Friday, April 15, 2016

ROBERTO DEVEREUX: libretto

Speranza

Roberto Devereux: melodramma in tre atti

Libretto di Salvatore Cammarano

The story of the count of Essex, who was beheaded by Elisabeth I in 1601 was not new by the time Donizetti composed his melodramma.

The theatre used the plot already in 1637 and 1678 in plays by Gauthier de Costes de la Calprenede and Thomas Corneille respectively.

These plays were probably used by Giovanni Schmidt (for Rossini's Elisabetta, regina d'Inghilterra; Napoli, 1815), Gaetano Gioia (for the heroic ballet Il conte d'Essex; Milano, 1818) and Francois Ancelot (for the tragedy Elisabeth d'Angleterre). The latter was used by Felice Romani who turnded it into a libretto for Mercadante's Il Conte d'Essex (Milano, 1833).

According to Barblan, Cammarano, who probably took the story by Lescene Desmaisons Histoire secrete des amours d'Elisabeth, reine d'Angleterre, et du comte d'Essex, puts the enfasis on the interiour struggle of the characters: the drama of the jealousy and the lyricism of the offended innocence.

(From: "Tutti i libretti di Donizetti," edited by E. Saracino, Milano, Garzanti)

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Personaggi:

Elisabetta
Duca di Nottingham
Sara, duchessa di Nottinngham
Roberto Devereux, secondo conte d'Essex
Cecil
Gualtiero
un paggio

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ATTO PRIMO


Sala terrena nel palagio di Westminster, con grande apertura nel fonde, dalla quale si vede una serra di piante.

Scena prima

Le dame della corte reale sono intente a diversi lavori donneschi.

Sara, duchessa di Nottingham, siede in un canto sola, taciturna, cogli occhi immobili su di un libro, ed aspersi di lagrime.

Dame [fra loro, ed osservando la duchessa]

geme, pallor funesto
le sta dipinto in volto
un duolo, un duolo terribile
ha certo in cor sepolto.
Sara, duchessa, oh, scuotiti.
[accostandosi ad essa]

ragione ascolta omai.
onde la tua mestizia.

Sara: mestizia in me.

DAME: Non hai sul ciglio ancor la lagrima?
Sara: Ah mi tradisce il cor, lessi dolente istoria, Piangea, di Rosamonda.

Dame: Chiudi la trista pagina che il tuo dolor seconda.
Sara: il mio dolor.
Dame: Si, versalo dell'amistade in seno.
Sara: Ladi, e credete.
Dame: Ah! fidati...
Sara: Io? ... No... Son lieta appieno [sciogliendo un forzato sorriso]
Dame: È quel sorriso infausto più del suo pianto ancor.)
Sara: All'afflitto è dolce il pianto/È la gioia che gli resta/Una stella a me funesta/anche il pianto mi vietò/Della tua più cruda, oh quanto/Rosamonda, è la mia sorte/Tu peristi d'una morte/Io vivendo ognor morrò.

*******************************************

Scena seconda: Elisabetta preceduta da' suoi paggi, e dette.

Un paggio: La regina

Al comparir della regina le dame s'inchinano: ella risponde al saluto, quindi s'accosta alla Nottingham in atto benigno.

Elisabetta: Duchessa

Porgendo la destra a Sara: ella rispettosamente la bacia. Le dame restano in fondo alla scena.

Ale fervide preci/del tuo consorte alfin m'arrendo, alfine/il conte rivedrò/ma Dio conceda
che per l'ultima volta io nol riveda/ch'io non gli scerna in core/macchia di tradimento.
Sara: Egli era sempre/fido alla sua regina.
Elisabetta: Fido alla sua regina! E basta, o Sara?/Uopo è che fido il trovi/Elisabetta
Sara: Io gelo.
Elisabetta: A te svelai/tutto il mio cor... lo sai,/or volge intero l'anno/ch'ei sospiroso e mesto
fuggia gli amici, e il mio reale aspetto/un orrendo sospetto/alcuno in me destò. D'Irlanda in riva
lo trasse un cenno mio, che lunge il volli/da Londra... egli vi torna, ed accusato/di fellonia; ma d'altra colpa io temo/delinquente saperlo... Una rivale [con trasporto di collera] s'io discoprissi, oh quale/oh quanta non sarebbe/la mia vendetta!
Sara: Ove m'ascondo.
Elisabetta: Il core togliermi di Roberto/Pari colpa saria togliermi il serto. [un momento di silenzio: ella si calma alquanto]. L'amor suo mi fe' beata/mi sembrò del cielo un dono/E a quest'alma innamorata/ei rendea più caro il trono/Ah! se fui, se fui tradita/se quel cor più mio non è/le delizie della vita/lutto e pianto son per me!

************************

Scena terza: Cecil, Gualtiero, altri Lord del parlamento e detti.

Cecil: Nunzio son del parlamento [dopo essersi ossequiosamente inchinato alla regina]
Sara: Tremo.
Elisabetta: Esponi.
Sara: Ha sculto in fronte l'odio suo.
Cecil: Di tradimento/si macchiò d'Essex il conte/eccessiva in te clemenza/il giudizio ne sospende:
profferir di lui senteza/e stornar sue brame, orrende/ben lo sai, de' Pari è dritto/Questo dritto si richiede.
Elisabetta: D'altre prove il suo delitto/Lôrdi, ha duopo.

Scena quarta: Un paggio e detti.

Un paggio: Al regio piede/di venirne Essex implora.
Cecil: Gualtiero/Egli!...
Elisabetta: Venga. Udirlo io vo' [lanciando a Cecil ed a Gualtiero uno sguardo rigoroso]
Cecil e Gualtiero: Ah, la rabbia mi divora.
Sara: Come il cor mi palpitò.
Elisabetta: Ah ritorna qual ti spero/qual ne' giorni più felici/e cadranno i tuoi nemici/nella polve innanzi a te/Il mio regno, il mondo intero/reo di morte, invan ti grida/Se al mio piede amor ti guida
innocente sei per me!)
Sara: A lui fausto il ciel sorrida/e funesto sia per me!)
Cecil, Gualtiero e Coro: De' suoi giorni un astro è guida, che al tramonto ancor non è!)

Scena quinta: Roberto e detti.

Roberto Devereux: Donna reale, a' piedi tuoi...
Elisabetta: Roberto/Conte, sorgi, lo impongo.

Gli sguardi di Roberto errano in traccia di Sara; ella, piena di smarrimento, cerca di evitarli.

[a Cecil]Il voler mio noto in breve farò. Signori, addio.

Tutti si ritirano, tranne Roberto.

In sembianza di reo tornasti dunque/al mio cospetto! E me tradir osavi?/E insidiar degli avi/a questo crine il serto!
Roberto: Il petto mio/Pieno di cicatrici,/che il brando vi lasciò de' tuoi nemici,/per me risponda
Elisabetta: Ma l'accusa?...
Roberto: E quale/Domata in campo la ribelle schiera,/col vinto usai clemenza; ecco la colpa/onde al suo duce innalza un palco infame/d'Elisabetta il cenno!
Elisabetta
Il cenno mio
differì sconoscente,
la tua sentenza; il cenno mio ti lascia
in libertade ancor. Ma che favelli
di palco! A te giammai questa mia destra
schiuder non può la tomba.
Quando chiamò la tromba
i miei guerrieri ad espugnar le torri
della superba Cadice, temesti
che la rovina macchinar potesse
di te lontano, atroce, invida rabbia:
ti porsi questo anello
[accennando un anello che Roberto ha in dito]
\tab \tab \tab e ti parlai
la parola dei re, che ad ogni evento
offrirlo agli occhi miei, di tua salvezza
pegno sarebbe... Ah! col pensiero io torno
a stagion più ridente!
Allora i giorni miei
scorrean soavi al par d'una speranza...
Oh, giorni avventurati! oh, rimembranza!
Un tenero core mi rese felice:
provai quel contento che labbro non dice...
un sogno d'amore la vita mi parve...
ma il sogno disparve disparve quel cor!
Roberto
(Indarno la sorte un trono m'addita;
per me di speranze non ride la vita,
per me l'universo è muto, deserto,
le gemme del serto non hanno splendor.)
Elisabetta
Non favelli? È dunque vero!
Sei cangiato?
[in tuono di rimprovero, in cui traspira tutta la sua tenerezza]
Roberto
No... che dici!...
Parla un detto, ed il guerriero
sorge, e fuga i tuoi nemici.
D'obbedienza, di valore
prove avrai.
Elisabetta
(Ma non d'amore!)
Vuoi pugnar! ma di': non pensi
[con simulata calma, e fissando in Roberto uno sguardo scrutatore]
che bagnar faresti un ciglio
qui di pianto?
Roberto
Ahimè, quai sensi!)
Elisabetta
Che l'idea del tuo periglio
palpitar farebbe un core?
Roberto
Palpitar?...
Elisabetta{ Di tal, che amore
teco strinse.
Roberto
Ah, dunque sai?...
(Ciel, che dico!...)
Elisabetta
Ebben? Finisci:
[reprimendosi appena]
l'alma tua mi svela omai.
Che paventi?... Ardisci, ardisci,
noma pur la tua diletta...
All'altare io vi trarrò
Roberto
Mal ti apponi...
Elisabetta
(Oh mia vendetta!...)
E non ami? Bada!
[attengiandosi di terribile maestà]
Roberto
Io?... No.
Elisabetta
(Un lampo, un lampo orribile
agli occhi miei splendea!...
No, dal mio sdegno vindice
fuggir non può la rea.
Morrà l'infido, il perfido,
morrà di morte acerba,
e la rival superba
punita in lui sarà)
Roberto
Nascondi e frena i palpiti
o misero mio core.
Ti pasci sol di lacrime
o sventurato amore!
Ch'io cada solo vittima
del suo fatal sospetto...
Con me l'arcano affetto
e morte, e tomba avrà.)

}Elisabetta rientra nei suoi appartamenti.

}Scena sesta
Nottingham e detto.

Roberto è rimasto in profondo silenzio; immobile, collo sguardo fisso al suolo.

Nottingham
[abbranciandolo]
Roberto...
Roberto
Che!... fra le tue braccia!...
[balza indietro, come respinto da ignoto potere]
Nottingham
Estremo
pallor ti siede in fronte! Ah! Forse? ...Io tremo
d'interrogarti!
Roberto
Ancor la mia sentenza
non proferì colei; ma nel tremendo
sguardo le vidi folgorar la brama
del sangue mio...
Nottingham{ Non proseguir... D'ambascia
l'anima ho piena, e di spavento!
Roberto
Ah! lascia
che il mio destin si compia; e nelle braccia
di cara sposa un infelice obblia.
Nottingham
Che parli?...Ahi, fera sorte!
Nè amico, nè consorte
lieto mi volle!
Roberto
Oh! Narra...
Nottingham
Un arcano martir di Sara i giorni
attrista, e la conduce
lentamente alla tomba
Roberto
(Oh ciel!... pentita
saria quella spergiura?...)

\b Nottingham\tab }
E qual ferita
che tocca s'inasprisce, il suo tormento
col ragionarne a lei divien più crudeo!
Roberto
(È rea, ma sventurata!...)
Nottingham
Ieri, taceva il giorno,
quando pria dell'usato al mio soggiorno
mi trassi, e nelle stanze
ove solinga ella restar si piace,
mossi repente... Un suono
di taciti singulti appo la soglia
m'arrestò non veduto. Essa fregiava
d'aurate fila una cerulea fascia,
ma spesso l'opra interrompea col pianto,
e invocava la morte.
Roberto
(Ancor m'affida
un raggio di speranza!...)

\b Nottingham }
Io mi ritrassi...
avea l'alma in tumulto... avea la mente
così turbata, che sembrami demente.
Forse in quel cor sensibile
si fe' natura il pianto:
di sua fatal mestizia
anch'io mi struggo in lagrime...
Ed il perchè non so.

Talor mi parla un dubbio,
una gelosa voce...
ma la ragion sollecita
sperde il sospetto atroce,
nel puro cor degli angioli
la colpa entrar non può.


}Scena settima
Cecil, gli altri Lord del parlamento e detti.

Cecil
Duca, vieni: a conferenza
la regina i Pari invita.
Nottingham
Che si vuole?

Cecil
[a voce bassa] Una senteza
troppo a lungo differita.
[Volgendo a Roberto un'occhiata feroce]
Nottingham
Vengo. Amico...
[porge la destra a Roberto come in atto d'accommiatarsi: è commosso vivamente, e però lo bacia, ed abbraccia con tutta l'effusione dell'amicizia]
Roberto
Sul tuo ciglio
una lagrima spuntò!...
M'abbandona al mio periglio...
Tu lo dei!
Nottingham
\tab \tab Salvar ti vo'.

Qui ribelle ognun ti chiama,
ti sovrasta un fato orrendo;
l'onor tuo sol io difendo...
Terra, e ciel m'ascolterà.

Ch'io gli serbi e vita e fama
deh! concedi, sommo Iddio;
parla tu sul labbro mio,
santa voce d'amistà!

Cecil e Coro
(Quel superbo il giusto fio
de' suoi falli pagherà.)
Roberto
(Lacerato al par del mio
sulla terra un cor non v'ha!)

}Parte. Nottingham e Coro escono per altra via.



}\pard\plain \s16\widctlpar\adjustright \cgrid { Appartamenti della duchessa, nel palazzo Nottingham. In prospetto verone, che risponde sul giardino: da un canto tavola, su cui un doppiere acceso ed una ricca cesta.

Scena ottava
Sara
Sara
Tutto è silenzio!... Nel cor soltanto
parla una voce, un grido
qual di severo accusator! Ma rea
non son: della pietade
io m'arrendo al consiglio
non dell'amor... L'orribile periglio
che Roberto minaccia
il mio scordar mi fe'... Chi giunge! È desso.


}Scena nona
Roberto, chiuso in lungo mantello, e detta.

Roberto
Una volta, crudel, m'hai pur concesso
venirne a te!... Spergiura! Traditrice!
Perfida!... E qula v'ha nome
d'oltraggio e di rampogna
}\pard\plain \s16\widctlpar\adjustright \cgrid {che tu non merti?
Sara
Ascolta. Eri già lunge,
quando si chiuse la funerea pietra
sul padre mio. Rimasta
orfana e sola: d'un appoggioa hai d'uopo,
la regina mi disse, a liete nozze
ti serbo.
Roberto{ E tu?
Sara
M'opposi. Or dimmi, aggiunse,
forse nel chiuso petto
nudri fiamma d'amor? L'ascoso affetto
svelar poteva, e segno
farti al tremendo suo furor? Le chiesi,
ma indarno il vel... fui tratta
al talamo... Che dico?
A supplizio di morte!
Roberto
Oh ciel!...
Sara
Felice,
quant'io nol son, fato miglior ti renda...
alla regina il core
volgi Roberto, e tremino gli audaci
che a te fan guerra...
Roberto{ \tab \tab Oh!... taci
Spento all'amor son io.
Sara
Sciagura estrema!
Sebben da cruda gelosia trafitta,
sperai... La gemma che in tua man risplende
era memeoria e pegno
dell'affetto real...
Roberto
Pegno d'affetto
Non sai!... Pur si distrugga il tuo sospetto
[gettando l'anello sulla tavola]
mille volte per te darei la vita.
Sara
Roberto... ulitmo accento
Sara ti parla, ed osa
una grazia pregar.
Roberto
Chiedimi il sangue...
Per te fia sparso, o mio perduto bene.
Sara
Viver devi, e fuggir da queste arene.
Roberto
Il vero intesi?... Qh! parmi,
parmi sognar!
Sara
Se m'ami,
per sempre dei lasciarmi.
Roberto
Per sempre! e tu lo brami!...
Può a questo segno ingrato
esser di Sara il cor?

son l'odio tuo!...
Sara
Spietato!...
Ardo per te d'amor.

Da che toransti, ahi , misera!
in questo debil core
del mal sopito incendio
si ridestò l'ardore...
Ah! parti, ah! vanne, ah! Fuggimi...
Cedi alla sorte acerba...
A te la vita serba,
serba l'onor a me.
Roberto
Dove son io?... Quai smanie!...
Fra vita, e morte ondegio!...
Tu m'ami, e deggio perderti!...
M'ami, e fuggir ti deggio!...
Poter dell'amicizia,
prestami tu vigore;
chè d'un mortale in core
tanta virtù non è.

}Sara è a piè di lui piangente e supplichevole.
Tergi le amare lagrime...
[sollevandola]
Si, fuggirò
Sara
Lo giura.
[Roberto protende la destra in atto di giuramento]
E quando?

Roberto
Allor che tacita
avrà la notte oscura
un'altra volta in cielo
disteso il tetro velo.
Or non potrei, che fulgido
il primo albor già sorge...
Sara
Ah! qual periglio!... Involati...
Se alcuno escir ti scorge!...
Roberto
Oh, fiero istante!...
Sara
Un ultimo
pegno d'infausto amore
con te ne venga...
[levando dalla cesta una sciarpa azzurra, trapunta d'oro]
Roberto
Ah! porgilo...
}\pard\plain \s16\widctlpar\adjustright \cgrid {Quì sul trafitto core...

SARA
Vanne... di me rammentati
sol quando preghi il ciel:
addio...
Roberto
Per sempre...
Sara
Oh spasimo!...
Roberto{ e \b Sara
Oh, reo destin crudel!...
Questo addio fatale, estremo
è un abisso di tormenti...
Le mie lagrime cocenti
più del ciglio, sparge il cor.
Ah! mai più non ci vedremo...
Ah! mai più: morir mi sento...
Si racchiude in questo accento
una vita di dolor.

}Roberto parte. Sara si ritira.
ATTO SECONDO

}Magnifica galleria nella reggia.
Scena prima
\i I Lord componenti la corte di Elisabeta sono radunati in crocchio: quindi sopraggiungono le dame
.

Alcuni Lord
L'ore trascorrono, surse l'aurora,
nè il parlamento si scioglie ancora!

Gli altri
Senza l'aita della regina
pur troppo è certa la sua rovina!...

Dame
Lord, tacetevi; Elisabetta,
qual chi matura una vedetta,
erra d'intorno fremente e sola,
nè move inchiesta, nè fa parola.

Tutti
O conte misero! Il ciero irato
di fosche nubi si circondò...

Il supplizio è già segnato:
in quel silenzio morte parlò!


}Scena seconda
Elisabetta da un lato, Cecil dall'altro e detti.

Elisabetta
Ebben?
Cecil
Del reo le sorti
furo alungo agitate:
più d'amistà, che di ragion possente
il duca vivamente
lo difese, ma invan. Recar ti deve
la senteza egli stesso.

Elisabetta
[a voce bassa]\tab \tab Ed era?
Cecil
Morte.


}Scena terza
Gualtiero e detti

Gualtiero
Regina...
Elisabetta
Può la corte
allontanarsi: richiamata in breve
qui fia.

Tutti partono tranne Gualtiero\i0

}\pard\plain \s1\keepn\widctlpar\outlinelevel0\adjustright \cgrid
Tanto indugiasti!
Gualtiero
Assente egli era,
ed al palagio suo non fe' ritorno
che sorto il nuovo giorno.

}Marcato. Elisabetta si turba.
Elisabetta
Segui

Gualtiero
}\pard\plain \widctlpar\adjustright \cgrid
Fu disarmato;
e nel cercar se criminosi fogli
nelle vesti chiudesse, i miei seguaci
vider che in sen celava
serica sciarpa. Comandai che tolta
gli fosse: d'ira temeraria e stolta
egli avvampando: pria, girdò, strapparmi
il cor dovete, iniqui...
Del conte la repulsa
fu vana...

Elisabetta
}\pard\plain \widctlpar\adjustright \cgrid
E quella sciarpa?...
Gualtiero
Eccola.
Elisabetta
(Oh rabbia!...
Cifre d'amor qui veggio!...)
[è tremante di sdegno; ma volgendo uno sguardo a Gualtiero riprende la sua maestà]
}\pard\plain \s1\keepn\widctlpar\outlinelevel0\adjustright \cgrid
Al mio cospetto
colui si tragga.

Gualtiero parte\i0

}\pard\plain \s1\keepn\widctlpar\outlinelevel0\adjustright \cgrid
Ho mille furie in petto
[gettando la sciarpa su un a tavola ch'è nel fondo della scena]


Scena quarta
Nottingham e detti

Nottingham
Non venni mai si mesto
alla regal presenza.
Compio un dover funesto.
[Le porge un foglio]
}\pard\plain \s16\widctlpar\adjustright \cgrid {D'Essex è la sentenza.
Tace il ministro, or parla
l'amico in suo favore:
grazia.
[Elisabetta gli volge una fiera occhiata]
\tab Potria negarla
d'Elisabetta il core?
Elisabetta
In questo core è sculta
la sua condanna.
Nottingham
Oh, detto!...
Elisabetta
D'una rivale occulta
finor lo accolse il tetto...
Si, questa notte istessa
ei mi tradia...
Nottingham
Che dici?...
Calunnia è questa...
Elisabetta
Oh! cessa...
Nottingham
Trama de' suoi nemici.
Elisabetta
No, dubitar non giova...
Al mancar suo fu colta
irrefragabil prova...
[a questa ricordanza si raddoppia la sua collera, quindi è per firmare la sentenza]
Nottingham
Che fai?... Sospendi... Ascolta...

Su lui non piombi il fulmine
dell'ira tua crudele...
Se chieder lice un premio
al mio servir fedele,
quest'uno io chiedo, in lagrime,
prostrato al regio piè.

Elisabetta
Taci: pietade o grazia
non merta il tracotante...
A fellonia di suddito
perfidia unì di amante...
Muoia; e non sorga un gemito
a domandar mercè.


}Scena quinta
Roberto fra le guardie, Gualtiero e detti.

Elisabetta
(Ecco l'indegno!...)

}Ad un segno di Elisabetta Gualtiero e le guardie si ritirano.
\tab \tab \tab Appressati...
ergi l'altera fronte.
Che dissi a te? Rammentalo.
Ami, ti dissi, o conte?
No, rispondesti... Un perfido,
un vile, un mentitore
tu sei... del tuo mendacio
il muto accusatore
guarda, e sul cor ti scenda
fero di morte un gel.
[gli mostra la sciarpa]

Nottingham
[riconoscendola]
(Che!...)

}Roberto osservando la sorpresa di Nottingham è preso da tremore.
Elisabetta{ Tremi alfine.
Nottingham
Orrenda
luce balena...)
Roberto
(Oh ciel!...)

Elisabetta
Alma infida, ingrato core,
ti raggiunse il mio furore.
pria che ardesse fiamma rea
nel tuo petto a me nemico,
pria d'offender chi nascea
dal tremendo ottavo Enrico,
scender vivo nel sepolcro
tu dovevi, o traditor.

Nottingham
(Non è ver... delirio è questo
sogno orribile funesto!
No, giammai d'un uomo il core
tanto eccesso non accolse...
Pur... si covre di pallore!
Ahi! che sguardo a me revolse!
Cento colpe mi disvela
quello sguardo, e quel pallore!)

Roberto
(Mi sovrasta il fato estremo!
Pur di me, di me non tremo...
Della misera il periglio
tutto estinse il mio coraggio...
Di costui nel torvo ciglio
folgorò sanguigno raggio!
Ahi! quel pegno sciagurato
fu di morte, e non d'amor!)

Nottingham
[con trasporto di cieco furore]
Scellerato!... malvagio!... e chiudevi
tal perfidia nel core sleale?...
E tradir si vilmente potevi?...
La regina?
[ripiegando]
Roberto{ \tab (Supplizio infernale!...)

Nottingham
Ah! la spada, la spada un istante
al codardo, all'infame sia resa...
ch'ei nel sangue deterga l'offesa...

Elisabetta
O mio fido! E tu fremi, tu pure,
dell' oltraggio che a me fu recato!
[a Roberto]
Io favello: m'ascolta. La scure
già minaccia il tuo capo esecrato:
qual si nomina l'ardita rivale
di' soltanto, e lo giuro, vivrai.

Nottingham affigge in Roberto gli occhi pieni di orrenda ansietà. Un istante di silenzio.\i0

}\pard\plain \s16\widctlpar\adjustright \cgrid {Parla, ah! parla.
Nottingham
(Momento fatale!)

Roberto
Pria la morte.
Elisabetta
Ostinato! E l'avrai.


Scena sesta
Ad un cenno della regina la sala si riempie di Cavalieri, di Dame e paggi, con guradie ecc.

Elisabetta
Tutti udite. Il giudizio de' Pari
di costui la condanna mi porse.
Io la segno. Ciascuno la impari.
Come il sole, che parte già sorse
[a Cecil porgendogli la senteza]
del suo giro, al meriggio sia giunto,
s'oda un tuono der bronzo guerrier:
lo percuota la scure in quel punto.

Coro
(Tristo giorno di morte forier!)

Elisabetta
Va'; la morte sul capo ti pende,
sul tuo nome l'infamia discende...
Tal sepolcro t'appresta il mio sdegno,
che non fia chi di pianto lo scaldi:
con la polve di vili ribaldi
la tua polve confusa ne andrà.

Roberto
Del mio sangue la scure bagnata
più non fia d'ignomia macchiata.
Il tuo crudo, implacabile sdegno
non la fama, la vita mi toglie:
ove giaccian le porte mie spoglie
ivi un'ara di morte sarà.

Nottingham
(No: l'iniquo non muoia di spada,
sovra il palco infamato egli cada...
nè il supplizio serbato all'indegno
basta all'ira che m'arde nel seno...
A placarla, ad estinguersi appieno
altro sangue versato sarà!)

Cecil e Gualiero
Sul tuo capo la scure già piomba...
Maledetto il tuo nome sarà.

Coro
(Al reietto nemmeno la tomba
un asilo di pace darà?)

Ad un cenno di Elisabetta, Roberto è circondato dalle guardie.\i0
\b\i0\fs28 ATTO TERZO
\i0
Sala terrena nel palazzo Nottingham. Nel fondo grandi invetriate chiuse, a traveso le quali scorgesi una parte di Londra.

Scena prima
Sara
\i0
\b\i0 Sara

Ne riede il mio consorte!... Oh, ciel, che seppi!...
Il consesso notturno
si radunava onde portar sentenza
del minaccio conte... Oh! s'ei fra ceppi
avvinto, pria del suo fuggir...


Scena seconda
Un familiare, e detta: indi un soldato\i0
Il familiare\i0 \tab \tab \tab Duchessa,
un di què prodi, cui vegliar fu dato
la regia stanza, e già pugnaro a lato
del gran Roberto, qui giungea, recando
non so qual foglio, che in tua man deporre
e richiede, e scongiura.

Sara
Venga.

Il soldato vine introdotto: egli porge alla duchessa una lettera, indi si ritria col domestico.
\i0
(riconoscendo i caratteri\i0 )
\tab Roberto scrisse!...
(dopo letto\i0 )\tab \tab Oh ria sciagura!...
segnata è la condanna!...
Pur... qui lo apprendo... questo anello è sacro
mallevador de' giorni suoi... Che tardo?...
Corrasi ai piè d'Elisabetta...


Scena terza
Nottingham e detta.\i0

Sara\i0 \tab \tab \tab \tab (Il duca!...)
Nottingham
(resta immobile presso il limitare, con gli occhi terribilmente fissi in quelli di Sara\i0 )

Sara
(Qual torvo sguardo!...)

Nottingham\i0 \tab \tab Un foglio avesti.
Sara\i0 \tab \tab \tab \tab \tab (Oh, cielo!...)
Nottingham
Sara, vederlo io voglio.

Sara
Sposo!...

Nottingham
\tab Sposo! Lo impongo: a me quel foglio.

In tuono che non ammette repliche. Sara gli porge con tremula mano lo scritto di Essex.
\i0
\b\i0 Sara

(Perduta son!)

Il duca legge.
\i0
\b\i0 Nottingham\i0 \tab Tu dunque
puoi dal suo capo allontanar la scure!
Una gemma ti diè! Quando? Fra l'ombre
della trascorsa notte, allor che pegno
d'amor sul petto la tua man gli pose
sciarpa d'oro contesta?

Sara
Oh, folgore tremenda, insapettata!...
Già tutto è noto a lui!...

Nottingham\i0 \tab \tab Si, scellerata!
Nol sai, che un nume vindice
hanno i traditi in cielo?
Egli con man terribile
frange alle colpe il velo!...
Spergiura, in me paventalo
quel braccio punitor.

Sara
M'uccidi

Nottingham
\tab Attendi o perfida:
vive Roberto ancor.
Io per l'amico in petto
fraterno amor serbava:
come celeste oggetto
io la consorte amava:
avrei per loro, impavido,
sfidato affanni, e morte...
Chi mi tradisce? Ahi, misero!
l'amico e la consorte!
Stolta! che giova il piangere?...
Sangue, non pianto io vo'.

Sara
Tanta il destin fremente
dunque l'innocente
di reo vestir sembianza!
O tu cui dato è leggere
in questo cor pudico,
tu, Dio clemente, accertalo
ch'empio non è l'amico,
che d'un pensier, d'un palpito
tradito io mai non l'ho.

Odesi lugubra marcia.
\i0
Non rimbomba un suon ferale!...
Ah!

Scorgesi Essex passar di lontano, circondato dalle guardie.
\i0
\b\i0 Nottingham

(con esultanza\i0 )
Lo traggono alla torre.

Sara
Fero brivido mortale
per le ven mi strasorre!...
Il supplizio a lui si appresta!
L'ora... ahi! l'ora è già vicina!...
Dio, m'aita!...

Nottingham\i0 \tab Iniqua, arresta!
(afferrandole un braccio\i0 )
Ove corri?

Sara\i0 \tab \tab Alla regina
Nottingham\tab 
Di salvarlo hai speme ancora!...

Sara
Lascia...
(cercandoliberarsi)

Nottingham
\tab Oh rabbia!... Ed osi?... Olà?

Compariscono le guardie del palazzo ducale.
\i0
A costei la mia dimora
sia prigione.

Sara
(con grido disperato\i0 )
Oh ciel!...
(cadendo alle ginocchia di lui\i0 )
Pietà
All ambasciata ond'io mi struggo
dona, ah dona un solo istante...
Io lo giuro, a te non fuggo,
riedo in breve alle tue piante...
Cento volte allor, se vuoi,
me trafiggi a' piedi tuoi,
benedir m'udrai morente
quella man che mi ferì.

Nottingham
Foco d'ira avvampa e strugge
questo cor da voi trafitto...
Ogni accento che ti sfugge,
ogni lagrima è un delitto...
Ah! supplizio troppo breve
è la morte ch'ei riceve.
Fia punita eternamente
l'alma rea che mi tradì.

Egli esce nel massimo furore. Sara cade svenuta.
\i0


Orrido carcere nella torre di Londra, destinata per ulitma dimora ai colpevoli condannati alla morte.

Scena quarta
Roberto\i0

Roberto
Ed ancor la tremenda
porta non si dischiude... Un rio presagio
tutte m'ingombra di terror le vene.
Pur fido messo, e quella gemma è pegno
securo a me di scampo.
Uso a mirarla in campo,
io non temo la morte; io viver solo
tanto desio che la virtù di Sara
a discolpar mi basti...

O tu, che m'involasti
quell'adorata donna, i giorni miei
serbo al tuo brando, tu svenar mi dei.
Io ti dirò, fra gli ultimi
singhiozzi, in braccio a morte:
come uno spirto angelico
pura è la tua consorte...
Lo giuro, e il giuramento
col sangue mio suggello...
Credi all'estremo accento
che il mio labbro mio parlò.
Chi scende nell'avello
sai che mentir non può.

Odesi calpestio e sordo rumore di chiavistelli.
\i0
Odio un suon per l'aria cieca...
Si dischiudono le porte...
Ah! la grazia mi si reca.


Scena quinta
Un drappello di Guardie coverte di bruna armatura, e detto.
\i0
\b\i0 Guardie

Vieni, o conte.

Roberto\i0 \tab Dove?

Guardie\tab \tab A morte.

Roberto resta come percosso dal fulmine. Momento di silenzio.
\i0
\b\i0 Roberto

Ora terra, o sventurata,
più sperar non dei pietà...
Ma non resti abbandonata;
havvi un giusto, ed ei m'udrà.

Bagnato il sen di lagrime,
tinto del sangue mio
io corro, io volo a chiedere
per te soccorso a Dio...
Impietositi gli angeli
del mio dolor saranno,
forse il mio duro affanno
farà più mite il ciel

Guardie
Vieni... a subir preparati
la morte più crudel.

Partono con Roberto.
\i0



Gabinetto della regina.


Scena sesta
Elisabetta è abbandonata su d'un sofà col gomito appoggiato ad una tavola, ove risplende la sua corona: le dame le stanno intorno meste e silenziose.
\i0
\b\i0 Elisabetta

(E Sara in questi orribili momenti
Potè lasciarmi?... Al suo ducal palagio,
onde qui trarla s'affrettò Gualtiero,
(sorgendo agitatissima\i0 )
e ancor!... De' suoi conforti
l'amistà mi sovvenga, io n'ho ben d'uopo...
Son donna! Il foco è spento
del mio furor...)
Dame\i0 \tab \tab Ha nel turbato aspetto
d'alto martir le impronte!...
Più non brilla in fronte
l'usata maestà!...)

}\pard\plain \s16\widctlpar\adjustright \cgrid {\b Elisabetta}
(Vana la speme
non fia... presso a morir, l'augusta gemma
ei recar mi farà... Pentito il veggo
alla presenza mia... Pur... fugge il tempo!...
Vorrei fermar gl'istanti. E se la more,
onde'esser fido alla rival, scegliesse?...
Oh truce idea funesta!...
E s'ei già move al palco?... Ah! no... t'arresta...

Vivi, ingrato, a lei d'accanto;
il mio core a te perdona...
Vivi, o crudo, a m'abbandona
in eterno a sospirar...
Ah! si celi questo pianto,
[gettando uno sguardo alle Dame, e rammentdaso d'esser osservata]
ah! non sia chi dica in terra:
la regina d'Inghilterra
ho veduto lagrimar.)


}Scena settima
Cecil, Cavalieri e dette.

Elisabetta
Che m'apporti?

Cecil
Quell'indegno
al supplizio s'incammina.

Elisabetta
(Ciel!...) Ne diede un qualche pegno
da regarsi alla regina?

\b Cecil
Nulla diede.

}Odesi un proceder di passi affrettati

Elisabetta
Alcun s'appressa!...
Deh! Si vegga.

\b Cecil e Coro}
È la duchessa...


}Scena ottava
Sara, Gualtiero e detti.
Sara, scinta le chiome, e pallida come un estinto, si precipita a' piè di Elisabetta: ella non può aricolare parola, pa sporge verso la regina l'anello d'Essex.

Elisabetta
Questa gemma donde avesti!...
[nella massima agitazione]
Quali smanie!... qual pallore!...
Oh sospetto!... E che! potesti
forse!... ah parla.

Sara
Il mio terrore...
Tutto... dice... Io son...

Elisabetta
}
Finisci.

\b Sara
Tua rivale

Elisabetta{ Ah!...
Sara
Me punisci...
Ma... del... conte serba... i giorni...

Elisabetta
[ai Cavalieri]
Deh! correte... deh! volate...
Pur ch'ei vivo a me ritorni,
il mio serto domandate...

\b Cavalieri
Ciel, ne arrida il tuo favorre.

}Fanno un rapido movimento per uscire.
Rimbomba un colpo di cannone; grido universale di spavento


}Scena ultima
Nottingham e detti.

Nottingham
[come inbriato di gioia feroce]
Egli è spento.

\b Gli altri}
Qual terrore!...

}Silenzio.

Elisabetta
[convulsa di rabbia e di affanno, si avvicina a Sara]
Tu, perversa... tu soltanto
lo spingesti nell'avello...
Onde mai tardar cotanto
a recarmi quest'anello?

Nottingham
Io, regina, la trattenni;
io, tradito nell'amor.
sangue volli, e sangue ottenni.

Elisabetta
Alma rea!...
[a Nottingham]
Quel sangue versato al cielo s'innalza...
Giustizia domanda, reclama vendetta...
Già langiol di morte fremente v'incalza...
Supplizio inaudito entrambi vi aspetta...
Si vil tradimento, delitto si rio
clemenza non merta, non merta pietà...
Nell'ultimo istante volgetevi a Dio;
ei solo perdono conceder potrà.

}Nottingham e Sara partono fra guardie. Intanto Elisabetta, profondamente assorta, covresi di estremo pallore; i suoi occhi sono di persona atterrita da spaventevole visione
Mirate quel palco... di sangue rosseggia...
È tutto di sangue il serto bagnato...
Un orrido spettro percorre la reggia,
tenendo nel pugno il capo troncato...
Di gemiti, e grida il cielo rimbomba...
Pallente del giorno il raggio si fe'...
Dov'era il mio trono s'innalza una tomba...
In quella discendo...fu schiusa per me.

Coro
Ti calma... rammenta le cure del soglio:
chi regna, lo sai, non vive per sè.

Elisabetta
Non regno... non vivo...Escite... Lo voglio...
Dell'anglica terra sia Giacomo il re.

}Tutti si allontanano; ma giunti sul limitare si rivolgono ancora verso la regina: ella è caduta sul sofà, accostandosi alla bocca l'anello di Essex. Intanto si abbassa la tela.

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