Thursday, May 30, 2024

Grice e Valletta

 LETTERA 

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DEL SIGNOR 

GIUSEPPE VALLETTA 

NAPOLETANO. 


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lettera 

DEL SIGNOR 

GIUSEPPE VALLETTA 

napoletano 

fn difetta della moderna Filofòfia , e 
de' coltivatori di eflà , 

INDIRIZZATA ALLA SANTITÀ’ 

DI CLEMENTE XL 

Aggiuntavi in fine un'ojf umazioni fopra ' 
la medefima . 



IN ROVERETO 

Nella Stamperia di Pierantonio Berno Libr. 
MDCCXXXII. 


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: -, 'ALL’ XLWSTRISS. SIC. AB. ’f 

FRANCESCO PARTINI 

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Nobile Provinciale del Tirolo, ec.ec, , 



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Olto tempo è, Jlluflriffmo 
Signor Abate , che 
per darvi qualche piccio- 
lo contraffegno della divo - 
Zioa mia verfo di voi , io vado tra me 
ftejjo meditando , qual co/ a , non del tut- 
to di] pregevole , e di . voi indegna , do - 
vejft offerirvi . Ed ora ufcendo da’ miei 

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■ T“ » 'f '' i*' *'* * -ì r .! 

*orri&; la prima volta una dotta * ed 
erudita Opera del Sig. Giufeppe Val* 
tetra , la quale manofcritta lungamen- 
te era andata per le mani de* virtuofi; 
quefta appunto ho . difegnato d' indiriz- 
zare a voi , sì 5 per darvi un picciolo 
faggio del de fiderio ardentìjfimo > eh' io 
bo d' incontrare con e fio voi ferviti , sì 
ancora per fare un pubblico attediato 
al mondo della /lima grande , ch'io con- 
fervo della voftra ragguardevole Perfo- 
ra . E nel vero fé , com * a tutt' altri 
è in ufo di fare , io voleffi raccoglier 
qui le glorie de * trapaffati , teffendo un 
lunoo catalogo di tanti e tanti glorio fi 
Antenati della vofira nobile Famiglia , 
i quali e nell' armi , e nelle . lettere rif- 
plendendo , non meno il vofiro Ceppo , 
che tutta cotejìa Patria ili ufi r areno ; 
certo de non ■; uno > ma ben mille moti- 
osi io avrei per indurmi a ciò fare . 

. Concioffiachè allora egli . mi fi farebbe 
. tofto innanzi la fingolar perizia nell' ar- 
mi di PIETRO , illu (Ire, e .antico ger- 
irne della vofira onorati fiima Prof apia , 

* il 


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il quale da Galeazzo Vìfconte Duca di 
Milano meritò d* ejsere fatto Condot tiere 
delle fue. armi > Mi . fi prefent crebbe 
fitto gli occhi il valore di quell* altro 
PIET RO d' età ma ? non di merito 
inferiore , a cui i eccellenza nel mefiier 
te ftmil mente della guerra , acqutfiò l* 
uffizio d) Capitano dell*. Imperador Maj • 
fimifiano J. i , e di ALESSANDRO 
altresì , che in qualità pur di Capita • 
no fi morì in Ungheria . Ma molti , 
e molti ì anche fiudiof amente, trapalan- 
do y come potrebbe . poi .fuggirmi dalla 
vijìa la , decantata dottrina . , fingolar- 
mente nell* arte Medica > e la probità 9 
e integrità de' cofiumi di FRANCES- 
CO P ART INI , il quale in quel feli- 
ce fecola del cinquecento cotanto s* avan- 
zò > e ft difiinfe , che meritò le lodi , e 
gli applaufi d'uno de' maggiori letterati 
di quell'età , che fu Andrea Mattioli > (i) 

• e d'ef- 

(i) Nell* Epiftola dedicatoria de 1 Di/cor fi /opra 
Diofcoride al Principe Ferdinando d* A u Aria . Ve- 
nezia 1668. E negli fte/fi Difcorfi /opra il libro 4- 
di Diofcoride capitolo 80. 


e d' e ([ere fatto Protomedico dì due Ce- 
fali , cioè Ferdinando I . , e - Maffimilia- 
no li.'? Cèrto che i pregi di co fiat , i 
quali di molto accrebbero lo fplendore del- 
la vofira Stirpe -, io non potrei per mo- 
do alcuno non Jommamente celebrare : 
e tanto meno que' di MELCHIORE 
fuo figlio i il quale dalla matura pru- 
denza pur di Maffimiliano li. Impera - 
dorè » di cui era ' Configliero , > fu' (celta 
a far efeguire ^Imperiai comandamento 
di por giù /’ armi , fattola'- judditì 
del Finale in Italia '.(*) Ma io non ne 
verrei sì toflo a' capo , : quando 'a’ me- 
riti degli Avi'-vojìrì i.'com' -bó det- 
to piuttofiò chea voi mede fimo va- 
le jft riguardare . " I pregj degli ante- 
nati' apportano più (limolo >3 -che lode 
a' ■ (uccefiori \ , ed è molto ' mifer, abile 
la condizione di colui -, ' il quale noti 
po((a in altro . mod o diftinguerft , che 
col! aprire i (epolcri de’ fuoi maggio- 
ri » . 


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(2) Mambrino Rofeo Storie del Mondo libro II. 
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ri , e temendo nn lungo panegirico del- 
le loro gloriofe azioni , far fi corona 
al capo di meriti non fuoi . ■ Per la 
qual cofa , ponendo da /’ • un de' lati 
quelle lodi , le quali non fono sì pro- 
prie dì voi , che comuni non fieno an- 
cora a tutta la Famìglia , ed alle fole 
voftre t in cui gli altri non v* hanno 
parte alcuna rifiringendomi ; dico > 
che quello , che principalmente rn ha 
invogliato a procacciarmi luogo nel no- 
vero de' vofìri fervidori t e che non 
pojfo fe non grandemente ammirare , 
fi è quella incredibile gentilezza , ■ e 
foavità di coftumi.y e di maniere , 
per mezzo della quale ben fate chia- 
ramente apparire da qual . forgente 
traete t origine , e i natali . h 
non fo per cagion di quefla con qual 
fronte poffano riguardare in voi cer- 
te anime t le quali non riflettendo > 
che • /’ e (fere nate nobili è fiato un 
accidente , cui altro loro non appor- 
ta , che impegno di ben imitare gli 

antecejfori ; di tanta rufiicìtà , e 

fai - 


... V3&7' 

falvatkhe^za ripiene comparirono 
folamente nell * afpre , ed altiere 

fembr ano .avere ripofia la loro gloria . 
Poi fiete certamente di un amaro rim- 
provero a tutti cofioro % e C umanità 
vofìra , quando attentamente vi riguar- 
da Q ero , non potrebbe che riufcir loro di 
jomma vergogna , e confo fione . Ma fic- 
come y nè alterigia , o di / prezzo altrùi 
la nobiltà della Famìglia , per chiara , 
eh' ella fi fa , è fiata giammai baftan- 
te ad infpirarvi , . Così nè al fafio y o al- 
la. libertà le •comodità » e gli agj > che 
dalla fortuna avete : nè .alla vanaglo- 
ria * o alla prefunzione le nobili quali- 
tà. dell’ animo voflro , hanno giammai 
potuto aprirvi la firada , Tanti rari 
pregi- finalmente , tutti infieme uniti , 
non fono -fiati valevoli a feemar punto 
di quella vofira naturale affabilità , e 
dolcezza di tratto , la quale quanto in 
altri è più rara > altrettanto in voi ab- 
bondantemente appari fee t e campeggia . 
Qttefta vi eccita la maraviglia di tut- 
ti coloro , che di voi hanno alcuna co. 

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difienpì guefia concilia ì* amore , 
e ^uCfi^nera^iòni de- vojìri Concito adì* 

. niy^ 0?quefia finalmente induce , an- 
zi con una dolce violenta quaft rapi* 
ffce , e sforzai cìafcbeduno a farvi un 
volontario tributo de* fuoi affetti , e 
del fuo cuore . Ma che dirò di quel - 
i* bontà j ingoiare , con cui prendete 
a protteggere qualche perfona ingiù • 
fiamente oppreffa , e oltraggiata > fa- 
cendo vedere , non altrimenti effervi 
fenfibili- i torti > che fi fanno alla 
ragione , e alla gtufiìzia , che fe a 
voi me de fimo f off ero fatti ? Voi con 
quel rincrefcimento fiete folito fentìre 
i colpi t che la fortuna vibra con - 
tra /’ onefie infelici perfine > col qua- 
le gli fentirefie , fi contra voi me- 
' de (imo foffero fcagltati ; e con queir 
occhio riguardate gl * infortuni » e mi- 
ferie altrui , con cui riguarderefie quel- 
le de* vojìri più cari congiunti . Di 
qui è y che e col configlio , e con 
/’ opera non mai vi mofìrate fianco 
di fivvenire > e beneficare coloro > 

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* quali per la loro innocenza fi ren- 
dono meritevoli della vofira protezio- 
ne ; ; ed avendo avvertito , che il ve- 
ro carattere degli animi nobili , an- 
zi quello , che piu .all' Al tifiimo ld- 
dio viene ad accodarci , è * il f al- 
levamento delle per fine \o dalla ma- 
lignità degli uomini, >o dall' .avver- 
ata della fortuna inìquamente fir ac-' 
date ; voi perciò, avete creduto im - 
prefa degna di voi lo fendere a que- > 
fie benignamente il braccio , acciò la 
Patria vofira potefse andare altiera ; 
e dar fi vanto -, d'. avere >■ d mercè di 
voi maifempre aperto un a filo all ' 
innocenza , re .fempremai pronta una 
fpada cantra la malvagità , e la co* 
lunnia . Con tal- mezzo voi rifiorate - 
i danni , che la me de [una '.per /’ im. 
matura morte dì MELCHIOR PAR- 
TINI vofiro . degnifsìmo , Fratello ha 
que fi* anni addietro, fifferti # e quello ~ 
fplendore le ritornate ,%che allora per 
efser ella refiata priva -d'-uno de'-fuoi ■ 
più cofpicui , e qualificati Cittadini , 
ave- 


aveva pèrduto l ; A che fero molto t 
molto contriluifcono ancora gli altri 
due vofìri meritevoli (fimi Fratelli , di - 
co GIOVA M BA TJS T A 'PA RTI- 
NI > Abate della Reai Badìa di 
San Pietro di Loreto nell ’ Abruz- 
zo , e il Padre CARLO PAR- 


TINI , Definitor Perpetuo Carmelita- 
no t la prudenza , e pietà di cui 
è così nota , e pale/e in quefìa Cit- 
tà. .y che. inut il cofa farebbe il farne 
per me qui parole . Ma troppo chiaro 
io m’aveggio d* avere già foverchiamen- 
te la modejìia vofira offefa , non ri- 
flettendo f che una delle maggiori lo- 
di > che vi fi debbono , è appunto il 
franco rifiuto , anzi difpregio , che 
voi fate delle medefime , Solo mi re- 
fia adunque di fupplicare il generofo 
animo voflro a ricevere in buon grado 
ia piccolezza del dono , che umilmen- 
te vi offro , non alla qualità di ejfo , 
ma al de fiderio dei donatore riguardan- 
do \ e pregandovi in fine a non difdir- 
mi la fofpirata grazia d’effere anch' io 

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allogato tra i voflri 

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Rovereto 17. Ottobre 1732; 


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VmìUfs. Devotìfs. ObbUgatìfs. Servo 

Pierantonio Berno. 


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LO STAMPATORE 

A CHI LEGGE. 

* - , • . 

N ON poco tempo e (Tendo , che va 
per le mani degli ftudiofi una Lee* 
tera manoferitta del Signor Giu » 
feppe Valletta Letterato Napoletano in di- 
fefa della Filofofia moderna , e d’ alquan- 
ti Tuoi concittadini profeflori della medefi» 
ma , .fino dal 1700. dirtela : ed avendo rav. 
v ifato , com’ ella è molto avidamente ricer. 
cata , e letta dagl’intendenti ; ho (limato 
di far colà grata al pubblico , ed alle per* 
Ione letterate , dandola fuori per mezzo 
delle (lampe, sì per renderla più comune, 
e sì ancora per levare la briga a chi deli* 
dera averla, di farla tralcrivere.* (concia co*, 
là parendomi , che un così utile lavoro ve* 
nirte tuttavia contaminato, e guado dalla 
trafeuraggine, e fonnolenza de’copifti. Io a» 
vrei per verità molto caro avuto di abbatter* 
mi (e non all’ Originai medelimo dell’ Auto- 
re , almeno a qualche copia elàtta , e fedele; 
il che per diligenza ufata non m* è venuta 
pienamente fatto di conlèguire. Spero però,' 
che mercè 1’ afliftenza da perlbne delle buo- 
ne lettere amanti predatami > le quali lì fono 


validamente adoperate in correggerla , rive- 
dendo poco men che tutti i palli nel proprio 
fonte, e togliendovi que* moiri , e quali in- 
finiti errori incorfivi nelle copie ; il cottele 
Lettore non avrà molto che deliberare . V* 
ho in fine aggiunta un’Offervazione fopra la 
medefi ma, affai tortele mente dal Sig. Gir ola- 
7 ino Tartarotti Róveretano comunicatami , la 
quale fono più che certo , o Lettore , che 
non t’ increfcerà d’aver Ietta. Vivi felice , e 
- favorirci col tuo aggradimento la buona incli- 
nazione,- ch’io ho d* adoperarmi a tuo van- 
taggio . La fegùente notizia , polla per più 
contezza dell* Autore dell’Opera , è tratta dal 
Leffico degli Eruditi del Sig. Burcardo Men. 
thenio . • ’ '• '■ » • 

Giufeppt Valletta Giureconfulto Italiano , na. 
Io in Napoli a* 6 . d' Ottobre V anno 1 666. fece 
la pratica nella fua Patria , e ranno una copio, 
ftffimd libreria , injìeme con un gabinetto prezio fo 
di monete antiche , in frizioni ecì Corrifponde . 
va co ’ più infigni Letterati d’ Europa . Traduf- 
fe alcuni libri dall ’ Inglefe in Italiano . Scriffe 
un libro della necejjìtà della [olita pratica in ma- 
teria di religione , come pure un ’ opera toccante 
V impresone di monete move . Morì a' $. di 
Marzo Vanno 17.14. ' • 


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Ntichìflìmo coftumefu 
Beatissimo Pad re ,o 
dir il vogliamo naturai 
genio, ovvero inclina- 
zione, o qual egli fi .fia avvenimento 
degli uomini, i quali a’pofteri hanno 
avuto in penfiero di lafciar qualche me- 
moria per mezzo delle lettere, di muo- 

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verfi a tal opra da picciola e lieve oc- 
cafione , ed. alle voi ce incominciare da 
balle , e aHai deboli fondamenta , ed 
indi poi pian piano p a dare più olcre fin- 
ché al defiato fine fi aggiunga ; e quali 
Tempre digiuni , e non mai fazj di di- 
vorare fulle carte il tempo , e l’ore. 
Quindi è , che veggiamo , che una fa- 
- tica, la quale fui principio fu ftimara 
opra di pochi fogli , tratto tratto li 
avanzi » e fi accresca in tanta gran- 
dezza , e mole , che a gran pena fe 
ftelfa comprenda . Lo ftelfo eflere av- 
' venuto a me io già divido; ma non fo 
com’egli avvenuto fia . Perocché aven- 
do già per foddisfare al gènio de* Depu- 
tati » incominciato a fcrivere una lette- 
ra indirizzata alla Santità' Vostr a 
intorno al procedimento del Santo Uf- 
fìzio nella noftra città di Napoli ; cer- 
to è, che io non ebbi altra intenzione^ 
che di raccorre breve e femplicemente 
le ragioni) ch’ella ne tiene. ..Indi po>i 
crefcendo da giorno in giorno , o ciò 
folfe per l’ampiezza della materia > o 

per 


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pér la moltitudine delle ragioni , e va» 
rietà degli argumenti, e delle autorità 
che fi recavano in prova; s’ è tant’ol- . 
tre la fcrittura avanzata. , eh* è -per 
comporre un volume intero .. Così io 
mentre penfava di avere già compita 
tutta la fatica , volli ancora inveftiga- 
r e la cagione , el’ origine de* movimen- 
ti > e tumulti della noftra città, acca» 

* » 

duti per tal procedimento nel tribunale 
del Santo Uffizio ; quand’ecco che io 
conobbi-, Ae vidi chiaramente, che la 
cagione-di tai tumulti altro non fia fra- 
ta c che una tal gelofia, per così dire, 
di Scuole coll* occafione d' una . cer* 
ta Filofpfia , nomata- comunemente 
Moderna , avvegnaché dia fia anct» 
chiffima , e profetata dagli uomini mi- 
gliori, e più fa vj della noli r a città. £ 
perchè la cofa o non è pur ben intefa , 
ovvero fe intefa , per ambizione, por 
aftio, o per altra cofa , è contrafiata a 
campo aperto , fono forzato , come av« 
vifai nella fuddetta altra fcrittura > con 
quell* altra lettera , indirizzata pari- 

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mente alla Santità* Vostra , dimoi 
Ararne apertiflinumente la verità. ( per 
ordine ancora datomi da’ medefimi De- 
putati ) acciocché niente li taccia per 
quello , che convenevolmente appar- 
tiene alla difefa così della vita » come 
della fama de’ noftri cittadini ; e difen- 
dere un lungo ragionamento > per far 
palefe una volta > e più chiara teliimo- 
nianzaal mondo dell* empietà della Fi- 
iofolia Ariftotelica * « dell* innocenza 
di quell* altra che chiaman Moderna; 
al di cui manifeflamento ben poteano 
dare opera gli altri , e non ftarfene sì 
lentamente a ripofo in una caufa pub- 
blica, e di tanta, importanza ,• perla 
quale ne lìamo malignamente tacciati , 
echi per Eretico» e chi per Ateo» fe- 
condo il livore» e l’ignoranza di quelli 
banditori del Periparo; mentre vene 
fono pur molti intendentilììmi di que- 
lla novella Filofofta , che meglio di me» 
e più profondamente l’appararono» il 
che loro eforco a fare ugualmente , per 
non cadere almeno nel bialìmo» che Ci- 


.cerone diede a coloro , che appretto di 
fefolirengon na 'corti i tefori delle let- 
tere!,, fenza farne partecipi gli altri ; 
così dicendo nell’orazione a favore di 
Archia . Pudeat , ft qui ita fe litteris 
abdiderunt , ut nibil po fjìnt ex bis , ne - 
que ad communem adferre fruSìum , 
ncque in : adfpeSìum , lucemque proferì 
re . Ma non con animo , che pubbli- 
candoli quella fcrittura » vi lìa taluno, 
che fcrivcndo full’ifteffa materia , del- 
le medelìme co fe li avvagha , facen- 
done un’ altro edificio , in cui non vi 
ila di nuovo che una deferente figu- 
ra, e dimenfione. . . 

Laonde tralafciando la parte difpu- 
tabile, dalla quale fempremai la veri- 
tà fugge , e ne va lontana , opponen- 
doli ragioni a ragioni , . argomenti ad 
argomenri , e fpette volte iofifmi co* 
fofifini pugnando » con aliai delibera- 
to conliglio ho, fcelta la-parte idonea, 
in qua ponete, argumenta licei , non 
argument ari . , La quale ettendo màe- 
fira della vita , e de’ tempi , e de’co- 

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fiumi allo ferì vere di Cicerone fteflò j 

potrà affai bene acconciamente com- 
parire più fchietta, e più finceramen- 
te difenderli avanti la Santità* Vo- 
stra la caufa oneftilfima, e il diritto 
di quella Filofofia iniquilfimamente 
oltraggiata dalla turba de’ Peripateti- 
ci . Così furon degni di grandiffima lo- 
da tanti fcrittori , e Greci , e Latini ; 
i- quali all* i fioria fi appigliarono , po- 
nendo perpetuo filenzio alle difpute , 
tormento degl* ingegni delle Scuole li- 
cenziofiflime delle feienze : così anco- 
ra fu degnilfimamente commendato an- 
che dagli eretici fiefii il dottilfimoCar- 
dinal Baronio , il quale dovendo fcri- 
vere delle colè appartenenti alla noftra 
Chiefa cattolica » lafciando a’ chioftri 
le controverfie , e le quefiioni , elefie 
con affai maturo , e più fano avvedi- 
mento la parte ifiorica > per trarne le 
confeguenze- più vere , e reali . Plus 
enim Annate s Baranti > quam Contro - 
verfue Bellàrmini bar etici s necuerunt . 
• .£ qui io avrei già finito , nè bifb. 

gne- 


; . 7 
gnerebbe più dilungarmi : ma perchè 

1* origine di tutto ciò è. d’ uopo che Ha 
palefe , prima di paflare più oltre , e 
affine , ,-cbe niente fi taccia per quello, 
che appartiene alla difeia , così della 
vita , come della fama de’noftri citta- 
dini; egli è neceflario far noto ancora 
alla Santità' Vostra, che 1 * origine 
di quelli nuovi rigori dell' Inquifizio- 
ne ella è data , che vedendoli pur trop- 
po fuora de’chioftri dilattate le lette-, 
re, e propagata nella noQra patria la 
Filofofia , la quale o fia. propria fata- 
lità / portando fempremai feco defla 
difagj , e fyenture , come dice Boe- 
zio , Atque boe ipfo affine s fuiffe vtde- 
mur maleficio , quod tua imbuti dìfcU 
pìtnis o Pbìlofopbia :o-fia per propria- 
gelosìa delle fcuole degli altri Filofo-, 
fanti ; perchè Nibil volunt inter borni' 
nes credi jmlius , quam quod ipfi te w, 
nent / ha cagionato a’ medefimi fai 
movimenti,. che fi fon lafciati a dire, 
.che quella fpffe di pregiudizio aliano* 
Ara fede , perchè da’ principi d’ A-ri-, 

A4. fio- . 


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Itotele lontana fia, come per la tanta 
autorità data ad Arinotele , diede mo* 
tivo a taluno di dire fcherzando: Se»* 
%a Ariftotele noi mancavamo di molti 
articoli dì fede : come fe quelli fof- 
fero (tati cavati dalla dottrina d' Ari- 
notele , e non dalla facra Scrittura , 
e da altro ; che tanto dir non fi po- 
trebbe di S. Paolo , quanto alcuni han 
detto d’ un autore gentile , quando, 
come fcrifle un altro autore , e con 
fenno : Sanila fanliorum non babet 
_ bete Pbilofopbia . 

Ma prima di venire allo fcioglinaen- 
to di quelle vaniflìme oppofizioni , egli 
è di bifogno ricordare alla Santità* 
Vostra , quanto fia (tata commenda, 
ta la Filofofia non meno da' Gentili, 
che da* fanti Padri medefimi . Ecco 
quel > che se diffe Tullio . Pbilofopbia 
am vita parentem , & hoc parricidio fe 
( quifquam ) inquinare audet y & tam 
impie ingratus effe , ut e am accufct , 
quam vereri de ber et etiamfi minus per - 
cipere potuijfet ? S. Giuftino così : Pbi- 

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lofopbìa efl revfrà maximum lonutn t 
& poffeffio i & apud Deum verter abili fi 
qua" ducit ad eum > &■ fi flit fola > & 
fanti i , beatique Htì, qui mentem et do- 
nane. E più oltre: Nemo fine Pbilofo- 
pbia reti am rationem intelligit ; quare 
omnes homines pbilofopbari % & barre 
pracipuam fanti ione m ducere (de. San 
Clemente 1* Aleflandrino n* avvifa lo 
fteflò, e Sant* Agortino parimente co- 
sì : Qui Pbilofopbiam fugiendam putat % 
nibil ■ vult aliud , quarti noi non amara 
fapientiam . E 1’ A portolo quando dif» 
fe , Videte ne quii vos decipìat per Pbi- 
lofopbiam t egli intefe di quella Filofo- 
fia , la quale con folli argomenti da 
Sofirti > e fecondo lemalfime del mon- 
do 6 produce ; il che chiarirtimo fi feor- 
ge dalle parole che feguono , a ut ina • 
nem fallati am % fecundum traditionem 
bomìnum , fecundum dementa mundi . 
11 che vien dichiarato da Sant’Agoftk 
no medefimo, detto luogo fpiegando: 
Et quia ipfum nomen Pbiiofopbia ft con- 
fiderete rem magnam , totoque animo 

ap- 


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*° 

appetendam ffgnifieat ( fiquìdem Pbiìoì 
fophia e fi amof yfiudìumque f apienti* ), . 
cautifftme Apcfialus h ne ab amore fapie a*, 
ti* deterrere videretur , fubjeeit fecun - 
d*m dementa bujus mundi . 

. Egli è dunque affai ben chiaro, che 
nè Satv Paolo , nè Sant* Agoftino , o 
niun altro fanto Padre , Greco, o La- 
tino , abbia giammai pretefo , che quel» 
la apparare non fi doveffe ; anzi che 
leggiamo tutto il contrario , come s’è 
detto. Al che aggiugner u può - l’av- 
vertimento di S. Clemente l’ Aleffan- 
drino fopral lodato; Pbilofopbiam ante 
Domini adventùm , Crucis ad jufiitiam 
fui (fé neeeffariami nunc autem ad pei 
caltum t & pietatem utilem effe (*j La 

m* * » i j C|tt3e l • 

». ■ • 

» » ... 

" « » « ... ’ * 

(*) Quello non fi vuol in terpefrar In modo, che 
S* Clemente Aimafle , che I Greci fi giufti6catfe- 
ro per mezzo della Filofofia .» Egli credeva , che 
la Filofofia remotamente gli difndnetfe alla cogni- 
zione di Crifio , dando lor notizia del vero Dio, 
c fomminiftrando loro i mezzi per isfuggire gli er- 
rori . Per altro fenza la Divina grazia , la fede, 
la carità &c. non credette, che uom fi giuftificaf- 
• fe. Vedi Naral Alefiàndro Dijfert. Vllh in Hijior . , 
E cc kf. f*c. IL 


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qual co fa ugualmente avverti il Cardi* 
nal Palla vicino : La Fibfofia nelle dot- 
trine Teologiche è utile come i foldati 
frante ri negli eferciti; cioè in maniera 
che fervano > ma non comandino . Im- 
perocché a tutti fi permette la liber- 
tà di fìlofofare. Bona mene ( dice Se- 
neca ) omnibat patet , omnes admittit , 
omnes ad hoc fumus nobile r , nec rejicit 
quemquam Pbilofopbia , nec digit > omni- 
bus lue et . Tanto maggiormente che 
la natuta invidiofà per così dire a li- 
vellare i fuoi Segreti avarifiimaraen- 
te permette , che ora una cola , ora 
un* altra fi fveli , come s’ è finora 
fperimentato per tante ofiervazioni 
fatte e che fi fanno in molte cele- 
bri Accademie dell* Europa , (copren- 
doli fempremai novelli arcani » non 
che nuove, e plausibili opinioni nel- 
le Filosofie . Jn Pbilofopbia ( lafciò 
fcritto Seneca fcefio ) re maxima , & 
involai iffima , cum etìam multum atìum 
fuerit , omnis tamen atas , quod agat , 
inveniet . Quindi Atenagora , che det- 
tò 


k* 

tè un’ Apologia . a prò de’Criftiani agl* 
Imperatori Antonino , e Commodo 
ambeduo filofofi , dille : Nulìum in 
Pbilofopbia rcdundat Crimea .. £ più 
oltre così : Profeto autem bac crimine 
vacat . Tutto ciò però intender fi dee 
per la cognizione di quelle cole > che 
dipendono da caufe naturali, non al* 
tri menti foprannaturali. Il che fu con- 
fiderà to dal medefimo Seneca , ancorch* 
ei fofle gentile . Perfeveras ire ad bo~ 
nam mentem , quam fiultum ejì opta - 
re, cum pojfis a te impetrare. Non fune 
ad Ccelum eleva» da marnisi &c. £ pri- 
ma di lui avvisò Simplicio , Eos folum 
de cauffis naturalihus pbilofopbari fiata « 
ifie: nequaquam autem de Ut ^ qua fa « 
fra naturam exifiebant . 
r : Ora fia lecito d* efaminare più efpref- 
famente, fela Filofofia, che chiama» 
Moderna fia d* alcun pregiudicio alla 
noftra fede cattolica . 

. Primieramente è neceflario, ch'io 
rinnovi alla mente della Santità* Vo- 
stra quei tempi più frefchi , in cui 

sì 


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sì felicemente apparò le feienze tut- 
te , e con ciò : io rinnovèlli , e rallegri 
infìeme . 1* idee della prima fua età ; 
perchè non v'è co fa (come ditte il 
Cardinal Bentivoglio ) che maggior- 
mente I’ animo ricrei , che la memo- 
ria degli anni fcolarefchi , perchè ciò 
egli non è altro , che un tornare a vi- 
vere quella vita innocente , e piò 
lieta dell’ uomo. Si ricorderà dunque 
Vostra Santità» , che malamente 
quefta Filofofìa fia nomata moder- 
na , perocch* ella è più antica , anzi 
la primiera d’<ognaltra: nella noftra 
Italia nata * e coltivata ; onde il no- 
me d’italiana Filofofìa acquiftò, ed 
ancora felicemente ritiene -, come 
va provando per tutto un Libro 
Giovanni Scheffero , dandogli il ti- 
tolo , De naturai & confiti utione Pbi - 
lofoybi* Italica » ftve Pytbagoric* ; Ita- 
liani ettendo ‘Itati i più- celebri Fi- 
lofofi : di quefta fetta . Timeo da 
Locri , Parmenide da Elea , cit- 
tà della noftra Lucania , da* quali 



* » 


?4 . „ . 

denominò due de* Tuoi Dialoghi Plato* 

ne: Archira da Taranto , Filolao fuo 
difcepolo , Li fi ugualmente da Taran- 
to » maeftro di Epaminonda : Ocello 
Lucano , Marino difcepolo, di Proclo, 
e tant* altri. Quefta Filofofia adunque 
fu fondata, ed infegnata nella noftra 
Calabria , detta anticamente Magna 
Grada , che comprende a qua fi tutta 
la fpiaggia marittima del noftro Re- 
gno , propagata nella Grecia , e difte- 
fa poi per tutto il Mondo .* E Pitta- 
gora benché ^comunemente creduto 
da Samo della Grecia, da, altri tenu- 
to dell’altra Samo , città, della Cala- 
bria ftefia , ne fu l’inventore , il qua- 
le non tanto per 1* altezza del fuo in- 
tendimento , e della fua fapienza , 
quanto per la pietà verfo Dio , e per 
1* oneftà de* coftumi , meritò le lodi 
da Clemente l’ Aleflandrino, da Filo- 
ne il Giudeo , e da tanti altri celebri 
autori, così gentili , come cattolici ; 
ed Ambrogio ad Ireneo fcrivendo fa 
teftimonianza efler tratta la fua doti* 

tri- 

* 


I 


trina da q nella di Moisè . .< • - 

r Quefta Filo&fia fu feguitata da De* 
mocrito, difcepold. di Leucippo , e da 
Platone di Socra te^uditore . il primo 
anche da Ariftotele vieti molto com- 
mendato , il quale poi bruciò li di lui 
libri , come vogliono alcuni . Il fecon- 
do però oppugnato^ . nè quefto iìa me- 
raviglia , perochè Platone fuo maefcro 
in molte cofe vien dannato dal mede- 
fimo A rifrotele , o fia ftato per hi furia 
d* ingegno ovvero per vaghezza di 
gloria, che fuole più facilmente muo- 
vere* gl* ingegni più contumaci , «dal- 
rieri, in calcando altre veftigia , e fuo. 
ra di quelle, che' additarono i proprj 
maeftri, da cui ricévettero i primi Te- 
mi, e i buoni documenti della miglio- 
re, e più vera dottrina ; perchè da tut- 
ti egli venga comunemente riprefo , 
ed incolpato d’arroganza. Qui contro 
di lui fenfle Agostino. Taccia Arifto- 
tele , il quale contra Platone è Tem- 
pre fanciullo . E certamente tutti gli 
antichi , i quali non fepararono Pelo. 

quen- 


71 n i mm 




16 

quenza dalla dótti-ina j vogliono , che 
il'Principe de’ Filofofi fia Platone , 
così chiamandolo Ambrogio * ed Ago- 
ftino ; Lattanzio , ed Eufebio il dottili 
fimo | e faviffimo;èd~Arnobio il divi- 
do , e il grande , Plato ille .divinus 9 
multami Deo digita* nec communi a jett- 
tieni multitudinis . E altrove . Plato il» 
de, magnufy pie , fandleque fapient r All* 
incontro , • Arijlotelet nunquam pie aut 
fandie dodius , : dille Filone Giudeo » 
Platone adunque fu in tal maniera fe- 
guacc: della Filofofia di Pittagora , co- 
me avvifa Agoftino» e Lattanzio fref. 
fo, che non contento, d’ averla appa- 
rata in Atene, volle migliore appren- 
derla nell* Italia fteffa » donde ebbe 1* 
origine , e i natali . Quindi fu detto 
eh’ ei pittagorizzafle . lindi volle poi 
inlegnarla col nome di Timeo» che fu 
difcepolo di Pittagora, come ancora nel 
xnedefimo tempo la Filofofia Demo- 
.crito infegnò , di cui bafta dire fola- 
mente il giudicio, che ne Iafciò Cice- 
rone ; Democritus vir magma ìmprimis 


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»7 

cu} tu font toni Eptcitru's' bortulos fuos ir- 
rigavi . .. ’ . : ".v.r* • r. • 

- Ed eflendofi conofciuto poi da’ pri- 
mieri Cristiani, che non v’ era Filofo- 
fia piùatta, e conforme alla Criftiana, 
che la Platonica ( perocché dagli ora- 
coli tanto di Moisè , quanto de’ Profeti 
egli la trarte , e particolarmente da quei 
di Geremia come teftificano Eufebio, 
Cirillo, ed Ambrogio i Quid eft Pla- 
to , nifi ■ Mofes anticip ans , dille Nuróc- 
nio nel trattato dell* Anima ) quella 
in tutto e -per tutto eglino abbraccia- 
rono, tanto maggiormente che fu lo- 
rochiaro , che laconverfione di Giu- 
rino , che poi fa Martire da quella 
forte fiata cagionata , come ei medefi. 
mo confetta nel Dialogo con Trifone; 
poiché dopo aver ricercato tutte le fcuo- 
le de’ Filofofanti , parve a lui di non a- 
ver migliore, e più acconcia Filofofia 
ritrovata , che quella de’Platonici , co. 
me quei , eh’ hanno intefo meglio la 
Divinità , di curdice -1’ Autore della 
Filofofia volgare re-furata : Nonne id:tn 
•• -B ipfc 




x$ 

Ìjìfe [anRiflimut Martyr de fe ipfo refert , 
cum etbrìtcus adbuc veiitm qu&rttaret , 
fe a Peripatetici s tramuta, a Pytbago- 
ricis per longas vias circumventum , & a 
folis Platonici s in arcana fi dei Cbriflia - 
na introduci um effe ? La quale fu fegui- 
tata ancora de Taziano fuo difcepolo , 
e gran Platonico , infegnandola pubbli» 
camente in Roma, perchè preparava 
con facilità l’animo al Criflianefimo . 
Quadrato, A pollinario , MelitoneVe£ 
covi; Atenagora > Bardefane, ed altri 
difenfori della Religione, furono tutti 
Platonici • Ed a chi non è palefe l’A- 
leffandrina fcuola in Oriente , ripiena 
di tanti fanti Padri, e tutti Platonici? 
Origene, Clemente, Cirillo, Eraclio, 
Dionifio , Atanafio , ed altri , io modo 
che Aleflandria , non meno per lofplen» 
dorè della difciplina Ecclefiaftica , che 
della domina, fu dimata un’altra Ro- i 
ma, e la feconda fedia Patriarcale do» 
po quella di S. Pietro . Sant’Agoftino 
nel libro delle Confefttoni di fe fteffo , e \ 
d* altri rettifica eflere flati Platonici , 

quan- 


/ 


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quando e’ narra la vilìta , che fece a Si m> 
pliciano > maeftro dì Sant’ Ambrogio, 
raccontandogli i libri eh' egli aveva 
letto de’ Platonici , da' Vittorino Ora- 
tore Romano tradotti in Latino , che 
morì poco dopo d’elferfi fatto Criftia- 
no . Sopra la qual cofa fè palefe anco- 
ra il piacere, che ricevette Simplicia- 
no in fentire , che non era caduto nel- 
la lezione d'altri libri di Filofofia , pie- 
ni di menzogne, e d* inganni; ma lo- 
lamente in quei de' Platonici , che in* 
fegnavàno la conofcenza di 'Dìo, e del 
Verbo Divino , le di cui parole fono 
qu ette: Gratulatiti eft ntìbi , quod non 
in aliorum Pbilofopborum f cripta incidi f- 
fem , piena faltaciarum , & deceptionum , 
fecundum dementa bujus mundi : in illh 
autem omnibus in ftn aari Deum ' % & ejus 
Verbum . Indi Agostino ileflo poi gli 1 
chiamò i Filofofi di Dìo amatori ; ed 
Eufebio nel libro XI. della Demolirà- 
zione Evangelica , narra , commendan- 
do tanto le contemplazioui di Plato- 
ne, averle tratte da’facri libri degli E-' 

B x brei , 


IO 

*, * 

brei, cioè dell’Ente primiero ndelPI- 
dee , deli*, immortalità dell’ Anima , 
della produzione dell’ Univerfo ,;del 
bruciamento del Mondo , del R i forgi - 
mento de’ morti , della Terra cele (le* 
e del Giudicio'. ultimo : il cbe vieti ri- 
portato ancora da Teofilo Galeo in di- 
fefa della Filofofia Platonica; ed Eu- 
febio. (lefib la difugualianza tra la Fi- 
lofofia Platonica ,.e T Ariftotelica in 
quella maniera divisò : Mofes , Hebra't- 
que Pro.pheta beate Divendi finem tn P r <c~ 
potenti s Dei cognitione, & amicitia %quam 
Religio perfida t , con flit uunt . Hit gemina 
Plato fiatuenr, beatitudini! finem in vir-, 
tute ponit . At Arijloteles aliam infijìit 
vi am , nec aliter beatum quemcumque fu- 
turum defendit , quam fi Ù bona corforis 
utetur valetudine , & externi! opibus a- 
bundabit . ftfa ecco tutte le compara- 
zioni - f e rapporti diflìmili e totalmen- 
te di vetfi traviatone, e A ri Itotele , i 
quali, furon ,difefi dall’UgoSanefe nel 
Concilio di, Ferrara coll’ intervento de* 
Greci , fcrive Enea Silvio ,c con gran 


numero di Prelati . •tie'difcordanzèa- 
dunque tra 'Platone i e Ariftotele Coi 
no quelle '» '•» ' ' • *• • ’ ' 

r /. Platone pofe per fondamento prin- 
cipale non effervi altro , che un Dio ; in 
più luoghi , nel Soffia^ nella Repubbli- 
ca , e nel Parmenide : Arinotele dicen- 
do nòne fervi, che' un [olo primo. Mo- 
tore flabijifce ancora altri cinquanta 
fei Dei i che fanno 'girare i globi cele- 
Jli . E nel primo libro del Cielo, che vi 
ftanddei ùielò molte (óffan^e \ dalle quali 
1‘ altre dipendono > ih mòdo • che fecondo 
la jua dottrina il Mondo * non è già - una 
monarchia , ma poliarchia y o piuttòflo 
anarchia p. ciò che -San 'Gregorio Na%i. 
anzeno ha' affai ben ■ condannato . * 

II, Platone chiama 'Dio nofìro fovra - 
no Padre:' Arinotele non conofce ver fin 
Dio' per padre . 1 * «4 u«>v > -.-v. -> 

III. Platone nel primo- libro della fua 

Repubblica affìcura , - che Dio fia > una 
fo fianca (empiici fftma : • Arinotele ah duo- 
decimo della fua 'Me taf (tea , lo pone 
nelC ordine degli animali > e dell' effe n^e 
compone. B 3 IV- 


il 

. ; IV. Platone nel [e fio della fua Re- 
pubblica , che Dio fta nofro fommo be- 
ne : Arinotele al duodecimo, della fua 
Metafiftca , che' Dio fta un bene , che 
conviene folamente al primo Cielo > del 
quale egli è Motore. > , 

. V. Platone nel quinto della ' fua Repub- 
blica y che Dìo fta la fovraha Sapienza: . 
Arinotele y che. fta un' intelligenza , che 
conofcendo le cofe un he rf ali » non, f appi a 
le. particolari . • •**..« 

VI. Platone nel Timeo y che Dio fta 

onnipotente,: Ari fot eie nell Opere fue , 
che, non abbia ' altra potenza. > che di 
far muovere il Cielo. , . 

VII. Platone nel.Filebo , , nel Soffia* 
e nel Parmenide % thè . Dio abbia crea- 
to le foftanze incorporee: Ari fatele che < 
Dio non abbia giammai fatto niente , 

non avendo altra curai che di far af- ' 
fefo • (opra del Cielo . . , 

i Vili. Platone ' .nel Timeo , che Dio 
abbia- creato il Mondo i Ari fot e le * che 
Dio non abbia fatto il Mondo . 

VIV . Platone * che Dio. abbia fatto 

. : ; il - ■ 

« ^ 


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. • n 

il Mondo prima del tèmpo • Arinotele y 

che tl Mondo , e il tempo ftano fempte 1 

/ » • * . » ■ > 

tati . 

? X; Piatone , che il Mondo offendo' un 
corpo , abbia . una potenza finita: Ari-, 
(tot eie , che il Cielo , e il Mondo abbia- 
no una potenza infinita dì muover fi . 

XI. Platone y che il Cielo , e il Mon- 
do^ come corporei ftano corruttìbili • A* 
tintotele incorruttibili « - 

= XII. Platone , che- Dìo [taf opra ogn\ 
e fiere , J opra ogni foftaitzai Arifioteic-y. 
cbe’fìa falò foftanza . < - - - -*'• 

XIII. Platone , cioè ■ D/o _/?<» libero età 
ogni corpo: Arinotele, che fia. legato da 
una sfera folament e per muoverla 
- X/F. Platone , che Dio abbia* là 
providenza ^/ • co/f : : Arìfto* 

tele , che abbia folo ^quella , defitti^, 
lo. .•■''•'o'i 

XF. Platone , che Dìo governi* tutto 
fi univerfo : Ariftotele K cbe la - No* 
tura , e la Fortuna reggano** '< » ■ « "'■* 
XF7. Platone dice , che Dio ab\ 
bia creato fiamma umana ì Ariftotele, 

B 4 che 


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U 

cbt fta I* atto principale del xorpo ; ma 
eòe . fa tirata^ dalla potè della man 
feria . 

• • • 

z.JQVJIì Piatone , che.l' anima fta una 
forma divina /iti fot eie, , vcbc.fiafor* 

ma naturale:. del fonpa,) ^ A -, 

XVII [ piatone , che' /’- anima fa 
immortale ; Arinotele, eh' e fendo forma 
del corpo , fta- mortale , , 

X/X. Platone che I anima pò fa fe- 
parar fi dal coopti .'•-Arinotele j ^ note 
poffa , forme rei corpo -, .Y , v , - 
Platone } // fommobenefia 

te fere fintile <* JD/o ; Arifiotek.,. che 
fta ne' beni di fortuna', > 

^ X /. . Platone che hi fogna pregare 

D.io .a fiacche ci ' faccia buoni.: Anfiote - 
le , , che Dio. -non .poffa- fentire, le no fi re 
preghiere , non conofcendo le cofe parti» 
eoi ari . 

XXllvPlaton* i/ebe p uomo di buo- 
na vita. i:. fta gradevole' a Dio: Art fia- 
te le , che non .io gradifc4-\ t % 'non cono» 
fcendolò\ «'■Vi ( , .. . . ^ viv 

■.XXIII, Platone , che dopo morte , 7* 

ani- 




«* 


*5 

anime de * malfattori fatto gafligate : ' A- 
ri flot eie-, ube /’ anime e fendo corrotte 
Col corpo i non -patif canti- più altro . f 
■ XX^fV.- Piatone y^ thè, i' morti rifer- 
gerantio' 1 Arijìotele , che dalla privanti* 
otte all'abito non vi fia "rif òr pimento . 

XXK Piatone , che V anirne derub- 
ili faratino collocate in luogo y dove fa- 
ranno molto' felici i' Arinotele non cono- 
fce alcun- luogo di quefia fori a . • '■ 

' Quindi il Sidonio-difle, Explicatut 
Plato, ìmpiicat ut Ari fot elei, 'e il Pei 
trarca del difcorfo dell* ignoranza di 
fe ftefloy e d’altri, attéfta , che Pia* 
toner» Divinum, Ari fot e lem Damo» iuta 
Grati nuncupabant ; e però nel Trioni» 
fo della Fama, così di lui. degnamene 


te canto: 


A • 


\ \ 


• t I n it 


. V'olfimi dà man manca , e vidi 
. Plato, ....... 

Cfo n quella fcbiera andò più prefr 
, . fo al fegno, . s 
«* 4 / ?«*/ aggiunge , a chi dal cielo 
...... ^ dat o • .. '*■ ... 

E fi- 


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*, £ finalmente tutti concordano, che 
la Filofofia di Platone fia fiata la più 
favorevole > ed acconcia , e quella d* 
«Ariftotele la più contraria , e pregiu- 
diciale alla dottrina della nofira Chie- 
fa cattolica, E Sant* Agoftino attefla. 
Platonica f amili* Pbilofopbos facillìme 
omnium , paucifque mutatiti r fieri poffe 
Cbrifiianos , Anzi un Autore, che fé* 

ce una Diftertazione del modo di ftu- 

« \ 1 

diare la Teologia , impreca coll’altre 
di Ugone Grozio De Jìudiis inflit uendis , 
vituperando aifatto la Filofofia Ari» 
fio te lica , e ragionando egli degli anti- 
chi Filofofi Crifiiani , così dice \ \Qm 
quis effet Arifiot elicti s , eo minus • Còri- 
flianum fuiffe E, de’ Padri foggiunge : 
Olir» multi viri pii , (S doElì % Origene: t 
Clemens Alexandrinut , Jufiinus , Augu - 
jlinu ! , & alit y ex Plafoni s fcbola ad £c- 
clefiam Cbriftianamtranfierunt : f ed nul- 
li y aut certe pattei ex fcbola Ariftotelis , 
qui metaphyftcis ejus fpeculationibtn , & 
arguti is inferii erant . E il medefimo 
Autore dice f che Pietro £amo era 
-fi d’opi* 


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d’ opinione , che fi dovefle bandire da T 
tutte le Scuole , ed Accademie la Me-t 
tafifica d’ Ariftoteleu Petrus Ramasi 

I 

( fono parole dello fleflò Autore ) stiri 
do fi us , & perfpicacis in Philofopbia ju- 
dici't ( luet Ariftotelici contra fentiant ) 
Tbeologiam illam , quam ? Arinotele s in 
Metapbyjica docet » impietatem omnium 
impie tatum maxime execrabìlem , & de-> 
tefiabilem effe confirmat , adeoque ex A- 
cadem'ùs exterminanàam , ut a multi s fa- 
flit atum efi . Avendo egli ancora propo- 
fto> fecondò l'ufo dell’ Uni ver (Ita di Pa* 
rigi , primach’ ei fofle creato Maeftro , 
e primachè caduto fofle nell’erefla, pub* 
bliche Conclufioni,per le quali foftenne, 
Qutecumque ab Ari jlot eie dì fi a funt^falfa 4 
& commentiti a effer , e perciò ifuoi fcrit- 
ti in Francia in grandiflimo pregio fono 
tenuti . £ di Guftavolte di Svezia rap* 
porta il medeflmo Autore > che Omnes 
Metapbyficas a regno fuo expulit t & exfu- 
Idrejuffit . Come primamente Antonino 
Caracalla, conofcendo ancor egli quefra 
verità , vietò affatto l’ Accademie de’ 

‘ Pe- 


/ 


Peripatetici , 'facendo bruciare ancora 
tutti i Iibrrd’ Arinotele . E Pietro Poi- 
ret nel libro de Deo , le diede più. che 
bando dalle fcuole con quella ’ defini- 
zione: Pbilofopbia e fi contemplatiti , vel 
cotnpages nugarum Scbolafìicarum ) Ari - 
fiotelicarutii t vel fimiVtum , ad oblivi] ce n- 
dum Dettm , mentemque tumidi s tenebri! t 
& inquieta - pet ulani ta implendam ; In 
modo che da’ mèdefimi Eretici fi con- 
feda edere la Filosofia Ariftotelica dan- 
nofilfima al Criftianefitrio. 


■: £ chi potrà giammai dubitare , che 
la Fftofofia Ariftotelica- fia Hata l’uni- 
ca e fola cagione, anzi l’origine ftefta 
di tutte 1* creile, eflendo ciò mani fe- 
llo per l’autorità di tutti gl’lftorici, 
e di tutti i fanti Padri , ' che in quei 
tempi fiorirono, i quali erano preden- 
ti alle difpute , e ne’ Concili ftefti per 
confutarle ? Aezio Vefcovo d* Antio- 
chia ne’ primi tempi appunto della no- 
ftra Chiefa , non fu egli Eretico, e 
poi foprannomato Ateo: Astìus Atbe- 
usì non peraltro, fe non perchè trop- 



*9 

po addetto alle Categorie d* Arinote- 
le egli era , come nota Svida; ed Epi- 
fanio , e Gregorio Nifi'eno lo ftefio afr 
fermano.. De Chrijìo magis Academico t 
quant Eccleftaftico more f ape differebat . 
E fattoli pertai fofifmi Eretico , e poi 
Ateo, coro’ è detto,; fu. privato della 
Chiefa, e la fua fetta, ,ch’è la ftefla, 
che l’Eunomiana , detta da Eunomio 
fuo, difcepolo , e compagno nell’erefia; 
fu fino alla morte perieguitata dagl* 
Imperadori Onorio „ è Arcadio ; e Te- 
miftio Ariftotelico , come nota Svida 
ftefio , chefcriffe fopra il trattato del- 
la Fifica ». dell*. Animai» e d’altri libri 
d’ Arinotele , fu Eretico, come Gio- 
vanni Filopono. ; N ice foro così d’eflb 
loro dicendo : Johannes ifte Philopone - 
us Alexandrìnus , . ita ut diximus T rithei- 
tarum i hdereticorum pr afe Bus fuit , prò- 
inde atque olim Tbemiftius Pbilofopbut 
jub .Valènte Agnoetarum feft<e praivit r 
E degli Ariani , perchè Ariftotelici , 
come difle Sant’ Epifanio ftefio. Ouod 
fuerint novi Ariftotelici % & ab Arinotele 


3 ° 

verterti jaculationes ftbt ipfts affricuerint . 
San Girolamo contro a’ JLuciferiani 
Scrivendo , non dille egli mededmo , 
Accedit ad hoc , quod Ariana barefts 
magie cumfapientia f acuii facit , & ar- 
gument ationum rivos de fontibus Ari - 
fiotelis mutuatur ? ES. Fauftino pa- 
rimente de’medefimi Ariani parlando.* 
Ubi nunc f unt impia illa vejlra fophif ma- 
ta , qua Ariflotelis Epifcopi vejìri ma - 
gifìerio didicifiis ? I Monoddti , i Nova- 
ziani, i Filippini) i Trivefenfi furono 
Eretici, perchè feguaci d* Ariftotele : 
i Carpocraziani , e i Teodofiani il ve- 
nerarono come idolo , Et non minusfa- 
ciunt Moderni ( feri ve Tommafo Cam- 
panella ) qui dicunt , Arinoteli non ef- 
fe contradicendum. E nel fecolo pa fla- 
to Ermolao quanto riguardevdle per 
la fua pietà, e virtù; Barbaro in ciò, 
perchè invocale una volta il Diavolo 
per intendere 1‘ Endelecbia d* Arifto- 
tele , come narra Gabriele Naudeo . 

Ma ritornando agli antichi Padri , 
San BafÌlio in molti luoghi delle fue 

Ope- 


V 


* « J* 

Opere fi querela di quefra Filofofia ; 

come affatto contraria, e totalmente 
oppofta alla noftra fede , e particolar- 
mente ne’ libri contro Eunomio ereti- 
co, allegando a fuo prò Arinotele, a 
cui rifpofe : Hac non ex àoElr'tna fpiri - 
tus fmt , fed de faculari , de qua feri - 
ptum ejì : narraverunt turbi iniqui fabu « 
lattone s > & , qua conventi» lucis ad Be- 
Hai? £ S. Gregorio Nazianzeno ugual- 
mente ne fa molta doglianza, dicendo : 
In Ecclefiam irrepftffe captiones fopbiflicas , 
ac pravum art if cium Arinotele# artìs , 
& bujus generis alia , veìut ALgyptiacas 
quafdam piagar . E altrove così . Abjice 
Ariflotelis minutiloquium , Jagacitatem , 
& art ifi cium: abjice mortale s illos fuper 
Anima fermones,& human a illa dogmata. 
Ed in altro luogo deteftando in tutto e 
per tutto Ariftotele il chiama Struggit »• 
re della provi de n^a Divina . Ireneo in 
in quefto modo ne parla: Minutiloquium, 
& fubtilitatem circa quajìiones , cum ftt 
Ariflotelicum , fidei inferre conantur : 
Lattanzio così ; Arijlotelem de Deo 


ìpfum fecum dtfftdere , & repugnantia di- 
cere t & Jentire immo Deum nec colu- 
ti, % nec curavit « San Girolamo ad Eu- 
ftochio feri vendo : Attende & tu fa - 
tuorum fapientum princeps Ariftoteles . 
In altro luogo . Omnium b*reticorum do- 
ppiata fedem fthi & requiem inter Art - 
fiotelif , 0 Cbryfippi [pineta reponunt , 
& Ut fub diem cunfia concludam fer mo- 
ne , de illis fontibus univerfa dogmata ar - 
gumentationum fuarum rivulis . trabunt . 
E femprcmai.con aperto vocabolo Gi- 
rolamo fteflb verfutiet chiama gli ar- 
gomenti di lui. Origene ne* libri ch’ha 
fatto contro Celfo , grida in più luo- 
ghi contro d’ A ri Itotele come nocivo 
al Criftianefimo > e la maggior parte 
degli altri fanti Padri fono del mede- 
limo fentimento, come Sàn Giuftino 
nel Dialogo per la verità della religio- 
ne Criftiana- con Trifone Giudeo : S. 
Clemente PAleflandrino nelfuo avver- 
timento , . che fa a’ Gentili ; Eufebio in 
più luoghi delle fue Opere: Sant’Ata- 
nalio contra Macedonia no : San Gre- 


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gorio Ni fieno eontra Cunomio : San 
Gregorio Nazianzeno più voice nelle 
fue Orazioni ; Sant* Epifanio ne* libri 
contro l’ercfie : Sant’Ambrogio di nuo- 
vo ne* libri degli Uffizi : S Gio. Grifo- 
ftomo fall* Epistola a* Romani ; e fo- 
pra tutto, quel» che ne feri fie Tertul» 
liano in più d’un luogo nel libro delle 
Prefcrìzioni , e dichiarando egli quel di 
San Paolo , Ne quii tot decipiat per 
Pbilofopbiam , intende egli quella d’A« 
riftorele vana , e fallace per fentenza 
di tutti. Quindi Cirillo l’ A leflandrU 
no gridava.* Heeretici- nìbil aìiud , quarti 
Arifiotelem ruSlant . E Sant’ Ambrogio 
con ugual fentimento, e colle lagrime 
agli occhi dicea , Reliquerunt Apofiolunt » 
fequuntur Arifiotelem . E fra Moderni 
Melchior Cano così ; Habent Arifiote- 
lem prò Cbrtfto , Averroem prò Retro , 
& Alexandrum prò Paulo . E tant' ab 
tri, i quali l'hanno riprovato, e con* 
futato , foto per timore, che non s’irn- 
primefle al Criftiano un carattere deb 
fa fua dialettica » per efler tutta con» 

*• C tra- 


traria alla femplicità della fede > la qua» 
le altro non richiede , che una umile 
fommiffione» e totale credenza, fenza 
veruno ragionamento , e difcorfo uma- 
no . E finalmente lafciar non fi dee 
ciò , che ne fcrifle S. Vincenzo Ferre-- 
rio » che fremeva contro un tanto abu- 
fo nelle Scuole . Quel Predicatore io 
dico tanto zelante , che introduce la 
vigilanza dell’ Inquifizione .per man- 
tenere la purità della fede, non appel- 
la egli queft-a dottrina d’ Arinotele, e 
quella d‘ Averroe fuo feguace, Pbia 
ìas ir<e Dei projefias fuper aquas fapie a» 
tu Cbriftianaj' undefiaéfa^funt amara 
ficut abfyntbium? ETommafo Bonart, 
nobile fcrittore Inglefe , non fidamente 
cattolico, ma ottimo Religiofo , nel fuo 
libro de concordia fetenti a cum fide , in 
pochiffimelparole fa teftimonianza del 
tutto , quando ei dice, Arifioteìem im* 
pii errori s accufari a Pat ribus.. E il P. 
Petavio, ch’egli è certamente la Fe- 
nice degl’ ingegni de’ Gefuiti , in que- 
lla maniera : Ariliotelis Pbilofopbiam 

tan~ 


! 


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I 


35 

tanquam Cbrìfto invifam , & inìmicam, 
atqueab hojle illius Diabolo prof e Si am. 
E. il PaBartoli, ugualmente Gefuita, 
ed elegantiffimo fcrittore nel fuo libro, 
eh’ è la primizia del fuo ingegno , di* 
co. il libro dell’ Uomo di lettere , così 
fclama: Quanta fìragefa ancor oggi quel * 
lo ftruendi , & deftruendi artifex verfi* 
pellis Ariftoteles , creduto autore della 
mortalità ; dell'anima , che in una paro- 
la è quanto dire difiruttor della fede , 
e padre di quei x che vivono fen^a an i- 
ma d* uomo invita di bejìie i: Quindi è > 
che nell’ anno MCCIV. fotto Filip- 
po ;1* Augufto , per pubblico confi- 
gli©,' come dannevoli alla noftra fe- 
de i libri della Metafilica , che al- 
lora folamente veduti s’erano, e tut- 
ti gli altri ancorché, non veduti , e 
foflcro per ^comparire , fu ordinato > 
che fi ì mandafiero alle fiamme . Ec- 
co le : parole . , dell’ Iflorico riporta- 
.te dal medefimo Padre Petavio > 
in diebus .uillis .legebantur, Parifiis. li- 
belli quidam ab Arinotele > ut dice ? 

» C i ban- 


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* 


bamur, compo fiti t luì aocebdnt Meta - 
pbyftcatn , </?/<*;* dir uovo 4 Coftan- 
tinopolì > éf 4 Graco in Latinum 
translati; qui quoniam non folum pre- 
dilla bareft fententiis (ubtitibus occafto * 
**0» prabebant , ò»/»o 6 * 4/»/ sondane 
investii pr abere poter ant , jufi funt 0- 
mnes comburi t & fub paena excommuni- 
eationis cautum eft in eodem Concilio , 
ne quìi de cetero eoi fcribere , legere 
fra fumerete vel quocumque modo b abe- 
re. Esfei anni dopo che fu condanna- 
ta ia Metafilica dei medeiimo , il Car- 
dinal di S. Stefano mandato in Fran- 
cia da Innocenzio III. in qualità di Le- 
gato , proibì a* Profeffori dell* Oniver- 
fità di Parigi d’ infegnare più la Fifica 
del medefimo Arifrotele , il che fu con- 
fermato poi per una Bolla di Gregorio 
IX. come ancor prima per lo Concilio 
•Tu rose fe fotto Aleflandro IIL fu pa- 
rimente vietato leggerli più la Fifica 
a’Religiofi ; quindi dall* Università del- 
la Facultà Teologica di Parigi , c da 
Francefco primo fu fcabilito > Che s* 

r 


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37 

infognale la f 'anta Scrittura , i fanti 
Canoni > i fanti Padri , la Teologia an- 
tica con tutta la purità e femplicità 
pofjtbile , e che fe ne sbandi (fero tutte le 
vane fattigliele , come riferifce coll* 
autorità di molti , M. Baillet . Alma* 
rico ( narra il medefimo Ifrorico , ri* 
portato dal P. Petavio (tetto ) non fu 
egli eretico , come feguace de* princi* 
pj d* Arifrotele? Simone de Turne ce* 
iebre Profettòre di Teologia della me- 
defima Univerfità di Parigi, e David 
Dedinant, poco tempo dopo , non fu- 
rono acculati per eretici , come trop- 
po attaccati, a* fentimcnti d* Arinote- 
le ? Gli Abailardi t i Lombardi , i Poi- 
* tierfi, i Porretatii» come Iettatori del 
medefimo , non furon eglino eretici ? 
Quefte fono le parole del prologo del 
libro contro le fentenze de* medefimi 
condannate « Quii quii hoc legerit , non 
dubitabit quatuor labyrintbos Francia , 
id efl Abaelardum , & Lombardata , Pe- 
trum PìEìavìnum , & Cilbertum Porre* 
tanum uno fpiritu Arijìotelico affiatos , 

C j dum 


3 * . 

dum ineffabtìia Trmitatis , & Incarna- 

tionìs fcholaflica levitate t raffi arcnt , 
multai barefet olim vomuiffe , & adbuc 
errore s pullulare. I Luteri, i Calvini , 
iMelantoni , i Buceri, i Zuinglj , e ' 
gli altri loro feguaci , ancorché apparen- 
temente fi dimoftraflfero nemici. d’Ari- 
ftotele, gettarono, e coltivarono i loro 
velenofi Temi , non con altri ^principi fe 
non 'con quelli d’Ariftotele ftefio . I 
Pomponazj , i Porzj , ed altri traligna- 
rono da’ veri fentimenti deirimmorta- 
lità dell’anima, non con altro errore , 
fe non con quello d* Ariftotele medefi- 
mo . I Serveti , i Socini , i Poftelli , 
non con altra direzione che di lui ftefio 
divulgarono que’ loro pefiimi ritrovati ; 
e fceleratifiìme innovazioni alla noftra 
Religione . 11 Macchiavellifmo, ch’è 
lo ftefio che l’Ateifmo Exiit ( dice il 
Campanella , col fentimento ancora di 
Melchior Cano , dottifiimo Spagnuolo, 
ed uno de’ più facondi Scola dici del Tuo 
tempo, ed il maggior ornamento della 
famiglia Domenicana , degnifiimo Vef- 

, co- 


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J9 

covo nell* Ifole Canariè, e fu eziandio 
uno de'Padri , che intervennero ahCon- 
cilio di Trento) exiìt t torno a dire,, ex 


Pcripateticifmo - Il quale aggiunge anco- 
ra : Ex Arinotele nata funt in Italia pe* 
fiifera illa dogmata de mori alitate animi , 
& divina circa res bumanat improvi dea- 
tia. £ Seneca ancorché Stoico , perchè 
la Filofofia Stoica alla Criftiana li ag- 
guaglia,' come dice Girolamo il Santo 
nelle Aie Epiftole » non fu valevole ar 
cancellare dal cuore di Nerone Aio di- 


fcepolo que* peftilènriflìmi. fentimenti, 
che imprefli. gli *avea. Alèflandro d\E- 
gea Aio primiero maeftra f efilofófo Pe- 
ripatetico. Come Peripatetico fu ancor 
' Sergio , il maeftrcnperfidilfimodi Mau- 
mety il che* vien -riferitò da Pico della 
Mirandola ; avendo ancoi egli ( Arido* 
tele io dico) d’ una maniera- infegnato la 
fua Fitofofìa ad Alèflandro , e d’ um al- 
tra in Atene, quafi che varia , ediver- 
fà la.lnat ural Filofofìa infegnar fi dovef» 
fe ad un Principe ciré al popolo ; del che 
molto-de me. querelò «Alèflandro • cor» 


4 ® . . „ 

Arinotele fteflb , il quale fu atnbiziofó 

nel dominio delle lettere , come fa 
di più mondi . £ il Carpentario , an- 
corché eretico, nel principio del libro 

della fua JFilofofìa libera , non dice li- 

• \ 

bera mente così tjQuis enim ita ferver fi 
genti e fi , qui mecum nitro non fatea* 
tur., Pbilofophorum Principi ( d* Arino- 
tele ei parla )) ut bomini multa falja » 
& erronea ; : ut etbnico, & pagano mul* 
ta impia , & profana ; ut primo in* 
fìauratori multa . manca , & $mperfe * 
fi a excictife». £ il Padre Petavio ftef- 
fo , torno a dire , il genio veramente 
della Teologia * e delle feienze , il qua- 
le degnamente appellare fi dee il fior 
degl’ ingegni , e ’1 primiero letterato 
tra i Padri Gefui ti , allegando l’auto* 
rità. d’Anaftafio Sinai ra, non dice egli 
così ?, Anaftaftus Sinaita . in eo libro quem 
Via: Ducem nominavif, tefiit e fi , ha* 
reticos omnet , qui vel contra Incarna* 
tionit dogma nefarium movere belìum , 
ex ilio Ari fìat elico fonte fuxiffe . Indi 
egli è , che 1\ Autore fiefib della Filo- 


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4 * . 

fofia volgare re fatata ; così contro i 
fetrarj del medefimo grida : Et adbuà 
Arifiotelem leghi s t interpretamini , de- 
fenditi ! , & exornatis. 

Quindi egli è , che da’fan ti filmi Pa- 
dri medefnni , e da molti favillimi , e 
dotti (fimi Autori è (lato ancora nota- 
to di gravifiimi errori . S Giuftino fcrif- 
fe tutto un Trattato contro i dogmi a 
e le fentcnze d* Arifiotele , nel princi- 
pio del quale così ragiona : It nibil dà 
rebus , quas definiendas ftbi commenta - 
tionibus fui f ftatuit . San Cirillo nel li- 
bro contro a Giuliano fra i Filofofi » 
eh’ hanno errato , principalmente ri- 
pone Arinotele . E' perciò molto deri- 
fo da Bafilio , e particolarmente per 
quello , eh’ egliafierì intorno alla Ma- 
teria prima , e che la materia abbia 
una limpatia naturale d* unirli i e per- 
fezionarti colla forma - Eufebio nel li- 
ti ro della Preparazione dell’ Evangelio* 
e in quello contro i Filofofi detefia non 
(blamente la vita» i cofiumi, la Filo- 
fofia morale > e naturale ; ma la fua 

Me- 




4 ** 

Metafifica, come una pelle delle Re- 
pubbliche. Lattanzio Firmiano il dan- 
na come Sofilla ., ed a fe fteflo contra- 
rio . Ambrolio ugualmente come va- 
rio, e incollante.- Come menzognero, 
efavolofoil riprendono Ago (lino, Teo- , 
doreto, S. Bernardo, e il .Beato Sera- 
fino da Fermo . San Tommafo allegane 
do Agoftino medefimo coll’autorità del 
Gcllio, prova, che fia un impoflore > 
come rapporta il Campanella.. Scoio, 
e Francefco Mairone , come un igno- 
rante affatto della Metafifica, e che le 
cofe tra effo loro repugnanti a-yefle ap- 
provato . Gio. Pico della 'Mirandola , 
e Francefco Patrizio il riprendono nel- 
la Geografia , e nell’ Agronomia, nel- 
le Meteore , nejl’jftorie degl’ animali; 
e eh* egli abbia ! malamente creduto , 
che la terra fia più elevata verfo il 
Settentrione, che altrove.* che’l Da- 
nubio prenda l’origine da’ Pirenei . Pie- 
tro Gaflcndp lo biafima nell’errore in- 
torno alla Galaflìa , all’ origine' delle 
Vene, c jje* nervi del cuore t c in mol- 
. . •> te 


s 

V 

N 


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te altre fimili cofe . Telefio, Duran- 
do , Baccone , Baffone ,. l’ Harveo >• 
Cherneo , Galilei , Maurneo , e Pie- 
tro Alliacenfe , e Niccola di Cufa Car-, 
dinali , ed ultimamente il P. Valeria- 
no Magno , piiffimo , e dottiamo au- 
tore Cappuccino , che fu Miffionario 
al Nord, il confutano» l’ acculano, e 
lo tacciano di molte altre limili fcioc- 
chezze . La fomma , e la foffanza fia, 
dice il medefimo Gaffendo ,che non 
v’è per fona, che fenza roffore diffen- 
der lo poffa , nè fenza tema , e nota ef- 
preffa d’infamia, e di vituperio , che 
l'eguire lo voglia nell’ impoffibilità del- 
la creazione per lo ftabilimento del fuo 
principio , che noii fi faccia niente dal 
niente: che il Mondo fia eterno» e l’a- 
nima mortale : che la previdenza di 
Dio fia talmente limitata nelle cofe ce- 
letti , che non fi eftenda più di queir 
lo, ch’è fopra la Luna , negando an- 
corai’ idee, e confeguentemente il Ver- 
bo di Dio , non che Dio fteffo auto- 
re di tutte le cofe : l’efiftenza degli 
. An- 


^ ^ ' - 

Angeli, de* Diavoli! , l’Inferno , eia 
gloria beata,, e con ciò le pene adat- 
tivi, e i premj a ’ buoni . Inferni , & 
Supere s , effe fabulas Legislatori! e' dif- 
fe nel libro II. e XII. della fua Meta- 
filica. £ tutto ciò o fia propria difav- 
vedutezza , o fi a perchè fi ano fiate 
trafilate , e guade le fue opere , co- 
llie vogliono alcuni , perocché egli fa 
uno de’ maggiori Filofofi della Grecia» 
di cui molto n* hanno celebrata la fa- 
ma , e la dottrina, come dice Macro- 
bio : Nibil tantus vir ignorare potuit * 
Certo egli è nondimeno , che leggia- 
mo predo Diogene Laerzio , antichif- 
fimo autore , che Cleante Stoico fin 
da’fuoi tempi dir folea , Peripateticit 
idem uccidere , quod litteris , qua cum 
bene fonent , fé ipfas tamen non nudi*- 
unt * £ che il medefimo Arifiotele fof. 
fe fiato chiamato in giudicio a pena 
capitale dagli Ateniefi, per non poter 
(offrire anche nella loro politica , e 
falfa religione quei bugiardi , e corrot- 
ti principi d’ Arifiotele, diruttori per 

così 


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così dire dell* uomo , e di Dio freffo } 
la qual pena egli fchifò colla fuga . 
Per la qual cofa in quella maniera fcla- 
mò il Campanella di fdpra lodato; Et 
nos Cbrtfiiarìt retinebimus tanquam ma - 
gijlrum , ne àum tontra Patres > & Con- 
cilia / aera jubentia , quod jubebant A *> 
tbenienfes ; & quod jus : naturar damnat 
in illis, fciolonm au£lori%abit in nobisì 
Abfit Cosi il fuo difeorfo conchiu* 
dendo. O Ecelefia prudente r paftores , 
& o prudente s priucipes , vefirum eft 
banc domenicani perni eiem agnofeert » 
& prodigate . : i . 

£ quel , che maggiormente reca 
maraviglia egli è , che quei medefimi, 
che 1* hanno comentato , difendono 
Platone , dove Aratotele lo danna , e 
quei > che 1* hanno feguifato in molte 
cofe , non folamente 1* hanno contrad* 
detto y ma 1* hanno quali infamato . 
Alberto Magno l’arguifce , Quod ani- 
mai Coeli mot or e m facit . San Tomma* 
fo lo beffa , Quod bine Mundi eterni- 
tatem adferuit > illine animarum immor • 


4 « . . 

t alitatevi fili contradixerit . Scoto il fot- 

tiliffimo Io. fchernifce , Quod tam in - 
conflanter de anima fenferit . E quel , 
che fommamente notar fi dee egli è , 
che il mentovato Alberto Magno, tan- 
to feguace d’ A ri (lo te le, per lo dubbio, 
ch’egli aveva» fe bene, o male avef- 
fe ragionato , in quello modo prote- 
•ftandofi ne’ Tuoi comentarj , conchiu- 
fe : In bis nibil.dixi fecundum opimo- 
nem me am propriam ; fed juxta pofitio - 
nes Peripateticorum ; & ideo illos l.au- 
det , vel reprebendat , non me . 

Quindi S. Tommafo fteflò, difcepo- 
lo d’Alberto Magno, fi avvalfe nella 
fua Teologia di quella Filofofìa , e di 
.quella morale d’ Ariftotele , che più. 
purgatamente fu difcefa in compendio ! 
da S- Gio. Damafceno , avendo da ef- 

• & * % « , v - ^ * W 

fo prefo un modo, più particolare, e 
(incero ; e il Campanella afferma , che 
S. Tommafo . Nullo palio putandum 
efl Ariftotelizaffe ; fed tantum Arifìote- 
lem expofuiffe , ut occurreret malis per I 
Arifìotelem illatis. E S. Tommafo me- 


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47 

defìmé^iì lamentò molto con altri Fi- 


lofofi più giudiciofi del fuo tempo , 
che gli Arabi, e i Mori colà nell' Àfri- 
ca avevan contaminata laFilofofia, e 
T Opere tutte d’ Ariftotele , per non 
faper eglino molto bene di Greco; per 
la quai cofa Giovanni Lomejero nel 
fuo libro della Biblioteca n* avvisò ; 
Qtiod fi Graca exemplaria corrupta fue - 
runt , quid de bis putandum e fi , qua 
in Lattnum.converfa funt ? Sed melius 
cum eo a Slum efi, qtsam cum aliis , . quo* 
rum opera funditus perierunt , & ipfe 
c auffa cxtitit cur multa per irent , qui 
aliar um gloriam adfetraxit .. Indi 
Monfignor Ciampoli chiamolla Filo- 
fofia Morefca t Monfignor Minturno 
Barbarica , e tutti Pagana-. E ben- 
ché in «tempo poi dello /cadimento 
dell* Imperio , e dell; Imperatore Pa- 
leologo > venuti alla noftra Italia i 
Greci filosofanti , e, fcienziati, forte ri- 
fiorita; la nobiltà dell’ idioma Greco 9 
delle filofofie , e delhaltrd Scienze, ap- 
prettano! già eStinte* e tamraerfc coll* 


♦* 

innondatone de* Barberi ; eglino parò 
fi manifeftarono gagliardi difenfori del* 
la Filosofia Platonica » e particolar. 
mente il Cardinal BeiTarione Arcivef* 
covo di Nicea , e il più dotto tra elfi 
fai merito di cui tolfe il Papato laru* 
fiicità dell* Arcivefcovo Perotti Tuo fa* 
migliare » e concia viftaj dicendo in pri* 
mo luogo contro i Peripatetici , eh* e* 
glino .malamente . Conantur Ariftote • 
lem ex gentili) & infitteli Apoflolum f& 
sere . Quoniamfides nojlr * Religionis cum 
Feripatcticorum dottrina no» convenite 
Ne formò molte E pi (loie ; il quale 
fu poi feguitato da' maggiori ingegni 
Italiani» cioè da Marfilio Ficino , Gio. 
Pico della Mirandola , e da altri cat- 
tolici , e particolarmente da Niccola 
di Cufa , e da Pietro Bembo ambe* 
due Cardinali ; il quale contro d* Ari* 
itatele così fclamò: Fovemus ferpentem 
inter vifeera noftra . Di maniera che 
vedeli per lo più Tempre ofiervata là 
Platonica t la Democritica , e 1' Epi- 
curea Filofofia « e (fendo che fono tut- 
to 


\ 


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z. . 49 

te uniformi in concedendo , che gli Ato- 
mi foflero i primi principi di tutte le 
co fé corporee , e che il fovrano bene 
del piacere non confìtta ne’ diletti in- 
degni , e brutali ; ma (blamente nell» 
animo , e nella vitaonetta, e tranquil- 
la della virtù : non come altrimenti 
voleva Arittotele , conti* è detto . .Fu 
notato bensì Epicuro per così dire pla- 
giario > avendo pubblicati per fuoi i li- 
bri degli Atomi di Democrito, «dan- 
nata in lui l' opinione della mortalità 
dell’anima . Gii altri fuoi fentimenti, 
per la fua moderazione, e moralità , 
fembrarono così giutti , e ragionevoli 
a Girolamo il Santo , che propofe a* 
Crittiani di fuo tempo la lezione de* 
fuoi libri ; e da molti fanti Padri eì fu 
commendato . E San Gregorio Naziao- 
zeno, così ne ragiona: jQuis crederete 
Mode rat us , & cafìus dum vixit fuìt fi- 
le , dogma moribui probans. E Sant’Am-. 
brogio ancorché più fevero d'ognaltro 
fanto Padre, e nelle Filofofie più ri- 
gido» pur egli ftimò effere più cpmpa* 

* . D ti* 


59 

tìbili gli orti d’ Epicuro , che d’ Ari- 
notele i portici , come affatto danne- 
voli non che pericolofì ; perocché ne* 
libri degli uffizj al Cri diano apparte- 
nenti » così n’ avvisò ; Epicuri Hortot 
tolcrabiliorcs effe Lyceo Arinoteli; . Il 
che rien confettato ancora da Lattan- 
zio » e da Origene contra Cello . Ari* 
Jlotelem effe deteriorerà Epicurei / . Que- 
lla Filofofia adunque d’ Epicuro , o fe 
altrimenti chiamar fi voglia Democri. 
tica » vien molto largamente di vi fata, 
e comprovata dall* incomparabile Pier 
Gattendi > Canonico , e poi Propoflo 
nella Chiefa di Digne fua patria , Teo- 
logo , e profeffore delle Matematiche 
feienze in Parigi» il quale fu di pura* 
e cadiflìma vita , e uno de* più illuftri 
ornamenti della Francia» o quali l’ora- 
colo detto delle lettere del fecol no- 
Uro» di cui giudamente dir li potreb- 
be , eh* egli intorno alle cofe filofofi- 
che » e feienze Matematiche ne diede 
il giudicio cóme Pittagora , e fpiegol- 
le come Platone . Indi il volere qui ri- 
pe. 


5 1 

petere , anche in menoma parte quel* 

10 , eh* egli medefimo n’ ha fcritto , 
farebbe un ridire miferamente ciò » eh’ 
egli felicemente ne diffe ; e tanto mag- 
giormente , quantochè noi richiede la 
prefente fcrittura, per edere il tutto 
notiflìmo alla Santità' Vostra. An- 
zi in qualunque altra occalione che 
fofle , farebbe un cimentar la propria 
ftima , ed acquetarli certamente la 
rota di temerario , e d’arrogante. Ma 
da lecito farne qualche parola , e dir 
folo > che il Galìendi avendo apprefo 
nelle, fcuole la Filofofia d’ Ariftotcle, 
e da eflo poi tutti i varj fiftemi degli 
antichi Filofofanti , per quanto gli fu 
permeilo dalla condizione umana » e 
dal fuo proprio intendimento » e abi- 
lità ; volle dopo feguitare , e perfe- 
zionare quella d’ Epicuro , come piti 
acconcia , e proporzionata Filofofia 
d’ ognaltra , ammettendo gli Atomi 
principi di tutte le cole corporee ; 
come fende di fe Giacomo) Colonna 

11 Vefcovo al Petrarca: 

Da 


Se 


5 * 

Se le parti del corpo mio diflrutte , 
E ritornate in atomi > e faville . 

Softenendo però , che Dio gli abbia 
creati , e che Dio averte lor dato il 
movimento) e il dirtendimeato , e la 
figura. 

E che il corpo umano, fia di minu- 
ti ffime particelle coni porto, leggefine* 
libri del diritto Civile, e propriamen- 
te nel Titolo de judiciis , nella Lege 
' Proponebatur , così dicendo A 1 fono Var- 
rò, gran Filofofo, e gran Giurcconful- 
to, e Confole di Roma, Quod fi quis 
pittar et , partibut commutati s , aliam rem 
feri: f ore, ut ex ejus ratione nos ipfi non 
idem eflemus , qui abbine anno fuiffemur, 
fropterea quod , ut pbilofopbi dicerent , ex 
quibus particul'ti mìnimts confliteremus , 
bue quoti die ex noflro corpore dee e dere nt, 
aliaque extrinfecus in earum locum acce* 
derent. Ouapropter, cujus rei Jpecies e a- 
dem confifieret , rem quoque eandem ef- 
fe exifìimari &c. 

Quelta Filofofia è (lata feguitata 
/ v in 



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51 

io molte i e quali innumerabili carte- 
dre dell’ Europa, e ballerebbe fol di- 
re, eh* ella non è altrimenti proibita 
da verun Pontefice voftro predeceflb- ; 
re; anziché quali in tutti i luoghi cat- 
tolici pubblicamente s* infegna , ù. ap- 
para , e li profèta . Sia ancor lecito 
aggiungere a tante dottrine che li ad- 
ducono dal mede fimo G a flcndi , e da 
altri, per corroboramento di tal Filo-: 
fofia, un’ altra autorità di S. Grego.: 
rio Vefcovo di Nilfa, la primiera «fé-: 
dia della Cappadocia, il quale viveva 
nel quarto fecolo, fecondiamo di tan- 
ti e tanti fanti Padri , e Dottori della 
noftra Chiefa , fratello di S. Balilio il 
grande , e di S» Pietro Vefcovo di Se< 
bafta nell' Armenia odi Santa Macri* 
na Vergine fondatrice, e Badeffad’un 
Monaft ero colà , nomato Padre de’ Pa- 
dri , e potrebbefi ancor degnamente ap- 
pellare il Filofofo tra i Padri * e il Pa- 
dre tra i Fi lo foli . Cofrut non fola- 
mente fu feguace di quefra Filofofia ; 
ma approvatore d’eira, come li cono- 

D 3 fee 


fce in molti luoghi delle •fue Opere » e 
quali in tutto il Trattato della coftrut- 
tura dell’ Uomo ; liccome in quel li- 
bro dell* Efamerone dicendo: Quando 
eft conditili Orba univerfus , antequam 
fingula parta ipfius apparerent , tene- 
iris tot us detegebatur ; quia fplendor i- 
gnis . ■ qui fui materia particulis latita - 
bat y nondum effulferat . Melcolando 
fpelTo la Filofofia con la Teologia , e 
giudiciofiflimamente avvalendoli de* 
principi filofofici nell’ cfplicazione de* 
Mifcerj , e ne’luoi dilcorfi morali ; e 
parlando della trafmutazione degli ele- 
menti , così con effo feco ragiona . 
Quonam igitnr abjit bumiditas illa , fi 
radiorum ardore non e fi confutata} An y 
qua in dolio, e fi aqua , ft in alterum 
dolium transfundatur , Jìatimque exina - 
niatur , quod . plenum erat ; quia in 
uno aqua non efi , ne in altero qui - 
dem erit ? Hoc fi quii ad dementa 
retulerit , nibil errabìt . Idem enim 
efl y ex uno vafe in alterum < aquam 
t r am f lindi, <3 bumiditatem e terra ex- 

/«- 


ss 

fu gì ò» aeremque tranfportarì . Come 
ancora Sant* Agoftino, Filofofo Plato» 
dico , anzi il Platone della Filofofia Cri» 
ftiana , il quale fiorine! medefìmo tem- 
po ; così dicendo nel fecondo libro del» 
la Genefì , fulla materia l'teffa ; Omnia 
in omnia prope converti . Alii vero effe ali’ 
quod principium fingulis perhiient elemen- 
ti! , quod in alterius elementi qualitatem 
nullo modo ver fatar . 

' Renato Defcartes , prendendo egli 
più alti principi , fece da fe fteffo un 
altro fìftema di Filofofia , il quale ebbe 
per fondamento principale d’effa in prò» 
vando l’efiftenza di Dio , e P immorta» 
lità dell’anima , e fu quefti veri , e fai» 
didimi fondamenti gettò le fue radici 
quella fuaaltidìma Filofofia t raggirando 
fempre le fue Meditazioni intorno a sì 
nobili , e certi principi , a cui aggiunfe 
degli altri, a tutti palefi ; iqualifono 
così conformi a’buoni,e giufti fentimen» 
ti, che molti d’effi veggonfi tratti da- 
gli autori più approvati della Chic» 
fa ; in. modo che riconofciutofi ciò 

D 4 dal 


5 * „ _ 

dal P. di Farvague, ch’era allora unò 

di quelli , che gravemente fi oppone* . 
vano a Renato; divenne egli poi uno 
de’p'il grandi difenfori di lui, avendo 
chiaramente in elfi ritrovato i medefi- 
mi feotimenti della Tranfultanziazio- 
ne , ch’era quafi 1* unico , e folo pun- 
to , che 1* arredava . Il che , dopo 
qualche tempo diftefe nelle Aie Con- 
clufioni Teologiche, le quali aveva an- 
cora cavare dal libro , che il Cardinal 
d’ Ailly , e Vefcovo di Cdmbrai , a- 
veva fatto fopra il Maeftro delle Sen- 
tenze, per manifellare , che quello 
Cardinale propofe 1* opinione di Re- 
nato, toccante gli accidenti della San- 
ttlfima Eucariitia, conforme alla de<- 
finizione del Concilio Ecumenico di 
Coilanza. E dicefi ancora, che aven. 
do letto il P. Lupi ad mitigamento 
del medefimo Padre Farvague 1* Ope- 
re di Renato , ed ofiervato in quelle 
la maniera degli argomenti intorno 
alla Tranfultanziazione , fi fece ben 
collo Cartellano, ancorch’ egli folle 

Ila- 


fratò primamente il principale autore 
della cenfura , che alcuni della Facul- 
tà Teològica avevan fatta degli fcrit- 
ti di Renato fenza farne confapevoli 
gli altri . Queftofubitano cambiamen- 
to d* opinione del P. Lupi parve così 
ftrauo a molti , che furono curiofi fino 
a domandarne la cagione al medefimo 
P. Lupi f a cui rifpofe , eh* egli era 
Caduto in quel medefimo errore d* al- 
cuni , che fuperbamente fi fanno' cen* 
fori , e giudici di quel , che noti fan* 
no , e di que* libri , che non han pur 
veduti , nè letti > perocché egli diffe: 
Fuit fuhita , urgebat , nova rei fui fa - 
bat aures . £ finalmente foggiunfe , 
Che Veritas placet , & vincit . Carte - 
fius bene intelleflut, nibsl cont'met ma- 
li . Onde ravvedutili gli altri , fi di- 
chiararono ugualmente Cartefiani . 
^Soggiungendo ancora altriTeologi , che 
fentimenti di Renato intorno all’efi» 
ftenza di Dio fi conformavano con quei 
medefimi di Sant* Agostino , diftefi 
nel librò X. della Trinità > e -propria- 

merv 


5 * 

mente nel capitolo X. Ed un dotti f- 
fiimo Padre , di cui ne lafcia il no- 
me lo fcrittore della vita di Rena- 
to , vi aggiunfe molte altre limili dot- 
trine > eh’ egli aveva ritrovato in pro- 
va delle opinioni di Renato ; in mo- 
do che ciò fu di gran gioja.a Rena- 
to fteflò, in fentire, che i fuoi penile- 
ri erano uniformi con quei di Sant’A- 
goftino , e di Sant'Anfelmo nel libro, 
detto Profologio , e d’altri fanti Padri. 
E per li fentimenti dell' anima io vi 
aggiungo Glaudiano Mamerto , uno 
de’ più celebri fonti Padri, . che fiori 
nel quarto fecolo ftefiò della noli ra 
Chiefa , che compofc un divinilfimo 
Trattato dell’anima t in confutando 
quell’ enormilfimo errore di Faufto , 
Ve f covo di Rems nella Francia, che 
tenea quella falfiffima opinione >xhe 
nelle creature non vi fia niente d’ in- 
corporeo; ma Solamente in Dio . Que- 
llo Trattato fu dedicato. a Sidonio 
Apollinare, amiciflimo di Mamerto; 
.ed egli è molto elegantemente, e con 

foni- 


59 

fommo giudicio , e finimmo • ingegno 
dirtelo , in cui trattanfi le queftioni 
metafifi che con ogni chiarezza , e fa- 
cilità poflibile in prova dell’immorta- 
lità dell’ anima in modo che non vi 
è fiato chi migliore, di lui ciò abbia 
comprovato . Fondando egli con ro« 
bufiifiitne ragioni, che l’anima operi 
tutta intera ne’ Tuoi movimenti: che 
non fi mova nè verfo l’alto, .-nè ver- 
fo il baffo , o altrove ; eh* ella non 
fia nè lunga» nè, larga, nè più alta r 
eh’ ella non abbia parti interne , nè 
efierne ; e eh* ella penfi , ella fenta, 
ella immagini , e penetri tutta in 
tutte le fofianze : eh* ella fia tutta 
intendimento , tutta fentimento , tut- 
ta immaginazione , tutta di. qualità» 
e non altrimenti di quantità; e final- 
mente , che fia immagine di Dio » 
e confeguentemente incorporea , e im- 
mortale. Et quia imago Dei efi , non 
e fi corpus . E che però cerchi Tempre 
Dio , e defideri conofcerlo , non con al- 
tra immagine di Divinità, chedelia /ua 


6o 

propria ; e che fola mente il corpo fi 
tnifuri per lo fuo di (tendi mento in 
lunghezza» larghezza, e profondità , 
e con altri fomiglianti principi , de* 
quali fe la maggior parte fi veggono 
nelle Meditazioni , e negli altri libri 
di Renato » dir fi potrebbe , o che 
Renato gli abbia stolti da Mamerto , 
ò ch’egli abbia avuto un ingegno geo» 
metrico » giudo » e uguale a quello 
di Mamerto . Da tutto ciò adunque 
fi vede » che quelli principi di Rena» 
to fiano gl’ ideili d* un Tanto Padre , 
che fu Mamerto » gran Filofofo , e 
gr.and* Oratore , il quale fu giudicato 
uno de’migliori, e favillimi Padri del- 
la Chiefa: che meritò la dima d’ ef- 
fere tenuto dotto , quanto Girolamo; 
dedruttore degli errori , quanto Lat- 
tanzio ; provatore della verità » quan- 
to Agodino; e che fia levato in alto t 
quanto Uario ; che abbia ancora fa- 
vellato , come Grifodomo ; riprefo , 
come Bafilio ; confortato» come Gre- 
gorio/ e che fia dato fertile » come 

Òro- 


« 


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$t 

Orofio; robufto, come Ruffino; nar- 
ratore, come Eufebio; dettatore, co* 
me Eucherio ; declamatore , come 
Paolino ; e foavitfimo , come Ambro- 
gio . 

Quella adunque nuova Filofofia , o 
rinnovellata per dir meglio Filofofia 
di Renato, è fiata feguitata, e dife- 
fa dalle migliori Uniycrfità, e proviti- 
eie dell'Europa, ed infegnata pubbli- 
camente nelle cattedre più rinomate 
del Mondo ; e i cattolici fieffi ne fo- 
no difenfori , non che gli autori , e fer- 
rar] ancora , così attefiando il dottif- 
fimo Sorel ne’ Tuoi libri della Scienza 
universale . La dottrina di Momìt Defi 
cartes oggigiorno è feguitata in molte 
, Accademie , e conferenze . V* ha de* 
Prof e (fori di Filofofia , che /* infegnano. 
Molti fe ri appagano piu , che del - 
la Filofofia antica . La quale vien con- 
fermata con pubbliche (lampe da mol- 
ti Religiofi , che n’han divifato tanti 
e tanti libri che nulla più, approvati 
da’ loro Superiori , e fpeciali/fimamen- 

te 


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te ne fono Seguaci nelle cofe più prin- 
cipali i dottiifimi Padri Merfenni , e 
Detei , e Niceron Minimi . IIP. Mai- 
gnani, e il P. Barde : T incomparabi- 
le P. Nicolle , e il P. Malebranche , 
che nel fuo libro de inquirenda Verità - 
te vi pofe tutti i principi , e tutti le 
parti della fua Filofofia Opera , che fi 
potrebbe appellare ' 1’ ultimo sforzo 
dell’ ingegno umano ; ed altri Padri 
dell* Oratorio di Parigi , i quali furo- 
no ancora amiciffimi di Renato, e fo- 
pra ognaltro affezionati (fimo , e mol- 
to famigliare di lui , e della fua JFilo- 
_ rf * fofa feguace, A ntonio Arnaldo uno de» 

maggiori Teologi della Sorbona , e che 
M per la fublimità del fuo ingegno , ed 
eccellenza della fua dottrina , fi può 
- £ /giustamente chiamare l’Aquila degl* 
ingegni, lo Splendore dell’età noftra, 
e il più gagliardo foftenitore della fe- 
‘uWw^r^de Contro il Calvinifmo ; il quale col 
__ . , , ~fuo libro della perpetuità della fede, in 

~ * cui con robufte ragioni , e con eloquen- 

za veramente Grifciana ha fondata 1* 

eli* 



J 


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e fi (lenza reale di Cri (lo nella fantini** 
ma Eucaristia , e poi con altri volu- 
mi , autorizzando colle fentenze de* 
fanti Padri e Greci, e Latini di feco- 
lo in fecolo, e della Chiefa Orientale 
ancora , che fervirono di ri fpofta al li- 
bro di Monsù Claudio , Minirtro di 
Charenton , approvati da tutti gli Ar- 
ci vefcovi , Vefcovi * e Curati della 
Francia > e da altri Teologi , e Dotto- 
ri della Sorbona ; ha dato tal confu- 
sone a'Calvinirti , colla lezione di quel* 
lo , che molti d’elfi illuminati , fi fo- 
no uniti alla nortra Chiefa , come il 
Vefcovo della Roccella , uno degli ap- 
provatoti fuddetti l’attefta: e per tan- 
ti altri libri , che quali ogn’ anno di 
fua vita ha dato alle (lampe , fe ne 
va carco di gloria , e d* anni con 
quella folitudine , propria d* un let- 
terato in Olanda , dove gran tem- 
po menò la fua vita ugualmente 
Renato , con rifiuto magnanimo 
delle cofe del Mondo . Parimen- 
te furono di Renato amorevoli il 

Car- 


I 


«4 , 

Cardinal de Bagne , e il Cardinal di 
Ecrè, e il Cardinal Berul , e il Car- 
dinal Barberino* quando ei fu Lega» 
to alla Francia * il quale tanto fu a- 
mantiflìmo delle cofe dell’anima > che 
non per altro . pare * eh* egli avelie 
trasportato dall’ idioma Greco al no* 
Uro Italiano la vita di Marco Aure* 
lio Antonino Imperadore , eh* ei def* 
crifle di fe fteflb a fa fteffo * fé non 
per dedicarlo all’ anima fua , come 
Specchio veramente, e dottrina , quel 
libro* delle cofe morali * che ponde- 
rar fi debbono dall* uomo ; perciocché 
tutte le cofe di quaggiù, anche in ai- 
tiamo grado confiderate * fvampano 
in nulla . Fu protetta » e difefa anco* 
ra quefta Filofofia da tutti i Principi* 
e potentati ftelfi d* Europa } e partico- 
larmente dal Re di Francia* che grati- 
ficò di due penfioni Renato* e dalla Re- 
gina di Svezia * in cafa di cui egli mo- 
ri * ed ella in grembo della Chiefa ; 
coftà venuta , e fatta cattolica per o- 
pera fola d’un folo Renato * com’ el- 
la 




65 

la fteffa afferma in fua lettera , che fi 
legge nella vira del medefimo; l’auto- 
re della quale narra ancora , che la 
iua maniera di parlare della Religio- 
ne fece convertire alla noftra. Chiefa 
il Marefciallo di Torrena , un Ateo , 
e due Proiettanti; e dalla Principcfla 
Ehfabetta r fu nomato il refugio de’ 
cattolici di Olanda , ed al medefimo 
furono celebrati i funerali con aflìften- 
za di molti Prelati, e delì’Ambafcia. 
tore di Francia -, e d* altri perfonaggi 
illuftri t ed Ecclefiattici , e fu compian- 
to con funeftiffime Orazioni, e lugu- 
bri apparati dalle migliori Accademie, 
a cui ugualmente furono rizzati più e. 
pitafj e maufolei, ed impreffe medaglie 
in memoria della fua pietà , e dottrina . 
- Ed ancorché i Padri Gefuiti , i 
quali poffono dar norma, ed efemplo 
per la loro dottrina , e - fantità di 
coftumi , abbiano, particolare infti- 
tuto , e regola di feguitare affolu- 
tamente .la . Filofofia d’ Ariftotele ; 
il che vien riferito ancora da uno 

E fcrit- 


66 

fcrittore , così dicendo : Apud Jefuitas 
ie gibus fauci curii e fi , neminem in Pbilo - 
fopbia prater Ariftotehm [equi , qua 
caufja e(ì, cur rnjtltt Ortbodoxi non alia 
de c auffa Pbilofopbiam rimentur , quam 
qmd abfque ea non poffe cum Jefuitis 
rette difputari ; nulladimeno vedefi , 
che molti d’ elfi di celebre .fama , e 
d’ una vita efemplare , non fedamente 
la FUofofia.Ariftotelica hanno trala. 
fciata, ma quella novella forma difi- 
lofofare hanno abbracciata , come fo- 
no il P. Fabbri , • il P. Cafati , ' il P. 
Grimaldi, il P Lana, il P. Pardies » 
e il P. Bartoli . La qual cofa li olTer- 
va per lo modo di filofofare , fpiegan- 
do gli effetti della natura per mezzo 
delle particelle, eh’ eglino -han tenu- 
to ne’ loro libri già pubblicati alle (lam- 
pe , le quali non altrimenti permettonli 
fe non coll’ approvazioni d’altri Padri, , 
a ciò deflinati dal medefitno lor P. 
Generale, o Provinciale . Il P. Char- 
let , ugualmente Gefuita , che fu affi- 
ttente Francefe del P. Generale della 

Com- 


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6 > 

Compagnia, e milfionario nell’Attjefi* 
ca, non fu egli amico , protettoref^é 
direttore di Renato? 1} rJ*>j Giacomo* 
Dinet ^Provinciale nella Francia,:^* 
conf flore di Lodovico XIII. e di Lo-: 
dovico XI V. non fu affezionato di Re-- 
nato raedefimo ? Ilr:P.:Braudin firnil-j 
mente Gefuita, benché una volta, gli? 
avelie contraddetto » e riprovate lo, 
Meditazioni , non fu egli medefimo £> 
che ravvedutoli, fi riconciliò con Re» 
nato IfelTo per mezzo del medefimo P.; 
Dinet ? Il P. Atanafio Kircher preoc-' 
cupato una volta dall’odio contro Re-» 
nato, non procacciò poi la fua amici» 
zia, e corrifpondenza èri! P. Miland 
ugualmente Gefuita, non fu feguace 
della Filofofia. di Renato, riducendo; 
in compendio le di lui Meditazioni , ed 
in metodo Scolallico per infegnarle a’ 
fuoi difcepoli ? Anzi quello medefimo 
Padre prima di partire per 1* America, 
volle oflequiofamente , e con particó* 
lar fentimento dar. 1* ultimo addio: a 
Renato fuo amiciflìmc , quali che in 

£ 2 tal 


68 ' 

tal dipartenza non fendile altro cor- 
doglio, che di lafciar Renato , non 
già i Tuoi compagni , i parenti , e la 
patria fteffa. Il P. Stefano' Noe! non 
fu egli parziali (fimo di Renato, e fat- 
to Rettore del Collegio di Chiaramon-' 
te a Parigi , non dedicò i due fuoi li- 
bri di Filìca a Renato , conformandoli 
co’ fentimenti del medefimo ? Pren- 
dendo ancor egli la difefa contro Paf- 
cale per l’opinione toccante il Vacuo. 
IlP.Vatier, parimente Gefuita , non 
fu egli fettario di Renato , ed appro- 
vante delle maniere di fpiegare il fa- 
crofanto mifterio della Santilfima Eu- 
cariftia, fecondo i fuoi principi, e ra- 
gioni? Il P.Grandamy gli fu finalmen- 
te amiciflirao i II P. Francò , il P# 
Fournier furono tanto amici di lui , 
che gli dedicarono i loro libri-. Il P. 
Fonfeca, benché Portoghefe , e il P. 
Ciermans Fiamingo , ma ugualmente 
Gefuiti, fecero un elogio alla Metafi- 
lica del medefimo . In fomma tutti i ' 
Padri-Gefuiti de’ Collegi della Fran- 
i eia 


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69 

eia furonoapprovatori , e fettatori della 
filofòfia di Renato, co’ quali egli ebbe 
una continua corrifpondenza , e vicen- 
devoi commercio di lettere ; e della Tua 
vita ne' due libri ultimamente pubbli- 
cati. Ed ancorché pochi anni fono ilP. 
Rapini , Umilmente Gefuita fi fia al- 
quanto allontanato da’fentimenti di Re- 
nato , dicendo egli molte cofe contra lui, 
ie quali quanto fian meritevoli di rifpo- 
ila lo dican gli altri , noi comportando 
la prefente Scrittura ; nulladimeno il 
xnedefimoP Rapini, parlando egli pri- 
3 fiieramente del Cavalier Digby,eflerfi 
egli tròppo attratto nel fuo Trattato 
dell* immortalità dell'anima , così di 
.Renato favella : Le Meditazioni Meta « 
.fifiche del Defcartes hanno avuto della re. 
f> ut azione j perch'egli s'interna più che al - 
.trinci midollo di quefte materie. Soggiun- 
gendo a quefte parole l’autor della vita 
di Renato . Senza eccettuarne t Gefuiti 
Suarez , e Fonfeca , de* quali prima egli 
aveva parlato, e che p affano per i migliori, 
e più profondi Met affici delle Scuole . • 

E 3 Ag- 


Aggiungendoli ancora , che-veden* 
do le Univerlìtà Protettami di Bafilea 
e d* Olanda effer pur troppo pregi udi- 
ziale la Filofofia di Renato al Calvi* 
nifmo, Il concitarono tanto contro Re* 

. nato , che non contenti di fori vere con- 
tro la fua dottrinargli ordirono anco- 
ra contro la per fona molte calunnie, 
in modo che GisbertoVoezio Miniftro 
d* Utrecht , per avergli oppofto con 
malignità il<fàlfo ; , da quel Senato ne 
fu dichiarato calunniatore ;; e dal P. 
Merfenni fu egli difefo nella dottrina 
■contro il Voezio, a dui s’ erano con- 
giunti in< calunniarlo ancora Martino 
Schookio, Proiettore in Groninga , e 
Meinardo Schotano in Leiden . £ A- 
drianoHereboore non per altro fu per- 
feguitato -da que’ Minittri di Leiden , 
che per. effer egli profeflore della Fi- 
lofofia Carteliana, come ugualmente 
ne fu perfeguitato Arrigo Regio . Il 
Revio , il Frigliandi nelle loro fette 
empiamente famofi , non furono fierif- 
limi nemici ancora , e perfecutori non 


7 * 

meno della dottrina» che della perfo- 
ra di Renato, in modo che fe gli av- 
ventarono contro quali tutti i Prote- 
ttami , non per altro , fe non perchè 
ftimavano , che la Filofofia Cartefia- 
na fotte contraria, e totalmente oppo- 
fta alla.loro falfa religione ? come n* 
avvifa il medefimo fcrittore della vi- 
ta di Renato , contro di cui fcrifle 

ancora tutto un libro 1' empio ateifta 

’ ’ ♦ • ■ » 

gli è però , c he non fono man- 
cati de’cattolici fletti, che hanno fcrit- 
to contro la Filofofia di Renato mede- 
fimo, ed ultimamente 1* ingegnofiflìmo 
P. Nìccola Daniel Gefuita , autore 
del Viaggio pel Mondo di Renato , e 
il dottiflimo P. Daniel Huezio , degnif- 
limo Vefcovo colà nella Francia , c 
molto celebre per 1* altre opere man- 
date alle ttampe , con gran plaufo ri- 
cevute dal Mondo; benché poco feli- 
cemente da lui tentato , per eflergli 
fiato contraddetto da Andrea Petro- 
manno» da Gio. Eberhardo , da Gio. 
• E 4 Scho- 


Spinofa 

Vero 



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7 * 

Schotano , e dà altri ; il éhc per li lo- 
ro libri già impreflì fi vede : come an- 
cora ultimamente fi veggono a favore 
della Filofofia Cartefiana tre ben gran- 
di volumi, impreflì in Parigi, di Pier 
Silvano Regia t da commendarli non 
mai abbaftanza per l’altezza dello fti- 
le ; i quali non tantoflo ufcirono alla 
luce, che furono oppugnati da Gio- 
vanni du Hamel., come poco prima 
furono ivi dati alle (lampe i libri del 

P. Della Gange dell’Oratorio» il qua- 
le fcrifle contro Defcartes, Rohaulr, 
Regio , Gafiendi ,, e P. Maignano , e 
confeguentemente contro Perhault ne* 
Saggi della Fifica, e Grado , e nel Si - 
llema del .Mondo ; e Pietro Petito, che 
poi fi difdifle , come rapporta 1* autore 
della vita di Renato, e tanti altri, che 
hanno fcritro a prò , e contro r Ciò è 
feguito per la folita libertà , che ci è 
nel filofofare ; perchè non vi è cofa, 
che tenga più involti, ed avviluppati 
gl’ ingegni umani , che la diverfitàdell* 
opinioni de’ filofofanti . . E per. molto 

che 


che fiano fiati alcuni fa vidimi , verif. 
fi fi ma cofà egli è » che non han ritro- 
vato altro di certo , che 1* incertezza, 
medefima ; perocché la conofcenza del- 
le cofe umane fempre è fiata ofcurif- 
lima a noi per la manifefia punizione 
del peccato , e giuftifiìmo effetto delia 
vendetta Divina, la quale ha permef- 
fo , che la Verità foffe nafcofia alfuo». 
mo , ficcome l'uomo ha voluto naf- 1 
conderfi alla Verità , il che fu mani- 
fello a' Gentili fteffi, Efiodo dicendo : 

Mentem ceìarunt mortalibus im • 
mortale s . 

effendoci fola mente rimafo un confu- - 
fo intendimento , una vicendevol con- 
tela y e continue difpute fra efTo noi/ 
n on fa pèndo l’ intelletto fiefio , mentre 
propone tante quefiioni intorno alla 
fua efienza , come fi. faccia una delle 
fue operazioni . Mens fernet ipfam ignorat 
difle Sant’ Agoftino , come ugualmen- 
te egli non fa , come fi facciano!’ altre 
operazioni del corpo, mentre noi fmal- 

tia- 


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74 

tìamo le vivande fenza penfarci , dice 
il dottiffimo Boezio , noi refpiriamo 
dormendo fenza ciò considerare, e tan- 
to meno faper fi, pofTono 1* altre cofe 
naturali , e celefti . Jacent ( ne laSciò 
fcritto Cicerone ) ita omnia crajjts oc» 
calta , & circumfufa tenebris , ut nul- 
la acies bumani ingenti tanta fit , qua 
penetrare . in coelum , & terram intrare 
pofjit i Corpora noftra non novimus , qui 
fit fitus partium , quam vim unaquaque 
pars , babeat ignoramus . L’Angelo del- 
le Scuole manifestandone la ragione 
nella fua Somma, così favella : Quia 
ratio bumana in rebus bumani s ejl multum 
■ defciens , cujus fignum ejl , quia Pbilo/o- 
pbi de rebus bumanis naturali invejìi- 
gatione perfcrutantes in multis errave • 
runt , & / ibi ipftt contraria \fenferunt .. 
Il che Similmente avea detto Crifo. 
Homo ; Hi ipji , qui ad omnem pom- 
pam de Pbilofopbia gloriantur, multos , 
& plurimos de eifdem cauffts fcribentes 
libros , non modo fimpliciter difcepta- 
rmt t fed ttiam ftbi contraria pleraque 
' di » 


X 


1S 

dixerunt . Quindi Sant’ Agoflino fteflb, 
delle cole Metafifiche ragionando, con* 
figliò : Noli qu^rere quid fit Veritas % 
fiatim entra fé' oppone nt calìgine! imagi • 
num corporalium , & " nubila ■ pban t af- 
ta at a , & pertutbabunt ferenitatem t 
qua primo iftu diluxit tìbi , ut dìce- 
rem Veritas . • Non perchè quella non vi 
lìa ; ma perchè di quella capaci non fu- 
mo , dille il medelimo ! Cicerone . Ve- 
ri effe al'tquìd non negamut , pertipi pof- 
fe negamus : E altrove : Non enim fu- 
mar ii , quibus nihil verum effe videtur ; 
fed qui omnibus veris fai fa quidam a- 
djunSla effe dicamus tanta fimilitudi - 
ne y ut nulla inftt certa judicandi , & 
difcernendi nota . £ quella è la cagio- 
ne , per ria- quale tanto fi lamentava 
A gofiinò medelimo dell* ignoranza u- 
•mana. QUomodo hoc fcio, quando quid 
fit tempus nefcioì-An forte ne feto que- 
madmodum- die am quod fcio ? Hei mi- 
bi , qui nefcio faltem '-quod nefeiam ! 
Come Plinio parimente compaifionan* 
do tutto l’uomo , ftimollo in ciò piò 

mi* 




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tniferabile de’bruti'jperchèficcome que- 
lli non s* inquieta» giammai di niente, 
contenti folo di goder femplicemente 
de’ favori innocenti della natura così 
la curiofità , eh’ ha avuto 1’ uomo io 
tanti fecoli d’ in vedi gare lo flato delle 
cofe naturali , e fovrane » l* ha fatto 
cadere in mille errori , ed eropiezze , 
nelle quali caduto fra gli altri £uno- 
tnio , per effer Peripatetico , che van- 
tava di fapere, e conofcere sì bene 
Dio , come Dio conofce fe fleffo , per 
avere 

Pien di Fiiofofia la lingua , e ’t 
tetto ; _ • ; 

in quella maniera fu riprefo da Bad- 
ilo in un’Epiflola . Dimmi , fcrivea- 
g». così dicendo; .chi è colui , che fi 
vanta d’ aver giammai acquiflato la 
feienza , almeno delle cofe , che fi veg. 
gono? Spieghi alquanto la, più picco- 
la d’ effe , qual natura eli’ abbia , e 
qual Ha la fua effenza . Vedi colà o 
Éunomio quel piccoliflimo animalet- 
to , 




I 

Ji 


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to , quella formica , còm’ella dìfere- 
tamente affretta il paffo , fornita per 
così dire di fenno in procacciarli il ci- 
bo : come , e con qual forza tragga 
una mole di fe più grande , e geome- 
tra fagace, finalmente dirizza il cam- 
mino alla fua fotterranea cafetta ? 


Dimmi , fe fpirando , .o anelando vi- 
va: fe dioffa abbia il corpo diftinto ; 
fe di nervi, o nodi le giunture legate.* 
fe da mufcoli , o glandule cinti i ner- 
vi fi confervino: fe dalla teda per li 
nodi del corpo la midolla fi ftenda : 
fe il compleffo de’ nervi dia la virtù 
motrice alle membra : fe in lei fia Pepa- 
te , e nell* epate il vafo della bile , e far- 
tene , e le vene , e le membrane ,e le car- 
tilagini, fibre , e tendini : fe peli abbia, o 
no: fe folida l’ugna , o in più parti divi- 
fa : fe tenga occhi, o negli occhi le pupil- 
le, la retina, e 1* altre tuniche : e nonf 
tenendole , come 1’ una e 1* altra fi 
vegga , e sì cautamente.!’ inciampo 
fchermifca : quanto tempo fe n vi- 
va , e qual fia il modo nel generare 


quan- 


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7 * 

quanto tempo tenga nel ventre il par-» 
to : come le formiche non fiano tutto 
alate» ma altre Serpeggino per la ter- 
ra j ed altre volino per 1* aria - Chi a- 
dunque fi vanta di fa pere :le cofe , che 
fono » dica ormai la natura d’ una for- 
mica , e così, poi difcorra della poten- 
za, che Supera ogni mente. Si vero 
fetenti a minuti (fima .formica 1 nondum et 
adjequutus naturar» , quomodo ine or » - 
prebenfibilem , Dei potentiam imaginati o- 
ne tua comprebenfam effe gloriarti. Al 
di cui fentimento uniformandoli Fede- 
rigo Diacono in un’Epiftola del niente, 
e delle tenebre, regi firata ne’ libri del- 
le Mcfcolanze ,h raccolte dali’eruditif- 
fimo , e dottiamo Stefano Baluzio , 
parlando egli del corto , e baffo inten- 
dimento umano così favellò ; Si ergo 
bac, qua propofui bumana mente eom- 
prebendere nequivimus , quomodo obtine- 
bimus quantum , -qua leve fit un de origi. 
nem , gehufque ducunt . E perciò è te- 
nuto più Savio il volgo da Lattanzio ; 
Nam vulgut inter dum plus fapit , quia 

tan- 


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19 

tantum , quantum opus eft , fapit . Là 
onde vien tanto commendata 1* igno- 
ranza, come primogenita del Mondo* 
e Regina del vero fapere dall* autore 
della Moria , e dall’ intendentiftimo 
d’ ogni forta di dottrina) e di lettere il 
Cardinal di Cufa, dandole il ^titolo di 
dotta t avendo egli più libri compofti 
de dotta Ignoranza , come parimenti 
compofti avea più libri Lattanzio ftet 
fo de falfa Sapicntia . < ' » 

: Ma quefto nome di Lattanzio mi 
riduce di nuovo alla memoria quanta 
e quale fia l’umana debolezza intorno 
a quella fapienza del Mondo , che 
chiaman Filofofia , avendone egli di- 
ftefo più ragionamenti , per primo ar- 
gomento ponendo , la Filofofia per for- 
za del nome Hello non eftere altrimen- 
ti fapienza . Et qui entm f apienti* ftu- 
deat , utique nondum fapit , fed ut fa- 
pere poffit ftudeat . In fecondo luogo , 
negando egli affatto le feienze. Morta - 
lis autem natura non capit feientiam , 
nifi qua veniat extrinfecus . Ammette 

fola- 


8o 

/blamente le opinazioni nella Filofofia,' 
quali che la Filofofia non fia altro che 
opinazione. Opinai io fola ejl in Pbilo- 
fopbia . Soggiungendo ancora . Jd erìtm 
e pinntur quifque , quod nefcit . llli au • 
tem , qui de rebus naturalibui difpu- 
tant , opinantur ita effe , ut difputant. 
Nefciunt igitur ventatem ; quoniam 
feientia , certi eft : opinai io , incerti . 

E certamente chi potrà giammai le 
co fé di lafsù , e di quaggiù inveftiga- 
re? Chi è colui, che ha palleggiato i 
cieli, e poi rivellatone a noi gli arca- 
ni? È chi ha penetrato giammai la ter- 
ra , e poi /covertone i fegreti , e qua- 
li fiano le proprie virtù dell’ erbe tut- 
te, e delle piante? 

*• • 

Come Y Indica felce il ferro trag- 
ga i 

E come V altra dì fiammelle av- 
vampi ? 

N ^ * « , * « 

• « 

Come quell’ onda, o altro rafférmi il 
corfo ad un legno ben grande? Perchè 
penetri il vetro, e non il fèrro il lu- 
me ? 


c 


81 

% 

ine ? Come fi facciano gl* incendj ne’ 
monti , e i terremoti nella terra ? Don- 
de derivi l* inondazione del Nilo » i vor- 
tici dell’ euripo , e il reciproco ondeg- 
giamento dell* oceano? Come s’ inge- 
nerino le nuvole , le grandini, i turbini, 
i lampi, i fulmini nell’aere? Se il So- 
le fia quanto appare, o molto della ter- 
ra più grande , e donde le macchie. , « 
faville intorno ? Se globofa , oppure 
concava la Luna ? Se fiano inchioda- 
te in-Cielo le ftelle^ oppur libere per 
l’aria corrano ? Qual del • Cielo ftelfo 
fia la grandezza , e la materia ? Come, 
con quanta , e qual vertigine egli s’ag- 
giri? Quanto fia grande la mole della 
terra , o fu qual baie fi libri , e fi fo- 
ftenga ? Sol ( diffe Lattanzio fteffo ) 
utrumne tantus , quanta! videtur , an 
multi s partìbus major jìt , quam otnnis 
h*c terra : ìtem , Luna globofa fit f an 
concava : & fieli* utrumne coh*reant eoe- 
lo , an per aerem libero cnrfu ferantur : 
Coelum ipfum qua magnitudine , qua 
materia confiet , ut rum quietum fit , 

F an 


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8z 

an mobile > an incredibili celeritate vol- 
vatur : quanta fit terra crajjitudo , aut 
qtitbus fundamentis librata > & ( ufpen - 
fit . £' volere ciò difputare, e con- 
ghietturare Lattanzio il medefimo di- 
ce , non e (Ter altro , che difeorrere , e 
giudicare di cofe fatte in remotifiime 
parti non mai da noi vedute , o fapu- 
te . Quindi il medefimo Lattanzio- , 
così ragionando , il fuo difcorfo con- 
chiude : Si nobis in ea re feientiam 
vendicemus , qua non potejl feirì , non- 
ne infanire videamur , qui id affirmare 
audeamus , *» quo revinci po/Jimus ? 
Quanto, magis , qui natura Ha , qua jet* 
ri ab bomine non poQunt , /city />«- 
, furìofi , dementefque funt ju di- 
cati di ? £ A rnobio così ; X?*»*/ <■«//» - , 
fi verum perfpiciamus , etìamfi omnia 
facula in rerum inveftigatìone ponan • 
f«r , feire nos poffumus? Perocché Omnia 
in rebus bumanis dulia > incerta r fuf- 
penfa ; magìfque omnia verifimilia , quam 
vera , Minuzio Felice dille , Indi il 
Poeta .j 

In- 


8 $ 

Incerta bac ft tu poflules ' 

Battone certa facere nihilo plus 
■ 1 agas > 

Quam ft des operata , ut cum ra- 
• tione infantai . 

£d in confermamento di ciò , fs noi 
riguardar vogliamo a quel, che n’han 
giudicato i medelimi , e i primi fetta- 
tori delle Filofofie, ritroveremo , eh’ 
eglino fteffi han detto > aver fondato 
il filofofare fu i principi dell’ ignoran- 
za medefima, comen’avvifà Arnobio 
fteflo . Ipft denique principe t & feti a- 
rum patres , nonne ipfa e a , qua dicunt , 
fuit eredita fufpicionibus dicunt* Zeno- 
ne, e tutti gli Stoici negarono 1’ opi- 
nazioni ftefle .• Opinar i entra , te feire , 
quod nefeias , non ejl fapientis , fed te- 
mer a rii potius , ac fluiti . Socrate , 
Quod neque feiri quicquam poteft, nec 
opinati oportet . Adunque Tota Pbilo- 
fophia fublata efl , difle Lattanzio. 
Ariftotele fteffo ne’ libri della Metafi- 
sica così ; De bis- enìm omnibus non mo- 
** ’ Fi do 


\ 


84 

do invenire veritatem difficile ejl , verune 
ncque bene ratione dubitare facile ejl . 
Gli Accademici contro a’ Filici, Nul- 
la m effe fcientiam , ed ogni cola proba- 
bile . Democrito , che la verità delle 
fcienze ftia nell’- abiflò nafcolta . Arce- 
fila ( narra Epifanio ) nomato il mae- 
ftro dell’ignoranza da Lattanzio ftef- 
fo , niente doverli affermare di certo , 
negando all’ uomo la fcienza , riponen- 
dola lolo in Dio , e Dio ftelfo Non nifi 
ignorando fcire pojftmus Là onde Cice- 
rone così tutto il fuo detto fiabililce : 
Arcefilas ftbì otnne certamen inftituit , 
non pertinacia , aut fludìo vincendi , ut 
mihì quidem videtur , fed earum tettine 
ohfcuritate , qtu ad confejjionem ignora- 
tionif adduxerant Socra tem , & velutì a- 
mantes Socratem, Democrìtum , Anaxa- 
goram , Empedoclem , orane s pane vele- 
rei ; qui nìbil cognofci , nihil per dpi , ni- 
hil fciri pofje dixerunt : angttjlos fenfus , 
imbecillos animoiy brevia curricula vita t 
& y ut Democritus , in profundo verita- 
tem effe demerfam; opinicnibus , & injìi - 

tu- 


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8 5 

tutìs ornata teneri : . nìhil ■ ventati reità* 
qui : deinceps omnia tenebri! circttmf ti- 
fa effe dixerunt . £ della varietà di tan- 
te opinioni , dell* incertezza delle fa- 
enze y e della moltitudine di tanti Fi- 
losofi giudiciofiffi ma 
pirico così ne ragiona : Ita etiam in' 
hunc mundum , velati in quamdamma - 
i gnam domum , accefjìt multitudo Pbi - 
lofophorum t ad quarendam veritatem , 
quam qui acceperit e fi veriftmile e am 
non credere , quod reEìe conjecerit . li 
quidem certe non dicit ejse \aliquid , 
quod judicetur verità! , propterea quod 4 
in eorum ,r qua funt natura , nìhil pef- 
ftt comprebendi . Il che vien confermato 
ancora da Galeno, così dicendo: Scien- 
tiam neque apud Pbilofophoi , prafertim 
dum rerum naturam perfcrutantur , in- 
ventai . Ammonio tanto fettario d’ A- 
riftotele fteffo n’allega la ragione: Quia 
diverfitate opinionum, diverfo modo rei ef- 
fe verni velf alfa! : quoniam autem opinio- 
ne ihominum varine funt ,& incerta , ideo 
fcientiat quoque e] se variai , & incerta!, ac 

F l prò - 


86 

proinde nuìlam effe rerum eertam f, eie ». 
tiam , & veritatem. Avendo ciafcuno 
il fuo fenfo , e la fua fantafia a parte, 
perchè , come fi dice , quanti uomini, 
tanti pareri: 

m 

Mille homìnum fpecies , & rerum 
difcolor ufus . 

Per la qual cofa è egli moltd virifimi- 
le, che ognuno dipenda dalle fue fan- 
tafìe, ed opinioni , Cum fit ftngulis o- 
pinio affluxus diffe Empirico fletto; di 
qui viene , che Eraclito nominava O- 
pìnìonem facrum morbum . Quella è 
quella , dalla quale fìam tocchi , e 
non dalle co fe medefìme, la quale di. - 
pende dalle prevenzioni , ed anticipa- 
zioni della mente , Sua cuique cum (tt 
animi cogitatio , colorque prior . Come 
ancora per la flima fuperiore al meri- 
to , eh’ ognuno fa di fe flefTo * cagio- 
natagli dall’ amor proprio, eh’ è il più 
cieco, ed il più violento d’ognalero,, 
a niuno ceder volendo : Pbilautia enim 
ejl omnium amorum violentiffìmus , cete- 

.. * ToJ- 


i 


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*7 

rofque fuperat ; vien fempremai a darli 
cieco , ed imperfetto il giudicio . A - 
mor , ftcut odium , ventati! judicium 
nefcit , ditte Bernardo il Santo. E 1* 
uomo non ha altro di proprio, che il 
mentire, e *1 peccare . Nemo enìmba v 
het de fuo y nifi mendacium , & pecca - 
tum . Per la qual cola , torno a dire 
con Lattanzio fteffo: dov’eglièla Fi- 
lofofia? O coll'autore de’ cinque Dia- 
loghi , della Filofofia fletta parlando : 
Non e fi enìm de terminisi fed de tota 
profefftone coment io . Cioè, che non vi 
fia affatto certa , e determinata Filo- 
fotta, anche Propter natuv alerti borni - 
num ad difjentiendum facilitatem . Re- 
nato medefimo per primo principio 
nelle fue Meditazioni non pone egli 
1’ averli Tempre a dubitare nelle co- 
fe filofofiche? In modo eh’ e’ con mo* 
deftiflima protefiazione la Tua Filo- 
fotta dirtele , confettando egli . dì fe 
fletto nella IV. Meditazione così . Cum 
enìm jam feiam naturam me am effe vai - 
di tnfirmam , & limitatam . Ed etten* 

F 4 do- 


88 

dogli (lato una volta afpra, ed acerba- 
mente jfcritto contro da un Padre Ge- 
fuita , di cui virtuofameate non volle 
palefare il nome alle (lampe , fé ne la- 
mentò benignamente in una lettera , 
che fcriffe al P. Dinet Tuo amico , ri- 
chiedendogli , ch’ei tro valle il modo, 
acciò gli fi notificaflero gli errori , per 
emendargli , così dicendo-; Nibil enim 
inibì cptatius efl , cjuam vel opinionum 
mearum certitudinem experiri , fi forte 
a magni! viris ex aminata nulla ex parte 
falfa rsperiantur , vel faltem errorum 
admoneri , ut ìpfos emendem . Come di 
(e (teffo Agoftioo il Santo : Si ahquid 
vel incautius , vel tndoSìius a me pofitum , 
ab aliis merito reprebenderetur , necm't- 
randum e fi , nec dolendum ; fed pottus ì- 
gnofcendum , atque gratulandum , non 
quia errai um eft ; fed quia improbatum. 
E pure quello Padre non aveva lette, 
nè vedute l’opere di Renato ; così egli 
fcrivendo nella medefi ma lettera: Etfi 
enim mibi valde indignum videretur , 
hominem Rtligìofum , cum quo nulla 


n 


*9 

mibt unquam inìmìcitia , nee quidem 
notitia intercejjerat , tam . publice t 
tam aperte , tam infolenter de me ma • 
le dixìfje , nibilque aìiud balere excu « 
f atlanti , . quota quod diceret , fe Dif* 
fertationem meam de Metbodo non le* 

gip-- \ • 

£ tutto quello perchè ben Sapeva 
non eflervi certo filtema di Filofofia, 
che l’uomo Scuramente Seguitar do* 
vede ; elfendo ella in tante fette di- 
vifa j che Varrone fin da* Suoi tem- 
pi ducento ottantotto ne conta , e 
Temiftio trecento: onde Sant’Ambro- 
gio gridò: lnter bas diffenfiones , qu& 
veri potejl effe affina t io ? £ Lattanzio 
ugualmente così : In qua ponimus ve* 
ritatem ? In omnibus certe non potejl 
Or che direbbero Ambrogio, e Lat- 
tanzio Hello fe foffero a* tempi no- 
ftri , ; vedendoli in maggior numero 
Sopraggiunte , ecrelciute ? E quella fra 
Religiofi (ledi , dalla Chiefa non con- 
traddetta , quella io dico sì fiera , e da 
non mai rappattumarli , e quietarli tra 

Tom- 


9 <> . „ . . 

Tommifti» e Scotifti , Nominali , Re- 
alifti, ed altri, e tutti Ariftotelici , a 
fembianza degli Arabi , de* Greci , e 
Latini , i quali eran difcordi in fegui- 
re , ed interpetrare 1’ opinioni del me> 
delimo Arinotele, come rapporta Pi- 
to della Mirandola . Per la qual .cola 
Teodoreto fin da* Tuoi tempi fciamò : 
In litibus omne fiuditim , ornai s <etas e fi: 
bare vota matrum in pueris funt ; bine 
viri , bine doSU cenjemur . 

- .Quindi è, che per 1* incertezza del- 
le Filofofie , e per la varietà delle fet- 
te il medefimo Lattanzio affermò .* 
Cum Pbilofopbia fit in plures feSìas , 
difciplinnfque diffufa , nihil habet certi > 
nibiì denique de quo univerfi una men- 
te , ac voce confentiant . £ San Bafilio 
di quei , che furon tenuti i primi Savj 
della Grecia, dice non efiervi nè an- 
che una fola ragione ferma, e collan- 
te . Nee fola quidem ratio , apud Gr<t- 
corum Sapientes confi flit , immobiliter , & 
inconcuffe ; nimirum pofierìore femper pr io- 
rem excludcate fententiam . £ fimil- 

mne- 


mente Euftazio nell’Efamerone lo fteA 
fo n* accenna • Nulla fententia apud 
Gracos immota manet j femper primam 
oppugnante fecunda > ita ut eos refel- 
lere nibil fit negotii , cum illi propria 
dogmatibus evertendo fujficiant. E Teo- 
> doreto (ledo in quella maniera favel» 
la : Et Ht fiorici, & Pbilofopbi , & Po~ 
età tum de anima , tum de corpore , 
tum de bominis genitura , & confiit ut io- 
ne inter fe litem exercent , dum olii 
qttidem bac » alti vero illa pr a ferunt , 
alti rurfus & bis & - illis contrariam o- 
pinionem adducunt , neque enim verità- 
tìs dicentes fiudio , & defiderio teneban- 
tur ; fed inani gloriola » & ambitioni 
fervientes, ex quo fané faBum efi, ut 
in errores multo: inciderint . Per la qual 
cofa in quella maniera n’avvisò Minu- 
zzo Felice : Itaque indignandum omni- 
bus y indolofcendumque efi , audere quof- 
dam certum aliquid de fumma rerum , 
ac majeftate decernere » de qua ab o- 
mnibus faculis feftarum plurimarum uf- 
que adbuc ipfa Pbilofopbia deliberat * 

Ed 


i t 


Ed allora » che le Filofofie de’Greci in* 
cominciarono a comparire al cielo Ro- 
mano, i Romani ftelfi non s’appiglia* 
rono a veruna d’cfle, foggi ungendo Ci- 
cerone , perchè non eran sì balli gl’ in- 
gegni Romani , che avelfero a foggia* 
cere alle altrui difcipline ; perocché Ro- 
ma t che aveva trionfato nell* armi , 
non comportava farli fervile alle lette* 
re : anzi i Romani ftelfi non fi manife* 
fìarono giammai fettatori d* alcuna Fi- 
losofia, ed i Nobili li guardavano, co* 
me da una pelle , di non efl'er tenuti 
tali ; perchè certi , che avevano prò* 
felfato la fetta Stoica , come Bruto , 
e Caffio ; Aruleno , e Sorano ; Sene* 
ca, e Trafea , ed altri erano tutti mal 
capitati , come macchinatori di congiu- 
re > quantunque Seneca flelTo avelie 
altrimente prote flato in una delle fue 
.Epi Itole , dicendo : Non me cu'tquam 
mancipavi , nttllius nomen fero , multum 
magnorum ingenio virorum tribuo , ali - 
quid et fi meo vindico . Onde lubito che 
alcuno attendeva alla Filofofia, ca- 


, 93 

deva nell* ifteflo fofpetto , come di (Te 

Tacito di Agricola fuo focero . E a 'tem- 
pi notòri dal Re di Francia con un fuo 
arrefio delli d’Ottobre 1668. fu 
proibito a tutti i fuoi fudditi di chia- 
marli l’un l’ altro fettario > e fpecial* 
mente Gianfenitòa. I fanti Padri me- 
defimi avvertirono non dover elfere 
fettario 1 * uomo , e fra gli altri Cle- 
mente 1’ Aleffandrino > così dicendo : 
Praterea non particularìs fefia efi eli- 
genda , [ed quidquìd omnes reile dixe - 
runt Stoici , Platonici , Epicurei > Ariflo- 
telici . Hoc totum [eie Slum dico Pbilofo- 
pbiam. E Sant’Agoftino nel libro deh 
le Confezioni, diffe, Non iftam , a ut 
illam feti am , [ed ipfam , quacumque ef- 
jet , fapientiam diligebam > q vare barn , 
& ampie Sì ebar , Quindi San Tommalo 
ne’ fuoi Opufcoli infegnò con Agotòino 
medefimo , Non effe adfentiendum alieni 
Pbilofopbo in fcbola Cbriftiana , [ed ex 
omnibus decerpendum^quodreiìe dixerint. 
E fra moderni filofofanti Pietro Petito 
afferma nelle Differtazioni , che fece 

in- 


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f 


»♦ 

incorno alla Filofofia ftelfa di Cartellò , 
doverli notare d’arroganza colui, che* 
preflumcr voglia d’ alfentire più ad u- 
na fetta, che ad un’altra , la ragione 
egli rendendo : Ne uni precipue inba- 
rentes , in alias fotte me Hot e s , iniqui, 
& contumeliofi viderentur . Ed ancora 
quell’ altra» perchè non puote perfo- 
na veruna, benché a tutt’ uomo vi s* 
applicale , apparare , e farli capace 
di tutte; conciolfiecofachè non potreb- 
be darne retto giudicio , lodando più 
una , che un’ altra Filofofia . Omnium 
( die’ egli ) fetta rum fieri perfette pe- 
ritum , humanum piane captum exce- 
dit . E a fen lenza d’ Euripide .* Unus 
non omnia vìdet . E Galeno così : Dif- 
ficile effe , ut qui homo fit , non in 
multis peccet , quadam videlìcet peni- 
tus ignorando , quadam vero male in- 
dicando , & quadam tandem negligen- 
tius fcriptis tradendo . E quando vo- 
glia alcuno vantarli di fapere , appet- 
to di quel , che non fa , egli è nul- 
la , dille Temiltio . Ea , qua novimuty 

por- 


I 


i 


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9 $ 

por t ione minima contìnentur , fi .colla* 
ta, & comparata bis fuerint , qua igne* 
ramus. E Paganino Gaudenzio Teolo- 
go , e Protonotario A poftolico nel Li- 
bro degli errori delle Sette , parlando 
egli delle Scuole di Zenone) di Plato- 
ne , di Democrito , e d’ Arinotele , 
così n* avvisò : Illusi quoque colligendum, 
in iis , in quibus nobis Cbnfiianis diffi- 
derà licet > non effe exploratam verità * 
tem. Magna nobis fas e fi uti liberiate 
extra illa , qua arcem Re ligio ni s non 
refpidunt , ut defendamus , quod nobis 
probabilius videretur. 

, Ora egli è vero , com’ è verini- 
mo, che quei medefimi tanto fegua- 
ci d’ Arinotele fono gli autori , oppu- 
re gli approvatoti neflì dell* opinione 
probabile nelle cofe Morali , ammet- 
tendola per lo parere di due , ed an- 
che alle volte d’un folo Teologo, dot- 
to , e dabbene ; perchè nella Èilofofia 
non ammettono ugualmente la proba- 
bilità per tanti, e tanti gravifiimi au- - 
tori, e Teologi , e fanti Padri medeli- 

mi. 




9 t 

mi , dove ancora vi è la libertà di file* 
fofare , fecondo Ariftotele fteffo ? Per- 
chè concedere la probabilità nelle co- 
fe Morali, e poi nelle Fifiche negarla? 
Perchè amettere la probabilità in quel- 
le co fe, che riguardano i precetti del 
Decalogo, e di Cri Ilo, e poi contrad- 
dirla nelle Filofofie , così incerte , e 
dubbiofe? Perchè approvar , per co- 
sì dire, la libertà di teologare, e poi 
oppugnare la libertà nel filofofare ? In- 
trodurre il probabile nelle cofe fpiri- 
tuali, l’improbabile nelle feienze uma- 
ne : magnifiche opinioni nel mefiiere 
dell’ anima, Gretti cancelli nell* ope- 
razioni dell’intelletto, argomenti nel- 
la Morale, freno agl’ingegni : fetenza 
nelle confcienze, confidenza nelle fet- 
enze : ed in un motto , Accademici 
nella ^Teologia, Dogmatici nelle Filo- 
fofie : Filofofi nella Teologia , e nella 
Filosofia Teologi? 

Di qui neceffariamente nefegueper 
forza de’ loro argomenti medefimi , o 
che neghino affatto la probabilità nel- 
le 


97 ' 

le co fé Morali , o feguitandola , la con- 
fe(fino<oelle Filofofiche ancora : oppu- 
re la neghino nella confidenza, o la ri- 
cevano ndl’viatelletto , a cui è lecita 
far ancora gli enti di ragione, e gl* Ir- 
cocervi -e confentire finalmente a noi 
yità Teologiche , e contradar a novi-r 
tà Filofofiche , ciò. non è altro , che 
tarpar, L* ali' all’ingegno , e predarle 
all’anima i per aprirli piò largo il cam- 
po , quando è dretta la via , che al 
Ciel nei conduce , quando . è vado il 
fenderò, che ad opinare ci mena , ed 
ampiofiflinooil regno della nodra men- 
te, ch’ha per confini fpazj immagina- 
ri , innumerabili idee ,-dmulacri in fi-' 
ni ti ; e .con ciò dar luogo , che di lor 
fi ridica ciò , che oltre a tant’ altri- , 
come avvertifce M- Baillet ne’ libri 
del gitìdicio, ch’egli ha. dato de’Savj, 
n’ha detto , e ne fetide, il dotti (fimo 
P, Malebranche di. fopra lodato t ili 
qoedo modo dicendo \lnrebus T beote-, 
gioii antìquitas {e Randa, eft , quia in e a 
P tritai ejì recondita , )am aytem peri- 
y, G la- * 


9 & # 

tat e femeì compera , ab die and a ejl omnit 
curiofitas . At cantra in rebus Pbilofo - 
pbicis non eft fugienda novitas , e ti am 
propter veritatis amorem. Hic enim cu- 
riofitas non patitur metam , ut'- in rebus 
Tbeologicis .Per le quali tanto grida- 
rono Tertulliano, e Cirillo, dicendo: 
Quod primum verum. E per le Filofo- 
fiche Tullio / e Seneca : jQuod ultimum 
verius . E il dotti (Timo Sorel nel libro 
della Scienza univerfale , parlando -egli 
de’ novatori moderni nella Filofofìa ne 
lafciò fcritto : Benché quefiofolo nome 
d' Innovatore a molti fia odiofo , bi fo- 
gna avvertire , : che fé in materia ■ di 
Teologia è da temer fi , non lo è poi co - 
sì nella Filofofìa naturale , ed umana . 
Dicendo in un altro luogo il medefìmo 
P Malebranche , efler perciò gran di - 
/uguaglianza tra le Repubbliche de* 
letterati, e quelle de’ popoli ; perchè: 
fé in quelle fon molto pericolofe le 
novità , in quelle egli è neceflario la 
libertà di filofofare , per toglierli da 
qualch’ errore . lmmo fatius ejl , ut ab 

er • 


F* 


J 


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I 


' 99 ‘ 

errore quifque poffit facilita expedirì , ma- \ 
jarem concedi libertatem in Republica Ut • 
terarum ■ qttam in ceteris , ubi novità s • 
ejì-femper periculofijfima . Si enim Hi , quii 
fiudiis mcumbunt liberta s telleretur , fi- 
que omnes novitate s ìndifcrìminatim ex-i 
ploderentur , hoc paEto bomines in fuit 
erroribus confirmarentur . Perocché nel* 
le cofe filosòfiche non eflerfi ancora tu\ 
trovata la verità Seneca dille . Non- 
dum verità s eji occupata; multum ex il.' 
la .etiam futura reli Slum e fi •• Anzi il 
Columella fu di parere ; ,Quod nulla \ 
ejl ariy vel difciplina , qua {iugulari fiu 
con fumata, ingenio » £ però Utamur 
( dille quel gran Filofofoc) lìberi at e t 
qua nobis [olir in Pbilofopbia <uti licet. 
O almeno Servir ci dobbiamo ' dell* 


opinione probabile, eh’- è propri (lima 
nelle Filosofie fecondo Cicerone , e 
Senza pertinacia , e Senza contumelia 
altrui . Nos qui fequimur probabilia , nec 
ultra idy .quam quod verijfimtlia occurre- 
rint t progredì poffumus , & refellere fine 
pertinacia , & refelli fine iracundiO, 

G i • pa- 


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IOO 

parati fttmus Perocché nelle Filosofie 
Qui attenditi ìd , quod (fi probabile , 
re Eie fe geret , & erit hiatus , diflfe 
Empirico . Quindi leggefi nelle note 
fopra il concordato fulla della noftra 
materia tra i Padri Gefuiti , e quei 
dell’Oratorio di Parigi , dittiate le mi- 
gliori Scuole di quella Univerlìtà . Af- 
fai poco rileva , che fi feguano le nuove 
opinioni, di, Monsù Dejcartes , o Canti- 
che d' Ari fintele •.* Quelli, che fono in-, 
gannati in quefie forte di materie , no n 
lo poffono e fiere flati con pericolo , e s* 
avrebbe il torto- a volergli [opra .ciò in- 
quietare . E fe alcuno creder, volede , 
qhe Platone , ed Ari Itotele fodero in- 
fallibili di gran> .lunga certamente s’ in- 
gannerebbe , perocché eflendo.fi dopo 
tante fette fcòvérro, -nuove' delle, nuo- 
vi pianeti , ed altri fenomeni,: e tane* 
altre cofe, e quali :un nuovo Mondo * 
par eh’ egli era d’uopo di nuova Filo- 
fofia per inveli igarle , non badando 1* 
antiche, per le quali torno 3 dire con 
Seneca dedo , Multum adhuc re fìat 0- 

- pe- 


/ 


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IOf 

perii, multumque refìabit ; nec ulti noi 
to pofl mille facula pracludetur oc c a fio 
aliquid adbuc adjiciendi . E altrove c 
Veniet tempus i quo po/leri nojìri tam a+ 
perta noi nefcìffe mirentur . Plotino 
predo Teodoreto così : Multa , qua 
nobis 'ohm latebant , ipfa die i invenie tJ 

Ed il Poeta: 

• v . * • 

Multa dies 9 

tabilii avi 

f 4 k • • t * 

Rettulit in melius 

• 4 * # « * • 0 t • • 

» • * ' ,» * » t 

E noi fopravanzando in due mila anni 
d’ efperienza , fiam piuttofto fuperio- 
ri . . Indi Cicerone tteflò fin da* Tuoi 
tempi vantava d* efferfi la fua etàl.u- 
gualmente fatta fuperiore nell’ arti, e 
nelle» feienze , perchè più finamente 
refe migliori , e perfette , come ugual- 
mente de’fuoi tempi affermò Tacito .• 
Nec omnia apud priores meliora , fed 
nojira quoque atas multa laudit > . & 
art tu m imìtanda pofleris . £ che i Mo- 
derni abbiano trapaflato , e fopraftat- 
to gli Antichi > egli è chiaro per tanti 

G 3 fpe- 


variufque lai or ma- 


I 


102 . 

fperimenti , e. nuovi inftrumenti per 
elfi fatti nelle celebri Accademie di 
Firenze, della Fraocia , della Germa- 
nia, dell’Inghilterra , di Lipfia , ed al- 
trove ; come ancora per molti libri 
ciò fi comprova ,• e particolarmente per 
quelli delPerhault nel paragone tragli 
Antichi, e i Moderni; e del.P. Rapi- 
ni nella comparazione de’ medefimi % 

, * * i « V * * ' * . | * * 

dottilfimi in vero , ed eloquenti Ili mi 
fcrittori . Quelle fono le parole del me* 
defimo P’ Malebranche : Si quis Ari- 
jìoteiem , & Platonem taf allibite s fui ([e 
crederet , tum ih folis dumtaxat intei « 
ligendis merito • forte incumberet , [ed 
quii id credat , cui faltem mens jana 
fuerit ? quin ratio noe monet ìpfos no- 
vi s Pbilofopbis inferiore s effe , quippe 
bis mille annorum , quo tempori s fpatio 
silos Pbilofophos fuperamus , experien- 
ti a nos efficere debuit pe/tticres . E 
più nobilmente da Renato {ledo in 
quella maniera : Non eft quod anti- 
quis multum. tribuamus propter antiqui- 
tatem , (ed nos ■ potius jis antìquiores 
.... di- 


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10 $ 


dìcendi ; jam en'rn fenior e fi mundus t 
quatti tutte » major emque babemus rerum 
experientiam . Il che fu detto fi foll- 
mente prima dal P. Antonio Pofle- 
vini dottillimo , ed eruditismo Ge« 
fuita - \Quamobrem fi diutius vtxijjet 
Anftotekt , vel fi jam revwifceret pofl 
tot fxcttla » quibtts ali £ res innumera t 
ac propemodum alter orbis emerfit , mul- 
ta effet correSìurus , quia contraria not 
experimur . Ed anche fulle feene dal 
latiniStno Comico . • r- 

I 

Res y tetas , ufus » aliqtiid adpor- 


' ; tet novi y 

Aliquid admoneat , ut qu<e te fes- 
te ergdas , nefeias , ' 

Ed qua tibi putaris primo , in ex< 
*7 p enuncio re*"'*'** 




La qual cofa fu • Umilmente confi- 
derata .dal ..Vefcovo Agoftino Steu- 
co uno. de’ piìi dotti . Padri, del 
Concilio di Trento , ncL. fuo libro 
De perenni. Pbilofopbia t dolendoli 
io quella maniera : . Reeentiorum 

G 4 Pbi- 


\ 


► i 


\ 


104 

Pbdofopborom è am fare calamttatem p 
ut radio ! multo! > quos varia de parte 
Ventai éff anditi- non cernant , propte>ea 
quod uni fefe Arinoteli non dediderunt 
fnodo y fed adeo devoverunt , ut fi fue - 
rit opus , prò dogmatibus ejus tuendit 
in fierrum , fiammamque ruaUt;' in cu - 
jus Pbilofopbia fi quafdam opinione s pra- 
va! conce perù ut $ ut iffum , fi furgeret 
e a defiomacbaturum putem &c. -E vicn 
confermato ancora dal medesimo So- 
rel , così dicendo .* Noi ci' prete jìia- 
mo di voler men male ad Arinote- 
le , che agli 'Arifiot elici . ; JZjfi fono 
guelfi , che ofiinatamente #* oppongono a 
cofe > ch’egli , fe vive (fé riceverebbe 

con piacere , per far profitto de' nuovi 
lumi , che ai .Mondo comparir vedreb- 
be. Lamentandoli ancora il medefimo 
P. Malebranche , che li ut piar imam, 
qui adverfus quafdam Pbilofopbia veri - 
’tates : ree e ns ‘ compertas pertinacia s ob- 
firepunt , quibufdam innovatìonibus in 
Tbeologia detefiandis, pertinacia! a db at- 
tere 1 & indulgere videntur-. Quando 

i fe- 


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iò 5 

i feguaci fteflì d” Ariftotel® , Ammo- 
nio dico» e Simplicio» : antichilfimi au- 
tori, avvertirono non dover effere gl» 
Interpetri ^cogì attaccati a’fentimenti 
delmedefimò» cornei ex tripode pro- 
nunziati, e tanto meno , come fetta- 
rj fcguirgti . Ammonio così: Horum 
. vero explanatcr debet ; neque per bene - 
volentiam afiruere conari ea , qua per - 
per am funt ditta , ac velati a tripode 
ea recipere t fed fuum ìpftus adferre 
dicium . Simplicio in quell’ altra ma- 
niera : Dignum autem Ariftotelicorum 
fcriptorum expofetorem oportet , non ef- 
fe vacuum undequaque magnitudine il- 
lius mentis . Oportet quoque judicium 
babere fwcerum^ jut neque ea , que re- 
tte ditta funt , malo more fufcipiendo , 
invalida ofiendat , neque ft quid ani- 
madverftone indigeat , omni contentane 
inculpabilia moneret , velati in Pbilofo- 
pbi fettam fe fe infcripfe/tt • 

Anzi infra i Giureconfulti ancora , 
i quali a guifa di Filofofanti fi divife- 
ro ugualmente in fette , chiamandole 

Tul- 


v 


ioS 

Tullio Famtlias diffentìentet ; legge fi, 
ch’eglino non erano cosi pertinaci in 
feguire le loro fette , che liberamen- 
te non dicefiero i loro proprj lenti- 
menti , ed alle volte a quei della con- 
traria fcuola non aderifiero , come fi 
vede praticato tra Capitone , e La- 
beone > i quali furono i primi fetta- 
tori affatto contrari fotto Auguflo ,* 
e fotto Vefpafiano , ancorché vi folle 
quella de' Proculejani , e Pegafiani , 
e l’altra de’Sabiniani, e Caffiani, af- 
fai più contrarie fra efiò loro , perchè 
quei 1’ Aritmetica proporzione, e quc- 
fti la Geometrica feguitavano, gli uni 
Stoici , e gli altri Accademici elfendo; 
nulladimeno fu riguardevole la loro 
modeflia in non aderire tanto fervil- 
jnente alle loro famiglie , che volle 
la loro modejflia avellerò apportato 
freno alla libertà delle loro opinioni. 
Matiifejia futi , & confpicua vtterum 
Jurifconfultorum mode fi a y quod non 
ita nec certa alicujus feSìa opinionibus, 
nec futi quoque peculiaribus fententiis 

inh<c - 


*»7 

inhtcferint , ut nonnunquam ab ut dì» 
[cedere fas fibi duxerint , ■ & adverfa» 
ria etiam fcbola perflrinxerint . Sono 
parole di Griftiano Dottore , celebre 
Giureconfulto > il quale ragionando 
di Cello; contrario alla fetta di Jabo* 
leno , fotto Adriano > e Antonino Pio f 
così loggiunge : Et fané videtur bh 
Celfus non adeo partium fiudiis addiSlut 
fuiffe ; • quintino Uberrima voluntate in 
utraque verfatut barefi , & qua ( ibi ad 
palatum fuere , nullo babito feSìa fua 
refpetlu [elegiffe . E in ritornando al 
medefimo Arinotele , leggeli nell’ O- 
pere di effo lui, ch’egli non prelume- 
va tanto di fe , che altri onninamen- 
tefeguitar lo doveffe. Nec alìud ( dif- 
fe un autore ) noi docet Arìftoteles * 
quam quod etiam docuerat Plato : ni» 
mirum fe ipfum refutare. Dicendo dife 
quello medelimo autore. Omne equidem 
genus Pbilofopbia peragravi , nulli acqui e f- 
co, & quamvis ex pr : mis fludkrum rudimen- 
ti! , Peripatetici , Stoici , aut Ac aderitici 
audivimus, pofiremotamen fapientijjimum 

quem- 


IO? 

f uemque Scepticam faSlum , tanquam 
ffanum aliquem in fetenti* campii in - 
gredientem video . E chi fece la nota 
al libro del fuddetto autore, foggiun- 
fe : Plato docuit Veritatem omnibus re* 
bus effe anteponendam . Male ergo fibi 
confulunt , qui veterum , a ut Arijlote - 
ìis placitis ita ob finate inbarent , ut 
tnalint cum illis .< errare , quam id , quod 
eteperientia , ut novi Pbilofopbi folidio - 
ribus fundamentis probant , /<??«/ . £ 
chi per molto ha palleggiato ne’Licei, 
e per poco dimorato nelle Scuole de’ 
Filofofi moderni , ben conofce la natu- 
ra di tanti animali , de’quali non fa- 
vella Ariftotele, ingegnata dall’Aldro- 
vando, dal Vorflio , e dal Bauhino .* 
la virtù , e la qualità di tante erbe , 
e di tante piante, portate a noi dagli 
Antipodi, e fatte descrivere dal Prin- 
cipe Federigo Cefi, ed ora più abbon- 
dantemente deferitte nel libro , detto 
Hortus Malabarìcus : la natura di tan- 
ti minerali , e di tante cofe occulte , 
taciuta da Arinotele , fcovcrta dal 

Car- 


Cardano, dallo Scaligero, da Giorgio 
Agricola , e da Ferrante Imperato. E 
intorno alla bruttura del. corpo uma- 
no quante cofe fi fono fcovcrte da’mo- 
derni?Gafpare Afellio ritrovò le ve- 
ne lattee: il Pecqueto il < facco latteo, 
col dutto. toracico, chilifero : Virfun- 
gio il canaletto pancreatico : Tomma* 
fo Bartolino i vali linfatici : Marcello 
Malpighi quante maraviglie ha detto 
intorno alla ' bruttura ; del cervello , 
delle glandule .» e de*, polmoni; e* l’o- 
vario nelle donne , .che diftrugge/af* 
fatto la dot trina della generazione dell*, 
uomo d’ Arinotele* ritrovato dal Van- 
horne ? '.• E- 1* aggiramento del fangue 
da Guglielmo Hafveo , .dimoftro pria 
da Paolo Sarpi e da Andrea Cefal- 
pini , e . tanti fperimenti nella naturai 
Magia del noftro Giovambatifta del. 
la Porta-;, le maravigliofe 'invenzioni 
nella Chimica dà Bafilio Valentino., 
da Teofrarto Paracelfo, le dal Vanirei- 
mont ; e le offervazioni intorno .alla 
circumpulfìone, fecondo la mente di 
- ; Pia- 


Platone : intorno alla vita , al nutri- 
mento , alla parentela dell* aria , e 
dell’ acqua, defcritte dal nottro Tom- 
mafo Cornelio; e tante altre l'perien- 
ze del Capocci, del Severino» 'del no-> 
Uro Lionardo da Capua ne’ Tuoi Pare * '■ 
r», e nelle Mofetc , e di Francesco Re- 
di . Il nobilissimo ritrovamento dell* 
argento vivo ne* cannelli per la prova 
del vuoto del Torricelli , efaminata 
alla lunga dal P. Bartoli Gefuita : de* 
Vortici del gran Renato ; e di tanti , 
e tant* altri ritrovati del Verulamio , 
del Sorelli , del Keplero , del Gil- 
berto, dello Steiliola, del Campanel- 
la , del Digby , del GaSTendi , del Boy- 
le , ed’ altri. Neil’ Algebra il Cardi- 
nal Slulio , che non ha rinvenuto col 
fuo libro Mefolabium , e il Cardinal 
Ricci in quello De maximis , & mini- 
mii ? Nell’ Agronomia che non hanno 
fcoverto i moderni ? dimostrando i 
Cieli edere fluidi, e non più orbi So- 
lidi, come vollero gli antichi : i pia- 
neti Stimati prima fare i loro giri in- 


ili 

>» 

torno alla terra , muoverli intorno al 
Sole; Venere mutar le lue fall , o 
figure a gutfa di Luna : Mercurio , 
e Marte ancora far lo' Hello : Giove 

• « t 

edere circondato da quattro delle , 
chiamate Medicee, e Saturno da cin- 
que altre , come ditte il Cattini .* ef- 
fer la Lunà un corpo di fùperficie di- 
fuguale , e montuofa : ritrovarli nel-- 
la faccia del Sole molte macchie di' 
difuguale grandezza , e di varia dura* 
zione, agli antichi affatto ignote; eia 
qualità, e difpolizione delle Comete» 
e d’altri corpi celelti non intefe da A- 
riftotele , ed ; inveftigàte da Ticone ; 
e dal" Galilei : la Zòna torrida ere- 
duta inabitabile, etter abitabile, Antì- 
pode! , qui imaginarìì dicelantur , nunc rt- 
vera effe t & alia f excent a , ditte il noftro 
Luca Tozzi nella fua Lezione: e final- 
mente l’agghiacciamento de* liquori non 
etter condenfazione.ma rarefazione con- 
tra Ariftotele:ne’gravi cadenti accelerar- 
fi il moto fecondo i numeri fpari , ed ef- 
fer il tempo radice quadrata dello fpazio 

de- 


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decor fo , e nòti già efler vera la dot* 
trina d’ Arinotele, il quale diffe , che 
i gravi di diverfo pefo averterò diver- 
fa - accelerazione.; fecondo la propor* 
zione della gravità.:, il mezzo non con* ' 
tinuare , ma impedire piuttorto il mo- 
to de’ proietti la ragione del galeggia- 
re-de’ corpi, non venire dalle figure: 1* 
aria effere un corpo elartico, e poterli 
quella efirarre da qualche fpaziOi; e 
pefare più nelle: cupe valli , che nell* 
alte cime de’ monti , e tant’altre , ed 
infinite cofe non conofciute dagli anti- 
chi, nè da Arinotele fi erto tJ ed inve- 
iligate da* moderni . Ma qual penna 
potrà giammai abbartanz^a celebrare i 
nobiliflìmi ritrovamenti del Telefcopio, 
del Microfcopio, e dell* Igrofcopio , e 
del Termometro ; della Bufiòla nell’ 
arte nautica, e dell’iftromento da ren* 
der dolci le ialfe acque del mare, e 
di cotante altre .cofe. nuove , che alla 
giornata fi van ritrovando ? Onde fi 
viene più e più fempre a conofcere la 
debolezza dell’ antiche Filofofie , e la 
. • ve- 


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, r II J 

verità delle ; moderne > avverandófi 
quello, che dagli antichi (ledi fu pre- 
detto , e fi confeda da Cicerone anc'o^ 
ra : O pintori um commenta delet dies 't 
natura judicia confrmat . E però egli 
è vero , che quella Filofofia d’ Ari- 
notele dagli Àriftotelici (ledi non è 
altrimenti commendata , così dicendo 1 
il ; medefimo P. • Podevini i' Deiride 
monjìrandum ( id quod etiam tritura 
ejì apud omnet Ariflotelicos ) nidiata- 
e!}e in Arifìotelis libris fcientificam de- 
fnonftrationem qua ' perfedìiffma fit y & 
omnibus numeris abfoluta' it agite nàti 
effe ipfius doSlrinam inconcuffam . La 
quale ha avuto- tanta varietà , ed 
incodanza di fortuna , óra 5 abbrac- 
ciandofi , ora rifiutandoli > che nul- 
la più , dome fi può- leggere Irt 
quel libro di Giovanni Launoi ^ quin- 
di in fimil calo ebbe a dire un au- 
tore Francefe : In effetto fi vede 1 '; 

che la fortuna ugualmente efercita il 
fuo capricciofo impero . fopra 1‘ opinio- 
ni , che jopr a /’ altre coje umane ; 

. H ma 


ma. non già fopra ìe mentì purìffime , 
e tétte de’ Tanti Padri, da* quali lem* 
pre è (lata bìafi mata, come nociva al* 
la noftra religione , e proibita da’ 
Sommi Pontefici , e da* Concili ltefli, 
com* è detto, e da quello Lateran eTe 
nella Seflìone ottava affatto vietato da 
infegnarfi piu nelle Scuole, come rap- 
porta il Campanella , e Giovambati- 
ila Neri nel libro, detto Setta Pbilo - 
fopbica , dicendo quefti ; Pracepit Con- 
ciliarti Scbolajiìcìs in Pbilojopbia drijlo- 
telila non immorari , quoniam babet ra- 
dica infetta!. 

' J ' ' * ■ * i ■ ■ . , 

Ma Te, come poco dianzi io dilli , 
fra tanti Filofofì , i prìncipi di Rena* 
to fono piìi conformi alla nollra reli- 
gione, chi non dirà, che colf ui, più che 
Ariftoteie .feguìr li debba ? Perocché 
chiunque hlofofar voleffe fra noi Cri- 
lliani co* medelimi principi di Renato, 
li uniformerebbe Co’ fentimenti d’A- 
goftino il. Santo , da cui o avvertito 
Renato , o Renato col proprio fpirito 
Criftiano, e filofofico meditandogli , 


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US 

gli ha pubblicati , e dirteli. Parole del 
Santo , nella Città di Dio , fecondo i 
documenti -del quale compofe il fuo 
Cftema Renato : Quìcumque igitur Pbi- 
lofophi de -Dea fummo > & vero ifìa jen- 
jerunt y quod & rerum creatarum fit 
ejfefior y & lumen cognofcendarum , & 
borni m agendarum » quod ab ilio nobis 
ftt & princtpium'- natura meritar 

doZìrin# * & felicita s vitee , five Pla- 
tonici accomoda tius numupentur ? fi ve 
quodlibet aliud fu a feti a. nomea impo * 
nani ; five itant ammodo J onici generiti- 
qui in eit precipui -fuerunt , ifìa jenfe - 
rinty ficut idem Plato , & qui eum be- 
ne intellexerunt : five etiam Italici prò- 
pter Pytbagoram , &• Pytbagoreos , & fi 
qui -forte alii: ejufdem Pententi# in ìd 
idem fuerunt : -.five -. aliar um quoque gen- 
tium , qui f apiente t y vel Pbilojopbi ba< 
bit i .funi , Atlantici » L'tlyci , Egyptii, 
Indi , -Perfa , C baldai , Scytb*, Gali > 
li , Hi f pani. , alìique reperiuntur , qui 
boQ viderint. , ac docuerint ; eos amnes. 
ceterii' anteponimi •;» eofque nobis . prò 
-tV* H 2 fin - 


x 1 6 

pìnquiores fatemsir . Chi filofofa f vo- 
lt fle co’principj diRenatofi unifor- 
merebbe con S. Gregorio Nifleno, di- 
cendo egli nella narrazione della vira 
di Moisè : Si immortalerà effe animarti 
Pbilofopbus perbibet tic, & Deum effe 
non negat , - creatoremque omnium , d 
quo curiti a depende nt , & vere adfeve - 
rat , ac rationibus quantum fieri potè fi , 
demonftrat ; propìtius nobis Dei angelus 
fiet. Quella adunque è la Filofofia ve- 
ramente Criftiana , e non altrimente 
Pagana , come quella d’ .Arinotele 
Quella è la '. Filofofia veramente cat- 
' tolica , fecondo gli avvertimenti de’ 
fanti Padri-.»..... . 

Quella è quella Filofofia di Rena- 
to, il quale fdegnando di vedere piò- 
involte , e deturpate le fcuole Criftia- 
ne nelle Filofofiede’ gentili, meditò, 
e diltefe una Filofofia affatto lontana 
dal Paganefimo , conformandola, alla, 
noffra fanta religione, alla quale pa- 
reagli , che folo mancafle ,* per laper • 
egli molto bene , che Definitisi! erat - 

- i Pia - 

» 


r 


«7 

Plato J & Arinotele } , po/l mortem Cbri - ■ 
fii , & eo rum I afte atta in Ecclefta pro> 
nibilo' babetur , come il dottiflìmo Re- 
my l’Arcirefcovo di Lione , re l’ avea 
infegnato colla fentenza fuddetta; de- 
liri dimando le Filosofie d’ ambedue 
il piiflimo. Prudenzio , in quella ma-: 
niera dicendo . ,t 

■ ■ ■ Confale barbati delir amenta Pia - 
>tonis .« 

Confale » & birce fot Cynicos > quos 
• fomniat , Ó* quos 

■ Texit Arijloteles torta vertigine 
, -nv- nervotv 

• Quella .è quella Filofofìa di Re- 
nato il quale confederando , che 

tutta la Filofofìa Agoflino il Santo 

diftinfe in due foli principi , che fo- 
no 1* immortalità dell’anima , accioc- 
ché noi ftelfi riconofciamo ; e 1’ efi- 
lienza diDio» acciocché riconofciamo 
la noftra origine . Pbilojopbi# duplex 

guaflio e fi , una de Anima > altera de 
Deo . Prima ejficit y ut'nofmet ipfot 
nove rimas : altera originerà noflram ; 

H 3 fon- 


ri8 

fondò i principi dei fuo fi'lofo/are fu 
quefte eterne,. ed infallibili verità., v ; 

.Quella è; quella Filofofia di Rena*, 
to, la quale non folo , come didi, fu 
> lodata da tanti e tanti Relig'tofi , ed 
uomini di fantiffima vira,. -ma fpecial- 
mente dal P. Merfcnni , intendentifli- 
xno delle Matematiche, e 'Teologiche 
fcienze , così dicendo in un' Epiflola : 
Son refiato forprefo , che .un -uomo , il 
quale non ha fluitato in Teologia , ab - 
ha rifpofio sì fondatamente / opra punti 
import antijfimi della noftra religione . lo 
l'ho trovato così uniforme- collo, fpirito , 
e dottrina dì Sant' Ago fino., che. offerì 
vo quaft le cofe.. medeftme negli .ferii ti 
dell'uno , e dell altro . E più oltre 
così : Lo . fpirito di Monsu Defcartes 
infptra Soavemente l' amor di Dio , di 
modo che non pojfo perfuadermi , che 
la Filofofia di lui non fta , per Aornare 
in bene , e in ornamento dell a.. ver a re - 
ligione . Ed in un’ altra Lettera. , che 
fi legge registrata nel primo Tomo 
della Geometria . del medefimo P. 

Mer- 


Merferini, cosi feri ve à Retiatd fteffiò:' 
Quibus omnibus , cum a udì am Pbyfii 
cam illam 'ab eruditi: viri: adeo exo- 
ptatam , prope dieta edìturum , qud 
longe perfeSfius cum dofir# fdei myftfr 
riis conveniat > omnium catbolicoriim 
nomine iibì maxima: ,qua: poffum , 
gratids b’abtó > qui non folum Pbilofp- 
pbicis » fed' edam Tbeologicìf verltatV 
bus tam feliciter patrocinarli V ’ ' , . 

Quella è quella Fflofófia di Ruba- 
to , alla quale diedeiJtìtolo Moiìsù 
Parlier Antiqua' fide:, Tbeologia no? 
va perchè Vincenzo Lirinefe dicea, 
Ecclefiam non dovere nova , fed nove \ 
Sòltenendó egli , che i principi di Re- 
nato fono più acconci > ed oppdrtuni 
di quelli , onde fi fervono' volgarmén- 
te gli altri , in ifpiegando ì mifteij 
della nolfra religióne - , ‘ e :che non "vi 

fia cofa nella fua Filófofià > che non 
s’accord» co* principi della hofira Chie- 
fa cattolica , così il detto Parlier at- 
teftando ; Ma egli ba fatto altresì ve- 
dere t non avervi altra Filo fifa ,~che 
d H 4 me- 


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meglio della fu a j* accordi co’.prinìcpj 
della fede della Cbiefa . : .. ... 

Quella è quella Filofofia di Rena* 
to , della quale il profondo , ed acu- 
tilfimo ingegno 4* Monfignor Caramu* 
.cle ne diede il giudizio . , e prefagio 
infieme , dicendo., che 1' opinioni di 
Renato faranno un giorno comuni . 
ed univerfalmente ricevuta , toltene 
però alcune pochiflìme cofe, copie ri* 
ferifle llaut I pj;e G della vita del medefi- 
mo . • Monfignor \ Caramuele ba predetto , 
che l opinioni del • DejcarW,. diverrei 

* ** » « Li V. • • » »* A'i . * * 

botto un.', giorno affatto comuni t e fareb» 
fono univer/aìmente ricevute . , 
rr»r alcune poche . E con ciò verifican- 
doli 1* altro prefagio d’Alefiandro Taf- 
fone, intorno ad Arinotele Iteflò , di- 
cendo cosi; i L‘ opinioni d* ziri fot ile , le 
quali innanzi (e vittorie di Siila non erano 
introdotte , nè conofciute in Italia , potrebbe 
venir tempo , che non oftante /’ ofiin anione 
degl ’ idolatri di quel Filofofo , fi vedranno 
f cartate , * . / r 

Quella è quella Filofofia di Renatola 

* V ' <l ua * 



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quale l’ aurore del libro di Cartefws Mo~ 
j a ie tu va fondando averla tratta dalli» 
bro della Genefì con formando le fei 
Meditazioni co* fei giorni, della fabbrica: 
del Mondo i i t 

■ Quella èquella Filofofia di Renato', 

il quale s’uniformò co’lèntimenti di Pia» 
ione , .tanto abbracciati dagli' antichi 
Padri , come va provando, l’autore del- 
la fua vita. .. . r . 

■ Quella è quella Filofofia di Renato, 
di Renato io dico , la cui immortalità in 
q uello modo fu defcritta dal P. Viegue. 
Àgolliniano ( il quale ritrovandoli Mif-. 
fionario Apofiolico nella Svezia pef co- 
mandamento d’InnocenzioX.ebbe con- 
tinua cornfpondenza negli ultimi meli 
della vita di Renato ) in una Lettera di- 
rizzata a M. le Roy., . Abate di San 
Martino , e Canonico di San Germa- 
no , che ne lo richiefe : La converfazìc» 
ne era molto ( oave , fempre di difcorft e* 
ne fli t e non mai di cofe inutili : mai non 

• i (parlava degli altri : era civile , affa- 
biliffmo t facile , e rifpettofo , e } opra 
. tut- 


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/Affo parlava poco V 1 w< * pelatamente , 
precipitazione -, e f en 1* orgoglio , 
«o» affettando di' ' farfi conofcefé per 
nomo Scienziato *■ 4 ' 4 ’ ’ ' 

Quefta è quella Filofofia di Rena- 
to, di Renato io dico , così riverente 


verfo Dio, ‘ch’egli fu d’opinione, che 
Dio polla fare» che due e tre non fof- 
fero cinque, e che il quadrato non 
aveflc quattro lati , cofa , che tutti 
gli altri Fìlofofi , fenza veruno fcru- 
polo la negarono a Dio , come rife- 
risce 1* autore del Viaggio pel mondo 
di' Renato . 


• Quella è quella Filofofia di Rena- 
to i di Renato io dico, pio, e religio- 
so verfo Dio , il quale ognidì li con- 
solava cogli efercizj fpiritUali', ; e fpef- 
fo fpelfo al piè- del Confeflorfe pentito 
le Sue colpe confeflàndo , cibavafi del 
pane Sacramentato , e rendendo l’ aoi- 
sna al Suo , e noflro Redentore, la- 
sciò grido immortale non' meno della 
Sua dottrina, -che della pietà , come 
va teflimoniando per un pubblico at- 
to 






Hit 

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to il mentovato P. Ffancefco Viegufe, 
del quale regi (Irata la copia nella ‘vita- 
di Renato fi legge . Ver um in fi un Sitò- 

ttibuS religioni! Cbriftian* Cattolica f A- 

pojìolic a , . Romana ita 'futi frequens , 
adftduus , & conflati!- , Ut omnibus ef~ 
Jet adì f cationi :■ quippe qui non lantani, 
di e bus dominici s, & Fe flit- facrofanfìi f 
Mi (fa Sacrificio i & aiiis Cattolica Re* 
man a religioni s fianftis exér cittì s devote 
intere (jet , immo & dtebus ■ferialibus y 
etiam. Mi (fa , & alti! exercitatiónibuS 
fludiofe • incumberet ; . tum. & qui fan - 
Sìijfima Cattolica , Romana Ecclefia 
facramenta P renitenti a - & -EuCharì- 
fila frequentarci t - cui e idem ipfe ego 
adminiflravi , & tandem in vera - y & 
attuali Cbriflian a> Cattolica religioni* 
profefftone perfeverans y me prafente , & 
exbortante , mortem cum vita commu- 
tanti , Cbrifti Salvator» redemtionem 
petit ur us . In ipforum fidem coram Dee 
tejìimonium perbibens , prafentem Aflum 
fubftgnavi in Conventu SanEìi Augufli - 
ni de Urbe r Rom* t die nona Ma ìì 1667. 

Que- 


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<£uefta $ quella Filofofia di Rena-' 
tot , la quale benché ^pia , e Criftiana 
puf vien contraddetta da alcuni, per- 
chè non vi è cofa , che all’ uomo Sod- 
disfaccia per 1$ varietà de’genj, e degl* 
ingegni t o ha per l'aftio > o pur per 
geiofia di gloria» da cui vien tócca, e 
facilmente turbata la Repubblica de’ 
Letterati . E fe in alcune cofc la Tan- 
ta .Sede-ha voluto , che refii donec 
cpYrigatur , potrebbe alla fine la San- 
tità' Vostra purgandola , fedare tan- 
te liti, e difpute , ancorché il contra-, 
rio malamente pretenda, e con danna- 
bile temerità la famiglia d’ alcuni Re. 
ligiofi , Solo per mantenere odi nata- 
mente le loro opinioni nelle loro Filo- 
fofie , come vien riferito dal P. Gre- 
gorio di Valenza , dal Vefcovo Fra 
Melchior Cano , e da altri . . 

Ma refiino pur nelle , fcuole que- 
lli , e sì fatti argomenti , e ragioni 
intorno alla varietà delle Filofofie, 
e Vostra Santità* a cui s’appartie- 
ne di fiabilirne la verità./ perocché 

non 


**$ 

non ceffan mai tali contefe ; concor. 
dandoci piuttofto , come Seneca ditte» 
la divertirà degli orologi ne’ momenti» 
che de’filofofànti le fcuole,e partico- 
larmente tanto più fiere , quantochè 
fono d’ ingegno ; ond’ ebbe a dire uni 
certo autore: Citiut in gratiam , pojt 
mutuai cladei ingerita redeunt 'regei- »' 
quam partium fìudio infiammati pkilo- 
fopbi . Vnaqueque enim feda ( Lat-' 
tanzio ditte-) omnei aitai- evertit , ut 
fe j fitaque confrmet , nec ulti - alteri 
fapere conce dit , ne fe dèfipere fatea - 
tur . Ita ut ( foggiunfe Eufebio 
non lingua , & calamo foltim , verum 
etiam manibui pralium -geratur . E 
sì fiottili ? e facili in rifutando 
beifando 1* una 1’ altra , com’; egli’ 
è più agevole il riprendere , .che 1* 
insegnare ■; il convincere la bugia , 
che ritrovare la verità E. in ve-- 
ro che ha che fare la Filofofia u— 
mana colla - ' celefte , eh’ è • la reli- 
gione , così appellandola Crifnftomo 
in più luoghi ? Religio Cbrijìiana 
ve- 


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I.i6 

9 0 • 

vera » & caelejlìs Pbilofopbia eft . Che hi 
che fare la Filofofia umana > o fia l’an- 
tica , o fia la moderna colla fede , quan- 
do non v,’è altra Filofofia più vera, che 
la dottrina della Chiefa ?• Hanc ipfam 
folata comperi efse ver am , atque utilem 
Pbilofopbiam .» di/Te Giudino . C fe al- 
cuna cofa di vero avellerò detto i Fi- 
Iqfofi , come ingiudi pofleflòri di quel- 
la-rgli riprende Agodino . Si qua Pbi- 
lofopbi vera dix/rqnt , ab eis effe tan- 
quam injufiis poffefforibus vindicanda . 
E però 1* Apodolo delle genti , fopra 
ognaltra cofa efprelfamente comandò: 
Captare intelleRum in obfequium jidei 
noe debere < ..Rendendone là ragione in 
quedo modo Sant’ Agodino : j Qttod [ci- 
mas , debemus rat ioni] quod credimus , 
auRoritati.- E' in altro luogo con mag- 
gior vemenza, e con maggio.r chiarez- 
za: Etft nova , infolita , & cantra na- 
tura furfum noti [firn a funt i quia ma- 
gna , quia, mira , quia divina , ex eo 
magie vera « certa , & firma i Peroc- 
ché In 'Tbeologia multa Junt , qa* nec 
ra- 


i 


fattone probari , nec fenfu confirmari 
poffunt. . Multa • itidem in Pbilofopbia 
ex fenfu con [lare > qua rat ione demon - 
firari nequeunt . Conciolfiecofachè la 
nodra fede derivi da principi altiflìmi, 
e fopraqnaturali . Che ha che fare la 
ragione umana colla Teologia ftelfa ? 
Qjtemadmodum enim ( dice il Ver u la- 
mio ) Tbeologiam in Pbilofopbia qua* 
rere per inde e fi , ac fi viver quarat 
inter mortuos , ita contra Pbilofopbiam 
in Tbeologia quarert aliud non e fi V 
quarti mortuos quarere inter v'tvos . Ol- 
treché la Filofofia egli è ancella , e 
ferva della Teologia medefìma la 
quale , come regina , delle fcienze , 
tragge dietro di fe incatenate tutte 1* 
altre facoltà > e difcipline umane ; la. 
qual cofa in piìi luoghi vien detta da 
S. Gio Grifo domo. Ex Pbilofopbia res 
divinar intelligere velie , e fi candent. 
ferrant i , non forcipe yf ed digito contee 
Slare . Lo fteffo in quelF altro modo .* 
Nibil commune babet bumana ratio 
collata in divinis ; ideoque * blafpbemia 


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efi rationibui bumanti velie divina dif- 
cutere ? E altrove così : Cur ■ huma- 
nis rationtbui divina infamai ? £ pri- 
ma di lui Terrulliano in quefta manie- 
ra gridò : Nam quid Atbenii , & Hie - 
rofolymis ? quid Academ ia , & Ecclefu? 
quid bar etici! , Ù C bri fi tanti ? Noftra 
in flit ut io de portìcu S atomo ni i e fi : qui 
& ipfe tradiderat % Dominum in ftmpli- 
citate quarendum . Viderint qui Stoi- 
cum , & Platomcum , & Diale Eììcum 
Cbriflianifmum protulerunt . E S. Gi- 
rolamo contra Pelagio, fcrivendo co- 
sì: Hac argument atto tortuosa efì , Ec- 
lefiaflicam ftmplicitatem inter Pbilofo - 
pborum fpinet a concluderti . Qgfd Ari- 
noteli , & Panilo ? Quid Plutoni , & 
Petro ? E Zenone Veronefe con empi- 
to -di zelo maggiore fclamando : De- 
tti?? quodammodo negat t qui f quii ratio - 
nibui bumanii metiri conatur . Come 

ugualmente fclamò' Bernardo il San- 
to in un’ Epifìola ad [nnocenzio Papa 
contro Pietro Abailardo,' primo inven- 
tore della fcolartica dottrina . Quod 

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rationem fidei human'ts rationibus cogi* 
tandum committeret . E però conchiu- 
dendo ditte un celebre autore . No n de - 
ber Pbilofopbia injlar berte dominavi The 
ologite , Jed injlar ancillte Jervtre T bealo - 
gite . T beologia injlar Sarte efì : Pbilo • 
fopbia injlar Agar . Indi egli è , . che 
leggiadramente , e con fommo intea* 
di mento, .da Raimondo Lullo, davan- 
ti Filippo Re di Francia,- in una 
meftiflima Orazione fu introdotta la 
Ftlofufia fcarmigliata -, e. dolente, 
dicendo ella a mio avvita , che ab* 
battanza era (lata travifata dalle 
fantafie dell* umane menti , in tan- 
te fette .contrattata , divifa , e la- 
cerata , in modo che .appena a lei 
erano rimali alcuni cenci per . co- 
prire quella -Ara eterna nudità , da 
non mai rivelarli ad alcuno ; e che 
ora li pretenda sì malamente d’ ef- 
fer rea , e contumace , pugnando 
colla Teologia fletta , fua, fovran» 
e maettra , • in quetto modo fcufa% 
doli : Non enim ego Pb/lojopbia , fed 

l Ari* 


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Arinotele! tìU j & Averroes pugnant 
cum Tbeologia ... • '• 1 •• • 

- . E- poi vi fono alcuni , che tnillantan» 
do cotanto quella Filofofìa >■' condan- 
nata per comune parere de’ mede li mi 
Arillotelici , • a tellimonianza del, !*. 
PolTevini di fopra lodato ; ardirono 
di dire quella eflere la vera -, quella 
elTere la più certa, quando mon effer- 
vi niente di vero , e di certo nelle Fi* 
lofofie , Porfirio dilTe : Nulium effe in 
Pbilofopbia locum non dubitabìlem . Lo 
Hello altrove : De rebus Pbilofopbia 
multa diSla effe a Gradi , veruni ex 
conjeSìura . Quindi è, che.Adexerci- 
t attorie m ingenti Pbilofopbias > effe inven- 
tar ,-Seneca manifellò . £d altrove co- 
sì : Pbilofopbias ft elegantias , & argu- 
tias dixero , reSìe cenfeam appella fj e . 
Anzi dalle ciance , e favole de’ Poeti } 
efler quelle originate arrelìa PlutarcOi 
Omnes videlicet P biìofopborum feSlas ab 
fìomero originerà fumfiffe . lpfeque Art - 
fioteles fatetur Pbilefopbos natura Pbi - 
lotnytbos , hoc efi fabularum fludtojos 

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effe. De’ quali per li loro fogni , e fe- 
gni dati alle delle , diffe Manilio 

Fit totum fabula Coslum — • '• . 

Vuole però Macrobio-» che Nec omni- 
bus f abititi Pb lo jopbia repugnai , nec o- 
mnibus acquìi'fcit . E San r ’ Epifanio 
fpezialmenre chiamò' la Filofofia d’A- 
ri Itocele quoddam fabulamentum . Leg- 
gendoli preìfo Varrone' ancora : Porre- 
mo nemo agrotus quidquam (orrtniat tam 
ìnfandum , quod non alìquis dìcat Pbi - 
Jofopbus . E predo Cicerone lo (ledo: 
Nefcto quomedo nibil tam abfurdi dici 
potelì , quod non dicatur ab aliquo Pbi - 
lofopbo . E parlando della barbarica 
Filofofìa Clemente 1’ Aledandrino cosi 
ne lafciò fcrirto: Quod hi novi Pbilo • 
fopbi apud Gr<ecos ambitìone vana , & 
inutili impulft , reprebendunt -, & lìti* 
gant , & ad mera! ineptias , nugafque 
delabuntur . Quindi Monfignor Mintur- 
no de’ FilofoH del fuo tempo parlan- 
do, così ne lafciò (critto nelle fue Ler- 
rere, Filofofia chiamando 1’ amor del 
fapere , e non del quiftionare : Che 

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benché il vero non fi trovi , /<? non fi 
cerca . , . p«r mentre jìiamo in qui- 
jììone y non fappiamo mai nulla , il che 
par che facciano i Filofofi barbari de' 
noftri tempi , i quali empiono tutto il 
dì le fcuole , ed i libri di otri , ferina 
far mai la vendemmia . Anzi con un 
Santo Padre s’aggiunge: Qtuecumque 
ignorant bla(pbemant , quacumque no- 
runt , in . hit corrumpuntur . Ecco un 
altro autore del fecolo pattato. Gra- 
te fcire harefis eft , expolite loquì b<e- 
refu e fi , quidquid ipft non faciunt ba- 
re fu e fi, quidquid non placet » quidquid 
non intelligunt . harefis eft . E per lo 
più> fecondo il Paflavanti , diconfot- 
tigliezze , e noviradi , e varie Filofo- 
fie con parole miftiche , e figurate , 
che nulla conchiudono , come di Por. 
firio l’Ariftotelico , tanto nemico de* 
Crittiani , e della Criftiana dottrina 
cantò il Petrarca: 

Pot firio y .cbe d'acuti, fillogifmi 
Empiè la dialettica faretra , 


Fa- 


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Facendo contea s / vero arme i fo- 
fifmi . 

Dicendo fimilmente il Petito , eh’ e- 
glino (ledi non intendono quello, che 
dicono, e tantomeno gli uditori. Non 
ìntellìgunt neque , qua loquuntur , ne- 
que de quibus affirmant . Il ,he fece 
dire al Verularmo : Habet hoc ìnge - 

nìum bumanum , ut cum ad folida non 
fuffeccrìt , in futihbus atteratur . Po- 
co o nulla badando, quando fentono 
altrimeore parlare nella Teologia dell' 
Evangelio , de’ Padri , de’ Concilj 
Aedi, come n’avvifa il P. Malebran- 
che . Nejcio tamen qua mentis per- 
turbatione nonnulli eferantur , fi ali- 
ter quam Arijìoteles , pbilofopbari a si- 
de as , dum parum curant , an in re- 
bus T beolcgicis ab Evangelio Patribus t 
& Concilìis non difeedas . Il che fu 
detto primamente da Monlignor Ciam- 
poli , chiamandogli in primo luogo 
ambizioni di parere più Peripateti- 
ci , che Cattolici , poi fclamò; Che 
perversione di gìudicio è quefia , volere 




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134 

introdurre una religione più fedele ad 
Arijlotele , che a Dio ? E quel eh’ è di 
maraviglia, proccurano coltoro ('dice 
l’autore de’ cinque Dialoghi ) Di jof- 
fogare tutte l' altre fette nella maniera 
dagli Ottomani ujata , i quali non la- 
j ciano vivere alcuno de’ fuoi fratelli , 
per ijlabilire sì magi fralmente i loro do- 
gmi in tutte le fctiole Crìfiane . Come 
riferifee d’ Arinotele fteflo il Verula- 
mio. Arifìoteles more Otbomanorum re- 
gnare jebaud tutopoffe putaret , nifi fra - 
tres fuos omnes trucidaret . Credendo 
ancora di ritrovar in quello loro mae* 
Aro la falute , e di Ilare con elfo lui 
sì llrettamente attaccati , come ad un 
fallo, ad uno fccglio , qualìchè foffe- 
ro buttati da una tempella per fuggi, 
re il naufragio . E così appiccati , ed 
ubbidienti , dice un altro autore alla 
Filofofia del medefimo , che fembra 
lor commettere un delitto di fellonia 
il partirli un menomo punto da lui , 
in modo che non dicefi Peripatetico 
chiunque in tutto non s’ abbandona a’ 

fen. 


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H5 

feriti menti del medefimo. Eaàem men- 
te ( dice il medefimo P. Malebranche 
in un altro luogo ) Pbilofopbia ifta di- 
scenda eji , qua leguntur bì fiori* ; fi 
enìm eo licentia deveniat ut ratióne & 
mente tua Utaris > ..nonefi quoà fpe- 
res te evafurum effe in magnum Philo- 
fopbum : oportet enim difcipulum ere. 
dere > £ il giudiciofiflìmo Sorel di fo- 
pra lodato , in quell’ altra maniera .* 
Jntantb quefii ciechi volontari ar di) co- 
no di pubblicare , che non bi fogna Sof- 
frire alcuna innovazione nè' riformazione 
nelle .fetenze ; benché quefio fi a il. filo 
piezzo per. renderle perfette . • Ma. a chi 
creder affi; piuttofio , a degli f chiavi , e 
mercenari* che non. fanno jemplicemente, 
che. difiribuire per gli feriti i t e per le loro 
lezioni la dottrina , ch'eglino hanno tro- 
fvata negli ,.fcr itti degli altri} E pi fi 
oltre il medefimo Sorel così : Ci fino 
delle perfine così f empiici , che credono, 
che non fi debba ; rivocar pili in dubbio 
quello , eh' è in Arjfiotele , che quello » 
eh' è nell' Evangelio . , ■ . .. 

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Non mancandovi ancora degli altri, 
ì quali per difendere cotefta lor Filo-, 
fofia fi danno alle maldicenze , ed 
alle fatire , poco avvertendo non ef- 
fervi fatira maggiore > che quella 
della ragione llefla , la quale rende 
bugiardo , ed ignorante colui , che 
vien convinto da fbrtifiimi argomenti , 
facendo ingiuria ancora a tanti uomi- 
ni dabbene , e a tanti Religiofi, co- 
me fono i Padri de’ Minimi , e i 
Padri dell’ Oratorio , ed i migliori 
Gefuiti , eh* han feguitato la Filo- 
fofia moderna , e foraftieri , e Ita- 
liani , e in Bologna particolarmente , 
dov* è Campata la Filofofia moder- 
na , fotto nome Burgundi a , infegna- 
ta pubblicamente a tempo , che 
Vostra Santità’ era ivi Legaro . E 
perciò coftui in quella maniera vien 
riprefo da Sant* Agoftino : Illius [cri- 
pta fumma funt , & au fioritale dignif- 
ftma , qui nuìlum verbum , quod revo- 
care deber et omifit . Hoc quifquis non 
efi adjequutus fecundas babeat partes 


*37 

modeftU , quia primas non potuti ba- 
lere Capti nti<e‘ , & quia non voluti o- 
mnia non pcenitenda diligenter dixifje , 
poetiti e at quia cognoverit dicenda non 
fuijfe . Tommafo Bonart contro a’ 
medelìtni . Fimbria s ( dice egli ) 
magnificante s > & catbedrar primas 
ambiente s ; in quello modo con in- 
crepazione favella : A deo nimirum 

altercando • non modo verità f arnitti- 
tur , jed caritas exjìinguitur , & dif- 
pntandi modum majorum exemplo tan- 
tum agreffos , nulla modeftia repagu- 
la cohibent ; ; Onde Luca Holftenio 
eruditilfimo Bibliotecario , -dolendoli 
della difunione della Chiefa Orien- 
tale , ed Occidentale ebbe a- di- 
re : LuEluofum fcbtfma Orienti! , & 

Occidenti s Ecclefias divìdens induxit 
dijput aridi pruritus , omnia in quafito- 
nem , & controverfiam > • poftb abita 
cantate , adducens ; nulla venta » 

' tis cura , fed uno vincendi ftudio ; 
.e a confuet udine , vel opinione aliis 

legern fr^jcribens » & quod • mife- 

ra , 


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* 3 $ 

ra j ó* afflìtta fortuna duri (firn atto ha- 
hjet , é? iniquijfmum efi, qttod ir, fugati- 
ti um ludibriis impune pateat -, Dicendo 
un altro autore : Jd nec Pbìkfophum , 
multo minus Cbrijlianum decuiffe videtur. 
Nè qui termina la loro baldanza, ar- 
rogandoli , ]a medelìma poteftà della 
SENTITA'- Vostra in condannare quel- 
lo., che non mai ha condannato nè 
Vostra Santità’ , nè altro Pontefi- 
ce , dico, 1’, opinare nelle Filofofie, for- 
zando gl’ ingegni umani a feguir folo 
ifentimenti d’un gentile. Peripatetico, 
e con noyp giogo privarli di quella li- 
bertà, ch’.abbiamo per diritto di na- 
tura , e per legge d’ Iddio , che ci ha 
Jafciato il liberamente penfarc e medi- 
tare :> il che è quali l’ unica, e fola ra. 
gione , colla quale provali , che l’uo- 
mo lia ragionevole, e l’anima immor- 
tale . Quindi è , che prefe giufta oc- 
cafione Tommafo Moro ( alle di cui 
lodi ogni penna è ..vile per elTer egli 
chiari (fimo non meno nelle lettere , 
che nella pietà Criftiana, per la quale 


*39 

facrifìcò fa vita , c i beni , e la fami- 
glia della ) di formare appodatamen- 
te una DilTertazione intorno a que* 
Teologi di fuo tempo » dandole que- 
llo titolo : Differtatio Epiftolica de a- 
lìquot fui tempori s Tbeologaftrorum ine • 
pt'jis ; non per altro , fe non perchè 
quedi co* principi d’ Aridotele difen- 
dere voleano , o piuttodo offen- 
dere la Teologia , • in quella ma- 
niera fgridandogli : Quamobrem piane 
non video qu<eftiones ift a quid..faciant 
eh , quos fola pofjident ,• nifi quod ipfot 
ad cetera omnia reddunt Jnutiles . E 
ponendo in derilione uno d* elfi , in _ 
quello modo lo beffava : Jam domi 
fu a eft , jam criftas erigit velut gallus > 
qui in fuo fterquilinio fuperbit > ac. extra 
illa fepta fi panilo producatur longius » 
illico ignota rerum omnium facies , tene- 
bras > ac vertiginem offundit . E più ol- 
tre il fuo dilcorfo feguendo : Et mi- 
rum in modum verfa rerum vice contin- 
gity ut qui prius omnes fapie ntia numeros in 
argumentoja loquacitate pofuerat > jam 


I 


140 

fenex infantijfimus omnibus rifui foret ~ 
nifi fluititi^ fu* fuperciliofum fuentium t 
fapientia loco pratexeret ; imo potute 
hoc ipfo ridìculus , quod qui fuerat 
Stentore 'damo fior , taciturnior pj[ce 
reddatur , & inter loquentes fedeat , 

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Per fon* muta > truncoque ftmìlli- 

tnus Herma. 

• . * ' 

E Umilmente Gio. Gerfone il gran 
Cancelliere della Chiefa , e dell’U* 
niverfità di Parigi , non potè atte- 
nerli di non- querelarli ancor egli 
de* Teologi di fuo tempo , in que- 
lla maniera dicendo : Cur appellati- 
tur Tbeologi nofìri tempori s fopbifl* , 
ut verbofi , imo & pbantafiici , nifi 
quia r elidi is utilibus , intelligibilibus 
prò auditorum qualìtate > transferunt 
fe ad nudam Logicam , vel Metaphy • 
ficam , etz/nw Mathematica™ > ubi t 
& , quando non oportet , i». 

ten fionc formarum , nunc de div'tfione 
continui , nunc detegendo fopbifmata The- 
ologicis termini s adumbrata , pri- 
ori- 


Digltized 


oritates quafdam.in Divini! , menfuraf % ' 
durationes , injìantias » ftgna natura , 
éf ftmilia in medium adducentes , 

vera r & foli da effent , ficut non 
funt , ad fubverfiotiem tamen magie . 
audientium • , vel irriftonem , quam 
re Sì am fidei adipe ationem proficiunt . 

•• Come eziandio de’ filofofanti diiuO 
tempo il giudiciofiflimo Niccola Le- 
oni co , {limato il più dotto delia 
fua età , nel Dialogo , a cui diede 
il titolo di Peripatetico , così lafciò 
fcritto : An non ego decem integro s 

annos , borum auditori a , ne die am 
ìufira , ad fidu a contrivi opera ? om - 
nefque illorum ineptiat , . & futile s co- 
ptionum tricas , ficcis , ut ajunt , an* 
ribus ebibi ? anxie femper quteritans 
fi quid inde excerpere poffem , ne va- 
cui s , quod dicunt , manibus & ofei- 
tans domum rtdirem . Verum , Dii 
immortale s , quam rerum inanità - 
tem ■ apud silos , quantam < bonarum 
litterarum folitudinem reperì ! In 
quo tamen t ut in malis * nibil 

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r4.it: 

mìb't magis fapere vifus fum , f »<*>» 
quod cum Ulti de fi pere aliquando de (li- 
ti ; »<??#<? per omne vita fpatium , ■ ut 
plerìque folent > <« eoe no fa illa ignoran- 
ti& voragine demerfus contabui . Simil- 
mente Pico della Mirandola , 1* oracolo 
degl’ingegni , in un’ Epiftola dirizzata 
ad Ermolao Barbaro , in quell’ altro 
modo contro gli Ariftotelìci proruppe, 
e dille .• j Quod ego fum expert.us cum 
femper alias , tum bac proxima tua - e- 
pi fola , in qua dum bar bar os bos Pbi- 
lofopbos infettarti , quos dicis baberi 
vulgo fordidos , rude s , incult os , quos 
ne vixiffe quìdem vìventes , ne dum ex - 
vivant , & fi nane vivant , ■ vi- 
vere in paenam , & contumeliam ; ita 
porro fum commotus , ita me pudtùt j 
piguitque fludiorum meorum ( jam enim 
apud illos fexennium verfor ) ut nibil 
minus me feciffe velim , quam in tam 
nihili facienda. re , tam laboriofe con- 
tendile . Perdiderim ego , inquam , • 
apud Joannem Scotum , apud Albert um t 
apud Averroem meliores annos , tantas 

vi- 


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' 4 ? 

vigilia s , quibus potuerim in bonis line - 
rii fortafje nonnihil effe . E tutto ciò 
fu oflervato ancora' fino a* tempi di 
Plutarco, il quale confiderando in due 
parti divifa la Filofofia , nella Fifica * 
e nella Logica > così egli' ragiona ? 
Quofdàm pbilofopbantium avibus fimiles 
vide ri, qui levitate quadam , & ambi- 
tione ingenti e lati , alta petunt , & 
Phiftca fcrutantur tantum : aliot cani- 
bit t , qui laniare , & vellicare avidi * 
foli Logica adbarefcunt ut pelli , & in 
ea rixantur , & mentem ad ulteriora 

non mittunt . Indi leggiamo predo La* 
erzio , che da Euclide fofle fiata no- 
mata la Logica Rabiem difputandi : e 
leggiamo ancora che Arifione antichif- 
firno Filofofò quelli tali Cum iis compa - 
rabat , quicancros comedunt . Nam prò- 
pter exiguum alimentum circa crujìas , 
& teftat diu occupantur . 

Quindi Mario Nizolio, che fece un 
Trattato de' veri principi , e del vero 
modo di filofofare, fi lamentò non po- 
co di Leonico parimente , e di Pico , 

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com’ eglino s’aveflero folamente rifen- 
tiro degl’ Intepetri e non d' Arino- 
tele , origine, e caufadi tutti. i mali* 
così dicendo: Hac quoque Jo Pieus Mi- 
randola co» tra barbato* Ariflotelis Inter- 
prete* conqueritur , & vere Me quidem t 
Jed quemadmodum Leonicus , non cami- 
no jujìe , quia pratermittit eum , qui tan- 
forum illis errorym. c auffa fuerat , boa 
eji Arijìo telem . Sed o Bice non re Sì e 
faci* , cum de foli s Ini erpretibus Arifto- 
teli $ quereris , ipfum autem Ariflotelem , 
qui omnium malorum cauffq , & origo f it- 
iti. » omittis ; dìcen* te perdidiffe meliores 
anno* , tantafque vigilia* apud Interpre- 
te* Arinoteli * , & nollens illud dicere 
quod erat verius , eadem ■ illa omnia te 
multo ante perdidiffe apud Ariftot.elem ; 
Per la qual cofa pareagli , che miglio- 
re d’ ognaltro avefle fatto il Valla , 
che lafciando gl’ Interpetri fi prele la 
briga in dar la colpa ad Ariftotele, co- 
me vero autore, e primo fonte di tan- 
ti errori , e fallita , riprendendolo a- 
pertilfimamente dov* egli andò errato. 

Ma- 

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145 

Maravigliandoli grandemente il mede- 

fimo Nizolio ancora della barbarie del 

, . 

lor favellare , Qui 5 e fi enim in fcbolit 
ijiorum pbilofopbaflrorum tam parum ver* 
fatti s , qui non centies audierit , potentia - 
Ut atei, quidditates . entitates , ecceitates , 
univerfalitates , formalitates , materiali - 
tates , & alia Jexcenta hujufmodi verbo - 
rum monfira , qua qui pattilo frequentiut 
ufurpant , ufquc adeo l^duntur , & per • 
vert untar , ut neceffe ftt eos , non folum 
valde falli, & errare in pbilojophando , 
fed etiam in loquendo , & fcrìbendo ve - 
hementer fadari , & confpurcari . Co- 
me ugualmente molto fé ne querelò 
Apulejo per alcune novità di parole a 
fuo tempo introdotte , le quali difle 
egli non fervire che all’ofcurità delle 
cole. Datar venia novitati ve ri or um , 
rerum obfcuritatibus fervientibm . E fi- 
nalmente cosi il medefimo Nizolio 
tutto il fuo difcorfo conchiufe: Qui- 
bus ita monftratìs , ut tandem aliquan- 
do & Caput hoc pofìremum , & totum 

bttnc Librum abfolvamus , ita concludi - 

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tnuf , ut reììnquamus duo memoria man» 
danda , & adfidtte diligenter cogitanda 
omnibus , r^iìte pbilofopbari cupiunt , 
quorum unum e fi , Ubicumque, & quot» 
Cumque Dialettici, Metaphyfìcique funt , 
ibidem , & totidem effe capitales . veri i 
latti bofìes : alterum vero » Quandiu 
in fcboiii pbilofopborum regnabit, Ari fio - 
rrtex 7/te Dialetticus , Ó* Metapbyftcus, 
fonditi in eis & falfitatem & barbari - 
fi» „ fi non lingua & orit , at<. certe 
- ptttoris & • corda regnaturam *. 11 che 
fu avvertirò ancora da Sene a non me- 

-* 4 / . % < 

no a Lucilio, chea noi fteflL* .Audi 
qt tantum mali faciat ntmìa fubtilitas 
■& quam infefla Ventati fit Se pure 
non vogliamo liberamente,. dire con 
Piatone che tutta. la Filofofia non Ila 
altro, che opinìonum ftudium, .& ambi- 
fio: o con Seneca difjerendi amor i op- 
pure con Trifmegifto un vano accoz- 
zamento » e ftrepito di parole . Gra- 
Corum Pbilojopbia , verborum ftrepitus . 
Per la qual-ccfa intender neceflkria- 
mente fi dee 1’ Ariftotelica > perocché 

la 



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«47 

la Pitagorica > nomavafi Italiana } ila 
Platonica per efler egualmente Pitta* 
gorica non potea (limarli , anzi piut- 
tolto dottrina , e Capienza > tche •Filo* 
fofia, come dipendente da quella de* 
gli Ebrei. La Stoica poi , Epicurea , 
o (ìa Democritica riguarda più la Mo* 
tale , e il regolamento de’coltumi .che 
altro. E quella d* Arinotele io 'fon per 
dire edere la medeiima con quella d* 
A ree fila, (limata la più enorme ; per- 
chè quelli malamente (i ferviva della 
Platonica , infegnatagli da Crantore 
Platonico t imbrattandola co* (odimi 
di Diodorot (ottilifiuno dialettico , e 
col mutabile» e fuggitivo di Pirrone* 
acutiflìmo fillogilta. Indi egli è » che 
dicealì di lui » come narra<Eufebio , 
Qttod ex anterìoribut effet > Plato > 'ex 
pojìerioribus Pyrrbo * ex mediti Diodo • 
rui ; E (eguitando Eufebio (ledo » 
cosi parla di lui : H/c autem fubtìlìtch 
tibus-. Diodori , qui actttui dìalefttcus 
erat , . & Pirrbonis ratiocinationibus Pia* 
tonte am eloquentiam feedavit ■ , & modo 

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148 

boc, modo alitici dicem , bine ilio , & 
filine bue facile tanquam nihil feienr 
volvebatur ; ne e tinquam fuit in eo , ut 
unum & idem bis ■ diceret , nec putabat 
tngenioft effe viri ejufdem permanere . 
Cavlllator igitur fummus vocabatur , cum 
ita fe h’tSy qua dicebantur dare , ada- 
ttar eque femper fuerit premeditata! , ut 
cum ipfe nihil feiret , nec alio! fcìre 
quicquam pater et ut . Terrebat enimo- 
tnna , turbabatque fopbifmatibm , gau - 
debatque , atque gloriabatur f editate 
ìlla mìrifice ; quia quod primo dixerat , 
repente commutata! , pluribu! conaba- 
tur rationibu! > qua ! pria ! aflruxerat , 
confutare . Erat igitur Hydra capita 
fap proprio enfe amputanti nec aliquìd 
habem utile » , nifi quod libenter > & 
audiretur , & videretur . E dell’ of- 
curità , e ftrepiro di parole , di cui 
fon pieni i libri d’ Arinotele con ter- 
mini vaghi , e generali , in modo che 
appena rinvenire fi poflan due , an- 
corché fuoi feguaci , e Tettar j , che 
convenir fappiano in un medefimo 

fen- 



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fentimento ; ecco il P. Malebranche 
come ne fa chiari/lima testimonianza: 
Quamvii cairn Pbilofopbiipftus do Sì ria am 
fc docere adfeverent & autument , vìx 
tamen duo reperientur , qui circa ejat 
fententiam inter fe conjentiant ; quanti, 
am revera /iriflotelis libri adeo objcurl 
funt , totque fcatent termini t vagit & 
generalibui , ut eorum opinione s , qunC 
ipft maxime adverfantut non fine verift- 
milìtudine pojfìnt ipft trtbuì . In non- 
nulla illìus operibus quidlibet ipft adfcri- 
bere lìcet , quia in ijs ntbil pene dicìt t 
quamvts multa magno (Irepitu deblate- 
ret : quemadmodum pueri campwnas fo- 
ndu fuo quidlibet dicere fingunt , quia 
campana ingentem edunt fonum , nec 
quicquam dicunt . ' \ 

Quindi non fenza roSTóre de’ me- 
desimi Ariftotelici Gio. Sculero nell* 
Orazione per cosi dire inaugurale , 
eh’ ei fece intorno al riftauramer- 
to della Filofofia con quel princi-’ 
pio-: . 

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Quo fernet e fi imbiuta ttcew ftr* 
vabit odor erti • 1 , • , v 

’ Ttfìa ■ diu i ' ... > 

diffe : Quid magli noxiura Cbrijlìanre 
}uventuti Cógitarì fot e fi , <]uam in Ari * 
fiat etti dottrina graviffmoi eos errore t% 
quibut if fiui Pbìtojvphia: referta efl > a 
tenerti audire ? Quid periculoftus quarti 
tene* riniti eofum animiti > qui ad majo » 
ra defìinantut , & qu bui > juo tempo • 
re > fine ReìpubVtca » fitte Eoclefue ad L 
tninìfiratio committenda , talia , in fi ahi» 
lire , aperte Tbeologis Cbriftian<e t 
fàeique repugnant , Ó* .Atbeifmui» 
dirette viam fìemunt . Come ancora 
ciò va comprovando per tutto un Trat- 
tato il dottiffimo » e puffi mO‘ P»- Va- 
leriane Magno di fopra lodato» a cui 
diede il titolò Atheìfmui Arinoteli! , E 
prima di lui dall* Arcivescovo Mìtile- 
neo fu tutta la dottrina Ariftqtelica ri- 
provata , e biafimata ; ed ultimamen* 
te ancora il dottiffimo Cardinal Bona 
della pertinacia degli Scolatici parlan- 
do) così ne ragiona » Vera autem fa • 

• pie»' • 


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V 


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pìent'ut nìbil maga adver fatar y squarti 
a tenerti annis , certa quibu/dam pria » 
cipiis (tne de le fi u , & examine' mentem 
imbuì ffe « Un de jam ohm notavìt Am 
monius Arinoteli! commentator , eoi , 
qui fai fu dottrini! inani riti erant , mul- 
ta puerilia , atque inepta adeo perlina • 
citer defendifje , ut nulla ratione po - 
tuetint ab ijs divelli . Pari quoque ra- 
tione > qui ex prafcripto propri t inftitu- 
tì \ five ex adfeSlu erga praceptores. 
certi! opinionibui adharent , omnia fe- 
cundum illos dtjudicanl , quacumque 
auEìor ìtale y & demonflratione po fi b abi- 
ta , ad eafdem trahentes quidqutd au- 
diunt i qmdquid ìegunt . Il che fo al- 
mamente difpiacque ancora a Rodol- 
fo Agricola , uno de’ primi - letterati 
del fecolo pattato, (*) che di tanti FU 
lofofi 'dell’ antica età era folamente 

- • * ■ * ■ * * 4 ri- 

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m 1 , -»«. % • * • * »• » •> * 

, (*} Cioè del fecolo fedicefimo, mentre il Signor 
Valletta { criflfe la fua Lettera nel 1700. in pun- 
tò : ma veramente Rodolfo Agricola non toccò 
plinto il decin*ofefto fecolo , pbiché nacque Tan- 
no *44 x.e mori l’anno 1485, come notò il Trite- 
mio • * v 



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rimalo nelle mani degli uomini Ari» 
Itotele , dicendo quello .fola adope- 
rano. coloro , che deliberano? appren- 
dere la Filofofia : . quelli <. è il pò» 
mo , che imparano i fanciulli >; -ib, 
pra coftui muore T ultimo Audio de*, 
vecchi . ... Ecco le Aie parole ? Quid 
de Ari ftotele die am ? hic gnìm prope* 
modum [ohi omnium prife a alati! Pbi- 
ìojopborum permanfit in manibui : hunc 
[ohm , -, qui \ Pbilojopbite , defìinantur , 
attìngunt : hunc .primum pueri difeunt 
buie ultimum jenum jl uditi m immori - 
tur : hunc artet omnei , omnia fiu* 
diorum genera terunt , trahunt,, dif* 
cerptmt . Ma non già dopo che il 
Cartello aprì, il vero fentiero al mi- 
gliore , e più certo modo di filofo* 
fare;, che ad un Criftiano convenga*. 
Come ugualmente tutto ciò fu con» 
fiderato dal dottilfimo Vanhelmon- 
zio , dicendo ; Jndignor & merito » 
quod ScboU •• Pbilofopbia ethnica ado » 
lefcentet male ìmbuant . Lamentan- 
doli egli fra 1* altre cofe , non ben 


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/ 


convenire la definizione pi che Ari* 
Itotele diede all* uomo chiamando- 
lo Animai ' Rat tonale ; , ■ • non avendo 
egli conofciuto la Tua creazione > nè 
T effetto d’ ella ; e perciò 1 , dice il fud« 

detto autore malamente fervirfène le 

* • 

fcuole Criftiane Vituperai am ìtaqttc 

definitìonem exìfiimo t qua homo Ani * 
mal rat tonale , vel e a effenti ee defcrì- 
ptione depìngitur . Siquidem ex ulti • 
mato fine dejìinationum . proprietatibus 
in creando - dejiniendut erat , fi .finii 
fit cauffarum prima ex Arinotele . Qua- 
propter nec hominii de fini fio e fonte 
Pagani f mi mendicanda erat ì qui ere* 
ationem , ejufque fines piane ignora* 
vit , Così egli defìniendolo ; Homo 
ergo eft creatura vivent in corpore • per. 
a rum am immortalem oh honorem Dei * 
fecundum lumen » &: ad tmaginem Ver- 
bi . Quando Arinotele -diede una 
definizione all* uomo che nulla va-» 
le » - non 'Vedendoli in quella nè crea* 
tura di Dio , nè immortalità dell* 
anima , da ‘ effo lui affatto negata * 


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*54 

come Cerna verun dubbio l’ affettano 
Ciucino nella Parerteli , Teodoreto 
nel Libro della natura dell* uomo , 
Gregorio Nifleno nel Libro dell* Ani- 
ma Origene in più luoghi delle Tue 
Opere, Gregorio Nazianzeno nella dif- 
puta contro Eunomio , il Cardinal 
Gaetano nel Trattato deli’ Anima , 
Plutarco y Galeno , ed infiniti altri 
fcrittori profani . Per lo che non fen* 
za ragione chia mai Io Tertu]]iano«?//é- 
to f dicendo nel Libro delle Ptefcrizio- 
ni Miferum Arijlotelem ; foggiung; ndo, 
J Qui illis Diale Che am inHituit , artifi - 
eem (Intendi , & defiruendi verfipellem t 
in fententiìs co a Cium , in conjeCìurit < 
dar am , in argomenti! • operar iam con-' 
tentionum , mole fi am edam fibi ip/i y 
omnia ..retrabiantem , ne quid omnino 
traSi aver it .- Il che -fu cau fa , che n’ 
avvifafTe un gentile , ma il più eccel- 
lente Filofofo e il più dorro de’ Ro- 
mani, Varrone io dico , Nulla pbilo - 
fnpbandi c auffa fit nifi finis- boni ", quo 
beat us fit nulla etiam Pbilofopbia /<v 

da 


I 


155 

Sìa dicenda , ju* non feSìetur aliquem 
fi„em bortum . Il che non ave». ritro- 
vato in alcuna delle tante (ètte » eh* 
etano comparfe a fuo;tempo » e tan- 
to maggiormente nell* Ariftotelica tan- 
to pemiziofa alle Repubbliche » ed al- 
la religione , che fi pròfèflàva allora 
da’ Romani ; per la- qual cofa -, fupe- 
rando eglino ognaltra nazione e nell* 
arti-,' e difcipline , e nella pierà , Ia« 
(ciò fcritto Cicerone così : che vivea 
a tempo del medefimo Varronee Quatn 
volumutìicet P. C. noi amemur ta» 
meri nec numero Hifpanot » nec rotore 
Gallo f> nec t allietate Panos - , oec ar* 
tibusGracos, nec denique hoc ipfo bu - 
jus' sentii , & terra domenica > . nativo • 
que - fenftt Jtalos iffoi > & Latìnot $ 
fed pktate , ac religione , atque <.bac 
una fapientia , quod Deorum immorta* 
lium numine omnia regi • gubetnar que 
perfpeximui % omnet gentes > naiionel ’• 

que [uperavìmus . •• ’• • :i 

E finalmente eonofeendofi ancora 

dagli Ebrei , la Filofofia d’ Arinotele 

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eflere in pregiu diciò della religione , 
fa. pubblicato decreto nel Sinedrio de- 
gli Afrnonei ( come fi legge nell* irto- 
ria de’ loro tempi ) così dicendo .• Ma- 
le diti us qui docet filium fuum Pbtlofo- 
pbiam G rac am . : Il che vien riferito 
ancora da Arrigo Enefiio nel fuo Li- 
bro Vir fapiens . Quindi, non fia ma- 
raviglia , quando leggiamo preffoCle- 
mente 1’ Aleflandrino , Grata itaque • 
Pbilofopbia , ut alti volunt , a Diabo- 
lo mota e fi i Anzi i Giudei dopo la 
venuta del noftro Salvatore, ancorché 
* empj , pur dannarono la Filofofìa d’A- 
riftotele ; perocché avendo pubblicato 
il Re Moisè un Libro» a cui diede il 
titolo 1 Mereh Nevekim , fu acculato, 
dagli altri Dottori d’aver corrotta la 
loro religione » per aver in effo pur 
troppo mefcolata la Metafilica d’ Ari- 
flotele , come narra il P. Si mone nel 
fupplemcnto al Libro delle cerimonie/ 
e de’coftumi de’ Giudei di Leone Mo- 
dena .. Ed io in finendo dirò di lui 
con il gran Pico della Mirandola ; 


*57 

Mali prtnctpiì finis masut . 

Da turco ciò , che fi è fin qui rap* 
portato , potrà la Santità 1 V ostra 
pienamente avvifare quànto fian da ri- 
prenderti co fi oro , ì quali ardi (cono di 
biafimare quefta Filofofia , che mala- 
mente chiaman moderna , e nuova , e 
dannarla come fcandalofa , e mala - r 
quando finora nè la Santità’ Vostra* 
nè gli altri fantiflìmi Pontefici antecefi» 
fori * hannola giammai penfiata con- 
dannare . Anzi il contrario leggiamo 
riabilito dalla Santità d’Innocenzio XI» 
in una Bolla ; ciò egli è * . che niuna. 
cola tra filofofanti , ed altri , che fico- 
lafiicamente fi contende, giammai fi' 
danni o in difiputando* o fcrivendo , o 
in pubblicando , che pria dalla Santa 
Romana Chiefia condannata non fia ; 
Ma quando anche ciò non fofie , qual 
furore , o fpinto dii zelo ijpinge tant* 
oltre, cofioro ad incagionar coma- rea * 
e mala una Filofofia * che ha per au- 
tori uomini cattolici , • dabbene , e di 
integrifiìma vita ; avendo per lo con* 


x$8 

trario la lor Filofofia per autori fio. 
mini gentili , e tra gentili i più per- 
vertì, e federati ? Qual ila (iato già il 
lor Padre Arinotele, e di che coftumi 
l’iftorie de* Greci, e de’. Latini ne fan 
piena , ed affai- ampia tedimonianza ; 
Quai fentimenti , e quanto perniziofi 
sì alle Repubbliche , sì alla j religione, 
che a* Tuoi tempi lì tenea tra Greci , 
egli lanciato abbia a’ poderi la San- 
tità' Vostra, rivolgendo l’occhio a 
quello , che per 1* autorità d’ infiniti 
fanti Padri , e di molti altri autori pro- 
fani fi è riportato, porrà benignamen- 
te giudicarlo., Non evvi Tanto Padre, 
che per otto e più - fecoli riprefo - , e 
biafimato non l’abbia , nè mai leggia- 
mo , che alcuno l’abbia feguito, o fia 
dato così dettamente legato alla di 
lui dottrina , come tuttavia fon codo- 
ro. Dottrina veramente tre volte per- 
niziofiflìma , madre, e fonte di tante 
e tante erefie + che per tanto tempo 
didurbarono. ed affliflero la Chiefa , 
e di Crido la vede lacerarono . E fe 
.. : rifor- 


159 

riforgefle il gran Bafilio, quanti equa-' 
li de’ noftri tempi riprenderebbe più 
fortemente, che non fece ad Eunomio^ 
ed agli Eunomiani- de* Tuoi tempi j t - 
quali giuravano Tulle parole d* Arino- 
tele, come full* Evangelo > e pofero in 
ifcompigtio la Chiefa d’ Oriente? Che 
diremo degli Atanasj, e degli A leffa n* 
dri Vefcovi d\ Aleffandria ? . Quanti 
Crilìiani taccierebbono d’ Arianifmo, 
yeggendogli così attaccati ad Arinotele, 
onde Tempio Ario prefe Tarmi , e le 
faettc contro del Verbo ? Non farei 
per mai finirla , fe voleffi addurre par* 
titamente tutte Terefie , • che da’fegua* 
ci d’ Arinotele fono fiate indotte nell» 
Romana Chiefa per tanti fecoli , e di 
giorno. in giorno van riforgendo. Baffi 
fol dire , che da fei , o più. fecoli tut- 
ti gli errori fian venuti da oriondi per 
così dire , e figliuoli del grande Aride* 
tele ... i ' « 

• Ma fliafì pur colla fua pace Arido* 
tele , con quella pace , che nel più cu- 
po dell’ Inferno, ov’egli fea.giace, dar 
> fi può 


i6o 

fi può- Siali ' flato Arinotele non tan- 
to federato ; anzi dirò più , fiati (tato 
uomo dabbene, avvegnaché gentile ei 
lì (offe . Sianli Santi tutti gli Arifto- 
telici, i quali hanno avuto , ed hanno 
il nome di Criltiano . Siali la lor dot- 
trina ottima-, e di niun pregiudicio j 
non però avrà che far nulla colla no- 
Itra l’anta' religione nè di buono , nè 
di malo . Siali io dico , e ridico la lor 
dottrina profittevole in ifpiegare gli ar- 
cani della natura , la natura delle pian- 
te » degli animali , e che lo io ; non 
dovran perciò biafimare tutte 1’ altre 
Filofofie , eh’ eglino non profèlTano , 
quando quelle niuna cola infegnano , 
che contraria lia a’ buoni collumi , al- 
le leggi naturali, ed alle leggi di Cri- 
Ho , e della Chiefa . Coloro, che rin- 
novate l’hanno tutti fon già morti cat- 
tolici , ed in feno della Chiefa , lenza 
veruno fofpetto , quantunque minimo 
d’ erefia . E* conceduto , che in qual- 
che Libro d’ alcun Filofofo Criltiano 
vi folle qualche opinione » chiaramente 

con- 


rii 

'contraria alla verità della religione , 
fenza dubbio 'veruno toccherebbe alla 
Chiefa di condannarla . Potrebbe!! pe- 
rò ( parlo pieno di rifpetto, e di zelo, 
con quella riverenza ed ubbidienza , 
che lì dee alla Santità* Vostra , ed 
alla Santa Chiefa ) dìdimamente con- 
dannare quella opinione eretica , ovve- 
ro fcandalofa > come fece per molte 
dichiarazioni AlelTandro VII. ed altri 
Pontefici ; e non ributtarli tutto il cor- 
po d’un libro , il quale lì compone d* 
infinite, e varie opinioni , delle quali 
la maggior parte niuno attaccamento 
ha , ovvero dipendenza colla verità del- 
la fede. Così leggiamo Origene , e 
Tertulliano lìcuramente , avvegnaché 
ambedue in molte co fe lian traviati , 
come poco ollervanti della nollra reli. 
gione . Così leggiamo ancora ' San Ci-' 
priano Martire , quantunque folle fia- 
to d'opinione , che i battezzati dagli 
eretici lì doveflero ribattezzare ; laqua- 
le poi fu dannata dalla Santa Chiefa' 
per mezzo d’ un Concilio > come an« 

L co. 


3 


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* 6 » 

cora tanti altri errori di Lattanzio >d* 
Arnobio» e d’altri. Or fe ciò fia lecir- 
to nelle cofe di tanta importanza » cioè 
nella Teologia , potrà ancora efler-Te- / 
cito nelle Filosofie , le quali van de- 
correndo femplicemente degli arcani 
della natura . 

Il filosofare , Beatissimo Padre , 
fu Tempre mai , conforme s* è dimo- 
ftrato , libero , e permefiò a chi che 
fia , purché contrario egli non fia alla 
religione > alle leggi umane > ed a’ buo- 
ni coftumi. Non han cofa gli uomini» 
che fia più lontana > e men foggetta al- 
le poteftà terrene, che il loro Spirito. 
Nè v’ è cofa più intollerabile , cl}e 
quando fi veggono rapire la libertà de* 
loro penfieri ; perocché tanto è toglie- 
re la libertà del filosofare ,■ quanto è 
togliere la libertà dell’ opinare ftefTo, 
non effendo altro le Filofofie che opi- 
nazioni * Quindi è, che coloro, i qua- 
li per dura legge delle genti fono fchia- 
vi delle altrui volontà > pur fi riman- 
gono liberi nelle loro opinioni , ed i lor 

pa- 

e 


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padroni > i quali han poteftà della lor 
vita, non poflòno difporre de’ loro li* 
beri fentimenti . Solamente lo fpirita 
dell’ uomo a Dio è tenuto renderli av- 
vinto , elfendo egli folo la prima veri- 
tà per elfenza , la quale non può giam- 
mai nè ingannarli , nè ingannare ; ed 
iòdi poi ancora la fua Chiefa > la qua- 
le ci favella da fua parte , toccando a 
lei d’interpetrare gli oracoli , ed arca- 
ni di Dio . Indi quella ubbidienza del- 
la nollra ragione libera all* autorità 
Divina fu fempre giudicata da tutti la 
prima , e più grata vittima , che noi 
dobbiamo offerire a Dio. Il facrifizio 
certamente non è egli fanguinofo , è 
ben però il più pregiato , e caro ; pe- 
rocché conduce gli fpiriti nollri , na- 
turalmente di ripofo impazienti a sì 
felice fervi tù , principio » e mezzo d* 
ogni nollro bene, e falute • Perchè li 
dee in ciò ufare grandilfima diligenza, 
nè legare sì llrettamente quello nollro 
libero arbitrio in cofe , le quali poco , 
o nulla montano ; perocché potreb- 

Lz beli 


befi temere di qualche rivolgimento , 
o per così dire temerità dal vederli 
sì ftretto , e incatenato . Oltreché po- 
trebbeli da ciò dar luogo di penfar 
malamente , che la noftra fede dipcn- 
deffe da’ principi delle Filofofie, e che 
la noftra religione » ed Arinotele fot 
fero sì Erettamente uniti , e me (cola- 
ti , che 1' una fenza l’altro non polla 
da noi crederli. Sarebbe ben tre volte 
incollante la noftra fede , fe ftabilita 
folle fopra così balle , e poco (labili 
fondamenta , ed andalfe dietro a’fogni, 
ed alle frafche de’ Filofofanti . La ve- 
rità vien ricercata si dalla Filofofia ,• 
ed è Hata ricercata già per migliaia d* 
anni ; ma non giammai però è Hata 
ella ritrovata ; perocché Iddio ha vo- 
luto lafciare il Mondo all’efercizio in- 
nocente delle Filofolie , ed all’incerto 
inveftigamento delle cole naturali , e 
però alle difpute . Mundum tradidit 
difputation'tbus eorum. Conforme anco- 
ra va dimoftrando San Gregorio Na- 
zianzeno in un difeorfo, ch’egli detta 

delle 


/ 


. *65 

delle dìfpute. La Teologia fola ha ri- 
trovata la verità, perch’ella fola s’ ag- 
gira intorno alla vera luce , e prima 1 

ferità , eh’ è Iddio , principio d’ ogni j 

noftro fapere; onde gloriavafi 1* Apo- 
flolo di non fapere altra cofe, cheCri- 
tto crocifitto. Quefla verità ritrovata 
nella Teologia altri non poffede , che 1 

la noftra fanta religione , la quale quan- 
tunque contrattata , ed afflitta da tan- 
ti e tanti tiranni , pur fempre mai • 

vìttoriofa per tanti » e tanti fecoli ha 
trionferò , e trionferà per fempre più 
gloriofa . Veritatem ( ditte un autore ) 

Pbilofopbia qu<erit : Tbeologia inventi : 

Religio poflìdet . 


IL FINE. 


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I6j 

• * • 


OSSERVAZIONE 

• | 

* * . ' < / 

Sopra la pre fonte 

LETTER A* 


Oichè a difefa della moderna fì- 
Jofofia , e per difcolpa de 5 jfuoi 
coltivatori è fiata la prefente 
Lettera dall 5 autor fuo lavorata, 
degne di confiderazione , e di ri- 
fletto fono da reputare le prove, 
e le ragioni , di cui egli >per ciò fare ha volu- 
to fervirfi ; perocché verfando quefte intorno 
ad una caufa , la quale al prefente fi può dir 
prelfochè comune, di comune , ed univerlal 
difefa ancora elleno pedono molto acconcia- 
mente fervire . . 

. Recando adunque le molte parole fue m 
una , quella nella foftanza fembra edere fia- 
ta T idea di lui . Egli ha come in due parti 
divifa tutta la Lettera , in una delle quali s* 
è ingegnato di biafimare, e deprimere il pia 
che ha potuto Ariftotile; e nell’altra lodare, 
e portare alle ftelle Renato Defeartes. Egli 
ha depredo Ariftotile , comparandolo prima- 
mente con Platone , e inoltrando , che il 
principato tra i filolòfi è di quello fecondo; 

L 4 chc 




*6$ 

che da tutti i fanti Padri molto è flato cele* 
brato: che la fua filofofìa è la più favorevo- 
le, ed acconcia alla Chiefà cattolica ; e che 
quella d’ Ariftotile è la più contraria, e pre- 
giudiziale . S’ e poi ingegnato di inoltrare , 
che Ariftotile è flato 1* origine di tutte l’ere- 
fie.* eh’ è flato biafimato da tutti i fanti Pa- 
dri , e finalmente tutto quello ha raccolto , 
che può fèrvire di biafimo , e di vitupero di 
quello filolofo • Di qui è pallato a glorifica- 
re il Defcartes . Ha mcftrato da quanti e 
quali uomini e fiata la lita filofofìa appro- 
vata , e ricevuta : com’ ella s’ uniforma a’fen- 
timenti de’ fanti Padri : come ferve molto per 
difi reggere l’erefie , e così fatte altre cofe af- 
fai. Onde porta l’incertezza di tutte le filo- 
fofie per cagione del corto intendimento u* 
mano , e porta Umilmente la libertà di giu- 
dicare , eh’ hanno gl’ intelletti nelle materie 
fìlofcfiche y ha concitilo, ellère molto da ri- 
provare Tattaccarfi fidamente ad Ariftotile . 
C jntra il quale molte colè di nuovo adducen* 
do, e moltiflime altresì a favore di Renato, 
della filofofìa di cui teffe un lungo panegiri- 
co ; finalmente conclude , effere forte da ri- 
prendere coloro , che ardifeono biafimare la 
filofofìa moderna , la quale non fido al paro 
coll’ Ariftotelica può andare; ma in oltre ad 
erta dee ellère antiporta , come quella , che 
dalla Platonica fi deriva , e per più altre lo* 


4 

i6$ 

di, ch’egli affai minutamente, e a lungo ya 
numerando. 

Ora volendo (opra cosi fatta argomentazio- 
ne col medefimo fine dell* autor fuo , cioè a 
prò della moderna filofòfia , alcuna colà of* 
fervare; dico in prima, non effere molto da 
commendare Io ftabilire la difefa di effe mo- 
derna filofòfia fopra la depreffione d’Arifto- 
tile, e fopra la deificazione, per dir così, di 
Renato delle Carte . Quantunque volte un 
eccellente fcrittore ha occupato un poftocon- 
fiderabile nella repubblica delle lettere, non 
manca mai la fazione di quelli, che Pefàlta- 
no , e di coloro , che lo deprimono fuori del 
dovere . Vero è , che ci fono ancora difcreti 
eftimatori delle cole, i quali il buono dal reo 
feparando , quel prudente mezzo eleggono 
nel dar giudicio , che fecondo dirittura di ra* 
gione fi vuol tenere. Molti efèmpj io potrei 
addurre per confermazione di ciò: ma perchè 
fopra Ariflotile procede ilnoftro ragionamen- 
to , volentieri io non mi partirò da eflo. Per 
efempio adunque de’ glorificatori affettati di 
quello filofofo fia Averroe , il quale in que- 
llo modo lafciò fcritto di lui : j4riflotelir do * 
Urina efl Stimma Veritas, quoniam ejus intei* 
lelhts fuit finis bumani intclleftus ; quare bene 
dicitur de ilio , quod ipfe fnit creatus , & da* 
tus nobis Divina providentia , ut non ignori 

mus Doffibilia feiri . E nella Prefazione alla 

..Fi- 


/ 


I 


170 

Fifica; Complevii ( Ix>gicam , Ethicam -, óc 
Metaphyficam ) quia nullus eorum , qui fecu * 
ti funt eum ufque ad hoc tcmpus , quod efl 
mille & . quingentorum annorum , quidquam ad* 
didit , nec invenies in ejus verbi s errorem ali* 
cujus quantitatis , # ta/ew £//<? virtutem in in* 
dividuo uno miraculofum , é? extraneum exiflit , 
difpofitio , cum in uno homine reperì • 
, dìgnus cfl effe Divinus magis quam hu* 
manus. Per efempio poi de* depreflori fimil* 
mente affettati del mentovato Ariftotile fia 
Pietro Ramo, il quale, fecondochè riferifce 
Aleflandro Taffoni nel libro X. cap. III. de’ 
fuoi Penfierì diverp , Dovendo , fecondo V ufo 
di Parigi , foflener Conclufioni primachè fojfe 
creato Maeflro , propofe quefla fola a qua* 
lunque volejfe argomentare , dando libero cam* 
TP a tutti : Quacumque ab Ariflotele di fìat 
funt y falfa , commentitia effe .. Non bi- 
fogna disputare quale di quelli due giudicj 
fia più vero . Potrebbe piuttofto difputarfi 
qual Ha piu falfo : ma chi fofteneffe egual 
grado d* aflurdità contenerli nell’ uno e 
nell* altro, per avventura non errerebbe pun- 
to . Con tutto quello , grandilfimo feguito 
ha avuto il primo ; perciocché le famiglierei 
gli Scolaftici , le quali tutte aliai religiofa- 
niente V hanno abbracciato , per edere mol- 
te , e dappertutto diffufe , hanno affogato 
colla ior piena autorevole tutto il mondo . 


« 


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* 7 * 

Per quella ragione non molti feguaci ha po- 
tuto guadagnarli la feconda opinione. Pere- 
lempio finalmente d’un faggio Sparatore del 
buono dal reo, e d’un prudente elettore del 
mezzo, pogniamo Rodolfo Agricola , il qua* 
le nel libro : L capitolo If F. de Inventane Dia r , 

lettica , cosi d v Àrilìotile lalcio Icritto ; Ego i 

Ariflotelem fummo ingemo , dottrina , eloquen- 
ti# ^ rerum periti a prudentiaque , éfy ut fe- 
rnet dicam , fummum quidem . hominem ; fed j 

hominem tamen fuijfe puto , hoc e fi , quemiS 
Intere aliquid • potuerit , quique ut non emula . 1 

primus invencrit , ita aliis pofi fe irrve menda 
dliqua reliquerit . Al qual giudicio fi potreb- 
be accoppiare ancora quello di Giovan Fran- 
cefilo Pico Mirandolano, il quale > per quan- 
to egli raedefimo ne dice , venti anni interi 
fpefi avendo iti Squadernare i libri d* Ariflo- 
tile , anzi oracolo , che giudicio è da repu- 
tarli . Così adunque egli fcrive nel Prolago 
al libro JY. del fuo Examen vanitati* dottrir 
Tue gentium : Multa apud Ariflotelem erudì . f > 

tio , multa eleganti a fcribendi , inulta etiam , 

fcrtajfe verità* : fed certe non parva vanita* * 

- JLo fcrutinio fin qui da noi fatto di varj , 
c oppofti giudicj intorno al medefimo fog- 
getto formati, può fervir di regola nel giudi- 1 

care di. tutti gli eccellenti fcrittori. Noq bifir 
gna nè alla bellezza della virtù, nè alia brut- 
tezza de’vizj lafciarfi cosi rollo ingannare , nè ' 


2 

1 - 


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I 7 i * ■ . . 

fafcinare in modo la vi (la , che fi travegga 
e fi finarrilca quel fenderò dì mezzo, per cui 
Tempre colla (corta della ragione dobbiamo 
proccurare d* incamminarci . Ma egli fi ritro- 
vano uomini d’ immaginazione tanto gagliar- 
da e forte , che poiché hanno fidato la men- 
te nella qualità d’ un oggetto , non (anno 
tanto o quanto fidarla per dominarne le al- 
tre - Conoro confederano ' le colè (blamente 
per quel verfo, a cui dal moto de* (oro fpi- 
riti fono portati , e di qui è, che o il bene 
folo , o il male precifamente contemplano » 
Quello predominio dell’ immaginazione in 
nelfun’ altra opera per mio avvilo meglio fi 
fcorge , quanto in quella de veris principiis , 
& vera ratione pbilofopbaudi di Mario Nizo- 
iio. Quello fcrietore avendo al principio con- 
ceputo della (lima verfo Cicerone, e vdeldifi 
credito per • Ari dotile ,‘a poco a poco 
s* è lafeiato condurre a tale , che nuli*- altro 
che il lodevole in quello , e in quello nuli* 
altro che il biafimevole egli vedeva . Gli è fi- 
nalmente» paruto , eh’ ogni cofa , anche 1’ 
imperfezioni del primo roderò divinità , e le 
cole anche buone del fecondo fodero vizj , e 
magagne . Di qui è , che negli accennati li- 
bri , egli conculca ogni opinione, e lèntenzia 
d’ Arillotile, e glorifica ogni detto di Cice- 
rone ; per qualunque definizione anche de- 
bole , e imperfetta del quale, egli s’ ingegna 

di 


* 


di ritrovare principi , da cui fi deduce com* 
ella è giuftiflima , e vera. Quella lòrta di li- 
bri può efler utile per quelli , che all* oppo- 
fla parte fono dalla palfione portati / perchè 
fcorgendo nella lettura di elfi il rovescio, co- 
me fi dice , della medaglia , può avvenire , 
che s* inducano a dubitare di quello, che fi- 
no allora aveano tenuto per fermo . Per al- 
tro e T uno e 1* altro di quelli eflremi me- 
rita grandilfimo biafimo , nè v’ ha colà ,che 
più i retti giudici impedifca quanto quello fv la- 
mento della ragione, a cui la fantafia ha tolto 
la briglia di mano,. Intanto la vanità, e lafu- 
perbia dell’ uomo fi palce molto di così fat- 
to cibo , perchè o colla deificazione, o colla 
deprelfione altrui o coll’uno e l’altro inlìeme, 
fi fpera di potere llabilire la propria fama « 
Egli avviene nonpertanto , che la colà il più 
delle volte va tutt* all’ oppollo . Nulla è 
che minor imprelfione faccia nelle menti de- 
gli uomini, e che più agevolmente dimenti- 
chino , quanto quelli sforzi violenti : degl’ 
intelletti da troppo gagliarda immaginazione 
trafportati : non altrimenti appunto , che 1* 
azioni llravaganti , e inufitate de’ pazzi , ap- 
pena s’oflèrvano . E chi è egli , che fìlolò- 
fando fi Ila giammai attenuto a’ principj di- 
Mario Nizolio? lo non ritrovo appena regi- 
flrato il filo nome tra i nemici d’Àrillotile . 

. Ma ritornando in via, dico, che l’autore 

di 


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! 


di quella Lettera fembra effere (lato alquan* 
to tocco dal prurito y di cui abbiamo fin qui 
favellato , mentre con tutto lo sforzo dello 
fpirito s y è ingegnato di raccogliere il polfibL. 
le con tra Ariftotile, e dall* altro canto por- 
tare fino alle ftelle il Delcartes ; ogni prova 
facendo > e nulla intentato lalciando per ap- 
pannare, e far violenza agl* intelletti de’luoi 
leggitori . Per contraflegno della fila palilo* 
ne , anche dentro a* cancelli di puro racco* 
glitore degli altrui giudicj, offervifi il modo , 
eh* egli tiene alla pagina 34. in iftorcere vio- 
lentemente contra Ariftotile alcune parole 
del P. Petavio, dette ad altro intendimento, 
anzi in propofito tutto conti ario. Quello Pa- 
dre nel capitolo III. numero V. dei Prolago 
alla fua Opera de* Dogmi Teologici , dopo 
avere addotto un lungo palio di S. Bafiiio , 
nel quale lèmbra , eh* e* rigetti in tutto la 
filolòfia Ariftotelica , foggiunge al fine cobi: 
Ceterum iifdem in verbi * videtur Bafìlius in 
totum abdicale , ac rejecijje ab fidei , Theo* 
hgiécque conjortio univerfam Ariflotelis philofo* 
phiam tanquam Cbriflo irrvifam , & inimicami 
atque ab bofle illius Diabolo proferì am . Quam 
uonmllorum opinionem refellit Clemens Ale*an- 
drinus in primo Stromateon > ut alibi memini - 
mus . Sed ab bujufmodi Jufpicione Bafilium 
paullo pofl purgabimus . Ora il nollro autore 
prende da quello palio quelle lòie parole ; 

Ari m 


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Ari flotti is j>hilofophiam tanquam Chriflo invi, 
fam , & inimicam i atque ab hofle illitis Dia. 
bolo profeti am ; e le porta come un detto del 
P. Petavio contra la fìlolòfia d’ Ariftotile. E 
chi non vede però che il prurito di conculcare 
quello filofofo ha fuggerito all’autore della let- 
tera una sì aperta , e abominevole ftorpiatura? 

E pure y fe per 1* altro verfo vogliamo ri- 
guardare e Arillotile , e il Delcartes , non ci 
mancherà motivo , nè fcrittori , i quali ci a- 
prirànno la ftrada a deificare il primo , ed a 
deprimere , e conculcare ancora il fecondo , 
lènza nè pure aver bifogno di ricorrere a tali 
artificj . Ogni volta che uno fcrittore s’ha a. 
cquiftato un gran nome nella repubblica del- 
le lettere , e mafTìme per lungo tratto di tem- 
po , ’è pazzia l’immaginarli , che tutte le co- 
fe lue pollano eflère tee . Il buono làrà mi- 
fto col men buono , come di tutte l’ umane 
cofe , che perfette giammai non li videro j 
fiiole avvenire ; e però quelli , eh’ amano dì 
cogliere negli eftremi , troveranno in amen. - 
due le parti da làttollarli . Il punto Uà , che 
non lì lufinghino d’innalzare una fabbrica , 
che non polla eflère da alcun altro colle ilei* 
fe forze diftrutta , per non ritrovarli contra 
la loro efpettazione ingannati. Un altro, che 
riguardi lo fteflò oggetto dal lato oppofto a 
quello , che 1’ hanno riguardato efli , ritro- 
verà tolto gli liromenti da dilhuggere in 

quel* 


! 

I 


176 

quella fletta fucina dov’eglinò gli avevano ri. 
trovati per fabbricare - Di quella difputa d’ 
Ugone da Siena, al tempo del Concilio , che 
fi cominciò in Ferrara , riferita dall* autor 
della Letteta, come cola inftituitaperefalta- 
re Platone, e deprimere Ariftotile, così nel., 
la fua Cronaca lafciò fcritto Filippo da Ber- 
gamo : Cumque Nicolaus Marchio , & multi 
in Synodo congregati pbilofophi excellentes ad - 
venijfent , cuniios in medium philofophia jocos 
adduxit ( Ugo ) de quibus inter fe Plato ± 
Arifloteles fuis in Operibus contendere , ac 
magnopere dijfentire videntur , cdocens eamfe 
partem defenfurum y quamGraci oppugnandam 
ducer ent , five Platone m y fi ve alium je fequen - 
dum arbitrarentur . Lo fletto atteftano Enea 
Silvio nel capitolo LI I. della Dedizione delF 
Europa , e Andrea. Tiraquello nel capìtolo 
XXXI. del libro de Nobilitate . Ecco pertan- 
to , che il fine d’ Ugone non fu V efaltazion 
di Platone , e Pabbaflàmento d* Ariftotile , 
come vien fuppofta : ma fi profefsò di voler 
difputare problematicamente , che vai a dire, 
difendere la parte impugnata , e per confe- 
guenza difendere o l’uno, o l’altro di quelli 
due fUofofì . Cosi il Concilio Lateranefe V. 
a torto vien portato alla facciuola 114. come 
difàpprovatore , e condannatore della filofo- 
fia Peripatetica nella Scffione Vili. Bafta fo- 
to leggere P accennato luogo per chiarirli , 

che 


f 


\ 


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*77 

che quello Concilio non condannò nè Anda- 
tile, nè Platone, nè alcun altro filofofo in 
particolare : ma generalmente della filofòfia 
ragionando , proibì primamente I* abufo a 
que’ tempi introdotto di difendere nelle pub- 
bliche Tefi, che circa lo dello punto, quel- 
lo era da dire fecondo la filofofia , e quefto 
fecondo la verità : ovvero tal colà fecondo la 
filosofia e r a vera, che fecondo la fede erafal- 
fa . In fecondo luogo ordinò a tutti i Lettori 
pubblici delle Univerfità , chefpiegando i 
fìlofòfi, avvertilfero la gioventù degli errori 
loro , alla fede noftra contrari , -confutando* 
gli, e riprovandogli . E finalmente (labili , 
che niunCherico doveffe dopo io ftudio della 
Grammatica appigliarli a quelloodeilaPoefia, 
o della Filolòfia, lènza ftudiareinfieme Teolo- 
gia , e Canoni, acciocché, foggiugne, In bis 
Janlìif , & utilibus profijfionibus Sacerdotes 
Domini inveniant , unde infili a s Pbilofopbia , 
& Poe fi s r adice s purgare, & fanare valeant. 
E tanto è lontano , che i Padri di quefto 
Concilio abbiano avuto in animo d’oltraggia- 
re Ariftotile, eh’ anzi lette le poco fa accen- 
nate cofe , e ricercato , fe alcuno avelTè pun- 
to che dire in contrario, fi levò fufo Niccolò 
Lippomano Vefcovo di Bergamo, e sì difle^ 
Quod non pìacebat fìbi , quod Tbeoìogi impo - 
nerent Pbilofopbis difputantibus de veritate in - 
ielle fi us tanquam de materia po/ita de mente 

M - Ari» 


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178 ... 

.Ariflotelis y quam [ibi imponti Averroes : lieti 
fecundum verità rem tali* opimo e fi fai fa . Si- 
milmente di queir Aezio Vefcovo * che dall* 
autor deir Epiftola è rapportato come uno * 
che per troppo ftarfi attaccato alle Categorie 
cT Ariftotile , cadeffe in erefia * e diventaflTe 
Ateifta , Socrate nel libro II. capitolo XXXV- 
della Tua fteria Ecclefiafticacosl ragion a: Hoc 
aiitem facit Cat egorii s Ariflotelis ( fic liber iU 
le e fi ir.fcriptus ) fidem habens * ex quibus 
difputando * ac fe ipfum fallendo y non int clie- 
nti y ncque a feientibus didicìty quis fìt Ari fio - 
telis feopus . Ille namque propter fopbifias phi* 
lofoph'ue lum illudentes id genus exerctiii con - 
fcripfit y & Di al etite en per fophifmata novis 
fopbiflis dicavti. Itaque Academici * qui Pia- 
toni* y ac Plotini fcripta e<ponunt , ea reprehen - 
dunty qua artificiofe funt ab Ariflotele dilla . 
Ecco però * che dal fare altr’ ufo delle colè 
d y Ariftotile , che quello * che quel filofòfo 
ebbe in animo * e dal non bene intenderlo 
ne fono nati i fofifmi, e le beftemmie d*Ae- 
zio* non già da Ariftotile medefimo. Tutti 
i Padri finalmente * che la filofofia Ariftote- 
Jica hanno biafimato, altro non hanno inte- 
fo di condannare , che la mala applicazione* 
e il peflìmo, o fmoderato ufo, che della dot- 
trina di quel filofòfo facevano gli eretici * i 
quali fi Servivano de 5 fuoi principi non per 
edificare* ma per diftruggere. Intorno a ciò 

odali 


odali V opinione del P. Petavio (ledo, che 
dall’ autor della Lerrera è tenuto per la feni- 
ce degl’ingegni de’ Padri Gefuiti : In eadem 
cauffa fitnt ( dice egli nel capitolo V. nume- 
ro Vili, del mentovato Prolago ) ac fimiliter 
caftigandi , quibus fcholaflicus trattando Tipo- 
logia modus ob id difplicet , quod Ariflotelem y 
ac Peripateticam doRrinam nimis in ilio fami - 
liariter adbiberi videant . Per fe reprehcnden* 
dum non e fi y fi intra menf urani idfiat . Non 
bifogna adunque attribuire ad Ariilotile i di- 
fetti, e gli errori di coloro , che o non han- 
no faputo ben adoperarlo , o non hanno fa- 
puto ben intenderlo . Se fi potede ragione- 
volmente rivolger in biafimo d’ uno (cattare 
Federe (lato cagione, ch’altri, leggendo P 
opere fut* fia dato in pazzie , ed empietà , e’ 
non s’avrebbe per avventura campo di si for- 
te vituperare alcuno r quanto quello (ledo , 
che dall’aiitornoftro è deificato , cioè Rena- 
to Defiartes. Chi ha talento d’ edere certifi- 
cato di ciò, legga l’ottavo capitolo della Cen- 
fura , che di quello fcrittore ha fatto Pietro 
Daniel Uezio , e vedrà quanta materia po- 
trebbono (bmminiftrare a quello punto pa- 
recchi Cartefiani . 

Ma ora a Renato rivolgendoci , e fopra 
edo facendo Umilmente altra confiderazione, 
che lo (crittor della Lettera non ha fatto, egli 
ci comparirà ben tolto divello da quello, clic 

M 2 il 


i8o 

il mentovato autore s* era ingegnato di 
rapprefèntarloci . Le contraddizioni y e in. 
coerenze , che ne* fuoi raziocini ha inoltra* 
to T ilezio > L 9 immaginazioni belle piut- 
rollo ad udirli , che fiifliftenti e fode , 
le quali fono fparfe per tutto il corpo del- 
la fua filolòfia y e che tinta di fanatifmo 
T hanno fatta comparire . I Vortici , che 
da fonti torbidi Italiani , come fono quel- 
li di Giordano Bruno Nolano , ha prefi 
il . Defcartes per far girare la fila tripli- 
ce materia ; fono colori , che poffono fer- 
vire a fare un ritratto di lui tutto diver. 
fo da quello , che ha fatto V autor del- 
la Lettera * Il Padre Malebranche mede, 
fimo 5 uno de* più acerrimi difenfòri , e 
approvatori della dottrina di Renato , co- 
sì lafciò fcritto nel libro ili. patte L 
capitolo» IV. della ricerca della Verità . 
Mortsù Defcartes era anch'egli uomo y fog - 
getto all 9 errore , e all 9 illufione , come gli 
altri . Non v 9 ha alcuna delle fue Ope- 
re y non eccettuando nè pure la fua Geome* 
* tri a y in cui non fi a . qualche fegno della 
debolezza dello fpirito umano . Non bifo- 
gna adunque fi are alla fua parola ; ma 
leggerlo cautamente , com 9 egli ftejfo ci av~ 
vertijfe . Non fono anche mancati uomi- 
ni dotti , i quali hanno fatto vedere , che 
Ja fua filofofia è di pregiudicio alla fede , 


i8i 

cd è contrarla a molti dogmi cattolici - AI- 
cuno ha pretefo , eh * ella rinnovi V ere- 
fie di Pelagio , e di Neftorio : ed altri , 
eh* ella fia la firada allo Spinofifmo , e 
all* Ateifmo * Io fò , eh 5 è flato rifpo- 
fto a quefli tali , e che vi fi rifponde. 
rà : ^ma quello appunto è quello , che il 
di fopra da noi detto conferma , e che 
moftra quanto agevol colà fia o, ecceder 
nella lode , o ecceder nel biafimo , quan- 
do non s 9 ami di fidar V occhio che o ne* 
fòli vizj , o nelle fole virtù . Non fem- 
bra adunque , com > ho detto , degno di 
molta lode il difegno di ftabilire la difefa 
della filofofia moderna fopra le lodi , el* 
efaltazione di Renato Defcartes , e fopra 
i biafimi , e depreflione d * Ariftotile , fic- 
oome fopra un fondamento , che fi può di- 
ftruggere con quella fteflà facilità , con 
cui s è innalzato : e per mezzo del quale , 
fermo e inconcuflò renando , fi verrebbe a 
flabilire quello , che V autor filo medesi- 
mo in alcun luogo con molte parole s 9 e 
ingegnato di diftruggere , cioè il farli fè- 
guace indivifibile d* alcun filofbfo partico- 
lare . 

Ora diciamo alcuna cofa della principal ra- 
gione, fopra cui Pautor della Lettera ha pian- 
tato la difefa della filofofia modèrna ; la qua- 
le fi è , che derivando ella dal fonte di Pia- 
rvi 3 «o* 


iS z 

tone, fìlofcfo fupcrioread Ariftotile, appro- 
vato dagli antichi Padri, e riconofciuto come 
molto vicino a’dogmi cattolici; ella non vuol 
eflere riprovata , maflimamente in confronto 
dell* Ariftotelica, la quale, fecondo lui, è J }a* 
fa V unica , e fola cagione , anzi l y orìgine JìcJfa 
di tutte V erefie. 

E quanto al primo , cioè quanto al prin- 
cipato ,tra Platone, ed Ariftotile ; molto dif- 
ficile, molto dibattuta, e da niiino per anche 
decite quiftione ha prefo a diterminare il no- 
Aro autore , augnandolo al primo • La dif- 
ficoltà di tal decisione procede , che molti ef- 
ffendo i pregj delfinio e dell* altro filofofo , 
amendue ancora hanno le loro imperfezioni. 
Secondcchè pertanto fi vogliono riguardare sì 
nell* uno, che nell* altro più quelli, che ques- 
te, fi ha campo ancora di antiporre , o pote 
porre V uno all* altro. 

Ma per quello , che riguarda il fecondo y 
cioè quanto al far ufo dell* uno, o delP altro 
nella Teologia , e nelle cole della religione , 
non fono pure ben d* accordo tra loro gli uo- 
mini dotti qual fia da preferirli . Se per Pla- 
tone fta P ufo , che moftrano averne fatto i 
primi Padri della Chiete: nè anche Ariftotile 
va privo in tutto di fimi! pregio , mentre al 
riferire d’Eufebio nel libro VII. cap. XXXIL 
della Storia Ecclefiaftica , in Aleftàndria , an- 
che al tempo , che i Dottori Apoftolici rif- 

pJea« 


plendevano , l’Ariflotelica (cuoia fioriva. Gle- 
mente Aleffandrino lib.V. Stromatam, riferita, 
che Ariltobolo con molti libri provò, la (liofoba 
Peripatetica dalla legge di Mosè,e dagli altri 
Profeti derivarli. E Gioleffo nel lib. I. contvaAp* 
pìonem , infieme col mentovato Eufebio nel lib. 
IX. cap. V. de preparatane Evangelica , recano 
un luogo di Clearco,ditapoIod’ Annotile, da 
cui fi fcorge, come quello filofofo, eliendo m A- 
fia, tenne lunghi, e fciendfici ragionamenti 
con un dotto , e favio Ebreo , da cui apparo mol. 
te belle, ed eccellenti cofe ne’ Divini libri con* 
tenute . Anzi fu opinione d’alcuni , che lo «el- 
fo filofofo , avendo avuti per mezzo d Alelìan. 
dro i libri di Salamone , molte cofe da quelli rac- 
coglielTe,e trafportalfene’ fuoi .Ne mancarono 
fra moderni ( lafciando per ora da parteltare i 
libri de vietate Arijlotelis , de f alate Anflotchs , 
ed altri limili dati fuori ) chi comparazioni tra 
la Scrittura facra , ed Ariftotile facendo , s in- 
segnarono a tutta lor polla di moftrarc, eh e- 

alino pattano d’accordo , come Giorgio Trape- 
zonzio, Giovanni Zeifoldo , AgofiinoSteuco, 
ed altri . Sopra così fatta lite pertanto a muno , 
s’ io non vado errato , difpiacerà il prudente 

giudiciodi Melchior Cano, (limato meritamen- 
te dall’autor del la Lettera il maggior ornamen- 
to della famiglia Domenicana. Divo Augufli , 
wofdice quell’ autore nel lib. X- cap. V . de loets 
Tbeologicis ) Pialo fummus efl : Divo Tbom<e 

M 4 /»"»• 


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184 

fummus efl Arifotéles fed emm , ut mu 

hi quidem videtur , nec Augufini , nec Tho - 
contemncnda e fi fe ritenti a . Nam éf i/J* con- 
cedendum efl , Arìflotelem amant , éf ììj* 

f or fan , 9/// Platonis amici funt Placet 

emm quoque nobis Arifloteles , éf placet, 
modo ne repugnantem etiam illum ad .Chrifti 
vclimus femper dogma convertere . Id , quod 
interpretes fere folent , qui vim contentai fepe. 
adferunt , atque Ari fot elem cogunt , ut velie . 
tiolit , prò fide catholica pronunciet . Ariflotile 
adunque, anche fecondo il giudicio di quelli \ 

autori , che dallo fcrittor della Lettera in 
grandiffimo pregio fono avuti , non è da pot 
porfi a Platone, anche quanto al farne ufo, 
nelle colè Teologiche, purché gli fi perdoni, 
fe gentile effondo , fempre da cattolico non 
favella , o non dà idea chiara di quelle cofe , 
delle quali non n’aveva che ofcura. 

Ma perchè la maggior forza , che contra 
Ariflotile fi fa , fi e , P effor egli fiato P . ' 

Unica e fola cagione di tutte Perefie ; il che 
fecondo P autor della Lettera, non fi può dir, 
di Platone, la filofòfia di cui dice, eflerefta-. 
ta la più acconcia , e favorevole alla noftra 
cattolica Chiefa ; veggiamo perciò , fe la co- 
là fia puramente così. E poiché il P. Petavio 
è in grandiffimo credito appo il nofiro Auto, 
re , ed è con ragione flimato da lui il fior * 

degl’ingegni; farà ben fatto perciò udire in 

que* 


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1 


quella parte quello eh* egli medefimo n* ha 
fcritto. Così adunque nel IH. capitolo numet 
ro II. del Prolago a* Tuoi Dogmi cattolici , 
circa il noftro propoli to ragiona quello Pa- 
dre. Qui contra antiquioret bareticos deputa- 
rmi , hoc [ape funt quefli y corruptam ab iis 
effe Chriflianafimplicitarcmjntegritatemque fi dei \ 
qui pbilofopborum in jchólis eruditi , eorum la- 
queos y & arguìiat in illam intulijfent . De 
Piatomi pbilofophia major y & antiquior ejl ex* 
poflulatio Cbriflianorum Patrutn: quod fupe f io- 
rei fere omnes barefet a Platonici s inventa 3 
excult aque funt y aut ex eorum confuta f abo- 
lii indtdem originerò repetunt . Etenim fimili- 
tudine nefeio qua fallebat ifla fella ; quia 
quadam babet fimilia nofirorum y ac propterea 
ut in metallii y ac lapillii y aut aromatibus 3 
& feplafìariorum unguentii y ea & ufurpantur 9 
Ì3 funt ad adulterandum aptijfima y qua ve- 
rii y ac nativii propiora funt ; ita conditores 
bare furo , & mangonet y ad corrumpendam fi- 
dei finceritatem y Platonica potijfimum inventa 
mifeuerunt . De quibui nihil addaro ad ea » 
qua initio primi libri de Trinìtate dixi . Et 
vero rei per fe loquitur y ac prifearum ommum 
harefum , qua primit fxculis tribus exorta funt y 
bifioria ipfa teflatur ; Smontano! y Valentinia- 
noi y Marcionitas y Manicbaot y ac ceteros , non 
dliunde y quam ex commentii Piatomi fuborna - 

tot effe ad illa fabricanda monflra y Ò dede - 

co- 


186 

fora Chriflidnì tiomnis , qu& cum apud oppu - 
gnatores eorum faniìos ilìos Patres legimus , in- 
genti horror e porceli imur . Veggafi ancora P ac- 
cennato luogo del principio del Jib. I.Vfe 7W- 
vitate ,àove fi moftra,come tutta Perefia Aria- 
na dagl’ infegnamenti di Platone ha unica- 
mente tratta Porigine. E* fiato oflervato , che 
x la fola dottrina di quello filofofo intorno alP 
origine delP anime, ha dato occafione agli er- 
rori de’Menandrini , de’Saturninì , degli En. 
tufiafti, de’Carpocraziani , de* Valentiniani, 
degli Apelliti, de’Seleuciani, de’Meffalini, e 
di più altri affai . Ma oltre alPerefie, negli Icrit- 
ti degli ftefli fàntiffimi Padri ancora , maflima- 
mente de’primi fecoli , non pochi errori deri- 
varono dalla filofofia Platonica } dove dalP Ari- 
llotelica o rado , o non mai fi potrà moftrare 
efferne derivato alcuno . Lo Hello Agoftino , 
per tacere di tutp altri , tanto dotto nelle Scrit- 
ture, e tanto avveduto in veftigatore de y fenti- 
menti cattolici , non potè affatto liberarli da 
quella infezione, dubitando nel I’Enchiridio a 
Lorenzo , fe il Sole , la Luna , e le flelle tra gli 
Angelici ordini s’aveflero a collocare . E' da 
avvertire perciò, che fe per qualche rifpetto 
molto dagli antichi Padri fombra effere flato 
lodato Platqne; molto più ancora per gli er- 
rori , de’qudli il vedevano effere cagione , fu 
biafimato. Agoftino, che fu uno de’fuoipiù 
diligenti lludiofi , fi difdifle nel lib. I. del- 
le 


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* 8 ; 

le Ritrattazioni delle molte Iodi* che date gli 
aveva, e Tertulliano, per altro amantiflimo 
« di lui , nel capitolo XXIII. del lib. de Anima , 
Io chiamò, Omnium hareticorum condirne ntarium. 
Molto prudentemenfe perciò ilP. Antonio PoG 
levino, dall’autor noftro Umilmente affai ap- 
prezzato, Jafciò fcrittonel lib. I.cap. VI idei- 
la fua Biblioteca fceltain quello modo; Qui 
Platonem & Divinum , & DiviniJJimum , fi Deo 
placet , appellante Deumquephilofophorum faci* 
ttnt y teflimoniaquepro eo fan fior um Patrum ,pra- 
' trpue Auguflinì y adferunt graviffima ; neque vero 

dicant , quapoflea iidem Patres de eodcm recane 
tarunt , ubi latens in Platonica philofophia vene * 
num reperere ; fané philofophia , atque religioni 
vnagnopere incomodant • Veggafi poi nell’accen» 
nato luogo lo fleflo Poflèvino , il quale racco- 

f lie , e addita 1’ opere, e i luoghi d’Origene, 
i Tertulliano, di Giuftino Martire, d’ Ata- 
f nafio , di Cipriano , d’Ermea , d’Arnobio , d > 

Enea Gazeo , di Teofìlo Patriarca d’ Antio- 
chia, di Lattanzio Firmiano, d’ Eufebio Ce- 
fàrienfe, d’ Epifanio, di Gregorio Nazianze- 
[ no , di Girolamo , di Crifoftomo , e di Teodo- 
reto, ne’quali, tutti concordemente biafima- 
no , e {gridano Platone , e la fua fìlofòfia , co- 
me quella, ch’era fiata l’origine , ed aveva 
dato palcolo, e fomento ad infiniti errori , ed 
erefie. Ecco adunque , che Ariflotile non è 
fiata la fola pietra dello fcandalo : ecco eh* egli 

non 


i 


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f 


188 

non è l’unica cagione di tutte V erefie : ma 
Platone fenz’alcun dubbio, in quella parte lo 
fupera, ed è flato guardato di malocchio da* 
Padri; e l’ accollarli , ch’egli fa in qualche 
modo più a noi , è ridondato in nollro mag- 
gior pregiudicio . Di qui fu però , che negìi 
ultimi tempi , quando Giorgio Gemillo , il 
Cardinal BelTarione , il Cardinal Gufano , e 
Marlilio Ficino illullrarono , e fecero rifiori- 
re la Platonica limola, quali tutti nonpertan- 
to {limarono miglior avvifo, o almeno minor 
pericolo, attenerli tuttavia ad Ariflotile. Sen. 
tali lòpra ciò 1’ avvedutiflìmo Giovan Fran- 
celco Pico Mirandolano , il quale nel libro 1 V. 
capitolo IL del fuo Ex amen vanìtatis dotivi, 
ttee gentium , in quello modo lafciò Icritto. 
Alti nihilominus , Platone poflhabito , haferunt 
Arifloteli , exiflimantes illum noflr<e mìnus di /. 1 
fonare religioni , bac fortafc freti r adone , quod 
iis , qui a fide in comuni fumta non divellun - 
tur , minus po/fit obejje Arifloteles quam Flou 
to , qui multis fufpicionibus , fide neutìquam 
ab a ti a ( fide inquam non proprie > & exatìe, 
fed in comuni defumta ) prxbere aditum faci - 
lius po/fit , quam Arifloteles , qui rationibus , 
non fide , foleat plurìmum & fere femper inni - 
ti . Ma il talento di avvallare Ariflotile , e 
cacciamelo del mondo , e della memoria de- 
gli uomini; non ha lalciato Icorgere all’ au- 
tor della Lettera, non dico le lodi fue ; ma 

nè 


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nè pure i biafimi, «Squali i medefimi Padri 
ne’medefimi luoghi, in cui nello ripigliano, 

» anche il fuo maedro fogliono non punto di- 
verfamente trattare . Per cagion d y efempio 
nel capitolo XJ. del Libro intitolato Regala 
Monacharum , a S. Girolamo già attribuito , 
fi leggono quelle parole ; Attende , & tu fa- 
tuorum fapientum princeps Arifloteles . Elleno 
però fono Hate tolto notate dal nodro auto, 
re , e nella lettera aliai avidamente inferite : 
ma queir altre: Verum non fine labore didicu 
) fii tuam Japientiam fatuam Plato y folamente 
due verfi lontane,* e quelle ancora aliai vicine; 
Non banv fatuitatem doéìijjimam Athenis Plato 
didicit , non Arifloteles y non Anaxagoras > non cete - 
rorum fiultorum mundi fapientum turba percepita 
non fono Hate avvertite da lui , nè notate , 
non altrimenti, che feo non iforitte, o rafe, 
e cancellate Hate li fodero. Ma che diremo, 
che dopo quel detto da lui in difcredito d* A- 
f rillotilc recato , immediatamente al medefimo 
. filofofo quedo elogio è teduto, o leurato fi mil- 
mente, non fo come, c tolto agli occhi del 
nollro autore? Et fi fueris abfque dubitano, 
ne prfdigium , grandeque miraculum in tota na+ 
tura y cui pene videtur infufum , quicquid 
naturai iter efl capax humanum genus , 43c. 
Le quali parole anzi della foiocca abbjezio- 
> ne , e viltà del Chiofatore Arabo, che del- 
la gravità Geronimiana tenere mi fcmbra- 

no 


► 


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r 


190 

no (*) Vero è però, che da tutti i Critici efl 
fendo coiai opera da quelle di Girolamo fe pa- 
rata , e come lavoro di più baili tempi , non 

fu* 

(*) Averroe nella Prefazione alla Fifica 4 parlan- 
do d’ Afiftotile difTe : Talem ejfe virtutem in indi- 
viduo uno tniraculofum & extra neum exifiit . A che pa- 
re , che corrifpondano qtìeft e parole : Si fuerir ab - 
fque dubitation e prodigi um 3 grand eque mìraculurn in 
tota natura . Averroe ancora fopra il libro JL della 
generazione degli animali , così lafciò fcrirto : Lau* 
demur Deum , qui feparavit lune virum ab a li ir in 
perfezione 5 appropriavitque ei vltimam dignità tem 
bumanam ò quam non omnis homo pottft in quacum - 
que £tote attingere . Alle quali parole s } accofta- 
no ùmilmente quell* altre : Cui pene videtur infu - 
fum , quicquid naturaliter efl capax bumanutn gsnut . 
Di qui fi può formar conghiettura , che cotal Li- 
bro non fia flato feri ero prima del 1150 , in cui fio- 
rì Averroe . Oltre a moire voci de 9 tempi baffi , e 
parecchj veftigj di fcolaftico , e Parigino idioma , 
che vi s* incontrano y e che pofTono fervire per 
confermazione di quello 3 maggiormente ancora 
tutto ciò fi ftabilifce dalle parole , che fi leggo* 
Do nel capitolo X. Ut quafi quorundam pbilofo - 
pborum videretur in eis verificavi opinio , qui unam 
ponunt in bominibur univerfir animar» folam . La qual 
è opinione venuta fu ne* tempi baffi ,dai rappor- 
tato Averroe mefTa fuori e difefa , impugni 3 da 
S. Tommafo,e finalmente condannata nel V. Con- 
cilio Lateranefe alla Seffione Vili. Ma perchè per 
. altra parte nel capitolo XXXIV. , e XXXViU’ 
dell* accennata opera fi fa menzione del pranfodo- 
po nona ne’ dì di digiuno ; il qua! ufo s* è nella 
Chiefa confervato fin verfo il fine del XIV. fecole 5 
perciò potrebbe argomentarli 3 che il Libro non fof- 


f 


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. *9i 

fna giudicata * (**) non era da farfi arma 
fuor di ragione contra lo Stajprita del 
nome d’un tanto Padre . Ben piu vantag- 
giofo e per V autore della Lettera , e per la 
verità flato farebbe , eh’ egli nelle vere ope- 
re i veri '(entimemi di sì gran Santo intorno 
a ciò rintracciato , e quafi fpigolato avefle , 
mentre in quella guifa il perfeguitato Arifto- 
tile dal glorificato Platone non mai guari lon- 
tano ritrovato avrebbe - Come (opra il capi- 
tolo X. v. XV. deir Ecclefiade . Lege Plato- 
ne m : Arifloìdis revolve verfutias y & proba - 
bis verum effe quod dicitar : labor flaltoram 
affliget eos . Sopra il Salmo CXL v. Vi. al- 
tresì. Nane ipji hareticì licet per Arìftotelern y 
& Platonem videantar fimplicitatern Ecdefi <0 
contemnere ; tamen quando venerint &c. E (ca- 
pra il Salmo LXXVIL v. IX. Ecclefiaflici 

ru+ 


fé flato fcritto dopo il finire del fecolo quatordi* 
ce fimo j e così dal 1150, fino alla metà del j^oo 
in circa allogare 1’ età del fuo autore . 

(**) Giovati Francefco Pico Mirandolano nel Iib- 
IV. cap. VII. del fuo Examen vanitati t doftr.na 
gentium , e quello che fembra più maravigliofo , gli 
Oflervatori Alenfi Tom. II. Obf. I num. XXXV. 
la fi bevvero per opera di Girolamo . Sebbene le 
formali parole dell’ Offervator Alenfe , che fono 
quefte : Qttem tamen ( Ariflotelem ) H* eronymuf 
finem bum a ni inttlUSius appi llat j fono propriamen- 
te d’ Averroe , da noi nel principio di quella Of- 
fervanone recate: non già del finto Girolamo» 


1$Z 

ruflici funt , & Jimplices : omnes vero barer- 
ei Ariflotelici , & Platonici funt . Ma ritornan- 
do donde ci dipartimmo y vegga ora 1* autor 
della Lettera quello, che dopo le fin qui da 
noi rapportate colè fi potrebbe concludere 
contrattò lui , quando flabilifce , che la fi. 
* lolòfia moderna è derivata dal fonte di Pla- 
tone, e che co’ fentimenti di Platone s’uni- 
formò il fuoGartefio. Il punto è, che quan- 
do fi vogliano confiderare i filofofi gentili 
per relazione alla Teologia de’Crilliani , non 
s’ha giufto motivo nè di molto lodargli , nè 
di molto riprendergli . Un ingegno deliro 
fornito di dottrina , e di zelo, potrà non v’ 
ha dubbio , rivolgendo li loro fcritti , trarne 
molte belle cofe a prò della religione : ma 
non è da dubitare, che un altro o ignorante, 
o maliziofo , quando talento gliene venga , 
non polla fèrvirfène per apportar del danno 
confiderabile alla medefima , e difleminar er- 
rori , e moftruofità enormi , malfimamente 
quando ritrovi gli animi difpofti a donar tan- 
ta autorità a colloro , quanta fe ne dee all’ 
Evangelio, e alla Chielà, o anche più . L’ 
accagionare però di quello , e ripigliare gli 
fielu filolòfi, e non coloro, che sì perverlà* 
mente le ne fervono, è quanto accagionare, 
e ripigliare il ferro dell’ omicidio , piuttollo 
che il fabbro, il quale n’ha formato ,Io fini- 
mento, e fe n y è fervito a quello fine. Egli. 

no 


d 


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191 

no parlano da quello , che fono y cioè da 
gentili , privi di quella luce , fenza la qua- 
le impofiibil cofa è non traviare infinite 
volte , e fmarrirfi : tocca però a* cattolici 
vedere quanta autorità meriti , o non me* 
riti la loro dottrina > e fin dove fi debba 
fèguitargli • Poflòno è vero accodarli f chi 
piu , e chi meno a* dogmi della noftra re- 
ligione , fecondo i fonti da* quali attinie* 
ro le loro cognizioni ; ' ma non è però 
giammai da fperare , che ferifcano il fe. 
gno , perchè le tenebre , nelle quali vi- 
veano , loro non permettevano d y arrivare 
tant* alto . Altro dunque non fi può in 
/quella parte , che com piagnere la mifèria, 
e infelicità loro : per altro il biafimo , e 
la lode non ha propriamente luogo fòpra 
elfi ,?fe non quando fi confiderano • da fe, 
come puri filofòfi , e fèparatamente da* do- 
gmi de* Criftiani. T 

Ora palliamo a dilcorrere brevemente 
dell* idea generale , che P amore della 
prefènte Lettera ha avuto ; il quale ha 
divifato > che la difefà di Renato Defcar- 
tes fia la difefa della filofofia moderna , e 
la condannagione d* Ariftotiie fia la con. 
dannagione cella volgare. 

Incorno a ciò è da avvertire , che la mo- 
derna filcfòfia non è in modoconftituita dal- 
la filofofia del Defcartes, che Cartellano, e 

N Mo' 


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194 

Moderno fìa la medefitrià cofa. E 1 ben vero, 
che non fi può eflère Cartellano lènza eflère 
ancora Moderno; ma non è vero, che non 
fi pofla eflère Moderno fenza eflère Cartefia- 
no , Per la qual cofa la filolòfia Cartefiana 
fi ha alla Moderna , come la fpezie al gene- 
re. Ancora è da notare, che avvegnacchè la 
volgare fiJtfofia abbia voluto unicamente ac. 
taccarfi ad Ariftotile , tuttavia eflèndofi ella 
lèrvira per intenderlo dell* ioterpetrazioni de- 
gli Arabi , i quali per l’ignoranza delle lirt^ 
gue, e per mancanza d’erudizione, peflima- 
mente 1’ hanno iotefo: nè lette avendo gli 
Scolaflici quefte interpetrazioni nell’idioma , 
.in cui da’ loro autori erano fiate fcritte ; ma 
dall’Arabico trafportate in Latino , o come 
alcun dice , in Ebreo dall’ Arabico , e po. 
fcia dall’Ebreo in Latino trafvafate ; può et 
fere per ciò aflai facilmente avvenuto , che 
la mente d’ AriflotiJe per lo diritto intendi- 
mento prefo , fia del. tutto oppofta a quella 
degli Scolaflici, e cosi la mente degli Scola. 
Ilici a quella d’Ariflotele. Ora di qui ne fé- 
gue, che come vituperandoli, e condannan- 
doli i modei ni , per avventura nè fi vitupe- 
rerebbe , .nè fi condannerebbe il Defcartes ; ' 
così per l’oppoflo lodandoli, e difendendoli 
il Defcartes, può eflère , che nè fi lodino , 
nè fi difendano i moderni . Similmente fi c- 

come vituperandoli , e condannandoli gli Sco- 
la- 


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lattici, è facil cotti, che nè fi vituperi, nè 
fi condanni Arittotile • cosi potrebbe dare 
il calo, che vituperandoli, e condannandoli 
Ariftotele , nè fi vituperaflèro , nè li con- 
dannaflèro gli Scolatici , eh’ è quanto dire 
la filolòfia volgare. E* ben vero però, che 
quell’ ultima . eiTendo colà dilEcilittima , e 
preffochè imponibile ; perchè non è da cre- 
dere, eh’ elfi Scolatoci perverlàmente inten- 
dendo Arittotile 1’ abbiano migliorato : ma 
piuttotto piggiorato affai ; cosi il vituperare, 
e il condannare Arittotile pare , che provi 
molto quanto al vituperare , e condannare 
la filolòfia volgare . Ma per 1’ oppofta {ra- 
gione il lodare, e il difendere Renato Dett 
cartes non pare, che provi tanto per quello^ 
che fpetta al lodare , e difendere la filcfofia 
moderna;.. . 

Perbene adunque, e acconcia diente difen- 
dere, e lodare quella filofofia, {ómbra di me* 
ftieri cercare il fuo verocottitutivo, dalla bon- 
tà ^.o difetto del quale, la lode , e il bia* 
fimo ad eflà Umilmente fe ne derivi. Ora 
quello , che fembra la filofofìa moderna 
conttituire , e alla volgare degli Scolali ici 
immediatamente oppofta; renderla , fi è lo 
lcotimento del giogo Peripatetico , e di 
qualunque altro particolar filolòfo ; e la 
pura ricerca della verità. dove , e in qua- 
lunque luogo ella fi fia . La ichiavitù nel. 

N * la 


196 . . 

la quale, feguendo gli Arabi, gente d f ani* 
ino baffo , e fervile , avevano pollo il loro 
intelletto gli Scolaftici , per ellere dapper- 
tutto fparfi , e difufi, s’era ancora dapper^ 
tutto difufa , e inoltrata , ed avevano cbbli* 
gato tutto il mondo a non filofofare con al- 
tra mente , che con quella ' d* Ariflotile • 
Avvegnaché fopra infinite quiflioni di filo- 
lofi a 7 col là pere* la mente di quello filofo- 
fo, non fi fappia per anche nulla y tuttavia 
eglino s* erano immaginati di làper tutto ♦ 
Nequc erìnn- Philofophum ; ( cóme dice Gio- 
va n Francefco Pico ) fed Pbìlofopbi* legem 
pkrique omnès arbitrobantur . Quella però è 
la cagione, che fi fono veduti fopra tal qui. 
ftionepiù libri, deflinati ad eliminar la men- 
te d’ Ariflotile,' che a ricercare la lidia veri, 
tà della colà . Molti hanno incominciato a 
riflettere , che quello era un travaglio molto 
penofò , e che il frutto non -iftance era aliai 
tenue. Hanno offervato, che per quella via, 
al più non fi’ poteva venire in cognizione che 
di quanto fapeva Ariflotile , che vuol dire 
di pochiflìme cofe , rifpetto a quelle, che s* 
avrebbono potute fcoprire . Dove 1* altre ar- 
ti al tempo de* primi ritrovatori • fono Tem- 
pre comparlè rozze , <e imperfette y e fonofi 
di mano in mano avanzate, e migliorate col 
tempo , offervarono , che della filofofia era 
avvenuto tutto il contrario , perchè dove a* 

ten> 


19 7 

tempi d’ A ri Rotile >' di Piatone , di Demo- 
erito, e d’ Ippocrate , molto fi làpeva per 
squelPctà, allo ’ncontrocol tratto del tempo 
era venuto anzi perdendo che no, e le fet- 
enze s* erano piuttolìo abballate , e o Taira te, 
^he illuflrate, e innalzateli , com’era di ra- 
gione - Conchifero adunque , che quello mo- 
■do di filofofare degli Scolatici èra irragione- 
vole , e barbaro , e non tendeva ad altro , che 
a coprire tutto il mondo d’ una miferabile i- 
gnoranza, mentre , come avvertì anche Sene» 
.Qui aitimi fequtiur tiibil inventi , imo ne* 
que quarti.. Lorenzo Valla Romano fu il pri- 
, che a’ adpprò a trarre la filofofia del mi. 
fero fervaggio , in cui li giaceva , inoltrando 
èllere lecito fentire diverfo da Ariftotile co* 
duci tre Libri Diale Elie arum difputatwmm , che 
fcriflfe a ^quello fine . Anche .Giovati Francei- 
co Pico Mirandolano ne’ tre .ultimi Libri del 
fuo E* amen vanitati s dottrina gentium , molte 
colè difputò contra lo lìdio filofofo ; e mol- 
te altresì ; Lodovico iVives ne* fuoi Libri de 
cauffts corrupanrm artium , per non dir nulla 
delTelefio, del Patrizio i e d’altri fomiglian. 
ti ,ii quali pure tennero la ll'eflà via . Die* 
tro le velìigie di coltoro Galileo Galilei in 
Italia, e Prancefeo Barcone, in Inghilter- 
ra inftituirono Un modo di frlólòfare libero, 
e del tutto oppolto, all’ antico. Scola Iti co, e 
gittarono le prime fondamenta di quella ft- 

r«o n ? • ■ io. 


t98 

lotcfia che fi chiama Moderna/ non perchè 
fidamente ora Ì fuoi principi fieno /tari po. 
Iti in ufo; che Tempre, e in tutti i fiecoli gli 
uomini ragionevoli altra via non hanno mai 
tenuto ne! tilofcfare; ma perché dopo ? in. 
fezione orribile , e univerfale degii Scolaftick 
iqtiali amava n meglio di fcioccheggiare coti 
Ariftotile, che con altri tàggiameme'iditcop* 
rere , come alcun diffe j q netti ottimi pria, 
eipj fono fiati felicemente richiamati , e pa. 
fti in ufo da moderni . Aperta cosi Ja fi rada 
da queftì due nobili, e valorófi ingegni . « 
primo de* quali fu il primo ancora , che chia. 
mo in ajuto della filofofia le Matematiche, 
e che con profpero avvenimento Je v’ intro- 
dufie; comparvero ben tofloCartefio, e Gali 

, do ?r, r £ na . altri ec. 

celienti filofofì, i quali t a n te ^ e sì diverte 

ecfe e in cielo *, e in terra difcóprirono , e 
cosi fatto utile recarono a tutte I» altre arti , 
e fpecialmente alla Medicina , che ben fece, 
ro conofcere cogli effetti, quanto infelice, e 
miterevole fia la condizione di qpefti aridi , 

f d, g' 1 ™ d* Ariftotifc ; e quanta fia 

la necetfita di battere altra via per ben fìioi 

babugemus in Italia Galil<eum 
( d.ffe Tommafo Vili, fio fnglefe ; & -in An. 
Sha Vertdamum , forte neciabntfemus Cor, 
tejìum , Gaffendutn , totamque , quam vocant 

novam pbilofipbtm * ■ < rr: • T. 

-■ * 

Or* . 


Ora all* autor noftro ritornando , dico, ché 
pofta da l’un de* lati la deificazione di Rena- 
to delle Carte, e la deprelfione d’ Arillotiie, 
con parecchie altre cofe , le quali anzi fenza 
vantaggio che no , fembrano ingroflàre la fua 
Lettera; non farebbe per avventura flato difl 
pregevol configlio, inoltrare quanto danno e 
«Ila filofbfia, e a tutte Taltre arti abbia reca- 
to la Scolaflica maniera di filofofaré, quanti 
pregiudizi alla religione, quanti errori , e 
quanti abufi da’ Tuoi principi fieno nati * Co- 
sì per l’oppolèo quanto utile e alla repubbli, 
cadette lettere , e alla civile fòcietà degli uou 
mini, eall’arti Meccaniche, e alla religione 
fieflà abbia apportato il moderno modo di fi. 
lofi fare: di quante cofe ci fiamo illuminati, 
e quanti errori , e moftruofità abbiamo fco. 
perte, e fuggite- Dalle quali cofe una forte 
conclufione, s’io non m’inganno, fi poteva 
trarre , che adunque non fblo la moderna fi- 
lofofìa, non fi vuol condannare; ma anzi ah 
la volgare dee elfère preferita , la quale noti 
è propriamente , nè merita il titolo di filo^ 
fona; ma è una barbara fchiavitù , o fe vo- 
gliamo piuttoflo , un giuoco fanciullefco d p 
ingegni vani , e oziofi, i quali farneticando, 
e ltillandofi il cervello in cotal guifa, trova* 
no fe non altro compente , perchè il tempo 
non palli perduto •. . 1 ’ 

£ quello baiti intorno alla preferite Lette- 

N 4 ra 


aoo 

ra aver OfTerVato : non per i{cemare tanto o 
quanto la gloria, e la {lima y che per tal fa- 
sica meritamente all* amor fuoè dovuta, che 
cofa è quefta molto dair intendimento noft’ro 
lontana : ma acciocché dai la non Tempre ugual 
forza della difefa, e da alcuna prova non.in 
tutte (uè parti affatto, fingente .,,1* avveri, 
xio già per Tua natura al litigare * e al fofìfti- 
care in miracolofa maniera inclinato v non 
prendeflè anfe di combattere, e contrapporli 
ad una caufii per altro oneftiffima , e giufta . 
, Abbiamo detto, che quello, che propria- 
mente la moderna filofofia contìittiifce 1 , e 
che immediatamente alla Scolaftica-oppofta 
Ja rende , fi è Lo’feotìmerjto- del giogo Perù 
patetico , e di qualunque altro p articolar filofo * 
fo; e la, pura riperca'; & Uà verità dove , e in 
qualunque luogo ella fi fa • . Ma : perchè que- 
llo iatfàccamento ad wn-fUofofo particolare , 
non. è fiato dagli Scolaftici per regola pref- 
critjto lenza qualche, almeno apparente mo- 
tivò di ragione non farà perciò mal fatto 
efporre qui in fine tutti li loro fondamenti 
colle ragioni in contrario , fecondochè efpo- 
fti gli ha Giovanni Mabillon nella parte IL 
capitolo X- del iuo -Trattato de fiudiis Mo < 
naficis , il quale al numero HI., in quefta 
maniera ragiona : ( Po fremo inquìrendum rc- 
flat i mm peculiarcm feftam expedìat in phu 
lofophh'O eurfu diligere* Quccirca pkrique Re - 


I 


V 

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! 

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I 


I. 


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20l 

gularium toniltifariam fe gtrunty & varia bine 
'inde rationes adferuntur . Fondamenta y qui. 
bus aliqui innituntur y ut in philòfophicis pecu* 
Viari auttori adhareanty fuht. 'T: Quia Magi* 
flris inde vìa penitus ' intere! uditur f al f am in 
Scholis y & /órbitrariam t rad end i dottrinami . 
II. Quia non omnibus datura ; cfl integrum 
philofopbke curfum proprio fibi inatta compone • 
re , <(S prudenti animadverfiorre y ac maturo 
judicio illum in cunttis abfolvere y tum prafer. 
tim y cuna / ufficienti ad hoc carent exper ime tr- 
io e Ili Quia longe major fides dottrina uni - 
verfim fere recepta habetur y quam alteri pri- 
vati cujufdam Dottoris y cujus arbitrario nu* 
lui multo cum diferimine iyronum fubduntur in. 
genia > quotiefeumque ipfi permittitur libere quo* 
cumque vagari. Verumenimvcro nec argumen - 
ta in oppofitum defunty pracipue quantum ad 
pbilofopbiam . ^Ecce quanam plus minufve . /. 
Ouod nonHdeo rerum fcìentia aequiritur y fla- 
tim ac auttpfis innotefeit opimo 5 quacumque 
aliter fentiendi , aut fcribendi pr aclu fa facuh 
tate . Ih Qupd fape fapius temporis multum 
fruflra tranfigitur , germanum vefligando prò* 
prii auttoris fenfum > fpeciatim in aliquibus con- 
troverfiis y quas ipfe fubobfcure refolvit : III 
Hinc ea penitus non declinari y qua timentur 
abfitrda , hoc efl circa opinandi libcrtatem ; 
Magifler enim nonnibil acutuSy auttorem quem- 
piam ad proprhtm fenfum jugiter potè fi expo - 

. i ntn - 


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tot 

tendo trabere , ita ut in eunlfis fihi patroci. 
nari videatur. IV. Quod in pbilcfapbicis libe . 
rum unieuique effe debeat fuopte nutu de re. 
.rum natura fentire , & quod fcrutanda veri, 
tati plurimum obefl ita jur are in verba dolio, 
rum, ut borum auHoritatì , baudquaquam li. 
eeat refragari.V-, Quod iflopotifftmum loco 
Divi Atfguftinì norma m fequi cportet , adferen. 
tis , quantavis auiloritate , ac fanlìitate fulge. 
fit aliquis aulior, ipfi tamen indubitatum , fir. 
tnumque affenfum co folum effe prabendum , 

? to rationes ejus illum a nobis extorqent . VI. 

andem Deum onice. effe , cujus auHoritati , 
nipote maino infallibili , fit tace fidendum. 




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INDICE 


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• * * • M 


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Delle cofe notabili , contenute nella 
preferite Lettera , . e -nell’; ; ; 
Offer vazione .■ 


M * 


* • < 


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Baìlardo ( Pietro ) : perchè condan. 
nato • 37. primo inventore della Sco- 
lattica. - " : ' i ; iz8 

Accademici: negano la feienza. 84. Vedi 
: Platone • •' 

Aczio: fua eretta da che avelie origine . ,28 
. 19. 178.'- . ' ; •-’* 

Sant* Agoflino: ama d'efiere corretto. 88.fuo 
■ fentimento. 1 15. filo errore . 186. fi ditt 
dice delle Iodi date a Platone . 187 

Agricola ( Rodolfo ) : fùo lamento » .15 x 
fuo giudicio d’ Annotile approvato. 171 

D y Ailly ( Cardinale ) : Cartellano. 56 
Alexandria: filmata per la dottrina un'altra 
Roma'; : 18 

AJeJfandro ( Magno ) : fi querela d' Arifto. 

Cile.' " r ' . 39 

Alfeno. Vedi Varrò. 

Almanco: eretico Ariftotelico. 37 

Ariani ; Ariflotelici . . 29. 30 

Arcefilà ; nega la feienza all' uomo , e la ri. 

po> 


» si 


pone in Dio. 84. gran fbfifta. 147. 148 
AriflptplicìJ Vedi Perl pitici . Tjf J 

AriflotUe rfòvetchia autorità dataglida alcuni 8 
. * 1 ?4- condanna Platone, e n*è riprefo. 1 j.fiioi 
* : ièguaeV eretici . 30Ì 38. 15 9. pròBaMJifti . 95 
venerato còme idolo. 30. i59.bia/tmatoda > 
fanti Padri .. 32; 35^4. 35. 154. 158. 191 
da altri . 40. 41. 45. fuoi libri condannati . 
35. 36. notato di gravi errori da’ Padri , ed 
r , altri. 41. 4Z. 43.,'fu uno de 9 maggiori filo- 
. lòfi delia Grècia 44. fu chiamato in giu- 
*5 ^icio . 44. fuoi principi bugiardi . 44.; infa- 
mato da 1 fuoi feguaci lteffi ., 45-46. fe ve- 
nifle ora al mondo fi difdirebbe. 103. 104 
c noniftimò di dover eflère norma univerfà- 
le . 107. e 1 origine di tutti gli errori de 
interpetri. i^.fwacrfcurità. 148. 149. è 
li ìóJò tra tanti filofofi,(:he fia ftudiatq, fxid ila 
V n izio ne deIL*iTOii\c> biajtj ma|? - 1* 

- immortaJi^delranima.24. 153. fua Logica 
T fofìftica . 154. lodato affettatamente .169 
flrabocchevolmente biafimato> 170.. 172 
giudici retti fopra il medefimo . 171. non 
•< ,bifogna attribuirgli i difetti degii altri* 479 
è diffìcile giudicare, fe fia fitpe riore a ;Pla. 
^ tone, e perchè. 182^ viene inftruito da un 
Ebreo. 183. fuo elogio . 189. fuoi oppofi- 
tori. 197. difcordan2e della fua fiìofofia con 
. quella di Piatone . 20. 21 2 2. 23* . 24^25. è 
vl ,la più contraria -al^ Chiefit . 16. ^biafi- 

mi 


- 0 . 


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I 


I 

/ 


ini della medelìmà . z 6 . 27. 28. 47. 146 
^58. è fiata Tunica cagione di tutte Tere- 
se. 28; è biafimata da* fanti Padri . 31. 54 
178. fuoi peffimi effetti . 38. 39. 150. non 
è lodata dagli lleffi Ariflotelici . 113. fua 
‘•varia fortuna . 113* proibita } dal Concilio 

• Lateranefe V.* T n^ : iy 6 . è una pura favo- 
la. 1 31. è lo fteflò che quella d* Arcefila . 
147. è condannata dagli fleffi Ebrei . 156 

• ? fiorifee in Aleffandria .• 182. è tratta dalla 
légge di Mosè , e dagli altri Profeti . 183 
“■comparata colla Scrittura; 183. abbracciati 
-ne* tempi; badi, e perchè. ; 188 

Arnaldo ( Antonio ) : Cartellano. 62. fuò e- 
; logio . 62.63. foo libro della perpetuità del. 

* là fede. » * ? . 62. 63 

Arveo ( Guglielmo ) : fua fcoperta. * 109 

Afollio ( Gafparer) i fna fcoperta . ; 109 

Avfrroe: loda foverchiamente Ariftotile. 169 

difende T opinione dell 1 anima univerfàle « 
190. ‘ • 1 * 


• V 7 

205 


I / I •• 


• • \ • t • 


B 


B Accori (' Francefco ) : è la feconda- colon. 

ria dèlia fìlofofìa moderna. 197.198 
Barbaro ( Ermolao ) : invoca il Diavolo . 30 
P. Barde: Cartellano. ‘ ‘ ! 62 

Borono ( Ce fare ) : lodato: " /* ~. f '*^6 
P. Bartoli : abbraccia la fìlofofìa Moderna. 66 
efemrna il voto del Torricelli. ~ no 

Bar- 


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\o6 

Battolino ( Topjmafo ) ; iiia (coperta , ioq 
Beffarione ( Cardinale ) : Platonico . 48 

P-, Brandi» : fi riconcilia col Cartello. 67 

:"‘ r f . » C ' ' : * i- “ 

; ‘ ,/• ;?>%• • 

C Ano ( Melchior ) ; Tuo elogio •: 38. giu- 
ì dicio del medefimo intorno a Piatone , 
. ; e jAnilotile. ; !.. 183 

Capitone : fct raggiante i, ; ■ ... ; 106 

Caramuele ( Gio. ) : ilio prelag io intorno al- 
, la filofofìa Cartefiana. . {, 120 

Cartefto ( Renato ): lii che fondamenti pian- 
« tane il fuo fiftema - 53.. fiioi principi giu* 
ili y e buoni. 55* 114. fuoi fèguaci. 56. 57 
«‘ fo*! 64 . 66. 67. 68. 70. fuoi protettori 64 

; 67. .converte la Regina di Svezia . 64. e 

. altri . 65. lupi fentimenti fi conformano 
v «> n que , de y Padri. 57, 58. 60. 1 14. 1 15 
; 116. n8. chiamato il refu gio de J cartoli- 
. • 65* onori fattigli. 65. calunniato dalle 

univerfità Protettami . 70. fuoi nemici - 
70. 71. 88. fiioi difenlòri . 71. 72. pone 
per primo principio il dubitare . 87-fua prote- 
it azione , $7. a ma d’effère corretto. 88. per- 
chè fine meditate una nuova, fflofofìa. 116 
lodato dal P. .Merlènni . 118.119. s’uniforma 
fo’ftntimenti di Platone. 121. fuoi coltami. 

: Ì21. iiz. 123. giudicio fòpra il medefi. 

ino del Malebranche . 180. fua filofofia 
-difefa dalle migliori univerfità d’Europa. 

61. ù 


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»Ojr 

61. fi dee antiporte a quella d* Ariftolile. 
114. è veramente Criltiana . 116. lodata. 
11 9. prefagio del Caramuele intorno al* 
la medefima- 120. è tratta dalla Genefi • 
121. perchè contraddetta da alcuni. 124 
ha dato motivo a molti di dar in pazzie . 
ed empietà. 179. fuoi difetti , 'i8o. 181. U 
ha alla Moderna come la fpecie al genere. 
194 Cartellano , e Moderno non è lo 

fteflq. 19+ 

P. C a fati: abbraccia la fìlolòfia Moderna. 66 
Caffi ni: fila oflervazione . ili 

Celfo: contrario a J a bolero. 107 

CeJ alpini ( Andrea ) .* fua. (coperta. 109 
P. Charlet : amico del Cartello.. • . 66 

Cbiefa: fua dottrina è la vera fìlolòfia . 126 
è interpetre degli arcani Divini . 163. Ve- 
di Teologia . 

P. Cbirchero ( Atanafio ): proccura 1’ amici- 
zia del Cartello . , ■ 67 

Clemente ( AlefTandrino ): non iftimò, che i 
Greci fi giuftificafièro per mezzo della fìlo- 
lòfia. ■ .10 

Cicerone ( M. Tullio ) .* divinizzato dal Nizo- 
Ito. 172 

Cielo : (ita grandezza , materia , e moti igno- 

ti. • . . .• '• '>'••• ' 81 

S. Cipriano ( Martire ): fao errore . 16 1 

P.Ciermans : loda il Cartello. ■ - 68 

Concilio Latermefe V. : filo luogo alla Seflìo- 

ne 


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to8 

Tie 8. fplegato . 


D ■Daniel ( Niccola ) : impugna il Carte- 


bracciata . 48. fua opinione intorno alla 
<• verità. > i . . • 

P- Detei: Cartellano . 62 

Defcartes . Vedi Carte fio. 

Digiuno ■: fin quanto abbia durato nella Chie- 
*'• là il pranlò dopo Nona. 190 

p. Di net ( Giacomo )ì amico del Cartello . 

• 67. 88. > 

Dio: è la prima verità. . 163 

Difpute : la verità fogge da eflè . 5. fono un 

tormento degl’ingegni . 6 . hanno diftrut. 

* to la filolofìa . 87. 89. 90. altro lor pelfi- 
-■ mo effètto. 137. Vedi Filofofi i Perìpate. 


E Berardo ( Gio. ) difende il Cartello. 71 
Epicuro : plagiario. 49- commendato da’ 
Padri . 49. 50. 53. fua filofofìa abbracciata. 
48. 51. 53. anche da’ Padri . 54. 55. meri. 
•• tò della medesima . 49. 53. illultrata dal 



tiri) Sette. 


E 


Gal' 


. ; 209 

v ; G^irenaiv T " - ; ' 5 ° 

Erbe : non fi fa la loro virtù •' 80 

Ereboore : ( Adriano ) : Cartellano. ■ . 7 O 
Euclide: fuo detto ’ ; \ r \ * : f ’ 14 > 

Eunomiam: giurano 4 filile parole d’Ariftotile. 

- ^ 59 . , 

Etintìniicr: compagno d’ Aezio nell’erefia . 29 

‘ ^ fi vanta di conofcer Dio r . 7 6 : è riprefo da 

’ Bafilio. ' ’ " : i ! ' , 7* 77 .178 

Eurìpo : fuoi vortici non fi fa donde derivi- 

■ ' • 81 


no*. « , . 

• .op * u:- t \ r r *jLvì r 

r f r 

*• » /i # ' »IA «4 • al * ,1 *l*v* •< > 1 I • # 

5 " Fabbri i abbraccia la fìlofofia Moderna. 

p. Farvagtie : difertfore del Cartefio. • 5^ 
Fede : 'richiede fommiffiorie. 34. Vedi Chic. 

• *'/», ‘ : v>- ! v . 

Ecmrib( S. Vincenzo ) : introduttore dell In. 

'• cfuifizione. * * .. . .. . 34 

Fìlopono X Giovanni ) .* eretico . ^ ' ■ 2.9 

Filo fof are : è permeilo à tutti . -ir. liberta di 
•' éffo . l 72. 97- 99: 1?8. die fine deb- 

: bà avere.' • ^ ^ — ^*54 

Filofofi'r contrari a fe medefimi .' 74. ton- 
’ dano i principi del fi lofofare foli’ igno. 

•' ... .-L 'i. a_ . 1 14 fri- 


• I • « » 


» « t 
“ « •. 


?» tii.t 22.'fonó amanti delle favole . 
• i-! o *J°» 


1 


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ZIO 

330. dicono le maggiori pazzie. *3 1. fé. ne 
- può trar bene, e male per la religione , 19^ 
non poflòno eflère biafimati di queftó *191. 

• non bilbgna fperare , che parlino da Cri- 

tìiani. 193. biasimo 1 e lode quando abbia, 
luogo lopra euì. ' 19 ) 

Filofopa: commendata’ da’ Gentili ) $ da^Pa- 
dii. 8. 9. io. 11. ip. non è fapienza..rV7^ 
: non è altro che opi nazione. 80. 162- non 
. ve n'ha al mondo. . 8 3. 87. divife in mille 
fette . 89. 90. 129. fua incertezza . 00. 91 
130. non abborrifce Je novità * 98. fogget- 
ta a nuove (coperte. 100. 101. ancella del. 

. la Teologia. 127. 129. è (tata ritrovata per 
efercitazion dell’ ingegno . 130. Jia avuto 
t. origine dajle fàvole de’ Poeti . 130. . non è 
. contraria a tutte le. favole. 131.nan.haan. 

cor trovato la verità. .,-y '^64 

Filofofia Antica : fua / debolezza . j Hj-è up 

• giuoco fanciulldco . 199. Vedi Àrtjlotùc ~ y 
. 'Peripatetici t Scelffiiai • 
Fihfofià, ' Moderna : malamente <;o$ì nomina. 

ta. 3. 23 perchè (i chiami tale .198» Tuoi 
coltivatori tacciati da erètici . 4. a torto ol- 
traggiata da’ Peripatetici • 6. 160. fi nomò 
Italiana. 13. fu fondata nella Calabria*. 14 

• Pittagora ne fu 1* inventore . 14. Tu fegui. 

• tata da Democrito, e da Platone. 15, ab- 
bracciata da molti Gefuiti . 66. 67. 680'da 
altri. 136. Tuoi autori cattolici. j 60. non 


• ^ N ^ ^ ^ 

ben fi difende biafimando Arifiorile , è 
- lodando il Cartefio 181. fuo vero coftitlitN 
vo qual fia . 195. Tuoi primi autori .197 
198. dee efiére preferita alla volgare. 199 
P. Fon fica: loda il Cartefio. 

Formica : fua natura è a noi occulta . 

P. Fournier : amico del Cartefio. 

P. Franc'e : amico del Cartefio. • 
Frigliandù perfeguita il Cartefio. ... 

Fulmini ; non fi fa come s* ingenerino . 


• v^ ' r-, . • 

i. .u inni ; 


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68 

77 

68 

68 

70 

81 

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iv -Vi : 





AUlei ( Galileo ) : fue fcoperte. ni. è 
la prima colonna della filosofia Moder. 


\ na . 197. 1 98. introduce della filofofia le 
*' : Matematicne.' ’ ; ■ '■ r>n; ’4 • v - . 198 



‘ " j; - :l ;;;;i 51 

Gtfitttr:' hanno partkolar irtftituto di feguita* 
c re Ariftotile. 65. molti hanno abbracciato 
la fìlofofìa Moderna*. 66. 69 

Gianfenifla : titolo proibito in Francia. 93 
G indie io : norma .da tenerli nel. dar gfridició. 
.cr 171. noti bifògna dar negli cftremi. ■ 175 
Giureconsulti : non fono così pertinaci , come 
v : i iPcripa tctìdl*;! f: >\ fi j . vui !;; .1,06.107 
Giuflino ( Martire ) : convertito per mezzo 
-ideila fìlofofìa Platonica i \ :U iV *7 
f. Grandamy : amico del Cartello . 68 

O 2 Gran* 


i 


212 . 


Grandini: non fi fa cóme s’ingenerino. 8r 
S, 'Gregorio ( Nifleno ) fuo elogio. 53. Epi- 

_ laureo. . .. 53- 54 

P. Grimaldi : abbraccia la filofofia Moderna. 

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I Gnoranz* ì & uo panegirico. 1 -- : % V« % ’ 
Incendy: ne* monti , non fi fa come fi 
i-ì facciano. . • *:,.< /. .0 h r^n :V\* 1 81 

Immaginazione gagliarda : fuoi trilli effetti - 
172. 173, 181. 188. 189. fuoi trafportì non 
% fanno alcuna' impresone * T *?| 

Jnnocenzio XL fua Bolla circa il condannar 
r opinioni altrui, : v<^i r /jr - *57 

Inqiiijizione : origine de* fuoi rigori in Napo- 

r li. 7 vfh chi v \ 34 

Jfloria fue lodi. 5. è piu gcconcia a nrfette^ 
„ re in chiaro la verità, che le difpute. 5.6 
intelletto : fua ignoranza;. 73. ( Vedi Uomo 
interdette : : fuo uffizio;, . ! ; i‘ i °5 


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1 . .* feeteggiante . - f> : ♦: io5 

i Lampi : non n fa come s’ ingenerino. 

. < ' Q r 1 iv'. » • ; , « • 1 :* ,f f 

• A O ^ 9 r . •« ^ • » - ■/ / 

P. : abbraccia la fìlofofìa Moderna • 

* * * OOt a \ * J 1 ) \ 0 * • * * i * 

Lattanzio: nega le fetenze. 79. ammette fo- 

*• 'lo le opinazioni.' •• ■ . ■ - ®° 

Li* 


« f 

113 

• • *"• • . 4 J 

Libri- appaffionati a che utili. ' 173 

Lippomano ( Niccolò ) : difende Annotile . 177 
Logica : come nomata da Euclide. 143 
Lombardo ( Pietro): perchè condannato. 37 
Lullo ( Raimondo ) ; difende la filofofia in. 

nanzi al Re di Francia. 129 

Lume : non fi fa perchè penetri il vetro , e 
non il ferro. 80 

Luna : non fi là, fe fia globofa * o concava. 

A » * . ' • • > 

ci. ; 

P. Lupi : fi fa Cartellano. 56. perchè. 57 

, 

< ) M " V • 




M Accbiavellifmo : onde abbia avuto ori- 
gine. - 3 ° 

P. Maignani : Cartefiano. - 62 

* p m Malebranche : Cartefiano . 62. ino libro 
de ìnquirenda Ventata . ; - 62* • &O * giudicio 
ibpra il T Cartefio- ; .T*:: * '• top 

Malpighì ( Marcello ) : fue fcoperte. 109 
Mamerto ( Claudiano ) : fuo 1 pattato dell 
Anima. 58. 59* 60. fuo elogio. 60., 61. 
P. Merfenni : Cartefiano. 62. difende il Car- 
* tefio contra il Voezio. 70. loda il Carte- 
fio- . /; .. ' US. 119 

f p. Miland : Cartefiano.*; « < -«*. .* 67 

Moderni: fono i veri antichi. 101.102. 103 
hanno trapalato i medefimi . 102. loro 
difcoprimenti • 108. 109. no. ni. 112 

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P Adrì: antichi Platonici. 18. perchè bia- 

lìmino Ariftotile: 178 

Paolo ( ApoftoJo ) : fuo detto intorno »Ua fi- 
. lofofìa fpiegato. ' 9 

p Pardies ( Ignazio Gattoni ) ; abbraccia la 
fìlolofia Moderna . . 66 

Pe cqueto : fila fcoperta . • 109 

Peripatetici : biafimati. 44. 48 . 1 ono per lo più 
probàbilifti . 95. non poflono fcorgere la ve- 
• riti . -104. oftinati- 104. 1 34. proccurano di fo- 
! ' fogar l’altre fette. 1 34. (limano un facrilegio 
- abbandonare Ariftotile. 134- 135- fi danno 
alle fatire. 136. loro prurito di contendere, 
* 137. di quanto danno. 138. Vedi Scolafti. 
. ci y Ariftotile , Sette , ecr " \ 

Petavio (Dionifio) ; filo elogio. 40. fuo pal- 
io ftorpiato. ' ’ • i 75 

Petito ( Pietro ): fi difdice . ’ ' J ;; 71 

Petromanno ( Andrea ) : difende il Cartefio . 
71. ’ 

Pico ( Giovan Francelco ) : fpende 20. anni 
intorno ad Ariftotile . 171. fuo giudicio del 
medefimo approvato . 171* Icrive contra il 
medefimo. 197. fuo errore. * 9 * 

Pittagora : lodato da’ Gentili « e da’ fanti Pa- 
dri. 14. inventore della filofofia Moderna . 

14. : , * v. ) 

Platone : riprenda Ariftotile * 15. Principe 

O 4 . 


! 


2l6 

de’ filolofi . 16. pericolo di quella deciso- 
ne . 182, lodato. 25. anche da’ Padri . 16 
. biafimato da’ medefimi. 186. 187. 191,- fe- 
guace di Pittagora . 16. fua fìlofòfìa è la più 
conforme alla religione Criftiana. 17. 16. è 
tratta dalla Scrittura . 17. fu abbracciata da* 
primi Crifiiani . 17. 18. e ne* tempi più 
baffi. 48. lodi della medefima. 19.20.j47 
difcordanze della medefima eoa quella d* 
Ariftotile . 20. .21. 22. 23. 24. 2$. è fiata 
l’origine di tutte 1* antiche erefie , e per- 
,chè. 185. 186. 187. ha ingannato gli fteffi 
Padri. . ‘ 186 

Platonici : s’ accofiano a’ Crifiiani . 26. Vedi 
Platone . 

• * _ * ^ • * 

Poitierfio ( Pietro ) : perchè condannato. 37 

Pomponazio ; erra intorno all* immortalità 
dell’anima; • ' 38 

Porfirio: nemico de’ Crifiiani. 132. 

Porr et ano ( Gilberto ) : perchè condannato . 

37 - , ;; ; .. ; 

Probabilìfmo : è propriffimo nelle fìlofofie 
99. 100. . . ... . . 

Probabili fii : ammettono la probabilità nella 
Morale , e la negano nella Filolbfia . 95 
96. danno di quello principio . 97 


Q 


quelto principio 

9 • » • * • * * 

Ui filoni: Vedi Difipute . 


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• ■ • r • • _ ,*» • i ! f 4 . i - 

R ' .. 

• *».• ' .. 

R Amo ( Pietro ) fua opinione intorno al- 
la fìlolòfìa d* A ri Potile. 27. fua Con- 
clufion pubblica contra il medelìmo . - 27 
170. depreflòre affettato d* Ariftotile. 170 
ha avuto pochi feguaci , e perchè . 171 

P . Rapini : : loda il Carrello . 69 

Regio ( Arrigo ) ; Cartellano* .70 

jRc-g// ( Pier Silvano )..• Cartellano. JX 
Regni a Monacharum : Libro : in che tempo 
• lìa flato Icritto. ' . , . . 190. 191 

Revio: perfeguita il Cartello. ' . : 70 

Romani : cimici delle- fette . 92. fuperano 
- tutte l’ altre nazioni nella pietà « 155 


S Arpi (Paolo) : (copritore dell* aggiri 

mento del (àngue. . " 109 

Scienze : loro incertezza .. 85. non abitano 
co’ filofofi , e perchè . 85 

S cocchio ( Martino ) ; calunniatore del Car. 

celio. 70 

Scotano ( Gio.) : difende il Cartello. 72 
Scotano ( Meinardo ) ; calunniatore del Car- 
tello. 70 

Scolaflici : loro temerità in condannare la fi* 
lofofia Cartefiana . 1 24. 1$ 7. loro millante- 
rie. 130. loro quiftioni eterne . 132. con* 

\ dan* 


Vi* 

dannano d* erelìa ogni cofa.132.non inten- 
dono quello, che dicono. 133. ammettono 
•• novità in Teologia . 95. 96. 133. 164 non 

- ammettendole nelle Icienze. 135. s’arroga- 
•: no l’autorità di condannare. 138. 157. sfor- 
zano gl* ingegni a feguire Ariftotile . 138 

* biafimati. 141. 142.143. loro barbarie nel fa vel- 
lare. 145.(000 nemici della verità. 146. dan- 

- ; ni apportati da' loro principi • 151. 197. 198 

difufi dappertutto . 196. loro furore . 157 
non hanno ragione di biafìmare 1* altre iì- 
lofofie . 160. di che interpetrazioni fi fie- 
.no ferviti per intendere Ariftotile. 194. lò- 

- no andati lontani dalla mente di lui 194 
. loro fchiavitù verfb il medefimo. 196. loro 

motivi per attaccarli ad un filofófo fblo . 
201. ragioni in contrario . 201. 202. Vedi 
Peripatetici , ec. 

Scrittori: lodati, e biafimati ftraboccatamen- 
' "te . 169. regola da tenerli nel darne giudi. 

ciò .. 171. di gran nome , rare volte in tut- 
-torei. 175 

Scuole : loro gelofià cagione di gran tumulti 
in Napoli . '3. riprelè. 152* 153. memoria 
degli anni fcolarelchi ricrea l’animo. 13 
Seneca : nemico delle lètte. . - 92 

Sergio: maeftro di Maometto , Peripatetico . 
39. ; 

Sette: confóndono la verità . 89. fono più ora, 

* che ne* tempi antichi . 89. non approvate 

J a ^ 


. .da* Romani. 92. proibite In Francia . 9} 

- riprovate da’ fanti. Padri . 93 ’ *l®n« 94 

• 95. 108, 

Socratex nega la fcienza . 8 } 

Spitiofa : impugna il Cartello. 7 * 

Stelle : .non fi là, fe «corrano, 0 fieno fine. 

•• 81. Si ì:’ :•>? . S . • 

Stoici : negano 1 * opinarionì . 83. lofpetti ap- 
po i Romani. - 


* ' 


T Affitti - f Alefiàndro ^ : fuO prefagio in- 
torno ad Ariftotilc verificato a 120 


■Temiflio: eretico. ’ *9 

Teologi: loro> difetti- • • 1 ^ 9 - * 4 ° 

Teologia : le novità in eflà fimo pericolofe . 98 
ammeflè dagli Scolali ici. 164.133. è regina 
delle fcienze. 127. non ha che fare colla fi- 
, lofofia.127. 128. ha ritrovato la verità. 165 
Icolallica non fi dee riprovareperchè fa ufo 
. • d* Arittotile." . » 7 ? 

Terremoti : non fi là come fi facciano . 81 

Terra : ignoto fu qual baie fi libri , e quanto 
Ila grande. "8* 

Tejt pubbliche : loro abufo al tempo del V. 

Concilio Lateranelè . *77 

Ticcùne: file {coperte: • ” ^ 

S. Tommafo ( d’ Aquino ) : come , e a che 

fine iludiafle Ariftotile . 46. fuo lamento . 

* . * » • • , , 

47 - ' • - _ 


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Tmricdli : .dio ritrovamento . . ' jio 

De Turne ( Simon ) : perchè acculato d* ere- 
fia. , ... 22 


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* • • ♦ I 


V ' Alla ( Lorenzo .) r Tuo penfiero appro- 
vato dalNizolio. 144. Fu il primo a li. 
< berare la filofofra dalla fchiavitù d* Arifto- 
i' Cile. . i '- '197 

Vanelmonte : fua definizione dell* uomo. 153 
Vanorne: Tua (coperta. 109 

. K arra ( Alfeno ) .' pone il corpo umano coni. 
. pollo <di particelle. ^ sì 

jP. Vatier: Cartellano. . ■ ... é8 

li 'gotte ( da Siena): Tua dilputa filofofica. 20 
.. a che fine inftituita. 176 

.Verità; nafcolta all’ uomo , 73. non n’è ca- 
pace. : , \ -y 75 

l/cz/o ( Daniel ) : impugna il Cartello ~ 71 
. , filo elogio. uh •: • . ; pi 

P. Viegue : fua teftlmonianza.del Cartello . 

121. 122. 12%. ^rrry : 1 ••...} :% 

Virfungio : fua Coperta»:-; . : . 109 

F" p^;o ( Gisberto ) ; dichiarato calunniatore. 


70. 


, « * 4 • I »| 


•Fo/^o : è più fimo de* dotti., 5 78 

Uomo : fua ignoranza . 73. 74. 75. .78.79. 80 
81. 94. più milèrabile de’ bruti. . 76. (lima 
di le fteflo impedilce i retti giudici- 86. 87 
non ha altro di proprio che il mentire . 87 

non 


V 


I 


211 

non dee cffer féttario 93. non dee m lib- 
rar colla Tua ragione le colè Divine . 117 
128. fua definizione d’Ariftotile riprefa . 
15 3. fuo fpirito non è (oggetto alle potetti 
terrene. 162. (oggetto (olo a Dio, e al. 
la Chiefi. 163. quella fuggezione è il fi. 
erifizio più grato . 163. non è buon con. 
dolio legare il fuo arbitrio. 163. 164. fua 
fuperbia dì che fi pafca . *75 

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Z E»o>re: nega Topinazioni. 83. fua fetta 
fofpetta appo i Romani. a 9 * 


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' 12 FINE. 

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