat. Oh ! che dici tu fremer ini fai. 

Frano, (l'afferra per mano e la sforza avvicinarsi a 

una tomba) Giura, o Guido (minaccioso) 

Beat, (coprendosi il volto) Deh! cessa... lo giuro...! 

(stendendo la mano) 
Frano. » È sacro sugli estinti 

w È sacro il giuramento. 

m Temi fatale evento 

» Se F oserai sprezzar. 
Beat. » Sull" infelice estinto 

« Il fiero giuramento 

w Orribile Io sento 

* Suiralma mia pesar. (Francesco si ri- 
tira. Beatrice cade genuflessa sulla tomba, 
intanto alcuni tocchi di campana accennano 
aW arrivo del corteo ). 

SCENA IX. 

Sacerdoti che portano la bara di Edgardo e la de* 
pongono sul cataletto. Paggi, con ceri accesi. Prin- 
cipi, Marchesi, Duchi sieguono la bara, indi Lu- 
crezia e Damigelle vestite in lutto. 

Marzio e Guido avvolti in manto bruno» Guido ha la 
visiera calata. S'aggirano in fondo alla scena. 

Coro funebre. 
Coro Come innocente vittima 

Degli anni tuoi sul fiore, 
Volasti in Ciel cogli angioli 
Nel bacio del Signore. 



48 

Pace al tuo spirto angelico .1 
Ti sia concesso o Edgardo! 
Degni su te rivolgere 
Pietoso Iddio lo sguardo. 
{tutti spargono fiori sulla salma). 
Guido (tra la folla osservando Beatrice, fra se) 
» Qual di palor cospersa 
« Ti veggio, o Beatrice ! 
» Come su te infelice 
» Pesa sì rio destiti ! 
Lucr. (accorrendo frettolosa presso Beatrice) 
O figlia ! ond' è che nel cornuti dolore 
Or tu da me t y involi ? (a parte) 
Invano io ti cercai. ... tu m 9 abbandoni? 
Beat. Oh ! madre mia. . . . Deh ! madre (addolorata 

e piangente) 

Lucr. Qual novello dolor t'accora? parla, (supplichevole) 
Beat, (con abbandono) Sì tutto io svelerò. 
Luca. Tremar mi fai. 

Beat, (cautamente e straziante) 

Fra questi avelli un giuramento orrendo 
A sciogliere fui tratta, 
Un padre . . . Ahimè quel giuro 
Dal labbro mio strappò. 
Guido. Che sento! (avanzandosi cautamente) 
Marzio Deh ! fuggite, egli è qui presso. (A Guido 

che si ritira) 

Bkatr. Guido ad obbliar m' impose 

O la sua morte... in rammentarlo agghiaccio. 
Lugr. Ti rinfranca. È ver che il core ha muto 

Alla pietà colui. 
Baet. Sensi più miti ha la feroce tigre 

Pe' figli suoi. (Frane. s n irmnltra inosservato) 



19 

SCENA X. 
Francesco je detti. 

Frang. E qual di tigre, orribile 

L* ira su voi cadrà. 
Beat. Oh ! Ciel. 
Tutti Che mai sarà. 

Frànc. Mendace, sacrilego 

Quel cantico è al Ciel. 
Menzogna V esequie 
È scherno crudel. 
Cessate, que gemiti 
Quel folle dolor 
M' inspiran sol odio, 
Mi destano orror. 
Sacerdoti ( s* avanzano sdegnati ) 

Raffrena il sacrilego - accento infernal, 
Le preci non turbinsi - da un empio mortai. 
Franc. Le preci de' reprobi - non salgono al Ciel, 
Q uè" canti profanano - P altare, TaveL 
Sì reprobi sono,.... tai figli. 
Tutti. Che dici! 

Frano. Ah ! si. . . . sien .... maledetti .... 
Tutti. Ah ! 

(Cadendo tutti in ginocchio col capo fra le mani* 
Dopo breve pausa sottovoce) 
Pertìn tra que' tumuli 
L' accento esecrato 
Lo sdegno reprimere 
Quel crudo non può. 
Franc. A un cenno s'inchinano (con compiacenza 

Le fronti superbe, feroce) 
Di Cenci un sol fremito 
L' orgoglio fiaccò. 
Sac. Cessin V esequie (alzandosi) 



20 

1/ Si parta 

Tutti. Partiani. {per partire) 

Beat. Fermate, deh! cessino (supplice) 
Queir ire funeste, 
Ah ! no non fian 1' ultime 
Preghiere codeste, 
Che al misero implorano 
Perdono, e pietà. 
A me. . . su quel tumulo 
Ministri di Dio ! 
Venite, ripetisi 
Quel cantico pio 
Che pace a queir anima 
Dal Cielo otterrà. 
(Tutti secondano Beatrice, la quale come inspirata 
intuona la seguente preghiera unitamente al 
Coro. S 9 inginocchiano. Guido si fa vedere fra 
le colonne del sotterraneo ). 
Beat, e Coro. Al par di un giglio candido 
Egli ebbe P alma pura, 
Reggere seppe impavido 
Agli urti di sventura, 
Ma in seno a Dio godrà. 
Sag. Deh ! volgi o Dio benefico 
Lo sguardo all' infelice, 
Come a quelP alma candida, < 
Nel cor di Beatrice 
Concedi o Dio pietà. 
Guido. Come potea quell'anima 

Piegare air empio accento 
Che l'astringeva a sciogliere 
Fatale un giuramento? 
Il Ciel F infrangerà. 



Dam. Coro. Marzio. 



Chi mai del suo martirio, 
Scoppiar non sente il core? 
Chi mai di quella misera 
AI barbaro dolore 
Chi mai non fremerà ! 

Pjunc. Oh ! quegli avelli schiudere 
Vedrò ben presto, ingrati 
E ad ingojarvi, o perfidi, 
Vedrolli scoperchiati; 
Il Ciel vi punirà. 

Tltt*. O Dio lo sguardo volgere 
Vorrai sugli innocenti 
E dal tuo seggio etereo 
Avrai di lor pietà. 

( Quadro — Cala la Tela ) 



Fine deli/ Atto Primo. 




SCENA L 

Orari spiaggia sulla riva del Tevere. Il pa f azzo 
Ce net si vede da un lato con aite torri merlate, 
una gran porta laterale d' entrata, altre piccole 

porte di ferro basse con finestrini Inferriate ai 
lati danno luce alle sotterranee prigioni di Casa 
Cenci. AL di là del fiume vedesi la chiesa di San 
Tommaso. Tutto e silenzio e mistero. Di tratto in 
tratto odonsi le voci delle scolte che custodiscono 
le torri, A1T erta. Le finestre del palazzo sono il- 
luminate internamente e due fiaccole ardono ai lati 
dell' ingresso per festeggiare V arrivo del Principe 
Sforza. Le trombe da lunge già lo annunziano. 
Al primo squillo, da ogni lato accorrono Popolami 
e Popolane sulla riva del fiume per salutare V il- 
lustre ospite e Principi, che giungono su barche 
pavesate. 

Coro ih Popolami 

v Vogano, giungono - i prenci alteri 
m Olì! come splendono - cjvie' cavalieri, 



24 



*> Come festevoli - per sì bel giorno 
» In riva al Tevere - fanno ri torno... 
>* Ecco, varcarono - del Tebro V onde 
» Ornai discendono - su queste sponde. 

(Sforza e Cavalieri discendono dalle barche) 

Cono. Vivano gli ospiti - viva lo sposo 

Presto v* attendono - gioia e riposo. 

Sfore. Di tanto giubilo * son lieto appieno 
Vi rendo grazie - vi stringo al seno. 

SCENA II. 

Francesco, Beatrice, Lucrezia, Marzio, (mascherato) 
Damigelle e Servi con fiaccole escono dalla porta 
laterale del palazzo e vanno incontro a Sforza, 
indi Villanelle vestite a festa con mazzi di fiori. 

Frano. Il Cielo a voi sia fausto. ( a Sforza ) 

La fidanzata vostra (presentando Beatrice) 
Lieta si presta al fortunato Imene. 
Beat. Io son lieta..., o siguore... (esitando a capo chino) 

Ah! più che il duolo il simular m* è grave, (fra 
Damig. Mancava nel serto sè) 

Di Sforza un bel fiore, 
Il sirabol d' amore, 
Quel fiore sei tu. 
Sei tu giovinetta 
Di Roma V onore, 
Per mano d'amore 
Ti premia virtù. 
( Villanelle s'avanzano inchinandosi alla lor foggia 
innanzi a Beatrice, porgendole mazzi di fiori). 
Villan. 11 fior che porgiamo 

È vago e gentile. 
Onore e primizia 
Del florido Aprile, 



25 

Pur come il tuo viso 
Gentile non è, 
Meri vago e soave 
Beatrice è di te. 
Fkanc. Alle mie stanze, o Prence 

Entrar vi piaccia, e tu Beatrice, compiere 
Gli onori a Sforza or dèi. 
Beat, {inchinandosi) Delfe abborrite soglie , 

Ahi! che meo dura a me sarìa la tomba, {fra se) 
{ Tutti entrano nel palazzo. La musica li siegue, le 
barche si ritirano, il Popolo si dirada a poco a 
poco. La scena resta nuovamente muta. 

SCENA III. 

Guido vestito da pescatore in una barchetta s' avvi- 
cina lentamente alla sponda. Discende e guarda 
cautamente d' attorno: è mesto. 

Gujdo. Empio tripudio in quelle mura' eccheggia, 
E qui nel seno, dell' inferno l' ire 
Mi dilaniano il core, 
É maledetto il loco 
Ove respira Cenci. 

A infauste nozze ivi trascina il triste 
La misera Beatrice, 

Ma veglia un Guerra, e il giuramento orrendo 

Infrangere saprò. 
Voci interne. Vivan gli sposi, viva lo Sforza. 
Guido. Ah! si tripudia! oh! rabbia! 

Tu pur, tu pur di quella gioja infame 

L'ebbrezza ohimè dividi? Tu Beatrice? 

Forse or lo stringi al seno? 

Tu gli sorridi? e su quel labbro forse !..... 

Taci, deh! taci... dalf inferno sorge 

Sì tremendo pensiero. 

I 



2fi 

Come s* adora in Cielo io t* adorai, 
Ed ora ingrata obliarmi tu potrai? 
Ah! se il destiri contendermi 

Volesse i desìr miei, 

Nè più potessi stringerti 

Al sen coni* io vorrei, 

Solo una tomba accogliere 

Dovran due salme or qui. 
Del nostro amore immemore 

Eterna fè giuravi 

A un mio rivale, o barbara ! 

Qui sulP avel degP avi, 

Noi chiuderà quel tumulo 

Che il giuramento udì. 

SCENA IV. 

Marzio esce frettoloso dalla porta di ferro 
del pa ! azzo Cenci. 

Marzio. Olà! dove t'aggiri? insidie appresti?... 

In questo loco?... sgombra, o la tua vita (poti 

mano al ferro 

Guido. Marzio che fai? t' arresta, 

Guido ravvisa in me. 
Marzio, (colpito e somtriesso} L' illustre Guido! 

In sì modeste spoglie? ed a quest'ora 

Qui fra il mistero e l'ombra? 
Guido. Parla sommesso. 

Marz. Intendo, un rapimento 

Signor • . • voi meditate. 

Guido. Ah! sì; lo deggio, il vo'... più non m* è dato 
L' ira frenar, più sopportar P affanno, 
Beatrice è mia... quel giuramento invano 
Ella porgea, strappar saprò dal seno 
Del mio rivai P ingrata, 
Sul ferro lo giurai. 



27 



Marz. Ah! no... fatale inganno è il vostro... tutto 

Svelar dovrò... Non vi tradìa colei... (cautamente) 
Guido. Ah! tat i, tutto io so 

Marz. No noi sapete,., d' un pugnai la punta (con mistero) 
Sul vostro petto insidioso alzava 
Un traditore, un empio. 
La vostra vita, ella, signor te' salva 
Col giuro a lei carpito. 

È questo un foglio di sua man vergato (gli 

porge uno scritto) 

Guido. Un foglio! 

Marz. Ah! per pietà fuggite, e tosto. 

(Marzio parte per una delle porte di ferro) 

Guido (spiegando tutto tremante il foglio, legge) 

Da te una grazia attendo, o Guido» Scampo 
Per me non v 9 ha che morte, e di tua mano. 

10 baderò quel ferro, o quel veleno 
Benedirò, se di tua man recato. 

Al nuovo albor tu mi vedrai nel tempio , 
Ivi C attendo.... è V ora a noi propizia.... 

11 sacrifizio compi... Se non V osi, 
T 9 invola, va, eh 9 io non ti vegga mai, 
Ne il nome mio piìi pronunciar dovrai. 

Al nuovo albore, addio.... La tua Beatrice, 
(gli cade il foglio, si pone le mani fra i capelli inor- 
ridito*) 

m Che lessi !.... ahi !.... stolto ! 
E su queir angiol, non mertata accusa 
Scagliare osai ? morte da me tu chiedi ? 
Oh ! non 1 avrai lo giuro. 
» Questo ridente Ciel di Paradiso 
« Senza di te, Beatrice 
* L' Inferno a me sarìa. 
(Voci interne di giubilo come sopra) 
» Di sventura atroce 
h Quel canto è messaggiero 



28 



» Breve tal gioja fia 
» Breve il martirio di Beatrice mia. 
Sì da quel barbaro 

Infido amplesso 

Fra poco toglierti 

Mi fia concesso. 

In grembo a un demone 

Tu fossi ancor, 

Saprò dividerti 

Nel mio furor, 
Pria che la mistica 

Sacra parola 

Sulf ara mormori 

Che a lui t' immola. 

Amante vindice 

Sarò per te, 

Nè fia che infrangere 

Debba tua fè. 

(si ritira nella navicella e s* allontana, i lumi a 
palazzo si spengono, tutto rientra nel bujo). 

SCENA V. 

È notte. Anticamera di Beatrice come nel i.° Atto. 
Beatrice s* aggira inquieta e pensosa. 

Beat. Come al terribile appressar dell'ora 
In cui lo spirto al Ciel si riconduce, 
| Grave è per me di quest' odiato uodo 

Il compiersi vicino 

Ma il mio fatai proposto 

A Guido è noto... e compierlo vorrà.... 

Tutto è silenzio qui, nel cor soltanto 

Veglia il dolore; un turbamento atroce 

La vita mi divora, (osserva inquieta Vorològió) 



29 



Ahimè P istante è presso.... 
Fatale istanre! e il sacrifizio ingrato... (suonano 
quattro ore del mattino) 
Orror..., Orror... Guido pietà di aie... 
(s'ode un rumore sommesso alla porta. 
Oh! Chi fia! ed a quest'ora? 

SCENA VI. 
Marzio e detta. 

Beat. Marzio!... che rechi? 

Marz. (balbettando in fretta) Ei tutto appiè» conosce 

Qui con mentite spoglie s' ascondea, 

Ogni rumor spiava ed ogni gesto, 

Il caso sol m' avvicinava a lui. 

Gli diedi il foglio, e solo 

Da pochi cenni appresi 

Chfei medita rapirti 

Beat. Deh! taci... tu nf uccidi. 
Marz. No! no, salvar ti deggio, 

Tutto da te dipende, 

Di fè, d' amor prova non dubbia a lui 

Concedere dovrai. 
Beat. Quale?.... mei dici. 

Mai. Fuggir . . . fuggir e tosto. Egli t attende 

Ora propizia è questa. 

Erancesco ora alla caccia 

Lungi di qua sen corre. 
Beat. Oh! che mi chiedi o Marzio? 
Mabz. In me ti fida. 

Beat. In te fidarmi? in te? che un odio atroce 

Il cor t' accende contro il padre mio ? 

Inran lo speri. 



50 



Marzio (sccn fot tato) Mi desti pietà, (breve silenz io) 

Non sai che Cenci tutto a me iapìa? 

LT Annella mia difetta 

Del cor la pace, il più cocente amore, 

Tutto ei mi tolse. . . . 
Beat. Non è ver, tu menti. 

Màkzio. Marzio non mente, tu m' ascolta e fremi. 

Bionda la treccia - pallida in viso, 

Pareva un' angelo - come sei tu. 

Soave un cantico - di paradiso, 

Presso un' immagine - sciogliea ogni dì. 
l a vidi e rapido - foco d' amore 

In cor m'apprese - io l'adorai 

Come s'adorano - nel lor candore 

Rapiti in estasi - gli angioli in Ciel. 
Beat. Così quest'anima - adora e freme 

Ma langue e geme - fra il pianto e il duoK 
Marzio. Un dì alP immagine - fec' io ritorno, 

La fioca lampada - più non ardea, 

Ahi vista orribile! - infausto giorno! 

Giacca la vergine - esangue al suol. 
Fu il conte Cerci - che d* empio amore 

Ardea per lei - ma senza speme. 

D' Anna al rifiuto - nel suo furore 

Il ferro immergerle - osò nel cor. (Beatrice si 
copre il volto colle mani). 
Ah! sì Beatrice - nel tuo bel viso 

Ahi! le sembianze - d'Anna ravviso, 

Vieni, ti salva - Marziio ha giurato 

Insieme a Guido - fuggir dei tu. 
Beat. In vano sedurre - or tenti il mio core, 

Ah! mai, di quest'onta - mi deggio coprir (si 

ritira) 

Marzio. Ebben piti fatale - per te quel rifiuta 

Ahi! misera fia.... (canto interno di caccia) 



51 

Coro interno. Son belle e gioconde 

Le liete colline, 

Son vaghe le sponde 

Del Tevere altier. 
E ben che siam molli 

Di tanto sudor 

Por bello è de' colli 

Varcare il sentier. 
IVIàkzio. Il Conte ohimè ritorna. . . . (appressandosi al 
Tutto per lei finì. verone ) 

Tutto? no! no! che d'un pugnai la lama 
Empio t'attende, l'inferno ti chiama. 
Si un demon t'aspetta 

Che grida vendetta 

Che l'empie tue brame 

Punire saprà. 
Orribile, eterno, 

Lo strazio d'averno 

Quell'alma feroce 

Dannare dovrà. 
Al pianto, alle grida, 

Dell' empio omicida 

S' esulti, si rida 

Chi mai non godrà ! 
Ab! ah! {con scherno) quell'istante 

Che vile tremante 

D' un ferro alla punta 

Piegar ti vedrò, 
Sì presto a te suoni 

Ne fia chi perdoni 

All'opra nefanda 

Che il Ciel irritò, (parte) 



32 



SCENA VII. 



Interno del tempio di San Tommaso, pai ato a festa. 
Un altare di fronte, due grandi porte d'entrata ai 
lati, sedie, in ginocchiato /, ecc. 

Guido, solo vestilo da Cavaliero, e avvolto in bruno 
mantello, staggirà cautamente fra le. colonne 
del tempio. 

Tremendo è questo loco, 

Ove il destin si libra di Beatrice. 

Ma pria che Torà suoni a te fatale, 

A tempo io giunsi, e le nuziali tede, 

Or spegnere saprò; la sacra fede 

Ad invocare io venni, 

E Cenci piegherà di Guido ai cenni (si cela) 

SCENA Vili. 

Odesi il seguente canto delle Suore mentre il popolo 

accorre da ogni lato nel tempio. 
Cono di Suore. O Signor! dall'eccelsa tua sede, 
Deh! tu porgi a sì nobile Imene 
Il supremo favor di quel bene 
Che la pace sol reca nel cor. 

Sia perenne in quell'alme la fede 
Splenda eterno a sì nobil lignaggio, 
Di virtnde quel fulgido raggio 
Che del Cielo li guidi air amor. 
{entra Beatrice in abito nuziale a fianco del principe 
Sforza, li seguono Francesco, Lucrezia, Dame, 
Damigelle, Principi e Cavalieri; indi Marzio 
L in manto bruno. Dopo breve pausa dall' op- 
posto lato entra il Cardinale seguito dai Sa- 



33 

ceRDoti. Sale ì gradini dell altare. Il principe 
Sforza e Beartrice s' inginocchiano a pie" 
di esso. Il corteo si dispone da ambo i latU 
e il Cardinale volgendo gli occhi al^ Cielo in 
atto solenne intuona) 

Card. O tu che prodighi - il tuo favore 
A chi T amore - ripone in te, 
Porgi a sì nobile - coppia amorosa 
La tua pietosa - sacra mercè. 

Deh! fa (he scorrano - lor dì felici, 
Li benedici - ne) tuo favor, (poi volgendosi a 
Hai tu disciolto, o vergine Beat.) 
Da ogni altro giuro il cor? 

Beat, {impallidisce tituba, si volge cautamente attorno 
come cercando qualcuno e non risponde). 

Tutti. Ebben, che fia? . . . ( movimento generale di sor- 

Card, Rispondi . . . presa) 

Guido, (si fa scorgere da Beatrice, la quale nella 
massima agitazione si allontana daW altare 
e risoluta grida) 

Beat. No. . . . 

Tutti. Spergiura! quale orrore! 

Frano, (afferrando sdegnosamente Beatrice e som- 
messamente ) 

Ab! non vedi l'abisso profondo 

Che tu m'apri col folle rifiuto? 

Tu non sai che il mio core fia muto 

A ogni senso d'amor, di pietà? 
Sfokz. (avanzandosi) 

Tale insulto col sangue soltanto 

Vendicato da Sforza sarà, 

No da un Cenci tal onta non soffro. (minac* 
doso, e Guido intanto getta il mantello si 
scuopre e gli si presenta d innanzi ) 



34 

Guido. Solo a Guerra rivolgi il furore 

v Che sfidare non teme il tuo sdegno 
« Di Beatrice sol dritto ha nel core, 
m Chi nell'alba degli anni lamò. 
« Sì giurammo dinanzi a quel Dio 
" Il cui nome qui voi profanate 
w Air amore alla fede insultate 
" Ch" ora Cenci vilmente oltraggiò. 
Sforz. Ti difendi (snudando il ferro si scaglia furi- 
bondo su Guerra che pur esso V affronta) 
Beat. Ah! cessate. .. . (slanciandosi in mezzo) 

Fsanc. Esci! fuggi.... ( a Beatrice ) 

Card, (strappando Beatrice dai due rivali e frappo- 
nendosi in sua vece) 

Profani cessate, 
D* un Dio rispettate 
11 tempio, r aitar, 
O T ira del Cielo 
Terribile, pronta 
Su voi piomberà. 
Or riponete il brando, {tutti chinano il capo). 
Guido e Sforza (ripongono le spade, il Cardinale e 
Sacerdoti si ritirano. Silenzio domina sulla 
scena). 
Frano, (fìngendo calma) 

V insulto a uno Sforza - fu grave, fu indegno; 
Ma ingiusto è io sdegno - che a Cenci scagliate. 

(a Sforza) 

Spergiura è Beatrice - Spergiura il sappiate, 
Degli avi la tomba - l' indegna oltraggiò. 
Guido. Tu menti. . . . 

Frano. Fn queste soglie.... ardisci? 

Guido. (Volgendosi a tutti gli astanti) Ei mente, 
Ei sprezza e dritto e amor.... 

Sugli avelli ei trascinava 

Quella vittima infel ce.,. 



Ei minaccia.... maledice 

Chi non piega al suo voler. 

Vano, infame è il giuramento, 

Ella è mia, nè v' ha tormento 

Che strappar potrìa costei 

Dall'amor che a me giurò. 

Fkanc. Sforz. e alcuni Cav. {fra loro) 

Quale ardir! ei non paventa 

T . suo e 

Le minacele il iurore 
mio 

Oltraggiare qui s' attenta 
Questo rito e questo aitar? 
Beat, e Guido. Sjn miei sensi ahimè smarriti 
Vacillar, tremar mi sento, 

Le minaccie . 

N, io non pavento 

o la morte v 

Ma per j".* degg' io tremar, . . . 

Lucrezia, Marzio, Dame e alcuni Cavalieri {fra toro) 
Quando mai per Beatrice 
Cesseran quell" empie pene 
Quando in cor dell' infelice 
Pace alfin vedrò posar? 
Frano, {volgendosi ai Cavalieri e al Popolo) 
No! soffrire più a lungo V oltraggio 
Non può un Cenci; s'arresti l'indegno. 
Parte de* Cav. Qui nel tempio! . . cotal cenno! 
Guido, (in atto minaccioso) 

Niun s* accosti o il brando mio 
Colpirà chi un moto osasse. 
Parte de* Cav. Viva Gierra e morte ai Cenci {ponen- 
dosi allato di Guido). 
(Sforza, Frano, e parte de' Cav. (si pongono dal lato 
opposto). 

Frano. Guerra ! . . . guerra !.. oh ! si Y avrete. 



36 

Tutti. Stirpe iniqua è lungo Podio 

Che nel petto in noi s' accende 

-, ai Cenci , 

Guerra e mone ^. Q uerra ° r pende 

Sangue a rivi scorrerà. 

Beat,, Luch., Marz. 

Ah! frenar più a lungo Podio 
Non potea quelP alma audace 
Non più tregua, non più pace 
Da quest'ira sorgerà. 
Tutti. Lo sdegno in sen reprimere 

Non puote ornai anima 

Non può il cor sorreggere 
r suo & ° 

4 n , . al disonor 
All'onta , 

al suo hvor. 



FiNfi ©«ll' Atto Secondo, 



4*f é wmm 



SCENA I. 

.Anticamera che conduce al gabinetto di Beatrice 

come nel i.° Atto. La scena è buja. Alcuni lampi 

e tuoni. Francesco entra cautamente in abito di« 
messo, egli tiene un lume in mano. 

Francesco solo. 

F'kan'c. Ella riposa... Dal fatai proposto 
Distarla è vana ogni opra.... 
Non so qual senso a me conturba il core!... 
E rimorso o timore? 
Jvi appressarmi io tremo... 
Tremare un Cenci qual fanciullo imbelle? 
Tremare Cenci a titubar non uso? 
Ab! no, non fia, non fia ... 

Ceder dovrà, fosse la prova estrema (accennando 
il pugnale. S" appressa al gabinetto di 
Beatrice, innalza la cortina che la sco« 
pi e distesa sul letto ) 



38 

Ohi qua! soave aspetto! e tanta audacia 
Nutre costei nei seno? (s'ode un interno rumore) 
Che mai fia?... qnal rumore!— (spaventato) 
Chi ardisce in queste soglie, ed a quest'ora?...* 
Un fremito m'assale? (pausa) 
Assassino?... qual voce (origliando) orribil voce? 
( atterrito gli cade il lume di mano. La scena ri* 
mane al bujo, solo il lampo la rischiara di tratto 
in tratto e lascia vedere Francesco, che atterrito 
da visioni spaventevoli, barcollando si trascina 
a stento sino aW uscio e chiama con voce soffo- 
cata ) 
Marzio ! 

SCENA II. 

Marzio e detto. 

Marz. (accorrendo) Signor! che avvenne...? (rialzan- 
dolo lo pone a sedere ) 
Frano. ( abbattuto si rimette a poco a poco ) 

Ah! nulla nulla.... di quest' anni il carco 

Or più che mai m' è grave. 
(poscia con calma ) Udisti un grido?., da quel lato sorse 

Pari all' urlo d'un morente. 
Marz. Nulla intesi. Il cor non mente, 

Il rimorso, il tradimento (fra se) 

Di queir alma è il rio tormento. 
Franc. (dopo breve pausa) Ah! sì d* uopo è rivederla, (fra 

Nella stanza di Beatrice ( a Marzio ) sè) 

Rieder vo', parlarle io deggio... 

Mi sorreggi, poi mi lascia. 
Marz. Egra, affranta V infelice 

Non si regge.... 
Frano. A me C accosta* 



39 

M arz. Ah! signor . . . 

Frano, M'obbedisci, (con impeto represso) 

Marz. (lo sorregge, e s'avviano al gabinetto e mentre 
Fk>ngesgo apre la cortina, s* ode la voce di 
Beatrice che sognando esclama) 
Beat. Guido mio!... 

Frano, (fra sè con furore represso) 

E ognor sul labbro avrai, nome sì rio? 
( Poi raccogliendo tutte le sue forze, imbrandisce 
il pugnale , e prendendo per mano Marzio, 
sottovoce ) 

II colpo tremendo 
Ti resti affidato, 
Sia rapido, orrendo 
D' un Cenci il punir. 
Silenzio, mistero, 

Qual suoli in ogn" opra , 
Ben cauto t' adopra 
Il vile a colpir. 
Dell' empia tua stirpe (fra sè) 
Ah! fosse a me dato 
Il capo esecrato 

D" un colpo troncar, (entra furibondo 
nella stanza di Beatrice ) 
Mahz. Invano lo speri (fa sè) 

O veglio inumano, 
Tu trami, ma è vano 
L' imbelle furor, (parte ) 

SCENA III. 

Guido entrando dal verone. 

Guido. É questa V ora! Oh! Marzio non m'inganna, 
Morir dovessi, dalla man strapparti, 



40 

Or da quei crudo io vo' ( entra nella stanza 
di Beatrice, odesi un breve rumore e un 
grido ). 

(Guido esce affannoso ed anelante ) 

Gran Dio!... l'uccisi! {fugge rapidamente dal ve- 
rone ) 

SCENA IV. 

Damigelle e Lucrezia accorrono in fretta dalla porta 
a sinistra, indi Marzio e f amigliari dalla destra. 

Lucr. e Dam. Oh che fia mai? qual gemito 

Uscìa da quelle soglie? 

Marz. e Famig. Ciel! che avvenne? 
Dam. (escono tremanti e inorridite) Atroce evento! 
Nella stanza ove posa Beatrice, 
Steso al suolo di ferro trafitco, 
Spento è il conte, morìa V infelice 
Fra gli spasmi d' atroce dolor, 
Marz. E Beatrice? 

Dam. Beatrice giacea, 

Presso il Conte distesa, svenuta, 
Così immota, sì pallida e muta, 
Che la misera esangue sembrò. 
Poi lo sguardo a noi volse repente, 
Sollevando lo squallido volto, 
A noi fiso lo tenne rivolto, 
Nè un accento o un sospiro mandò. 

SCENA V. 

Sforza da Capitano della Curia> Cavalieri e Guardie, 

Cav. E fia ver? novella orrenda 

Sparsa è in Roma. In queste mura 
Un delitto, una sventura 
Nuovo lutto ridestò? 



Sfor. D s inesorabil legge 

Or compiasi il rigore, 

In carcere Beatrice 

Tratta sia tosto. 
Marz. Dam. Ahi! misera! il misfatto 

Pesar su lei non puote. . . . 

Silenzio, . . . ella qui giunge .... 

Di spettro ha le sembianze. ( tutti si volgono 
perso la stanza di Beatrice) 

SCENA VI. 

Beatrice scarmigliata e pallida, bianco vestita, ha 
tinta la mano di sangue, vaneggia. Lucrezia la 
segue nella massima desolazione. 

Beat. Ah! dove mi traggi!.... 

Quell'ira s'arresti,.... 
Quel ferro ritraggi.... 
T'arresta;... che festi?.... 
Qual sangue!., ferito L.. 
A morte... colpito ! 
Ahi! tutto fra noi.... 

Si tut . . to . . fi . . ni. ( cade su d* una 
sedia, prorompendo in dirotto pianto) 
Marz. Dam. (fra loro) In quell'aspetto angelico 

Che ¥ ha di rea sembianza? 

Chi in quella fronte candida 

Osa trovarvi scritto 

Orma d'alcun delitto? 

Punirla, chi oserà? 
StfOR. Cav. ( fra loro ) Giunto è V istante a compiere 

La tua vendetta o Sforza. 

Fia la sua pena rigida 

Qual fu il delitto audace, 



42 

Empia! del cor la pace, 
Sperar più non potrà. 
( A un cenno di Sforza le Guardie s' avanzano e 
pongono i ceppi ai polsi di Beatrice. Ella si 
scuote ). 

Beat. Dove son io?... qual sogno d'orrori.. Padre ! . . . 

(ritornando in se) 
Oh! padre mio (come rissovvenendosi) Guido.... 
(alzando gli occhi al Cielo, poi volgendosi d* attorno) 

Ah! tutto comprendo. 
Gran Dio qual mai del mio destin tremendo, 
Vittima son.... vi sieguo (Beat, s* avvia fra le 
Guardie. Lucrezia e Dam. la sieguono). 
Sfor. Or pago son io. (parte ) 

Dam. Ah! come sì giovane, 

Sì pura, sì bella, 
Giammai la tua stella 
Sorrise per te. 

SCENA VII. 

Gran piazza in Roma, da un lato la Chiesa di San 
Celso, dalV altro il Palazzo dell" Inquisizione, con 

finestre chiuse da grosse inferriate che danno luce 
alle prigioni della tortura. Un gran numero di 
Poroix> sta appresso ad una di esse; le Guardie 

fan largo. Marzio avvolto in manto bruno s'avanza 
mesto e pensoso. 

M arz. Qui rea Beatrice? e rea di parricidio 

Alla tortura è tratta? ahi! tradimento! 

Or Guido innanzi a questi vii togati 

Reo, e sol si confessava 

E n* adducea le prove. 

Sordi essi furo, e le proteste a scherno 

Solo accoglieau, gli indegni! 

No, non è rea Beatrice. 



43 



Cav. {avvolti in bruni mantelli si avanzano cau- 
tamente). 
Marzio ! 

IVIarz. O prodi Cavalieri. 

Cav. Dal tuo sguardo, da' tuoi moti (con mistero) 
Odio spira, ed odio atroce, 
I tuoi sensi a noi son noti, 
Tu confidi in questo acciar. 
Sugli Sforza e suoi seguaci 

Piombi sol 

Marz. (interrompendoli) La mia vendetta 

Tutti. Sì vendetta orrenda, intera 

Su quei vili piomberà. 
( una luce rossastra esce da uri* inferriata, il Popolo 
s'affolla su quella, un gemito di Beatrice sog- 
getta alla tortura, scuote i congiurati). 
Ciel ! quai lamenti.... obi zitto, attenti.... 
È la sua voce.... qual grido atroce! 
Beat, (dall' interno) Cessate... è troppo o perfidi..- 

È troppo il mio mariir.... 
Tutti. Oh! qual orrendo brivido 

Scorre di vena in vena!... 
Air infelice vittima, 
Cessi T infame pena. 
Beat, (c.s.) Si... rea son io., cessate... (la luce scom- 
pare e il Popolo a poco a poco si dirada) 
Coro. Marz. Ella confessa! e come, 

Chi mai lo crederla? (sotto voce) 
Della tortura è V opra, 
D* un tradimento infame 
Ahi! vittima è Beatrice!... (in tono mi- 
Dunque ali' opra, e la vendetta stcrioso). 
Su quei tristi piomberà, 
Del trionfo il di s* affretta 
Che Beatrice salverà. 



44 

Come lampo che scorre, che sfugge, 
Spariranno le trame degli empi 
Fur già troppi gli oltraggi, gli scempi 
Che sui nostri qui a lungo pesar. 

Arda Roma, sia tutto disperso, 

Ma Beatrice, fia salva, il giuriamo 
Or sottrarla qui tutti dobbiamo, 
Dal suo duolo, dal lungo penar. 

SCENA Vili. 

Orribile carcere deW Inquisizione, due porticine ai 
lati. Una fioca luce rischiararla prigione. Veggonsi 
istrumenti di tortura. Un in ginocchiato] o e una 
panca. Giunge Beatrice sorretta da due Suore che 
La pongono a sedere. E pallida, affranta dal do- 
lore e dallo spasimo della tortura. Le Suore escono. 

Beat, {dopo lunga pausa). 

Cessò il martirio, cessò alfiu lo strazio 

Che di mie membra affrante 

Empj ne feste.... Oh! così pur cessasse 

Questo insoffribil peso, 

Che vita ohimè! si noma. 

Col mio morir, salvo fia Guido, salvo 

Fia F angiol mio, che invano odiare io cerco. 

Gran Dio! pietà di lui, di me pietà. 



SCENA IX. 

Due religiosi entrano dalla porticina a destra, uno 
si ritira, V altro s* avanza verso Beat. (2? Guido.) 

Beat. Di morte il rio messaggio ? 

Ah! venga, ed air eterno amplesso sua 
Io corro lietamente, 
Come di madre al seno. 



45 



Guido. No, Beatrice, innocente tu sei. 
Beat. Oh! qual voce! (scossa, poi rimettendosi ) 
Colpevol son io 
Sol degli uomini innanzi, ma a Dio 
Pura sono qual r aura che spiro. 
Guido, (con espansione) Sì morire ben altri dovrìa 

In tua vece Beatrice.... tu il sai. 
Beat. Di chi mai, di chi mai tu favelli? 
Guido. Tu non sai che il tuo Guido . . . 
Beat. Oh ! qual nome ! di Guido dicesti? (guardandolo 
Ma tu tremi ! commosso tu sei ! fiso) 
Tu mi rechi nn atroce novella? 
Ah! celarla non dèi. (con ansia). 



Guido. Salvo è Guido per te, tu lo mira, (scoprendosi) 
Beat, (va per abbracciarlo, poi lo respinge con orrore) 

Ah ! per noi tutto..., tutto finì. 
Guido. Oh ! che ascolto ! pietade Beatrice .... 
Beat. Di mio padre quel sangue versato... (con racca- 
Guido. No di lui favellar tu non dei... priccio) 
Beat. Guido ! orribil, fu grave il delitto, 
Or più udirti non posso .... 



Ah ! tu fremer mi fai ! tu m' uccidi. 
Deh ! T amor non rammenti, infelice. 
Che furente quest' anima invase ? 
Tu non m' ami ? non dirlo Beatrice, 
O morrò, sì a tuoi piedi morrò. 
Di' che m' ami ripeti V accento 
Che ai primi anni quest' alma beò. 



Guido. 
Beat. 



No . . . 



Favella 



Guido. 



Che dici? 




Un sanguinoso spetro, 



46 

Che le sue piaghe additami, 

Innanzi a lui reT arretro; . . . 

D' amor tua voce, ei gridami, 

Guido non può più udir. 
Guido. Ah ! non soffi ia che vittima 

Più a lungo fosse un core, 

Che dall' età più tenera 

A me donava amore, 

Dovea strapparti ah ! misera 

Dal bai baro martir. 
Beat. Che vale o Guido ! . . . ogni difesa è vana 
Ah ! tu non sai che irrevocabil, fiera, 
Mortai sentenza a me segnata è già. 
Ora, con Dio mi lascia. 
Guido. No ! non morrai, da) capo tuo la scure 

Sospendere saprò. . . . JVT odi. ... lo Sforza 
Or contro te congiura, rea ti vuole, 
Del tuo supplizio l'ora, come jena 
Avidamente attende. 
Jn quel fatale istante 

A danze e a giuochi egli co* suoi s'appresta. 
Ma qui di mille brandi 
Una corona eletta assicurai, 
Essi son pronti all'opra, arditi e prodi 
àeconderan miei voti.- 
Beat. Ah ! no, morir vogi' io. 

Guido. Morir ! tu dici ! {colpito) 

Relig. (avanzandosi) 

Basta, ai terreni affetti, assai concesso 

Tempo vi fu. Col Ciel riconciliarsi 

Or cf uopo è Beatrice. 
Beat. Ah ! sì, pronta son io. j 
Guido. Un solo accento, un solo, 

Un* ultima parola. 

M'ami tu ancor? ... rispondi. 



47 



Beat. Ab ! sì 

Guido. Sì, tu dicesti ? (con vivo trasporto) 

Gli sforzi seconda - d* un noni che delira 
Che sol per te vive - per te sol respira, 
Oh! guai se ricusi - la vita che t'offro, 
A morte io corro - la vita non soffro. 

Beat. Per ultimo pegno - d' amor senza speme, 
Per solo conforto - di donna che geme, 
Farò di chi m' ama - contento il desìo, 
Ma Guido mi credi - È l'ultimo addio. 

Guido. Non dirlo o Beatrice - Sospendi l'addio. 

Beat. Ah! Guido 1 noi debbo - è 1" ultimo addio (Guido 

parte desolato) 

SCENA X. 

Beatrice e Relìgioso. 

Rel. L* anima al Ciel tu dèi, 

Volgere o Beatric e. 
Beat. Si, reco son io {s'inoltra stentatamente all' in- 
ginocchiatoio). 
(Nella vicina cappella di S. Celso ode si il canto delle 
Suore, più lungi un suono giulivo : sono le feste 
che si compiono nel palazzo Sforza). 

Coro di Suore. 

Nel cor de* mortali 

Chi penetra mai ! 

Del vero ne' fulgidi 

Eterni suoi lai, 

Neil' ore supreme 

La mente volgiam. 
La pace degli angioli 

S" invochi dal Cielo, 



48 

Dal Giel che alla misera 
D' un mistico velo 
L" evento copila 
Che sì deploriam. 
(£e suore entrano, ed avvicinandosi a Beatrice la 
coprono di un zendado grigio (1). Rintocchi di 
campana a stormo e uno scrosciare d % armi ac- 
compagnato da grida, sgomentano Beatrice). 
Giuda interne. All'anni. . . . all'armi 

Beatrice fia salva. . . . 
Beat. Oh ! ciel ! . . . . 
Tutti. Quai voci. . . . 

Beat. Guido!... in periglio ei fin? . . . (poi supplichevole) 
Ah ! veglia o Dio sui giorni suoi. ... lo salva. 
( le voci a poco a poco si dileguano, rallentansi i 
tocchi della campana-, tutto rientra nel più pro- 
fondo silenzio; ad un tratto 5' apre la gran 
porta e le guardie si presentano sulla soglia) 
Ah ! . . . comprendo... vi sieguo. 
(parte fra le Guardie, accompagnata dal Religioso 
e Suore. Le porte si chiudono). 



(i) Le Religiose della Congregazione dei Selle Dolori andarono 
a levar Beatrice e la trovarono assorta in preghiera, ma intrepida e 
risoluta. La vestirono di uua veste di zendado grigio colla quale la 
coprirono infìno al collo, le coprirono il capo con un velo di musso- 
lina parimente grigia ricamata in argento. Le scarpe bianche. 

Muratosi, Annali. 



SCENA ULTIMA. 



49 



Gran piazza come nella Scena VII. Veggenti da un 
lato sporgere i gradini del palco coperti a nero 
col giustiziere ai piedi. Sforza da Capitano, Cava- 
lieri e Guardie diffilati di fronte ad esso. In fondo 
Popolo e Guido arrestato fra le Guardie. Uno squillo 
di tromba annunzia V arrivo di Beatrice; essa giun- 
ge fra le Guardie sorretta dalle Suore e accompa- 
gnata da Damigelle vestite a bruno e dal Religio- 
so. Giunta sul luogo, le Damigelle le fanno corona. 

Beat. Una grazia a voi chieggo. . . 
In questo estremo istante. 

La madre mia, . . . eh' io vegga ( A Sforza 
il quale fa cenno alle Guardie che partono), 
(volgendosi poscia alle Damigelle piangenti) 
Addio mie fide. . . Deh ! non piangete... 
Lieta son io, che pura in ciel quest' alma 
Innocente sen vola. 

Se un dì mie care 

Sulla fossa mia .... 

Voi passerete.... non la sprezzate, 

E sulP avello dite: 

Qui giace Beatrice, 

Rea non fu, ma infelice. 

Non è ver?... dite... noi direte voi? (accarez- 
zando le Damigelle con tenerezza) 
Virginia,..,. Adina mia,... così direte? 

(baciando or F una or V altra, poi sovve- 
nendosi e con impazienza) 
E mia madre?.... 
Pam. Tua madre? Ella qui giunge 

Luck. (s'inoltra lentamente in abito nero fra gli ala- 
bardieri). 



50 

Beat, (scorgendola) 

Ah! qui nel sen la madre min,, nel seno (ab- 
bracciandola e baciandola con espansione) 
Il mio primo sospir tu n'accogliesti, 
Questo palpito estremo or tu raccogli.... 
Ah ! ti rinfranca che il mio ciglio è asciutto 

Lieta son io non pianger, rea non sono... 

( simulando calma ) 
Oc paga ho ]' alma. . . • (poi colpita da una 
penosa rimembranza) 

.... Guido ohimè l non veggo 
Ah ! . . . senza te morire 

Sì troppo! troppo il mio dolor sarìa (con feb- 
brile impazienza si volge da tutù i lati come 
per rinvenirlo. Guido intanto lentamente le 
s* avvicina) 

Beat, (scuotendosi vivamente al suo apparire) Ah! 

(con gioja. Poi coir accento del più profondo 
dolore) 

Vegliò un destino - sul nostro amore, 
Fatai, supremo, - che in suo rigore, 
Fino air estremo, - temuto istante, 
Misero amante! - su noi pesò. 
Ma se col sangue - è scritta in cielo (piano a 
La colpa orrenda - o Guido ! un velo Guido) 
Su quella stenda - la viva prece, 
Che per te fece - chi tanto amò. 
Guido. Invan colf opra - colia parola 

Dal fato estremo - che a me t'invola, 
Sottrarti ahi misera - invan tentai, 
Me pur vedrai - morir con te. 
Almen F istante - per te supremo 
A me pur fosse - T istante estremo, 
Il duol che atroce - così m' accora, 
Men fiero allora - saria per me. 



51 

Damigelle e Coro. 

n , fra eli angioli tu voli , , 
Or che b M , G . , al Cielo 

quell anima sen vola 

Lasciando in terra fra°il velo 
suo D 

Perdono e pace si rhiegga a Dio 

Se il fato rio , t! condannò, 
la 

L'estrema prece - eh' è a lui rivolta 
Pietoso ascolta - chi dalla croce 
Alzò la voce - e perdonò. 
Beat. Io ti perdono. (Dà uno sguardo a sua madre, 
poscia a Guido, e dopo uno sforzo convul- 
sivo, con voce spenta ) 

Addio. ( S* avvia al patibolo ). 
Lucrezia viene trasportata semiviva fuori della, Scena 

sorretta dalle Suore. Le Damigelle piangono. 
Guido. Ah! Beatrice . . . Gran Dio . . . (viene trascinato 
dalle Guardie ). 

(Cala la tela) 



Fine del Melodramma. 

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