Grice e Leopardi: l’implicatura conversazionale – 1150 – implicatura – filosofia italiana – Luigi Speranza (Recanati). Filosofo. Grice: “We
don’t have at Oxford a ‘chip off the old block’ as they have in Recanati!” -- Importante esponente del
pensiero controrivoluzionario e padre di Leopardi. Leopardi, targa
commemorativa apposta sui portici di piazza Leopardi a Recanati Figlio
primogenito del conte Giacomo e di Virginia dei marchesi Mosca, nacque in una
delle famiglie più preminenti di Recanati. Rimasto a quattro anni orfano del
padre, crebbe con la madre (che non volle risposarsi per accudire i quattro
figli), gli zii paterni rimasti celibi e i fratelli. Educato in casa dal
precettore Giuseppe Torres, padre gesuita fuggito dalla Spagna a seguito della
cacciata dell'ordine dal regno, ricevette una formazione improntata agli ideali
cristiani, cui rimase fedele per tutto il resto della sua vita. Fu sottoposto
alla tutela di un prozio, non potendo amministrare direttamente il patrimonio
familiare per disposizione testamentaria. Ottenne tuttavia da papa Pio VI la
deroga alla disposizione paterna e, all'età di 18 anni, assunse
l'amministrazione della propria eredità. Dopo un primo progetto di nozze andato a
monte, sposa la marchesa Adelaide Antici, sua lontana parente. Il matrimonio fu
un matrimonio d'amore strenuamente osteggiato dalla famiglia di Monaldo, in
base ad antiche dispute tra casati e per questioni economiche (mancanza di una
dote adeguata), che per manifestare la propria contrarietà non partecipò al
matrimonio, che venne infatti celebrato nella sala detta "galleria"
di palazzo Antici a Recanati. Il patrimonio di famiglia, dalle mani di Monaldo,
passò in quelle della moglie, a causa dei debiti del prozio che il conte non
riusciva a ripianare. Frutto di questa unione tra opposti caratteri furono
numerosi figli: di questi, raggiunsero l'età adulta Giacomo, Carlo, Paolina,
Luigi, e Pierfrancesco. A causa della impossibilità di gestirli (dovuta alla
sua indole caritatevole verso i poveri, agli sperperi dei parenti e
all'invasione giacobina), l'amministrazione dei beni di famiglia passò nelle
mani della consorte, donna energica e severa; Monaldo poté così dedicarsi
totalmente alla sua passione, gli studi e le lettere. Tra i suoi molti meriti
vi è aver grandemente contribuito alla formazione del nucleo fondamentale della
biblioteca di famiglia dei L., nella quale il giovane Giacomo passò i suoi anni
di "studio matto e disperatissimo" (compresi i libri proibiti per i
quali il conte ottenne la dispensa della Santa Sede, per metterli a
disposizione dei figli) e che Monaldo donò all'intera cittadinanza recanatese,
come ricorda la lapide apposta nella cosiddetta "prima stanza".
L'impegno civico Angolo della biblioteca di palazzo L. con i ritratti di
L., Adelaide e Giacomo Il medico e naturalista britannico Jenner La sua
opera è rappresentativa del concetto di reazione (per es., la demolizione
dell'egualitarismo nel Catechismo sulle rivoluzioni), inoltre gli vanno
riconosciuti diversi meriti acquisiti durante lo svolgersi della sua vita
politica, indirizzata nei confronti di Recanati, città in cui visse.
Monaldo fu consigliere comunale a diciotto anni, governatore della città, amministratore
dell'annona. Fu tra coloro che si mantennero fedeli al papa Pio VI nel periodo
dell'occupazione francese. S'adopera per mantenere tranquilla la popolazione in
tumulto contro le forze dei rivoluzionari francesi e, in accordo con i suoi
principî morali e religiosi, rifiutò di assumere incarichi pubblici durante la
Repubblica Romana e il primo ed effimero Regno d'Italia. Fu gonfaloniere di
Recanati, la massima carica amministrativa, e si occupò della costruzione di
strade e di ospedali, dell'illuminazione notturna, del sostegno ai meno
abbienti, della riduzione delle tasse, del rilancio degli studi pubblici e
delle attività teatrali. Sebbene fosse preoccupato per le conseguenze
della meccanizzazione sull'occupazione, ritenne che le ferrovie e le macchine a
vapore fossero tutt'altro che inconciliabili con una società cristiana. Stimolò
inoltre il diboscamento del suolo, la messa a coltura dei prati, lo
stabilimento di case coloniche e l'applicazione di nuove colture, come il
cotone o la patata. Fu anche il primo a introdurre nello Stato Pontificio il
vaccino antivaioloso dell'inglese Edward Jenner e lo fece sperimentare sui propri
figli; poi, da gonfaloniere, rese obbligatoria la vaccinazione che svolgeva
personalmente (in ciò smentendo la raffigurazione caricaturale di
"retrogrado" che si attribuì ideologicamente alla sua figura da parte
della critica novecentesca). Sostenne anche un progetto per la fondazione di
un'università nella sua città natale, che però alla sua morte non ebbe
seguito. Infine, durante la carestia, fece erogare gratuitamente i
medicinali ai più bisognosi e creò occasioni di lavoro, sia maschile, con la
costruzione di strade, sia femminile, con la tessitura della canapa. Come
scrisse una volta, quelle attività riformatrici non erano in contrasto con le
sue idee controrivoluzionarie; infatti dichiarò: «Oggi si pretende di costruire
il mondo per una eternità e si soffoca ogni residuo e ogni speranza del bene
presente sotto il progetto mostruoso del perfezionamento universale» Morì
il celebre figlio Giacomo: nonostante tra i due i rapporti non fossero distesi,
la perdita gli causò grave dolore. Si spense nella città natale e fu sepolto
nella tomba di famiglia presso la chiesa di Santa Maria in Varano a
Recanati. Dei molti scritti religiosi, storici, letterari, eruditi e
filosofici di Leopardi, i più famosi sono i “Dialoghetti sulle materie
correnti” usciti con lo pseudonimo di "1150", MCL in cifre romane,
ovvero le iniziali di "Monaldo Conte Leopardi". Ebbero immediatamente
un grande successo, ben sei edizioni in cinque mesi, furono tradotti in più
lingue e divennero notissimi nelle corti europee. Il figlio Giacomo, da Roma,
ne informa il padre in una lettera dell'8 marzo: «I Dialoghetti, di cui
la ringrazio di cuore, continuano qui ad essere ricercatissimi. Io non ne ho
più in proprietà se non una copia, la quale però non so quando mi tornerà in
mano.» Per umiltà lasciò i molti guadagni allo stampatore, il Nobili. È
probabile che con quest'opera Monaldo volesse contrapporsi alle Operette morali
del figlio, che giudicava negativamente e riteneva contrarie alla fede
cristiana. In essi, infatti, esprimeva gli ideali della reazione (o anche
controrivoluzione). Tra le tesi sostenute, la necessità della restituzione della
città di Avignone al papato e del ducato di Parma ai Borbone, la critica a
Luigi XVIII di Francia per la concessione della costituzione (che violerebbe il
sacro principio dell'autorità dei re che "non viene dai popoli, ma viene
addirittura da Dio"), la proposta della suddivisione del territorio
francese fra Inghilterra, Spagna, Austria, Russia, Olanda, iera e Piemonte, la
difesa della dominazione turca sul popolo greco, in quegli anni impegnato nella
lotta per l'indipendenza. Risalgono alcune opere di satira politica:
Monaldo era infatti ottimo satirico e disseminava le sue opere di scherzi
letterari. Tra esse, il Viaggio di Pulcinella e le Prediche recitate al popolo
liberale da don Muso Duro, curato nel paese della Verità e nella contrada della
Poca Pazienza (versione digitalizzata). Fu inoltre autore di ricerche erudite,
ammonimenti ai fedeli cattolici e articoli su varie riviste, tra cui si
segnalano «La Voce della Verità» di Modena e «La Voce della Ragione» di Pesaro,
che Leopardi stesso diresse. La rivista ottenne un buon successo, come
dimostrano i 2000 abbonamenti sottoscritti in tutta Italia, tuttavia fu
soppressa d'autorità. Rimasero inediti, invece, i suoi Annali recanatesi
dalle origini della città ae la sua Autobiografia: in quest'ultima la prosa di L.
si arricchisce di leggerezza, ironia e umorismo. Negli ultimi anni di
vita Monaldo visse appartato (non amava allontanarsi da Recanati: la sua più
lunga assenza dalla casa paterna consistette in 2 mesi a Roma), deluso dalle
caute aperture liberali del governo pontificio e degli esordi del regno di papa
Pio VI. Collaborò al periodico svizzero Il Cattolico, di Lugano, tornando poi,
negli ultimi anni, agli studi storici su Recanati, coltivati in gioventù.
Opere digitalizzate Monaldo Leopardi, La Santa Casa di Loreto. Discussioni
storiche e critiche, Lugano, presso Francesco Veladini e C. Monaldo Leopardi,
Istoria evangelica scritta in latino con le sole parole dei sacri Evangelisti,
spiegata in italiano e dilucidata con annotazioni, Pesaro, pei tipi di A.
Nobili. Monaldo Leopardi, Dialoghetti sulle materie correnti dell'anno, Leopardi,
Prediche recitate al popolo liberale da don Muso Duro, curato nel paese della
verità e nella contrada della poca pazienza. Rapporto con il figlio
ritratto di Giacomo Leopardi. Nonostante la vulgata dica il contrario, il
rapporto con il figlio illustre appare buono: senz'altro nei primi anni Monaldo
dovette essere orgoglioso della precocità del ragazzo, e nelle opere giovanili
di Giacomo, ad esempio il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, si
avverte ancora l'influenza delle idee del padre. Ben presto, però, i loro
spiriti presero strade diametralmente opposte: la crescente autonomia di
pensiero di Giacomo preoccupava Monaldo. La lettura del carteggio fra i
due rivela una relazione affettuosa, soprattutto negli ultimi anni. La lettera
più sincera scritta da Giacomo al padre è quella che quest'ultimo non lesse
mai: si tratta della missiva datata luglio 1819, quando il poeta progettava la
fuga, e che non fu mai spedita, perché egli dovette rinunciare ai suoi
piani. «Mio Signor Padre. Per quanto Ella possa aver cattiva opinione di
quei pochi talenti che il cielo mi ha conceduti, Ella non potrà negar fede
intieramente a quanti uomini stimabili e famosi mi hanno conosciuto, ed hanno
portato di me quel giudizio ch'Ella sa, e ch'io non debbo ripetere. Era cosa
mirabile come ognuno che avesse avuto anche momentanea cognizione di me,
immancabilmente si maravigliasse ch'io vivessi tuttavia in questa città, e
com'Ella sola fra tutti, fosse di contraria opinione, e persistesse in quella
irremovibilmente. Io so che la felicità dell'uomo consiste nell'esser contento,
e però più facilmente potrò esser felice mendicando, che in mezzo a quanti agi
corporali possa godere in questo luogo. Odio la vile prudenza che ci agghiaccia
e lega e rende incapaci d'ogni grande azione, riducendoci come animali che
attendono tranquillamente alla conservazione di questa infelice vita senz'altro
pensiero.» Finalmente, Giacomo lascia Recanati, per farvi ritorno solo
saltuariamente. Da lontano, il padre assiste alla crescita della sua fama nel
mondo intellettuale italiano, ma non riesce a comprendere la grandezza del
figlio: disapprova la pubblicazione delle Operette morali, scrivendogli in una
lettera (perduta) le "cose che non andavano bene", suggerimenti che
nella risposta Giacomo promette di prendere in considerazione, ma che di fatto
non sono mai accolti. La pubblicazione dei Dialoghetti di L. è causa di
attrito fra padre e figlio. Giacomo Leopardi si trovava a Firenze:
nell'ambiente iniziò a circolare la voce che fosse lui l'autore dell'opera,
espressione delle tesi reazionarie, cosa che egli fu costretto a smentire
seccamente sul giornale Antologia di Vieusseux. Si sfogò poi per lettera con
l'amico Melchiorri: «Non voglio più comparire con questa macchia sul viso.
D'aver fatto quell'infame, infamissimo, scelleratissimo libro. Quasi tutti lo
credono mio: perché Leopardi n'è l'autore, mio padre è sconosciutissimo, io
sono conosciuto, dunque l'autore sono io. Fino il governo m'è divenuto poco
amico per causa di quei sozzi, fanatici dialogacci. A Roma io non potevo più
nominarmi o essere nominato in nessun luogo, che non sentissi dire: ah,
l'autore dei dialoghetti.» In toni decisamente più miti ne scrive poi a
L. il 28: «Nell'ultimo numero dell'Antologia... nel Diario di Roma, e
forse in altri Giornali, Ella vedrà o avrà veduto una mia dichiarazione
portante ch'io non sono l'autore dei Dialoghetti. Ella deve sapere che attesa
l'identità del nome e della famiglia, e atteso l'esser io conosciuto
personalmente da molti, il sapersi che quel libro è di Leopardi l'ha fatto
assai generalmente attribuire a me. E dappertutto si parla di questa mia che
alcuni chiamano conversione, ed altri apostasia, ec. ec. Io ho esitato 4 mesi,
e infine mi son deciso a parlare, per due ragioni. L'una, che mi è parso
indegno l'usurpare in certo modo ciò ch'è dovuto ad altri, o massimamente a
Lei. Non son io l'uomo che sopporti di farsi bello degli altrui meriti. [
L'altra, ch'io non voglio né debbo soffrire di passare per convertito, né di
essere assomigliato al Monti, ec. ec. Io non sono stato mai né irreligioso, né
rivoluzionario di fatto né di massime. Se i miei principii non sono
precisamente quelli che si professano ne' Dialoghetti, e ch'io rispetto in Lei,
ed in chiunque li professa in buona fede, non sono stati però mai tali, ch'io
dovessi né debba né voglia disapprovarli.» Nelle ultime lettere Giacomo
esprime la volontà di rivedere il padre, passando dai toni formali a quelli affettuosi
("carissimo papà" nell'ultima lettera). Monaldo sopravvisse 10
anni al figlio. L'incompatibilità fra i due rimaneva però ancora evidente otto
anni dopo la morte di Giacomo, non accettando lui le idee areligiose del poeta;
la sorella di lui, Paolina, scriveva a Marianna Brighenti: «Di Giacomo
poi, della gloria nostra, abbiam dovuto tacere più che mai tutto quello che di
lui veniva fatto di sapere, come di quello che non combinava punto col pensiero
di papà e colle sue idee. Pertanto, non abbiamo fatto mai parola con lui delle
nuove edizioni delle sue opere, e quando le abbiamo comprate le abbiamo tenute
nascoste e le teniamo ancora, acciocché per cagion nostra non si rinnovi più
acerbo il dolore.» Su richiesta dell'ultimo amico di Leopardi, Antonio
Ranieri, pochi giorni dopo la morte del figlio, Monaldo gli spedì un Memoriale
con cenni biografici su Giacomo, con aneddoti e curiosità, in cui si avverte il
dolore per la rottura fra i due e l'incapacità del padre di capire la direzione
intrapresa dal figlio; il Memoriale si interrompe: "Tutto ciò che riguarda
il tratto successivo è più noto a Lei che a me", scrive infatti.
Nonostante ciò, Monaldo piangerà con dolore la perdita di Giacomo, al punto che
quando redigerà il proprio testamento, alla settima volontà scrisse:
«Voglio che ogni anno in perpetuo si facciano celebrare dieci messe nel giorno
anniversario della mia morte, altre dieci il giorno 14 giugno in cui morì il
mio diletto figlio Giacomo. Manetti, Giacomo L. e la sua famiglia, Bietti,
Milano. La famiglia Leopardi è protagonista del romanzo fantastico di Michele
Mari Io venìa pien d'angoscia a rimirarti. L., di Sandro Petrucci Monaldo In viaggio per Leopardi, Leopardi fu
chiamato alla collaborazione a tale rivista dal suo fondatore, il Principe di
Canosa Antonio Capece Minutolo. Giacomo
Leopardi, Carissimo Signor Padre. Lettere a Monaldo, Venosa, Osanna ed., Giacomo
Leopardi, Il monarca delle Indie. Corrispondenza tra Giacomo e Monaldo
Leopardi, Graziella Pulce, introduzione di Giorgio Manganelli, Milano, Adelphi,Monaldo
Leopardi. La giustizia nei contratti e l'usura. Modena, Soliani, Monaldo
Leopardi, Autobiografia, con un saggio di Giulio Cattaneo, Roma, Dell'Altana
ed., Antonio Ranieri, Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Mursia ed.,
(L'ultimo amico del poeta narra di un
suo incontro con Monaldo mentre era di passaggio a Recanati). Monaldo Leopardi,
Catechismo filosofico e Catechismo sulle rivoluzioni, Fede & Cultura, L.,
Dialoghetti sulle materie correnti e Il viaggio di Pulcinella, in, L'Europa
giudicata da un reazionario. Un confronto sui Dialoghetti di Monaldo Leopardi,
Diabasis, Raponi, Due centenari. A proposito dell'autobiografia di Monaldo
Leopardi, Quaderni del Bicentenario. Pubblicazione periodica per il
bicentenario del trattato di Tolentino, n. 4, Tolentino, Giuseppe Manitta, L..
Percorsi critici e bibliografici, Il Convivio, Anna Maria Trepaoli, Gubbio, i
Leopardi, Recanati: un legame da riscoprire, Perugia, Fabrizio Fabbri editore, Pasquale
Tuscano, Monaldo Leopardi. Uomo, politico, scrittore, Lanciano, Casa Editrice Rocco
Carabba,, Giacomo Leopardi Leopardi (famiglia) Pierfrancesco Leopardi. Monaldo Leopardi, su Treccani Enciclopedie on
line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Ferretti, Monaldo Leopardi, in
Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Corno, L. in Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Monaldo Leopardi, su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo
Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Opere di Monaldo Leopardi, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere di
Monaldo Leopardi,.Dizionario del pensiero forte, IDISIstituto per la Dottrina e
l'Informazione Sociale, sito "alleanzacattoliga.org". Il conte
Monaldo Leopardi. Monaldo Leopardi, conte di San Leopardo. Cf. Il Leopardi
anti-italiano. che
dopo questa vila comincia un'altra vila, bisogna ripudiare lulli isofismi elutte
le menzogne della filosofia. Queste sono le norme del saggio , questi sono i
doveri del galantuomo, e queste sono le verità proposte, dimostrate e
raccomandate dalla Voce della Ragione. FILOSOFIA Ponam Civitatem hanc in
stur em etinsibilum. La Filosofia e il Cervello. La Filosofia.Già vihodelto chedo
potanti anni di fatiche e di pensieri per accomodare il mondo a mio modo,
questo veccbio con serva ancora certi suoi pregiudizi , e non trovo in esso una
sola cillà la quale sia in lutto e per tullo secondo le mie regole
e secondo il mio cuore. Perciò ho risolutodi fabbricarpe una nuova, e chi
sa che a poco a poco non diventi la capitale di un grande impero. Cer. Tutto
questo va bene, e polete fabbricare e fondare quanto volete, ma come ci entro
io con le vostre fabbriche e con le vostre fondazioni? Fil.Oh Diavolo! volete
che la filosofia vada avanli in una impresa similesenza cervello? LA
CITTÀ a DELLA Il Cervello. In somma, si può sapere cosa volele da me? Cer. Finora
avele sempre operalo senza di me, e potete seguitare a procedere da pazza. Cer.
Fin quì non dite male , ma alla fine dei conli che giudizio è questo vostro con
cui volete mandare sollosopra il mondo? Fil. Oh bella , ognuno ba i suoi gusti
, e de gustibus non est disputandum. Epoiiode sidero diguastare il mondo, perchè
voglio àca comodarne un altro meglio di questo. Cer. Vi darà poi l'animo di
fare un altro mondo migliore del primo? Fil. Proviamoci: cosa sarà? Non si
tratta poi di una gran cosa, e se non riesceci penserà chi vuole. Via
cervellaccio mio, ve nile con me e datemi una mano a fabbricare “Filosofopoli”.
Già adesso non avete altro da fa re, perchè nessuno vi vuole; e al mondo si fa
tutto senza di voi. Cer. Anche questo è vero, e giacchè non si trova più a
campare coi savi sarà meglio accomodarsi al servizio dei malti. Fil. Bravo,
bravissimo. Vedrele che bella città stabiliremo assieme. Ha da essere il regno
della età dell'oro, il paese della cuccagoa, e la vera meraviglia del mondo.
come in addietro, senza curarvi neppure adesso della mia compaggia. Fil. Chi lo
dice che ho operato da pazza e senza cervello? A buon conto io chevole. va
guastare il mondo l'ho mandato sotto sopra, e quelli che avevano obbligo é
desiderio di conservarlo lo hanno mandato e lo mandano soltosopra peggio di m
e. Chi vi pare dunque cbe abbia più cervello, chi guasta quello che vuol
guastare, o cbi guasta quello che vuol conservare? Fil. Oh per questo non
dubitale. Sono cent'anni che ho mandalo fuori gli editti e saccio mille smorfie
per chiamare la gente, co me fa la civella sul mazzuolo per uccellare i
merlolli ; sicchè gli abitatori di “Filosofopoli” non potranno mancare. Anzi
ecco qualchedu. no che si avvicina. Meltiamoci dunque sul sodo , e incominciamo
le nostre operazioni filosofiche e cervello liche. La Filosofia , il Cervello e
il Governo. La Filosofia. Chi siete e cosa volete? Gov. Quanto a questo farete
quello che vi pare, ed io starò nelle vostre mani a rice. vere quella forma che
vorrete darmi, come l'argilla in mano dello stovigliere. Già oggi Cer.
Chi verrà poi ad abitare in questa nuova città ? Il Governo. Io sono il
governo,e domando di essere ammesso nella vostra nuova città , perchè immagino
che non vorrete stabilirla senza governo. Fil. Sicuro che un poco di governo ce
lo vogliamo, almeno pour bien séance, e per servire alle apparenze,e alle
formalilà come l'apparatura nelle feste. Ma intendiamoci bene ; noi non
vogliamo un governo all'antica , il quale pretenda di governare davve ro , ma
bensì un governo filosofico; e vale a dire un ombra , un simulacro , un brodo
di ranocchie e niente di più. questa è una cosa da nulla, ed è più facile
preparare un governo che lavorare un boccale. Fil. E bene ; nella cillà e nel
regno di “Filosofopoli” la vostra forma sarà quella di una monarcbia. Cer.
Bravo! quesla scelta mi piace perchè il governo monarchico è il più naturale e
il più semplice , ed è ancora il più robusto di tullj . Fil. Oibd , oibù ; se
fosse questo non vor remmo saperneniente, e si vede bene che voi v'intendele
poco di filosofia, e non avele una giusta idea del mondo nuovo. Nel mondo
vecchio i monarchi erano certamente forti, rispettatietemuli, perchèsostenevano
diavere ricevuto il loro potere da Dio , e nessuno si azzardava di slendere la
mano contro una au lorità la quale si riputava stabilita per diritto divino. Ma
nel mondo nuovo i monarchi si contenlano di regnare per grazia e volere del
popolo,ricevonoilsalario esilasciano incar. tare dal popolo e conseguentemente
devono essere il trasiullo e lo scherno del popolo.Il governo monarchico
adunque,lavoralo secon do le regole della filosofia, riesce ilpiù comodo e il
più leggiero di tulli, e i filosofi si adallano a lasciarsi governare da un re
falto dal popolo, perchèchipuòfarepuòguastare, ed è più facile sbalzare dal
trono un monar. ca costituzionale, che licenziare dal servizio un gualtero di
cucina.Sentite dunque signor governo , e imparate bene cosa ha da essere il
governo monarchico nella cillà e nel regno della filosofia. Fil. Prima di
tutto, il re ha da essere un re di carta , o vogliamo dire che tulta la sua
autorilà deve consistere in un pezzo di carta , esso medesimo deve riconoscerla
tutta intiera dalla carta, e guai a lui se si allontana un capello da quella
carta. Fil. Inoltre non deve pretendere di dettar le leggi, ma deve riceverle
belle e fatte dalla nazione;e,se si tratti di farne delle nuove, gli è permesso
di mandare i suoi ministri a sfiatarsi e raccomandarsi nella camera dei d e
putati , ma alla fine deve sempre cedere alla voloplà della camera. Quando poi
la camera ha fatto una legge e il re l'ha soltoscritta per amore o per forza ,
e per una semplice for malità , sua maestà di carta deve subito pi gliare la
frusta e andare in piazza a menare le mani facendo eseguire idecreti del
popolo. Gov. Benissimo. Fil. Di più non deve impicciarsi nè bene nè male con la
giustizia,e deve lasciare che i giudici facciano di ogni erba un fascio senza
essere ripresi e molestati da nessuno.Anzi se l'istesso monarca cittadino
riceverà una coltellala ovvero una schioppeltata non potrà far altro che dare
una querela a quell'imper linenle,ese igiudici condanneranno coluia tre giorni di
pane e acqua, il re dovràam mirare e ringraziare la imparzialità e la se verità
della giustizia. Gov. Benissimo. Gov. Dile pure, che iosono qui a ricevere
i vostri comandi. Gov. Benissimo. Fil. Similmente il monarca filosofico
costi. tuzionale non avrà l'ardire d'imporre nessu na tassa , e di toccare un
quattrino senza il beneplacito e la licenza del popolo. Quando ci sarà bisogno
di denari per l'andamento del go verno anderà a domandarli come un pitocco alla
cainera dei deputali , e dopo ricevuli li spenderà bene o male,che questo
importa poco, e sulla revisione dei conti non si guarda tanto in sollile.Se
però la camera non vorrà darglieli ,lascerà che il governo cammini da per sè
stesso, e resterà colle mani incrociale sul petto come fa il cuoco, allorchè il
pa drone non gli dà iquattrini per fare la spesa. Fil. Per ultimo se qualche
volta il popolo vorrà divertirsi un poco con sua maestà, ac . compagnandolo con
le fischiate ovvero con le sassale, dovrà averci pazienza, e se anche in una
giornata gloriosa il popolo vorrà strac ciarelacarta,cambiare la dinastia,edi
scacciare il re con tutta la sua maestà e la Gov. Benissimo. Fil.Siccome
poi lacartaaccordaalmonar ca il diritto di far grazia, il re cittadino de ve
sapere che quel dirillo gli viene accordato per burla , e che egli pad usarne
soltanto a beneplacilo e a capriccio del popolo. Percið se itribunali
condanneranno giustamente uno scellerato il quale sia benveduto dal popolo, sua
maestà di carta lo dovrà liberare , e se condanneranno ingiustamente un
innocente malveduto dal popolo , sua maestà di carta dovrà farlo impiccare.
Gov. Benissimo. sua inviolabilità, il monarca cittadino dovrà andarsene col
bordone in mano , e avere di caro e grazia di salvare la pelle,perchè alla five
dei conti nell'impero della Filosofia la careta, il trono , il governo, tutto è
del popolo, e ilmonarca costituzionale è un bawboccio vestito dareper servire di
passatempo al popolo. Gov. Benissimo,benissimo,ameraviglia;e vado subito nella
cillà a preparare uo trono di cartone per Pulcinella l.monarca cittadino di “Filosofopoli”.
Fil.Cosa nedilecompare Cervello? Vi pare cbe abbiamo stabilito una monarchia
vera mente solida , dignitosa e utile al buon reg gimento dei popoli? Fil. Sappiatechecisivapensando,eforse
col progresso dell'incivilimento si troverà il modo di fare una macchina che
muova la le. sta e ci serva da re,senza bisogno di pagare un re cilladino , il
quale non è poi tanto a buon mercato quaplo si crede. Intanto però bisogna
contentarsi di un re costituzionale, fin. chè non si può averne un altro lutto
affallo di legno. Ma zillo che si accosta altra gente per veoire a populare
ilregno della Filosofia. Cer. Mi pare cbe quando i monarchi filo sofici
debbano essere lavorali sopra queslo m o dello , un re dipinlo ,ovvero un re di
paglia potrebbe servire nello stesso modo. La Filosofia. Chi siete, e cosa
volete? La Giustizia. Io sono la Giustizia e domando di essere ammessa nella
vostra nuova cillà. Fil. Cosa ne dite compare Cervello ? non si potrebbe fare a
meno di questa femmina? Fil. Alcuni litiganti , i quali hanno inolla pratica
dei tribunali,mi banno assicuratoche considerando bene certe giustizie
presenti, sa rebbe meglio cavare a sorte la vincita e la perdita delle
cause,ovvero giuocarsi alla morra il torto e la ragione. Così almeno si ri
sparmierebbero le spese. Cer. Con questo metodo pazzo e scellerato si
confonderebbero il giusto con l'ingiusto, l'innocente col reo,e il galanluomo
con l'as sassino. Giu . Parlate pura giacchè sono venula a p La Filosofia
, il Cervello, a la Giustizia.Cer. Come! vorreste stabilire una città ed un governo
senza tribunale e senza giustizia? Fil. Questo sarebbe poco male perchè ora mai
lulle queste cose sono tanto confuse che non se ne raceapezza più niente.
Considero però che se non ci fosse qualche cosa,chia mata giustizia , gli
avvocati e i procuratori resterebbero in camicia, e questo non si ac
comoderebbe con le idee filosofiche sulla dif fusione dei godimenti e dei
beni.È d'uopo dunque per un altro poco adattarsi al siste ma antico , e perciò
venile avanli madonna Giustizia e facciamo i nostri palli. posta
per imparare cosa deve essere la giu. stizia nel paese della filosofia. Fil.
Prima di tutto lenetevi bene in m e n te che i liberali tauto palesi come
occulli non devono avere mai lorlo,e la giustizia deve essere una vera
cortigiana consacrata e ven. dula sfacciatamente al servizio dei liberali. Giu.Benissimo,ed
io mi venderò e mi prostituiròin verecondamente per compiacere iliberali.Ma
ditemi un poco:come ho da fare per favorirli nelle cause, quando stan no
evidentissimamente dalla parte del torto ? Giu. Quei giudici però i quali
procederan no con ingiustizia manifesta potranno essere discacciati e
puniti. 102 re che questo non è proibilo ; e non manca il modo di
stancare e assassinare un povero liligante buttando la polvere sugli occhi al
mondo, e sostenendo che si opera per la giustizia.Se però qualcbe volta vi
troverelealle strelle , rinunziale pure a qualunque pudo re,invocate ilnome di Dio,egiudicatenel
nome del diavolo,purchè la villoria sia sem pre assicurala per i liberali. pu.
Fil. Finchè potete conservare cerle appa renze e salvare la capra e l'orto ,
falelo Fil.Non dubitatediquesto,eigiudicinon temano di niente quando sono
protetti dai liberali. Primieramenle nel regno della filo sofia i giudicisono
una potenza assolutache non dipende da nessuno ; e poi i liberali si mellono
per tutto , e coperlamente , ovvero scopertamente comandano in lulli i
dicasteri, sicchè alla fine del conto lutto si fa a modo loro , e a
chiunque la prende con essi toc cano sempre la mazza e le corna. Giu.Ho capilo:
e lasciatevi servire.Segui tale pure la vostra lezione. Fil. Inoltre se
s'incontrano a litigare un uomo indifferenle e un inimico dei liberali, dale
sempre ragione all'uomo indifferente an corchè fosse uù ruffiano, ovvero un
capo la dro , e date sempre lorlo agl'inimici dei li. berali , acciocchè quesla
capaglia impari a rispettare la filosofia e la liberalilà. Fil. In questi casi
potete consollare i vo stri affelli privali, ovvero ilvostro interesse; potete
farvi merito con qualche Ciprigna ;e in somma fale pure quello che vi pare, che
alla filosofia non gliene importa niente.Cosa ne dile compare Cervello ?
Fil.Questo sarebbe un partito troppo gras. so per i galantuomini i quali
giuocherebbero alla pari,enelregno filosoficoiliberalihan. no da godere sempre
qualche vantaggio. A vete capito bene madonna Giustizia ? Giu. Ho capito anche
questo e non mi al lonlanerò dai vostri suggerimenti : ma come si dovrà
procedere in parilà di circostanze o sia quando s'incontrany a litigare due uo.
mini indifferenti , ovvero due liberali ? Cer. Vedo bene che hanno ragione
quelli iquali desiderano, che ildirillo eiltorlo si estraggano allasorte oppure
vengano giuo catiallamorra.Difalliquando la Giustizia non ha da essere
veramente giustizia è m e glio ridurla al giuoco della bianca e della nera
. Giu. Ho capito benissimo,e fascialevi per servire. E nelle cause
criminali come dovrò regofarmi ? Fil. Generalmente parlando lenele sempre per
la parte dei malfaltori,e ricordalevi che nel regno della filosofia non si
vuole la m a n naia del boia , e piuttosto si gradisce ilcol tello degli
assassini. Se la giustizia dovesse essere quella di una volta non si trovereb
bero le gloriose giornate, e noi vogliamo sla re allegramente, e non vogliamo
morire di malinconia. Nei casi poi particolari regolate vi come vi bo già detto
per la giustizia ci vile. Se alcuno abballe una croce , Salegli grazia eseun altroguardatortolabaq
diera di tre colori, ammazzatelo.Se uno be stemmia ovvero calpesla il
Sacramento , te. neteloin prigione mezz'ora,quando pon pos siate faredimeoo; eseunaltrodicemez
za parola contro la carta, fatelo fucilare. Se laluno prende a calci un prete,
un frale, vescovo dite che non ci è luogo a procedere; e se i preli , i frali,
i vescovi negano la se poltura ecclesiastica a qualche scomunicato mandateli in
galera o fateli scorticare.Se il re viene accusato a dirillo,o a torlo di ave
re fatto una sconcordanza , caccialelo in esi. lio, ovvero tagliategli la
testa, e se ilpopolo prende a sassale il re e si ribella contro il re ,
distribuite le pensioni e le decorazioni ai capi dei sollevali. In somma
regolatevi in modo da far conoscere che nel regno del la fi'osofia tutto è
permesso fuorcbè toc care colla puola delle dila i liberali e la fi
Giu . H o capitotullo benissimo, e vado a stabilire i tribunali e a
portare in trionfo la giustizia nel regno della filosofia. Fil. Vedo bene
compare mio che i miei ordinamenti fondamentali non incontrano trop. po il
vostro genio; ma finchè sarele un cer vello all'anlica tullo pieno di
pregiudizi, nonvimetterele livellocoilumidelsecolo, c non potrele figurare nel
regno della filoso. fia. Speriamo però che a poco a poco ancho il cervello
perderà il cervello , e allora le dottrine e le pratiche della filosofia si
diran no regolale col cervello. Fraltanlo diamo u. dienza agli altri che
vengono per abitare nel. la nostra nuova cillà. L a Filosofia, il Cervello e la
Proprietà . La Filosofia. Certamente ebe nel inio regno ci hanno da essere i
proprielari,ma anche 105 1 losofia. Se poi talvolta doveste per rispetto
umano proferire qualchecondanna nou viaf fliggete per questo, perchè ire
dominati na. scostamente dai liberali faranno sempre la grazia , e non ci sarà
mai pericolo , che la scure del manigoldo ardisea di toccare il col lo di un
liberale. La Proprietà. Io sono la Proprietà e vengo a stabilirmi nel vostro
puovo impero,imma ginando che anche nel vostro regno ci do. vranno essere i
proprietari, e non vorrela che sia pieno lullo quanto di mascalzoni. Pro.
Mi pare cbe non ci sia gran cosa da rinnovare intorno alla proprietà , e lulle
le leggi devono consistere in questo, che ognu. no possa tenere e godere
tranquillamente ilsuo. Fil. Sopra cid ci sarebbe qualche cosa da dire , m a
siccome ancora non siamo arrivati al punto , basterà stabilire per adesso alcu
ne misure e alcuni miglioramenti preliminari. Cer. E che ! vorreste forse che
nei vostri paesi la proprietà non fosse più proprietà,e il proprietario non
fosse più il padrone delle proprie sostanze? Cosa pensereste di fare per
introdurre nel vostro nuovo impero anche questo sproposito ? Fil. Si potrebbe
benissimo stabilire una di visione generale dei beni ovvero una legge agrarja ,
intorno alla quale sono già tantise. coli che sospirano lutti i disperati e
tutli i falliti del mondo,ma per quanto la filosofia propenda per questo
partito definitivo , l'in civilimento ancora non è giunto al segno, e il mondo
non è ancora maluro per tanta fe licità. Basta dunque per ora che tutte le leg
gi , tutti i regolamenti e tutte le pratiche go. vernative tendano a procurare
lamaggiordif fusione de'beni. Pro. Cosa si avrà da fare perchè i beni si
diffondano e diventino come una nebbia di cui abbia ognuno la sua porzione
uguale ? 106 voi signora Proprietà dovrete adattarvi alle regole
fondamentali della Olosofia, Fil. Parlando in generale si deve sempre avere in
mira di spogliare iricchi,i signori e i benestanti; e di arricchire
i cialtroni , e a questo scopo salulare e filosofico devono essere sempre
diretle la politica e l'arte dei governanti. Parlandopoi inparticolare,a desso
vi dard alcuni precetti con l'osservanza dei quali si è fallogià ungrancammino,
e si arriverà quanto prima all'incivilimento completo del genere umano. Cer.
Stiamo a sentire queste altre filosofi cbe buscarale. Cer.E che bene verrà da
questo volontario dissipamento? Fil.Ne verranno due risultati filosofici di una
importanza incredibile. Primieramente il governo scialacquando il denaro dello
Sta to senza misuraesenzagiudizio,dovrà imporre tasse gravissime , e siccome
alla fi ne Fil.Prima di tuttosideve ingannareilgo verno per farlo spendere
come un matto e butlare iquattrini da tutte le parti, inducen dolo a fare tutti
gli spropositi possibili e a scegliere tuiti imodi di amministrazione più
rovinosi e più dispendiosi. dei conli le tasse si pagano sempre da chi ha,il
denaro delle tasse levato per forza a chi ba >, anderà naturalmente in mano
di chinonba, conchela diffusione dei beniver rà egregiamente
aiutata.Secondariamente poi con questo scialacquo del pubblico denaro, e con
questo scorticamento dei benestanti si dif fonderà immancabilmente il
malcontento nel popolo,e la filosofiaci avrà un gusto matto, perchè di un
popolo scontento si fa presto a faroe un popolo liberale e ribelle. Avele ca
pito,signora Proprietà? Pro. Ho capito a meraviglia, e passate ad
un altro precello. Fil. Il secondo precello filosofico consiste in questo , che
bisogna stabilire nello Sta. to un diluvio veramente spaventoso d'impie gati
ancorchè sieno inutili e non debbano far altro che grattarsi la pancia e
divorare la so stanza della nazione.Più ce ne sono e più bi sogna amniellerne;
e invece di pigliare a calci nelle natiche tulta quella canaglia che asse-, dia
le anticamere , perchè si oslina a voler vivere nell'ozio e nella opulenza a spalle
dei mincbioni , se gli impieghi non bastano per contentare lulli questi
parassiti bisogna crear ne degli altri.Fra i postulanli poi sidevono sempre
preferire i più indegni , i più asini e i più lemerari, e così si deve correre
ra pidissimamente verso la diffusione universale dei beni, e verso il
perfezionamento filoso fico della civillà. Cer. Quelli però che governano lo
Stalo non si contenteranno che venga così manomesso e saccheggiato . Fil. Messo
in molo una volta l'appelilo de. gli ingordi e dei poltroni , diffusa l'idea
che tulli gli sfaccendali e spiantali devono mantenersi a carico dello Stato ,
e rotto l'argi ne al torrenle scandaloso delle raccoman . dazioni , igoverni e
i ministri del governo verranno strascinati da quella piena , e non potranno
più impedire l'assassinio di tutte le proprielà e ladiffusione dei beni.La più
bella di luttesarà poi,cbe quellistessi,iqualide clamano contro questo
disordine e sono vera 108 mente affezionati allo Stato, daranno
mano al l'assassinio economico dello Stato. Imperciocchè tutli i grandi hanno
la loro affezioncella pri vata,ed hanno qualcheduno che li mena pel paso sicchè
in gražia della affezioncella e del condottiere nasale, lulli metteranno avanti
qualche loro protello , tutti diranno che quella è la eccezione della regola ,
e tulli"daranno mano perchè la pubblica finanza si dilapidi sempre di
più.Costui dovrà essere provvedulo perchè altempo delle rivoltenonsi è rivol
tato, e colui che si adoperò per fare una ri voluzione deve essere provveduto,
acciocchè non simaneggiper farneun'altra;questode ve essere impiegalo perchè
furono impiegali ilpadre,ilnonno eilbisnonno,e lasua fa miglia ha acquistato il
privilegio di vivere a spalle del pubblico, e quello devee ssere impiegato
perchè non ebbe mai niente , e non è dovere che nel giorno della cuccagna un
galantuomo rimangacoldenteasciulto.Ilme rito dell'individuo e il bisogno dello Stato
non dovranno contarsi per niente; le petizioni, i clamori e le raccomandazioni
assordiranno l'aria; il ministero non saprà più dove dare la testa,e le
sostanze di chi ha anderanno per amore o per forza , a depositarsi nella pan
cia di chi non ha. Pro. Vedo bene che questo sarà un ottimo metodo per operare
la diffusione dei beni , o sia per assassinare le proprietà del pabbli co e dei
privali;ma se mai la multiplicazione inutile degli impieghi non bastasse per sa
- tollare l'ingordigiadi tutti gli infingardi e sfacciali, non vi sarebbe
qualche altro modo da contentare questa povera gente ? Fil. Sicuramente che ci
è un altro modo ancora più efficace del primo, e questo con siste
nell'acconsentire senza riserva a tutte le invereconde domande delle pensioni e
delle giubilazioni. Appena un impiegato vuole ri tirarsi a casa per vivere da
vero poltrone, e produce l'altestato di un medico per provare che patisce di
pedignoni ; ovvero di raffred dori, non importa che quel pelulante abbia
prestato un servizio di pochi mesi,non im porla che sia un giovanotto, ovvero
un uomo sano e robuslo ; e non importa che lascian do un impiego per mentita
impotenza, assu ma poi sfacciatamente altri incarichi più la boriosi dei primi
, ma subito sideve m a n darlo a casa accordandogli la giubilazione ri chiesta,
con che si ottiene il doppio vantag gio di sprecare quella ginbilazione, e di
avere un posto vacante per provvedere un altro pro tello affamato.Le mogli
poidegli impiegati, i figli degli impiegati, le sorelle degli impie gali,le
mamme e le nonne degli impiegali, gli amici e le amiche dei grandi e dei con
dottieri nasali dei grandi , e sino le zitelle , le vedove e le vecchie ,
pericolate , perico lose, e pericolanti, tulli e tulle devono ave. re una
pensione veramente sprecata,e lulli devono vivere a spalle dello Stato.E avver
tite bene che secondo gli stabilimenti della fi losofia i salari degli impieghi
, e le pensio ni,e legiubilazioninondevono ridursiapic cole cose baslevoli
soltanto a mantenere la vila nella frugalilà,ma gl'impiegati,igiubilati, e
i pensionati devono sguazzare e scialare, d e vono andare in carrozza o almeno
in carret tella, e devono fare i fichi in faccia ai po veri contribuenti
annichiliti e distrulli per la diffusione filosofica dei beni e della
proprietà. Pro. Questi sono gli stabilimenti veramente grandiosi e giganteschi
, e ci voleva proprio un Ercole per immagioare un modo così pron lo per
sconquassare da capo a fondo la pro prielàe mandareperariauno stato.Suppon go
che basteranno queste pratiche e che non avrele altriprecelli da darmi per
operare la diffusione dei beni. Fil.Questi metodi sono senza dubbio effi
cacissimi;ma sitrovaancoraqualchealtra ricelta per arrivare più presto alla
dirama zione e livellazione filosofica dei beni,o sia al disfacimento generale
della proprietà.Una tas sa, per esempio, pazza e spropositata per le funzioni e
le competenze dei notarie dei pro curatori servirà a maraviglia per disossare a
poco apocoilitigantifacendo passareleloro sostanze nelle tasche dei difensori,
e ridurre isignori a piedi mandando incarrozzaino. tari,gli avvocali e i
coriali; e così di mano in mano vi anderd dando aliri non meno gio vevoli e
preziosi suggerimenti. Fraltanto vi raccomando di non perdere di occhio le
casse di risparmio, le quali oggi sembrano una cosa da niente, ma coll'andare
del tempo potrebbero essere di grande uso permettere il mon dosottosopra
mantenere il livellamento sociale. Fil. Sicuramente;equantunque l'artifi
zio sia un poco sollile,potevate sospellarne, vedendo tanto raccomandate queste
cose dai raccomandatori perpetuidellafilosofia.Udite. mi , siguor Cervello, e
imparate come pen sano quelli che hanno cervello.Idenariche si vanno
depositando dalla plebe nelle casse di risparmio non devono tenersi morti in
quelle casse , m a devono investirsi dandoli a frullo con le convenienti
ipoteche sopra le sostanze possedute dalla proprietà, perlochè ogni b a iocco
depositato nella cassa da un ciallrone diventa un debito della classe dei
propriela rii verso la classe dei cialtroni. Finchè sare mo nei principi gli
effetti di questa mano vra non saranno sensibili,ma quando lecasse di risparmio
avranno un capitale di più m i lioni, e saranno creditrici di tutti i proprie
tari e ancora dello stato , allora si manife steranno le forze di questa nuova
occulta p o tenza,allora si vedranno compenetrale in quel le casse tulle le
proprielà , e allora si toc cherà con mano che la classe dei ciallroni è
diventata la vera padrona delloStato.Soccor. rere adunque i poveri con
elemosine propor zionate, stabilire imonti d'impreslito per aiu. larli nei loro
bisogni,e ricoverarli nell'ospe dale quando languiscono infermi, queste sono le
opere della prudenza e della carità ; ma dichiararsi i fattori e gli economi di
talli i pezzenti , aprire un salvadenaro ovvero una Cer.Come!ancbe lecasse
di risparmio so no un mezzo filosofico per arrivare alla dif fusione dei beni
? a banca per il moltiplico di tutti i mezzi ba iocchi risparmiali alla
bellola ovvero rubati nelle bolteghe, e aiutare la feccia della plebe, perchè
monti a cavallo sul collo delle clas si elevate e diventi formidabile agli
stessi go. verni, questo è propriamente secondo la dol trina della diffusione
del potere e dei beni, ed è la vera quintessenza della filosofica malignità.
Cer. Confesso il vero che mi avele sor preso , e non credeva cbe la filosofia
la sa. pesse tanto lunga , e pensasse di assassina re il mondo anche sotto
pretesto di fare la carità ai poverelli. Ma in conclusione quali saranno i
vantaggi sociali che proveranno da questa dilapidazione universale della
proprie tào vogliamodiredalladiffusionedeibeni? Fil. Compare mio,chiunque
sitrovaco. modo non cerca di mutar posto , 3 e così quelli che stanno bene ed
hanno molto da perdere non sono mai gli amici delle ri volte. Inoltre le
ricchezze acquistate onesla mente e stabiliteda più generazioni nelle fa miglie
nobili e benestanti , rendono per l'or dinario ereditarie in quelle famiglie la
buo na educazione e la buona morale , il deside rio dell'ordine ,
l'altaccamento al governo e la considerazione del popolo; e perciò finchè
quelle famiglie non sarannoavvilite e degra date dalla miseria , sarà sempre
difficile sol levare il popolo, sovvertire l'ordine, distrug gere i governi e
corrompere totalmente la moralee icostumi della nazione. Quando però tutte le
proprietà sarango livellate, o per meglio dire quando lulli isignori
saranno spiantati; quando le famiglie patrizie e le classi superiori ridotle
incamicia saranno diventate il ludibrio dei mascalzoni ; quan : do sarà
scomparsa ogni idea di dignità e di rispello; quando tutti o quasi tulli a.
vranno da guadagnare nei torbidi e nei su surri e quando infine tolta la
barriera della ricchezza e della nobillà , o vogliamo dire tolta la barriera
della aristocrazia, le sassate della plebe potranno arrivarea diril tura
alla'cervice dei re, allora tulto il mondo sarà un perpétuo bordello, sarà più
faci le fare una rivoluzione che cambiarsi un v e stilo , e le gloriose
giornate saranno sempre a libera disposizione della filosofia. Questo e non
altro è quello che si cerca procurando la diffusione dei beni , o vogliamo dire
l'as sassinio di tutte le proprietà. Fil.Capisco quello che volele dire,
ma Cer. Certo che I vostri proponimenti no veramenti giudiziosi e benefici,ed
il ge nere umano vi deve essere sommamente ob bligato che lo abbiate acconciato
per le fesie ; ma in ogni modo levale le proprietà ai possessori presenti
passeranno in di altri; a poco a poco si formeranno altre ricchezze,sorgeranno
nuove famiglie, si costi tuiranno di nuovo le classi distinte e l'aristo
crazia,e ladiffusionedeibeni,ossial'assassi nio filosofico della socielà, non
potranno es sere permanenti e durevoli , perchè l'egua glianza delle proprietà
è in opposizionecon gli ordinamenti della natura. sfasciata da capo a
fondo una casa ci vuole il suo tempo per edificarla di nuovo , sì quando avremo
subissata ben beno la società , non si polrà riorganizzarla in un giorno ; e ci
saranno disordini e pianto per tutti quelli che vivono e per i figliuoli di
quelli che vivono. Sterminate le famiglie il lustri e potenti, degradate le
educazioni e i costumi, distrutte nelle menti del volgo le idee e le abiludini
del rispetto, tolte le proprie là agliattuali possessori per metterle nelle
mani degli usurai, degli ebreie deipidoc. cbiosi arriccbiti, e consegnato il
dominio del mondo all'arbitrio dei sanculotti, non baste ranno cent'anni per
ristabilire le cose, e la filosofia non avrà fatto poco se avrà polulo
assicurare il bordello , il susurro , e la m i seriadi un secolo.Quanto poi ai
secoli successivi, speriamo,che anch'essi avranno iloro filosofi, e non
mancherà chi pensi alla futura prosperità del mondo. Orsù dunque,madama
Proprietà , ci siamo iplesi. Entrate allegra mente nel mio paese, soltoponetevi
ai miei be nefici regolamenti , e ricordatevi che nel re gno
dellafilosofiasidevelavorare con lemani e coi piedi per la diffusione dei beni
e delle proprietà , o sia per assassinare tulle quante le proprielà. La
Filosofia , il Cervello , l'Insegnamento e l'Incivilimento. Fil. Ecco altre
persone che si avvanzano per venire a stabilirsi nella nostra cillà. Cer. Chi è
colui che finge di sludiare e tiene il libro a rovescio? E chi è quell'altro
talto smorfie e vezzisguaiati che rassembra un maestro di ballo? Fil. Questi
sono l'insegnamento e l'incivi limento ; sono fratelli carnali , e amici tan to
sviscerali che non vanno mai uno senza dell'altro. Cer. L'insegnamento
el'incivilimentouna volta erano persone di garbo e godevano buon nome, ma
bisogna dire che l'aria del paese della filosofia abbia la prerogativa di
corrom pere tulle le cose buone, perchè questi due cbe si avanzano hanno la
cera d'impostori e birbanti. Fil. Al contrario:questisonoilfiorede' galan l’uomini
e senza di essi non si potrebbe stabiliregiammaiil regno della Filosofia.Ve
nite avanti , signori, facciamo i nostri patti, e poi andale subito ad
ammaestrare ed inci vilire i Popoli della mia nuova cillà. L'Ins. Parlate
pure perchè noi siamo pron . fi ad eseguire tulli i vostri comandi. Fil. Prima
di tulio bisogna incomincia re dall'insegnamento, giacchè la diffusione de lumi
è quella appunto con cui si olliene Fil.Dibò,oibo.Tutti
vidico,tuttiquanti sonogliuomini, tüllidevonoessereammae strati e civili. Cer. Ma,echicifarà
poilescarpe, Fil.Oh bella! nel nostro paese come in tutti gli altri ci saranno
i calzolari, i cuochi, e i facchini. Cer. E pretendete che gliuominiinciviliti
e genlili si preslino volentieri agli uffizi bassi della società , e che anche
i guatleri , i cia vallini e i mozzi di stalla debbano essere fi. losofi ,
letlerati e dottori ? Fil. Tant'è; questo è il voto prediletto della filosofia,
e senza questo non si può archi scoperà le strade, e chi attenderà alla cucina?
la diffusione della civillà.Voi dunque , signor Josegnamento , dovete mettervi
in testa d'in segnare a tutti di rendere tulti eruditi , let terati e saccenti,
e di fare in modo che non ci resti un solo ignorante e sempliciano in talla la
nostra filosofica dominazione. Cer: Piano un poco, madonna Filosofia, Voi
vorrete dire che si ammaestrino e si coltivi no nelle scienze tutti quelli che
dalla natura, dallalorocondizionee. Dagli ordinamentiso. ciali sono destinati a
trarne vantaggio e di letto per se medesimi,e a rendersiutilicol
lorosapereallasocietà; ma quantoalleclassi del basso volgo che la natura e
lacondizione destino agli esercizi rustici e grossolani , que stinon vorrete
che apprendanoquelledottri ne le quali non servirebbero ad altro che a renderli
oziosi,indocili e scontenti diseme desimi , e gravosi e molesti agli
altri. rivare alla diffusione generale dei lumi,e al
l'incivilimento universale del mondo. Cer. Facciamoci a parlar chiaro. Qualora
si giungesse ad ottenere questo incivilmenlo universale tanto raccomandato dai
vostri scon siderati seguaci , qual utile ne verrebbe per un grandissimo numero
d'individui , e qual utile ne verrebbe per tulto il corpo sociale? Fil. A dirla
schiella per moltissimi indivi dui sarebbe meglio restare nella loro rusticità
e semplicità, giacchè una infarinatura di dot trina non può servire ad altro
che ad empir- ' gli la testa di errori e a renderli scontenti del loro basso
stalo,e così la società in generale sarebbe più tranquilla col suo popolo di
vil lapi ignoranti , e col suo popolo di artegiani contenti di sapere quanto
basta al rispellivo mestiere.Quello però che conviene agli indi vidui e alla
società non conviene alla filoso fia , la quale vuole il movimento e non vuole
la quiete , vuole il susurro e lo scandalo, e non l'ordine e la tranquillità.
Se predicando l'incivilimento e la collura tutti gli uomini p o lessero
giungere alla vera sapienza, che con siste nella cognizione della verità e nel
do. minio dellepassioni;ecosìsepotesserogiun gere alla vera civillà cbe
consiste nella m o rigeratezza dei costumi e nella custodia dei modi
convenevoli al proprio grado , la filoso fia non vorrebbe saperne niente e
prediche rebbe contro la diffusione dei lumi e della ci viltà. Siccome però è
certo che la grande plu ralità degli uomini non arriva alle perfezio ni , e che
ostacoli insormontabili naturali e civili si oppongono alla troppa
diffusione dei lumi e della civiltà, così è certa che la propagazione smodera la
dell'ammaestramento e dell'incivilimento empirà il mondo solamente di mezzi
dolli , di scioli , di sapulelli teme rari e presuntuosi, iqualiappunto ci
voglio no per secondare la grand'opera della filoso fia.L'uomo grossolano e di
buona fede crede più al curato che alle pappole dei liberali,e rispellando e
temendo il sovrano non pensa , neppure quando si trova ubriaco , di essere esso
stesso un sovrano.Chi non sa leggere o non presume un poco di letteratura e di
ci villà non legge le gazzelte e non modella il suo modo di pensare sui
giornali e sui liber coli della propaganda;e senza le gazzelle,senza i
libercoli e senza igiornali,come si rendereb bero fuoridimoda
iprecettideldecalogo eil calecbismo del Bellarinino ? e dove si trovereb bero
gli uomini e le sassale per atlerrare le croci,per abballereitroni,eper
fareleglo riose giornate?Vedete dunque,carocompare Cervello,che la filosofia
non opera senza cer vello, e che sa ben essa cosa vuole quando predica la
diffusione dei lumi,e della civillà.
L'Inc. Orsù , non perdiamo più tempo perchè io muoro di voglia
d'incominciare la mia missione , e di andare a diffondere i lumi e la sapienza
del secolo. Ditemi piutlo sto quali scienze vi piace che vengano inse goatea preferenza,
equalilibricredeleme glio adattati per affascinare la mente e cor rompere il
cuore della gioventù. Fil. Quanto allescienze, generalmentepar:
L'ins. Ho capito bene quanto alle scienze e lasciatevi pure servire;e
quanto ai libri co me dovrò regolarmi? Fil. Tutti i libri che mettono in
ridicolo i preti , i frali, la chiesa e le pratiche della chiesa;tulli quelli
che parlano contro l'aulo rità del Papa e dei principi; e lulti quelli che
trattano scopertamente ovvero copertamen. te di materie scandalose e lascive
lusingando > > . 120 lando , potete secondare il genio dei giovani,
purchè avvertiate sempre di oscurargli la v e rilà e di allerare nel loro cuore
igermi della virtù. Parlando poi specialmente, le vostre lezioni più frequenti
devono essere sulla m e tafisica e su i dirilli dell'uomo , le quali scienzc
adoperate dalla filosofia liberale riescono benissimo adattate per diffondere
le dollrine dell’empielà e per suscitare lospiritodellale. merità.Sevoinon
capilenientedimelafisica, importa poco; purchè viriesca d'imbrogliare la testa
dei vostri allievi,di farli dubitaredi fattoediridurlianonsapere,seilmondo fu
l'opera di un essere necessario,ovverouscì dai
vorlicidelcaso,comeesconoilerniele cinquine del lotto e se essi medesimi sono
animali viventi , oppure ciolloli del torrenle o ravanelli dell'orto. Così se
di dirillo natu. rale e civile non ne sapele un acca, queslo purenon importa
niente,purchèivostridi scepoli ubriacali coi vostri sofismi rimangano persuasi
che la ragione delle genti consiste nella libertà, nell'uguaglianza,nella
sovrani tà del popolo e nel diritto sacro d'insorgere contro i re e di fare le
gloriose giornate.L'Ins. Ho capito tutto a meraviglia, e vado subito a mettere
in pratica le vostre lezioni. Immagino poi che l'ammaestramento dovrà farsi
sempre in lingua volgare. Cer. Come ! Nelle scuole filosofiche non si dovrà più
usare la lingua latina? Fil. Signor no che non si deve usare, per chè questa
lingua già morta è stata abiurata e ripudiata dalla filosofia,e a poco a pocoè
d'uopo sbandirla affallo non solamente dalle scuole,madatuttoilcommercio
letterario sociale.Che ragioni avele voi,compare Cervello, per desiderare che
venga conservato l'uso della lingua latina? gli appelili e scatenando la
furia delle pas sioni, tutti questi libri generalmente grandi
epiccoli,inversieinprosa,anlichiemo derni, lulti sono altrettanti evangeli
della filosofia, e lulti vi serviranno meravigliosamente per diffondere i lumi,
per incivilire la società, o sia per ridurre iullo il genere umano una massa
abbominevole di corruzione.Per re golarvipoineicasi particolari voi dovete
scegliere un buon giornale letterarioilqualesia scrillo con erudizione e con
grazie per ac cappiare meglio imerlolli,ma ildicuivero fine sia la
rigenerazione filosofioa , o voglia mo direl'assassiniodel mondo. Alloraandate
a colpo sicuro e non polele sbagliare,perchè è quasi impossibile che un libro
lodato da quel giornale non abbia il suo veleno e non possa servirvi in qualche
modo a sollecitare il pervertimento degli uomini. Fil. Questo già s'intende
senza nemmen o parlarne . Cer. Le ragioni che raccomandano la con servazione e
l'esercizio della lingua latina sono mollissime, mavenericorderòdue princi
pali,le quali dovranno venire riconosciule da chiunque non abbia ripudialo
l'uso della ra gione. In primo luogo la lingua latina, essen do la lingua della
chiesa e delle scienze, vie pe inseguata e diffusa in lullo il mondo , serve a
legare tutle le nazioni del mondo coi vincoli religiosi e letterarî, civili,
commer ciali e sociali. Perciò sbandire l'uso di questa lingua universale e
comune sarebbe lostesso che rinnovare la confusione di Babele, e lo gliere alle
nazioni il modo d'iolendersi l'una con l'altra ut non audiat unusquisque vocem
proximi sui. In secondo luogo è necessario appunto l'uso di una lingua morta
per custo dire le tradizioni , i monumenti e le opere delle lingue viventi
,perchè quella si conser va sempre immutabile,passando direttamente dagli
scrilli dei nostri anlichi padri fino al l'intelligenza nostra e alle nostre
calledre, lad dove le lingue volgari regolate dalla moda, allerale dal
mescolamento di voci nuove 0 straniere , e logorate e guastale dall'uso ,
si mulano e s'invecchiano giornalmente,ebasta il corso di pochi secoli per
soltrarle all'intel ligenza comune.Di falli mentre tulli glisco lari intendono
il latino di Cicerone e le ope re scritte in latino dieci secoli addietro dagli
italiani , dai francesi , dai goli e dagli arabi , i libri scritti in ilaliano
e in francese sei o sette secoli addietro sono diventali arabici e golici , e
non si possono intendere senza distil ė Fil.Ma noncapitechelalingualatinac'in
comoda precisamente per questo , e che vo gliamo levarcela di altorno appunto ,
perchè è la lingua dei preli e della chiesa ? Finchè quel corpo gigantesco
della dottrina ecclesia stica resterà in piedi , vantando diciotto se. coli
d’inalterata antichità , i preti e i frati , i vescovi , i papi e i cristiani
ce lo sbatte ranno sempre sul viso ; le dottrine della filosofia saranno sempre
subissatedaquellamas sa; e gli eretici e i filosofi liberali verranno sempre riconosciuti
come apostati e disertori dalla dottrina dei padri e dalla luce della ve. rilà
e della ragione. Quando però la lingua latina non sarà conosciuta più da
nessuno, e quando la bibbia e l'evangelio, la collezione dei concili e delle
decretali, e la bibliotheca patrum avranno servilo per accendere il fuoco e per
involtare il salame, allora saremo tulli del paro; la parola di un prele edi un
papa varrà quanto quella di un filosofo liberale, e allora si potrà liberamente
rigenerare il mondo secondo il gusto della filosofia. Cer. Non può negarsi che
l'angelo della malizia non vi abbia dato un suggerimento larsi il cervello
è senza il soccorso malsicuro dei commenli. E sevenissedisprezzatoequasi eli
minato l'uso della lingua lalina,chi garanti rebbe l'autenticità e
l'intelligenza delle scrit ture divine ? e cosa diventerebbero i canoni dei
concili , i placiti dei pontefici, le opere dei padri e dei dottori, e tutto il
corpo a u gusto e maraviglioso della dottrina del cristia nesimo ? giudizioso e
veramente da suo pari , ma in primo luogo è assicurato dall'alto che le po
lenze alleale dell'inferno e della filosofia non prevaleranno contro la chiesa
e contro le dot trinedellachiesa, e in secondo luogoi go verni conoscendo
l'ulililà della lingua latina e sospettando sulle trame della filosofia non
permetteranno mai l'espressa o tacita abolizione di quella lingua. Fil. Non
sapete che i governi si lasciano menare per il naso, e che con lutti gli edilti
e con tuttele scomuniche il regime degli stati resta sempre a disposizione dei
liberali? An zi in questi ullimitempi on governo il qua le più di tutti gli
altri dovrebbe essere in leressato a sostenere la lingua latina l'ha
discacciata dai tribunali dove aveva regnalo pacificamente per due dozzine di
secoli ,e con ciò le ha dato un grande incamminamen lo verso l'ultima sua
rovina. Cer. Questo certamente è stato un passo falso carpito dai clamori
dei liberali e da quel maledetto giusto mezzo nazionale e straniero, che
presume di salvare la casa aprendo la porta ai ladri :e una tale concessione
rub bata dalla violenza e falta contro la volontà, è appunto una di quelle
riforme che bisogna guastare, se non si vuole che l'ardire della filosofia e i
danni religiosi e sociali diventi. nosempremaggiori.Siateperòcertachepo co
prima o poco dopo le ossa si rimelteran no al loro poslo, la lingua lalina sarà
rista bilita nei tribunali , e con questo neppure i litiganti faranno nessuna
perdita, essendo indifferente per essi che gli alli giudiziali si
facciano in volgare ovvero in lalino. Fil. Credete forse che i liberali non lo
co noscano e che vogliano la lingua volgare nei tribunali per l'interesse e per
ilcomodo dei litiganti? I litiganti stannoin mano degli avvocati e dei
procuratori come gli ammalati stanno in mano dei medici e degli speziali ; e
siccome per gl'infermi è lull'uno che le ricelte sieno scritte in latino ovvero
in vol gare , giacchèin qualunque modo bisogna che prendano il beverone sulla
parola del dot tore e sulla fede del farmacista , così litiganti è lo stesso
che le citazioni e le cause si scrivano nell'una ovvero nell'altra lin. gua ,
giacchè alla fine dei conti devono sem . pre fidarsi dei loro difensori e dei
loro cu riali. Abbiamo però altre buone ragioni per desiderare sbandita la
lingua latina dal foro : Fil. La prima è quella ragione generale di cui già abbiamo
parlato,giacchè tollialla lingua latina i tribunali si toglie a questa lingua il
cinquanta per cento della sua importanza e della sua familiarità , si rende
sempre più sconosciuta e straniera,e si spin ge a gran passi verso il suo
totale deperi mento. L'altra poi è quella di dilataremag giormente
l'incivilimento aprendo la carrie ra forense, l'accessoai tribunali,a e tutti
gli impieghi giudiziali a qualanque sortadim a scalzoni. Imperciocchè dove gli
alti giudi ziali si faranno sempre in latino, dove ico. dici e i commentari
saranno scrilti in la per i Cer. E quali sono queste ragioni? tino, e
dove il foro sarà chiuso per chi non ha sludiato
illatino,icursori,iprocuratori, i curiali , gli avvocati e i giusdicenti nelle
proporzioni rispettive avranno sempre un poco d'educazione e di
dottrina,saranno per sone bennale e non saranno ciallroni cavali dal fango, e
somari calzali e vestiti.Quando però sarà levato l'ostacolo insormontabile di
quella lingua , gl'impegni , le protezioni e la cabala faranno il resto; il
foro, i tribunali e le sedie del pretorio saranno aperte a tutti gli asini e a
lulli i facchini;e la piena del l'incivilimento correrà senza ritegno a diffon
dersi sopra tulla quanta la canaglia sociale. Vedo già, compare Cervello, che
le mie ra gioni vi hanno lasciato a bocca aperta,e per cið senza altre
chiacchiere, voi signor Jo segnamento, andate a prostituirvi in volgare nella
città della filosofia, e a diffondere spie tatamenteilumie la peste sopra
tutteleclassi del popolo; e voi signor Incivilimento, venite avanti a ricevere
la vostra lezione. L'Inc.Eccomi a ricevere le vostre istruzioni e i vostri
comandi. Fil. Prima di tutto dovete avvertire di non lasciarvi sedurre dal
vostro nome, persuaden dovi, che la civillà di adesso non deve essere come
quella di una volta, e che l'incivilimen. tonel regno della filosofia ha da essere
ilfra. tello carnale dell'insegnamento,regolato secon do i precetti della
filosofia. L'Inc.Spiegatevi pure chiaramenteenon mi allontanerò dai vostri
precetti. Fil. Una volta adunque la vera civiltà con. e L'Inc. Ho
capito benissimo,e non dubitate che sarele servila. Fil. Inoltre una volta la
decenza e la m a gnificenza del portamento e del vestiario era no
l'indizioelagaranzia dellaciviltà,ma oggi la decenza e la magnificenza non le
vogliamo più , e la civillà presente deve consistere nel ripudio della decenza
e della magnificenza. Per ciò accreditate pure la moda e lasciate pure
cheigiovaniconsuminoiltempoeildenaro, sludiando sul figurino e riformando il
vestito una volta per settimana,ma quando si viene alla conclusione, un'abito
d'arlecchino , una balla di pelo sul volto e un sigaro nella bocca sieno sempre
il vestito di gala e il gran co slume accreditato dalla civiltà. L'Inc. Ho capito
anche questo e non dubi tate che sarete servita. Fil. Per ultimo,una volta il
modello della civillà erano le corli e igran signori,e ipro.
sistevanell'onesláen el pudore;maoggique ste cose non servono , e al più si
deve con servare l'apparenza dell'onestà e l'affeltazione del pudore. Percið
scansate con qualche cura le inverecondie sfacciate e i discorsi d'oscenità
dichiarata e brutale , predicando per lutti gli angoli che queste riserve sono
il frutto della civiltà , m a rendele poi familiari negli scritti e nei
trattenimenti sociali le allusioni impu diche,ifrizzilascivi,ledanze
seducentiei sali e i motteggi dell'empietà, e queste allu sioni e
questifrizzi,questi motteggi e queste tresche siano per opera vostra il vanto e
il diletto delle più colle e delle più civili società. L'Inc. Hocapito
tullo,vadoaservirviin tutto,efrapocotuttoilmondodivenleràuna gran beltola per
opera della civiltà. Fil. Andate pure , e vi accompagnino cou
lelorobenedizionituttigliangeli custodidella filosofia. N Cervello, la Filosofiae
il Cullo. Fil. Cosane dite,compareCervello?Mi pa re che la nostra fondazione
vada riuscendo a meraviglia, e che la città di Filosofopoli non sarà scarsa di
abitatori. Cer. Credo bene, che coi privilegi accordati dalla filosofia, nel
suo paese non ci sarà scar sezza di cilladini;ma sospello che una selva gressi
dell'incivilimento spingevano ad imitare i modi e le costumanze dei grandi , ma
oggi la civiltà deve consistere nel giusto mezzo , e l'incilimento deve
esercitare il doppio uffizio di esaltare gli umili e di umiliare sempre i
superbi. Voi dunque , andando sempre contro natura,dovele mettere in
tuttiifacchini la vo. glia e la superbia d'imilare i signori , e d o vele
meltere in tutti i signori il prurilo e la viltà d'imitare i facchini , siccbè
queste due estremità sociali s'incontrino nei caffè e nei bordelli, passeggino
a bracciello nelle strade, e avvicinate e amalgamale2,per opera vostra
costituiscano una sola famiglia filosofica,o vo gliamodire,una sola canaglia
sociale.E que. sto è il risullato definitivo cui devono sempre mirare la
diffusione dei lumi e della civillà. abitata dagli orsi sarebbe
meglio di una città regolataconquestiprincipieconqueste leggi. Fil. Non lo
conosco neppur io,e dubilo che sia qualche mallo,ma adessoloconosceremo.
Galantuomo venite avanti, e dile chi siele e che desiderate. Fil. Cosa sono
tutti quegli imbrogli e tutte quelle vesti nelle quali siele imbacuccato
? Fil. Voi vi ostinale apensare all'antica, mi la grandissima meraviglia
che il n 1 0 vo pensare del mondo ancora non vada d'ac cordo col cervello.Noi
per altrofaremo tan to e diremo tanlo finché a poco a poco an che il Cervello
perderà le sue abitudini di una volla,enon glidarà l'animodivederelecose con
altri occhiali che con quelli della filosofia. Jilanlo atlendiamo a quelli che
seguitano a presentarsi per entrare nel nostro regno. Cer. Cbi sarà mai costui
ilquale siavan za foggiato in tanti modi, e ammanlalo con lanta varielà di
vestiti che si prenderebbe per un buffone ovvero per una cortegiana? Culto. Io
sono il Culto e vengo a prendere servizio nella vostra nuova cillà. Fil.
Veramente i veri filosofi non sanno che farsi di voi,e quando il mondo sarà
lullo il luminato polrele cercarvi un alloggio nel di zionario della favola .
Finlanlo però che non si olliene una vittoria intiera contro i pregiudi zi
volgari vi terremo come un servitore pro visorio,eservireleper
trastullareilpopolo e per fare ridere le persone civilizzate. Culto.Giacchè
oramai per me non sitrova di meglio, bisognerà contentarsi di questo , e verrò
provisoriamente al vostro servizio. Cullo. Sono gli ordegni,e gli abili
del mio mestiere,eliboportatididiversesorteper adaliarmi a quel Culto che
vorrelé stabilire nel vostro paese. Fil. Quando è così avele falto bene a por
tarvi una bottega di ordegni e un guardaroba di paludamenti,perchè nella città
della Filo sofia deve esserci libertà amplissima per tutti i culti. Cer. Come! Nel
vostro paese voleleammel terci tolti i culii ? Cer.Perchèlaveritàèunasola,emet
terla del pari con l'errore è lo stesso che ri pudiarla. Il Cullo consiste nel
professare una religione enell'osservarne iprecetti,lepra tiche e i riti; e
siccome una sola religione può esser vera e tutte le altre devono essere false
, così un solo cullo può essere sauto e gralo a Dio, e lulli gli altri devono
essere allrellanle imposture e mascherate , ridicole agli occhi degli uomini e
oltraggiose alla maestà di Dio. Fil. Per adesso non ho voglia di entrare in
discussioni di leologia e di scandalizzarvi con le doitrine filosoficheintornoalla
religio. ne.Di questoparleremo a suo tempo,ma in tanto dovele considerare che
il fondamento della filosofia liberale è la libertà , che la principale di
tutte le liberlà è quella della coscienza, e che una città dove non ci fosse la
libertà della coscienza e del culto non p o Fil.Giàsisa, olullio
nessuno.Percbè si dovrebbe usare parzialilà e sceglierne uno. facendo torto
agli altri ? trebbe essere la citla della Filosofia. Orsù dunque,
signor Culto, entrate pure nella mia residenza con tutti i vostri ordegni e con
tutti i vostri vestiti: credele quello che vi pare, operate come vi pare , e
incensate quel che vipare,che ditutto questo ame non im porla niente. Cul.
Quando è cosi vengo subito ad inca sarmi nel vostro slalo,e vi conduco tutto il
mio seguito. Fil. Chi è tutta questa gente dalla quale siele corteggiato? Cul.
Sono tulte persone di diverse religio pi,didiversiculti,lequalivengonoago dere
i vostri favori, accettando la tolleranza e la libertà. Falevi avanti signori
un pochi per volta, e venile a ringraziare la signora Filosofia e a dirle
qualche parola sulle vo stre rispettive dottrine. È giusto che essa sappia che
venite a fare in casa sua. Fil. Queslo veramente non è necessario , percbè nei
paesi della filosofia ci è il datur omnibus , e ciascheduno può fare di ogni
er. ba un fascio. Nulladimeno questa specie di rassegna ci servirà per ridere
come le vedu te della lanterna magica. Chi siele dunque voi cbe venite avanti
di tutti ? Tur. lo sono un turco , e la religione dei turchi è la più comoda di
lulle. Pensiamo a mangiare a bere e dormire, e per l'avveni
resaràquelchesarà.Intantoviviamo vo luttuosamente nei nostri serragli , come vi
vono i galli nel pollaio e i becchi nel peco rile, e la dollrina del padre
Maometto ciassicura che troveremo pollaie pecorili ancora nell'altro mondo , e
che l'abbondanza delle galline e delle pecore sarà il guiderdone del. la virtù.
Fil. E pure, compare mio,questa mi sem bra una religione più comoda e più
giusta di tulle le altre. Anzi a dirla schietta , questa , poco più poco meno ,
è la religione dei fi losofi liberali, i quali non sanno capacitarsi, perchè
non debba essere accordata alli due sessi del genere umano quella libertà che
si godono ibruti animali. Esaminate pure e analizzate quanto volete le doltrine
e i sofi. smi del secolo illuminato , il libertinaggio animalesco libera è il
compendio di lulti i voti e lo scopo principale del liberalismo. Per questo
mondo un pecorile o vogliamo dire un serraglio , e per l'altro sarà quel che
sarà: in quesso consiste tutto l'evangelio della filosofia.Voi dunque,signor Turco
mio caro, entratepurenellamia nuova cillà , esercitatevi il vostro culto
liberamente, e non dubitale che i pollai , i pecorili e i porcili non saranno
mai perseguitati dalla fi losofia. E voi che venile appresso chi siete ? Dei.
Io sono un Deisla e credo che ci sia un Dio , ma siccome non so cosa vuole questo
Iddio, non m'intrigo nè di culli,nèdi religioni,nèdicomandamenli,emi vado
regolando alla meglio secondo il mio giu dizio. Cer. Basta non esser
bestie per conoscere che questa è una religioneeuna dottrinada bestie Fil.
Anche questa dottrina non mi dispia. ce e si può accordare molto bene con la fi
losofia. Imperciocchè un Dio il quale cred il mondo per passatempo e poi lo
lascia anda re senza pensarci più , e non gli volge mai nè uno sguardo , nè una
parola ; questo Id dio è come se non ci fosse , si può benissi mo
riconoscerlosenzaempirsilatestadipre giudizi , e la dottrina del Deismo non con
trasta con quella del libertinaggio e del pe corile.Perciò,signor
Deista,siateilbeuve nuto con tulli i vostri compagni , ed entrale pure a
stabilirvi vei domini della filosofia. Avanti dunque un altro. Chi siete? Aleo.
lo sono un Ateo e non credo all'esi. stenza di Dio. Non so se il mondo è elerno
ovvero se incomincið casualmente per una combinazione fortuita della materia ;
non so se ha durare sempre questo mondo , ovvero se col tempo prenderà qualche
altra figu ra , e non so cosa sia l'uomo e se finirà di essere quando finirà di
muovere le gambe : ma so che chiudo gli occhi per non vedere nell'esistenza
degli esseri e negli ordini del la natura la mano di Dio , e a dispetto di
tutte l'evidenze e di tutti i raziocini , voglio dire che non c'è Dio. Fil.
Quanto a questo ognuno è libero di credere e di direquello che gli pare; e inol
tre se il Dio dei deisti ha da essere un Dio senza braccia e senza lingua come
se fosse di s'ucco, l'essere Ateo e l'essere Deisla è una m e desima cosa .
Sopra tutto quando la dottrina degli atei ci lascia il pecorile , o il sarà
quel che sarà , può accomodarsi benissimo con la dottrina della filosofia.
Entrate dunque voi pure a godere la tolleranza e la protezione filosofica, e
venga avanti chi siegue.Chi sie te voi? Ido. Io sono tutto al contrario di
quelli che mi hanno preceduto,giacchè insieme coi miei compagni riconosciamo un
diluvio di divini tà e facciamo professione d'idolatria. Noi a doriamo il sole
e la luna, gli animali, i sas si e le piante ; ci facciamo le divinità di le
gno e di cocco , e onoriamo con gli incensi į galli, i sorci e le lucerte , è
fino le cipolle e gli erbaggi dell'orto, Cer.Comare,questo è un branco dimatli,
e immagino che non vorrele riceverli nel vo. stro paese. Fil. E perchè no
? Questa povera gente non fa nè bene nè male, e se la idolatria non è secondo i
dellami della filosofia, almeno non riesce molesta alla filosofia. Anzi al Dio
M e r curio protettore dei ladri, nel regno dei filo sofi non mancheranno
adoratori ,e a quella cara Venere, deessa della voluttà si dovreb bero erigere
altari in luttiicantonidelmon do. Ditemi un poco galantuomo : suppongo che la
morale di tutti voi sarà abbastanza rilasciata , e che contro il libertinaggio
non ci avrete niente che dire ? Idol. Potete immaginare cosa debbano es sere la
morale e i costumi dove le divinità sono lavorate nelle botteghe dei falegnami e
degli sloviglieri. Nulla dimeno il fanalismo e l'imposlura si intrudono per
lullo sotto lea p Ris. Noi siamo riformati e protestanti, lu
terani, calvinisti, zuingliani,anglicani, quac queri, puritani, presbiteriani;
insomma fra di noi ci è di ogni sorta un poco, é venia mo
astabilireinostricollinellavostranuo. va città. Fil. Immagino che sarete tuiti
quanti per suasi di essere una gabbia di matli , e co noscerele che essendo una
sola la verità, la maggior parte almeno di voi altri deve esse re lontana dalla
verità. Rif. Certo che a parlare sul sodo la veri tà non può trovarsi fuorchè
in una sola dot trina, e lo stesso tollerarci che facciamo con indifferenza uno
con l'altro è una prova che siamo tulli quanti fuori di strada. Per que. sto se
ci mettiamo a predicare e fare i zelanli ridiamo di noi medesimi e conosciamo
di reci tare in commedia, ma l'interesse, il comodo parenze della pielà, e
anche noi abbiamo i nostri sacerdoti e le nostre vestali, e abbia mo i nostri
penitenti e i nostri continenti. Fil. Tanto peggio per essi ; e poi ognuno ha i
suoi gusti, e noi non dobbiamo inquie tarci se i Bonzi e i Dervis vogliono
digiuna re e scorlicarsi in onore delle loro divinità. Quelle credenze e quelle
pratiche religiose che non disturbano la società devono essere accolte e
protette nel regno della filosofia. Andale dunque tutti liberamente ; incensate
quanto vi pare sorci, gatti, porci e somari, e vivele si cuci della nostra
filosofica fraternità. Adesso venga avanti chi seguita.Che cos'ètutta que sta
turba di gente ? Rif. Per ultimo il nostro clero è disinvol. to e
sociale e non intende di rinunziare alle soddisfazioni della natura ;
perlocchè, abbia mo in abbondanza pretesse,curalesse e ve scovesse, e se fra
noi ci fossero il papa e i cardinali avremmo ancora le papesse e le
cardinalesse. Eb. Io sono un Ebreo, e insieme coi miei compagni vogliamo aprire
le nostre sinagoghe nei vostri domini. e l'impegno ci conservano nel
nostro rispet livo partilo, e quanlunque fra di noi venia mo spesso a capelli
siamo sempre d'accordo in quanto a mantenerci disertori dalla Chiesa romana.
Fil. Questo è benissimo fatto,perchèvo lendo godere i privilegi dell'errore , e
non volendo assoggettarsi alle seccature della ve. rità è d'uopo lenersi
lontani da quella dot tora che presame d'insegnare essa sola la verità. Rif.
Inoltre non abbiamo nè scomuniche, nè frati, nè confessionari, e conoscele bene
che questa è una grandissima comodità per la vila. Fil. Sicurissimamente; e
levato quel tram pino del confessionale, il libertinaggio non si contrasta più
da nessuno, Fil. Bravissimi, bravissimi , e questo si chiama essere cristiani a
buon mercato: pro priamente secondo il gusto della filosofia. Entrale dunque
anche voi col vostro mezzo evangelo , perchè lanto è mezzo quanto è niente, e
venga avanti chi resta. Fil. Senlite, figliuoli miei, nel regno della
filosofia ci deve essere senza dubbio il luogo per lulli,ma voi altri giudei
avevale tanti pregiudizi e tante pretensioni che non so se starele d'accordo
cogli altri, e non vorrei che mi melteste sussurri. Eb. Levatevi pure ogni
dubbio,perchè gli ebrei di adesso non sono più di quelli di pri m a , e anche
noi abbiamo ripudiato Mosè con tulli li patriarchi per arruolarci sollo le in
segne della Filosofia. Ci resta un poco di cir concisione, perchè ce la ficcano
quando non possiamo parlare, ma questa non si vede,e in tull'altro siamo una
vera canaglia , nata fatta per venire a figurare nei vostri paesi. Fil.Questo anderebbebene,
ma intanto puzzatecenlo miglia lontano, non vorrei che facesle venire il vomilo
a lulli i miei popoli. Eb. Neppur questo è vero,perchè oggi nei paesi meglio
civilizzati noi siamo il fiore della nobillà, veniamo ammessi nelle corti ,
portiamo titoli e decorazioni, trattiamo fami gliarmente coi signori,e se
volessimo degnar. cene faremmo ancora i nostri parentali coi gran signori. Fil.Quando
è così entrale pure anche voi, fate le vostre sinagogbe, circoncidetevi a modo
vostro,e non dubitale che non vimanche ranno libertà e protezione nel regno
della fi losofia. E voi che siete rimasto cbi siete ? Cat. Io sono un cattolico
, e insieme coi miei compagni desideriamo di professare li 137 e per
ultimo Cat.Eperchèmaiinunpaesedovesifa professione di ammettere tutte le
religioni e tulli icalli, la sola religione cattolica dovrà essere esclusa ?
Fil. Perchè voi altri cattolici siete intol leranti. Cat. Ciò non è vero nel
senso in cui voi lo intendele , e non polrete provare in nes sun modo cbe noi
siamo intolleranti. Fil. Non è forse vero che pretendete di es sere i soli a
credere e insegnare la verità , che fuori della vostra chiesa lulli sono p o
veri ciechi deviati dalla strada della salute ? Cat. Questo si chiama essere
conseguenti e non già essere intolleranli ; imperciocchè al di là della verilà
non può trovarsi niente al iro fuorcbè l'errore,e chiunque è persuasodi
trovarsi nella strada della verità deve essere ancora persuaso che quelli i
quali cammina no fuori di quella strada procedono nella via dell'orrcre.Anzi
perconvincersi cheiseguaci delle altre religioni sono lungi dalla verilà basta
solo considerare qualınente essi accor dano che anche fuori delle loro dottrine
si trova la verità. In conclusione poi noi non costringiamo nessuno a
farsicattolico perfor za,compiangiamo enon perseguitiamoquelli che vivono in
un'altra credenza , e neppure ci vendichiamo quando veniamo oltraggiati e
beramente nei paesi della filosofiala religio ne callolica. Fil. Un cattolico! un
cattolico!e avreste la presunzione di stabilire nel regno dei filosofi la fede
e il culto cattolico? e perseguitati ; perlocchè in luogo di essere in
tolleranti , noi fra tulti í credenli siamo i più mansueti e i più tolleranli.
Fil. Inoltre voi vorreste empire lo stato di monache , di frati e di claustrali
di tutti i colori,e queste associazionie corporazioni non vanno a genio della
filosofia. Cat. Ma , se è vero che nei paesi costituiti filosoficamente, ognuno
deve godere amplissi ma liberlà,perchèalcuni uominiealcune donne unanimi nel
pensiero , e animali dallo stesso desiderio , non potranno albergare in una
medesima casa,vestire un medesimo abi to , vivere come gli pare e godere
anch'essi la loro libertà? esegiusta i principi della vostra tolleranza non
podresle escludere dal vostro regno i Bonzi dei Cinesi e dei giappo nesi , e i
Dervis dei maomettani , perchè lo vostre esclusioni saranno riservate privaliva
mente per i soli frati cristiani ? Fil. Tutta la vostra capaglia di frati vuol
vivere senza far niente e campare a spalle degli altri. Cat. I preti e i frati
callolici predicano la parola di Dio, istruiscono la gioventù , so stengono il
ministero del culto , assistono gli infermi , consolano i moribondi e tutto
questo dovrebbe essere qualche cosa ancora agli oc chi della filosofia ; e
quanto al vivere a spe sedeglialtri, forseinostri prelieinostri frati campano
per forza , assassinando i pas saggieri in mezzo alla strada ? forse i predi
canlieisacerdotidellealtrereligioni rice vono il villo e il vestito dalle
nuvole e non 1 $ Fil. E non contate per niente il celibato
del vostro clero il quale naoce alla socielà col l'impedire la molliplicazione
del popolo? Cat.Sarebbefacileildimostrarvichelapro sperità di uno Slalo non
consiste nell'eccessiva moltiplicazione degli abitanti, ma bensì nella giusta
proporzione fra le risorse nazionali e il numero della popolazione. Senza però
entrare in queste discussioni, e seguendo solamente i canoni della libertà ,
forse secondo le regole della filosofia sarà libero ai lurchi di avere cento
mogli, e non sarà libero ai preti callo. lici di vivere senza moglie? E forse
sarà li bero alle infami dicongregarsiaviverein un bordello, e non sarà libero
alle vergini cri sliane di chiudersi in un convento per prega re il Signoree vivere
lontane dal bordello? Fil. Dite pure quanto volele, ma quel vo stro culto è
troppo serio , troppo pubblico , troppo pomposo e solenne, e non può essere mai
gradito nel regno della filosofia. Cat. Nelle terre del paganesimo,e dovela
religione callolica èappena conosciuta, sappia mo contenlarci di esercitare il
nostro culto privatamente,ma inquelleterrecristianein cui la religione
cattolica è la dominante , ov. Vero è la religione dello stato, o al meno è la viene
ad essi somministrato dai rispettivi credenti? O forse ci sarà libertà di
donare ai conventi di Dervise di Bonzi, alle moschee, allepagode, allesinagoghe,
epoifarelaca rità alla chiesa e ai ministri della chiesa sa rà contrario alla
filosofia e ai dellami della natura? religione della maggior parte dei
nazionali, sarà giusto che si eserciti con pubblicilà o con solennità il culto
dominante, ovvero il culto dello stato, o almeno il culto della maggior parte
dei nazionali. E poi non avete voi proclamala la libertà dei culti, e non avele
dichiarato cbe quelle credenze e quelle pratiche religiose le quali non
disturbano la società, devono essere accolte e protette nel regno della
filosofia? Ebbene. Noi stiamo alle vostre parole e non vi domandiamo niente di
più. Fil. Dite pure esfiatatevi quanto volele; in ogni modo. Cer. Ma via,comare
mia ;questa vostra mi Fil. Perchè non vogliovo accordare il libertinaggio.
Tant'è : il libertinaggio è la con clusione di tutti gli argomenti e il
lapisphi. losophorum della filosofia;e chi non l'accorda il libertinaggio avrà
sempre ipimici i filosofi liberali e la filosofia.Voi dunque,signor cat.
tolico, avete inteso, e oramai sapete come vi dovele regolare. Se volete
accordarci que sla bagallella entrate pure nei nostri paesi con tutti i vostri
frati, col vostro cullo e col 1 pare una perfidia, e si vede che volele pro
priamente chiudere gli occhi alla ragione. Fil. Cosavoletefarci?Argomentate pure
e convincetemi di contraddizione quanto vi pare, i filosofi liberali non si
accordano mai coi cattolici , e non li possono vedere. Cer. E perchè tutto
quest'odio e tutto que slo controgenio? Fil. Volete saperlo veramente il perchè?
Cer. Dite pure e sentiamo. vostro evangelo , perchè accomodata quella piccola
differenza tulle queste cose cidaran no poco fastidio e serviranno per ridere e
stareallegramente;ma sevioslinateneivo stri pregiudizi e non volete accordarci
il bru tismo , le terre della filosofia non fanno per voi. Oramai è venuto il
tempo di par lar chiaro; e non c'è più bisogno di pallia menli, di sutterfugi e
di misteri. O libertini o niente. I frati dunque , i preti e i cat tolici
pensino ai casi loro; il mondo capisca una volta questa dottrina, e inlanto
Turchi, atei, deisti, idolatri, scismatici, giu dei e filosofi liberali, entriamotutti
allegra mente della città di FILOSOFOPOLI e por tiamo in trionfo IL
LIBERTINAGGIO, nel regno della filosofia. per si 1, Bert mert doi efis
scar cont dang rita fusi Si aprono le porte della nuova città , o la sciati di
fuori il Cervello e il Culto 'cattolico entra la filosofia accompagnata da
tutto il suo ministero liberale, e viene festeggiata con allegrissimo Charivari
all'usanza di quelli con cui il popolo sovrano accoglie i suoi rappre sentanti,
quando tornano dalla camera dei de putati.La sovranitàpopolareinqualitàdisi
gnora della festa offre lo spettacolo gratuito dellebarricate, distribuisce un
generosorinfre. sco di mattonelle, e dà segno per l'incomincia mento del ballo.
La Giustizia dopo quattro sal ti si lascia cadere le bilance,perde
l'equilibrio, sirompeleanche,evazoppicandoperlasa la appoggiatasulle stampelle.
La Proprietà bal lando ballando viene distribuendo i suoi vestiti con dare a
questo il cappello e a quell'altro la ca rive pres spec sce CAS
un miciuola, finchè restata in pennazza si ritira per non servire di
scandalo. L'Insegnamento fa un ballo equestre a cavallo sull'asino, epoi si
mette in disparte a compitare il libro di Bertoldo. L'incivilimento con un
corleggio n u meroso di guatteri e di facchini vestiti secon do il figurino, fa
la sua danza pippando , e fischiando, e poi corre ai bettolino a rinfrea
scarsicon un bocale.ICultiliberiballanouna contradanza, e poi si mettono a
ridere guara dandosi uno con l'altro. Il libertinaggio in vita tutti a ballare
il vallz, e con cið la dif fusione del potere, dei beni, dei lumi , e della
civiltà si rende asfatlo completa. Frattanto a r riva il Disinganno accompagnato
dal Cervello, prendono a calci la Filosofia, mandano all'o spedale dei maiti i
filosofi liberali, e così fini sce la comedia. Gli spettatori nel ritornare a
casa vanno dicendo:è stata troppo lunga. llanouna
contradanza, e poi si mettono a ridere guaradandosi uno con l'altro. Il
libertinaggio in vita tutti a ballare il vallz, e con cið la diffusione del
potere, dei beni, dei lumi , e della civiltà si rende asfatlo completa.
Frattanto a r riva il Disinganno accompagnato dal Cervello, prendono a calci la
Filosofia, mandano all'o spedale dei maiti i filosofi liberali, e così finisce
la comedia. Gli spettatori nel ritornare acasa vanno dicendo:è stata troppo
lunga. llanouna contradanza, e poi si mettono a ridere guaradandosi uno con
l'altro. Il libertinaggio in vita tutti a ballare il vallz, e con cið la
diffusione del potere, dei beni, dei lumi , e della civiltà si rende asfatlo
completa. Frattanto arriva il Disinganno accompagnato dal Cervello, prendono a
calci la Filosofia, mandano all'ospedale dei maiti i filosofi liberali, e così
finisce la comedia. Gli spettatori nel ritornare a casa vannodicendo:è stata
troppo lunga. La Libertà. La Sovranità. La Costituzione. Il Governo. La
Rivoluzione. I Poleri. La Patria. Conclusione. La Città della Filosofia. La
Filosofia ed il Cervello. L'insegnamentoe l'incivilimento. La Filosofia. La
Civiltà. e la Giustizia. La Società. Lo stato il Governo. L'Uguaglianza. I Diritti
dell'uomo. La Leggiltimità. Le Opinioni. .La Indipendenza e la Proprietà. Il Cervello,
la Filosofia e il Cullo. DROSTE- della Pace fra laChiesa e gli Stati. Considerazioni
sulla rivoluzione. Sulla scomunica contro gl’usurpatori del dominio
ecclesiastico. E sul monopolio universitario. Parenti. Leopardi.
Keywords: 1150. – the coding of a name. The philosophical Leopardi. The
Leopardi fascista – interpretazione fascista da Gentile dell’ultra-filosofia di
Leopardi – l’ultrafilosofia di Leopardi padre. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Leopardi” – The Swimming-Pool Library.
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