Grice e Casanova: l'implicatura conversazionale del desiderio omoerotico – filosofia veneziana –
filosofia italiana – Luigi Speranza (Venezia).
Filosofo italiano. Grice: “It is fascinating to analyse what Casanova calls
‘piegadura’, or ‘piegadure,’ in the plural – bendings – my implicatura is a bit
like his piegadura, only less acute!” -- Grice: “I would hardly call Casanova a
philosopher, but my wife hardly would not!” -- Giacomo Casanova ritratto dal
fratello Francesco Giacomo Girolamo Casanova (Venezia) avventuriero, scrittore,
poeta, alchimista, esoterista, diplomatico, finanziere, scienziato, filosofo e
agente segreto della Serenissima italiano, cittadino della Repubblica di
Venezia. Benché di lui resti una produzione letterariatra trattati e
testi saggistici d'argomento vario (s'occupò, nell'ampia gamma dei suoi
interessi, perfino di matematica) e opere letterarie in prosa come in
versivastissima, viene a tutt'oggi ricordato principalmente come un
avventuriero e, per via della sua vita amorosa a dir poco movimentata, come colui
che fece del proprio nome l'antonomasia del soave e raffinato seduttore e
libertino. A tutt'oggi un playboy viene spesso chiamato
"casanova". A questa sua fama di grande conquistatore di donne
contribuì verosimilmente la sua opera più importante e celebre: Histoire de ma
vie (Storia della mia vita), in cui l'autore descrive, con la massima
franchezza (pur non per questo privandosi d'anedotti romanzeschi e alcuni
abbellimenti), le sue avventure, i suoi viaggi e, soprattutto, i suoi
innumerevolissimi incontri galanti. L'Histoire è scritta in francese: tale
scelta linguistica fu dettata principalmente da motivi di diffusione
dell'opera, in quanto all'epoca il francese era la lingua più conosciuta e
parlata dalle élite d'Europa. Fra corti e salotti vari, si ritrovò a
vivere, quasi senza rendersene conto, un momento di svolta epocale della
storia, non comprendendo affatto lo spirito di fortissimo rinnovamento che
avrebbe fatto virare la storia in direzioni mai percorse prima; rimase infatti
ancorato fino alla fine dei propri giorni ai valori, precetti e credenze
dell'ancien régime e della sua rispettiva classe dominante, l'aristocrazia,
alla quale era stato escluso per nascita e della quale cercò disperatamente di
far parte, anche quando essa era ormai irrimediabilmente avviata al crepuscolo,
per tutta la propria vita. Tra le personalità eccelse dell'epoca che ebbe modo
di conoscere personalmente, e di cui ci ha lasciato testimonianza diretta, si
possono citare Jean-Jacques Rousseau, Voltaire, Madame de Pompadour, Wolfgang
Amadeus Mozart, Benjamin Franklin, Caterina II di Russia e Federico II di
Prussia. Dalla nascita alla fuga dai Piombi. Venezia, Calle della Commedia
(ora Malipiero) Giacomo Girolamo Casanova nacque a Venezia, in Calle della
Commedia (ora Calle Malipiero), nei pressi della chiesa di San Samuele, dove fu
anche battezzato, il 2 aprile del 1725. Molte opere enciclopediche o
letterarie recano erroneamente i nomi di battesimo Giovanni Giacomo, la cui
origine è sicuramente da ricercarsi nella pubblicazione dell'opera del 1835
Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo
XVIII e de' contemporanei, Emilio De Tipaldo, in cui l'autore della voce relativa
al Casanova, Bartolomeo Gamba, intestò erroneamente la voce a un certo Giovanni
Giacomo Casanova. Successivamente, l'errore fu ripetuto nel 1931 nella voce su
Casanova dell'Enciclopedia Treccani e da allora è spesso riapparso. Si
può leggere il nome corretto nel documento relativo al battesimo del
Casanova. «Addì 5 aprile 1725 Giacomo Girolamo fig.o di D. Gaietano
Giuseppe Casanova del q.(uondam) Giac.o Parmegiano comico, et di Giovanna
Maria, giogali, nato il 2 corr. battezzato daGio. Batta Tosello sacerd. di
chiesa de licentiaComp. il signor Angelo Filosi q.(uondam) Bartolomeo stà a S.
Salvador. Lev. Regina Salvi.» (Storia della mia vita, Mondadori) Il
padre, Gaetano Casanova, era un attore e ballerino parmigiano di remote origini
spagnole (almeno stando alla dubbia genealogia tracciata dal Casanova
all'inizio dell'Histoire, gli avi paterni sarebbero stati originari di
Saragozza, nell'Aragona[E 3]), mentre la madre, Zanetta Farussi, era un'attrice
veneziana che, nella sua professione, ebbe di gran lunga maggior successo del
marito, dato che la troviamo menzionata persino da Carlo Goldoni nelle sue
Memorie, ove la definì: "...una vedova bellissima e assai valente".
La voce popolare lo considerava frutto di una relazione adulterina della madre
con il patrizio veneziano Michele Grimani[E 4] e Casanova stesso affermò,
seppur in maniera criptica nel suo libello Né amori né donne, di essere figlio
naturale del patrizio. Ma ulteriori indizi a suffragio della tesi potrebbero
derivare dal fatto che, dopo la morte del padre, i Grimani si presero cura di
lui con un'assiduità che appare andasse oltre i normali rapporti di protezione
e liberalità che le famiglie patrizie veneziane praticavano nei confronti delle
persone che, a qualche titolo, avevano servito la casata. Il che troverebbe
conferma anche nel fatto che la giustizia della Repubblica, solitamente
piuttosto severa, non infierì mai particolarmente nei suoi confronti. Dopo la
sua nascita, la coppia ebbe altri cinque figli: Francesco, Giovanni Battista,
Faustina Maddalena, Maria Maddalena Antonia Stella e Gaetano Alvise.
Chiesa di San Samuele, Venezia Rimasto orfano di padre a soli otto anni
d'età ed essendo la madre costantemente in viaggio a causa della sua
professione, Giacomo fu allevato dalla nonna materna Marzia Baldissera in
Farussi. Da piccolo era di salute cagionevole e per questo motivo la nonna lo
condusse da una fattucchiera che, eseguendo un complicato rituale, riuscì a
guarirlo dai disturbi da cui era affetto. Dopo quell'esperienza infantile, l'interesse
per le pratiche magiche lo accompagnerà per tutta la vita, ma lui stesso era il
primo a ridere della credulità che tanti manifestavano nei confronti
dell'esoterismo. All'età di nove anni fu mandato a Padova, dove rimase
fino al termine degli studi; nel 1737 s'iscrisse all'università dove, come
ricorda nelle Memorie, si sarebbe laureato in diritto; la questione
dell'effettivo conseguimento del titolo accademico è molto controversa: infatti
Casanova descrive nelle Memorie gli anni passati all'Padova, sostenendo di
essersi laureato. Analoga affermazione risulta anche dalla dedica dell'opera
del 1797 a Leonard Snetlage, il cui frontespizio reca scritto A Leonard
Snetlage, Docteur en droit de l'Université de Gottingue, Jacques Casanova,
docteur en droit de l'Universitè de Padoue. Inoltre da documenti risulta che il
Casanova abbia lavorato nello studio dell'avvocato Marco Da Lezze, dal che si
era presunto che, compiuti gli studi e conseguita la laurea, fosse andato a
compiere il praticantato presso il Da Lezze. Nonostante queste fonti, il primo
a dubitare del titolo conseguito dal Casanova fu Pompeo Molmenti, ma ben presto
gli studi del Brunelli, il quale aveva reperito documenti che dimostravano in
modo certo l'avvenuta immatricolazione al primo anno e le successive
iscrizioni, convinsero tutti gli autori dell'effettivo conseguimento del titolo
accademico; in tal senso, tra i tanti, anche James Rives Childs (Casanova).
Successivamente Enzo Grossato pose nuovamente in dubbio il conseguimento del
titolo rifacendosi ai registri di laurea, i quali non menzionano il nome del
veneziano. Dello stesso avviso Piero Del Negro, il quale rilevò che, oltre ai
registri consultati dal Grossato, anche un ulteriore codice, il Registro
dottorati 1737 usque ad 1747, non riportava il nome del Casanova; inoltre egli
constatò che il Casanova non aveva mai parlato del titolo se non in epoca
tarda, quando ormai ricostruire la circostanza sarebbe stato difficile per
chiunque. Terminati gli studi, Giacomo Casanova viaggiò a Corfù e a
Costantinopoli, per poi rientrare a Venezia nel 1742. Nella sua città natale
ottenne un impiego presso lo studio dell'avvocato Marco da Lezze. La nonna
Marzia Baldissera morì. Con la morte della nonna, alla quale era legatissimo,
si chiuse un capitolo importante della sua vita: la madre decise di lasciare la
bella e costosa casa in Calle della Commedia[E 7] e di sistemare i figli in
modo economicamente più sostenibile. Questo evento segnò profondamente Giacomo,
togliendogli un importante punto di riferimento. Nello stesso anno fu
rinchiuso, a causa della sua condotta piuttosto turbolenta, nel Forte di
Sant'Andrea dalla fine di marzo alla fine di luglio. Più che l'applicazione di
una pena, fu un avvertimento tendente a cercare di correggerne il carattere.
Messo in libertà, partì, grazie ai buoni uffici materni, per la Calabria, al
seguito del vescovo di Martirano che si recava ad assumere la diocesi. Una
volta giunto a destinazione, spaventato per le condizioni di povertà del luogo,
chiese e ottenne congedo. Viaggiò a Napoli e a Roma, dove nel 1744 prese
servizio presso il cardinal Acquaviva, ambasciatore della Spagna presso la
Santa Sede. L'esperienza si concluse presto, a causa della sua condotta
imprudente: infatti aveva nascosto nel Palazzo di Spagna, residenza ufficiale
del cardinale, una ragazza fuggita di casa. Targa commemorativa su
Palazzo Malipiero Nel febbraio del 1744 arrivò ad Ancona, dove era già stato
sette mesi prima. Durante il primo soggiorno nella città era stato costretto a
passare la quarantena nel lazzaretto, dove aveva intessuto una relazione con
una schiava greca, alloggiata nella camera superiore alla sua.[E 9] Fu
però durante il suo secondo soggiorno ad Ancona che Casanova ebbe una delle sue
più strane avventure: si innamorò di un seducente cantante castrato, Bellino,
convinto che si trattasse in realtà di una donna. Fu solo dopo una corte
serrata che Casanova riuscì a scoprire ciò che sperava: il castrato era in
realtà una ragazza, Teresa (con cui avrà il figlio illegittimo Cesarino Lanti),
che, per sopravvivere dopo essere rimasta orfana, si faceva passare per un
castrato in modo da poter cantare nei teatri dello Stato della Chiesa, dove era
vietata la presenza di donne sul palcoscenico. Il nome di Teresa ricorre spesso
nel testo dell'Histoire, a testimonianza dei molti incontri avvenuti, negli
anni, nelle capitali europee dove Teresa mieteva successi con le sue
interpretazioni. Ritornò quindi a Venezia e, per un certo periodo, si guadagnò
da vivere suonando il violino nel teatro di San Samuele, di proprietà dei
nobili Grimani che, alla morte del padre, avvenuta prematuramente (1733),
avevano assunto ufficialmente la tutela del ragazzo, avvalorando la voce
popolare secondo la quale uno dei Grimani, Michele, fosse il vero padre di Giacomo.
Nel 1746 avvenne l'incontro con il patrizio veneziano Matteo Bragadin, che
avrebbe migliorato sostanzialmente le sue condizioni. Colpito da un malore, il
nobiluomo fu soccorso da Casanova e si convinse che, grazie a quel tempestivo
intervento, aveva potuto salvarsi la vita. Di conseguenza prese a considerarlo
quasi come un figlio, contribuendo, finché visse, al suo mantenimento. Nelle
ore concitate in cui assisteva Bragadin, Casanova venne in contatto con i due
più fraterni amici del senatore, Marco Barbaro[E 11] e Marco Dandolo; anch'essi
gli si affezionarono profondamente e, finché vissero, lo tennero sotto la loro
protezione. La frequentazione con i nobili attirò l'interesse degli Inquisitori
di Stato e Casanova, su consiglio di Bragadin, lasciò Venezia in attesa di
tempi migliori. Nel 1749 incontrò Henriette, che sarebbe stata forse il
più grande amore della sua vita. Lo pseudonimo nascondeva probabilmente
l'identità di una nobildonna di Aix-en-Provence, forse Adelaide de Gueidan. Su
questa e su altre identificazioni, i "casanovisti" si sono
accapigliati per decenni. In linea di massima, come è stato sostenuto da molti
studiosi, i personaggi citati nelle Memorie sono reali. Al più, l'autore
potrebbe essersi cautelato con qualche piccola accortezza: spesso, trattandosi
di donne sposate, alcune sono citate con le iniziali o con nomi di fantasia,
talvolta l'età viene un po' modificata per galanteria o per vanità dell'autore
che non amava riferire di avventure con donne considerate, con i criteri di
allora, in età matura, ma in generale le persone sono identificabili e anche i
fatti riferiti sono risultati corretti e riscontrabili. Innumerevoli
identificazioni e notizie documentali hanno confermato il racconto. Se
qualche errore c'è stato, lo si deve anche al fatto che, all'epoca in cui
furono scritte le Memorie (dal 1789 in poi), erano passati molti anni dai fatti
e, per quanto l'autore si possa essere aiutato con diari o appunti, non era
facile incasellare cronologicamente gli eventi. Ogni tanto l'autore si faceva
però trascinare dalla sua visione teatrale delle cose e non rinunciava a
qualche "colpo di teatro", il che peraltro contribuisce a rendere la
lettura più piacevole. Il problema dell'attendibilità del racconto casanoviano
è tuttavia molto complesso: ciò che è difficile o, in molti casi, impossibile
da valutare è se i rapporti che Casanova riferisce di aver intrattenuto con i
personaggi siano rispondenti alla realtà dei fatti. Taluni studiosi hanno
ritenuto che nel corpus delle Memorie siano stati inseriti dei passaggi
totalmente romanzati e di pura invenzione, basati comunque su personaggi
storicamente esistiti ed effettivamente presenti nel luogo e nel tempo della
descrizione. Il caso più clamoroso è quello che riguarda la relazione di
Casanova con suor M.M.e i conseguenti rapporti con l'ambasciatore di Francia De
Bernis. Si tratta di una delle parti più valide dell'opera dal punto di vista
letterario e stilistico. Il ritmo del racconto è serratissimo e la tensione
emotiva dei personaggi di straordinario realismo. Secondo alcuni studiosi il
racconto è assolutamente veritiero e si è ripetutamente tentata
l'identificazione della donna, secondo altri il racconto è di pura fantasia e
basato sulle confidenze del cuoco dell'ambasciatore (tale Rosier), che
effettivamente Casanova conosceva molto bene. La diatriba tra le varie tesi
continuerà ma, comunque stiano le cose, il valore dell'opera non cambia, perché
ciò che perde il Casanova memorialista lo guadagna il Casanova romanziere.[E
15] Rientrato a Venezia nella primavera del 1750, nel giugno successivo
decise di partire per Parigi. A Milano si incontrò con l'amico Antonio Stefano
Balletti, figlio della celebre attrice Silvia, e con lui proseguì alla volta
della capitale francese. Durante il viaggio, a Lione, Casanova aderì alla
Massoneria.[E 17] Non sembra che la decisione fosse ascrivibile a inclinazioni
ideologiche, ma piuttosto alla pratica esigenza di procurarsi utili
appoggi. «Ogni giovane che viaggia, che vuol conoscere il mondo, che non
vuol essere inferiore agli altri e escluso dalla compagnia dei suoi coetanei,
deve farsi iniziare alla Massoneria, non fosse altro per sapere
superficialmente cos'è. Deve tuttavia fare attenzione a scegliere bene la
loggia nella quale entrare, perché, anche se nella loggia i cattivi soggetti
non possono far nulla, possono tuttavia sempre esserci e l'aspirante deve
guardarsi dalle amicizie pericolose.» (Giacomo Casanova, Memorie) Ottenne
qualche risultato: infatti molti personaggi incontrati nel corso della sua vita,
come Mozart[E 18] e Franklin erano massoni e alcune facilitazioni ricevute in
varie occasioni sembrerebbero dovute ai benefici derivanti dal far parte di
un'organizzazione ben radicata in quasi tutti i paesi europei. Giunti a Parigi,
Balletti presentò Casanova alla madre, che lo accolse con familiarità; la
generosa ospitalità della famiglia Balletti si protrasse per i due anni in cui
visse nella capitale francese. Durante la permanenza si applicò allo studio del
francese, che sarebbe divenuto la sua lingua letteraria oltre che, in molti
casi, epistolare.[E 20] Ritornato a Venezia dopo il lungo soggiorno
parigino e altri viaggi a Dresda, Praga e Vienna, il 26 luglio 1755, all'alba,
fu arrestato e ristretto nei Piombi. Come d'uso all'epoca, al condannato
non venne notificato il capo d'accusa, né la durata della detenzione cui era
stato condannato. Ciò, come in seguito scrisse, si rivelò dannoso, poiché se
avesse saputo che la pena era di durata tutto sommato sopportabile, si sarebbe
ben guardato dall'affrontare il rischio mortale dell'evasione e soprattutto il
pericolo della possibile successiva eliminazione da parte degli inquisitori, i
quali, spesso, arrivavano a operare anche molto lontano dai confini della
Repubblica. Questi magistrati erano l'espressione più evidente
dell'arbitrarietà del potere oligarchico che governava Venezia. Erano insieme
tribunale speciale e centrale di spionaggio. Sui motivi reali
dell'arresto si è discusso parecchio. Certo è che il comportamento di Casanova
era tenuto d'occhio dagli inquisitori e rimangono molte riferte (rapporti delle
spie al soldo degli Inquisitori) che ne descrivevano minutamente i
comportamenti, soprattutto quelli considerati socialmente sconvenienti. In
definitiva l'accusa era quella di "libertinaggio" compiuto con donne
sposate, di spregio della religione, di circonvenzione di alcuni patrizi e in
generale di un comportamento pericoloso per il buon nome e la stabilità del
regime aristocratico. Di fatto, Casanova conduceva una vita alquanto
disordinata, ma né più né meno di tanti rampolli delle casate illustri: come
questi giocava, barava e aveva anche delle idee abbastanza personali in materia
di religione e, quel che è peggio, non ne faceva mistero. L'arresto
di Casanova (illustrazione per Storia della mia fuga) Anche la sua adesione
alla Massoneria, che era nota agli Inquisitori, non gli giovava, così come la
scandalosa relazione intrattenuta con "suor M.M.", certamente
appartenente al patriziato, monaca nel convento di S. Maria degli Angeli in
Murano e amante dell'ambasciatore di Francia, abate De Bernis. Insomma,
l'oligarchia al potere non poteva tollerare oltre che un individuo ritenuto
socialmente pericoloso restasse in circolazione. Tuttavia gli appoggi, di
cui certamente poteva disporre nell'ambito del patriziato, lo aiutarono
notevolmente, sia nell'ottenere una condanna "leggera" sia durante la
reclusione, e forse addirittura ne agevolarono l'evasione. La contraddizione è
solo apparente, perché Casanova fu sempre un personaggio ambivalente: per
estrazione e mezzi faceva parte di una classe subalterna, anche se contigua
alla nobiltà, ma per frequentazioni e protezioni poteva sembrare far parte, a
qualche titolo, della classe al potere. A questo riguardo va anche considerato
che il suo presunto padre naturale, Michele Grimani, apparteneva a una delle
famiglie più illustri dell'aristocrazia veneziana, annoverando ben tre dogi e
altrettanti cardinali. Questa paternità fu rivendicata da Casanova stesso nel
libello Né amori né donne e sembra che anche la somiglianza di aspetto e di
corporatura dei due avvalorasse parecchio la tesi. Dalla fuga dai Piombi
al ritorno a Venezia (17561774) Presunto ritratto di Giacomo Casanova,
attribuito a Francesco Narici, e in passato ad Anton Raphael Mengs o al suo
allievo Giovanni Battista Casanova (fratello di Giacomo) Appena riavutosi dallo
shock dell'arresto, Casanova cominciò a organizzare la fuga. Un primo tentativo
fu vanificato da uno spostamento di cella. Nella notte fra il 31 ottobre e il
1º novembre 1756 mise in atto il suo piano: passando dalla cella alle soffitte,
attraverso un foro nel soffitto praticato da un compagno di reclusione, il
frate Marino Balbi, uscì sul tetto e successivamente si calò di
nuovo all'interno del palazzo da un abbaino. Passò quindi, in compagnia
del complice, attraverso varie stanze e fu infine notato da un passante, che
pensò fosse un visitatore rimasto chiuso all'interno e chiamò uno degli addetti
al palazzo il quale aprì il portone, consentendo ai due di uscire e di
allontanarsi fulmineamente con una gondola. Si diressero velocemente
verso nord. Il problema era seminare gli inseguitori: infatti la fuga gettava
un'ombra sull'amministrazione della giustizia di Venezia ed era chiaro che gli
Inquisitori avrebbero tentato di tutto per riacciuffare gli evasi. Dopo brevi
soggiorni a Bolzano (dove i banchieri Menz lo ospitarono e aiutarono
economicamente), Monaco di iera (dove Casanova finalmente si liberò della
scomoda presenza del frate), Augusta e Strasburgo, il 5 gennaio 1757 arrivò a
Parigi, dove nel frattempo il suo amico De Bernis era divenuto ministro e
quindi gli appoggi non gli mancavano. Illustrazione da Storia della
mia fuga Rinfrancato e trovata una sistemazione, iniziò a dedicarsi alla sua
specialità: brillare in società, frequentando quanto di meglio la capitale
potesse offrire. Conobbe tra gli altri la marchesa d'Urfé nobildonna
ricchissima e stravagante, con la quale intrattenne una lunga relazione,
dilapidando cospicue somme di denaro che lei gli metteva a disposizione,
soggiogata dal suo fascino e dal consueto corredo di rituali magici. Il
28 marzo 1757 assistette, come accompagnatore di alcune dame «incuriosite da
quell'orrendo spettacolo» (mentre lui distolse lo sguardo) e di un conte
trevigiano, alla cruenta esecuzione (tramite squartamento) di Robert François
Damiens, che aveva attentato alla vita di Luigi XV. Molto fantasioso,
come al solito, si fece promotore di una lotteria nazionale, allo scopo di
rinsaldare le finanze dello stato. Osservava che questo era l'unico modo di far
contribuire di buon grado i cittadini alla finanza pubblica. L'intuizione era
talmente valida che ancora adesso il sistema è molto praticato. L'iniziativa
venne autorizzata ufficialmente e Casanova venne nominato "Ricevitore"
il 27 gennaio 1758. Nel settembre dello stesso anno, De Bernis fu nominato
cardinale; un mese dopo Casanova fu incaricato dal governo francese di una
missione segreta nei Paesi Bassi.[26] Al suo ritorno fu coinvolto in
un'intricata faccenda riguardante una gravidanza indesiderata di un'amica, la
scrittrice veneziana Giustiniana Wynne. Di madre italiana e padre inglese,
Giustiniana era stata al centro dell'attenzione per la sua rovente relazione
con il patrizio veneziano Andrea Memmo. Questi aveva cercato in tutti i modi di
sposarla, ma la ragion di stato (lui era membro di una delle dodici
famigliecosiddette apostolichepiù nobili di Venezia) glielo aveva impedito, a
causa di alcuni oscuri trascorsi della madre di lei, e, in seguito allo
scandalo che ne era sortito, i Wynne avevano lasciato Venezia.[27] Giunta a
Parigi, trovandosi in stato interessante e di conseguenza in grosse difficoltà,
la ragazza si rivolse per aiuto a Casanova, che aveva conosciuto a Venezia e
che era anche ottimo amico del suo amante. La lettera con cui implorava aiuto è
stata ritrovata[28] ed è singolare la schiettezza con cui la ragazza si rivolge
a Casanova, dimostrando una fiducia totale in quest'ultimo,[29] tenuto conto
dell'enorme rischio a cui si esponeva (e lo esponeva) nel caso in cui il
messaggio fosse caduto nelle mani sbagliate. Casanova si prodigò per
darle aiuto, ma incorse in una denuncia per concorso in pratiche abortive,
presentata dall'ostetrica Reine Demay in combutta con un losco personaggio,
Louis Castel-Bajac, per estorcere denaro in cambio di una ritrattazione. Benché
l'accusa fosse molto grave, Casanova riuscì a cavarsela con la consueta
presenza di spirito e fu prosciolto, mentre la sua accusatrice finì in carcere.
L'amica abbandonò l'idea di interrompere la gravidanza e in seguito partorì nel
convento in cui si era rifugiata. Ceduti i suoi interessi nella lotteria,
Casanova si imbarcò in una fallimentare operazione imprenditoriale, una
manifattura di tessuti, che naufragò anche a causa di una forte restrizione
delle esportazioni derivante dalla guerra in corso. I debiti che ne derivarono
lo condussero per un po' in carcere (agosto 1759). Come al solito, il
provvidenziale intervento della ricca e potente marchesa d'Urfé lo tolse
dall'incomoda situazione.[30] Gli anni successivi furono un intenso
continuo peregrinare per l'Europa. Si recò nei Paesi Bassi, poi in Svizzera,
dove incontrò Voltaire nel castello di Ferney. L'incontro con Voltaire, il
maggior intellettuale vivente all'epoca, occupa parecchie pagine dell'Histoire
ed è riferito nei minimi particolari; Casanova esordì dicendo che era il giorno
più felice della sua vita e che per vent'anni aveva aspettato di incontrarsi
con il suo "maestro"; Voltaire gli rispose che sarebbe stato ancora
più onorato se, dopo quell'incontro, lo avesse aspettato per altri
vent'anni.[31] Un riscontro obiettivo si trova in una lettera di Voltaire a
Nicolas-Claude Thieriot, datata 7 luglio 1760, in cui la figura del visitatore
viene tratteggiata con ironia. Lo stesso Casanova non era d'accordo con molte
idee di Voltaire («Voltaire [...] doveva capire che il popolo per la pace
generale della nazione ha bisogno di vivere nell'ignoranza», dirà in seguito),
e quindi rimase insoddisfatto, anche se scrisse poi delle parole di stima per
il patriarca dell'illuminismo: «Partii assai contento di aver messo quel grande
atleta alle corde l'ultimo giorno. Ma di lui mi rimase un brutto ricordo che mi
spinse per dieci anni di seguito a criticare tutto ciò che quel grand'uomo dava
al pubblico di vecchio o di nuovo. Oggi me ne pento, anche se, quando leggo ciò
che pubblicai contro di lui, mi sembra di aver ragionato giustamente nelle mie
critiche. Comunque avrei dovuto tacere, rispettarlo e dubitare dei miei
giudizi. Dovevo riflettere che senza i sarcasmi che mi dispiacquero il terzo
giorno, avrei trovato tutti i suoi scritti sublimi. Questa sola riflessione
avrebbe dovuto impormi il silenzio, ma un uomo in collera crede sempre di aver
ragione.[31]» In seguito andò in Italia, a Genova, Firenze e Roma.[33]
Qui viveva il fratello Giovanni, pittore, allievo di Mengs. Durante il
soggiorno presso il fratello fu ricevuto dal papa Clemente XIII. Nel 1762
ritornò a Parigi, dove riprese a esercitare pratiche esoteriche insieme alla
marchesa d'Urfé, fino a che quest'ultima, resasi conto di essere stata per anni
presa in giro con l'illusione di rinascere giovane e bella per mezzo di
pratiche magiche, troncò ogni rapporto con l'improvvisato stregone che, dopo
poco tempo, lasciò Parigi, dove il clima che si era creato non gli era più favorevole,
per Londra, dove fu presentato a corte.[34] Nella capitale inglese conobbe
la funesta Charpillon, con la quale cercò di intessere una relazione. In questa
circostanza anche il grande seduttore mostrò il suo lato debole e questa
scaltra ragazza lo portò fin sull'orlo del suicidio. Non che fosse un grande
amore, ma evidentemente Casanova non poteva accettare di essere trattato con
indifferenza da una ragazza qualsiasi. E più lui vi s'intestardiva, più lei lo
menava per il naso. Alla fine riuscì a liberarsi di questa assurda situazione e
si diresse verso Berlino.[36] Qui incontrò il re Federico il Grande, che gli
offrì un modesto posto d'insegnante nella scuola dei cadetti. Rifiutata
sdegnosamente la proposta, Casanova si diresse verso la Russia e giunse a San
Pietroburgo nel dicembre del 1764.[37] L'anno successivo si recò a Mosca
e in seguito incontrò l'imperatrice Caterina II,[38] anche lei annessa alla
straordinaria collezione di personaggi storici incontrati nel corso delle sue
infinite peregrinazioni. Merita una riflessione la straordinaria facilità con
cui Casanova aveva accesso a personaggi di primissimo piano, che certo non
erano usi a incontrarsi con chiunque. Evidentemente la fama lo precedeva
regolarmente e, almeno per effetto della curiosità suscitata, gli consentiva di
penetrare nei circoli più esclusivi delle capitali. Un po' la
questione si autoalimentava, nel senso che in qualsiasi luogo si trovasse,
Casanova si dava sempre un gran da fare per ottenere lettere di presentazione
per la destinazione successiva. Evidentemente ci aggiungeva del suo: aveva
conversazione brillante, una cultura enciclopedica fuori del comune e, quanto a
esperienze di viaggio, ne aveva accumulate infinite, in un'epoca in cui la
gente non viaggiava un granché. Insomma Casanova il suo fascino lo aveva, e non
lo spendeva solo con le donne. Nel 1766 in Polonia avvenne un episodio
che segnò profondamente Casanova: il duello con il conte Branicki.[39] Questi,
durante un litigio a causa della ballerina veneziana Anna Binetti,[40] lo aveva
apostrofato chiamandolo poltrone veneziano. Il conte era un personaggio di
rilievo alla corte del re Stanislao II Augusto Poniatowski e per uno straniero
privo di qualsiasi copertura politica non era molto consigliabile contrastarlo.
Quindi, anche se offeso pesantemente dal conte, qualsiasi uomo di normale
prudenza si sarebbe ritirato in buon ordine; Casanova, invece, che
evidentemente non era solo un amabile conversatore e un abile seduttore, ma
anche un uomo di coraggio, lo sfidò in un duello alla pistola. Faccenda assai
pericolosa, sia in caso di soccombenza sia in caso di vittoria, in quanto era
facile attendersi che gli amici del conte ne avrebbero rapidamente vendicato la
morte. Targa commemorativa del soggiorno di Casanova a Madrid Il conte ne uscì
ferito in modo gravissimo, ma non abbastanza da impedirgli di pregare
onorevolmente i suoi di lasciare andare indenne l'avversario, che si era
comportato secondo le regole. Seppur ferito abbastanza seriamente a un braccio,
Casanova riuscì a lasciare l'inospitale paese. La buona stella sembrava avergli
voltato le spalle. Si diresse a Vienna, da dove fu espulso.Tornò a Parigi,
dove, alla fine di ottobre, lo raggiunse la notizia della morte di Bragadin, il
quale, più che un protettore, era stato per Casanova un padre adottivo. Pochi
giorni dopo (6 novembre 1767) fu colpito da una lettre de cachet del re Luigi
XV, con la quale gli veniva intimato di lasciare il paese. Il provvedimento era
stato richiesto dai parenti della marchesa d'Urfé, i quali intendevano mettere
al riparo da ulteriori rischi le pur cospicue sostanze di famiglia. Si
recò quindi in Spagna, ormai alla disperata ricerca di una qualche occupazione,
ma anche qui non andò meglio: fu gettato in prigione con
motivi pretestuosi e la faccenda durò più di un mese. Lasciò la Spagna e
approdò in Provenza, dove però si ammalò gravemente (gennaio 1769). Fu
assistito grazie all'intervento della sua amata Henriette che, nel frattempo
sposatasi e rimasta vedova, aveva conservato di lui un ottimo ricordo. Riprese
presto il suo peregrinare, recandosi a Roma, Napoli, Bologna, Trieste. In
questo periodo si infittirono i contatti con gli Inquisitori veneziani per
ottenere l'agognata grazia, che finalmente giunse il 3 settembre 1774.
Dal ritorno a Venezia alla morte. La narrazione delle Memorie casanoviane cessa
alla metà di febbraio del 1774. Ritornato a Venezia dopo diciott'anni, Casanova
riannodò le vecchie amicizie, peraltro mai sopite grazie a un'intensissima
attività epistolare. Per vivere, si propose agli Inquisitori come spia, proprio
in favore di coloro che erano stati tanto decisi prima a condannarlo alla
reclusione e poi a costringerlo a un lungo esilio. Le riferte di Casanova non
furono mai particolarmente interessanti e la collaborazione si trascinò
stancamente fino a interrompersi per "scarso rendimento".
Probabilmente qualcosa in lui si opponeva a esser causa di persecuzioni che,
avendole provate in prima persona, conosceva bene. L'ultima
abitazione veneziana di Casanova Rimasto senza fonti di sostentamento, si
dedicò all'attività di scrittore, utilizzando la sua vasta rete di relazioni
per procurare sottoscrittori alle sue opere.[49] All'epoca si usava far
sottoscrivere un ordinativo di libri prima ancora di aver dato alle stampe o
addirittura terminato l'opera, in modo da esser certi di poter sostenere gli
elevati costi di stampa. Infatti la composizione avveniva manualmente e le
tirature erano bassissime. Nel 1775 pubblicò il primo tomo della traduzione
dell'Iliade. La lista di sottoscrittori, cioè di coloro che avevano finanziato
l'opera, era davvero notevole e comprendeva oltre duecentotrenta nomi fra
quelli più in vista a Venezia, comprese le alte autorità dello stato, sei
Procuratori di San Marco in carica[50] due figli del doge Mocenigo, professori
dell'Padova e così via. Va rilevato che, per essere un ex carcerato evaso e poi
graziato, aveva delle frequentazioni di altissimo livello. Il fatto di far
parte della lista non era tenuto segreto, ma in una città piccola, in cui le
persone che contavano si conoscevano tutte, era di pubblico dominio; dunque le
adesioni dimostravano che, malgrado le sue vicissitudini, Casanova non era
affatto un emarginato. Anche qui è opportuna una riflessione sull'ambivalenza
del personaggio e sul suo eterno oscillare tra la classe reietta e quella
privilegiata. In questo stesso periodo iniziò una relazione con Francesca
Buschini, una ragazza molto semplice e incolta che per anni avrebbe scritto a
Casanova, dopo il suo secondo esilio da Venezia, delle lettere (ritrovate a
Dux) di un'ingenuità e tenerezza commoventi,[52] utilizzando un lessico molto
influenzato dal dialetto veneziano, con evidenti tentativi di italianizzare il
più possibile il testo. Questa fu l'ultima relazione importante di Casanova,
che rimase molto attaccato alla donna: anche quando ne fu irrimediabilmente
lontano, rattristato profondamente dal crepuscolo della sua vita, teneva una
fitta corrispondenza con Francesca, oltre a continuare a pagare, per anni,
l'affitto della casa in Barbaria delle Tole in cui avevano convissuto,
inviandole, quando ne aveva la possibilità, lettere di cambio con discrete
somme di denaro. Il nome della calle deriva dalla presenza, in tempi
antichi, di falegnamerie che riducevano in tavole (tole, in dialetto veneziano)
i tronchi d'albero. La calle si trova nelle immediate vicinanze del Campo SS.
Giovanni e Paolo. L'ultima abitazione veneziana di Giacomo Casanova è sita in
Barbarìa delle Tole, al civico 6673 del sestiere di Castello. L'identificazione
certa è stata ricavata da una lettera a Casanova di Francesca Buschini,
ritrovata a Dux (odierna Duchcov, Repubblica Ceca), datata 13 dicembre
1783.L'appartamento occupato da Casanova e dalla Buschini (di proprietà della
nobile famiglia Pesaro di S. Stae), affittato a 96 lire venete a trimestre,
corrisponde alle tre finestre del terzo piano situate sotto la soffitta che si
vede in alto a sinistra (vedi foto). La lettera in questione, spedita dalla
Buschini a Casanova ormai in esilio, faceva riferimento alla casa antistante
"È morto la molgie del maestro di spada che mi stà in fasa di me quela
casa in mezzo al brusà, giovine e anche bela la era..." (testo originale
tratto dall'edizione critica delle lettere di F. Buschini Marco Leeflang,
Utrecht, Marie-Françose Luna, Grenoble, Antonio Trampus, Trieste, Lettres de
Francesca Buschini à G. Casanova, 1996, cit. in bibl.) Poiché tutti i
caseggiati antistanti erano andati distrutti a causa di due successivi incendi,
avvenuti nel 1683 e nel 1686, l'area era rimasta praticamente priva di
fabbricati e destinata a giardino. L'unico fabbricato ancora esistente era
quello dinanzi al 6673[53]. In seguito la situazione non ha subito modifiche di
rilievo; l'edificio in questione, antistante al 6673, si trova tra il ramo
primo e il ramo secondo "Del brusà" e quindi l'identificazione appare
fondata e verificabile[54]. Negli anni successivi pubblicò altre opere e
cercò di arrabattarsi come meglio poté. Ma il suo carattere impetuoso gli giocò
un brutto scherzo: offeso platealmente in casa Grimani da un certo Carletti,
col quale aveva questionato per motivi di denaro, si risentì perché il padrone
di casa aveva preso le parti del Carletti. Decise a questo punto di vendicarsi
componendo un libello, Né amori né donne, ovvero la stalla ripulita in cui, pur
sotto un labile travestimento mitologico, facilmente svelabile, sostenne
chiaramente di essere lui stesso il vero figlio di Michele Grimani, mentre Zuan
Carlo Grimani sarebbe stato "notoriamente" frutto del tradimento
della madre (Pisana Giustinian Lolin) con un altro nobile veneziano, Sebastiano
Giustinian.[55] Probabilmente era tutto vero, anche perché in una città
in cui le distanze tra le case si misuravano a spanne, si circolava in gondola
e c'erano stuoli di servitori che ovviamente spettegolavano a più non posso,
era impensabile poter tenere segreto alcunché. Comunque, anche in questo caso
l'aristocrazia fece quadrato e Casanova fu costretto all'ultimo, definitivo,
esilio. Tuttavia la questione non passò inosservata, se si ritenne opportuno
far circolare un libello anonimo, con cui si replicava allo scritto
casanoviano, intitolato "Contrapposto o sia il riffiutto mentito, e
vendicato al libercolo intitolato Ne amori ne donne ovvero La stalla ripulita,
di Giacomo Casanova".[56] Ritratto del 1788 Annotazione
della morte di Casanova nei registri di Dux Lasciò Venezia nel gennaio 1783 e
si diresse verso Vienna. Per un po' fece da segretario all'ambasciatore
veneziano Sebastiano Foscarini; poi, alla morte di questi,[57] accettò un posto
di bibliotecario nel castello del conte di Waldstein a Dux, in Boemia. Lì
trascorse gli ultimi tristissimi anni della sua vita, sbeffeggiato dalla
servitù,[58] ormai incompreso, e considerato il relitto di un'epoca tramontata
per sempre. Da Dux, Casanova dovette assistere alla Rivoluzione francese,
alla caduta della Repubblica di Venezia, al crollare del suo mondo, o perlomeno
di quel mondo a cui aveva sognato di appartenere stabilmente. L'ultimo
conforto, oltre alle lettere numerosissime degli amici veneziani che lo
tenevano al corrente di quanto accadeva nella sua città, fu la composizione
della Histoire de ma vie, l'opera autobiografica che assorbì tutte le sue
residue energie, compiuta con furore instancabile quasi per non farsi precedere
da una morte che ormai sentiva vicina. Scrivendola, Casanova riviveva una vita
assolutamente irripetibile, tanto da entrare nel mito, nell'immaginario
collettivo, una vita «opera d'arte». Morì il 4 giugno del 1798, si suppone che
la salma fosse stata sepolta nella chiesetta di Santa Barbara, nei pressi del
castello. Ma riguardo al problema dell'identificazione corretta del luogo di
sepoltura di Giacomo Casanova, le notizie sono comunque piuttosto vaghe, e non
ci sono, allo stato, che ipotesi non correttamente documentate. Tradizionalmente
si riteneva che fosse stato sepolto nel cimitero della chiesetta attigua al
castello Waldstein, ma era una pura ipotesi. Altre opere: “Zoroastro,
tragedia tradotta dal Francese, da rappresentarsi nel Regio Elettoral Teatro di
Dresda, dalla compagnia de' comici italiani in attuale servizio di Sua Maestà
nel carnevale dell'anno MDCCLII. Dresda); La Moluccheide, o sia i gemelli
rivali. Dresda 1769Confutazione della Storia del Governo Veneto d'Amelot de la
Houssaie, Amsterdam (Lugano). 1772Lana caprina. Epistola di un licantropo.
Bologna. 1774Istoria delle turbolenze della Polonia. Gorizia. 1775Dell'Iliade
di Omero tradotta in ottava rima. Venezia); Scrutinio del libro "Eloges de
M. de Voltaire par différents auteurs". Venezia. Il duello; Opuscoli
miscellaneiIl duelloLettere della nobil donna Silvia Belegno alla nobildonzella
Laura Gussoni. Venezia. 1781Le messager de Thalie. Venezia); Di aneddoti
viniziani militari ed amorosi del secolo decimoquarto sotto i dogadi di
Giovanni Gradenigo e di Giovanni Dolfin. Venezia. 1782Né amori né donne ovvero
la stalla ripulita. Venezia. 1784Lettre historico-critique sur un fait connu,
dependant d'une cause peu connu... Amburgo (Dessau). Expositionne raisonée du
différent, qui subsiste entre le deux Républiques de Venise, et d'Hollande.
Vienna. 1785Supplément à l'Exposition raisonnée. Vienna); Esposizione ragionata
della contestazione, che susiste trà le due Repubbliche di Venezia, e di
Olanda. Venezia. 1785Supplemento alla Esposizione ragionata.... Venezia); Lettre
a monsieur Jean et Etienne Luzac.... Vienna); Lettera ai signori Giovanni e
Stefano Luzac.... Venezia); Soliloque d'un penseur, Prague chez Jean Ferdinande
noble de Shonfeld imprimeur et libraire. 1787 -Histoire de ma fuite des prisons
de la République de Venise qu'on appelle les Plombs. Ecrite à Dux en Bohème
l'année 1787, Leipzig chez le noble de Shonfeld 1788. Historia della mia fuga
dalle prigioni della republica di Venezia dette "li Piombi", prima
edizione italiana Salvatore di Giacomo (prefazione e traduzione).
Alfieri&Lacroix editori, Milano 1911. 1788Icosameron ou histoire d'Edouard,
et d'Elisabeth qui passèrent quatre vingts ans chez les Mégramicres habitante
aborigènes du Protocosme dans l'interieur de notre globe, traduite de l'anglois
par Jacques Casanova de Seingalt Vénitien Docteur èn lois Bibliothécaire de
Monsieur le Comte de Waldstein seigneur de Dux Chambellan de S.M.I.R.A., Prague
à l'imprimerie de l'école normale. Praga. (romanzo di fantascienza)
1790Solution du probleme deliaque démontrée par Jacques Casanova de Seingalt,
Bibliothécaire de Monsieur le Comte de Waldstein, segneur de Dux en Boheme e
c., Dresde, De l'imprimerie de C.C. Meinhold. 1790Corollaire a la duplication
de l'Hexaedre donée a Dux en Boheme, par Jacques Casanova de Seingalt, Dresda.
1790Demonstration geometrique de la duplicaton du cube. Corollaire second,
Dresda. 1792 Lettres écrites au sieur Faulkircher par son meilleur ami, Jacques
Casanova de Seingalt, le 10 Janvier 1792. 1797A Leonard Snetlage, Docteur en
droit de l'Université de Gottingue, Jacques Casanova, docteur en droit de
l'Universitè de Padoue. Dresda. Edizioni postume: Le Polemoscope, Gustave Kahn,
Paris, La Vogue. 1960-1962Histoire de ma vie, F.A. Brockhaus, Wiesbaden e Plon,
Parigi. Edizioni italiane basate sul manoscritto originale: Piero Chiara,
traduzione Giancarlo BuzziGiacomo Casanova, Storia della mia vita, ed.
Mondadori 1965. 7 voll. di cui uno di note, documenti e apparato critico. Piero
Chiara e Federico Roncoroni Giacomo Casanova, Storia della mia vita, Milano,
Mondadori "I meridiani" 1983. 3 voll. Ultima edizione: Milano,
Mondadori "I meridiani", 2001. 1968Saggi libelli e satire di Giacomo
Casanova, Piero Chiara, Milano. Longanesi & C. 1969Epistolario (17591798)
di Giacomo Casanova, Piero Chiara, Milano. Longanesi & C. Rapporti di
Giacomo Casanova con i paesi del Nord. A proposito dell'inedito
"Prosopopea Ecaterina II (1773-74)", Enrico Straub. Venezia. Centro
tedesco di studi veneziani. 1985Examen des "Etudes de la Nature" et
de "Paul et Virginie" de Bernardin de Saint Pierre, Marco Leeflang e
Tom Vitelli. Utrecht, Edizione italiana: Analisi degli Studi della natura e di
Paolo e Virginia di Bernardin de Saint-Pierre, Gianluca Simeoni, Bologna, Pendragon,
Pensieri libertini, Federico di Trocchio (sulle opere filosofiche inedite
rinvenute a Dux), Milano, Rusconi. 1993Philocalies sur les sottises des
mortels, Tom Vitelli. Salt Lake City. 1993Jacques Casanova de SeingaltHistoire
de ma vie. Texte intégral du manuscrit original, suivi de textes inédits.
Édition présentée et établie par Francis Lacassin. 2-221-06520-4. Éditions Robert Laffont.
1997Iliade di Omero in veneziano Tradotta in ottava rima. Canto primo.
Riproduzione integrale del manoscritto a fronte, Venezia, Editoria
Universitaria. 1998Iliade di Omero in veneziano Tradotta in ottava rima. Canto
secondo. Riproduzione integrale del manoscritto a fronte. Venezia, Editoria
Universitaria. 1999Storia della mia vita, traduzione Pietro Bartalini Bigi e
Maurizio Grasso. Roma, Newton Compton, coll. « I Mammut », Dell'Iliade d'Omero
tradotta in veneziano da Giacomo Casanova. Canti otto. Mariano del Friuli,
Edizioni della Laguna. 2005Iliade di Omero in veneziano. Tradotta in ottava
rima. Riproduzione integrale del manoscritto a fronte. Venezia, Editoria Universitaria, Dialoghi sul suicidio. Roma, Aracne, 88-548-0312-X 2006Iliade di Omero in idioma
toscano'. Riproduzione integrale dell'edizione Modesto Fenzo. Venezia, Editoria
Universitaria. Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction de
Gérard Lahouati et Marie-Françoise Luna avec la collaboration de Furio
Luccichenti et Helmut Watzlawick. Collection Bibliothèque de la Pléiade, Gallimard.
Parigi. Histoire de ma vie, tome I.
Édition établie par Jean-Christophe Igalens et Érik Leborgne, Laffont,
Bouquins. Parigi. Histoire de ma vie,
tome II. Édition établie par Jean-Christophe Igalens et Érik Leborgne, Laffont,
Bouquins. Parigi. Histoire de ma vie,
tome II. Édition publiée sous la direction de Gérard Lahouati et
Marie-Françoise Luna avec la collaboration de Furio Luccichenti et Helmut
Watzlawick. Collection Bibliothèque de la Pléiade (nº 137), Gallimard.
Parigi. Histoire de ma vie, tome III.
Édition publiée sous la direction de Gérard Lahouati et Marie-Françoise Luna
avec la collaboration de Furio Luccichenti et Helmut Watzlawick. Collection
Bibliothèque de la Pléiade (nº 147).Gallimard. Parigi. Histoire de ma vie, tome III. Édition établie
par Jean-Christophe Igalens et Érik Leborgne, Laffont, Bouquins. Parigi. Icosameron, traduzione di Serafino Balduzzi,
Milano, Luni Editrice,,
978-88-7984-611-0 Istoria delle turbolenze della Polonia, Milano, Luni
Editrice, Valore letterario e fortuna dell'opera casanoviana Presunto
ritratto di Giacomo Casanova, attribuito ad Alessandro Longhi o, da
alcuni[62][63], a Pietro Longhi. Sul valore letterario e la validità storica
dell'opera di Giacomo Casanova si è discusso parecchio.[67] Intanto bisogna
distinguere tra l'opera autobiografica e il resto della produzione. Malgrado
gli sforzi fatti per accreditarsi come letterato, storico, filosofo e
addirittura matematico, Casanova non ebbe in vita, e tantomeno da morto,
nessuna notorietà e nessun successo.[68] Successo che arrise invece all'opera
autobiografica, anche se si manifestò in tempi molto posteriori alla morte
dell'autore. Disegno di un busto di Giacomo Casanova, ubicato
in origine a Dux, oggi al Museo delle Arti Decorative di Vienna La sua
produzione fu spesso d'occasione, cioè di frequente i suoi scritti furono creati
per ottenere qualche beneficio. Principale esempio è la Confutazione della
Storia del Governo Veneto d'Amelot de la Houssaye, scritta in gran parte
durante la detenzione a Barcellona nel 1768, che avrebbe dovuto servire, e
infatti così fu, a ingraziarsi il governo veneziano e a ottenere la tanto
sospirata grazia. Lo stesso si può dire per opere scritte nella speranza di
ottenere qualche incarico da Caterina II di Russia o da Federico II di Prussia.
Altre opere, come l'Icosameron, avrebbero dovuto sancire il successo letterario
dell'autore ma così non fu. Il primo vero successo editoriale fu ottenuto
dall'Historia della mia fuga dai Piombi che ebbe una diffusione immediata e
varie edizioni, sia in italiano sia in francese ma il caso è praticamente unico
e di proporzioni limitate a causa delle dimensioni dell'opera costituita dal
racconto dell'evasione. Sembra quasi che Casanova tollerasse le sue creature
autobiografiche e il loro successo, continuando a inseguire, con opere non
autobiografiche, un successo letterario che non arrivò mai. Questo aspetto fu
acutamente osservato da un memorialista suo contemporaneo, il principe Charles
Joseph de Ligne, il quale scrisse[70] che il fascino di Casanova stava tutto
nei suoi racconti autobiografici, sia verbali sia trascritti, cioè sia la
narrazione salottiera sia la versione stampata delle sue avventure. Tanto era
brillante e trascinante quando parlava della sua vita[71]- osserva de
Lignequanto terribilmente noioso, prolisso, banale quando parlava o scriveva su
altre materie. Ma sembra che questo, Casanova, non abbia mai voluto accettarlo.
E soffriva tremendamente di non avere quel riconoscimento letterario o meglio
scientifico a cui ambiva. Da ciò si può comprendere l'astio nei confronti
di Voltaire, che nascondeva una profonda invidia e una sconfinata ammirazione.
Quindi anche contro la volontà dell'autore, quasi invidioso dei suoi figli più
fortunati ma meno prediletti, le opere autobiografiche avrebbero potuto essere
un grande successo editoriale quando egli era ancora in vita. Ma ciò avvenne in
misura molto ridotta per vari motivi: principalmente perché questo filone fu
iniziato tardi. Si pensi ad esempio che la narrazione della fuga dai Piombi,
che costituì per decenni il cavallo di battaglia del Casanova salottiero, fu
pubblicata soltanto nel 1787. Inoltre l'opera "vera", cioè
quella in cui aveva trasfuso tutto sé stesso, l'Histoire, fu scritta proprio
negli ultimi anni di vita e il motivo è semplice: infatti lui stesso affermò,
in una lettera indirizzata a quel Zuan Carlo Grimani, da lui offeso molti anni
prima e che era stato la causa del secondo esilio: "... ora che la mia età
mi fa credere di aver finito di farla, ho scritto la Storia della mia
vita...". Cioè sembra che per mettere su carta tutto in forma definitiva,
l'autore dovesse prima ammettere con sé stesso che la storia era terminata e di
futuro davanti da vivere non ce n'era più. Ammissione questa sempre dolorosa
per chiunque, in particolare per un uomo che aveva creato una vita-capolavoro
irripetibile. Ma un altro aspetto, questo strutturale, ha ritardato la
fortuna dell'opera autobiografica: l'Histoire era all'epoca assolutamente
impubblicabile. Non è un caso che la prima edizione francese del manoscritto,
acquistato[73] dall'editore Friedrich Arnold Brockhaus di Lipsia nel 1821, fu
pubblicata, dal 1826 al 1838, però in una versione notevolmente rimaneggiata da
Jean Laforgue, il quale non si limitò a "purgare" l'opera,
sopprimendo passi ritenuti troppo audaci, ma intervenne a tappeto modificando
anche l'ideologia dell'autore, facendone una sorta di giacobino avverso alle
oligarchie dominanti. Ciò non corrispondeva affatto alla verità storica, perché
di Casanova si può dire che era ribelle e trasgressivo, ma politicamente era un
fautore dell'ancien régime, come dimostrano chiaramente il suo epistolario,
opere specifiche e la stessa Histoire. In un passo delle Memorie, Casanova
esprime chiaramente il suo punto di vista sull'argomento della Rivoluzione: «Ma
si vedrà che razza di dispotismo è quello di un popolo sfrenato, feroce,
indomabile, che si raduna, impicca, taglia teste e assassina coloro che non
appartenendo al popolo osano mostrare come la pensano.[75]» Per
l'edizione definitiva delle memorie si dovette attendere fino a quando la casa
Brockhaus decise di pubblicare, insieme all'editore Plon di Parigi, dal 1960 al
1962, il testo originale in sei volumi curato da Angelika Hübscher. Ciò fu
dovuto all'impianto generale dell'opera che era, a detta dell'autore e di
smaliziati contemporanei come de Ligne, di un cinismo assolutamente
impresentabile.[77] Quello che essi chiamarono cinismo sarà considerato, due
secoli dopo, modernità e realismo. Casanova è già uno scrittore di
costume "moderno". Non teme di rivelare situazioni, inclinazioni,
attività, trame e soprattutto confessioni che erano all'epoca, e tali rimasero
ancora più di un secolo, assolutamente irriferibili. Naturalmente il primo
problema, ma questo limitato a pochi anni dopo la morte dell'autore, fu quello
di aver citato personaggi di primissimo piano, con circostanze molto precise
del loro agire. Le memorie sono affollate all'inverosimile dagli attori
principali della storia europea del Settecento, sia politica sia culturale.
Probabilmente si farebbe prima a dire di chi Casanova non ha scritto, e chi non
ha incontrato, tanto vasto è stato il panorama delle sue
frequentazioni.[78] Ma questo, come si è detto, è marginale. L'altro
problema, questo insuperabile, fu la sostanziale "immoralità"
dell'opera casanoviana. Ma ciò deve intendersi come contrarietà alle abitudini,
ai tic, alle ipocrisie della fine del Settecento e, ancor di più, del
successivo secolo, ancora più fobico e per certi versi molto meno aperto di
quello che l'aveva preceduto. Casanova ha precorso i tempi: era troppo avanti
per diventare un autore di successo. E forse se ne rendeva perfettamente conto.
Nella lettera a Zuan Carlo Grimani, ricordata in precedenza, Casanova, parlando
dell'Histoire, scrive testualmente:... questa Storia, che verrà diffusa fino a
sei volumi in ottavo e che sarà forse tradotta in tutte le lingue... E poi,
richiede una risposta... perché io possa porla nei codicilli che formeranno il
settimo volume postumo della Storia della mia vita. Tutto questo è avvenuto
puntualmente.[79] Riguardo all'uso della lingua francese, Casanova vi
fece riferimento nella prefazione:
«J'ai écrit en français, et non pas en italien parce que la langue
française est plus répandue que la mienne.[80]» «Ho scritto in francese e
non in italiano perché la lingua francese è più diffusa della mia.» Certo
dell'immortalità della sua opera, se non al fine di garantirsela, Casanova
preferì utilizzare la lingua che gli avrebbe consentito di raggiungere il
maggior numero possibile di potenziali lettori. Molte opere minori, del resto,
le scrisse in italiano, forse perché sapeva bene che esse non sarebbero
divenute mai un monumento, come avvenne invece per la sua autobiografia. Carlo
Goldoni, altro celebre veneziano, coevo al Casanova, scelse allo stesso modo di
scrivere la propria autobiografia in francese. L'autobiografia del
Casanova, a parte il valore letterario, è un importante documento per la storia
del costume, forse una delle opere letterarie più importanti per conoscere la
vita quotidiana in Europa nel Settecento. Si tratta di una rappresentazione
che, per le frequentazioni dell'autore e per la limitazione dei possibili
lettori, riferisce principalmente delle classi dominanti dell'epoca, nobiltà e
borghesia, ma questo non ne limita l'interesse in quanto anche i personaggi di
contorno, di qualsiasi estrazione, sono rappresentati in modo vivissimo.
Leggere quest'opera è uno strumento importante per conoscere il quotidiano
degli uomini e delle donne di allora, per comprendere dal di dentro la vita di
ogni giorno. La fortuna dell'opera casanoviana, presso i protagonisti di
vertice della scena letteraria mondiale, è stata ristretta solo all'opera
autobiografica ed è stata vastissima. Iniziando da Stendhal, al quale fu
attribuita la paternità dell'Histoire, a Foscolo il quale mise addirittura in
dubbio l'esistenza storica del Casanova, Balzac, Hofmannstahl, Schnitzler,
Hesse, Márai. Molti furono solo lettori e quindi influenzati in modo inconscio,
altri scrissero opere ambientate nell'epoca di Casanova e di cui egli era
protagonista. Innumerevoli sono i riferimenti, nella letteratura moderna,
a questa figura che ha finito per diventare un'antonomasia. In Italia
l'interesse si è manifestato tra la fine dell'Ottocento e i primi del
Novecento. La prima edizione italiana della Historia della mia fuga dai Piombi
fu curata nel 1911 da Salvatore di Giacomo, il quale studiò anche i ripetuti
soggiorni napoletani dell'avventuriero e su questo argomento scrisse un
saggio.Seguirono Benedetto Croce[ e via via molti altri fino a Piero Chiara. Un
capitolo a parte andrebbe dedicato ai "casanovisti" cioè a tutti
quelli che si sono occupati e si occupano, più o meno professionalmente, della
vita e dell'opera del Casanova. Proprio a questa legione di sconosciuti si
debbono infinite identificazioni di personaggi, revisioni e importantissimi
ritrovamenti di documenti. Molto dell'opera casanoviana è ancora inedito,
Nell'Archivio di Stato di Praga rimangono circa 10 000 documenti che attendono
di essere studiati e pubblicati, oltre un numero imprecisato di lettere che
probabilmente giacciono in chissà quanti archivi di famiglia sparsi per
l'Europa. La grafomania dell'avventuriero fu veramente impressionante: la sua
vita a un certo momento divenne totalmente e ossessivamente dedicata alla
scrittura[91] Riguardo al mito del seduttore, Casanova, insieme a Don
Giovanni, ne è stato l'incarnazione. Il paragone è d'obbligo ed è stato tema di
numerose opere critiche. Le due figure finirono addirittura per fondersi,
benché ritenute antitetiche dai maggiori commentatori: a parte il fatto che il
veneziano era un personaggio reale e l'altro romanzesco, i due caratteri sono
agli antipodi. Il primo amava le sue conquiste, si prodigava con generosità per
renderle felici e cercava sempre di uscire di scena con un certo stile, lasciando
dietro di sé una scia di nostalgia; l'altro invece rappresenta il collezionista
puro, più mortifero che vitale, assolutamente indifferente all'immagine di sé e
soprattutto agli effetti del suo agire, concentrato unicamente sul numero delle
vittime della sua seduzione. L'interpretazione del suo mito sarebbe
fornita proprio dal libretto del Don Giovanni di Mozart, scritto da Lorenzo Da
Ponte, in cui Leporello, il servo di Don Giovanni, in un'aria notissima recita:
Madamina il catalogo è questo, delle belle che amò il padron mio... e prosegue
snocciolando le innumerevoli conquiste, diligentemente registrate. Il fatto che
alla redazione del libretto sembra abbia partecipato anche Casanovacome è stato
sostenuto basandosi su documenti trovati a Dux, sul fatto che Da Ponte e
Casanova si frequentassero e che l'avventuriero fosse sicuramente presente la
sera in cui a Praga andò in scena la prima dell'opera mozartiana (29 ottobre
1787)è tutto sommato marginale.[senza fonte] La partecipazione, comunque molto limitata,
di Casanova alla composizione del libretto di Da Ponte per l'opera mozartiana
Don Giovanni, è ritenuta molto probabile da vari commentatori. L'elemento
fondamentale è un autografo, rinvenuto a Dux, che contiene una variante del
testo che si è ipotizzato facesse parte di una serie di interventi operati in
accordo con Da Ponte e forse anche con lo stesso Mozart.[94] Quel che è certo è
che Casanova si misurò col mito di don Giovanni e ne costruì uno ancora più
grande, certamente più positivo e soprattutto reale. Mostre 1998 Praga,
Palazzo Lobkowicz, "Casanova v Čechách" (Casanova in Boemia).
Catalogo: Casanova v Čechách, Praga, Gema Art 1998. 1998 Venezia, Ca' Rezzonico
"Il mondo di Giacomo Casanova". Catalogo: Il mondo di Giacomo
Casanova, un veneziano in Europa 1725-1798, Venezia, Marsilio, 1998. 88-317-7028-4
Francia "Casanova for ever, 33 expositions
Languedoc-Roussillon". Catalogo: Casanova For Ever, Emmanuel Latreille
(dir.), Parigi, Editions Dilecta, Parigi, Bibliothèque nationale de France
“Casanova, la passion de la liberté” (dal 15 novembre al 19 febbraio ). Catalogo: Casanova, la
passion de la liberté, Parigi, Coédition Bibliothèque nationale de France / Seuil,. 978-2-7177-2496-7 (BnF) 978-2-02-104412-6 (Seuil) Stati Uniti d'America "Casanova: The
seduction of Europe", varie sedi: Museum of Fine Arts, Boston; Kimbell Art
Museum, Forth Worth; Fine Arts Museums, San Francisco. Catalogo: Casanova The
seduction of Europe MFA Pubblications Museum of fine arts, Boston. 978-0-87846-842-3. Filmografia su Casanova
Casanova (1918). Regia di Alfréd Deésy Il cuore del Casanova (Germania) Regia
di Erik Lund. Soggetto di Enrik Rennspies. Sceneggiatura di Bruno Kastner. Con
Bruno Kasner, Ria Jende, Rose Lichtenstein, Karl Platen. Casanovas erste und
letzte Liebe (Austria, 1920). Regia di Julius Szoreghi. Casanova (1927). Regia
di Alexandre Volkoff Les amours de Casanova (Francia, 1934). Regia di René
Barberis L'avventura di Giacomo Casanova (Italia, 1938). Regia di Carlo
Bassoli. Le avventure di Casanova (Les Aventures de Casanova) (Francia, 1947).
Regia di Jean Boyer. Il cavaliere misterioso (Italia, 1948). Regia di Riccardo
Freda. Con Vittorio Gassman, Gianna Maria Canale, María Mercader, Antonio
Centa. Le avventure di Giacomo Casanova (Italia). Regia di Steno. Con Gabriele
Ferzetti, Corinne Calvet, Marina Vlady, Nadia Gray, Carlo Campanini. Last Rose
from Casanova, titolo originale Poslední růže od Kasanovy, (Cecoslovacchia,
1966). Regia di Vaclav Krska. Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo
Casanova, veneziano (Italia). Regia di Luigi Comencini. Con Leonard Withing,
Maria Grazia Buccella, Tina Aumont, Ennio Balbo, Senta Berger, W.
Branbell, Clara Colosimo, C. ComenciniDe Clara, Silvia Dionisio, Evi
Maltagliati, Raoul Grassilli, Mario Scaccia, Lionel Stander. Cagliostro
(Italia, 1975). Regia di Daniele Pettinari. Con Bekim Fehmiu, Curd Jürgens,
Rosanna Schiaffino, Robert Alda, Massimo Girotti. (Casanova è uno dei
personaggi). Il Casanova di Federico Fellini (Italia, 1976). Regia di Federico Fellini
Con Donald Sutherland, Tina Aumont, Olimpia Carlisi, M. Clementi, Carmen
Scarpitta, C. Browne, D. M. Berenstein. Il mondo nuovo (Italia, 1982). Regia di
Ettore Scola. Con Jean Louis Barrault, Marcello Mastroianni, Hanna Schygulla,
Harvey Keitel, Jean-Claude Brialy, Andréa Ferréol, M. Vitold, A. Belle, E.
Bergier, Laura Betti. David di Donatello 1983 per la migliore sceneggiatura,
scenografia e costumi. Il ritorno di Casanova, titolo originale Le retour de
Casanova (Francia, 1992). Regia di Édouard Niermans Con Alain Delon, Fabrice
Luchini, E Lunghini. Goodbye Casanova (Stati Uniti, 2000). Regia di Mauro
Borrelli. Con G. Scandiuzzi, Y. BleethGidley, C. FilpiGanus, E. Bradley. Il
giovane Casanova (Francia, Italia, Germania, 2002). Regia di Giacomo Battiato.
Con Stefano Accorsi, Thierry Lhermitte, Cristiana Capotondi, Silvana De Santis,
Catherine Flemming, Katja Flint. Casanova (Stati Uniti, 2005). Regia di Lasse
Hallström. Con Heath Ledger, Jeremy Irons, Lena Olin, Sienna Miller, Adelmo
Togliani. Historia de la meva mort (Spagna/Francia ). Regia di Albert Serra.
Con Vicenç Altaió, Lluís Serrat, Eliseu Huertas. Casanova variations
(Austria/Germania/Francia/Portogallo ). Regia di Michael Sturminger, con John
Malkovich, Fanny Ardant, Veronica Ferres. Zoroastro, Io Casanova (Italia )
Regia di Gianni di Capua, con Galatea Ranzi Dernier Amour (Francia ). Regia di
Benoît Jacquot, con Vincent Lindon (Giacomo Casanova), Stacy Martin (Marianne
de Charpillon), Valeria Golino, (La Cornelys). Film solo lontanamente ispirati
alla figura di Casanova Casanova farebbe così! (Italia 1942). Regia di Carlo
Ludovico Bragaglia. Le tre donne di Casanova (Stati Uniti 1944). Regia di Sam
Wood. Casanova '70 (Italia 1965). Regia di Mario Monicelli. Film comici La
grande notte di Casanova (Stati Uniti 1954) Norman Z. McLeod. Casanova &
Company (Austria/Italia/Francia/Rft 1976). Regia di Franz Antel. Tony Curtis,
Marisa Berenson, Sylva Koscina, Britt Ekland, Umberto Orsini, Marisa Mell, Hugh
Griffith. Telefilm su Casanova Casanova (Regno Unito, 2005). Regia di Sheree
Folkson. Con David Tennant, Rose Byrne, Peter O'Toole, Laura Fraser, Nina
Sosanya, Shaun Parkes. Onorificenze Cavaliere dello Speron d'oronastrino per
uniforme ordinariaCavaliere dello Speron d'oro — Roma, 1760 Riguardo l’onorificenza,
Casanova nelle Memorie descrive l'incontro con il pontefice e il successivo
conferimento dell'Ordine (cfr. G. Casanova, Storia della mia vita, Milano,
Mondadori 2001, II pag. 925 cit. in
bibl.). Si è dubitato anche in questo caso, come in altri, che il racconto
autobiografico risponda a verità. Per chiarire i dubbi sono state compiute
approfondite ricerche nell'Archivio segreto vaticano al fine di ritrovare il
breve papale di conferimento, sia nel periodo di cui parla Casanova (dicembre
1760-gennaio 1761) sia in periodi precedenti e successivi, senza alcun esito.
Il che non significa che l’onorificenza non sia stata effettivamente conferita,
in quanto potrebbe essersi verificato un errore burocratico, di trascrizione o
altro. Sta di fatto però che intorno allo stesso periodo furono conferite
onorificenze ad altri personaggi come Piranesi, Mozart, Cavaceppi e il breve
relativo è stato ritrovato. Quindi manca, allo stato, un riscontro oggettivo.
Si aggiunga che il cavalierato dello Speron d’Oro era all’epoca già piuttosto
inflazionato, al punto da sconsigliare l’esibizione in pubblico della
decorazione. Lo stesso Casanova in un passo dell’opera autobiografica Il duello
scrive, riferendosi all’onorificenza, "il troppo strapazzato ordine della
cavalleria romana" (cfr. Il duello cit. in bibl.).[95] Note
Esplicative Casanova visse a lungo
in Francia e conobbe personalmente molti protagonisti del movimento illuminista
tra cui Voltaire e Rousseau. Inoltre, in patria, frequentò membri
dell'oligarchia aristocratica dominante appartenenti all'ala progressista, come
Andrea Memmo. In più aveva anche aderito alla Massoneria, il che lo pose a
contatto con tutta una serie di personaggi portatori di idee progressiste.
Malgrado tutto questo egli fu, e si definì sempre, un conservatore, legato a
doppio filo con la classe nobiliare cui, pur non appartenendovi formalmente,
riteneva d'esservi membro in pectore, reputandosi a torto od a ragione il
figlio naturale di Michele Grimani. Allo scoppio della Rivoluzione francese e
nel periodo alquanto turbolento che ne seguì, scrisse numerosissime lettere
(cfr. Epistolario P.Chiara cit. in ) in cui deprecava in modo reciso l'accaduto
e soprattutto non riconobbe mai, negli eventi, la paternità culturale del
movimento illuminista. Ad esso aveva assistito come semplice spettatore, non
avendone percepito mai la dirompente potenzialità e non condividendone nessuna
delle istanze che, ad esempio, Montesquieu espresse nei confronti dell'iniquo
sistema già dal 1721 (cfr. Montesquieu, Lettres Persanes) e riteneva che, pur
con qualche modifica, il governo della classe nobiliare fosse il migliore
possibile. Un esame attento ed approfondito della posizione politica del
Casanova è stato compiuto da Feliciano Benvenuti (Casanova politico, atti del
convegno: Giacomo Casanova tra Venezia e l'Europa, 16.11.1998, Gilberto
Pizzamiglio, fondazione Giorgio Cini, Venezia, ed. Leo S. Olschki, 2001, pag. 1
e seg.) Il cognome Casanova è attestato
appartenere a nobile famiglia vissuta a Cesena, Milano, Parma,
Torino-Dronero Casanova afferma che
dalla città spagnola il suo antenato, padre Jacob Casanova, a seguito del
rapimento di una monaca, Donna Anna Palafox, sarebbe fuggito, nel 1429, a Roma
in cerca di un rifugio dove, dopo aver scontato un anno di carcere, avrebbe
ricevuto il perdono e la dispensa dei voti sacerdotali da parte del pontefice
in persona, potendo così unirsi in matrimonio con la rapita. A questo riguardo
è interessante la tesi di Jean-Cristophe Igalens (G. Casanova, Histoire de ma
vie, tome I. Édition établie par Jean-Christophe Igalens et Érik Leborgne,
Laffont, pag. XL, op. cit. in Opere postume) il quale sostiene che la
genealogia inserita dal Casanova all'inizio delle Memorie sia del tutto
fantasiosa. Si tratterebbe di una sorta di parodia di ciò che facevano
regolarmente i memorialisti aristocratici dell'epoca i quali, all'inizio
dell'opera, enunciavano il loro antico lignaggio, quasi a ricercare una
legittimazione per il fatto di esporre, in un'opera letteraria, le vicende di
cui erano stati protagonisti, almeno quelle pubbliche, poiché le private
rientravano nell'ambito dell'autobiografia. La tesi appare fondata se si
considera che la ricostruzione genealogica proposta dal C. risale addirittura
al 1428, cioè a tre secoli dalla sua nascita ed è relativa a un cognome,
praticamente un toponimo, estremamente comune.
A conferma del fatto che la nascita illegittima di Casanova fosse
oggetto di chiacchiere, va citato un passaggio de La commediante in fortuna di
Pietro Chiari (Venezia 1755) in cui si tratteggia un ritratto precisissimo di
Casanova che chiunque era in grado di riconoscere sotto le spoglie di un nome
di fantasia, il Signor Vanesio "C'era tra gli altri un certo Signor
Vanesio dì sconosciuta e, per quanto dicevasi, non legittima estrazione, ben
fatto della persona, di colore olivastro, di affettate maniere e di franchezza
indicibile". Evidentemente il riferimento a tratti somatici tipici e
riconoscibili fa pensare che le dicerie fossero suffragate da una notevole
somiglianza fisica con Michele Grimani. L'identificazione del Signor Vanesio
con Casanova è pacifica, tra i tanti autori, concordi sul punto, si veda:
E.Vittoria Casanova e gli Inquisitori di Stato cit. in bibl. pag. 25. (Immatricolazione 29 novembre 1737 col numero
122, iscrizione al secondo anno 26 novembre 1738, fede di terzeria del 20
gennaio, 22 marzo e I maggio 1739. Fonte: Bruno Brunelli, Casanova studente, in
“Il Marzocco” 15 aprile 1923, pag 1-2)
Il 2 aprile 1742 firmò un testamento in qualità di testimone. Sull'ubicazione esatta della casa natale di
Casanova e di quella in cui trascorse l'infanzia dal 1728 al 1743, anno della
morte della nonna materna Marzia, si è discusso moltissimo. Certo è che al
momento del matrimonio Gaetano e Zanetta Casanova non disponevano di un reddito
tale da sostenere un spesa come quella affrontata, dal 1728 in poi, di 80
ducati annui. Quindi molto probabilmente, dopo il matrimonio avvenuto il 27
febbraio 1724, i coniugi andarono a vivere a casa della madre di Zanetta,
Marzia Baldissera, cheera vedova essendo mortole il marito Girolamo Farussi
poche settimane avanti il matrimonio della figlia. E questa con ogni
probabilità fu la casa in cui Casanova nacque il 2 aprile 1725 con l'assistenza
della levatrice Regina Salvi. L'identificazione esatta della casa natale è
assai ardua, ma comunque è stata tentata. Il casanovista Helmuth Watzlawick ha
identificato la casa di Marzia Baldissera con l'attuale civico 2993 di Calle
delle muneghe. Questa sarebbe dunque la casa natale di Casanova (Fonte: Helmuth
Watzlawick, House of childhood, house of birth; a topographical distraction, in
Intermédiaire des Casanovistes, Genève Année XVI 1999, pag. 17 e seg.). I
coniugi Casanova si trasferirono nella casa di Calle della Commedia al ritorno
dalla fortunata tournée londinese quando rientrarono a Venezia col
secondogenito Francesco, nato a Londra il primo di giugno 1727. Tale abitazione
risulta essere stata di gran rappresentanza, su tre livelli, con un salone al
secondo piano che fu usato in occasione di feste. L'affitto di 80 ducati annui
era circa il doppio della media che veniva corrisposta nel vicinato per
appartamenti evidentemente meno lussuosi. A questo punto sembrerebbe tutto
chiaro, si tratta solo di trovare in Calle della commedia un'abitazione che
corrisponda alla descrizione: grandezza, salone al secondo piano e camera al
terzo, nonché corrispondenza con la proprietà che si sa essere stata con
certezza della famiglia Savorgnan. L'unica che potrebbe corrispondere alla
descrizione è quella sita nell'attuale Calle Malipiero (già Calle della
Commedia) al civico 3082. Ma su questo non tutti gli studiosi concordano, tanto
che la lapide apposta in calle Malipiero dice "In una casa di questa
calle, già Calle della Commedia, nacque il 2 aprile 1725 Giacomo Casanova"
senza alcun altro più specifico elemento. Alcuni sostengono che a causa di
rimaneggiamenti interni non è più possibile identificare la struttura
originaria. Uno studioso dell'argomento, Federico Montecuccoli degli Erri, ha
pubblicato (L'intermédiaire des Casanovistes, Genève Année XX, 2003, pag.3 e
seg.) un'analisi molto approfondita basata sulle cosiddette
"Condizioni" cioè sulle dichiarazioni dei redditi immobiliari che
venivano presentate dai proprietari. All'epoca, per verificare l'esattezza dei
dati dichiarati, si procedeva ad un'ispezione diretta casa per casa effettuata,
in ogni parrocchia, dal parroco. Egli procedeva con un certo ordine chiedendo a
ognuno il titolo di possesso. I proprietari dichiaravano il titolo di proprietà
e gli affittuari dovevano o esibire il contratto oppure giurare le condizioni
contrattuali. Poiché è stato ritrovato il documento in cui la madre di Zanetta,
Marzia, giurava per la figlia, nel frattempo trasferitasi per lavoro a Dresda,
che il contratto prevedeva un affitto di 80 ducati annui e che l'immobile era
di proprietà Savorgnan, conosciamo con certezza i dati contrattuali e la
residenza indicata sull'atto, cioè Calle della Commedia. Purtroppo le modifiche
urbanistiche e catastali intervenute non consentono con certezza
l'identificazione, anche perché all'epoca non esistevano dati catastali
precisi. Secondo lo studioso citato, l'abitazione è da identificarsi con la
casa al civico 3089 della Calle degli orbi che all'epoca potrebbe essere stata
designata come Calle della Commedia. Corrisponderebbero sia l'aspetto fisico
che la proprietà. Comunque tutte queste ipotesi si muovono entro un fazzoletto
di spazio di poche centinaia di metri; infatti è certo che i Casanova
abitavano, per motivi di lavoro, nei pressi del Teatro San Samuele, di
proprietà dei Grimani. Documento: Calle della Commedia 324|casa|Giovanna
Casanova comica al presente s'attrova in Dresda, giurò Marzia sua Madre|N.H
Zuanne e F.llo Co. Savornian|d.ti 80 (annui) Registro dell'anno 1740 Atti della
Parrocchia di S.Samuele. Non nel noto
lazzaretto del Vanvitelli, ma in quello in uso precedentemente. Si è mantenuta la cronologia quale risulta
dal testo delle Memorie. L'autore ha qui, come in altri casi, confuso le date o
fuso insieme più viaggi. In realtà la permanenza nel Lazzaretto era durata dal
26 (o 27) ottobre 1743 al 23 (o 24) novembre 1743. Quindi l'intervallo tra i
due viaggi è stato di tre mesi, non di sette. Come affermato dall'autore, il
soggiorno si svolse nel Lazzaretto "Vecchio", in quanto quello
"Nuovo", pur terminato nel febbraio del 1743, iniziò a funzionare
solo nel 1748 allorché la Reverenda Camera Apostolica se ne prese carico.
Sull'argomento si veda: Furio Luccichenti, Quattro settimane nel Lazzaretto in
L'Intermédiaire des Casanovistes Genève, Année XXVIII, anno pag. 711. In tale studio viene ricostruita la
situazione dei lazzaretti di Ancona e confrontato il racconto casanoviano con
le risultanze di archivio relative ai progetti e all'iconografia degli edifici
adibiti alle quarantene.La cronologia della permanenza è stata stimata
dall'autore nel periodo 26.10/23.11.1743. Un'altra cronologia differisce di un
giorno soltanto: 27.10/24.11.1743 (J. Casanova, Histoire de ma vie. Texte
intégral du manuscrit original, suivi de textes inédits. Editore Robert
Laffont, I, Cronologia, pag. XXX, cit.
in bibl.) Il progetto di ristrutturazione del Lazzaretto "Vecchio",
datato 1817, si conserva nell'Archivio di Stato di Roma (Collezione Mappe e
Piante, Parte I, Cart. 2, n° 87/I, II, III.). Esso consente di verificare lo
stato del fabbricato all'epoca della permanenza del Casanova. Il personaggio di Teresa/Bellino ripropone
una tematica ricorrente cioè la questione dell'aderenza alla realtà dei fatti
riportati nell'Histoire e il considerare il personaggio descritto come
realmente esistito. L'identificazione di Teresa con Angela Calori, nota
virtuosa, cioè cantante, di gran successo, si basa su ricerche effettuate già
dai casanovisti del passato, come Gustavo Gugitz, il quale però ritenne che il
personaggio fosse in realtà una costruzione letteraria. Teresa viene spesso
citata nell'Histoire sotto il nome fittizio di Teresa Lanti, maritata con
Cirillo Palesi, nome anch'esso fittizio. Ma molte delle notizie, date e fatti
riferiti nel racconto casanoviano non quadrano con quelli attribuibili alla
Calori. Quest'ultima è anche ricordata direttamente nell'Histoire allorché
Casanova riferisce di averla incontrata a Londra e di aver provato, vedendola,
le stesse sensazioni avute in occasione di un incontro, a Praga, con
Teresa/Bellino, il che ha indotto taluni a considerare questo fatto una prova
che la Teresa delle memorie fosse effettivamente la Calori. Molti studiosi (tra
gli altri Furio Luccichenti) propendono per l'assemblaggio d'invenzione, cioè
pensano che Casanova abbia costruito il personaggio di cui parla con elementi
derivanti da più persone diverse, il che non esclude che l'autore possa essersi
ispirato, in larga misura, anche alla Calori. Comunque gli studiosi non
demordono: Sandro Pasqual (L'intreccio, Casanova a Bologna, 2007, pag. 33 e
seguenti, cit. in bibl.) ha ipotizzato trattarsi non della Calori, ma di
un'altra famosa cantante bolognese, Vittoria Tesi, nota per il suo fascino
androgino e per aver interpretato spesso en travestie parti maschili. La tendenza
a romanzare del Casanova sarebbe in questo caso particolarmente stimolata
dall'ambiente e dai ruoli dei personaggi descritti. Egli ebbe sempre, infatti,
fortissimi legami col mondo teatrale, essendo figlio di attori e avendo
frequentato tutta la vita teatri e teatranti. Curiosamente, ogni volta che
rappresenta un personaggio femminile che ha a che fare col teatro, sia cantante
o ballerina, lo descrive, salvo rarissimi casi, in modo particolarmente
negativo; come se, pur attratto da quel mondo, ne disprezzasse profondamente
gli interpreti, attribuendo, soprattutto a quelli femminili, le peggiori
inclinazioni alla falsità, all'avidità e al calcolo. Teresa/Bellino è una delle
eccezioni, il che farebbe propendere per l'idealizzazione, cioè per la non rispondenza
alla realtà del personaggio, peraltro nascosto, come si è detto, sotto un nome
fittizio. Sul rapporto tra l'Histoire e il mondo del teatro si veda, di Cynthia
Craig, Representing anxiety. The figure of the actress in Casanova's Histoire
de ma vie. L'intermédiaire des casanovistes, Genève, Année 2003 XX. Marco Barbaro (19 luglio 1688-25 novembre
1771), patrizio veneziano del ramo Barbaro di San Aponal, figlio di Anzolo
Maria, morto senza figli, lasciò a Casanova un legato di sei zecchini al mese.
(Fonte: Jacques Casanova de SeingaltHistoire de ma vie. Texte intégral du
manuscrit original, suivi de textes inédits. Editore Robert Laffont cit. in
bibl. I pag. 997, che rinvia a Salvatore
di Giacomo, Historia della mia fuga dai Piombi, Milano) Marco Dandolo, patrizio veneziano del ramo
Dandolo di San Giovanni e Paolo. Documento: Testamento di Marco Dandolo 28
marzo 1779 in Archivio di Stato di Venezia. Legato testamentario
"...Raccomando alla loro bontà la persona di Giacomo Casanova, che mi fu
in tutta la sua vita attaccato col cuore, e amoroso alla mia persona, e che ha
mostrato in ogni tempo la più comendabile gratitudine a' miei pochi benefizj.
Dichiaro che a lui appartengono tutti i mobili, che sono nella stanza in cui
dorme.......... Al suddetto Giacomo Casanova lascio il mio orologio d'oro e le
mie quattro possate d'argento" (Fonte: L'Histoire de ma vie di
Giacomo Casanova, Michele Mari, cit. in, pag.29 nota 104). L'identificazione di "Henriette"
insieme a quella di "Suor M.M." è stato uno degli argomentipiù
dibattuti dai casanovisti. Il motivo di tante accanite ricerche è connesso con
la centralità sentimentale di questi due personaggi nella vita di Casanova. Il
nome di Henriette ricorre di con tinuo nelle Memorie e la sua identità è
stata mascherata accuratamente dall'autore. Tra le identificazioni che si sono
susseguite quelle più autorevoli sono da ascrivere a: John Rives
Childs (1960), che sostenne trattarsi di Jeanne-Marie d'Albert de
Saint Hyppolite, nata il 22 marzo 1718, sposata a Jean-Baptiste Laurent Boyer
de Fonscolombe, nipote di Joseph de Margalet, proprietario del castello di
Luynes, che si trova nella zona descritta da Casanova come quella di residenza
di Henriette. Helmut Watzlawick (1989), che sostiene trattarsi di Marie
d'Albertas, nata a Marsiglia il 10 marzo 1722. Louis Jean André (1996), che
avrebbe identificato Henriette in Adelaide de Gueidan (1725-1786). Quest'ultima
ricostruzione è sostenuta da un apparato critico impressionante che, attraverso
una raccolta minuziosa di elementi (lettere, atti, iconografia, topografia
della zona), conduce a una notevole verosimiglianza dell'identificazione.
Immagini del castello di Valabre, residenza della famiglia De Gueidan, che
secondo André corrisponderebbe perfettamente alla descrizione datane da
Casanova senza nominarlo, sono visibili qui. Manca ancora però la prova
inoppugnabile, una lettera o un qualsiasi manoscritto del Casanova stesso che
consenta l'identificazione certa. Molti
studiosi hanno tentato l'identificazione di suor M.M. Lo studio più completo
sull'argomento si deve a Riccardo Selvatico, che la identifica con Marina
Morosini (R. Selvatico, Note casanovianeSuor M.M. Atti dell'Istituto Veneto di
Scienze, Lettere ed Arti T. CXLII (1983-84) pag. 235-266. Sul rapporto tra romanzo e autobiografia
nelle Memorie si veda tra gli altri L'Histoire de ma vie di Giacomo Casanova
Michele Mari, pag. 237 e seguenti, cit. in.
Balletti era il nipote della Fragoletta, l'attempata attrice amata dal
padre di Giacomo, Gaetano, al seguito della quale era arrivato in giovane età a
Venezia. (Fonte: Charles Samaran, Jacques Casanova, Vénitien, une vie
d'aventurier au XVIII siècle, Pag. 26, note 1,2,3. Cit. in bibl. con rinvio a
un passaggio delle Memorie di Goldoni)
Casanova fu iniziato nella loggia Amitié amis choisis, probabilmente su
presentazione di Balletti (Fonte: Jean-Didier Vincent, Casanova il contagio del
piacere, cit. in bibl. pag. 145, nota 35).
L'affiliazione di Mozart alla Fratellanza Massonica avvenne il 14
dicembre del 1784, nella loggia “Zur Wohltätigkeit” (Alla Beneficenza) di
Vienna (Fonte: Lidia Bramani, Mozart massone e rivoluzionario, pag. 56. Bruno
Mondadori, 2005). Nel novembre del 1750,
Casanova ricevette i gradi di Compagno e Maestro nella loggia di S. Giovanni di
Gerusalemme (cfr. Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LXIII e LXIV in
Casanova, Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction de
Gérard Lahouati,, cit. in bibl.)
Malgrado la diuturna applicazione, il fatto di aver avuto eccellenti
maestri come Crebillon e di aver potuto fare ampia pratica durante la
permanenza in Francia, il francese di Casanova non fu mai ritenuto
sufficientemente perfetto nella forma scritta, soprattutto a causa degli
“italianismi” che si riscontrano numerosissimi nelle Memorie. Casanova
riferisce con dovizia di particolari il suo incontro con Crebillon e la
successiva intensa frequentazione allo scopo di imparare la lingua. Ammette
anche i suoi limiti: infatti scrive: Per un anno intero andai da Crebillon tre
volte alla settimana ma non riuscii mai a liberarmi dei miei italianismi
(Fonte: G. Casanova, Storia della mia vita, Mondadori). L'imputazione e la sentenza: 21 agosto 1755
Venute a cognizione del Tribunale le molte riflessibili colpe di Giacomo
Casanova principalmente in disprezzo publico della Santa Religione, SS. EE. lo
fecero arrestare e passar sotto li piombi. Andrea Diedo Inquisitor. Antonio
Condulmer Inquisitor. Antonio Da Mula Inquisitor. L'oltrascritto Casanova
condannato anni cinque sotto li piombi. Andrea Diedo Inquisitor. Antonio
Condulmer Inquisitor. Antonio Da Mula Inquisitor. (VeneziaArchivio di
StatoInquisitori di StatoAnnotazioniB. 534245)
Riferte di Giovanni Battista Manuzzi, confidente degli Inquisitori di
Stato Incaricata la mia obbedienza dal Venerato Comando di riferire chi sia
Giacomo Casanova, generalmente rilevo ch'è figlio di un comico e di una
commediante; viene descritto il detto Casanova di un carattere cabalon, che si
fa profittare della credulità delle persone come fece col N.H. Ser Zanne Bragadin,
per vivere alle spalle di questo o di quello... Giovanni Battista Manuzzi, 22
marzo 1755....Mi sovvenne allora che lo stesso Casanova parlato mi avea ne'
giorni passati della Setta de' Muratori, raccontandomi i onori e vantaggi che
si hanno ad essere nel numero de' confratelli, che vi aveva dell'inclinazione
il N.H. Ser Marco Donado per essere arrolato a detta Setta... Giovanni Battista
Manuzzi, 12 luglio 1755. Secondo il
casanovista Pierre Gruet, il motivo fondamentale dell'arresto di Casanova è da
ricercare proprio nella relazione con suor M.M. che, se l'identificazione con
Marina Morosini è corretta (sul punto si veda R. Selvatico, Note
casanovianeSuor M.M. Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti),
apparteneva ad una delle più potenti famiglie del patriziato veneziano. I
Morosini avrebbero quindi fatto pressioni sugli inquisitori per far cessare la
scandalosa situazione. Cfr. Jacques Casanova de SeingaltHistoire de ma vie.
Texte intégral du manuscrit original,....Ed. Laffont, cit. in bibl. Vol I, pag
1065. Bibliografiche Giacomo
Casanova, Histoire de ma vie, Wiesbaden-Paris, F. A. Brockhaus-Librairie Plon,
1960-62. Giacomo Casanova, Examen des "Etudes
de la Nature" et de "Paul et Virginie" de Bernardin de Saint
Pierre, 1788-1789127. Carlo Goldoni,
Memorie, Torino, Einaudi, 1967158.
Fonte: Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LVI in Casanova, Histoire de
ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction de Gérard Lahouati,, cit. in
bibl. G.Casanova,Storia della mia vita,
Mondadori 2001, I, pag. 502 cit. in
bibl. (Fonte: P.Molmenti, Carteggi casanoviani) (Fonte E.Grossato, Un bizzarro allievo dello
Studio Padovano. Giacomo Casanova, in Padova e la sua provincia) (Fonte:
P.Del Negro, Giacomo Casanova e l'Padova, estratto da Quaderni per la storia
dell'Padova n°25, 1992) Aprile, maggio
1741 secondo la cronologia delle Memorie. Cfr. Helmut Watzlawick, Chronologie,
pag. LVIII in Casanova, Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction
de Gérard Lahouati,, cit. in bibl.
(Fonte: Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LXIII in Casanova, Histoire
de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction de Gérard Lahouati,, cit.
in bibl.) Helmut Watzlawick,
Chronologie, pag. LXIII e LXIV in Casanova, Histoire de ma vie, tome I. Édition
publiée sous la direction de Gérard Lahouati,, cit. in bibl. Fonte: Silvio Calzolari, Vita, Amori, Mistero
di un libertino veneziano, cit. in bibl. pag.32: Ma perché fu fermato? Non
aveva da scontare alcuna pena. L'arresto fu probabilmente organizzato dal Grimani
che voleva dargli una lezione per aver venduto di nascosto i mobili della casa
paterna e per aver maltrattato un suo incaricato, Antonio Razzetta, che doveva
occuparsi della questione. Si veda di
Furio Luccichenti, La prassi memorialistica di Giacomo Casanova,
L'Intermédiaire des casanovistes, XII (1995), pag. 27 e seguenti. Si veda di Pierre-Yves Beaurepaire, Grand
Tour', ‘République des Lettres' e reti massoniche: una cultura della mobilità
nell'Europa dei Lumi », in Storia d'Italia, Annali 21, La Massoneria, Gian
Mario Cazzaniga, Torino, Giulio Einaudi, 200632-49 cfr. Helmut Watzlawick, Chronologie, pag.
LXIII e LXIV in Casanova, Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la
direction de Gérard Lahouati,, cit. in bibl.
cfr. Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LXIII e LXIV in Casanova,
Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction de Gérard
Lahouati,, cit. in bibl, Fonte: Elio
Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, pag. 140 e seguenti, cit. in bibl. Fonte: Bruno Rosada, Il Settecento veneziano.
La letteratura, Venezia, Corbo e Fiore, 2007, pag. 231, cit. in bibl. Riguardo alla paternità del quadro in
questione, la precedente attribuzione a Mengs (risalente a Johann Joachim
Winckelmann) è stata praticamente abbandonata dalla critica e, allo stato delle
ricerche, il quadro è probabilmente attribuibile a Francesco Narici, pittore di
origine genovese attivo a Napoli. La tela fu scoperta nel 1952 a Milano da un
restauratore di Bologna: Armando Preziosi, il quale sosteneva di aver trovato
tra la cornice, sicuramente coeva, e il quadro, un biglietto manoscritto che
recava le parole Jean-Jacques Casanova 1767. Il fatto che il soggetto
rappresentato possa effettivamente essere Giacomo Casanova, si basa su una
serie di dati che sono: l'osservazione delle fattezze, soprattutto il
naso; il fatto che essendo il quadro a grandezza naturale consenta di
ipotizzare trattarsi di un uomo della stessa statura di Casanova che è nota; il
fatto che i tratti assomiglino in maniera sorprendente all'altro quadro, di
mano del fratello Francesco, di sicura attribuzione, sia per l'autore che per
il soggetto. Inoltre l'insieme del ritratto: l'amorino, i libri, fanno pensare
a una simbologia molto affine al personaggio di Casanova che, pur nello stile
di vita brillante e mondano, teneva sempre a porsi come un letterato. Il quadro
passò, nel 1993, da Preziosi alla collezione privata del casanovista Giuseppe
Bignami di Genova. Per documentarsi sull'argomento si veda: Giuseppe Bignami,
Aggiornamenti e proposte sull'iconografia casanoviana, in L'intermédiaire des
casanovistes XI, 1994, pagg. 17-23. Il
mondo di Giacomo Casanova.... (catalogo della mostra a Ca' Rezzonico, 1998,
cit. in bibl.). Giuseppe Bignami, Casanova tra Genova e Venezia, La Casana, n°
3 luglio-settembre 2008, pag. 25-37. Una summa dell'iconografia casanoviana,
che si compone di nove opere di cui soltanto due di sicura attribuzione, è
consultabile in Casanova, la passion de la liberté, catalogo della mostra
organizzata dalla BNF,, Parigi, Coédition Bibliothèque nationale de France /
Seuil, pag.68-71 Marino Balbi
(1719-1783), monaco somasco. Era un patrizio veneziano appartenente a una
casata barnabota, cioè a una di quelle famiglie patrizie che avevano perso ogni
ricchezza e i cui membri erano ridotti a vivere di espedienti. Erano detti
barnabotti in quanto gravitavano intorno a Campo San Barnaba (Fonte: L'histoire
de ma vie di Giacomo Casanova, Michele Mari, pag. 22, citato in ). Si trattava di un certo Andreoli, custode del
palazzo, che il Casanova vide approssimarsi, da una fessura del portone,
"in parrucca nera e con un mazzo di chiavi in mano". Sul punto, per
maggiore approfondimento, si veda il commento di Riccardo Selvatico Cento note
per Casanova a Venezia, Furio Luccichenti, ed. Neri Pozza 1997, pag. 316. Sentenza di condanna a carico di Lorenzo
Basadonna, carceriere del Casanova Lorenzo Basadonna era custode delle Prigioni
de Piombi, che esisteva nei camerotti per difetti del suo ministero, da quali
ne provenne la fuga al primo novembre decorso da Piombi stessi delBalbi
somasco, e di Giacomo Casanova, che vi erano condannati, per tenui motivi di
contrasto con Giuseppe Ottaviani pur condannato ne' camerotti, ne commise la
interfezione. Presi dal Tribunale gl'essami per rilevare l'origine, e i modi
del non ordinario avvenimento, risultò infatti per la confessione stessa del
reo il caso per proditorio in ogni sua circostanza. Tutto che però meritasse il
supplizio maggiore, la clemenza del Tribunale con pieni riflessi di carità e di
clemenza è devenuta alla sentenza qui contro estesa''. Alvise Barbarigo Inq.r
Lorenzo Grimani Inq.r Bortolo Diedo Inq.r 175710 giugno. Lorenzo Basadonna sia
condannato ne' Pozzi per anni dieci. Alvise Barbarigo Inq.r Lorenzo Grimani
Inq.r Bortolo Diedo Inq.r Venezia, Archivio di Stato, Inquisitori di Stato,
Annotazioni, R. 535 c.83. Jeanne Camus
de Pontcarré marchesa d'Urfé 1705-1775, sposò nel 1724 Louis-Christophe de
Lascaris d'Urfé de Larochefoucauld marchese di Langeac, dal quale ebbe tre
figli. Rimase vedova nel 1734 (Fonte: G. Casanova Storia della mia vita, ed.
Mondadori 2001, II pag.1634 nota) G. Casanova, Historie de ma vie, Libro 2,
Volume 5, Capitolo 3 Molti commentatori
hanno avanzato dubbi sul racconto casanoviano relativo all'istituzione della
lotteria, che sarebbe servita a finanziare la costruzione della École
militaireprogetto che era sostenuto in modo pressante dalla Pompadoure su
particolari, relativi all'architettura dell'operazione ideata dai fratelli
Ranieri e Giovanni Calzabigi, così come esposti nell'Histoire. Comunque, vista
la rilevanza della documentazione, è indubitabile che Casanova abbia svolto un
ruolo chiave, probabilmente mettendo a disposizioni le sue forti entrature
politiche. Il che dimostrerebbe anche che il rapporto con de Bernis e il suo
entourage era molto solido. Sul punto si veda G. Casanova, Storia della mia
vita, Mondadori 2001 cit. in bibl. II,
Pag. 164 nota 1, in cui si puntualizza che la lista dei 28 ricevitori, pubblicata
nel febbraio 1758, non riporta il nome di Casanova in relazione alla
ricevitoria di Rue Saint Denis, citata nel racconto autobiografico. Secondo
Samaran, (Jacques Casanova ecc.. Cit. In bibl.) Casanova avrebbe diretto una
ricevitoria dal settembre 1758 a tutto il 1759, ma a Rue Saint Martin. Si veda
anche Jacques Casanova de SeingaltHistoire de ma vie…. Éd. Robert Laffont 1993
cit. in bibl. II, pag 21 nota 4
(con rinvio a C. Meucci, Casanova Finanziere, cit. in bibl. pag. 66 e seg.),
pag. 23 nota 2, (con rinvio a A. Zottoli, Giacomo Casanova) e Jean Leonnet, Les
loteries d'état en France aux XVIII e XIX siécles. Imprimerie nationale, 1963,
pag 15 e seg. Il decreto di fondazione della lotteria è un arrêt delConsiglio
di Stato del re Luigi XV, datato 15 ottobre 1757 (BnF, Departement des Manuscrit
Française 26469, fol. 198). Del viaggio
nei Paesi Bassi, come incaricato di una missione diplomatica descritto da
Casanova, vi è un riscontro obiettivo: il passaporto, ritrovato a Dux,
rilasciatogli il 13 ottobre 1758 da Matthys Lestevenon van Berkenroode
(1715-1797), ambasciatore della Repubblica delle Sette Province a Parigi dal
1750 al 1762 (Fonte: G. Casanova Storia della mia vita, ed. Mondadori). Il
documento originale è riprodotto in Jacques Casanova de SeingaltHistoire de ma
vie. Texte intégral du manuscrit original,.... Ed. Laffont, cit. in bibl. Vol
II, Appendice Documents pag. 1193 e seg.
Dopo il naufragio dei progetti matrimoniali di Giustiniana, la madre
Anna Gazini (che aveva sposato, dopo la nascita della primogenita, sir Richard
Wynne) decise di lasciare Venezia per evitare che i pettegolezzi danneggiassero
le altre due figlie, Mary Elizabeth, nata nel 1741, e Teresa Susanna, nata nel
1742. La partenza avvenne il 2 ottobre 1758 (Fonte: Andrea di Robilant, Un
amore veneziano, Milano, Mondadori, 2003, pag. 23 e seg. e pag. 120 e
seg.). La lettera autografa di
Giustiniana Wynne è andata all'asta all'Hôtel Drouot (Parigi) il 12 ottobre
1999. Il collezionista che l'ha acquistata, e che ha voluto mantenere
l'anonimato, ne ha però consentito la pubblicazione integrale (cfr. Helmut
Watzlawick, L'Intermédiaire des Casanovistes anno 2003 pag. 25) «...siete filosofo, siete onesto, avete la
mia vita nelle mani, Salvattemi se c'è ancora rimedio, e se potete...» G. Casanova, Storia della mia vita, Mondadori,
Edizione 2001, II, pag. 394, cit. in
bibl. Histoire, volume 15, capitolo XIX
Nous avons ici une espèce de plaisant qui serait très capable de faire
une façon de Secchia Rapita, et de peindre les ennemis de la raison dans tout
l'excès de leur impertinence... (Fonte: Œuvres complètes de Voltaire avec des
notes... Parigi 1837, II pag. 91) Fonte: Frédéric Manfrin in Casanova, la
passion de la liberté, Parigi, Coédition Bibliothèque nationale de France /
Seuil,, Chronologie, pag. 221. G.
Casanova, Storia della mia vita, Mondadori 2001, II, pag. 1508 cit. in bibl. Marie Anne Geneviéve Augspurger, detta La
Charpillon, (circa 1746-1778), nota cortigiana londinese (Fonte: G. Casanova,
Storia della mia vita, ed. Mondadori 2001,
III pag.117 nota). Un riscontro
del soggiorno di Casanova a Berlino deriva da una annotazione nel diario di
James Boswell, datata 1º settembre 1764, in cui lo scrittore scozzese accenna
all'incontro avvenuto da Rufin, cioè alla locanda Zu den drei Lilien (Ai tre
gigli) in Poststraße, dove anche Casanova alloggiava. In particolare scrive: Ho
mangiato da Rufin dove Nehaus, un italiano, voleva brillare come grande
filosofo e quindi sosteneva di dubitare di tutto, a cominciare dalla sua stessa
esistenza. Lo ritenni un perfetto cretino. (A.Pottle, The Yale edition of the
Private Papers of James Boswell, London 1953,
IV, pag. 67). Il nome Nehaus è la traduzione di Casanova in tedesco (con
un errore di grafia = Neuhaus) e risulta che Casanova abbia usato il suo
cognome tradotto, con diverse forme. Ad esempio, in una lettera a lui
indirizzata a Wesel, si legge come destinatario comte de Nayhaus de Farussi,
Farussi era il cognome della madre del Casanova. (Fonte: Helmut Watzlawick,
Casanova and Boswell, nota in L'Intermédiaire des Casanovistes, XXIII 2006, pag
41). Fonte: Elio Bartolini, Vita di
Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap. XVII pag. 271. Casanova passò la frontiera
russa a Riga sotto il nome di Farussi, cognome della madre (cfr. Helmut Watzlawick,
Chronologie, pag. LXXIV in Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la
direction de Gérard Lahouati,, cit. in bibl.)
Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap. XIX
pag. 273, 274. Secondo quanto affermato nelle Memorie, Casanova incontrò varie
volte la sovrana, sottoponendole vari progetti, ma senza alcun risultato. Franciszek Ksawery Branicki, conte di
Korczak, (1730–1819). Sul contesto storico in cui si muoveva Branicki, che era
un rappresentante della nobiltà filorussa, la cui collusione con la potente
nazione vicina rappresentò un vero e proprio tradimento, si può consultare la
voce dedicata a Tadeusz Kościuszko, in particolare il paragrafo "Ritorno
in Polonia". Anna Binetti (cognome
di nascita Ramon) celebre ballerina, nota in tutta Europa. Sposò nel 1751 il
ballerino Georges Binet. Dopo il ritiro dalle scene (circa 1780) si dedicò
all'insegnamento della danza a Venezia (Fonte: G. Casanova, Storia della mia
vita, ed. Mondadori 2001, III pag.1183
nota) G. Casanova, Storia della mia
vita, Mondadori 2001, III, pag. 285 e
seguenti, cit. in bibl. La vicenda
sollevò un clamore notevole e fu riportata nelle cronache. Una descrizione dei
fatti, che ricalca sostanzialmente il racconto casanoviano e ne attesta la
veridicità, si trova in una lettera datata 19 marzo 1766, scritta da Giuseppe
Antonio Taruffi, segretario del nunzio apostolico Antonio Eugenio Visconti, e
spedita da Varsavia a Francesco Albergati Capacelli (Ernesto Masi, Ed.
Zanichelli Bologna, 1878. La vita i tempi gli amici di Francesco Albergati
pagg. 196 e seg. e nota 1 pag. 203.)
Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap. XIX
pag. 288. Fonte: Elio Bartolini, Vita di
Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap. XIX pag. 293. Cfr. anche, per la data di
morte di Bragadin e la data in cui la notizia fu appresa da Casanova (26
ottobre), Helmut Watzlawick, Chronologie, in Histoire de ma vie, tome I.
Édition publiée sous la direction de Gérard Lahouati,, cit. in bibl.) Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo
Casanova. I soggiorni romani di Casanova furono tre: il primo dal 1º settembre
1743 al 23 febbraio 1744; il secondo dal dicembre 1760 al 5 febbraio 1761; il
terzo dal 14 maggio 1770 a fine maggio 1771. I personaggi descritti,
numerosissimi, sono noti alle cronache del tempo e quindi è possibile ritenere
veridico il racconto che consente riscontri obiettivi. Uno dei riscontri è
costituito da un documento che certifica la presenza a Roma del Casanova
durante la Quaresima del 1771. Documento: Stato delle anime 1771, in Registri
parrocchiali di S.Andrea delle Fratte Piazza di SpagnaCasa del Conservatorio di
S.Eufemia Francesco Poletti anni 51 M. Angela moglie.anni 40 Margarita figlia
zitella anni 16 Tommaso figlio anni 20 Vincenzo figlio anni 14 Anna Proli serva
anni 40 Piggionanti Giovanni Nicolao Fedriani anni 22 Giuseppe
fratello anni 18 D. Giacinto Cerreti anni 37 Il signor Giacomo Casanova...anni
46 L'immobile in questione è quello, antistante l'Ambasciata di Spagna,
sito nella piazza all'attuale numero civico 32. L'abitazione del Casanova era
al secondo piano. (Fonte: A.Valeri Casanova a Roma cit. in bibl.) Si è a lungo discusso circa l'esistenza di
ulteriori capitoli che dovrebbe essere comprovata dal titolo originale
dell'opera: Histoire de ma vie jusqu'à l'an 1797, come risulta dalla prima
pagina della prefazione. Tuttavia ciò rimane solo un'ipotesi, perché non è
stato mai trovato un manoscritto riguardante il periodo successivo al 1774. Va
quindi considerato che, fino alla data in questione, la fonte primaria delle
vicende di Casanova sono le sue Memorie; dopo il termine temporale delle
medesime ci si è basati su epistolari o notizie di altro tipo: scritti di
contemporanei, registrazioni amministrative, notizie apparse su gazzette.
Alcuni autori hanno tentato una ricostruzione cronologica dei fatti utilizzando
i documenti disponibili, tra cui il Brunelli (Bruno Brunelli, Vita di Giacomo
Casanova dopo le sue memorie, cit. in bibl.) e il Bartolini (Elio Bartolini,
Casanova dalla felicità alla morte 17741798, cit. in bibl.). Evidentemente le
notizie riguardanti il periodo compreso temporalmente nelle Memorie sono
enormemente più numerose di quelle relative al periodo successivo. Circa
l'attendibilità e la precisione delle notizie riportate nelle Memorie, il dibattito
è stato amplissimo, ma numerosissimi riscontri ne hanno comprovato la
sostanziale veridicità. Il viaggio da
Trieste a Venezia iniziò il 10 settembre 1774; la data è verificabile da una
notizia apparsa sulla Gazzetta Goriziana “Sabato 10 corrente è passato per qua
il signor Giacomo Casanova di Saint Gall celebre per li diversi famosi incontri
da lui avuti, girando l'Europa; come non meno per le opere da lui stampate, fra
le quali abbiamo già annunziato in un nostro foglio la Storia delle vicende di
Polonia; ha egli inaspettatamente ottenuto il suo perdono e dopo venti anni si
è restituito a Venezia sua patria”. (fonte: Rudj Gorian Editoria e informazione
a Gorizia nel Settecento: la “Gazzetta goriziana”, Trieste, Deputazione di
Storia Patria per la Venezia Giulia, pag. 221-223). È da osservare che la notorietà del
personaggio era grande e che anche della sua attività di scrittore, oltre che
di avventuriero, si parlava molto, negli ambienti intellettuali, ancor prima
del suo rientro a Venezia. In una lettera datata Venezia Elisabetta Caminer,
rivolgendosi a Giuseppe Bencivenni Pelli, scrive "...È dunque costì quel
famoso Casanova che ha fatto tante pazzie e alcune cose buone? Io lo conosco
assai di nome, e mio padre lo conosce anche di persona. Ditemi, in che le sue maniere
sono diverse dalle vostre? Qual tuono è il suo? Voi già sapete la sua
prodigiosa fuga da' piombi di Venezia. Stampa egli codesta sua Storia della
Polonia? Avete voi letta la sua confutazione dell'opera di Amelot della
Houssaye?..." (Fonte: Rita Unfer Lukoschik, Lettere di Elisabetta Caminer, organizzatrice
culturale, Edizioni Think Adv, Conselve, Padova, 2006). Si tratta di Lorenzo Morosini, Alvise Emo,
Pietro Pisani, Nicolò Erizzo, Andrea Tron, Sebastiano Venier. L'elenco completo dei sottoscrittori è
consultabile in: G. Casanova, Storia della mia vita, ed. Mondadori 1965, Piero
Chiara, vol VII. (pag.293 e seg.) Delle
lettere di Casanova alla Buschini non resta nulla ma, poiché spessissimo la
Buschini, nel testo, ripete le notizie inviatele e le richieste di notizie
rivoltele, è facile ricavare, almeno in parte, il testo delle lettere ricevute.
A Dux sono state reperite da Aldo Ravà 38 lettere di Francesca Buschini che
coprono il periodo dal luglio del 1779 all'ottobre del 1787. Di queste, 33 sono
state riportate nel volume Lettere di donne a Giacomo Casanova Aldo Ravà,
Milano, Treves 1912 cit. in bibl. L'edizione critica più recente delle lettere
di Francesca Lettres de Francesca Buschini à G. Casanova, 1996, è stata edita
Marco Leeflang, Utrecht, Marie-Françose Luna, Grenoble, Antonio Trampus,
Trieste, cit. in bibl. La corrispondenza consente di ricostruire gli anni
successivi al secondo esilio di Giacomo Casanova. Attraverso esse si vive il
dramma umano della Buschini la quale, col passare degli anni, era sempre più
avvolta da una cupa povertà, da dolori familiari causati dal fratello, che
praticamente viveva alle sue spalle e dalla madre, che col tempo diveniva
sempre più intollerante. Quando Casanova dovette sospendere i suoi aiuti in denaro,
essendo ormai nell'impossibilità materiale di inviarne, la Buschini si ritrovò
letteralmente in mezzo alla strada, dovendo lasciare l'appartamento di Barbaria
delle Tole, non avendo più la possibilità di pagare l'affitto. Nessuna notizia
ulteriore ci è giunta, ma la sua testimonianza di lenta emarginazione è
oltremodo toccante. A.Ravà, Lettere di
donne a Giacomo Casanova, cit. in bibl. p.176 e nota. Fonte dell'ammontare del
canone: A.Ravà, J. Marsan, Sui passi di
Casanova a Venezia. Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in
bibl. pag. 347 Fonte: G. Casanova,
Analisi degli studi sulla natura... G. Simeoni. Ed. Pendragon 2003, pag. 9. Il
testo del libello è stata oggetto di una pubblicazione a tiratura limitata
Furio Luccichenti, ed. Il collezionista 1981. Si è ipotizzato che il Grimani
abbia incaricato della redazione della replica Girolamo Molin, tuttavia il
libello non fu mai dato alle stampe all'epoca, ma fu fatto circolare in forma
manoscritta (Fonte: Bruno Brunelli, Vita di Giacomo Casanova dopo le sue
memorie, cit. in bibl. pag.68 nota 9).
Foscarini morì il 23 aprile del 1785.
Il conflitto con la servitù del castello divenne con gli anni sempre più
acuto, tanto da far giudicare insostenibile la permanenza al castello del
maggiordomo Georg Feldkirchner, che fu infatti rimosso dall'incarico. La
diatriba fu poi oggetto dell'opera Lettres écrites au sieur Faulkircher...
(vedi in ) nella quale Casanova trasfuse tutto l'astio accumulato per le
persecuzionia suo diresubite. Il concetto
è ripreso da un passo di Piero Chiara (cfr. G. Casanova, Storia della mia vita,
ed. Mondadori 1965, Piero Chiara, vol VII. pag.13, 14)...Ma il Casanova è
quello che è, e non vuole essere altro; vero eroe del suo tempo per l'audacia,
la sincerità con la quale lo visse, allo sbaraglio, senza temere i colpi di
spada o di pistola, il carcere o l'esilio, pur di consumare fino all'ultimo
l'avventura della sua esistenza in un'epoca in cui la vita era un'opera d'arte
e si poteva farne, con vera gioia, un capolavoro dei sensi..... Il casanovista Helmut Watzlawick ha
pubblicato (cfr. L'intermédiaire des casanovistes, anno XXIII, 2006 pag. 38)
una breve nota intitolata Lieu de sepolture de Casanova, in cui riferisce la
notizia, comunicatagli da uno studioso tedesco, Hermann Braun, di una
testimonianza sull'argomento individuata nell'opera di un memorialista e
storico coevo al Casanova: Johann Georg Meusel (1743-1820), professore di
storia a Erlangen. Meusel, nella sua opera Archiv für Künstler und
Kunst-Freunde (Dresda, 1805 I parte
seconda, pag. 172) fa il seguente commento: «L'aîne, Jacques Casanova, Docteur
en Droit de Padoue et bibliothécaire de Comtes de Waldstein-Warthemberg, à Dux
en Bohème, où il mourût aussi, immortalisé par un monument plein de goût que le
Comte lui a fait ériger dans son jardin, où il le faisait aussi enterrer selon
son propre désir.» Pare quindi evidente che la sepoltura fosse ubicata
all'interno del parco del castello e il conte vi avesse fatto erigere un
monumento “pieno di gusto” in memoria del suo bibliotecario. Il conte Waldstein
aveva certamente dell'affetto per Casanova, oltre al legame derivante dalla
comune appartenenza alla Massoneria, se è vero che gli conferì un incarico
formale di bibliotecario ma in pratica, visto lo scarso impegno che comportava,
una pensione, che lo mantenne per lunghi anni provvedendo a tutti i suoi
bisogni e che spesso dovette far fronte ai suoi debiti, talvolta cospicui, con
gli editori. È quindi più che logico che abbia deciso di onorarne la memoria con
una sepoltura degna e con un monumento funebre. Inoltre il Meusel è conosciuto
come un biografo scrupoloso e non avrebbe avuto motivo per inventare un
dettaglio facilmente verificabile da parte dei suoi lettori, tra i quali
Francesco Casanova, fratello minore di Giacomo e famoso pittore, al quale
Meusel dedicò, nella medesima opera, un contributo biografico e che era ancora
in vita al tempo della redazione dell'opera. Come sostiene Watzlawick, per
avere la prova certa, bisognerebbe revisionare la contabilità del castello al
momento della morte del Casanova, cercando la traccia dei pagamenti effettuati
per la sepoltura e l'erezione del monumento.
Edizione in tre tomi basata sul manoscritto conservato presso la BNF,
con le varianti di testo relative a passi rimaneggiati dall'autore. Attualmente
() è l'edizione critica di riferimento.
Archivio Alinari, su alinariarchives.
Archivio GrangerNew York Opere di
LonghiCasanovaUbication: Firenze Miti e
personaggi della modernità: Dizionario di storia, letteratura, arte,
musica e cinema, edizioni Bruno Mondadori,: «Nell'arte. Di Casanova esistono
alcuni ritratti, tra cui un dipinto giovanile a opera del fratello, uno di Lon ghi
che lo raffigura all'epoca della maturità (Collezione Gritti, Venezia), e un
terzo attribuibile a Mengs» (NDR: oggi quest'ultimo è attribuito a Francesco
Narici) Il quadro, conservato un tempo
nella collezione Gritti di Venezia, poi a Firenze, e qua riprodotto in bianco e
nero in una fotografia o una stampa eseguita forse negli anni '30, sarebbe
stato eseguito presumibilmente nel 1774 allorché Casanova rientrò a Venezia
dall'esilio. Sembra si trattasse di un lavoro a olio su tavola di dimensioni
sconosciute donato dall'artista a un membro della famiglia Gritti.
Successivamente passò a Francesco Antonio Gritti di Treviso, zio materno
dell'avvocato Ugo Monis di Roma che lo ereditò dalla sorella di Francesco
Antonio, Maria Gritti Rizzi. Nel 1934 il quadro faceva ancora parte della
collezione di Monis. Molto dubbia l'identificazione del Casanova nel soggetto
ritratto che apparentemente non sembra superare la quarantina mentre, all'epoca
in cui dovrebbe essere stato eseguito il ritratto, Casanova era vicino ai
cinquant'anni. Una summa dell'iconografia casanoviana, che si compone di nove
opere di cui soltanto due di sicura attribuzione, è consultabile in Casanova,
la passion de la liberté, catalogo della mostra organizzata dalla BNF,, Parigi,
Coédition Bibliothèque nationale de France/Seuil, pag.68-71. Su Alessandro
Longhi si veda l'amplissimo studio di Paolo Delorenzi (consultabile su Ca'
Foscari online). In particolare a pag. 237 vengono riassunte le vicende del
ritratto con richiami bibliografici a Ver Heyden De Lancey C., Les portraits de
Jacques et de François Casanova, «Gazette des Beaux-Arts», Bernier G., Beau
garçon, Casanova?, «L‟OEil», La questione è stata oggetto di un cospicuo
dibattito sul quale spesso ha pesato il giudizio moralmente negativo circa la
personalità dell'autore. Soprattutto al primo apparire di opere critiche sulla
questione, cioè alla fine dell'Ottocento, primi del Novecento, si tendeva a
separare la indiscussa validità storica delle Memorie, nel loro complesso, dal
giudizio di riprovazione morale nei confronti dell'autore e dei passi delle
memorie ritenuti sconvenienti. Posizione questa ad esempio assunta da Benedetto
Croce il quale si occupò ripetutamente di personaggi e vicende casanoviane (si
veda: Personaggi casanoviani in Aneddoti e profili settecenteschi, ed. Sandron
1914) pur definendo le Memorie "un libro osceno" (B.Croce, Salvatore
di Giacomo e il canto del grillo in "la Critica"). Col tempo il
valore storico e letterario cominciò ad avere sempre più numerosi sostenitori,
come Ettore Bonora il quale scrisse...fissati i loro limiti. i Mémoires restano
un libro eccezionale, rappresentativo quant'altri mai del mondo settecentesco,
un libro che, per la sua stessa ricchezza di materiali quanto pochi altri, può
rivelare a un lettore paziente lo spirito della vecchia società che la
Rivoluzione doveva distruggere (E.Bonora Letterati, memorialisti e viaggiatori
del Settecento, pag 717, citato in ). Fonte: T. Iermano, Le scritture della
modernità, citato in. Emblematico a
questo riguardo è il caso del romanzo utopistico Icosameron (Praga, 1788) che
costituì un tale insuccesso editoriale da minare definitivamente la già non
florida situazione finanziaria del Casanova. Malgrado gli sforzi dei
volenterosi sottoscrittori, si accumulò una perdita di duemila fiorini, secondo
una nota autobiografica rinvenuta a Dux, di ottocento zecchini secondo una
lettera a Pietro Antonio Zaguri. Cifre comunque di grande rilievo che
costrinsero l'incauto scrittore e improvvisato editore a ricorrere a prestiti
usurari, dando in pegno i pochissimi beni residui e perfino capi di vestiario
(Fonte: Elio Bartolini Vita di Giacomo Casanova, ed. Mondadori 1998, pag. 389 e
seg.). Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo
Casanova. La redazione della Confutazione fu soltanto uno dei tanti elementi
della lunga strategia che condusse all'ottenimento del perdono da parte delle
autorità della Repubblica e il consenso al ritorno in patria dell'esule, il che
avvenne peraltro anni dopo. La pubblicazione dell'opera fu sicuramente
appoggiata da Girolamo Zulian il quale, pur privo di parentele influenti, stava
compiendo un percorso politico lusinghiero e attraverso il sostegno a Casanova
si aspettava di ottenere dai patrizi che lo appoggiavano, alcuni dei quali
molto influenti come i Memmo e il procuratore Lorenzo Morosini, di essere
aiutato a sua volta nel prosieguo della carriera. Zulian era anche vicino ad
ambienti massonici il che spiegava ulteriormente il suo agire. Sul gruppo di
patrizi che sosteneva le ragioni di Casanova ed era fautore del perdono si veda
Piero Del Negro, Il patriziato veneziano nell'Histoire de ma vie, in L'Histoire
de ma vie di Giacomo Casanova, Michele Mari, cit. in, pag.25, 26 nota 90. Si
veda inoltre la lettera di Casanova a Zulian scritta da Lugano nel luglio del
1769, Epistolario di Giacomo Casanova,
Piero Chiara, cit. in bibl. pag. 105,106.
Il brano, un ritratto in prosa, fu intitolato dall'autore Aventuros. De
Ligne riuscì a cogliere con straordinaria esattezza e rendere con estrema
obiettività gli elementi del carattere del Casanova. Il passo può essere
consultato qui (Mémoires et mélanges historiques et littéraires, ed. Ambroise
Dupont et C. Parigi 1828). Su come
Casanova esercitasse il suo fascino sull'uditorio, con il racconto delle sue
avventure, vi è una testimonianza assai qualificata, per lo spessore del
personaggio, che è stata lasciata da Alessandro Verri il quale, in una lettera
al fratello Pietro, inviata da Roma nel 1771, scrive:...V'è un certo uomo
straordinario per le sue avventure, per nome il signor Casanova, Veneziano:
egli è attualmente in Roma. Egli ha molto spirito e vivacità; ha viaggiato
tutta l'Europa...Fu posto nei camerotti a Venezia...gli riuscì di
fuggire...Egli racconta questa dolorosa anecdota della sua vita, successagli
quindici anni or sono, con tanto interesse e forza, come se gli fosse accaduta
ieri... Alla risposta del fratello, che avanzava dei dubbi sulla veridicità del
racconto, Alessandro replicava:...Ultimamente gliel'ho sentita raccontare da
lui stesso. Egli ha tutta l'apparenza di dire la verità: scioglie le obiezioni,
ed ha un'eloquenza naturale ed ha una forza di passione che v'interessa
infinitamente.. Fonte: Riccardo Selvatico Cento note per Casanova a Venezia,
Furio Luccichenti ed. Neri Pozza 1997.
La lettera, datata Dux 8 aprile 1791 è consultabile in: G. Casanova,
Storia della mia vita ed. Mondadori 1965, Piero Chiara, vol VII. pag. 340 Alla morte di Casanova, il manoscritto
originale dell'Histoire, unitamente a quattro saggi, passò a Carlo Angiolini
che nel 1787 aveva sposato Marianna, figlia della sorella di Giacomo, Maria
Maddalena. Quest'ultima aveva lasciato Venezia raggiungendo la madre Zanetta a
Dresda, dove aveva sposato l'organista di corte Peter August. Il manoscritto e
i quattro saggi furono venduti, nel 1821, all'editore Brockhaus. Il 18 febbraio,
il ministro francese della cultura, Frédéric Mitterrand, ha annunciato
l'acquisto del manoscritto dell'Histoire e degli altri carteggi di proprietà di
Hubertus Brockaus, da parte della Bibliothèque nationale de France. Molti studiosi hanno analizzato, parola per
parola, l'adattamento operato da Laforgue giungendo alla conclusione che si è
trattato di una vera e propria riscrittura. Un'interessante analisi della
questione è quella operata da Philippe Sollers (Il mirabile Casanova). L'autore
procede per exempla, indicando il passo com'era stato scritto da Casanova e la
versione di Laforgue, mettendo in luce la raffinatezza e la meticolosità con
cui era stata operata la trasformazione (o meglio manomissione) dell'intera
biografia, al duplice fine di ammorbidire i passaggi ritenuti troppo licenziosi
e modificare l'ideologia dell'autore, attenuando o eliminando le affermazioni
che mostravano, ad esempio, l'animosità nei confronti del popolo francese e dei
crimini (tali Casanova li giudicava) di cui si era reso responsabile durante la
rivoluzione, cosa diffusa tra molti intellettuali dell'epoca, anche non
espressamente conservatori comunque legati al vecchio mondo, (come Vittorio
Alfieri, nella Vita scritta da esso e nel Misogallo). G. Casanova, Storia della mia vita, Mondadori
2001, I pag. 733, cit. in bibl. A questo proposito de Ligne scrive...le sue
memorie, il cui cinismo,tra l'altro, pur essendo il loro più grande pregio,
difficilmente le renderà pubblicabili. (C.J. de Ligne, Aneddoti e ritratti,
pag. 189, cit. in bibl.), Illuminante, a
questo riguardo, il passo di una lettera datata 20 febbraio 1792, inviata da
Casanova a Giovanni Ferdinando Opiz in cui lo scrivente dichiara: Per ciò che
riguarda le Mie Memorie, più l'opera va avanti più mi convinco che è fatta per
essere bruciata. Da questo potete capire che fin quando saranno in mie mani non
verranno certo pubblicate. Sono di una tale natura di non far passare la notte
al lettore; ma il cinismo che vi ho messo è tanto spinto che passa i limiti
posti dalla convenienza all'indiscrezione (Fonte: Epistolari 1759-1798 di
Giacomo Casanova, Piero Chiara, ed. Longanesi & C.) Si veda in Giacomo Casanova tra Venezia e
l'Europa, Gilberto Pizzamiglio, Editore Leo O. Olschki 2001, pag. 171, cit. in
bibl. G. Casanova, Storia della mia
vita, Mondadori, Piero Chiara/ L'affermazione si legge nella prefazione
dell'Histoire (Jacques Casanova de SeingaltHistoire de ma vie. Texte intégral
du manuscrit original,....Ed. Laffont, cit. in bibl. Vol I, pag 10). Quindi la
scelta sarebbe stata orientata soltanto dalla possibilità di maggiore
diffusione dell'opera. Ma il pensiero dell'autore viene chiarito, ampliato e
approfondito nella cosiddetta “Prefazione rifiutata” (Pensieri libertini, F. Di
Trocchio, cit. in bibl. Pag. 55), Casanova dice Ho scritto in francese, perché
nel paese dove mi trovo, questa lingua è più conosciuta di quella italiana;
perché, non essendo la mia un'opera scientifica, preferisco i lettori francesi
a quelli italiani; e perché lo spirito francese è più tollerante di quello
italiano, più illuminato nella conoscenza del cuore umano e più rotto alle
vicissitudini della vita. Come si vede, la scelta andava ben al di là di un
problema di diffusione. Stendhal fa,
nella sua opera, numerosi riferimenti a Casanova e all'Histoire cfr. Promenades
dans Rome, Paris, Levy/ Sul punto si veda anche Furio Luccichenti Il
casanovismo fra Ottocento e Novecento in L'histoire de ma vie di Giacomo
Casanova, Michele Mari cit. in bibl. pag. 383.
Foscolo, durante il soggiorno londinese, recensiva opere di autori
italiani. A proposito dell'Histoire casanoviana scrisse, in due diverse
occasioni (sulla Westminster review dell'aprile 1827 e sulla Edinburgh review
del giugno dello stesso anno), che il protagonista era di pura fantasia e le
vicende narrate completamente inventate.
Balzac si ispirò largamente alle Memorie casanoviane utilizzando
personaggi, nomi ed episodi per l'ambientazione veneziana delle sue opere, come
nel caso di Facino Cane o per desumere spunti narrativi, come nel caso di
Sarrasine. Sul punto si veda Raffaele de Cesare Balzac e Manzoni e altri studi
su Balzac e l'Italia, Mondadori. Molte parti del libro, comprese le pagine
indicate con relativa note, sono consultabili on line. Sempre sui collegamenti
tra l'opera casanoviana e Sarrasine si veda L'histoire de ma vie di Giacomo
Casanova, Michele Mari, cit. in bibl. pag. 95 nota 5 con rimando a J.R.
Childs, Casanova. Biographie nouvelle, pag. 64. Ed. Jean-Jacques Pauvert, Paris
1962 Hofmannstahl nel 1898 è a Venezia e
scrive al padre:..mi sono comprato le Memorie di Casanova dove spero di trovare
un soggetto. Il soggetto fu il Casanova stesso, rappresentato nella commedia
L'avventuriero e la cantante (1899) (Fonte: L'avventuriero e la cantante con
postfazione di Enrico Groppali, ed. SE).
Schnitzler scrisse varie opere ispirate alla vita dell'avventuriero, tra
cui Le sorelle ovvero Casanova a Spa (ed. Einaudi) e Il ritorno di Casanova
(ed. Adelphi). Hesse scrisse il racconto
La conversione di Casanova (ed. Guanda 1989) che fu pubblicato nel 1906. Márai scrisse il romanzo La recita di Bolzano
(ed. Adelphi), pubblicato a Budapest, che ha come protagonista l'avventuriero
veneziano. Salvatore di Giacomo
"Casanova a Napoli" in Nuova antologia 1922. Benedetto Croce "Aneddoti di varia
letteratura", Napoli 1942. "Di un cantastorie del Settecento e di un
luogo delle Memorie di Giacomo Casanova" opera il cui autografo di sei
pagine è andato all'asta a Milano il 21.5.92.
Piero Chiara curò per Mondadori (1965) la prima edizione italiana basata
sul manoscritto originale delle Memorie, scrisse un saggio Il vero Casanova,
Mursia (1977) e molti articoli sull'argomento.
Scrive Casanova in una lettera all'Opiz Scrivo dall'alba alla sera e
posso assicurarvi che scrivo anche dormendo, perché sogno sempre di scrivere.
(Fonte: Piero Chiara Il vero Casanova, Mursia 1977, pag.209). Tra le altre si veda Margherita Sarfatti,
Casanova contro Don Giovanni, ed. Mondadori (1950), citata in. La tesi è esposta in modo articolato da
Francis Lacassin (Jacques Casanova de SeingaltHistoire de ma vie. Ed. Robert
Laffont, I, Préface, pag. X). Di questo
avviso Piermario Vescovo (Il mondo di Giacomo Casanova, pag. 187,, ed. Marsilio
1998, citato in bibl.). Un'analisi particolarmente approfondita si deve ad
Andrea Fabiano il quale esamina, in dieci tesi, tutti i motivi che rendono
probabile la partecipazione (Giacomo Casanova tra Venezia e l'Europa, G.
Pizzamiglio, ed. Leo S. Olschki 2001, pag. 273 e seg.). In sostanza è stato
osservato che Da Ponte e Casanova si conoscevano e frequentavano, che Casanova
era certamente presente a Praga nei giorni che precedettero la prima, che sia
lui che Mozart erano massoni, che una serie d'incidenti aveva procrastinato la
rappresentazione, costringendo a varie modifiche del testo per manifesta
insoddisfazione di alcuni cantanti, che Casanova era stato sempre molto vicino
per gusti e frequentazioni al mondo teatrale e autore egli stesso di opere di
teatro quindi perfettamente in grado di apportare le modifiche necessarie.
Inoltre sembra assai improbabile che, rientrato a Dux, si mettesse a ipotizzare
varianti al testo del libretto per puro passatempo. Sull’argomento si veda lo studio di Furio
Luccichenti, in L'intermédiaire des casanovistes, Genève Année XVII 2000, pag.
21 e seg. In cui vengono minuziosamente riferite le ricerche effettuate, senza
esito, nell'Archivio vaticano. Lettere a G.C. raccolte da Aldo Ravà, Il
mondo di Giacomo Casanova, Venezia, Marsilio, Casanova, la passion de la
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inglese, su hot.ee. Filosofi italiani. Aspetti poco noti della vita di Casanova
vengono portati alla luce della recente consultazione dei documenti inediti
custodii nell'archivio storico Waldstein a Praga. Emergono cosi' nuove
testimonianze che non solo confermano il suo straordinario fascino esercitato
sulle donne ma rivelano anche che il libertino veneziano ebbe in incontri
sessuali con uomini. Ad esempio si cita i ripetuti rapporti con un uomo in
maschera con cui fa un esplicito giocco erotico. Partendo da verifiche
sull'opera autobiografica ''Storia della mia vita'', in cui descrive, con la
massima franchezza, le sue avventure, i suoi viaggi e i suoi innumerevoli
incontri galanti. Si ipotizza che ha rapporti sessuali (o 'conversazioni') con
almeno una ventina di uomini. La prima testimonianza di un rapporto sarebbe
legata alla sua adolescenza, quando, in seminario, dove studia per diventare
prete, fu scoperto a letto con un uomo, cosa che costa a Casanova l'espulsione
del seminario. Ma il numero di uomini con cui Casanova e' stato a letto non e'
significativo. E' molto piu' importante sottolineare il *modo* in cui Casanova
racconta le sue avventure sessuali con un uomo. E' il primo a sottolineare la
qualita' del godimento, ad affermare l'idea che la comprensione del sesso e' la
chiave per una comprensione di se'. Oggi, dopo oltre un secolo di dottrina
psicoanalitica freudiana, cio' puo' apparire normale, ma nel secolo XVIII non
lo era affatto. E questo e' un grande merito di Casanova.L’ultimo amore di
Casanova: Una grande storia d'amorebooks.google.com › books· Bertolini · FOUND
INSIDE ai tempi di Padova e ai giorni delle lezioni dell'abate Gozzi, che
l'aveva istruito con amore per avviarlo al sacerdozio, e con un po' più di
passione e di attenzione se lo era portato a letto per iniziarlo alla pratica
omosessuale che Casanova si... – Grice: “Casanova was what I regard as a
philosopher of sex. He fell for Bellino, an alleged castrato. In bed with him, Bellino tells him that his name was
Teresa and that her penis was an artificial phallus. Bellino had died years
before but people wanted a castrato, not a girl with a girl’s voice – and she
added that working on the side as a harlot, she found that most clients rather
she be a ‘he’!” -- Grice: “His first experience was with a Venetian nobleman;
his second one cost him the expulsion from the seminary – Altham alleges he
(Casanova, not Altham) slept with “at least” twenty males!” – Grice: “Altham’s
favourite is the description of the ‘erotical game’ as masked in Venice -- Giacomo
Casanova. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Casanova: conversazione
sessuale, conversazione e conversazione” – The Swimming-Pool Library.
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