cadaveri, s' innalza un miasma omicida, elle soffoca i bambini nella culla, .sommerge i giovani nella palude deirozìo e della noia, e uccide i non nati nel ventre delle madri. In tutte le lìngue dei popoli civili voi trovate scritto che vi è un amore platonico, e se si è sentito da tutti il bisogno del vocabolo, vorrebbe dire che la cosa esiste, o nella natura o nel pensiero degli uomini. Noi non ci fermiamo abbastanza sopra i rapporti delle parole colle cose, e ammettiamo si esso e volentieri che tra i molti suoi capricci l'uomo abbia anche codesto, di fabbricare parole per cose che non esistono. Eppure ciò non è vero o almeno non è vero che in parte. Se fabbrichiamo una parola per un essere immaginario, è però vero che questo essere fu immaginato da noi e quindi esìste o è esistito nel nostro cervello. Il guaio vero che si trova nello studio delle parole come vestito delle cose è questo, che non tutti gli uomini applicano lo stesso vocabolo alla cosa stessa, soprattutto quando si tratta dì fenomeni psicologici. Di qui confasione, anarchia; torrenti d'inchiostro e spreco infinito di fiato per spiegarci, per intenderci e pur troppo, ahimè, per creare nuove contese e nuove logomachie. Sappiamo tutti che cosa sia un coltello, una mano, un occhio e a queste cose tutti applicano la stessa parola. Andiamo pure quasi sempre d'accordo nel battezzare il piacere, il dolore, l'odio, la collera e molti altri fatti del mondo psichico, che hanno per tutte le coscienze lo stesso significato e che trovano nel dizionario la loro rispettiva veste. Ma ben altro avviene, quando si tratta di fenomeni fugaci e confasi o di momenti impercettibili di un'emozione o di un intreccio di molteplici elementi. Allora la parola non è che un'approssimazione grossolana o uno sbaglio completo, e noi significhiamo con uno stesso vocabolo le cose più diverse, facendo come colui che volesse per forza far entrare il proprio corpo in un vestito che non fu fatto per lui. Questo accade, per esempio, per l' aiwìre piatomeo. Tutti adoperano questa parola per ischerzo o sul serio, per ludibrio o per difesa, per ipocrisia o per convinzione, ma le idee che si rivestono con questa stessa parola son così diverse, come il sì e il no, come il vizio e la virtù, come l'ipocrisia e l'idealità. Proviamoci a interrogare, facciamo un'inchiesta, muoviamo un processo alla parola, chiamando al tribunale come giurati gli uomini del volgo e i filosofi; gli uomini di buon senso e le donne oneste; chiamiamo pure anche gli scettici e i credenti; i materialisti e gli idealisti. Che cosa è l'amore platonico? L'amore platonico è un paradosso, è un'utopia; non è mai esistita e non esisterà mai. L'amore platonico è una ipocrisia che copre ben altra merce. L'amore platonico è un lasciapassare per salvare il contrabbando. L'amore platonico è una falsa chiave o un grimaldello per poter penetrare in casa d'altri senz'esser veduti. L'amore platonico è un travestimento dell' impotenza. L' amore platonico è una maschera ad uso dei ladri e dei malfattori. L'amore platonico è la quadratura del circolo. L'amore platonico è la centesima versione della favola della volpe, che trovava acerba l' ava che non poteva arrivare. L' amore platonico è l' amicizia fra un nomo e nna donna. L'amore platonico è amore vero e proprio, ma senza la colpa. L' amore platonico è l’ amore con tutte le reticenze imposte dalla religione, dalla morale o dalla necessità. L'amore platonico è il voglio e non posso. L'amore platonico è l'amore senza il desiderio. L'amore platonico è una fraternità delle anime, senza il possesso dei corpi. L'amore platonico è l' ammirazione senza il desiderio. L'amore platonico è tutto l'amore, meno il pos- sesso. L'amore platonico è tutto l'amore spogliato del- l'animalità. L'amore platonico è una doppia menzogna a cui non crede nessuno dei due mentitori. L'amore platonico è il primo stadio dei grandi amori e l'ultima fase dei piccoli amori. L'amore platonico è un patto giurato da due che spergiureranno domani. L'amore platonico ò un giuramento di marinaro fatto durante la procella. L'amore platonico è una concessione fatta oggi da ano dei due contendenti colla speranza o la sicnrezza di aver Taltra parte domani o posdomani. L'amore platonico può essere una finta battaglia fra due che non sanno battersi o hanno paura del sangue. L'amore platonico è un vescovato in partibus infidelium concesso a chi non si può dare una curia. L'amore platonico è la metafisica dell'amore. L'amore platonico è la più sciocca parodia della più bella, della più grande, della più ardente delle umane passioni. L'amore platonico è un leone di gesso, è una tigre di carta pesta, spauracchi da bambini o ninnoli di fanciulli. L'amore platonico è la più alta espressione dell'amore ideale. L'amore platonico è il trionfo dell'uomo sulla bestia, è l'amore reso eterno dall'idealità delle aspirazioni. L'amore platonico è la speranza; l'amore vero è la fede. Estasi umane, Vili Sono trenta definizioni molto diverse tra di loro, alcune anzi opposte alle altre, ma rappresentano a un dipresso tutte le possibili. Lasciando da parte quelle che, definendo la cosa, la negano, mettendo in disparte le altre che sono ironie o malignità, possiam dire, che tutte hanno una parte di vero, per cui forse, mettendole insieme in un buon mortaio di agata, che la nobiltà della materia esige tanta nobiltà di strumento, e porfirizzando il tutto con pazienza di chimico e sensualità di farmacista, potremmo forse sperare di avere la quintessenza della definizione, la vera e unica e infallibile definizione dell'amor platonico. Io mi son provato in buona fede a questa operazione chimico-farmaceutica e confesso dì averne ottenuto un polifarmaco arabico-bizantino che mi richiamava alla mente i preparati più bizzarri del medio evo. Ho buttato via dunque il mio pasticcio, e facendo appello al senso comune, che anche nei più astrusi problemi della psicologia spesso li risolve meglio d'ogni altro senso, ebbi questa risposta. L'amore platonico è il aentimmto che unisce un uomo e una donna, che pur desiderandosi, rinunziano volontariamente all'intreccio del corpi, maritando le anime. Fin dove arrivi quest'amore, fino a quando possa vivere, io non so. Ho scritto un libro (Le Tre Oraaie) per dimostrare la possibilità di quest'amore, ma una gentile e dotta scrittrice inglese scrisse argutamente neWAcademy che io avevo tagliato il nodo gordiano, ma non l'aveva sciolto. Consultai molti inglesi, intenditori profondi delle ipocrisie dell'amore, chiedendo loro che cosa fosse la flir- taUon, quali i confini entro i quali si muovesse questa intraducibilissima fra le intraducibili parole e ne ebbi così svariate risposte, le une metafisiche, le altre ciniche, da scoraggiarmi e da fJEurmi desistere da ogni ulteriore ricerca in pro- posito. Dunque? Dunque io , aspettando da altri più profondi conoscitori del cuore umano, definizione più precìsa, più scientifica, conservo la mia, bastandomi per ora di affermarvi che io credo fermamente nell'esistenza dell'amore platonico, che credo nella sua rarità, nella sua altissima idealità, e che lo riconosco per uno dei fiori più belli e più fragranti che fioriscono nel cuore umano. É capace di rapimenti ineffabili, di estasi degne di vivere all'altezza dell'estasi religiosa e dell'affetto materno. Non ammetto amore platonico fra dae vecchi, fra due brutti, fra due creature che non possono desiderarsi. Si dice da tutti, ma falsamente, che le anime non invecchiano, ma invece le anime invecchiano come i corpi, e le anime che si uniscono nel santo vincolo dell'amore platonico, hanno ad essere giovani e bèlle. Questo sentimento sublime non è possibile che a rare creature elette, che sanno compiere il mi- racolo di spogliare le anime da ogni veste corporea, che sanno spogliare la passione da ogni desiderio della carne, e contemplandosi si ammirano e si amano. Anche le anime come i corpi hanno un sesso, e nell'amor platonico stanno faccia a faccia e guardandosi eternamente si rimandano senza toccarsi, torrenti di luce e di calore. Due astri che girano nella stessa orbita, che non si toccanmai; che sorgono insieme con una stessa alba, che collo stesso tramonto svaniscono e sfumano nella grande voragine dell'infinito. Sempre in moto, ma sempre distanti Vnn dal* l'altro, attratti allo stesso centro e respinti dagli stessi poli; in relazione tra di loro soltanto per fasci di luce e oitde di calore. L'anima dell'aomo fatta di forza e di azione, l'anima della donna è fatta di grazia e di bontà; e queste dne natnre umane che sommate insieme formano l'uomo completo si attraggono eternamente, ma non si fondono insieme, arrestate dal dovere, che permette loro di amarsi, ma proibisce loro di toccarsi e di fondersi. La massima delle attrazioni diventita immobilità, la massima delle forze divenuta ammirazione, contemplazione, estasi divina. Nessun attrito, nessuna resistenza, nessuna trasformazione di energia; nessuna cenere perchè non vi è fiamma; ma luce; nessuna stanchezza, perchè non vi è lavoro; nessuna morte perchè la vita è arrestata dal miracolo sublime che faceva arrestare il sole nel cielo nei tempi della Bibbia. Nessun bisogno di mutamento, perchè solo la stanchezza o la noia (che non è altro che una forma di stanchezza) può dar desiderio d' incostanza. L'amore platonico deve essere puro da ogni voluttà terrena; è questa la sua grandezza, è questa l'acqua lustrale che lo battezza e lo santifica. Quelle due immense forze che si attraggono senza toccarsi e senza confondersi, rimangono immobili e fìsse; ma se una delle due vacilla, dimi- nuisce d'un battito solo la propria energia, la più debole è subito attratta dall'altra e l'urto è irre- sistibile. Schizza una scintilla o divampa una fiamma ; ma l' amore platonico è distrutto. Più volte i due astri vengono così vicini l'uno all'altro che ne oorrusoan lampi. Son due . creature che nello spazio si son toccate appena con un fremito di ali spasimanti, ma l'ala deve fuggire con santo e rapido pudore dal contatto dell'ala. Guai a chi crede o sogna che due grandi amori possano vivere della vita celeste delle cose eterne, dopo una carézza o dopo un bacio. Molti, anzi i più degli amori platonici, muoiono in questa maniera, perchè le due anime innamorate sognano questo sogno, che si possa fermarsi a metà strada sulla china di certi pendii; ohe li' credono o sperano che Torlo di certi precipizi possa essere pietoso. Non un bacio, non una carezza, non fosse che qaella delle ali. Anche le ali sono materia e materia viva e calda. Quando due labbra si son toc- cate, ahimè, l'amor platonico è ferito e per lo più a morte. Le anime sole possono amarsi platonicamente e la materia è sempre dotata di gravità; fosse pnre piuma d'ala, vello di cotone o massa di piombo. Il precipitare di essa sarà lento o veloce secondo la diversa densità della materia: i venti pietosi delle reticenze, delle difese, delle foghe faranno volare per l'aria Iqngamente il filo di seta e il fiocco di cotone, ma fatalmente, ma inesorabilmente avranno a cadere. O tutto o nulla è in amore un assioma di quasi matematica pre- cisione, e le donne, sempre più sapienti di noi in questa materia, lo sanno e lo ripetono sempre all'orecchio degli impazienti. Esse sono le vestali del- l'amore platonico, le custodi del pudore, e quando esse vengon meno per le prime ai giuramenti dell'amore platonico, non v'ha quasi uomo su questa terra, che le aiuti a salire. La caduta è fatale, è irresistibile! Al contrario di quanto si crede volgarmente, non sono i piccoli aniQri, ma i f^frandi che soli sono capaci di salire alle altezze dell’estasi platonica, di subire quella sublime transustanziazione, che arresta il desiderio alla soglia del tempio, che trasforma la più ardente delle passioni in una luce di luna, che illumina, ma non riscalda. I piccoli amori son pruriti animaleschi, che si soddisfano grattandoci o applicandovi dei pannolini bagnati nell’acqua fredda. Essi non possono salire le alte cime, perchè son deboli, molto meno poi possono attraversare lo spazio, perchè sono senz'ali. Molte false virtù non sono che piccoli amori domati coi fomenti freddi e quando li vedo innalzati ai supremi onori del sagrificio e dell'eroismo mi vien voglia di ridere. I grandi amori invece non si domano che colla morte o con un miracolo. Questo miracolo è Vamoi e platonico. II credente, pieno di fede, di speranza e soprattutto d'amore è venuto al tempio, per pregare ed amare. È venuto da lontano: almeno per venti, forse per trent'anni ha viaggiato e sudato per monti e per valli, attratto alla Mecca dall'amore. Nel lungo pellegrinaggio ha sudato e ha pianto, ha patito la fame e la sete, ma è giunto vivo alle porte del tempio. I minareti dorati scintillano al sole e dalle porte aperte escono profumi di mirra e di rose. I grandi amori sono religione o idolatria, e il pellegrino s' inginocchia e prega prima di essere ammesso all'adorazione del Dio. Ed egli lo vede, ed egli lo sente vicino. Nella luce rosea del tempio egli ha veduto il gran Dio, che dispensa la vita e la morte: ai suoi occhi lampeggianti d'impazienza e di, ardore hanno risposto altri due occhi, lampeggianti e ardenti come i suoi. Egli ama e sarà amato; ancora una preghiera e san consacrato li in fondo al santuario del Sancta sanctorum, dove il fumo degli incensi gli nasconde la voluttuosa visione, dove un coro di angeli gli cela i sospiri, di chi come lui aspetta e desidera. Un istante ancora, ancora una preghiera, e tu avrai il premio del lungo pellegrinaggio, dei lunghi dolori patiti. Sei nato e hai vissuto venti, trent'anni per cogliere quel fiore, che anch'esso non sbocciò che dopo altri venti o trent' anni vissuti da un' altra creatura che nacque e visse per te. Oh perchè quelli istanti non diventan secoli e quei secoli Vili non ardono in un istante sulUara del desiderio e dell' amore? Una voce vi ha chiamato, vi chiama. Voi siete esauditi; voi siete ammessi nel tempio. La creatura sognata per tanti anni, intraveduta fra le nuvole della fantasia e le iridi del desiderio, è là, vivente, calda, giovane, davanti a voi e vi sorride. Anch' essa aveva sognato, desiderato, aspettato: se 1' asceta ha bisogno di un Dio, anche Dio ha bisogno dell'adoratore, e voi siete la creatura sognata e aspettata da lei. Ogni vostro sguardo diventa una carezza, ogni vostra carezza un desiderio di carezze nuove, e i baci aleggiano per l'aria facendo intorno a voi un nembo di pe- tali di rose. I desiderii son divenuti benedizioni: due primavere, due vite, due amori aspettano di fondersi fra un istante in un solo paradiso di fiori, di profumi e di voluttà. Venga pure la morte; avrete vissuto abbastanza, il mare vi sommerga pure, il fuoco vi incenerisca, la terra vi ingoi; al di là dell'infinito non v' ha altro pensabile ; al di là del tutto, che cosa desiderare ancora? Amate e morite! Ma ecco che fra voi e lei un angelo o un demonio, il fato o il dovere ha messo una spada di fuoco. Voi vi amate e vi amerete fino all' ultimo respiro, ma voi non vi toccherete. Non una carezza, non un bacio; neppure i flati confonderanno i tepori delle anime. Io afiretto colla penna impaziente ciò che in natura avviene lentamente, più spesso per una serie non interrotta di uragani. Senza lotta, senza agonia, senza l'orto di Getsemani non avviene quella trasformazione che muta due desiderii in una rassegnazione, due passioni in un'estasi, due soli nell'astro della notte. Nulla si perde di quanto vive o si muove, non la materia, non la forza che non è altro che l'at- teggiamento della materia, e anche ì cataclismi della terra e del cielo, anche i cicloni che scon- volgon la terra e rovesciano le città sono trasformazioni di forze, sono equazioni matematiche nelle quali il prima e il poi si dimostrano come quan- tità eguali. Così avviene anche negli uragani del cuore. Due amori dovevano confondersi insieme per riaccendere la fiaccola della vita, due baci dovevano sa- lire al cielo confusi in una sola benedizione della vita trionfatrìce. E invece, passata la procella, vin rasserenato il cielo, noi vediamo il pellegrino venuto da lontano al tempio d'amore ancora sulla soglia, ancora prosternato e in atto di rassegnata e serena adorazione. E^ nel tempio, là in fondo, fra le nuvole degli incensi e il coro degli angeli, immoto il Dio,che guarda il pellegrino con tenerezza serena; e là rimarranno entrambi Dio e crea- tura, idolo e sacerdote fino all' ultimo respiro. L'amore che feconda è divenuto l'amore che ammira; l'amore che ama è divenuto l'amore che adora; il sole che tutto colorisce e riscalda si è trasformato nella luna, che fa fantasticare e sospirare. Se avete letto la mia Filologia del dolore, dovete ricordare le pagine, nelle quali ho tentato di studiare la psicologia della malinconia. Fra questo caro fiore del giardino del cuore e l'amore platonico vi sono grandissimi rapporti di somiglianza. L'amore platonico è una grande e soave ma- linconia e chi l'ha potuto e saputo godere, non rimpiange la gioia, perchè quel sentimento ha bellezze più alte, ha misteri più delicati, segreti più riposti e sublimi. Dei vulcani, dei terremoti, degli uragani che sono vita quotidiana dell'amore nulla è rimasto : delle battaglie combattute nes- sun cadavere, nessun membro divelto; il terreno l'amob platonico lacerato dalle bombe, solcato dalle artiglierie, madido di sangue umano, è ritornato all'aratro; e le spighe fioriscono, dove corsero i gemiti dei moribondi e gli urli dei feroci. Una croce di legno piantata sull'orlo del campo vi ricorda però la storia del dolore e spande all'intorno un'aria ma- linconica. Non invano io ho invocato il tempio ad esprimere e contenere i misteri dell'amore platonico, perchè questo ha forme mistiche e le sue estasi presentano molti caratteri del rapimento religioso. Soffocato e spento il desiderio, inutile la lotta, che cosa rimane fuorché l'adorazione? E questa adorazione che prima è consagrata all' idolo, si affina sempre più, man mano andiamo perdendo la memoria delle battaglie combattute e la figura che adoriamo perde ogni giorno più la propria personalit\ per prendere forma di mito o di simbolo. La donna che adoriamo d'amore platonico non è più per noi Laura o Beatrice, ma è la donna, la donna unica e sola che per noi personifica tutte le bellezze, tutte le grazie, tutti gli incanti di Venere e di Eva. La donna amata ha occhi che ci incantano, membra che le mani accarezzano, chiome entro le quali si smarriscono i desiderii come in un la- birinto incantato. La donna amata d' amore platonico non ha occhi, non membra, non chiome, e perchè le avrebbe se noi non possiamo baciarli e possederli ? Dio ha forse occhi, membra e chiome f Noi amiamo platonicamente, ma amando adoriamo; e l'adorazione è l'estetica divenuta affetto o l'affetto divenuto estetica, o direi meglio è un sentimento che aleggia eternamente fra l'ammirazione di una bellezza assoluta e un amore infinito per questa bellezza, a cui non osiamo dar forma, perchè anche questa ci sembra una profanazione. L' amore abbraccia sempre qualche cosa, colle mani o colle braccia, colle labbra o col cuore; l'amore platonico non abbraccia, perchè l'infinito non si stringe; l'amore platonico, contempla, ammira, adora. Siamo in piena estasi e in estasi permanente: nessun carattere del rapimento gli manca, non la fissazione, non lo sprofondarsi di tutte le sensazioni in una sensazione sola, non la immobilità per tensione di tutti i muscoli antagonisti, non la ca- talessi, non la insensibilità per eccesso di sensazione. E le estasi son due: due come le creature che mutuamente si contemplano e si adorano; due come le forze, che campate nello spazio e sempre lontane si invocano e si attraggono e eternamente rimangono fìsse, senza avvicinarsi di nna lìnea né toccarsi mai. In cielo fra gli astri avvengono que- sti fenomeni che gli astronomi studiano; nel cuore umano avvengono gli stessi fenomeni con leggi eguali, con eguale miracolo di potenza e di bellezza. Se l'amore platonico per la sua alta idealità si avvicina ai rapimenti mistici dell'asceta, ha per altri suoi caratteri le profonde sensualità del-l'avarizia. L'avaro e l'amor platonico hanno questo di co- mune: possedere un tesoro che contemplano, che adorano, ma che non spendono. Quella donna che voi adorate, è d' altri o di nessuno in apparenza, ma nessuno l'ama come voi, per nessuno è bella quanto lo è per vói. I vostri sguardi, le vostre aspirazioni, i vostri pensieri sempre rivolti a lei la circondano d' un’aureola, che la isola dal mondo. Essa è chiusa in uno scrigno invisibile, ma non meno inviolabile; in uno scrigno d'oro e di gemme di cui voi solo avete la chiave. E anch'essa, voi lo sapete, non ama che voi. È il possesso potenziale, è la proprietà ideale. Gosì appunto è dell'avaro: egli contempla quei fasci di biglietti miracolosi che possono a un cenno trasformarsi in gioie, in lusso, in ogni ben di Dio. E per volontà nostra quella donna è intangibile, quel denaro ' non si muove, ma quella donna è nostra, quel tesoro è nostro. L'amore platonico, ricco com' è di rapimenti, ci presenta allucinazioni di trascendente bellezza. Nessuno più abile sarto per vestire i corpi nudi, nessuno più ardito per spogliare i corpi vestiti. Nelle visioni dell' asceta Dio appare (come vedremo più innanzi) in aspetti svariati, ma sempre bellissimo; e l'adorazione che crea l'immagine si raddoppia neir estasi d'ammirazione di quelle bellezze. E così è noli' amore platonico, in cui tutte le forze del pensiero, tutte le energie del senti- mento, concentrandosi in un punto solo, danno tali ali alla fantasia e tale energia al suo pennello da trasformare l'uomo in un poeta e in un pittore in una volta sola. Poeta che abbellisce e idealizza tutto ciò che tocca; pittore che della sua tavolozza fa una verga magica che tntto riveste di un'iride afiascinante. La donna adorata e non posseduta è sempre Venere per noi; Venere Afrodite quando la fan- tasia la spoglia, Venere Urania quando la fantasia la ravvolge nei densi veli della nostra gelosia e del nostro rispetto. Nuda o vestita è sem- pre una Dea per noi, e noi ne siamo i sacerdoti. Anche le sante vedono Dio nudo nelle loro visioni, né quella nudità è meno casta o meno pudica. L'amore platonico è tutto un pudore, perchè il pudore è la riverenza dell'amore, è la santificazione del desiderio. Oh quante volte nei sileuzii della notte le tenebre si illuminano per noi alla luce mistica della fantasia e dall'onda azzurra d'un mare tranquillo sorge per incanto al fremito impercettibile d'una brezza che vien dal profondo una visione di donna. E noi assistiamo al mistico nascere della Dea d'amore, assistiamo al nascer della vita. Estasi umane, vili E sorge dall'onda Spumeggiante pregna degli inebbrianti e salsi aromi del mare la visione della creatura amata, della sola donna che per noi è donna, e che nuda e casta come una statua di Fidia, lucente dell' onda che cade in mille perle su quella perla sola che è il corpo di lei, s'innalza fremente e flessuosa, come una palma umana; e sorge e s'innalza sulle sue colonne di marmo pario, inghirlandata dalle chiome fluenti, che fanno piovere una pioggia di perle sui morbidissimi flanchi intomo a lei bolle e freme l'onda, quasi ebbra dei contatti voluttuosi della Dea, e guizzano nereidi e naiadi a farle corona di bellezze minori, mentre angioletti rosei svolazzano all'intorno di lei, im- pazienti di accarezzarla colle ali convulse. E nes- suna lascivia scuote le nostre membra e nessun desiderio osa turbare Testasi di quella contemplazione. Voi siete sempre in ginocchio, col corpo o col pensiero, davanti alla divina immagine che adorate. E altre volte Venere non esce dal mare, umida e calda delle sue feconde aspergini, ma in un bosco di allori sotto il cielo ellenico, scende dal tempio e passeggia sorvolando sull'erba, quasi statua che ubbidisce all'evocazione del suo creatore e ritoma alla vita. E gli inni dei poeti e le corde d'oro delle arpe eolie cantano e suonano le loro armonie, facendo coro di ammirazione e osanna di adorazione alla dea della bellezza, alla madre di tutti ì viventi. E noi prostesi al suolo baciamo l'orma profumata, che il piede divino lascia sui muschi vellutati e fra l'erbe odorose. Ma terra e mare non bastano più a fare cor- nice alla nostra visione trascendente e noi vediamo la nostra Dea farsi creatura alata e spiccare il volo nelle alte regioni del cielo. Non più carni rosee o colonne di marmo parlo, ma la carne dive-vni nuto opale e le membra trasformate in ali. E vìa per Paria e gli spazi infiniti del vuoto, un aleggiar robusto e un ondeggiar di chiome, or dorate dai raggi del sole, or argentine al chiaror della luna, or buie come le tenebre degli abissi. E un fiam- meggiar degli astri, che anch'essi nell'eterna pace dei secoli, fremono alla vista di quella divina bel- lezza e scintillano più caldi e più splendidi, salutando colle ebbrezze della luce una creatura deUa terra. E noi dietro a quella visione, convertiti da creature mortali in un sospiro di desiderio che vola e insegue la donna alata. La via lattea ci è guida al nostro volo audace e tra la polvere degli astri che non abbiam tempo di ammirare e fra gli abissi dell'infinito e le meteore deUo spazio cogli occhi fissi a quella creatura che è cosa nostra e di cui sentiamo nel vuoto infinito il batter dell'ali, Siam rapiti in estasi e speriamo di confonderci e sparire in quella donna, che non è più donna, ma angelo; che non è più angelo, ma Dio; un Dio creato dalla nostra fantasia e dal nostro amore. Sparire per sempre e con lei, come dicesi che le comete attratte dal sole si consumino in un bacio ardente come loro, ciclopico come lo spazio. Sparire e confondersi, non ritrovar più il nostro Io, non distinguere più qua! differenza passi tra noi e lei, fra l'amare e Tessere, fra l'uno e il due; non ricordarsi della terra, del nascere e del morire, della gioia e del dolore; non pensare altro pensiero che il pensiero di lei, perdere tutta la coscienza e tutta la memoria, per sommergerle nel grande oceano di una sensazione sola, l'estasi; spogliarsi di tutte le passioni, dimenticarle tutte, per non ardere che d'una sola passione, l'amore. L'uomo e la donna disgiunti sulla terra, ricongiunti nel cielo e per sempre con un bacio che non ha domani, con un amplesso che trasforma le anime nella carezza di quattro ali. * Le estasi dell'amore platonico non sono tutte di adorazione, ma possono presentarci le forme della devozione, del sagrifizio spinto fino al mar- tirio. Allora noi abbiamo i rapimenti già descritti nell'amore materno, nell'amor figliale e negli altri affetti minori. Inutile ripetizione sarebbe quella di ritrarre i lineamenti di questi quadri sublimi, che tanto si rassomigliano. L'ionico carattere che distingue tutte queste forme svariate è quello di essere accompagnato dall'ardore della più calda delle passioni, di esser tutto imbevuto di quell'amore che fu chiamato con questo nome senza aggiunta di alcun agget- tivo, quasi prototipo di tutti gli altri amori. L'amore platonico può essere potente e fecondo di estasi, anche quando non è diviso da un'altra creatura. Anche quando vibra in un solo cuore, anche quando contraddice (rarissima eccezione) il verso famoso del poeta: Amor ch'a nullo amato amar perdona, può durare tutta la vita, può essere il palpito di ogni ora, il sogno d'ogni notte, la religione mi- stica di un solo cuore. In questi casi soltanto vi ha di diverso e di caratteristico una soave ma- linconia, forse confortata da una speranza lontana che il nostro amore, pur rimanendo sempre pia* tonico, 8iia diviso da un' altr' anima. Xie estasi dell' amicizia. Rapimenti dell'amor fraterno. Anche senza il fascino del sesso, anche senza i vincoli del sangue l'nomo può amar l'uomo di quel sentimento che si chiama amicizia. Ho gii\ parlato troppe volte e a lungo nella mia Fisiologia del piacere e in altri miei libri più recenti dell'amicizia, né starò a ripetermi. Qui non dob- biamo occuparci che di quelle rarissime forme di questo sentimento che possono portarci fino al- l'estasi. L'amicizia è possibile fra uomini e uomini, fra uomini e donne, fra donne e donne; ma il sesso è tale un elemento perturbatore d'ogni altro af- fetto, che non sia amore, da rendere 1' amicizia assai rara fra ue persone di sesso diverso, e anche quando i sensi non parlano e nessun desiderio accompagna l'amicizia, questa è però modi- ficata profondamente da quella tenerezza irresistibile che l'uomo ha per la donna, di quel bisogno di protezione che la donna sente dinanzi all'uomo. Ecco perchè preferirei separare dal gruppo delle Estasi umane. L’ amicizie vere quella che Tuomo e la donna pos- sono intrecciare tra di loro, ravvicinando queste alla famiglia degli amori platonici. V amicizia è un sentimento di lusso e noi lo vediamo mancare affatto o presentarci forme atrofiche negli uomini di bassa gerarchia psichica. Le sue energie sono deboli, talché cedono subito il campo ad altri sentimenti più imperiosi e che hanno una grande missione nel ciclo della vita. È anche per questo che le donne ci presentano più raramente esempio di calde e tenere amicizie. In esse l' amore e la maternità occupano tanta parte del cuore da non lasciare il posto per altri sentimenti minori, e d'altronde la galanteria virile fa delle donne altrettanti rivali e semina la gelosia e inviperisce le vanità e solletica la malizia e la maldicenza; per cui V amicizia fra donne è pianta rara, che vive per lo più vita breve e fra le pareti di una stufa ben calda e custodita. Che l'amicizia sia una pianta di lusso lo prova il vederla fiorire nell' età delle massime energie affettive, cioè nella giovinezza. Col primo aocenno di capelli bianchi, col primo chinar della curva vitale, le amicizie nuove sono molto rare e le antiche si conservano spesso per abitudine, per ri- conoscenza, ma son fiacche e messe quasi sempre nel secondo giro degli affetti. Se r amicizia è sentimento raro, è tanto più delicato e si muove in una sfera di altissima idea- lità. Intendo sempre parlare della vera, della sublime amicizia, di quel sentimento che fa di due nomini un nomo solo, che li unisce mano con mano, cuore con cuore, anima con anima. Per lo più fra la massa del volgo si chiamano con quésto nome simpatie fugaci, associazioni d'interessi, con- suetudini d'occasione ed altre cose ancor più vol- gari e più basse. Per questa via di certo nessun rapimento è possibile. Ciò che dà il marchio di nobiltà all'amicizia è V eleziùne che ne è il midollo e lo scheletro, che- ne è il motivo informatore. Non è soltanto negli ordini politici che relezione sostituita all'eredità o alla forza segna un gigantesco progresso: anche nel campò degli affetti l'elezione è il battesimo che li consacra ad una vita gloriosa, che li tra-sporta dai bassi fondi delle necessità organiche nel cielo dell' idealità. Neil' amore, nell' affetto di patria, nella maternità, in tutti i potenti affbtti che stringono l'uomo coi vincoli della famiglia, vi è un vigore irresistibile, vi è una forza trascen- dente, ma nello stesso tempo noi ci sentiamo ra- piti dal fato, dalla necessità:. Siamo ben felici di questa cara necessità, Ina V Io, sempre superbo, sente qualcosa più forte di lui e riverente s' inchina e ubbidisce alle leggi della natura. Nell'amicizia invece nulla di tutto questo: nessun fato, nessuna necessità, nessuna tirannia d'uomini, di cose o di tempi. Due anime umane si incontrano nel viavai della folla, si contemplano e s'intendono. Un riso sorriso in due, una lagrima pianta in due, un grido d' entusiasmo escito prorompente, irresistibile in uno stesso momento da due petti umani, avvicina i cuori e stringe le destre. Son due note musicali, che partito da due. strumenti lontani si sono incontrate per l’aria, formando un accordo d'armonia. E quello stringersi delle mani rivela nella sua espressione semplicissima tutta la psicologia più fine e più profonda dell'amicizia. In amore son le labbra che tendon Farco e si cercano; in amore son le viscere che si intrecciano e si fecondano: neir amicizia son le mani, che si cercano e si stringono; gli istrumenti del pensiero e dell'azione. Sentire insieme e sentire egualmente, ammirare le stesse cose e disprezzare gli stessi uomini, par- lare commossi cogli stessi i)oeti e benedire con una voce sola lo stesso sole, ci fa parenti nelle anime, come in amore le simpatie fanno di due sangui un sangae solo, di dae desiderii un desiderio solo, e colla fiisione intima di due esistenze, creano una terza vita. L'amicizia è una parentela d'elezione, è un amore delle anime, è un sentire il proprio pensiero sommato a un altro; i proprii sentimenti, le proprie simpatie, le proprie aspirazioni ripercossi sempre dall'eco affettuosa di un'altra simpatia, di un'altra natura umana, che risponde alla nostra. Dolcezze ineffabili, voluttìi di altissima sfera, che fanno l'uomo superbo d'esser uomo. Questo consenso non cercato ma trovato, questo combaciarsi intero e completo di due anime, questo libero matrimonio di due nature umane può bastare a rapirci in estasi ; quando soprattutto ci rifugiamo in seno all' amicizia per sfug;^ire dagli urli del profanum vulgus; quando siamo inseguiti dal latrato dei cani ; quando ci sentiamo asfissiati dal lezzo del fango in cui pur troppo dobbiamo le tante volte camminare e sommergerci. È allora che l'oasi dell'amicizia ci stende la sue braccia e ci involge colle sue ombre profumate, colle sue brezze inebbrianti, e proviamo la santa gioia di chi escito da una cloaca immonda e oscura, si trova nell'aperto cielo in mezzo alla luce, all'aria pura; fors'anche fra il profiimo dei fiori e il sorriso dei bambini. L'estasi di due amici che si comprendono, che ^i stringon le mani. che si guardan negli occhi, leggendovi riflessa Pimmagine di so stessi, è muta come quasi tutti i rapimenti della vita. É muta ed è profonda: è serena eie azzurra. Non si sa eome incominci e dove finisca; appunto come noi non sappiamo, guardando in alto, dove il cielo incominci e dove esso finisca. Tiriamo profondo profondo il respiro, perchè vorremmo quasi ingrandirci di dentro, come ci sentiamo raddoppiati di fuori; e il nostro Io si confonde, si sprofonda con un'altra coscienza, quasi due parti di un'anima sola, che separate dalla violenza, incontratesi nello spazio, ritornano ad essere una cosa sola. In quei momenti beati ogni confine ben definito della coscienza si ofiftisca e si sperde : ci pare di essere due, perchè godiamo sentimenti, bellezze, splendori el vero o del buono in due; ci par di essere uno, perchè sentiamo vibrare due coscienze in unacocienza sola; perchè le due anime si son abbrao- -ciate e strette e confuse in un'anima sola. Sante e care e dolci ebbrezze dell'amicizia, che si elevano per la loro purezza nelle sfere più alte dei sentimenti umani. Se sono men calde di quelle dell'amore, sono però più durevoli e serene; se vi è meno volutto, vi è più pensiero; se vi è meno fuoco, vi è più luce. Ma perchè questi sterili e vani confronti? Perchè sagrificare anche noi a quel maledetto gallo d' Esculapio, che costringe sempre l’uomo a confrontare le cose che studia e descrive? Forse che si pota risolvere il problema la rosa sia più bella del giglio, lo zafiBro più splendido del diamante, il cavallo più bello del leone? Lasciamo ogni bellezza al suo posto e non tormentiamo le creature del nostro pianeta, facendole passare sotto le forche caudine delle nostre gerarchie. La natura feconda e generosa non ha mai scrìtto dei numeri sulle proprie creature: nessuna prima, nessuna ultima, e il muschio microscopico che nasce e fiorisce fra le fessure del tronco d' una palma superba, è bello quanto l'albero maestoso che le offre l'ospitalità; e la stretta di mano dell'amicizia è cara quanto lo stringersi insieme delle labbra innamorate. Le estasi dell'amicizia sono di varie forme, ma quasi tutte possono ridursi a queste due: estasi di simpatm e estasi di conforto. Delle prime ho parlato fin qui, riducendole ad un'espressione sola. Le altre sono più facili e più. comuni. Esse non sono che estasi di carità rese più intense, più cald, più poetiche, perchè il sentimento che le ispira è di più alta natura. Nella carità facciamo il bene agli altri, solo perchè uomini; all'amico diamo tutto noi stessi, per lui facciamo i maggiori sagrifizii, perchè uomo e perchè amico. Dall'elemosina che ci umilia e può anche avvilirci, incomincia una scala ascendente e che ha mille gradini e pei quali si sale alle forme più squisite della beneficenza. Sulla più alta cima sta sempre 1' amicizia, che conforta e aiuta e soccorre senza umiliare e porge il dono con tale delicatezza, che mal sapresti dire, se sia più prezioso il dono o più caro il modo con cui ti vien presentato. ESTASI dell'amicizia Impiccolire il sagrifizio fino a nasconderlo affatto, mostrare che chi dà è invece colui che riceve, ohe il donatore rimane debitore ; nascondere nella gioia di dare l'orgoglio di dare e soffocare fin dal suo nascere l' involontario rossore di chi riceve, sono altrettanti miracoli che l’amicizia compie colla massima agilità , colla maggiore naturalezza di questo mondo. Indovinare il dolore anche senza il pianto, presentire l'imbarazzo quando nessuno lo sospetta, prevedere la sventura prima che arrivi, il pericolo prima che l'allarme sia dato, non attender mai che la mano si stenda a voi, ma stendere la vostra e nella stretta di mano nascondere il benefizio, sono le prime lettere dell' alfabeto dell' amicizia; son problemi elementari che il cuore risolve di primo acchito e senza bisogno di studiare la matematica. Davvero che in questi ca^i è diflBcile dire chi più goda dei due, chi primo arrivi al rapimento del benefizio fatto o della riconoscenza caldissima. L'uno ha preveduto, ha presentito, ha indovi-nato. L' amico soffre ed io posso far tacere quel dolore. L'amico ha bisogno di soccorso, di con- forto, ed io sarò quei fortunato che potrò soccorrere e confortare. Il cuore batte forte forte in petto, le mani tremano per 1' emozione e un sorriso involontario e angelico corre sul nostro volto. Tutti gli artificii più astati sono da noi adoperati per far sembrar facile ciò che è difficile, naturale ciò che forse è per noi un doloroso sagrìflzio. Nessuna astuzia è più raffinata, nessuna ipocrisia più opaca, nessuna fantasia più immaginosa di quella che adopera l'amico per occultare il benefizio, per giungere in tempo; per abbellire la carità collo splendore della sorpresa. Il dono dell'amico è un fiore bello e profumato che ci presenta la mano di un bambino, innocente e giulivo come la bontà sempre aperta dell'uomo generoso, rìdente come tutte le primavere della vita e della natura. E chi riceve ed è costretto a non vergognarsi di ricevere e chi indovina tutte le sante astruserie e i fini accorgimenti che accompagnano V opera del conforto e chi misura tutta 1' altezza dell' anima che corre soccorrevole a noi, rimane confuso e commosso e dallo strazio della disperazione è portato di volo alla beatitudine più sicura e più alta. L'amico ci ha indovinato e l'amico risponde con un'onda di riconoscenza; il sorriso di chi fa il bene è nobile come il sorriso di chi lo riceve, e due estasi si confondono in un'estasi sola. Chi più felice dei due? Nessuno. Chi più grande? Nessuno. Quale il debitore, quale il creditore? Nessuno dei due; o entrambi creditori, entrambi debitori. Chi più bello del sole che illumina o della terra che è baciata dal sole! Chi più bello del cielo che si specchia nel mare o del mare che si fa azzurro al sorriso del cielo? Chi più dà e più riceve della gloria dei grandi o del riflesso d' amicizia che le turbe innalzate dal genio rimandano al sole del pensiero? Beata ignoranza codesta, di non poter distinguere due bellezze che si fondono in una bellezza sola ; due gioie che si unificano ìa una voluttà sola; due grandezze che si sperdono e si consumano in una sola immensità. Non malediciamo la vita, se questa ci lascia lo spazio e il tempo per essere uno di questi amici o per assistere ad una di queste scene del mondo morale. Quante bassezze, quante viltà, quanto fango si devono trovare nei sentieri pedestri della vita por dimenticare uno di quei quadri, quante tenebre ci vorranno per cancellare tanta luce, quanto male per far dimenticare tanto bene! Nessun fiume, per fangoso che sia, ha potuto togliere all'oceano le sue trasparenze; nessun sofiQo di uomo ha potuto spegnere il sole, nessun gelo Tha mai potuto raffreddare! L'affetto che ravvicina i nati tVuno stesso padre e d'una stessa madre, esiste abbozzato anche negli animali. Gli uccellini allevati in uno stesso nido, spesso anche quando Thanno abbandonato, vivono assieme e si amano: spesso anche le scimmie ed altri mammiferi sentono di essere fréitelli, ma queste fratellanze son pallide e di piccola durata. I colpi di fucile del cacciatore crudele, i lunghi viaggi, i nuovi amori, spezzano ben presto i vincoli di fratellanza, e dopo pochi giorni, o poche settimane, o pochi mesi, secondo i casi; ogni riconoscimento di uno stesso sangue si dilegua e scompare. I fratelli possono intrecciare un nuovo nido, un incestuoso amore, o possono farsi la più spietata guerra. Anche fra gli uomini l'amore fraterno è spesso pallido e non presenta che deboli energie; i molti cuculi deposti nel nido d'una famiglia, le antipatie e le dissonanze dei caratteri troppo frequenti ad onta della comune genealogia, le lotte d'interesse opposto, le lunghe e necessarie assenze imposte dalle vicende della vita, sono altrettante cause l'amoe fraterno che possono rallentare o rompere le catene fraterne. Fra fratello e fratello, fra sorella e sorella si aggiunge poi la ruggine delle gare di vanità e di emulazione, e questa ruggine corrode più ohe la lima di forti passioni. Per tutte queste ragioni i forti amori fraterni son rari, rarissime le estasi affettive. Oserei però dire che, meno rare eccezioni, Tamore fraterno non ci mostra scene commoventi e sublimi, che quando è rafforzato dalla simpatia dei sessi opposti. Earo V affetto intenso fra due fratelli, forse più raro ancora quello fra due sorelle; più comune invece il sentimento che lega il fratello alla sorella. Quando fratello e sorella si amano davvero, si amano molto, il sentimento che li unisce è un'amicizia resa ancor più calda dalla comunanza del sangue e può giungere a tanta forza e a tanta idealità da avvicinarsi assai all' amore platonico. Son due creature che non possono amarsi d'amore, perchè troppo rassomiglianti, perchè esciti dalle stesse viscere, perchè hanno ricevuto il primo bacio dalle stesse labbra, perchè hanno succhiato dallo stesso seno quel secondo sangue che è un secondo vincolo di parentela. E poi son cresciuti insieme, hanno respirato i)er tanti anni l'aria dello stesso nido, hanno dormito tra le pareti della Stessa casa, hanno pregato sotto la vòlta della stessa chiesa, hanno pianto le tante volte insieme; hanno diviso i terrori infantili, si sono inebbriati insieme nelle feste dell' infanzia e insieme hanno subito le procelle dell'adolescenza e della prima giovinezza. Come e perchè non si amerebbero quelle due creature, che vedono a vicenda rispecchiata tanta parte di sé stesso nel cuore e nel pensiero dell'altra? La comunanza delle memorie è parentela del cuori e ad essa basta un cenno, un sorriso, una parola per rifare quei viaggi poetici e affascinanti nel tempo che fu. Quei due forse hanno già passata più che mezza la vita insieme, fors'anche hanno insieme composto nella fossa il loro babbo e la loro mamma, e in un certo giorno dell'anno, anche lontani e senz'essersi chiamati, si trovano insieme sopra una stessa tomba. E come e perchè quelle due creature non si ame- rebbero; non si amerebbero molto; non si amerebbero sempre? La nostra sorella slam noi stessi incarnati in un sesso diverso e quando in essa noi vediamo riprodotti i nostri lineamenti, rifatti gli stessi gesti, riprodotti gli stessi gusti, le stesse antipatie; sor-ridiamo di compiacenza, esclamando: s'io fossi una donna, sarei lei! E la nostra sorella non solo ci rassomiglia nel volto, nei gesti, ma desidera le stesse cose, sorride degli stessi scherzi, ha come noi qnelle stesse debolezze, delle quali dobbiamo spesso arrossire. E si ride insieme, e si arrossisce insieme, dicendoci nell'orecchio : Anche tuf — 8Ì anch^io! E la nostra sorellina (che sorellina è sempre ogni sorella, quando è molto amata), e la nostra sorellina rassomiglia tanto alla nostra mamma, che la si direbbe la mamma ringiovanita. Essa ha per noi tenerezze materne, indulgenze materne; essa ci può abbracciare e baciare, benché essa sia una donna. Quanto è indulgente e buona! — Con lei possiamo sfogare le nostre bizze, confessare i nostri rancori; con lei possiamo dividere tutte le amarezze dell' orgoglio offeso, dell' ambizione delusa , delle speranze svanite. Essa non e' invidia ma ci ama. Essa non riderà di noi, né ci vorr.Y consolare coll’accusarci fattori della nostra sventura. Essa è donna e con noi quasi madre; nessuna osservazione, nessun rimprovero prima di averci medicati e guariti. Nessuna domanda importuna o impertinente prima di averci fasciata la ferita. Possiamo essere più vecchi di lei; essa ci tratterà sempre come bambini, sarà capace perfino di prenderci fra le sue braccia e di farci la ninna nanna. E la sorella si getta fra le braccia del fratello. come non può fare colle braccia di nessun altro uomo. Del marito ha suggezione, del padre ha rispetto; davanti al figlio vuol essere infallibile. Il fratello invece non è né marito, né padre, né figlio, ma un po' di tutto questo. Egli è un uomo e la sorella può appoggiarsi a lui come alla forza che protegge e difende. Egli é un uomo, ma non sarà mai un giudice severo, perchè anch' egli prima di gridare al peccatore, vorrà guarire il peccato e risanare la ferita. La sorella è sicura che il fratello di lei avrebbe peccato come lei, s'egli si fosse trovato nelle stesse circostanze ed essa è sicura di trovare una grande indulgenza, una misericordia grande come quella del Cristo. Ma non occorre peccare per rifugiarsi fra le braccia fraterne del figlio della nostra mamma. Il fratello ha piti ingegno di noi, più di noi ha studiato e vissuto. Egli ci darà la luce per camminare nelle tenebre della vita, egli ci darà un braccio poderoso per appoggiarsi, egli sarà la nostra bussola nel gran mare delle umane dubbiezze. E che faresti tu In questo caso f Come esciresii tu da questo labirinto f Dimmi se io ho fatto benet Dimmi vi è ancora un rimedio a tanto male f „ E le domande si succedono le une alle altre, senza attender risposta e le risposte diventan altrettante domande; ed è un affollarsi confuso e prorompente di parole, di sorrisi, di lagrime : e sono abbracci che interrompono domande e risposte e sono baci che valgono più d'un volume di ragionamenti e son singhiozzi che taciono alla soavità d'una carezza e son carezze che vogliono esser rimproveri e rimangono invece carezze dolcissime e sono due anime di uomo e di donna, che possono vedersi nudi l'un l'altro senza arrossire, perchè non hanno sesso e sono come Adamo ed Eva prima che avessero bisogno di coprirsi delle foglie dell'albero mistico dell'Eden. n questi casi e in altri consimili la commozione può giungere fino al rapimento, e l'estasi si afferma con tutti i suoi caratteri di isolamento dal mondo esterno e di concentrazione di tutte le forze del sentimento e del pensiero in un punto solo del mondo psicologico. Beati coloro che l’hanno Estasi liman, provata, fosse poi gioia che prendeva il posto d'un grande dolore o gioia che si faceva cento volte maggiore, perchè si moltiplicava colla igioia d' nn' anima sorella. L'amore fraterno è un sentimento di lusso, tanto è vero che è appena abbozzato e fuggevole negli animali e così pure è debole nelle razze e nelle nature inferiori. I sentimenti di lusso sono i più indistinti, quelli che hanno frontiere meno sicure, per modo che si confondono facilmente con altri affetti di analoga natura. L' amore fraterno confina coir iimore platonico e coli' amicizia, e tanto è vero che spesso udiamo escire dalle labbra commosse di due amici, che non pensan punto a far della psicologia, questi gridi dell'anima: Io il amo più che un Fratello. Tu mi sei più fraUllo che amico. La nostra amicizia è una vera fratellanza delle anime. Noi non siamo amici ma frnt4ilU! E d' altra parte non di raro due fratelli escla- mano alla lor volta. Ma il nostro affetto è una santa amicizia. Ma anche senza i lincoli del sangue noi saremmo due amici. Se mi fosse permesso tentare di distinguere il caratt-ere proprio delle estasi dell'amicizia e quello dei rapimenti dell'affetto fraterno, direi che nel primo caso vi è una grande fratellanza nell'urna- nità che ci eleva al disopra del volgo e che nel secondo la voce del sangue ci tiene più vicini al nido e quindi piti caldi, più commossi, più inteneriti. Nei rapimenti dell'amicizia vi è più pensiero, in quelli dell'affetto fraterno vi è più viscere.Nei primi la differenza di sesso turba l'estasi o la porta in altre regioni, nei secondi invece questa differenza è quasi sempre necessaria e contribuisce assai ad accendere i cuori, ad affinare, a intenerire, a commuovere gli animi che salgono insieme in quest'Olimpo del sentimento. Descrivere tutte le possibili estasi umane s.irebbe dar fondo all'universo psicologico e nessuna forza d'uomo vi basterebbe. Io mi accontenterli accennare ad alcuni rapimenti dell'affetto fratemo: altrettanti quadri presi dal vero e che potrebbero ispirare il poeta, il pittore, lo scultore.Due fratelli vivono in paesi lontani Uun dall'altro e vengono a conoscere per via indiretta, che il babbo si trova in grave imbarazzo di afifari commerciali. Accorrono non chiamati, si incontrano sulla soglia della casa paterna. Si sorprendono, si interrogano. Son venuti per la stessa ragione chiamati dalla stessa voce interiore. Hanno pensato la stessa cosa, lo stesso piano, gli stessi progetti per salvare l'onore del padre. Lo possono fare e lo faranno. Esaltati, commossi, si gettan nelle braccia l'un dell'altro e godono un soavissimo rapimento dell'anima. Due fratelli che lavorano insieme, hanno pensato uno stesso libro, senza scambiarsi una sola parola. Venuti a comunicarsi a vicenda i loro progetti, si trova che essi si incontrano e si combaciano.Lo stupore diventa ammirazione, Tammirazione contentezza, beatitudine. Essi si abbraccino, si inebbriano della gioia di aver fusi due pensieri in un solo pensiero. I fratelli De Goncourt devono aver provato più volte quest'estasi deliziosa. Due sorelle hanno perduto runico fratello, vedovoe padre di numerosa famiglia. Sul cadavere del caro perduto suggellano un bacio in due, che è conclusione d'un giuramento fatto in silenzio, nello stesso momento. Esse non prenderanno marito,esse daranno tutto il loro tempo, il loro dinaroai nipotini che fanno loro figlinoli, che si stringono al seno in uno slancio di carità generosa. Quelle due anime beate di aver pensato in uno stesso istante la stessa cosa si abbracciano, si stringon forte forte cuore contro cuore; confondono lagrime, singhiozzi, sorrisi e godono una delle estasii fraterne più complesse e più alte che possa godere anima umana. Una donna è tradita, tradita nel santuario della famiglia, precipitando nella disperazione dall'alto d'ana felicità senza nubi.Tutto si oscura, l’aria diviengelo, la terra spine, il cielo un'uragano. Essa ha un fratello, le scrive una parola sola: Vieni e mi salva! Ma il fratello ha saputo la sventura piombata sul capo della sorella, prima ancora che la lettera fosse scritta. Suona un campanello, si apre un uscio, vi si precipita un uomo. La sorella lo guarda, non sa piangere e non può ridere. Gli porge la lettera ancora umida dall'inchiostro ed egli legge quelle quattro parole e neppur lui può ridere o piangere o parlare. Perchè quei due fortunati non cadrebbero in estasi in quel momento? Due naufraghi iV una fiera procella della vita son rimasti soli nel mondo. La donna in un mese ha perduto tuttii figliuoli uccisi dalla difterite, ruomo era solo ed è divenuto cieco. Quei due non hanno più né padre, né madre, né zii, né cugini, ma essi son fratello e sorella. Questi hanno attraversato continenti e mari e si sono abbracciatiper non separarsi più mai. Perché non cadrebberoessi in estasi? L'estasi è sempre uno stato eccezionale, passeggero,e la più partedegli uomini non l'hanno mai provato.Taluni piìl rozzi e incolti durano fatica anche a immaginarselo. La sua bella etimologia greca f x-a radice, lo star fuori, esprime mirabilmente questo concetto. La parola di estasi è dunque greca, e i greci pia poeti dei latini, dovettero conoscere meglio di questi uno stato di trascendente idealità. I romani, gente positiva, patica, popolo d'azione, non conobbero Vestasi, ma l'indicarono con perifrasi diverse : mentis excessu, animi abalienatio. Tommaso Campailla. Keywords: oposcolo, ecstasi, estasi, animis abalienation, mentis excessus. discorso disordinato, discorso ordinato, discorso umano, uomo, vita. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Campailla” – The Swimming-Pool Library.
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