Augusto lasciò alla sua morte un dettagliato resoconto delle sue opere: le Res Gestae Divi Augusti. Svetonio in particolare racconta che una volta morto, lasciò tre rotoli, che contenevano: il primo, disposizioni per il suo funerale, il secondo, un riassunto delle opere, da incidere su tavole in bronzo e da collocare davanti al suo mausoleo, il terzo: la situazione dell'Impero. Quanti soldati erano sotto le armi e dove erano dislocati, quanto denaro era nell'aerarium e quanto nelle casse imperiali, oltre alle imposte pubbliche.[166] Il testo dell'opera è tramandato da un'iscrizione, sia in latino sia in traduzione greca, rinvenuta nel 1555. Era incisa sulle pareti del tempio, dedicato alla città di Roma e ad Augusto, situato ad Ancyra (l'odierna Ankara, la capitale della Turchia) e pertanto è stata denominata Monumentum Ancyranum. Altre copie, molte delle quali sono giunte frammentarie, dovevano essere incise sulle pareti dei templi a lui dedicati. In uno stile volutamente stringato e senza concessioni all'abbellimento letterario, Augusto riportava gli onori che gli erano stati via via conferiti dal Senato e dal popolo romano per i servizi da lui resi; le elargizioni e i benefici concessi con il suo patrimonio personale allo Stato, ai veterani di guerra e alla plebe; i giochi e le rappresentazioni dati a sue spese; infine gli atti da lui compiuti in pace e in guerra. Il documento non menziona il nome dei nemici e neppure quello di qualche membro della sua famiglia, con l'eccezione dei successori designati: Marco Vipsanio Agrippa, Gaio Cesare e Lucio Cesare, oltre al futuro imperatore Tiberio.
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