Monday, January 8, 2024

Grice d Catullo










 











Gaio Valerio Catullo

poeta romano

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Gaio Valerio Catullo (in latinoGaius Valerius Catulluspronuncia classica o restituta[ˈɡaːɪ.ʊs waˈlɛrɪ.ʊs kaˈtʊllʊs]Verona84 a.C. – Roma54 a.C.) è stato un poeta romano

È noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.

Busto di Catullo presso la Protomoteca della Biblioteca civica di Verona.


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Gaio Valerio Catullo proveniva da un'agiata famiglia latina che aveva contribuito a fondare la città di Verona, nella Gallia Cisalpina.


Il padre avrebbe ospitato Q. Metello Celere e Giulio Cesare in casa propria al tempo del loro proconsolato in Gallia[1]

Per quanto concerne gli estremi cronologici della sua biografia, San Girolamo[2] pone l'87 a.C. e il 57 a.C. rispettivamente come data di nascita e di morte e specifica che egli morì alla giovane età di trent'anni. 

Tuttavia, poiché nei suoi carmi accenna ad avvenimenti che riportano all'anno 55 a.C. (come l'elezione a console di Pompeo[3] e l'invasione della Britannia da parte di Cesare[4]), si è maggiormente propensi a ritenere che egli sia nato nell'84 e morto nel 54 a.C., dato per certo il fatto che sia morto a trent'anni.


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Catullo da Lesbia, dipinto di Lawrence Alma-Tadema (1865).

Trasferitosi nella capitale, si suppone intorno al 61-60 a.C., cominciò a frequentare ambienti politici, intellettuali e mondani, conoscendo personaggi influenti dell'epoca, come Quinto Ortensio OrtaloGaio MemmioCornelio Nepote e Asinio Pollione, oltre ad avere rapporti, non molto lusinghieri, con Cesare e Cicerone.


Con una ristretta cerchia d'amici letterati, quali Licinio Calvo ed Elvio Cinna fonda un circolo privato e solidale per stile di vita e tendenze letterarie. 

Durante il suo soggiorno a Roma ebbe una travagliata relazione con la sorella del tribuno Clodio, tale Clodia.[5]


Clodia viene cantata nei carmi con lo pseudonimo letterario "Lesbia", in onore della poetessa greca Saffo, molto cara a Catullo e proveniente dall'isola di Lesbo

Lesbia, che aveva una decina d'anni più di Catullo, viene descritta dal suo amante non solo graziosa, ma anche colta, intelligente e spregiudicata. 

La loro relazione, comunque, alternava periodi di litigi e di riappacificazioni ed è noto che l'ultimo carme che Catullo scrisse all'amata fu del 55 o 54 a.C., proprio perché in essa viene citata la spedizione di Cesare in Britannia.


Da alcuni suoi carmi emerge, inoltre, che il poeta ebbe anche una relazione con un giovinetto romano di nome Giovenzio. 

Catullo si allontanò, comunque, varie volte da Roma per trascorrere del tempo nella villa paterna a Sirmione, sul lago di Garda, luogo da lui particolarmente apprezzato e celebrato per il suo fascino ameno, situato nella sua terra di origine e che per questo induceva al poeta distesi periodi di riposo.


Nel 57-56 a.C.seguì Gaio Memmio in Bitinia: in quella circostanza andò a rendere omaggio alla tomba del fratello situata nella Troade

Quel viaggio non recò alcun beneficio al poeta, che ritornò senza guadagni economici, come sperava al momento della partenza, né la lontananza riuscì a fargli riacquistare la serenità perduta a causa dell'incostanza e dell'indifferenza di Lesbia nei suoi confronti. Alla notizia della morte del fratello, Catullo torna nella nativa Verona rimanendovi per circa sette mesi. 

Fu tuttavia una nota positiva la visita alla lapide del fratello, in occasione della quale scrisse il Carme 101 (a cui si ispirò in seguito anche Ugo Foscolo per la poesia In morte del fratello Giovanni).


Catullo non partecipò mai attivamente alla vita politica, anzi voleva fare della sua poesia un lusus fra amici, una poesia leggera e lontana dagli ideali politici tanto osannati dai letterati del tempo[6]

Disprezzava infatti la politica di allora, dominata da politici corrotti che servivano soltanto il proprio interesse: riteneva dunque che favorire l'uno o l'altro non significasse niente di meno che aiutare l'uno o l'altro a perseguire il suo vantaggio personale. 

Tuttavia, seguì la formazione del primo triumvirato, i casi violenti della guerra condotta da Cesare in Gallia e Britannia, i tumulti fomentati da Clodio, comandante dei populares, fratello della sua celebre amante Lesbia e acerrimo nemico di Marco Tullio Cicerone, che verrà da lui spedito in esilio nel 58 a.C. ma poi richiamato, i patti di Lucca e il secondo consolato di Pompeo. Una nota da sottolineare è il Carme 52 dove, per usare le parole di Alfonso Traina, "il disprezzo della vita politica si fa disprezzo per la vita stessa":

(LA

«Quid est, Catulle? quid moraris emori?
sella in curuli struma Nonius sedet,
per consulatum peierat Vatinius:
quid est, Catulle? quid moraris emori?»

(IT

«Che c'è, Catullo? Che aspetti a morire?
Sulla sedia curule siede Nonio lo scrofoloso,
per il consolato spergiura Vatinio:
che c'è, Catullo? Che aspetti a morire?»


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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della letteratura latina (78-31 a.C.).
Marco Antonio Mureto, Catullus et in eum commentarius, Venetiis, apud Paulum Manutium, 1554.

Lo stesso argomento in dettaglio: Liber (Catullo).

Il liber di Catullo non fu ordinato dal poeta stesso, che non aveva concepito l'opera come un corpo unico, anche se un editore successivo (forse lo stesso Cornelio Nepote a cui è stata dedicata la prima parte dell'opera) ha diviso il liber catulliano in tre parti secondo un criterio di tipo metrico: i carmi da 1 a 60, sotto il nome di "nugae" (letteralmente "sciocchezze"), brevi carmi polimetri, per lo più faleci e trimetri giambici; i carmi da 61 a 68, i cosiddetti "carmina docta" d'impronta alessandrina e per lo più in esametri e distici elegiaci; i carmi dal 69 al 116 sono gli epigrammi ("epigrammata"), in distici elegiaci.


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Il poeta Catullo legge uno dei suoi scritti agli amici, da un dipinto di Stefan Bakałowicz.

Catullo è per noi uno dei più noti rappresentanti della scuola dei neòteroi, poetae novi, (cioè "poeti nuovi"), che facevano riferimento ai canoni dell'estetica alessandrina e in particolare al poeta greco Callimaco, creatore di un nuovo stile poetico che si distacca dalla poesia epica di tradizione omerica divenuta a suo parere stancante, ripetitiva e dipendente quasi unicamente dalla quantità (in riferimento all'abbondanza dei versi di quest'ultima) piuttosto che dalla qualità. 

Sia Callimaco che Catullo, infatti, non descrivono le gesta degli antichi eroi o degli dei[7], ma si concentrano su episodi semplici e quotidiani. 

Per giunta, i neòteroi si dedicano all'otium letterario piuttosto che alla politica per rendere liete le loro giornate, coltivando il loro amore solo ed esclusivamente alla composizione di versi, tanto che Catullo dichiara nel carme 51: 


«Otium, Catulle, tibi molestum est:/otio exsultas nimiumque gestis» 

«L'ozio per te, Catullo, non è buono;/ nell'ozio smani e ti scalmani» (traduzione a cura di Nicola Gardini). 

Talvolta il poeta ostenta il suo disinteresse per i grandi uomini che lo circondavano e che stavano scrivendo la storia: «nihil nimium studeo, Caesar, tibi velle placere» «non m'interessa, Cesare, di andarti a genio» (carme 93), scrive al futuro conquistatore della Gallia. 

Da questa matrice callimachea proviene anche il gusto per la poesia breve, erudita e mirante stilisticamente alla perfezione. 

Si sviluppano, originari dell'alessandrinismo e nati da poeti greci come Callimaco[8]TeocritoAsclepiadeFileta di Cos e Arato, generi quali l'epillio, l'elegia erotico-mitologica e l'epigramma, che più sono apprezzati e ricalcati dai poeti latini.

Catullo stesso definì il suo libro expolitum (cioè "levigato") a riprova del fatto che i suoi versi sono particolarmente elaborati, le poesie raffinate e curate. 

Una delle caratteristiche peculiari della sua poetica è, infatti, la ricercatezza formale, il labor limae, con cui il poeta cura e rifinisce i suoi componimenti. 

Inoltre, al contrario della poesia epica, l'opera catulliana intende evocare sentimenti ed emozioni profonde nel lettore, anche attraverso la pratica del vertere, rielaborando pezzi poetici di particolare rilevanza formale o intensità emozionale e tematica, in particolare come nel carmen 51, una emulazione del fr. 31 di Saffo, come anche i carmina 61 e 62, ispirati agli epitalamisaffici.


Il carme 66, preceduto da una dedica ad Ortensio Ortalo, è una traduzione della Chioma di Berenice di Callimaco, che viene ripreso per mostrare l'adesione ad una raffinata elaborazione stilistica, una dottrina mitologica, geografica, linguistica ed infine la brevitasdei componimenti, con la convinzione che solo un carme di breve durata può essere un'opera raffinata e preziosa.


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  1. ^ Svetonio, Vita di Cesare, 73.
  2. ^ Chonicon, ad annum.
  3. ^ Carme 113, 2.
  4. ^ Carmi 11, 12; 29, 4; 45, 22.
  5. ^ Secondo un'indicazione di Apuleio nell'Apologia, 10, la donna a cui si riferisce Catullo rimase vedova nel 59 a.C. di Quinto Metello Celere, sicché si può pensare a Clodia.
  6. ^ Al riguardo si veda il carme 93: «Nil nimium studeo, Caesar, tibi velle placere / nec scire utrum sis albus an ater homo» - «Non mi interessa affatto piacerti, Cesare, né sapere se tu sia bianco o nero».
  7. ^ Eccezion fatta, forse, per i carmina 63 e 64.
  8. ^ Morelli Alfredo Mario, Il callimachismo del carme 4 di Catullo, Cesena: Stilgraf, Paideia: rivista di filologia, ermeneutica e critica letteraria: LXX, 2015.

Bibliografiamodifica

Rassegne bibliografichemodifica

Traduzioni italianemodifica

Commentimodifica

  • R. Ellis, Oxford 1876.
  • A. Riese, Lipsia 1884.
  • E. Baehrens, Lipsia 1885.
  • G. Friedrich, Lipsia-Berlino 1908.
  • W. Kroll, Lipsia 1923.
  • Massimo Lenchantin de Gubernatis, Torino 1928.
  • G. Fordyce, Oxford 1961.
  • G.B. Pighi, Verona 1961.
  • K. Quinn, Londra 1970.
  • F. Della Corte, Milano 1977.
  • F. Caviglia, Bari 1983.
  • E. Merrill, Boston 1983.
  • H.-P. Syndikus, Darmstadt 1984-1990.

Studimodifica

  • Paolo Fedeli, Introduzione a Catullo, Roma-Bari, Laterza, 1990.
  • J. Ferguson, Catullus, Oxford, 1988.
  • E.A. Schimdt, Catull, Hidelberg, 1985.
  • F. Della Corte, Due studi catulliani, Genova, 1951.
  • C.L. Neduling, A Prosopography to Catullus, Oxford, 1955.
  • D. Braga, Catullo e i poeti greci, Messina-Firenze, 1950.
  • O. Hezel, Catull und das griechische Epigramm, Stuttgart, 1932.
  • J.K. Newman, Roman Catullus and the Modification of the Alexandrian Sensibility, Hildesheim, 1990.
  • A.L. Wheeler, Catullus and the Tradition of Ancient Poetry, Londra-Berkeley, 1934.
  • Ulrich von Wilamowitz-MoellendorffCatullus hellenistische Gedichte. in Hellenistische Dichtung in der Zeit des Kallimachos, II, Berlino 1924.
  • Mario Rapisardi, Catullo e Lesbia. Studi, Firenze, Succ. Lemonnier, 1875.
  • Enzo MarmoraleL'ultimo Catullo. Napoli, 1952
  • Giancarlo Pontiggia, Maria Cristina Grandi, Letteratura latina. Storia e testi. Vol. 2, Milano, Principato, marzo 1996, ISBN 978-88-416-2188-2.
  • (EL) N. Kaggelaris, Wedding Cry: Sappho (Fr. 109 LP, Fr. 104a LP)- Catullus (c. 62, 20-5)- modern Greek folk songs, in E. Avdikos e B. Koziou-Kolofotia (a cura di), Modern Greek folk songs and history, pp. 260-270.

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Collegamenti esternimodifica

Controllo di autoritàVIAF (EN100218993 · ISNI (EN0000 0001 2145 2004 · SBN CFIV000778 · BAV495/44471 · CERL cnp01259860 · LCCN(ENn79006943 · GND (DE118519719 ·BNE (ESXX1047188 (data) · BNF(FRcb118955751 (data) · J9U(ENHE987007259536205171 · NSK(HR000168539 · CONOR.SI (SL18455907 · WorldCat Identities(ENlccn-n79006943

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