Thursday, May 23, 2024

Grice e Soria

 O violerei certamente tutte 

le Leggi della convenevolez- 
za, fe in mezzo al pubblico 
brio di quarti lietifftmi gior- 
ni invitato a parlar di Sim- 
patia, non foffe il mio Ragionamento 
una vivace, e toccante Pittura di dol- 
ci affetti, e di delicate e tenere Imma- 
gini, ornate air Attica di ridenti fcher- 
zi, e di vezzofe e follazzevoli piacc- 
Tom. IL A • vo- 




2 Ragionamento 



volezze. Tale converrebbe che fotte, 
io non lo nego, f ufo eh' io far do- 
vrei di quefto tempo, s' io non par- 
latti a Voi; ma avanti un tal Con (ef- 
fe, tutt' altro fi vuol da me, tutt' al- 
tro io debbo. Vi piace eh' io Jafci alle 
Mufe i teneri affetti, le delicate imma- 
gini, i lieti fcherzi, ed i ridenti mot- 
ti. Voi cligete da me, che nella mia 
bocca non perda la Filofofia i fuoi di- 
ritti neppure in quefti giorni; e volete 
cosi, perchè le delizie del voftro cul- 
tittìmo, e vivacitfìmo Spirito fon I' in- 
dagare, ed il penetrare V intima eflen- 
za , e le fegrete cagioni di quelle cofe , 
che maravigliofe fono per femedclime , 
e d' illuftri confeguenze feraci. Or ta- 
le fenza dubbio egli è ciò, che Simpa- 
tia fi chiama , o prendati quetta voce 
nel proprio fenfo litterale, o in fenfo 
tropico e figurato. Dunque per fecon- 
dare il nobile voftro Filolofico genio, 
dell' ona, e dell' altra Simpatia pati- 
tamente ragionando, ne rintraccerò la 
natura, e le caufe, e gli effetti ; cioè 
rammenterovvi ciò, che fu quefti inte- 
rettanti Oggetti per Voi medelìmi già 
fapetc. J. 1. 



I 



I 

Primo. 3 
§. I. 

La voce Simpatia, prefa in fenfo 
non figurato, ma proprio, Tuona Io 
lteflb, che unione di genio, vicende- 
volezza di affetto, benevolenza fcam- 
bievole , le quali efprcflìoni tutte fon 
tra di loro (ìnonime. Quindi non può 
aver luogo la Simpatia, propriamen- 
te detta , fe non tra gli Ellcri fen- 
denti , ed intelligenti . Ma i Greci 
Popoli , imitati da Latini , e dalle 

Lingue che ne fon derivate , eden- \ 
dendo il lignificato primitivo di quel- 
la parola, chiamarono in fenfo trasla- 
to, ed analogico Simpatia, la cagione 
altresì, per cui dato un Corpo in cer- 
te circoftanze, ne fegue un qualche de- 
terminato effetto in un' altro Corpo, 
fenza che il primo agifea fui fecondo 
con immediato contatto* E perchè ave- 
vano ofeura , e confufa idea delle Fillche 
ragioni , onde tali effetti in Corpi non 
toccanti*! accadono; quefte ragioni, o 
caufe loro ignote, che Simpatia retto- 
ricamente nominavano, sforzavanfi di 
fpiegarc, dicendo, che tal forta diSim- 

A 2 patia 



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4 Ragionamento 

paria era una vicendevole correlazio- 
ne, c quafi cognazione di naturalo 
una mutua coordinatone , o un fiii- 
co confenfo tra corpo, e corpo in di- 
ftanza. Onde a chi aveffe domandato 
loro, perchè al Tuonare di una mutlca 
corda» le non troppo lontane, purché 
temperate all' unifono, o air ottava, o 
alla quinta consonanza , rifuonino anch' 
eflc,rifpofto avrebbero alia Quiftione, 
che ciò avviene per Simpatia , o per una 
vicendevole correlazione, e cognazione 
di natura tra le corde tefe a quelle ar- 
moniche proporzioni; ficcome una fog- 
già dì Simpatia, o una 6ftca cogna- 
zione, e coordinazion di natura chia- 
merebbeii dagli Antichi la caufa, per 
cui V Ago magnetico fi rivolge coftan- 
temente verfo le Regioni Polari , e 
quella per cui 1* acque de' mari più 
vicine alla fovraftante Luna, più fi l'ol- 
le vano verfo di lei « 

f ih 

Ora intorno a quefti connetti ef- 
fètti tra materie , c materie didatti di 

luogo , 



luogo , ed intorno alle cagioni vere 
onde nafee una tal tìiìca conneifione tra 
Fenomeni,* Fenomeni in divertì , e repa- 
rati (oggetti* due generali > e (blenni 
Verità ignoravanocomunemcntegli An* 
fichi , e pochi fon gli Uomini , che noti 
le ignorino anch' oggi » La prima delle 
quali due verità fi è, chetimi i motid' 
ogoi forta, dipendenti dell' eftere da ufi 
qualche corpo in dirtanta , o nafeonò 
da vero urto , da vera pattfone, originata 
da quel corpo dittante , per metto di 
qualche frappotta materia * fia vifibite, 
fia invitìbile,ofon eonfeguentc neceflarie 
di quelle determinate, e colanti Regole 
della mutua general Gravità, daltequa- 
li neffun Corpo nel materiale Univer- 
fo può fottrarlì , ed a norma delle qua- 
li deve ogni Corpo, ed ogni fua parte, 
fecondo le varie circolante in cui fi 
trovi, oftarfi in un perfetto equilibrio di 
contrapporle tendente, o tendere prepo- 
tentemente piuttotto per un verfo, che 
per un' altro , e piuttotto ad Un tal corpo 
dittante, che ad un tal'altro, fenta che 
urto o pretfìone ve lo fpinga; le quali 
regole di moti, chiamanti perciò non 

A i mec- 



6 Ragionamento 



meccaniche, cioè non derivanti da pref- 
fioni, e da urti. L' altra delle due pre- 
dette Verità, men cognita ancora deli' 
cfpòfta, fi è, che non folo certi Feno- 
meni , con certi altri determinati", ap- 
partenenti ad alcuni corpi, localmente 
dilcofti , fon vicendevolmente connetti , 
o dipendenti nclT eiTere , ma tutti quanti 
ne fono flati finora nel genere de* me- 
ri materiali, e quanti ne elicono in que- 
llo momento, e quanti ne fon per cflcre 
neir intiero giro de* Secoli , e nella e- 
ftenfione intiera del materiale Universo » 
tutti han del pari una veriffima cogna- 
zion di natura, o tal conneflìone, e tal 
mutua correlazione, per cui fi può dire 
con rigorofa verità, che fe a cagion di 
efempio non nafeeflero dallo itelo di 
una Rofa quelle fpine precife, che ne 
fpuntano, nelle circodanze nelle quali 
nafeono, niente affatto di ciò che fuc- 
cede nelle provincie della Terrefrre Fi- 
fica fuccederebbe , e fe non fi generarle 
nelle circoftanze nelle quali pur genera 
quel sì piccolo difpregìato Infetto, che 
fugge di occhio, e che in ore anzi che 
in giorni , muor decrepito, e Tritavo, 

ed 



Primo. 7 

ed in vece di queir Infetto fi generaffc 
nelle medclime circoftanze un altra co- 
fa, o non fi generale nulla ,( toltoli ca- 
fo di un miracolo, da cui li prefein- 
de ) il magnifìcentilfimo , V ammirabile 
Univerfo intiero fi trasformerebbe in 
tutt' altra cofa. Gran Paradotio agli oc- 
chi de' Profani, ma grande e fublime 
Vero per chi è iniziato a miftcrj dell' 
alca Fiiofofia i • - - 

§. III. 

Imperciocché non fiam noi certi , 
che quanto accade nell' Univerfo Cor- 
poreo , tutto fi fa dalle forze motrici , 
e che tutte le forze non libere, tutti 
i non liberi moti, fon* altrettante necef- 
farie confeguenze di quelle Finche ge- 
nerali Verità, che Leggi de' Corpi fi 
chiamano, per le quali poflono, e deb- 
bon feguirc, quali preci (amente feguo- 
no tutti i Fenomeni, nelle circoftanze 
nelle quali fi trovano i materiali fog- 
gettiP Bifognerebbe ciTer ben nuovo, e 
(rraniero nella faenza Filici per dubi- 
tarne . Se dunque , a cagion di efem- 

A 4 pio, 

/ 



8 RlGieNAMENTO 

pio, nel fecondo fieno di un Gclfotnino 
tede la Natura una piccohffima intie- 
ra Pianta feminale , che ricevuta poi 
da conveniente terreno, crefee in adul- 
ta Pianta di Ge!fomino;cgli avvien ciò, 
perchè lcLeggi Filkhc di Natura, pò- 
fte le circoftanze in cui fono le remi- 
ca! i materie di quel Fiore, forza è, che 
quelle materie depongano in quel tal' 
ordine da cui ritolta ? etfer Pianta fc- 
minale di Gclfomino, anziché di tutt' 
altro Vegetabile; e fc colaggiù nelle mi- 
niere dell' Oro fi lavora dalla Natura 
quel preziofo metallo, anzi che Ferro, 
o Diamante; egli è perchè le Leggi de* 
moti | nelle circoftanze in cui tono i 
principi, ond'è comporlo il bell'Oro, 
non poftono a meno di non difporli , 
e combinarli in quel tal predio ordine 
in cui confitte V effer Oro piuttofto, 
,che un* altra cofa . V ifteflo vuoili dire 
di tutti gli altri materiali Fenomeni. 
Dunque tanto è domandare , che un' 
«f&tto corporeo nelle circoftanze preci- 
fc nelle quali fegue , o non fegua 
punto, o fia divedo, quanto è doman- 
dare, che le generali Fifichc Leggi dì 



Primo- 9 

Natura, dette quali è figlio neceflario, 
o non efiftan punto, o fien tutt' altre . 
Or fe tali non fòflcro, non avrebbero 
certamente potuto produrre in veruit 
tempo, in verun luogo, neffuno di que- 
gli innumerabili effetti , che fo*o rtati 
dalla primitiva coftituzionc dell' Uni- 
verfo, fino a quefto momento, nè po- 
trebbero generarne pur uno di quelli, 
che attualmente effe generano in tutta 
1' ampiezza delle corporee cofe, e di 
quelle, che nederiverannocome naturali 
confeguenze loro in tutta la ferie del- 
le Età future* Dunque non folo alcu- 
ni determinati Fenomeni , con alcuni 
altri determinati hanno real conneffio- 
nc,o vicendevole correlazione nelT cf- 
fcre, ma ciafeuno con tutti gli altri, 
comunque fienfi varj, e di tempo», e di 
luogo remoti* Perchè quantunque nef- 
fun Fenòmeno aver polla ragion di Cau- 
fa, odiEffetto, rifpetto a tutti gli al- 
tri indiftintamente, ciafeuno però in- 
didimamente e una condizion nccefla- 
ria all'efifrcnza di tutti gli altri: avendo 
noi veduto in pie ni (firn a luce cfler rigo- 
rofamentc vera quefta Propofuionc : Che 

non 



io Ragionamento 



non fi può torre , o mutare un Fenomeno, 
date le fue circo/lanze , fenza torre , o mu- 
tare le Fificbe Leggi di Natura , e però fen- 
za tonerò mutare per naturai confeguen* 
za tutto il re Ilo nelt intiero Vniverfo cor- 
poreo. Ed ecco abbatta nza fpiegate le 
ragioni, e 1' eftenfiooe di quella Simpa- 
tia, eh* è impropriamente tale, e che 
gli Antichi chiamavano conneflìone, 
confenfo , cognazione, correlazione di 
natura, tra foggetti , e foggetti inani- 
mati. 

f. IV. 

E' tempo ornai, gentilifsimi Udi- 
tori, che cedendo alle attrattive, colle 
<juali a fe ci richiama fa Perfonal Sim- 
patia , feendiamo da quella altezza don- 
de abbiam riguardata la mutua uni- 
verfal cognazione , o correlazione del- 
ie corporee cofe, ed a quella vicende- 
vole inclinazione di affetto, che è tra 
Pcrfona, e Perfona , ci rivolgiamo. Ev- 
vi chi ha penfato , e penta tuttora, 
che la Simpatia Pcrfonalc fia una fpc- 
cie di dittero, un non io che inefpli*» 
cabile , o un noto effetto di Cagione 

igno- 



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• Primo. ii 

ignota. Ma fc qucfti tali vorranfi dar 
ia pena di riflettere all' indole della Per- 
fonal Simpatia , ed| alle circottanze nel- 
le quali fentiam dettarcela in cuore, 
conofecranno agevolmente, e di buo- 
na voglia confetteranno , ettcr le caufe 
della Simpatia Perfonale determinate, 
e certe, e non folo non arcane, ma 
non malagevoli punto ad ctter divina- 
te , e fvelate . 

■ 

ff. V. 

E per vero dire ella è in primo 
luogo manitetta cofa , che non batta, 
che tra perfona, e perfona flavi una 
qualche conncfsion d* intcrefsi , una po- 
litica lega d'affari, una cofpirazion d' 
ambizione, perchè flavi tra di ette una 
Simpatia, Imperciocché poflbno gli Uo- 
mini averli cari vicendevolmente, per 
rapporto ad un certo fine, quantunque 
non fi piacciano punto, anzi quantun- 
que fieno vicendevolmente di genio av- 
verto. Dunque allora foltanto vi è tra 
due Perfoneuna genial Simpatia , quan- 
do fi piacciono vicendevolmente pt lo- 
ro 



1 i Ragionamelo 



ro perfonaìi Attributi. Dunque il piace* 
re , che co' noftri perfonaìi prcgj ccci* 
tiamo in altri, inclina quelli a noi , o 
ce ne attira gli affetti, cioè la compia- 
cenza di noi, e la ftima e la benevo- 
lenza; i quali affetti , fé per limili cau- 
le vicendevolmente producano* in noi 
da coloro ne' quali gf infpiriarno , chi 
non vede, che ci farem dunque vicende- 
volmente cari, che ci ameremo recipro- 
camente, perchè ci piaceremo, o ci di- 
letteremo fcambievolmcnte in virtù del- 
le perfonaìi qualità noftre, atte a pro- 
durre negli animi de dolci fentimen- 
ti? Che vale a dire, una perforai Sim- 
patia ferrerà i nodi tra noi di una foa- 
vc unione. 

; f VI 

« .i .. .. • 

Le caufe adunque della peribnaf 
Simpatia fon tutto ciò, che coftituilce 
la perfonale amabilità ; ed i componen- 
ti di quefta, alcuni fono ertemi , o fen- 
fibili , che chiameremo corporei, altri 
interni, o dell'Animo, che alla mente 
lì manifèftauo, non a' fenfi citeriori . 
Gli Attributi ertemi perfonaìi ,atti a ia- 

fpi- 



Primo. j$ 

fpirar diletto, fon la grazia, e la bel- 
lezza corporei; e quelle interne affe- 
zioni, per le quali ci piace un'Animo, 
fon la bellezza di lui. Dunque le bel- 
lezze de! Corpo , e le bellezze dell' 
Animo, fon le cagioni vere delle pcr- 
fonali Simpatie , perchè Jo fono de' 
diletti, de' giocondi e grati fentimen- 
ti, che una in un* altra perfooa produ- 
ce. Onde fe intenderemo da; quali cle- 
menti rifulti e la corporea bellezza, e 
la bellezza dell' Animo , avremo per 
queft* iftefso chiara, e diftinta nozio- 
ne delle naturali genuine forgeati, don- 
de deriva in noi la dolce prrfònalSinn- 
paria, 

f. VII. 

Or per rifarfi dalla Bellezza cor- 
porea; Ella è una tal proporzione, c 
difpoflziojne delle viabili parti com- 
ponenti il vo!to r e tutte k altre memr- 
bra , la vifta della quale per te roed#- 
firn a considerata , produca in eoi un 
piacere : appunto Come un> tale aborri- 
mento, e diftribuzioae > o difpofizio- 
nc di fuoni, allor fi chiana* una bella 

Mu- 



14 Ragionamento 

Mufica, una beli* Aria, un Concerto 
bello, quando quell' afsortimento 9 c 
quella diftribuzione di mufiche into- 
nazioni produce nell' animo noftro un 
diletto. 

$. Vili. 

Noi abbiam dunque un' interno Ten- 
ta, che chiamar fi può conveniente- 
mente fenfo del Bello viiibile, e udi- 
bile, del quàl fenfo egli è caratterirti- 
co Attributo il fentirc un diletto, o una 
molcftia, qualora vediamo una tale, o 
tal' altra fcclta,e difpofizione di parti 
di un Tutto vifìbile, ed ascoltiamo un 
tale, o un tal' altro aflbrtimento dipar- 
ti componenti un Tutto (onoro, o udi- 
bile. Han prima gli Uomini guftato 
il piacere, che proprio è del fenfo del- 
la Bellezza vifìbile, c udibile, di quel 
che abbiam faputo quali fieno le midi- 
re, quali le proporzioni, e le diftri- 
buzioni delle parti, onde piacciono, o 
difpiacciono i viiibili, egli udibili Og- 
getti • Prima che fi fapclfe ¥ Arte Mu- 
fìca, piacevano i canti di Progne, e di 
Filomena-, c prima che un qualche Fi- 



Primo 



*5 



dia curiofamcntc mifurando detcrmi- 
nate le proporzioni , e le locali cor- 
relazioni delle membra di un bel Cor- 
po, le Veneri e f Elene, gli Adoni ed 
i Paridi dilettavano i rifguardanti , ed 
i Momi,e gli Efopi, e le Gabrine, e 
le non fucato Alcine ributtavano. 

$. IX. 

E perchè come in tutti gli altri (enfi 
avviene, cosi è vero altresì del fenfo 
della Bellezza, cioè che in tutti gli 
Uomini noa fon fabbricati i fenforj 
di una fretta maniera; di qui è, che 
dilconvengono tra loro non di rado nel 
giudicar del Bello , come difeonvengo- 
no nel giudicar degli odori, e de* fa- 
pori. Non a tutti i nervi olfattori piac- 
ciono, o difpiacciono gli fletti effluvi, 
producitori di quelle dilettevoli, o mo- 
iette fenfazioni , che buoni, o cattivi 
odori fi chiamano. L'Organo del Gu- 
tto, gli apici de* nervi , cioè, che in 
folte fchiere metton capo alla fuperfi- 
cie della Lingua, perchè non fono in 
tutti gli Uomini di una medefima in- 
triofeca ftruttura, perciò non ricevono 



ió Ragionamento 



in tutti ugualmente grate , o ingrate 
fenfazioni di fapore dagli ttefiì cibi , c 
dalle ftetfe bevande. Per flmil ragione 
la Muika, di cut tanto fi compiaccio- 
no i Siamefi , ci farebbe correre colle 
mani alle orecchie, ed eflì forfè chia- 
merebber fraftuoni i rroftri Concerti , e 
nojofe Nenie le noftre Arie cantabili. 
Il certo fi è, che tutti gli Uomini trag- 
gon diletto da qualche foggia di Mufica, 
ma non Io traggono ugualmente dalle 
iteflc Opere di Mufica inftrumcotalc, e 
vocale. Così appunto piacciono agli uni 
le brevi dature , e le membra fcarfe e leg- 
giere ; preferirono altri le perfone di al- 
to taglio, e di gravi, e mafficce fattez- 
ze; gli uni fon per l' impatto candido, e 
vermiglio della Cute , gli altri pel 
brunetto Greco. V* fot* anzi àc' Popo- 
li intieri, che dipingono neri velluta- 
ti i Gcnj buoni , e desinano a' Dei ma- 
li i colori di latte, e di cinabro. Ed 
io qualche Regno della più eulta Eu- 
ropa, il pallido pagliato non fi chia- 
mava egli , non ha gran tempo, il bel 
pallido? E non era egli riputato la ver- 
nice la più conveniente alle delicate 

bel- 



/ 



Primo, 17 

bellezze, onde le Dame, che cava- 
vano di piacere , condannavano liete 
colle frequenti miflioni di fanguc, ad 
una perpetua convalefcenza , per acqui- 
fere l'accreditato pregio del pallore, 
che nel giallognolo biancheggiava? Ve- 
ro è, che folto quel Cielo fteflo non a- 
roano ora ie guance, che di carminio, 
nè fi contentano del nativo rofato; ma 
non perciò diventa falfo, che il dila- 
vato pallido non piacele già preferi- 
bilmente ad ogni altra cute. Noq fan- 
no gli uni faziarfi di ammirar gli oc- 
chi neri, e fdruciti di Qiunonc; tro- 
vano altri più dolci i cerulei di Teti; 
per qucfti fon più toccanti i cefii di 
Minerva; per quelli gli feuretti, efein- 
tillanti di Venere. Ma per quanto fia 
vero, che il fenfo della bellezza è va* 
rio in varj, fenfo però della bellezza 
corporea in tutti è, ed evvi altrettan- 
to per ciafeuno in una corporea bel- 
lezza tal mifura, e difpofizioni di par- 
ti, e tal colorito di cut*, che a quel- 
lo piace, c piacendogli, c dilettando- 
lo, ne attrae 1' animo, e in fe lo fitta 
dolcemente , c ne defta voglia di rin- 
Tom. II. B " no- 



18 Ragionamento 

novar tal piacere, e cara ne rende la 
caufa , che Io produce . 

§. X. 

Dunque dalla corporea bellezza , 
perchè cagion di diletto, perchè autri- 
ce di compiacenza, ed eccitatrice del- 
ia voglia di fc, forza è che nafea una 
fpecie di affetto; e fc chi lo infpira lo 
riceve altresì per fimil caufa dalla flef- 
fa perfona in cui V infpira, fi avranno 
dunque vicendevolmente cari, lì deae- 
reranno V un l'altro, cioè la Simpa- 
tia gli unirà. Gli unirà, dico, e ren- 
deralli cari, V uno all' altro, fe i dol- 
ci fentimenti, che la vicendevole re- 
lativa corporea bellezza ecciterà in en- 
trambi , non faranno combattuti , o fu- 
perati da i ributtanti , ed alienanti affet- 
ti, o dalle moiette impreffioni , che ca- 
gionano i rincrcfcevoli vizj di mente, 
i deformi vizj del cuore, e le maniere 
difaggradevoli : cioè la bruttezza dell' 
Animo trafpirando fuori, e mofrrando- 
fi, o nelle maniere, o ne' difeorfi, o 
nelle azioni , non rifpinga da fe co' 

fuoi 



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Primo. 19 

iuoi odioiì tratti, con forza uguale, o 
maggiore di quella con cui ne alletta 
colle Tue grate impreffioni la corporea 
Bellezza. Dunque perchè qucfta abbia 
forza durevole, bifogna che V Animo 
non fia brutto, o non il ravvili per ta- 
le: nè può la Simpatia eMcr viva, co- 
ftanfc, ed alle Regole della beata Vita 
conforme, fe dalle bellezze dell' Ani- 
mo non tragga, fe non tutto, almeno 
pretto che tutto, il foave fuo nutrimento. 

§. XI. 

Ed eccoci infcnfibilmente condot* 
ti alla parte ultima del noitro Ragio- 
namento, ed inueme alla migliore, e 
più potente, e più dolce cagione della 
genial Simpatia: poiché tal caufa ap- 
punto ella è un,* Anima veracemente bel- 
la . Son le bellezze dell' Animo di due 
fpecic; T une appartengono all' inten- 
dimento, T altre alla volontà, o come 
fuol dirli , al cuore. Allora è bella una 
Mente , quando forpafla la comune por- 
tata; ed è tanto più bella, quanto fo- 
no più pregiabili i fuoi talenti nativi , 

B 2 ed 



29 Ragionamento 



ed acquiftati. Il talento altro non è, 
che un' agile, e felice attitudine di a- 
ri alizzare, e quali notomizzar collo Spi- 
rito tutti i comporti Oggetti della men- 
te, e di conoscere al paragone le lo- 
miglianze , e le differenze multiplici 
delle cole, e le loro meno ovvie con* 
neffioni, e i vicendevoli rapporti loro, 
quantunque ardui per i mediocri Spi* 
riti, meno atti a condurli lungo una 
ferie d' incatenati Veri, a confcguenzf 
più, e più remote, immutabilmente 
connette colle Verità prime, e per fe 
flette evidenti . Il talento di difcernere 
anche le piccole differenze tra quelle 
cole, che alle Menti comuni pajono 
le più limili, e di giungere a tali di- 
feernimenti, al favore di ordinate pre^ 
nozioni, e di inanellate indittolubili de* 
duzioni di Vero da Vero , fuol chia- 
marli Talento Filofottco, e quefto co- 
ftituifee il carattere del fublime Genio, 
o vogliam dire dell'Ingegno profondo , 
ed inventivo . II talento poi di ravvi* 
fare agevolmente, e come in un colpo 
d' occhio tra le cofe di dittinoli gene- 
re, e fpecie,i lati o gli Attributi limili , 

egli 



Primo. ti 

egli è il Carattere, per cui chiamali chi 
n' è fornito , un' Uomo di Spirito- Un 
$1 fatto talento potrebbe convenevol- 
mente dirli Poetico, a differenza dell' 
altro, che Filolofico nominammo: E 
gli conviene il nome di Poetico, per- 
chè non può effer fecondo in immagi* 
ni, ed in figurate cfpreffioni, chi non 
è agile, c deliro in oflcrvarc per quali 
lati lì raflomigliano le cofe altronde 
varie io natura, ficchè poflano t une, 
moftratc da certe facce, fervir d' im- 
magini all' altre . Chi quello Poetico 
talentò pofTiedc , chiamali Uomo di bel- 
la, e do vizio fa, e viva, e brillante Im- 
maginazione, la quale fe congiunta iia 
col Filolofico talento, o colla franca 
attitudine al fublime, e profondo ed *- 
fatto pcnfare,ne ritolta daqucfta unio- 
nc fortunata, ciò che fi chiama una il- 
luti re , e bcIlitTima Mente. Una tal Men- 
te è fempre feconda di frutti degni di 
fe, vola per ogni lato oltre i comuni 
confini, ed ogni giorno più ricca di 
Veri , o maraviglio!!, o belli * o inte- 
rcalanti, ha f arte di lumeggiarli $\ vi- 
vamente, e di prefcntarli fatto imm^ 

B s gì"* 



22 Ragionamento 

gini sì nuove , e di ornarli con tali 
grazie di eloquenza, e di difporli con 
ordine sì regolare , da renderli come 
vitibili alle altrui menti, e vifibili in 
aria perfuadente inlìeme, e dilettevole . 
Una tal -Mente, che fenza incomoda- 
re inftruifcc qualora parli, e nuove fee- 
rie apre, e nuovi profpetti alla Imma- 
ginazione di chi V afcolta, onde appa- 
rirono Verità di ogni foggia, adorne 
in cento guife fenfatamentc fcelte, ed 
2l Tuoi foggetti proporzionate, una tal 
Mente, dilli , quanto è ammirabile i 
quanto ne piace il commercio i come 
ne volano in tal compagnia le ore l quan- 
to fe ne deiidera il ritorno. 1 La bella 
Mente adunque ha una forza (impanca , 
dolce, e potente forza , che a fe ne 
trac. Ma non l'ha certamente minore, 
anzi e più potente, e più foave P efer- 
cita fopra gli Animi altrui un bel Cuore. 

$. XII. 

Son le Bellezze del Cuore i belli 
affetti, e belli fon quegli affetti, che 
rcndon pregiabilc , ed amabile il noftro 

mo- 



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Primo. 



morale Carattere ; e la pregiabilità di 
quello, e la fua amabilità nafte tutta 
dalla confederazione delle Virtù loda- 
li , e reali, che abitualmente rifplen- 
dano in un' Animo, e ad ogni rifeontro 
con tutte le irrefiftibili loro attrattive 
fi manifeftino . Le morali Virtù, che 
ci fon più care negli Uomini , fon quel- 
la Beneficenza, che nafee da compaf- 
fìone, e da benevolo fociale affetto, 1' 
officiofa Gratitudine , la fedele Amici- 
zia, la modefra idea di fe medefimi, 
l'obbligante rifpetto per gli altri . Que- 
lli Attributi dell' Animo non poffon non 
intereffarc ,e non dilettare l'amor pro- 
prio di tutti quelli , che in un tal' Ani- 
mo si fatti prcgj rifguardano. Piace 
troppo il vederci e cari, e rifpettati, 
quando ci rifpetta , e ci ha cari un' 
Anima illuftre , delle Virtù più deli- 
cate, e più amabili poffeditrice e mi- 
niftra . Piace troppo un tal' Animo , 
che i pregj proprj ravvifa appena, e ri- 
leva gli altrui, e lì compiace in rile- 
varli. Troppo diletta un Cuore, da cui 
non afpettali giammai nè turpitudine, 
nè apatia, un Cuor che fa fua voglia 

B 4 dell' 



i4 Ragionamento 

dell' altrui voglia , fé Virtù lo permea 
te, e che non folo fi pretta a tutti gli 
atti benefici, che da lui fi domandano * 
ma gode a tali inviti, e quali gli atti* 
ra,c i benefici ringentilifce colia ala* 
crità, e colla gioja, colle quali fi por- 
ta ad effer' utile altrui ; un Cuor final- 
mente, che i ricevuti favori incide in 
bronzo, e i compartiti oblia. Tale è 
il vero Benefico, perchè la bella Be- 
neficenza non è figlia dell' interefle , 
non della vanagloria, o dell' orgoglio- 
fo Amor proprio, che vuol far fentire 
la Tua fuperiorità ad altrui; ma cllana- 
fee da un delicato fenfo di gluteamen- 
te graduata benevolenza, da una tene- 
ra compafsione per 1' Innocenza infe- 
lice, e per ogni forta di bifogno al- 
trui , e dalla virtuofa abominazione de' 
contrari affetti , come intrinfecamen- 
te deformi, ed improbi, e di loro na- 
tura odiabili, e condannabili. Sì fatte 
difpofizioni di Cuore, fe comuni forte- 
to tra gli Uomini, il Poetico Secol d' 
Oro diverrebbe un' Moria. Che invi- 
diabile vita non menerebbefi ! Inten- 
de adunque ognuno, per poco che vi 

pcnii, 



Primo.* ay 

penfi , quanto fieno defiderabili in tut- 
ti 5 e quanto amabili, e care di natu- 
ra loro l'eccellenti morali Virtù, del- 
le quali parliamo. Ed ecco perchè di- 
letti, ed in confeguenza perchè bello iì 
chiami un Cuore, e quanto ila vero* 
che un Cuor sì fatto, forza è che fiaua 
potente Oggetto della nOftra ammira- 
zione > e una dolce Tergente di Sim- 
patia- * 

§. XIII. 

Nè reftano dentro i confini dell' 
Animo le bellezze del Cuore: penetra- 
no i raggi loro fui volto, e gli fan* 
no acquiftare tal' aria, che ne ricre- 
fee maravigliofamente la bellezza , s' ci 
l'abbia, o un vi libi 1 pregio gli dà, e 
lo rende piacevole , quand' anche fenza 
un bell'affetto del cuore efpreffo nel vol- 
to , quefto per fe medefimo tìon piaecf- 
fe. Chiamali aria del vifo quel compiei 
fo di modificazioni vilibili, queirafpet- 
to,che nafee dagli interni fentimenti 
dell' animo, e che al variar degli af- 
fetti fi varia con loro. Ogni affezio- 
ne del cuore ha un vii© tutto fuo, una 

Fi- 



26 Ragionamento 

Fifonomia affatto propria. Altro è il 
volto dell' Animo egro, altro quello 
del Cuor fcreno, c contento. Si mo- 
ftra r Ira ncll' Occhio torvo, e rofleg- 
giante, nelle gonfie labbra , neli' accefo 
colore, neli' inturgidimento de' mufeo- 
Ji, nella irrequieta, e varia agitazione 
delle membra. L' invidiofa malignità 
impallidire il vifo, illividifcc il lab- 
bro, rappiglia le guance, vibra corte oc- 
chiate e fuggiafche , richiama ogni mo- 
mento alla terra lo fguardo, nè per- 
mette che fi alzi libero, ed aperto in 
faccia altrui. Porporeggia Tulle guan- 
ce IaModeftia al Tuono delle Tue lo* 
di, e il guardo inchina, e un movimen- 
to di pena conduce fui volto, ma di 
una pena che rifpetta chi la produce 
co'plaufì, e cogli cncomj . Un vivo de- 
fiderio mirto di compiacenza, attacca 
gli occhi di chi Io ha in cuore, lui ca- 
ro Oggetto, che a fe lo tira, le lab- 
bra reIran focchiufe, ferme le mem- 
bra , muovonfi lente , ed oblique le pu- 
pille, ma fenza deflettere da chi gì' in- 
fpira e compiacenza , e voglia. Com- 
pone la Gioja Ja bocca al rifo, ed il 

co- 



Primo. 



27 



color ravviva, diftende il fopracciglio , 
e Io innalza, c gli occhi muove tremu- 
li , c brillanti . Egli è dunque innega- 
bile, che ogni affetto ha il fuo vifo , 
ha un' aria tutta Tua, e che i belli af- 
fetti han V aria bella, come i truci, i 
maligni, i pulìllanimi , i tetri, e per- 
ciò i difprezzabili , ed i viziofi affetti 
han T aria brutta. 

§. XIV. 

4 

Tra tutte le belle arie, quella che 
nafee da un' Animo pieno di nobili 
{entimemi, di ogni vera battezza, e di 
ogni orgoglio fchivi , che amabile mac- 
ffà fuol chiamarti, quella della lieta 
fcrenità di Spirito, voto di pungenti 
cure, e fuor della tempeffa degli affet- 
ti , quella della tenera benevolenza , qual 
fi moffra all' afpetto di chi ci giunge 
carifsimo, e quella della dolce ammi- 
razione, fon le più belle, gcneralmen- ' 
te parlando; e tutte V arie belle del 
volto fon' appunto, fe ben vi fi riflet- 
ta, quel ciò che comunemente dicefi 
un certo non fo che, che piace, e al- 

let : 



i 



*S Ri GIONA MENTO 

Ietta. E fc tutti non trovano in un 
mcdctimo volto quel certo non fo che, 
che più ne piace , addivien ciò , pcr- 
^ chè non ogni affetto produttore di 
qualche beli' aria del vifo, diletta tut- 
ti ugualmente; nè ogni beli' aria può 
produrre in tutti una ugualmente gra- 
ta impresone: poiché il fenfo del Bel- 
lo, di cui parlammo già, non è in tut- 
ti gli Uomini fomigliantiflimo. jQuin- 
di piace più ad uno Y aria cupida, c 
4§nguente , ad un'altro la vezzofa e vi- 
vàce. Ama piuttofto un terzo la fe- 
renat grande iniieme, quella cioè, che 
prender fògltono le Anime grandi ; ad 
un quarto è più caro 1' afpetto della 
bella modeftia. In mezro però a tut- 
te quefte differenze, egli è Tempre ve-» 
ro, che per gli affetti belli dei Cuore y 
qualche aria bella , e qualche nuovo pre- 
gio acquifta il volto, ed in confeguen- 
za che le bellezze del; Cuore non folo 
ci piacciono per fc medelìme, ma affai 
più grata, e più toccante ci rendano- 
la bellezza corporea. 



§. XV. 



Primo. *9 
$. XV. 

I 

Ed ceco epilogate tutte le cagio- 
ni fiiìcbe, e morali della perfonal Sim- 
patia. Corpo per la bruttura delle mem- 
bra, e pel colorito delia cute dilette- 
vole agli occhi , c refò ancor più toc- 
cante da qualcheduna delle beli' triff 
Mente bella, tale cioè che unifica in fc 
ftefla il Filofofìco genio, ed il Poeti- 
co, o vogliam dire la fublime, e mul- 
tiplice ed efatta cognizione delle co- 
le , colla doviziofa , e luminofa eloquen- 
za ; e finalmente Cuor bello, cioè deU 
le amabili, e delicate morali Virtù in* 
diffolubile amante , fon tutte quelle 
fogge di bellezza , che riunite in una 
ftclla perfona lo rendono quali un' Og- 
getto di adorazione, una foave delizia 
della Vita, un Ben celeftc in Terra. 
Che fe pregj sì cari , e sì portenti rin- 
con tri od in due , che iì conofcano a 
fondo, una Simpatia irreiiftibilc forza 
è , che gli aflortifea, e vicendevolmen- 
te gli Aringa. 

• 

« 

§. XVI. 



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30 Ragionamento 
§. XVI. 

Sarà quefta durevole, e felice per 
mille, e mille dolcezze, fe i pregj dell' 
Animo forpafTano con eccetto tutti i 
pregj corporei : farà vacillante, c fu- 
gace , e fotto una dolce fuperficie , ama- 
ra ed ortica, fe un bel Corpo che in- 
vogli, deforme animo, e da vizj in- 
fociali macchiato, nafeonda, o Mente 
racchiuda (travolta , o abbacinata. Con 
tali difetti può bene (lare un' animale- 
fca paflione ,una paiTionc bella non già. 
Bella, e tenera amicizia vuole un Cuo- 
re adorabile, vuole un* efquiiìto buon 
fenfo , fe non un'Ingegno, ed uno Spi- 
rito trafeendentc il mediocre livello, 
e fenza bella, e tenera amicizia non vi 
è bella pafsione. Dunque il diletto, 
che la corporea bellezza infpira, fol- 
tanto inclini il cuore , ma la Ragione 
oltre la feorza trapafsi, penetri fino al 
centro dell' animo , c tutti gli afcoli 
Attributi fuoi curiofa indagatrice, e giu- 
dice imparziale rintracci , cmifuri. Non 
fupponga credula le intcriori bellezze , 
ma ve le veda in piena luce. Se le ve- 
de, 



Primo. 31 

de, approvi la propenfion dell* affetto, 
dalla corporea bellezza prima eccitato, 
c lafci liberi al cnore gì' innocenti fuoi 
moti, che un taf Oggetto n' è degno. 
Ma fc al contrario, riguardando l'Ani- 
ma, da un vezzofo Corpo velata, quel- 
le bellezze non vi ravvifi, che effee 
debbono f unica real forgente delle belle 
pafsioni, come ne fon la vita, ritenga la 
favia Ragione le fconiìgliate inclinazio- 
ni del cuore verfo quel Corpo, e come 
unaSfinge, un' Arpia, una Circe venefi- 
ca, una feduttricc Sirena, fotto mentite 
larve quella fallace fuperficial bellezza 
rifguardi, e la fugga torto, e la detcfti . 
Se Ragione illumini, e feorga a degno 
Oggetto il cuore , le Simpatie beata cofa 
fono, e dono preziofo del Ciclo. Mafc 
gli ertemi fentì guidano foli il cuore a- 
gli affetti, e loSpirito cede i dritti fuoi 
fovrani a chi non ha conlìglio, la Simpa- 
tia è cieca, e corre forfennata colà, 
donde dovrebbe fuggire; vola in pre- 
da agli affanni, e al tardo pentimen- 
to, mentre incauta s' immagina di vo- 
lare in braccio alla più invidiabile Fe- 
licità. 

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