Thursday, May 30, 2024

Grice e Vastarini

 PER 


DNA DIFFAMAZIONE 



CON ABUSO DI UFFICIO 



Il R. Commissario della S. Casa dogi' Incurabili 

E I COMPONENTI 

della disciolta Amministrazione 



... se vuoi che il ver ti sia ascoso 
Tutt' al contrario la storia converti; 
Che i Greci vinti fur Troia vittrice 
E che Penelopea fu meritrice ! 

Ariosto 

Orlando Furioso e. XXXV. 



NAPOLI 

TIPOGRAFIA F. BIDERI 
1891 



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HAIVABD COILEBE UHUIY 

THE6IFT0P 

Hi NELSON GAY 



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Indice Generale 



Parte Prima 



Prefazione 

Servizio Ospedaliero. 

PROGETTI PER NUOVE COSTRUZIONI E NUOVI 
OSPEDALI 

RESTRIZIONE DEL NUMERO DEI MALATI . . 

RIDUZIONE DI SPESA PER MANTENIMENTO 
DEGLI INFERMI 

LA SOPPRESSIONE DEL VINO E L'ALTERA- 
ZIONE DELLA VITTITAZIONE 

VIOLAZIONE DEL CONTRATTO PER LA FOR- 
NITURA DELLA CARNE 

BIANCHERIA E CASERMAGGIO 

LA SOMMINISTRAZIONE DELLE MEDICATURE 
ANTISETTICHE 



Pag. 9 



14 
19 

20 

21 

23 
26 

32 



Parte Seconda 



Condizioni finanziarie della Pia Casa. . . » 45 
Canee ohe prodassero le attuali condizioni 

economiche » 54 

Entrate » 55 

Riduzioni di corrisposte 

ESCOMPUTI D'AMBRA, MOCCIA E IZZO. . . » 55 
RIDUZIONE DI ESTAGLIO DEL FONDO SALI- 
CELLE » 56 



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Riduzioni di Canoni. 

ESCOMPUTO SIGILLO Pag. 58 

Riduzioni nei fitti dei fabbricati. 

CONTRATTO ED ESCOMPUTO FORINO ... » 63 

Cauzione > 66 

Inventario e consegna dei fondi urbani. . » 67 

Fabbricati affidati in esazione al Tesoriere » 69 

Fondi in Ariano » 70 

Spese » 70 

Personale Amministrativo e Sanitario . . » 71 

Lavori » 75 

Forniture » 87 

Provvedimenti per far danaro 

PRELEVAMENTI SULLE CAUZIONI » 91 



Alligato 

Rapporto del Sig. Cav. Gaetano Antonelli . 

IGIENE DEI LOCALI 

MANUTENZIONE 

CASA DI SALUTE 

CASA DI MATERNITÀ 

STANZE D' ISOLAMENTO 

STANZE DI OPERAZIONI 

CUCINA 

CASERMAGGIO 

CONSULTAZIONI GRATUITE, SALA IDROTE- 
RAPICA E STANZA PER RICEZIONE. . . . 
DISCIPLINA DEL BASSO PERSONALE .... 

DIREZIONE DELL'OSPEDALE 

STANZA DI MEDICATURA 



Ili 
IV 

» 

V 
VI 

» 

VII 
Vili 



IX 

X 

XI 

XII 



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Parte Prima 



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PREFAZIONE 



V anno iSgi il giorno io novembre in Napoli. Si sono 
riuniti in casa del Comm. Vastarini- Cresi, il Comm. Prof. Sal- 
vatore Trinchese y il Cav. avv. Girolamo Lo Savio , il pro- 
fessore aw. Domenico De Roberto ed il sig. Luigi Cosenza. 

Constatatosi che tutti gP intervenuti hanno letto P opu- 
scolo intitolato u Relazione del R. Commissario della S. Casa 
degli Jhcurabili sulla gestione del 4 settembre al 4 novembre 
1891, firmato Luigi Napodano Deputato ai Parlamento „, sono 
stati unanimemente d'avviso che si debba rispondere a tale 
pubblicazione per rimettere le cose a posto, smentire le infon- 
date accuse e respingere gli ingiusti apprezzamenti sugli atti 
cofnpiuti dalla disciolta Amministrazione , che sono a studio 
travisati nel loro contenuto. 

U avvocato Vastarini ha fatto rilevare che P opuscolo 
del R. Commissario, più che essere diretto a calunniare gli 
atti compiuti dalla disciolta amministrazione, ha tutto il ca- 
rattere delP aggressione personale contro P ex So pr aintenden- 
te : se sonosi coti/use a studio le responsabilità delle diverse 
amministrazioni ciò si e fatto allo scopo di colpire, senza 
riguardo e mi sur a ^ la sua persona. Per la qual cosa egli ri- 



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— 10 — 

vendica a se il diritto di rispondere personalmente alla sud- 
detta relazione per assumere tutta la responsabilità della 
forma da dare alla risposta e della sostanza di quegli atti 
che non riguardano i componenti del governo disciolto. 

V avv. Lo Savio ha fatto anch' egli rilevare: che gli 
addebbiti contenuti nella relazione del R. Commissario ri- 
guardano in minima parte la disciolta Amministrazione la qua- 
le è rimasta in ufficio solamente dal 30 dicembre 1890 al 3 set- 
tembre 1891; che parte degli ingiusti apprezzamenti della 
relazione stessa si riferiscono ad epoca in cui egli collaborò 
nella qualità di Governatore col Sopraintendente Vastarini 
e coti altri Governatori ; — che molti altri riguardano r Am- 
ministrazione precedente presieduta dal conte Spinelli; — che 
in ogni caso, essendo appunti rivolti al potere esecutivo del 
Consiglio di Governo, feriscono direttamente tutti coloro che 
tale potere esercitarono. Per la qual cosa aderisce al desi- 
derio espresso dal Comm. Vastarini, ma non credendosi egli , 
nella qualità di Governatore delegato, disinteressato nella di- 
sputa, intende di assumere , anche per parte sua , tutta la 
responsabilità della sostanza e della forma della risposta da 
dare al R. Commissario, nella compilazione della quale vuol 
collaborare col Comm. Vastarini. 

Dopo le suddette dichiarazioni, i convenuti sono discesi 
alP esame degli addebbiti contenuti rie Ila Relazione del R. Com- 
missario ed hanno constatato, che non si riferiscono alla di- 
sciolta Amminis trazione gli addebiti: 

1.° Per la deficienza della biancheria nel guardaroba; 

2.° Per i criteri che informarono la impostazione delle som- 
me all'attivo ed al passivo nel preventivo 1890; 

3.° Per gli escomputi di estaglio agli affìttuarii Moccia, 
d' Ambra e Izzo; 

4.° Per la riduzione d' estaglio al fondo Salicelle, affittato 
al d' Ambra; 

5.° Pel conto 1887, 1888, 1889; 

6.° Per Tescomputo accordato airenfiteuta Giovanni Sigillo, 

7.° Per la nuova pianta del personale amministrativo. 

8.° Per i lavori eseguiti fino a 30 dicembre 1890. 



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— 11 — 

Che quelli rifer enfisi alla disciolfa Amminis frazione sono 
limitati: 

i." Alla spesa votata per gì ingegneri; 

2.° Al deliberato aumento di un farmacista ; 

j.° Ai lavori eseguiti nel 1891; . 

4? Alla generica ed indimostrata accusa di sperpero di 
denaro. 

Fatta tale constatazione \ i signori Trinchese, Di Rober- 
to e Cosenza hanno dichiarato che avendo essi a suo tempo 
preso cognizione esatta di molti atti compiuti dal Comm. Va- 
sfarini coi poteri del Consiglio dal 4 settembre al 30 dicem- 
bre iSgo, epoca in etti non esisteva un governo regolare; ed 
avendo ratificato tali atti a norma della Legge e del Re- 
golamento^ non intendono scindere la loro responsabilità da 
quella dei signori V astar ini e Lo Savio. 

Ma questi ultimi hanno vivamente insistito nelle già 
fatte dichiarazioni e sulla necessita che la risposta al R. Com- 
missario , almeno per quanto riguarda la forma , abbia un 
carattere tutto personale. Per la qual cosa i signori Trin- 
chescy De Roberto e Cosenza, pur rimanendo solidali con i 
signori Vastarmi e Lo Savio nella responsabilità degli atti, 
compiuti col loro concorso o da loro ratificati > lasciano a que- 
sti la libertà di rispondere in quella maniera che crederanno 
più conveniente a difendere il decoro della disciolta Ammi- 
nistrazione e quello delle persone singolarmente prese di mi- 
ra dalla relazione del R. Commissario. 

A. Vastarini Cresi 

G. Lo Savio 

S. Trinchese 

D. Di Roberto 

L. Cosenza 



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Mentre eravamo, il giorno 7 del corrente mese, innanzi al- 
l' Ecc.ma Sezione IV del Consiglio di Stato per discutere 
la nostra domanda di sospensione del r. decreto 31 Agosto 1891, 
T on. Avvocato Erariale, nostro contraddittore, con cavalleresca 
cortesia ci mostrò un opuscolo a stampa del quale vedevamo 
altri esemplari innanzi a ciascun componente dell' alto consesso 
amministrativo. Ne leggemmo V intestazione, che dicea: Rela- 
zione del r. Commissario della 5. Casa degli Incurabili sulla 
gestione dal 4 Settembre al 4 Novembre iSgi, e ci riservammo 
di procurarcene copia e di esaminarlo più tardi. 

È una pubblicazione, che vorrebbe indirettamente combattere 
il ricorso , col quale i rappresentanti della disciolta Ammini- 
strazione impugnarono il detto real decreto, senza parere d' es- 
sere stata compilata a cotal fine. 

La forma inurbana e sgrammaticata (1), e il contenuto ri- 
boccante di malafede , ci avrebbero consigliato di rispondervi 
con la parola di Cambronne , se qualcuno ci avesse imposto 
V increscioso compito di discuterne col redattore; ma tale non 

(1) Eccone un saggio per ora: via via ne daremo altri' 

Pag. 36. * Una rilevante quantità di fondi che 1* Opera Pia ha in Ariano, 
aventi una rendita annua di circa lire 8000, è affidata in amministrazione ad 
una persona del luogo; la quale non ha mai comunicato i contratti che da lui 
si facevano, e da oltre 10 anni non ha inviato i resoconti della sua gestione 
(che ora soltanto dopo la mia nomina, ha trasmesso) limitandosi a mandare 
di quanto in quanto quel pò di danaro che egli credeva. 



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— 14 — 

è il nostro dovere , e ne rendiamo grazie agli Dei immortali* 

Una cosa soltanto c'importa di stabilir chiaramente, ed è 
che, dimostrato in modo innegabile dal nostro ricorso, non es- 
sere la relazione del sig. Ministro dell' Interno, precedente P im- 
pugnato decreto di scioglimento e redatta sulla falsariga d' un 
rapporto prefettizio , se non un tessuto di audaci e meditate 
inesattezze, si tenta ora con una mal dissimulata manovra di 
spostar la questione e di fuorviare la pubblica opinione. 

Da ciò noi tragghiamo gli auspici più lieti per l'esito della 
nostra causa innanzi alPEcc.ma Sezione IV del Consiglio di 
Stato, dappoiché ivi la disputa è circoscritta fra termini precisi 
ed inamovibili, quali sono, da una parte il real decreto con la 
relativa motivazione, e dalP altra il ricorso coi suoi mezzi di 
annullamento. Il nostro avversario, che fa proporre, come un 
litigante volgare , eccezioni dilatorie d' incompetenza , sfatate, 
prima ancora d'essere svolte; che s* ingegna, con pubblicazioni,, 
come quella , di cui dovremo occuparci , di uscir fuori dalla 
lizza e di trascinarvi noi ed il pubblico , ci dà il gradito an- 
nunzio della vittoria, precorrendo la decisione dell'alto consesso» 
amministrativo. 

Ad uomini però, come quelli, che componevano la disciolta 
Amministrazione, non può bastare una decisione, che, per la 
necessaria limitazione degli istituti sociali, soltanto prò veritate 
habetur: essi han bisogno d* invocare il giudizio d 1 un tribunale 
più alto, del tribunale della pubblica opinione, che confermi il 
pronunziato di quella e lo completi. 

A questo giudice supremo è appunto rivolta la risposta, che 
ci accingiamo a dare al libello famoso, che reca la firma del 
R. Commissario per la temporanea gestione della S. Casa de- 
gP Incurabili. 

SERVIZIO OSPEDALIERO 

Progetti per nuove costruzioni e nuovi Ospedali. — li libello 

comincia dal rilevare che il Governo della Santa Casa u preoc- 
cupato da strani progetti per nuovi Ospedali da fondare, per 
nuove costruzioni ed abbellimenti da compiere, mentre per quelli 
non si peritò di spendere somme rilevanti, studiò una severa 



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— 15 — 

economia nel servizio ospedaliero con deplorevoli conseguenze 
per i poveri ammalati. „ 

Una reminiscenza di pudore, fenomeno riflesso d'una sen- 
sazione irrevocabilmente passata, fece premettere al redattore 
di cotesto periodo una timida frase: Se non vado errato. 

Ora noi, se parlassimo con lui, gli diremmo: Avete errato, 
e se con più coscienza aveste consultato i precedenti d' archi- 
vio, ve ne sareste avveduto, perchè avreste trovato traccia di 
quel che andiamo a riferirvi. 

Sul finire del 1889, prima ancora che il Parlamento discu- 
tesse il progetto di legge sugli istituti pubblici di beneficenza, 
al Soprintendente della disciolta Amministrazione balenò in 
mente il pensiero di concentrare nell' Ospedale degli Incurabili 
gì* infermi dei nosocomi dipendenti dal R. Albergo dei Poveri, 
Cesarea, Vita e Loreto. 

Era un pensiero, che, attuato, aVrebbe potuto essere fecondo 
di grandi vantaggi per tutti e due i colossi della carità napo- 
litana. 

La S. Casa degl' Incurabili, assumendo il ricovero e la cura 
degl' infermi del Real Albergo contro il pagamento annuale della 
somma stessa, che questo spendeva per codesto titolo, avrebbe 
profittato di tutta la differenza, che può derivare dalla unifica- 
zione di un servizio duplicato. Le spese generali, come direbbe 
un commerciante, pel mantenimento dei 300 infermi del R. Al- 
bergo, sarebbero state interamente, o quasi, economizzate, perchè 
rispetto ad essi sarebbero state sufficienti, o con qualche lie- 
vissimo aumento, quelle che sia si facevano per gl'infermi della 
S. Casa* — L' insegnamento ne avrebbe risentito senza dubbio 
il benefico influsso, perchè 300 letti di più avrebbero allargato 
d' oltre un terzo il materiale clinico , ciò che avrebbe richia- 
mato un numero maggiore di studiosi in quel libero ateneo 
della scienza medica napolitana, che il Soprintendente sognava 
di far assorgere al grado di rivaleggiare senza svantaggio con 
T insegnamento ufficiale di qualsivoglia Università d'Europa. 

Per l'Albergo dei Poveri il disegno non era meno proficuo, 
perchè, liberandosi dalle cure proprie degli istituti ospitalieri, 
avrebbe circoscritto i suoi fini al ricovero dei vecchi inabili 
d* ambo i sessi ed all' istruzione ed educazione degli adolescenti. 



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— 16 — 

Riacquistata la disponibilità dei vasti locali , occupati dai tre 
nosocomi, esso avrebbe potuto curare V antica piaga, che rode 
quella grande istituzione, e che le ha sempre impedito di dare 
i frutti, che Napoli ha dritto di aspettarne, poiché avrebbe po- 
tuto separare completamente la famiglia dei vecchi , corrotti , 
avanzi di pena, incorreggibili, dalla famiglia giovane, educabile, 
la quale può produrre operai per ogni mestiere , agricoltori , 
giardinieri , marinari etc. , ed aprire per tal via una corrente 
nuova di vita con elementi istruiti ed educati nelle sfere in- 
feriori della nostra popolazione. 

Tolti di mezzo 300 letti, i locali avrebbero di molto supe- 
rato i bisogni della doppia famiglia dei vecchi e dei giovani, 
e rimanendone disponibile qualcuno, poiché non per anco la 
crisi edilizia s' era allora dichiarata, avrebbe potuto essere alie- 
nato a buone condizioni. 

Con ciò un fabbricato, che per un istituto pubblico di bene- 
ficenza rappresenta una passività, perchè soggetto alle tasse ed 
alla manutenzione, si sarebbe trasformato in capitale fruttifero, 
atto a riequilibrare il bilancio del R. Albergo, se ne avesse avuto 
bisogno. 

Ma perchè il pensiero del Soprintendente si fosse potuto av- 
vicinare air attuazione, era mestieri che la S. Casa avesse avuto 
i locali necessari per ricevere i 300 infermi, che il R. Albergo 
avrebbe dovuto affidare agli Incurabili. 

Domandi lo scrittore della relazione ai suoi colleghi in Par- 
lamento, on.li De Riseis e De Martino, e saprà che il Governo 
del R. Albergo," in seguito ad una accurata relazione del secondo, 
nella quale ebbe la cortesia di rilevare, con una forma ben di- 
versa dalla sua , appartenersi l' iniziativa di quel progetto al 
Soprintendente degl' Incurabili, il governo del R. Albergo, di- 
ciamo, prese una deliberazione che commetteva ai due lodati 
gentiluomini V incarico di trattare col governo della S. Casa. 

Sorse così la necessità di far procedere allo studio dei pro- 
getti per le nuove costruzioni, che determinò la spesa di quella 
somma, che il R. Commissario avrebbe dovuto trovare tutt'altro 
che inutile, se dice sul serio a pag. 4, di voler procedere al 
raggruppamento dei servizi ospedalieri della città. L' amplia- 



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— 17 — 

mento, che esigerà cotesta impresa, non può aver luogo altri- 
menti che sulla base di quei progetti. 

Le trattative iniziate col governo del R. Albergo furono in- 
terrotte pel sopravvenire della legge sulle Opere Pie, e per non 
essersi trovata allora una via per regolare il trattamento d'un 
basso personale d' infermieri, addetto agli Ospedali di quello, 
ma composto di ricoverati , che non si poteva assumere da- 
gl' Incurabili. Ciò non ostante le difficoltà si sarebbero vinte 
sicuramente, se V una e 1' altra Amministrazione non avessero 
dovuto, per le frequenti crisi , mutare e rimutare governatori. 

Ma, posto pure che a nulla fossero approdate quelle tratta- 
tive, la necessità e 1' urgenza di ampliare i locali della S. Casa 
s* imponevano e s' impongono a chiunque non è del tutto de- 
stituito di sentimento umano. Il modo come sono allogati gl'in- 
felici, affetti da tisi, è tale che stringe il cuore a chiunque vi- 
sita queir asilo di dolori, non leniti da alcuna speranza. I re- 
clami del corpo sanitario, insistenti, continui, giustificati, non 
ispirarono al Soprintendente della disciolta Amministrazione, il 
giudizio che hanno ispirato al R. Commissario intorno al niun 
bisogno ed alla niuna urgenza di quei progetti ; ed egli , non 
solamente non si pente di averli ordinati, ma, se fosse rimasto 
in ufficio, li avrebbe certamente attuati. 

E questo per i progetti , riferentisi alle nuove costruzioni ; 
quanto ai nuovi Ospedali, da fondare, l'allusione è diretta in-^ 
dubbiamente alla succursale di Torre del Greco. Ivi la S. Casa 
possiede un podere ed un vecchio edificio, destinato principal- 
mente agli idropici ed a coloro, che un tempo si curavano con 
le stufe di vinacce, e poi, per tolleranza dell' Amministrazione, 
agi' infermi che il Municipio del luogo vi manda a pagamento, 
perchè non ha un ospedale proprio. 

Nella stessa condizione di Torre del Greco, ossia senza ospe- 
dale proprio, si trovano le finitime città di Resina, di Portici, 
di S. Giorgio a Cremano, di Ponticelli e di Barra, e i loro in- 
fermi, affluendo a Napoli, gravano senza corrispettivo i bilanci 
degli Ospedali di quest' ultima, perchè, come è noto, non v'ha 
nelle province meridionali una legge che obblighi i comuni al 
rimborso delle spese di spedalità. 

Trovar modo di diminuire 1' aggravio, che i suddetti muni- 



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— 18 — 

cipii producono al bilancio della S. Casa , e far sorgere una 
nuova ed importante istituzione parve al Soprintendente una 
iniziativa non indegna della sua sollecitudine. 

Ed accarezzando codesto pensiero, immaginò una forma di 
consorzio, pel quale i mentovati municipii con le rispettive Con- 
greghe di Carità, così per Y impianto, come pel mantenimento, 
avrebbero fissato la misura del proprio concorso proporzional- 
mente al numero dei letti, che ciascuno avrebbe richiesto pei 
rispettivi bisogni. La S. Casa vi sarebbe intervenuta col nome, 
col corpo sanitario, con la farmacia, con la somma stessa che 
vi spende attualmente e con la cessione del suolo. Poteva sor- 
gere in tal guisa un ospedale di duecento letti, che, costruito 
e disposto secondo le ultime esigenze della scienza; con padi- 
glioni segregati per le malattie infettive e con una trentina di 
stanze a pagamento, principalmente pei forestieri; servito dalle 
più grandi illustrazioni medico-chirurgiche , sarebbe stato in 
quella incantevole posizione il nucleo vero d' una interessantis- 
sima stazione sanitaria. 

Se le città concorrenti e l' istituto promotore se ne sarebbero 
vantaggiate, non è mestieri dimostrare, tanto la cosa è per sé 
stessa evidente. Si fu perciò che fu commesso al Governatore 
prof, Giovanni Antonelli l'incarico di studiare il problema, e 
di dare ad un ingegnere l' indirizzo scientifico pel progetto d'arte 
che avrebbe dovuto risolverlo. V insigne uomo vi si dedicò con 
amore, ed il progetto con la relazione si trovano ora nell'ar- 
chivio del Pio Luogo. 

Nocque all' idea 1' esser nata nel cervello d' un uomo poli- 
tico, perchè le bieche passioni di parte attraversarono a costui 
siffattamente la via, che non gli fu possibile di tentare nem- 
meno di promuovere il consorzio. 

Rimane non pertanto il progetto, ed il giorno, in cui la bu- 
fera politica sarà passata, non vi sarà uomo di retti intendi- 
menti , il quale non troverà che la somma , occorsa per quel 
progetto , che potrà esser sempre utilmente ripreso , fu spesa 
assai meglio di quella , che è servita per dare alle stampe le 
tremila copie del libello famoso del r. Commissario. 



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— 19 — 

Restrizione del numero dei malati— Questo signore, del quale 
non sapremmo dire se è maggiore V ignoranza o la fallacia , 
aggiunge che " mentre si spendeva nei progetti e nelle costru- 
zioni, indicate di sopra, si lasciò che i maggiori risparmi s'in- 
troducessero nel servizio dell' ospedale. 

a II quale fu ridotto ad un numero di malati inferiore a quello 
che era in passato e che il Regolamento prescrive. „ 

Se egli non avesse ignorato quel Regolamento , che cita a 
sproposito, avrebbe saputo che, non dallo stesso, ma dall'ar- 
ticolo 1 1 dello Statuto organico , è stabilito , che hanno per 
anno, deliberandosi il bilancio preventivo , il Consiglio d' am- 
ministrazione determina il numero dei letti , che , secondo la 
capacità dei locali e la disponibilità dei mezzi finanziari, rav- 
visa potersi mantenere nel corso dell' esercizio. — Se avesse 
letto il citato articolo, avrebbe domandato la deliberazione presa 
nella discussione del bilancio 1891 ed avrebbe trovato che il 
numero degli infermi era stato fissato ad ottocento, mentre 
nell' esercizio precedente era stato di ottocento cinquanta. — 
E se avesse spinto più oltre le sue indagini, come ne aveva 
il dovere, prima di scrivere ciò che scrisse, avrebbe appreso 
che la misura non poteva essere più ragionevole. 

L' Ospedale degl* Incurabili , per una strana antifrasi tra la 
sua denominazione e il suo Statuto, non può accogliere che 
gì 1 infermi cronici di malattie curabili, ed è contro il suo fine 
accogliere quelli affetti da morbi incurabili, per guisa che, quando 
si constata che tale è divenuta la condizione d' un qualche in- 
fermo , gli si dà la qualifica di depositario e lo si restituisce 
alla famiglia o s' invitano le autorità municipali del comune, 
cui appartiene, per mandarlo a rilevare (1). 

Nel corso del 1890 si verificò che cotesti depositari erano 
mano mano giunti ad un centinaio, e poiché ciò contraddiceva 
allo scopo dell' Opera Pia, in quanto che essi occupavano letti, 
che potevano essere occupati da altri infermi, i quali con pochi 



(1) Art. 546 del Reg. Gl'infermi dichiarati insanabili, detti depositari, sono 
consegnati alle rispettive famiglie. 

Se non abbiano parenti in Napoli, il Direttore ne informa caso per caso la 
Sopraintendenza per richiedere le rispettive autorità municipali di mandarli a 
rilevare. 



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giorni di degenza potevan guarire , fu dato ordine alla Dire- 
zione di rientrare nell* osservanza del Regolamento , fateendo 
sgombrare i letti dai depositari. — Havvi in archivio una vo- 
luminosa corrispondenza coi Sindaci, col Prefetto, e col Que- 
store di Napoli , che si riferisce a tale argomento e che il r. 
Commissario non ha letta. 

Sbarazzate le sale dai depositari , la forza fu diminuita di 
cinquanta infermi e si rimase così nei limiti del numero ordi- 
nario di quelli che effettivamente la S. Casa ha obbligo di ri- 
cevere. 

Non è vero dunque che il numero degF infermi fosse stato 
ridotto al di sotto di quello che il Regolamento, ossia lo Sta- 
tuto , prescrive ; ed è men vero ancora che fosse ristretto a 
settecento. 

Il regio Commissario non sa che neir Ospedale si compilano 
i quadri della statistica mensile : glielo facciamo saper noi. Li 
consulti; li metta a raffronto coi registri e se egli riuscirà ad 
indicarci una sola giornata, nella quale il numero degli infermi 
sia stato di 700, noi ci obblighiamo a far onorevole ammenda 
ed a proclamarlo un uomo di buona fede. 

Riduzione di spesa pel mantenimento degli infermi. — Quanto 
abbiamo detto basterebbe a dimostrare che la riduzione di 
L. 28,000 nella cifra stanziata nel bilancio preventivo del 1891, 
pel mantenimento dei malati , era una conseguenza diretta e 
necessaria della riduzione del numero dei letti. Ma non voglia- 
mo contentarci di questa sola risposta, perchè abbiamo da darne 
un' altra ancor più calzante. 

Per T esercizio 1889 era stata prevista pel vitto degli infermi 
la spesa di lire 160,000, delle quali si trovarono spese in meno 
a chiusura di conto lire 16,057,07 ; e perciò la previsione si 
riconobbe eccessiva per una somma eguale (Vedi doc. V allig. 
al ricorso. Relaz. del Segretario Generale sul conto 1889, pag. 
28 air art. 22 Appalti). 

Il conto deir esercizio suddetto fu dato il 3 agosto 1890, 
vale a dire, circa un mese prima che si deliberasse il presun- 
tivo del 1891, e per conseguenza le previsioni furono commi- 
surate alle risultanze di quello. 



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— 21 — 

Ora il regio Commissario avrebbe riputata prudente la con- 
dotta della disciolta Amministrazione, se, non ostante la pro- 
vata eccedenza del preventivo per 850 infermi, avesse mante- 
nuti invariati gli stanziamenti, anche quando il numero veniva 
ridotto ad 800. 

E dire che l'Italia s' abbia a dibattere nelle angustie d'una 
crisi economica e finanziaria così intensa e così prolungata, 
mentre possiede un genio di questa forza che potrebbe salvarla. 

— La soppressione del vino e Y alterazione della vittitazione — 

u Per gì' infermi ridotti a così scarso numero con inopportune 
u ed insane (!) economie fu alterata la vittitazione — così con- 
u tinua il libello famoso — e quindi per ordine dell' attuale Di- 
u rettore, con autorizzazione del Governo della Pia Opera, fu 
u soppressa totalmente la distribuzione normale del vino, che 
u il Regolamento prescrive tassativamente fra V alimentazione 
u ordinaria; e fu mantenuto in proporzioni molto tenui il quan- 
u titativo del cibo, che a ciascuno era fornito. „ 

Dalle trascritte parole ognuno avrà compreso che si calun- 
nia il Regolamento, prestando agli egregi uomini, che lo com- 
pilarono criteri, che non ebbero, né potettero avere. 

A loro non passò mai pel capo, che con ogni specie d' in- 
fermità fosse compatibile V uso del vino, sicché potessero berne 
senza pregiudizio i cardiaci al pari dei tubercolotici, quelli af- 
fetti da malattie dell' apparecchio genito-urinario, come i col- 
piti da lesioni violente: da commozione cerebrale, etc. 

E non poteva cotesta stranezza passar loro pel capo in 
quanto che non mancarono di farsi assistere, come risulta dalla 
relazione che precede il Regolamento stesso, da un' apposita 
Commissione Sanitaria , che li avrebbe certamente trattenuti 
dal prendere il dirizzone che loro attribuisce il r. Commissa- 
rio. — Lo legga dunque il Regolamento, o lo legga meglio, se 
non lo lesse bene la prima volta, e troverà a pag. 268 la ta- 
bella indicativa della razione giornaliera per gì' infermi nelle 
sale comuni ed in quelle a pagamento, e nell' angolo a destra, 
destra della pagina, tra le annotazioni generali per tutti gl'in- 
fermi, vedrà 1' ultima segnata con la lettera A così concepita: la 
razione del vino è data solo quando è prescritta dal medico ! 



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Richiami, dopo di ciò, le mappe della vittitazione giornaliera, 
riferentisi all' epoca della quale parla, e se un qualche morbo 
non gli ha offeso la retina , leggerà che i professori , non a 
tutti gì' infermi indistintamente, permisero Y uso del vino, ma 
solo ad alcuni, così come si fa pel latte, per le aranciate, gra- 
nite e limonate. 

Quando avrà fatto cotesto esame si persuaderà che , non 
dalla passata Amministrazione, ma da lui è stato violato il Re- 
golamento del P. Luogo e quello del senso comune ! 

Per le proporzioni molto tenui del quantitativo del cibo il 
r. Commissàrio avrebbe dovuto sapere che esse non si deter- 
minavano dall' Amministrazione, ma dalla tabella annessa al 
Regolamento ed esistente alla citata pagina 268. Per constatare 
poi se il Regolamento si osservava dalla dispensa e dalla cu- 
cina doveva richiamare le mappe speciali di ciascuna. sala, e 
quella generale di tutte; confrontare le prescrizioni mediche 
con le emissioni della dispensa e con le ricevute della cucina; 
e se avesse trovate non regolari le liquidazioni , allora avreb- 
be avuto il diritto di parlare, altrimenti avrebbe fatto meglio 
a tacere (1). 



(1) Art. 642. Compilata la mappa, il capo-sala la rassegna allo esame ed 
alla firma del professore, e poi ne dà comunicazione all' ufficiale liquidatore. 

643. L'ufficiale liquidatore, riunite le mappe di ciascuna sala, le esamina 
attentamente per accertare lo effettivo numeri) degli infermi presenti, tenuto 
conto degli esistenti nel giorno precedente , di quelli ricevuti in giornata e 
degli usciti e trapassati, e compila lo stato di giornata del movimento di tutti 
gì' infermi. 

644. Riconsegna poi le mappe di ciascuna infermeria ai rispettivi capi-sala 
per servir loro di riscontro nella distribuzione del vitto: ed essi ne fanno l'in- 
domani trasmissione all'ispettore contabile. 

643. Liquidato l'effettivo numero degl'infermi presenti, l'ufficiale liquidatore 
lo ripartisce sul modello in istampa, approvato dalla Soprintendenza, in di- 
stinte categorie, secondo il trattamento disposto dai- professori di razioni in- 
tere ed a metà, di dieta lattea e di ogni altra somministrazione straordinaria. 

647. In conformità del risultato di verificazione di cui all'art. 643, lo uffi- 
ciale liquidatore rilascia, coll'approvazione del Direttore, le richieste ai capi-sala 
per rilevare il pane dalla dispensa a mezzo dei serventi, e comunica alla di- 
spensa stessa ed alla cucina le quatti ita e le qualità delle somministrazioni, 
tanto per la mattina, che per la sera, notando parimenti le quantità del sale 



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— -2:ì — 

Violazione del contratto per la fornitura della carne — Ma 

se errò per ignoranza nel formulare le accuseche precedono, 
non si può dire altrettanto per V addebito relativo al contratto 
della carne. Egli scrisse che " con deplorevole condiscendenza 
s' era permesso al fornitore della carne , violando il contratto 
di appalto, che avesse dato in vece della carne di manzo, quella 
cosidetta di maglione „. Noi non troviamo la parola adatta 
a definire cotesta asserzione: quella che ci verrebbe sotto la 
penna, non vogliamo scriverla. 

Né può esimerlo dallo stigma che avremmo diritto di inflig- 
gergli T aver citato in pruova della sua assertiva le dichiara- 
zioni di anonimi malati, usciti dall' Ospedale , quando il fatto 
affermato poteva e doveva esser dimostrato dalle dichiarazioni 
delle Suore , che sovrintendono alla cucina , e ricevonsi ogni 
giorno la carne; da quelle dell' Economo, che dee presenziare 
air immissione e respingere i generi , se non corrispondono 
ai contratti, non meno che da quelle dell'Ispettore contabile, 
che ha il dovere di controllare la qualità e le quantità dei ge- 
neri stessi (1). 

e del condimento corrispondente alle proporzioni di regola, fissate dall'Ammi- 
nistrazione. 

Art. 64S. Il vitto è trasportato dalla cucina alle infermerie ed è sommini- 
strato agli infermi per cura dei rispettivi serventi. 

I capi sala e le suore di carità vigliano la distribuzione, onde siano esat- 
tamente osservate le prescrizioni dei direttori di sala. 

(1) Art. 064. Il servizio della cucina è affidato ad una suora di carità o 
ad apposito cuoco con quel numero di basso personale che il Consiglio creda 
competente. 

Art. 668. La persona preposta alla cucina, suora o cuoco, deve rifiutare i 
generi , che non le risultassero di buona qualità , facendone rapporto al Di- 
rettore. 

Art. 104. L'Economo ha obbligo di verificare l'immissione dei generi , di 
esaminarne la qualità e quantità e non deve autorizzarne il ricevimento, se non 
quando siasi accertato che essi corrispondono esattamente ai campioni ed alle 
condizioni dei contratti per le qualità' ed alle richieste per le quantità'. 

Art. 96 Egli (l'Ispettore contabile) adempie al disposto negli articoli 644, 
646, 649, 714 e 718, ed ha incarico precipuo di verificare la esattezza dello 
stato generale della visitazione giornaliera etc, che i generi che si forniscono 
dagli appaltatori, o di ufficio dell' Economato, rispondano per qualità e quan- 
tità al disposto dell'art. 104." 



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— 24 — 

Il raccomandare le proprie asserzioni ad ipotetici infermi 
usciti dall'Ospedale rivela, o che non si ebbe la temerità d'in- 
terpellare per iscritto, come doveasi, coloro che avrebbero po- 
tuto dar le vere notizie; o che s' ebbe il coraggio di nascon- 
derne le dichiarazioni. Neil' un caso o neir altro, si può esser 
più ameni ? 

Eppure il r. Commissario lo è stato. 

In fatti quest' accusa era andata su pei giornali della Pre- 
fettura, come una delle più maravigliose scoperte del r. Com- 
missario, che si sarebbe affrettato ad informarne P Ill.mo Sig. 
Prefetto. Allora dai componenti della disciolta Amministrazione 
si fece notare che era una brutta e sciocca invenzione, perchè 
all'Ospedale non era entrata mai carne di maglione odi buf- 
fala, come pure allora si diceva; essersi invece dato il manzetto, 
che è un genere di carne migliore del manzo. Ed a questo 
proposito si faceva notare altresì era stato incaricato il Direttore 
della Farmacia. Prof. Reale di fare il confronto tra il valore 
nutritivo del brodo di manzo e del brodo di manzetto. — Il r. 
Commissario, in seguito di ciò, ebbe, per bontà sua, la ma- 
gnanimità d' interpellare il Prof. Reale, che gli rispose in iscrit- 
to esser vero che la disciolta Amministrazione gli aveva dato 
1' incarico di far 1' analisi comparativa dei due brodi, di averla 
egli fatta e di aver trovato che quello di manzetto era più 
nutritivo (1). 

Ed // Paese, organo della Prefettura e del r. Commissario, 

Di conseguenza, tutti gli atti, relativi agli indicati movimenti, non possono 
considerarsi per le liquidazioni dei conti in danaro , se non siano mun ti del 
visto di riscontro dell' Ispettore contabile. 

Art. 97. L' Ispettore deve apporre il visto suddetto ogni volta che non ab- 
bia ad osservare irregolarità. 



(1) Al pubblico, e non al R. Commissario, che li ha letti, facciamo sapere 
che i rapporti del Prof. Reale, diretti al governatore del carico, cav. Cosenza, 
hanno le date del 27 e 29 Aprile ultimo, e che il primo prese il n. di pro- 
tocollo alla ricezione 1701, e 1' altro 1738. 

Da questo fatto si può giudicare che, se si negarono al Soprintendente della 
disciolta Amministrazione le copie legali dei documenti, ciò si fece per poter 
diffamare a proprio libito, senza preoccupazione di possibili smentite. 



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agli 8 ottobre ultimo, anno III, n. 278, pubblicò' la lettera del 
chiaro Professore, concepita nei seguenti termini : 

" Ottemperando alle orali disposizioni della S. V. IlLma, mi 
u pregio di rassegnarle quanto appresso : 

u Incaricato dal Governo di questa Santa Casa, sottoposi 
" ad analisi il brodo fornitomi dalla cucina della Pia Casa. 

u Con rapporti del 24 (è un errore , deve dir 27) e del 29 
" aprile di questo anno dettagliatamente mostrai i risultamenti 
u delle mie analisi , epperò la composizione dei brodi esami- 
a nati etc. etc. „. 

Dopo di ciò, la realtà del fatto non si poteva più revocare 
in dubbio, ed il giornale, per non mostrare d' essere stato ac- 
coppato addirittura, chiudeva il suo articoletto di cronaca, ri- 
volgendo al Prof. Reale le due seguenti interrogazioni: 

a Crede egli d' aver analizzato due brodi dell'identico tipo ? — 
" cioè ottenuti da quantità uguali ed in modo uguale ? „ 

Ora il r. Commissario scrive che il signor Reale ha espres- 
samente dichiarato, non solo di non aver manifestato l'opinione 
che manifestò, ma di non esser stato mai interrogato su tale 
questione. Ci vuole una bella faccia! 

Chi scrive non sa se la carne di maglione sia poco o molto 
dura, perchè è la prima volta in vita sua che ne sente par- 
lare. La relazione dice che è durissima, ma v'è da scommet- 
tere cento contro uno che non supera quella della faccia del- 
l' on. r. Commissario. 

In ultimo la relazione afferma " che dalle dichiarazioni, fatte 
dallo stesso fornitore signor Pirozzi, è risultato che si era pre- 
scelta quella qualità di carne per un sentimento di malintesa 
economia. „ 

Se son vere coteste dichiarazioni — e noi protestiamo di non 
credervi , perchè il Pirozzi , nella sua modesta condizione di 
beccaio, è uno dei più onesti galantuomini del mercato di Na- 
poli — chi scrisse la relazione dev' essere persona d' una. . . . 
ingenuità della forza di cento cavalli. 

Come ? Se s' era permesso con deplorevole condiscendenza al 
fornitore della carne di violare il contratto, non è da pensare 
che egli si prendesse cotesta licenza nell' interesse della S. Casa. 
L' economia dovrebbe averla fatta lui: eppure, a dare ascolto 



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— 26 — 

al r. Commissario, egli proprio, il Pirozzi, gli avrebbe rivelato 
che era stata inspirata da un malinteso sentimento! Pel Pirozzi 
sarebbe stato altro che ben inteso. 

Il r. Commissario poteva dar la pruova del fatto asserito, se 
avesse avuto i più elementari rudimenti di cose amministrative 
e doveva darla, una volta che il fatto lo aveva asserito. Egli 
non avrebbe avuto che a richiamare le liquidazioni dei conti 
del Pirozzi, e a rilevare dalle stesse se la carne era stata a 
costui pagata in conformità dei contratto, mentre ne aveva for- 
nito di qualità inferiore allo stabilito. In questo caso si sarebbe 
verificato un furto patente, nella consumazione dei quale non 
potevano non esser coinvolte le suore addette alla cucina, l'E- 
conomo dell' Ospedale, e V Ispettore contabile: ed il r. Commis- 
sario doveva denunziarli al potere giudiziario insieme al Pirozzi 
ed ai componenti della disciolta Amministrazione , se il fatto 
era seguito col loro consenso. Se non l'ha fatto o se noi fa, 
egli dà la pruova d'essere.... quello che è. 

Se poi -le liquidazioni si son fatte sul prezzo della carne di 
maglione, la responsabilità è della Ragioneria — di quella Ra- 
gioneria, che ha avuto le lodi del relatore (p. 27), mentre es- 
sa, se non presenta un ordine scritto del Soprintendente o 
del Governo , che a ciò la autorizzava , avrebbe proceduto a 
rovescio del suo dovere , passando sopra al contratto. E in 
questo caso il r. Commissario, lungi dal far gli elogi del Ra- 
gioniere, dovrebbe avere il coraggio di destituirlo. 

II r. Commissario però non fa né questo né quello, perchè 
sa di non poterlo fare, essendo la sua una vera innegabile e 
cosciente... inesattezza. 

Biancheria e casermaggio — Veniamo ora al servizio della 
biancheria e del casermaggio " ridotto nelle più squallide con- 
dizioni, perchè la disciolta Amministrazione , non avendo per 
due anni consecutivi speso quasi nulla per lo acquisto di detti 
generi, la scorta precedentemente esistente s' era venuta assot- 
tigliando di giorno in giorno. I mobili , i letti e le matarasse 
sono in pessima condizione e per mancanza di lenzuola non 
possono bene spesso rifarsi i letti agli ammalati. „ 

A prescindere dalla smaccata esagerazione, con la quale è 



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presentata la suesposta accusa , convien rilevare, per rispon- 
dervi, che T ultima provvista di biancheria fu fatta nel 1887, 
e doveva servire, non solo per detto esercizio, ma anche pel 
successivo del 1888, 

Nel maggio del 1889 air amministrazione del sig. conte Spi- 
nelli succedette quella del sottoscritto, il quale trovò, com'era 
naturale , deliberato ed in gran parte speso od impegnato il 
bilancio preventivo. In questo , air art 25 , era stanziata per 
biancheria una cifra di lire 25,000, la quale, come risulta dalla 
citata relazione del Segretario Generale, fu quasi interamente 
spesa, poiché, a chiusura del conto, non si trovò che un re- 
siduo di lire 705.63. 

Deliberato il bilancio del 1890, calcato sulle stesse orme di 
quello precedente per le ragioni esposte nella nota, diretta il 
16 maggio 1890 all' Illustrissimo signor Prefetto Codronchi, il 
sottoscritto ed i suoi colleghi, dal modo imbarazzato, col quale 
procedeva il servizio di cassa, si accorsero che le condizioni 
economiche dell' istituto, a loro affidato, non eran quelle che 
avevan creduto dapprima. 

Istituite perciò delle indagini sopra ogni singolo ramo di ser- 
vizio ebbero ad intravedere che il bilancio della S. Casa era tra- 
vagliato da un disavanzo di circa lire 170,000 

Queste circostanze il r. Commissario avrebbe potuto rilevare 
dall' incartamento relativo ai conti, nel quale si legge la sopra- 
detta nota del 16 maggio 1890 (V. alligati al ricorso doc. IV, 
p. 17), che fu il primo grido d 1 allarme dato dal Soprintendente 
Vastarini-Cresi. Da quel momento il Governo del P. Luogo diede 
opera allo studio diligente ed accurato dei conti; rimasti indi- 
scussi, 1887 (secondo semestre) 1888 e 1889, per avere al più 
presto il concetto preciso della vera condizione finanziaria del- 
l' Istituto; e, com' era ben naturale, si tennero stretti i cordoni 
della borsa, e s'andò spendendo con grandissima parsimonia 
il bilancio del 1890, sopratutto in quegli articoli che portavano 
i maggiori stanziamenti, tra' quali era pur quello relativo alla 
biancheria. Alla chiusura del conto 1890 si trova in fatti che 
della cifra stanziata rimasero non erogate lire 17,632,55. 

A tre agosto 1890 soltanto, con la deliberazione che appro- 
vava i conti dei tre esercizii anzidetti 1887, 1888. e 1889, si 



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— 28 — 

potè veder chiaro nella situazione, e cessò la ragione dell'in- 
cedere prudente e riservato nelle spese. 

Ma, se a quella data i dubbi della situazione eransi dileguati, 
l' Amministrazione s' era venuta sciogliendo. Il cav. Gaetano- 
Savarese, per gli affari del suo commercio era rimasto lunga- 
mente a Parigi, ed al suo ritorno si credette in dovere di ras- 
segnare le proprie dimissioni da Governatore. Il conte Ludolf, 
o poco prima o poco dopo di lui , aveva fatto altrettanto. Il 
Prof. Giovanni Antonelli intervenne per V ultima volta in ufficio 
per prender parte alla deliberazione del 3 agosto e per mera 
deferenza personale al Soprintendente. Non rimasero in carica 
che quest' ultimo e il cav. Lo Savio, i quali a 4 settembre 1890, 
prima ancora che giungesse in Napoli il comm. Basile, per 
prendere il posto del conte Codronchi , tramutato in Milano, 
si affrettarono a spedire le proprie dimissioni (Ved. doc. XVII 
allig. al ricorso pag. 77). 

Non ricevendo alcuna risposta, il Soprintendente a 20 set- 
tembre rinnovò le sue preghiere all' illustrissimo signor Prefetto, 
perchè prendesse atto delie date dimissioni e provvedesse alla 
ricostituzione dell' Amministrazione (V. doc. XVIII alligato al 
ricorso pag. 78). 

Se il sottoscritto dicesse oggi che, essendo dimissionario, non 
credette d' avere il diritto di trattare un affare così importante 
come era la rifornitura del casermaggio e delia biancheria, il 
r. Commissario che, certo misura dalla propria 1' altrui buona 
fede, e che, gestore temporaneo con mandato d'una legittimità 
molto discutibile, non esita ad affrontare la responsabilità d'un 
prestito di mezzo milione, sorriderebbe d' incredulità. Ma chi 
scrive lo disse allora, il 20 settembre 1890, nella chiusa della 
citata lettera "... io son costretto a far deliberazioni di ur- 
* genza per una parte, e per un' altra a rimandare molte cose 
" importanti con detrimento degli interessi dell' Istituto. „ 

AH' Illustrissimo signor Prefetto piacque di prolungare per 
ben quattro mesi la situazione anormale della S. Casa, e più 
ancora V avrebbe prolungata, se il Vastarini-Cresi non gli avesse 
rotti gli alti sonni nella testa il 17 dicembre 1890 (V. doc. 
XIX allig. al ricorso p. 79) e se non si fosse tolto, per giunta,. 
la briga di chiedere il concorso di quattro gentiluomini , ai 



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— 29 — 

quali ha il rimorso d'aver procurato tutte le molestie, che si 
ponno subire, quando s* ha a combattere con V inurbanità e la 
malafede. 

Per le ragioni sovraesposte, gli strali, che al r. Commissario 
hanno temprato un Ragioniere ed un Segretario di prefettura, 
e che egli, grottesco Griso del fiero Innominato, crede di av- 
ventare suir aborrito capo dei Vastarini-Cresi , vanno a colpire 
in pieno petto la venerata persona del Comm. Basile. Meno 
male che il r. Commissario " ritiene presso di sé una tovaglia, 
rinvenuta nelle stanze degli ammalati a pagamento, e che vuol 
conservare a memoria a" imperituro disdoro^ certamente del 
Prefetto, che fu causa che la biancheria non si rifornisse, per- 
chè con essa potrà asciugare il sangue e fasciar le ferite che 
gli ha prodotto per aberrazione di colpi ! Invece, della lancia, 
sarà la tovaglia di Achille (Basile), che ferisce e sana ! 

Ma tutta cotesta lunga storia, ci si potrà dire, non riguarda 
che il 18 C X), e, dato pure che vi si mandi buona, essa giusti- 
fica un' Amministrazione che non è quella che è stata sciolta. 

Ora voi dovete giustificare l'Amministrazione nominata il 31 
dicembre 1890, che è rimasta in ufficio fino al 4 settembre 1891. 

Che cosa ha essa fatto per provvedere alla biancheria ? Se 
non era il r. Commissario non si sarebbe nemmeno saputo che 
il Grande Ospedale versava in quelle angustie. — La negligenza 
per questa parte indubitabilmente è grave; e non si limita sol- 
tanto alla biancheria ed al casermaggio. 

Se non era quella mente di aquila del r. Commissario , la 
disciolta Amministrazione avrebbe esaurito il periodo sessen- 
nale della sua gestione e non avrebbe pensato alle sale di ope- 
razioni segregate, come ci ha dovuto pensare lui, per non far 
sentire agli altri ammalati le grida strazianti dei paziente. 

E non e' è che lui , il quale abbia pensato " ad una distri- 
buzione razionale e sicura degli ammalati nei varii reparti, per 
evitare lo sconcio, da lui riconosciuto, di veder confusi tra gl'in- 
fermi comuni, alcuni affetti da tubercolosi e simili ,,. 

Non e' è che lui, che abbia pensato u ad invitare la com- 
missione sanitaria a guardare il modo come trovansi aerate le 
sale, studiando se sia il caso di adottare per alcune di esse o 



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per tutte appositi ventilatori, non senza badare alla tenuta dei 
cessi e della loro disinfezione. „ 

Non e' è che lui, che " ha creduto di migliorare col nuovo 
bilancio la condizione dei salarii al personale degli inservienti 
e delle camminanti : e a quest' ultime (che ne erano prive e 
non aveano facoltà di uscire, e non son morte) ha dato il vitto 
ogni giorno ed ai primi il vitto solamente nei giorni di guardia: „ 

Non e' è che lui, che abbia pensato u a nominare una com- 
missione di professori sanitari e di un illustre ingegnere (sic) 
per istudiare un piano regolatore per i diversi servizi e per i 
definitivi adattamenti dell' Ospedale affinchè questo, mentre in- 
tende a raggiungere lo scopo umanitario, sia altresì condotto 
(sic) all' altezza dei progressi scientifici e civili (sic) richiesti 
dall'odierna coltura! „. 

Non e' è che lui, il quale " abbia fatto notare al signor Pre- 
fetto, che probabilmente lo ignorava, come e qualmente la S. 
Casa, mentre appresta agi' infermi la cura ospedaliera, fornisce 
del pari alla gioventù studiosa il mezzo di compiere la propria 
cultura (sic) professionale, mediante il suo (di chi ?) vasto ma- 
teriale clinico ! 

Non e' è che lui ! Non e' è che lui ! — O Scarpetta, quante 
volte, nel leggere la relazione del r. Commissario per la tem- 
poranea gestione della S. Casa degli Incurabili, la tua figura, 
sbucando tra le carte, che ingombrano il mio scrittoio, come 
le tentazioni nel quadro del S. Antonio di Morelli, mi guarda 
con quel sorriso tra lo scemo e il malizioso che ne costituisce 
la nota caratteristica, e mi ripete: Non e' è che lui ! non e' è 
che lui! 

E T illusione per un momento mi esilara e mi rinfranca; ma 
poi di nuovo la penna, impotente a tradurre con la parola il 
sentimento d'infinito disprezzo che m* invade, freme sulla carta; 
perchè non sa lasciarvi scorrere i feroci giambi di Archiloco. 

Alle iniziative ed ai meriti, che il r. Commissario con tanta 
modestia si attribuisce, non v' è che una lieve osservazione a 
fare , ed è quella che si desume da una deliberazione , presa 
dalla disciolta Amministrazione il 17 giugno ultimo sovra un 
rapporto del Direttore dell' Ospedale, sig. cav. Gaetano Anto- 
nella Riportiamo qui il testo della prima ed in alligato quello 



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— 31 — 

del secondo, avendone, per fortuna , il Governatore Cosenza , 
che concorse largamente a ciò che forma il tema dell' una e 
dell' altro, conservato le copie tra le sue carte. 

Se il r. Commissario — e non ci parrebbe strano — volesse 
contestare V autenticità dei due menzionati documenti, tutto- 
ché non ne ignori V esistenza in archivio , ed ha provato di 
non ignorarla, saccheggiandoli, sarà utile che sappia altra co- 
pia del rapporto del Direttore trovasi nelle mani del chiarissimo 
prof. Cardarelli, che potrà anche informarlo da chi, perchè, co- 
me e quando la ricevette. 

Ciò premesso, ecco la deliberazione: 

u Presenti il funzionante Sopraintendente cav. Lo Savio e i 
governanti comm. Trinchese e cav. Cosenza — assistiti dal Se- 
gretario Generale barone De Marinis. 

" Vista la elaborata relazione del Direttore di questo Ospe- 
dale in data 16 corrente mese, con la quale da una parte si 
rassegnano diverse proposte per provvedere: 

a) air igiene dei locali: 

b) alla buona manutenzione: 

e) al miglioramento della casa di salute per gli infermi a 
pagamento: 

d) della casa di maternità: 

e) della cucina: 

f) della Direzione Ospedaliera; 

g) della sala di medicatura; 

h) della formazione di nuovi locali per stanze d'isola- 
mento, per stanze di ricezione, per la sala idroterapica e per 
le consultazioni gratuite; e da altra parte si riferisce sul biso- 
gno di provvedere il nuovo casermaggio e sui mezzi più ac- 
conci per attuare questo intento, senza apportare alcuno spo- 
stamento al bilancio della pia Opera. 

„ Ritenuto il pregio e V importanza del detto lavoro e ri- 
conosciuta 1' utilità di seguirne le tracce: 

a Ritenuto che in quanto alla prima parte, si rivela oppor- 
tuno di procedere con un piano regolatore , commettendo ad 
un ingegnere l' incarico di compilare un regolare disegno esti- 
mativo per T attuazione delle sopraindicate molteplici proposte; 

Ritenuto che in ordine alla seconda parte, è necessario per 



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— 32 — 

procedere all' appalto per la provvista del nuovo casermaggio, 
e per dismettere tutto il vecchio materiale inutile, un regolare 
capitolato, da redigersi da persone competenti sotto tutti i 
rapporti; 

" DELIBERA 

u 1° Esprimere la più sentita soddisfazio ne al Direttore per 
la pregevole relazione, diretta a questo Consiglio, sui più im- 
portanti miglioramenti da apportare all' opera ospedaliera. 

" 2° Commettere al Soprintendente di far compilare da un 
ingegnere, che egli crederà prescegliere, il piano regolatore col 
progetto indicativo della spesa occorrevole alla relativa attua- 
zione in base alle proposte contenute nella relazione suddetta. 

fc 3° Commettere ad una commissione, presieduta dal Go- 
vernatore del carico cav. Cosenza e composta dal Segretario 
Generale di quest* Amministrazione e dello stesso Direttore del- 
l' Ospedale, l' incarico di compilare un capitolato che possa 
servire di base all'appalto pel nuovo casermaggio „. 

Or come si vede dalla riferita deliberazione, ed an che me- 
glio dalla Relazione del Direttore, che si legge in alligato, non 
erano indispensabili gli sforzi di quel poderoso intelletto del 
regio Commissario per discoprire i bisogni dell' Ospedale e per 
proporre i mezzi di accorrervi. Quello che sarebbe stato co- 
mandato dalla più elementare decenza, era di non tradire la 
verità col manifesto fine di far emergere la propria persona, 
diffamando, con la circostanza aggravante del mandato rice- 
vuto, altri, che tenea modestamente a fare il bene senza pla- 
gii e senza gran cassa. 

La somministrazione delle medicature antisettiche — Un ul- 
timo addebito la relazione del r. Commissario rivolge alla di- 
sciolta Amministrazione per ciò che tiene al servizio ospeda- 
liere e vogliamo riferirlo con le parole testuali della relazione 
medesima: 

a Un altro fatto gravissimo, tollerato dalla disciolta Am- 
" ?nini s tra sione a danno degli infermi ho trovato nella som- 
u ministrazione delle medicature antisettiche, la quale è affidata 
u ad un appaltatore per V annuo corrispettivo di lire dodicimila. 



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— 33 — 

u Tale servizio procedeva nel modo più irregolare che possa 
" immaginarsi, sia perchè i preparati più costosi non venivano 
" forniti addirittura, sia perchè quelli che erano apprestati non 
" solo erano di pessime qualità , ma ancora di quantità infe- 
u riore a quella richiesta. 

u Tutto ciò ho assodato non pure di persona (?), ma anche 
u dai reclami di molti professori, Direttori di sale chirurgiche 
" e delle suore della Carità, preposte a tale servizio , e sopra- 
" tutto da un rapporto del Professore Annibale di Giacomo , 
" direttore primario della sala delle lesioni violente. 

u E debbo aggiungere che questo appaltatore è un impie- 
u gato stipendiato della S. Casa, che avrebbe dovuto prestare 
" servizio in qualità di farmacista, ma per i favori che godeva 
" facilmente si esimeva dai suoi obblighi , e tutto ciò mentre 
" il Regolamento vieta in modo assoluto agli impiegati di con- 
" correre o prender parte agli appalti di qualsiasi natura „. 

Innanzi tutto ci sia permesso di rilevare che, se rispondesse 
alla realtà dei fatti, quanto afferma il r. Commissario, ci tro- 
veremmo di fronte ad un vero e proprio reato, qual' è quello 
preveduto dall' articolo 321 del codice penale, che suona così: 

" Chiunque essendo autorizzato alla vendita di sostanze me- 
dicinali, le somministra in ispecie , qualità o quantità non cor- 
rispondente alle ordinazioni mediche o diversa da quella di- 
chiarata , o pattuita ,. è punito con la reclusione sino ad un 
anno e con la multa da lire cinquanta a cinquecento. „ 

Cotesto reato, a prescindere da tutte le prove che si ricor- 
dano nella relazione, il r. Commissario V ha assodato di persona 
in tutte e tre le forme, in cui si è palesato, cioè nel non for- 
nirsi a dirittura i preparati più costosi, nel dar quelli, che si 
fornivano, di pessima qualità, nel darli di quantità inferiore a 
quella richiesta. Tutto ciò ho assodato di persona, egli dice. 

Or, ciò non ostante, il r. Commissario non ha denunziato al 
potere giudiziario il fornitore ed i suoi complici,; che, come ve- 
dremo, sarebbero stati parecchi; anzi non ha nemmeno inten- 
tato contro di quello un giudizio civile per la risoluzione del con- 
tratto ed il risarcimento dei danni. 

Che vuol dire ciò? — Una cosa soltanto: che il r. Com- 
missario sa di non aver detto il vero. Ed eccorie la dimostra- 
zione limpida, matematica, irrecusabile. 



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— 34 — 

Allorquando entrò neir amministrazione il sottoscritto, trovò 
che il suo predecessore aveva concesso a trattativa privata la 
fornitura a cottimo delle medicature antisettiche al signor Al- 
fonso D' Anna, che è precisamente il fornitore, che la relazione 
presenta nel modo accennato di sopra. 

Siccome il Vastarini aveva ed ha pel signor conte Spinelli, 
e pei suoi colleghi d' Amministrazione, tra i quali vi era nien- 
temeno che il comm. Francesco Saverio Correrà (un secolo di 
probità e di dottrina!), non già la stima ordinaria, che si ha 
per ogni galantuomo, ma quel rispetto che s' avvicina alla ve- 
nerazione, tenne per criterio direttivo dei suoi giudizii sugli atti 
dei suoi predecessori, che nulla vi potesse essere che. non ri- 
specchiasse la più alta ed incontestabile moralità. E molti prov- 
vedimenti, dei quali non poteva raccogliere dagli incartamenti 
la motivazione; li confermò sulla considerazione che non po- 
tevano non essere giusti ed equi. Di tal natura ritenne che fos- 
se il contratto stipulato col D'Anna, prima d' essersi informato 
della ragione òhe lo aveva determinato ; e se ne confermò , 
dopo che T ebbe conosciuta. Essa gli risultò essere stata que- 
sta, che nell'anno precedente al contratto medesimo, quando 
i generi di medicatura si fornivano a consumo e non a cotti- 
mo, erasi constatata una spesa di L. 24000, mentre il D' Anna 
offrì di fare servizio e lo lece per sole 12000. 

Il d'Anna, anche allora, figurava nella pianta degli stipen- 
diati in qualità di farmacista del P. Luogo, ma non è altrimenti 
vero che per i favori che godeva si esimesse dai suoi obbli- 
ghi. Egli invece non prestava sotto V amministrazione Spinelli, 
come non ha prestato sotto la amministrazione Vastarini, il 
servizio di farmacista, perchè comandato a soprintendere al 
forno. E neir esercizio di questa funzione egli portò tale una 
diligente e coscienziosa sorveglianza, che la spesa pel panifìcio, 
che era di L. 500 mensili , discese a sole 300, dal giorno in 
cui il D' Anna se ne ebbe ad occupare. 

Il r. Commissario non ha che a riscontrare in contabilità i 
documenti e si convincerà della verità di quanto affermiamo. 

Scaduto il termine del contratto, stipulato dal D'Anna col- 
T Amministrazione Spinelli, alla fine del 1890, furono banditi 
gì' incanti per la fornitura delle medicature antisettiche, come 



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-^- 35 — 

per ogni altra provvista; fu indicata, come base dell'asta, la 
somma stabilita nel contratto scaduto; ma non vi fu gara. 

All' infuori del D'Anna, nessuno si presentò per la conces- 
sione dell' appalto. In tale stato di cose non vi erano che due 
soluzioni del problema: o ripigliare il servizio in economia con 
l'eventualità, più che certa, di ritornare al consumo di L. 24,000; 
od accettare la offerta del D'Anna, esaminando i documenti, 
in base dei quali egli chiedeva d' essere autorizzato ad assu- 
mere f appalto, quantunque fosse uno stipendiato del P. Luogo. 
Egli esibì i documenti stessi, che aveva esibiti al conte Spinelli. 
Erano certificati di parecchi Professori, che, letti dal Vastarini, 
lo determinarono così come avevano determinato lo Spinelli, 
a concedere la domandata autorizzazione. 

Ora che di ciò è piaciuto al r. Commissario plasmare un'ac- 
cusa, il Vastarini ha richiesto al D'Anna quei documenii per 
farne argomento della propria difesa, e il D'Anna glieli ha fatto 
tenere con 1' aggiunta di due altri, che meritano 1' onore d' es- 
sere intercalati nel testo di questa risposta. 

Dei detti certificati, due furono rilasciati in settembre del 1881 
dai professori di chirurgia Folinea e Mazziotti ed uno il 27 
agosto dello stesso anno dal signor professore Annibale Di Gia- 
como, direttore primario della Sala delle lesioni violente, come 
dice la relazione, per renderne più ponderosa V autorità. I si- 
gnori Folinea e Mazziotti attestavano d'essersi serviti per le 
rispettive cliniche chirurgiche delle medicature Lister dal sig. 
Alfonso D' Anna e d' averle trovate di ottima qualità e per- 
fettamente corrispondenti allo scopo. 

Il prof. Di Giacomo poi certificava, ed il documento è tutto 
di pugno del lodato Professore , u che gli oggetti di medica- 
u tura alla Lister, che vende il farmacista d'Anna, sono di ot- 
u tima qualità ed identici a quelli che adopera lo stesso Lister 
a a Londra (!?!), come avea potuto convincersi dal nome della 
u Casa inglese, dalla quale li ritirava il D' Anna , non che in 
u parecchi casi di operazioni , nei quali egli (il Di Giacomo) 
u li aveva adoperati. 

" Ed in fede etc. etc. „ (1) 

(1) I certificati anzidetti trovansi presso il sottoscritto, che è pronto a mo- 
strarli a chiunque avesse vaghezza di esaminarli. 



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— 36 — 

Sarebbe deplorevole che il prof. Di Giacomo avesse con leg- 
gerezza rilasciato il documento del 27 agosto 1881, perchè esso 
principalmente fu quello, che determinò la risoluzione del Va- 
starini, stante che il suo redattore, autorevole quanto gli altri 
due, gli era personalmente noto, come uomo di carattere in- 
tegro ed incapace di rilasciar certificati o di far rapporti a 
partita doppia, secondo che ora vorrebbe far credere la rela- 
zione del regio Commissario. 

Noi prevediamo che si potrà dire d' esser vero il certificato 
del Di Giacomo di dieci anni fa, ma siccome è possibile che 
il D'Anna siasi mutato da quel che era allora, non è impos- 
sibile che il giudizio portato dal Di Giacomo sulla qualità delle 
medicature, da lui ora fornite, sia anche mutato, e quindi sia 
vero il rapporto che dice il r. Commissario aver ricevuto dal 
eh. professore. 

Tutto questo ragionamento , come si vede , è fondato sulla 
supposizione che il D' Anna non sia più quel coscienzioso for- 
nitore di una volta; ma a combattere codesta supposizione da- 
remo lettura del documeuto che segue, invitando il n Commis- 
sario ad ascoltarla nella posizione dell' attenti ! e con la mano 
al berretto. Eccola: 

IL PREFETTO DELLA PROVINCIA DI NAPOLI (Udite !) 

u Veduta la deliberazione in data 27 maggio p. p., con cui 
" il Consiglio d' amministrazione dello Spedale Clinico di questa 
'■ Città ha chiesta V autorizzazione di procedere, mediante trat- 
" tativa privata, all' appalto per la somministrazione degli ar- 
41 ticoli di medicatura a tutto 1' anno 1892; 

" Ritenuto che dall'atto predetto risulta dimostrata la con- 
u venienza e V opportunità che V appalto in parola sia affidato 
" al sig. Alfonso D' Anna, il quale tiene in appalto la detta som- 
" ministrazione {Udite !) per 1' Ospedale militare di questa Di- 
" visione, per quello del 2° Dipartimento marittimo e per quello 
" degl' Incurabili e dà le maggiori garantie {Udite! Udite!) per 
u il buon andamento del servizio; 

u Ritenuto inoltre che i prezzi dell' offerta, presentata dal 
u D'Anna ( Udite /), sono notevolmente inferiori a quelli corri- 



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— 37 — 

u sposti finora per tale somministrazione ; talché 1* Ospedale 
u Clinico potrà ritrarre una rilevante economia dal novello ap- 
u paltò ; 
u Veduti gli articoli ecc. ecc. 

Decreta : 

" V Ospedale Clinico è autorizzato a concedere, mediante 
u trattativa privata , al sig. Alfonso D' Anna Y appalto per la 
" somministrazione degli articoli di medicatura fino a tutto il 
u 1892 ed in base alla tariffa alligata alla deliberazione 27 
" maggio p. p. del Consiglio di amministrazione. 

u Napoli {Udite!) 6 luglio 1891. 

Ma l'apprezzamento del decreto prefettizio è solamente pre- 
ventivo. Ascolti ancora il r. Commissario, senza ritirar la mano 
dal berretto, perchè ora ce la mettiamo anche noi: Quando 
parlano uomini, come quello; del quale ci apprestiamo a riferir 
la parola, si ha il dovere, qualunque sia la posizione dell'a- 
scoltatore, di serbare P attitudine del rispetto , che impone la 
canizie, congiunta alla scienza ed alla probità indiscutibili. 

" OSPEDALE CLINICO DI NAPOLI „ 

u Certifico io qui sottoscritto che il sig. Alfonso D'Anna, dal 
u mese di giugno del volgente anno, somministra a quest' O- 
u spedale gli articoli di medicatura (bende compresse, garza ec.) 
u e che non ha dato motivo ad alcun reclamo per la buona 
u qualità degli articoli somministrati. 

u In fede del vero {udite !) ed a richiesta dell' interessato. 

Napoli 12 novembre 1891 

77 Presidente del Consiglio di Ammiitistrasionv 

{Udite! udite!) Carlo Gallozzi 

u Visto per la firma del signor Carlo Gallozzi nel presente 
" certificato. 

u Napoli 23 novembre 1891 

u II Delegalo Municipale 

u Avv. Di Giulio „ 



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— 38 — 

Dopo di ciò potremmo cessare: abbiamo rivendicato l'onore 
di un galantuomo , che per deferenza a noi , come al nostro 
predecessore, ha fatto con grandissimi sacrifizi un servizio inap- 
puntabile air Ospedale, che fu già affidato alle nostre cure; e 
ne avevamo il dovere, dappoiché egli fu calunniato, non per- 
chè ne avesse dato il menomo pretesto, ma perchè aveva la 
sventura d'esercitare uh servizio così delicato, che, quando non 
si fa con coscienza, mette in giuoco la vita degli infelici. 

Lanciare sul viso ai componenti della disciolta Amministra- 
zione T accusa del fatto gravissimo (il regio Commissario ne 
intese tutta V importanza) d* aver tollerato a danno degli in- 
fermi che quel servizio procedesse nel modo più irregolare 
che possa htimaginarsi , era V ingiuria più atroce che si po- 
tesse far loro. Essa non ha un equivalente che in quella che 
si facesse ad un soldato d' onore di avere tradita la consegna 
per oscitanza nelP adempimento del proprio dovere, perchè l'uno 
e gli altri avrebbero consegnato al nemico le vite umane, alla 
lealtà, così dell' uno, come degli altri, affidata. 

Rappresentando i componenti del disciolto Governo come 
traditori, non per proposito, ma per ignavia, il regio Commis- 
sario li ha designati al pubblico disprezzo. 

A poterlo fare logicamente però, egli doveva passare a tra- 
verso del povero D' Anna; non ostante che questi fosse inno- 
cente. Ma ciò, che importava? — 11 regio Commissario non ha 
forse la missione di dimostrare che il decreto del 31 agosto 
ultimo era stato giusto e provvido, e che il Prefetto di Napoli 
è un fior di filantropo, che , oltre 1' affetto per 1' umanità soffe- 
rente, non aveva nessun altro motivo — ci spieghiamo nessun 
altro motivo — per volerne alla disciolta Amministrazione, anzi 
al solo Soprintendente ? 

E chi oserà dire che innanzi al bisogno di ottenere cotesto 
risultato dovesse arrestarsi , perchè rovinava un padre di fa- 
miglia nella riputazione e negli interessi? Il r. Commissario è 
milite obbediente e disciplinato, e a la guerre, comme à la 
guerre ! 

Potremmo cessare; ma non vogliamo, perchè il r. Commis- 
sario ha pagato di persona , assumendo d' aver egli , proprio 
egli, assodato che i preparati più costosi non venivano forniti, 



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— 39 — 

e che quelli, che erano apprestati, non solo erano di pessima 
qualità, ma ancora di quantità inferiore a quella richiesta. Ora 
noi dobbiamo costringerlo con la forza inesorabile della logica 
a confessare che non ha detto il vero, o , che in un' ipotesi 
più mite , quando 'parla o scrive , non ha la coscienza degli 
atti suoi. 

Prima di ogni altro rileviamo che non si è contentato di af- 
fermare il fatto , che poteva esser caduto sotto la sua perso- 
nale osservazione, ma dice che quel fatto fu tollerato dalla di- 
sciolta Amministrazione, ossia precedentemente alla sua entrata 
neir Ospedale e che ciò l'ha assodato dai reclami di molti prò- 
fessovi. Direttori di sale chirurgiche e delle Suore di carità, 
preposte a tale servizio. Noi lo sfidiamo a produrre un solo di 
tali reclami, diretto o alla Direzione dell' Ospedale od alla So- 
printendenza od al Governatore del carico; ma deve produrlo 
col numero di protocollo, che ne accerti la data di ricezione 
dal Segretariato Generale e con la immancabile decretazione, che 
sta in tutte le centinaia di migliaia di carte di pugno del So- 
printendente o del Governatore Delegato. Se non lo fa, ha scritto 
una.... inesattezza. 

Egli dice d' aver assodato di persona i fatti, che denunzia. 
Noi gli abbiamo dimostrato che sono reati, ora gli aggiungia- 
mo che non potevano esser consumati senza la complicità delle 
Suore, del Ragioniere, del vice-Direttore e dei professori di Chi- 
rurgia. 

li D' Anna deve fornire a cottimo tutta quella quantità di 
generi, che occorrono per le svariate operazioni. La Suora, che 
è preposta al servizio , gliene deve far la richiesta. Egli deve 
dalla Suora ritirare la ricevuta di ciò che fornisce , non solo 
per garentir sé medesimo dalle sottrazioni, che possono corn- 
ili ettere i suoi dipendenti, ma per presentarla alla Ragioneria, 
che a sua volta deve mettere a riscontro le richieste con le 
ricevute, per aver la pruova che fu osservato il contratto e che 
si possono compilare i mandati pel pagamento. Or se la Suora 
ha fatta la richiesta e non ha avuto il genere, e come mai 
avrà rilasciata la ricevuta ? e se non 1* ha rilasciata, in base a 
qual documento la Ragioneria avrà preparato i mandati e sot- 
toposti alla firma del Soprintendente ? 



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— 40 — 

Avrà mentito la Suora e il Ragioniere, e perchè ? per far lu- 
crare al D' Anna qualche centinaio di lire , che avranno poi 
diviso fra loro? 

Evi si sono arrischiati, non ostante gl'immancabili clamori dei 
Direttori di sala, degli assistenti, dei coadiutori ? E impossibile. 
È assurdo. 

Ma sapete voi come si fa la distribuzione dei generi di me- 
dicatura ? Vi assiste il signor Tigani, infermiere maggiore, fun- 
zionante da Vice-Direttore, o almeno vi si assisteva al tempo 
della passata Amministrazione. Senza la sua presenza non si 
apre un pacchetto di cotone, né si taglia un metro di garza. 

Se il genere richiesto non si trova, o se è di pessima qua- 
lità o se è in quantità minore di quella richiesta, Tigani lo 
deve sapere, lo deve consentire, ne deve trarre un corrispet- 
tivo. Senza di lui la frode è impossibile. Egli non ha fatto alcun 
reclamo mai, né al Direttore, né al Soprintendente, né al Go- 
vernatore del carico; dunque, se la frode è avvenuta, il com- 
plice necessario è Tigani. 

Ma chi è costui? Il r. Commissario lo sa, quanto noi. È il 
marito d'una Musolino, stretto affine di S. E. il Ministro del- 
l' Interno. Quest' indicazione dovrebbe bastare per far ricono- 
scere al r. Commissario quale assurdo egli abbia sballato, quando 
ha scritto che i generi più costosi non si fornivano, o si for- 
nivano in quantità o qualità diverse dal contratto. 

Ma se egli, senza pensare, ha insultato con la sua afferma- 
zione un uomo, che per le attinenze familiari ha il dovere di 
credere onesto, ha egli pensato almeno all' ingiuria atrocissima, 
che ha rivolto ai professori di chirurgia scrivendo quelle insen- 
sate parole? 

Un professore Direttore di Sala, nella più parte dei casi in- 
segnante, procede ad una grande operazione chirurgica in pre- 
senza dei suoi alunni. Si tratta di una laparotomia, di una ne- 
frectomia, di una grande amputazione. Il chirurgo ha fatta una 
giusta diagnosi; V occhio della fronte V ha servito bene, come 
quello della mente; la mano armata del ferro ha secondato il 
pensiero. 

L'angoscia che ha turbato per tanti giorni l'operatore, più 
crudele di quella che tormenta il giuocatore, quando segue con 



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41 



lo sguardo smarrito il moto circolare della rollina , si calma. 
L'operazione è riuscita; ma!., mancano i preparati più costosi 
per assicurarne il risultato !... La vita del malato è in pericolo !... 
T ammalato muore... e non pel fatto del chirurgo, ma per l'in- 
gordigia dell' appaltatore delle medicature. Il chirurgo è costretto 
a scrivere nel suo passivo una partita perduta per colpa del- 
l' appaltatore : deve esporsi alla maldicenza degli emuli , alla 
critica degli invidiosi, alla sfiducia degli alunni, perchè?— Per- 
chè il D'Anna gli ha fatto mancare dieci pacchi di cotone fe- 
nicato o quindici metri di garza! 

E il professore tace, e tacciono gli assistenti, 'e tacciono le 
Suore e tacciono gl'inservienti e i preti e i colleghi e gli alunni 
e tutti, perchè D'Anna possa dare meno di quel che dovrebbe 
per lire dodicimila! 

Eh ! via, ditelo ! non sentite che quello che avete affermato, 
di fronte a quel che noi vi diciamo, è un assurdo di cosi sfol- 
gorante evidenza, che la sua luce, percotcndo nel torbido spec- 
chio della vostra coscienza, rimbalza e vi sospinge fino al labro 
ribelle la confessione d' aver mentito ? 



Prima di dar la parola a chi ha esercitato, in qualità di Go- 
vernatore delegato, al pari di noi, il potere esecutivo dell'Am- 
ministrazione , al nostro egregio e carissimo amico cav. Lo 
Savio, per rispondere a quella parte della relazione, che tratta 
delle Condizioni finanziarie della Pia Casa, sentiamo il dovere di 
trovare una formola, che chiuda logicamente questo scritto. 

L' abbiamo cercata, ma non a lungo, perchè era sul nostro 
tavolo un opuscolo , dal titolo — La maggioranza del disciolto 
Consiglio Provinciale di Napoli al Paese— Memorandum— 22 gen- 
naio 1889 — Tipi Giannini, 

In quest' opuscolo , sottoscritto fra altri , anche dall' attuale 
r. Commissario per la temporanea gestione della S. Casa degli 
Incurabili, evvi un capitolo, intitolato : u Le feste Pompeiane, 
Un presidente contabile — nel quale per sei pagine fitte in8 j 
grande, si leggono a carico d'un uomo, che copri V ufficio di 
Presidente del Consiglio provinciale di Napoli, accuse tali, che 
parea dovessero, se fondate, sbarrargli per sempre la via del 
ritorno all' alto seggio. 

3 



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— 42 — 

Eppure queir uomo v' è ritornato e col voto dei r. Commis- 
sario, sottoscrittore del ricordato memorandum ! Anzi, a dimo- 
strazione palpabile della confessata calunnia; queir uomo con- 
cede a questo il permesso di farsi nominare suo Vice-Presidente 
e di portarsi insieme con lui nella stessa lista candidato a con- 
sigliere comunale di Napoli ! 

11 capitolo, cui alludiamo, è preceduto da una epigrafe tolta 
dal libro dei Proverbi, Capo 26 n. 27, nel suo testo latino, e 
con la corrispondente traduzione italiana. 

È la conclusione più calzante, che si possa dare a tutto quanto 
innanzi abbiamo detto. 

Qui fodit foveam incidet in eam, et qui volvit lapidem, re- 
vertetur ad eum. 

Chi scava la fossa vi cadrà, e la pietra cadrà addosso a 
chi l'ha smossa! 

Napoli, 30 Novembre 1891. 

Alfonso Vastarini— Cresi 



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Parte Seconda 



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£S^D^og5^<^^^ 



CONDIZIONI FINANZIARIE DELLA PIA CASA 



Se gli appunti mossi al servizio ospedaliero permettevano al 
Commissario Regio di dare sfogo alla repentina vanità, da cui è 
preso, di sembrare un riformatore dai concetti largamente uma- 
nitari, il vederlo invaso dal desiderio di aspirare alla gloria di 
farla da contabile e revisore severo di conti, ci riempie l'ani- 
mo di stupore. 

Un avvocato , per la varietà delle sue attitudini, può fare 
parecchie cose e tentare parecchie imprese, ma le cifre sono non 
di rado ribelli ai conati della buona volontà, e, se con esse non 
si ha una certa dimestichezza, si rischia di fare apparire milio- 
nario un disperato e viceversa. 

Il viceversa è capitato al R. Commissario, ad onta che un' a- 
quila di ragioniere sia stata inviata appositamente dal Ministro 
dell'Interno alla Prefettura di Napoli per assistere il R. Com- 
missario nella ricerca di disavanzi immaginarli. 

Se si fossero limitati i conati del R. Commissario a preparare 
uno studio di revisione sul rendiconto del 1890, non ancora di- 
scusso dall'autorità tutoria, e ciò per discreditarne i risulta- 
menti, avremmo compreso la ragione dello sforzo ; ma imma- 
ginare una revisione su conti già esaminati per otto lunghi mesi 



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— 46 — 

dalla ragioneria della prefettura, discussi ed approvati con so- 
lenne giudicato dell 1 autorità competente ad emettere giudizii in 
materia di conti consuntivi, è stato un inutile supplizio, ed un 
solennissimo fiasco. 

Quando V articolo 42 della legge sulle opere pie prescrive tas- 
sativamente come debbano impugnarsi le decisioni delle Giunte 
provinciali in materia di conti consuntivi, perchè imbrattare 
inutilmente 16 pagine di un rapporto a stampa, che ad altro 
non potrebbe servire, se non a dare una inutile smentita alla 
Giunta provinciale di Napoli ed a compiere un atto di solenne 
irreverenza verso il Prefetto, suo presidente? 

Ma già tutte queste osservazioni partono dal falso presupposto, 
che la legge servisse a qualche cosa per un R. Commissario! 

Se le norme della legalità furono così apertamente violate dal 
Ministro delP Interno col decreto di scioglimento, può ben colui, 
che è la emanazione di tanto disprezzo delle leggi , ridersi di 
queste; tanto più che gli fa d'uopo giustificare le jagioni che 
lo inducono a fare la proposta per un prestito di mezzo milione 
per ristabilire k turbale condizioni economiche dell' Istituto ! 

Stando così le cose, potremmo essere dispensati dall' obbligo 
di combattere questa parte del rapporto del R. Commissario : 
ma perchè non si dica che ci rifuggiamo dietro il provvedimento 
del 1*2 maggio 1891 della Giunta provinciale di Napoli, rispon- 
deremo brevemente alle 16 pagine del citato rapporto. 

La ragione, per cui il R. Commissario ha sentito il bisogno 
di rifare, o far rifare, artificiosamente le posizioni di chiusura 
di conto degli esercizi 1888-1889-1890, è sorta dalla necessità di 
dovere ad ogni costo giustificare V accusa contenuta nella rela- 
zione ministeriale, la quale affermava che il consuntivo del 1889 
si era chiuso con un disavanzo di L. 151,177,83 e che il deficit, 
aumentatosi in soli tre esercizi (1887, 1888, 1889) fosse salito 
alla cifra di L. 265,577,23. 

Vediamo se lo scopo 6 raggiunto. 



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— 47 — 

Afferma la relazione del R. Commissario che il disavanzo a 

chiusura di conto 1888 era di L. 86,903,99 (») 

e che a chiusura di conto 1889, sottraendo le li- 
re 40,393.32 dell 1 eredità Schioppa, e le altre reste * 
attive liquidate, fino a raggiungere la somma di 
lire 62,632.15 , il disavanzo del detto esercizio rag- 
giunse la cifra di » 64,273,84 (*) 

Totale L. 151,177,83 

Ma i residui passivi del 1889 subirono degli spostamenti in 

aumento per lire 45,526,17 , in diminuzione per lire 33,670,53 con 

, una differenza in più dei primi sui secondi di lire 11,855,61. 

Ed allora , ( secondo il rapporto dei R. Commissario il quale 
non permette che ai residui passivi debbano essere contrappo- 
sti gli attivi perchè inesigibili) ed allora diciamo, il buon senso 
)quello dei R. Commissario) consiglierebbe di aggiungere la sud- 
detta differenza di L. 11,855,64 

la disavanzo del 1889 di » 64,273,84 

per aversi il disavanzo complessivo di .... L. 76,129,48 
a carico del 1889. 

Ma niente affatto, la scienza del R. Commissario non ha bi- 
sogno del buon senso : una ragioneria per esser tale veramente 
non ha bisogno di ragionare , e perciò il disavanzo del 1889 , 
come si dice in fondo a pag. 21 dal rapporto, è di L. 99,368,41 
a cui aggiunte (seguila a pag. 20) le ... . » 62,613,15 
erroneamente impostate all'attivo del 1889, il disavanzo di detto 
esercizio raggiunge la cifra di OLTRE CENTOCINQUAN- 
TA MILA LIRE !!! 

Dinanzi a tale acrobatismo numerico, le modeste cognizioni 
aritmetiche di un disciolto governatore restano comprese da un 
senso di stupore. 

Luce di Dio ! ma come siete pervenuto al primo disavanzo, 

(1) pag. 14. 

(2) Pag. 14. 



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— 18 — 

che dite di aver accertato a carico del 1889 per lire 64,273.84, 
se non sottraendo dall' attivo le Kre 62,632,15, che avete tentato 
di dimostrare non appartenere a detto esercizio con un lungo 
sproloquio, contenuto nelle vostre pagine 15, 16, 17, 18, 19 e 
20 ? E se tale arbitraria , illogica , illegale sottrazione V avete 
fatta prima, come volete farla una seconda volta, per dimostrare 
che il disavanzo del 1889 ammonta ad olire lire centocinquantamila, 
mentre voi stesso lo riducete a lire 113,281,07, come assicurate 
a pagina 2 del vostro alligato sulla situazione di cassa ? 

Eppoi, se è vero che la cifra di lire 99,368,41 rappresenta la 
differenza tra i residui passivi ed i residui attivi del conto 1889, 
come potete permettervi di ignorare che in quelle due partite 
di residui sono compresi quelli provenienti dal 1888 ? Ed allora 
sottraete dalla detta differenza di lire 99,368.41 il disavanzo del 
1838 in lire 86,903,89, (secondo voi), in lire 92,499.73 (secondo 
il nostro conto già approvato), e che sono già consolidate, come 

voi medesimo confermate, e che ne resta? Non ne resta 

che il vostro sforzo inane e calunnioso di buttare il discredito 
su parecchi galantuomini, che, senza aiuto di ragionieri, sanno 
sbugiardare le vostre insane accuse !!... 



E se tali sono i risultati finali della revisione di conti tentata 
dal famoso rapporto , quali possono essere gli apprezzamenti 
particolari sulle singole partite? 

L'esempio fornito dal R. Commissario non è davvero la più 
onesta guarentigia delle pubbliche amministrazioni!.. Se le 
Giunto provinciali seguissero il suo sistema di dichiarare con 
tanta leggerezza, inesigibili, tanti crediti, quanti ne dichiara tali 
il nostro uomo , senza il previo esperimento dei mezzi legali 
per costringere al pagamento i debitori, e senza aver la prova 
della loro asserta insolvibilità, ognun vede quale danno derive- 
rebbe alle pubbliche aziende e come presto sarebbero sconvolti 
quei principii di correttezza amministrativa, che debbono pre- 
siedere al funzionamento di esse. 



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— 49 — 

Ma i colpi di grancassa del rapporto sono tanti, quanti sono 
gli spropositi che contiene. 

Si è fatto un carico alla disciolta amministrazione di aver 
fatto assegnamento nel bilancio 1890 , per conseguire pareggi 
immaginari, sopra un 1 entrata straordinaria di lire 100 mila che 
avrebbe dovuto essere rappresentata dal presunto concorso del 
Banco di Napoli ed altri enti morali, mentre tale concorso nm 
si risolse che nella irrisoria cifra di lire 220,00. 

Ebbene, il rapporto è inesatto anche nella indicazione di que- 
st' ultima cifra , poiché essa neir esercizio 1890 si è verificata 
per lire 3,800.22 , come risulta dal conto del Tesoriere , e pel 
1891 sorpasserà le lire 5,000.00 per le adesioni pervenute poste- 
riormente. 

Eppoi, bisognava dire che il bilancio 1890 non fu discusso ed 
approvato dalla disciolta amministrazione, ma invece dall' altra 
composta dall'onorevole De Bemardis , dal cav. Gualtieri, dal 
conte Ludolf e dal prof. Antonelli! 

In secondo luogo bisognava confessare che il concorso del 
Banco di Napoli e di altri enti morali fu promosso con circo- 
lare del Ministro dell' Interno (Crispi) del dicembre 1889 N. 26040 
30-604, e perchè se ne conosca l'importanza, togliamo dalla re- 
lazione morale a stampa del conto 1890 , pag. 23 , il seguente 
brano : 

a Col preventivo 1890 l' attivo tanto ordinario che straordina- 
« rio del pio Luogo fu calcolato dovesse ascendere a L. 964,303,25, 
x essendosi fatto assegnamento sopra un' entrata straordinaria, 
« di lire 100,000.00 che avrebbe dovuto essere rappresentata 
a dall' invocato concorso delle provincie e comuni dell' ex-reame 
« di Napoli , nonché del Banco di Napoli , al maggiore incre- 
« mento dell' opera ospedaliera, che, se ha per statuto il carat- 
« tere di internazionale, presta però maggiore e più largo soc- 
« corso ai poveri infermi delle provincie ex-napoletane. 

?( Il concorso però delle provincie e comuni venne meno: pre- 
« ventivato per lire 100,000,00 si è verificato per lire 3,800.22 ». 

Che dirà poi il pubblico imparziale che assiste oggi allo spet- 



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— 50 — 

tacolo della commossa filantropia del R. Commissario, quando 
saprà che nel Consiglio provinciale di Napoli fu il Consigliere 
Luigi Napodano che combattette con una sua memorabile (?) 
concione il concorso della provincia stessa? (1). 

Ma lasciamo le quisquilie e scendiamo per poco, nel merito 
dei conti. 

Prima d'ogni altro, facciamo le nostre dolorose meraviglie 
come il Segretario Generale dell' amministrazione non dia per 
suo conto condegna risposta al R. Commissario, in ordine agli 
errori, che sono attribuiti alle sue relazioni contabili sui risul- 
tamenti dei conti discussi ed approvati. 

Ma giacchò il rapporto al Signor Prefetto osserva che l'am- 
ministrazione fece proprii quei rapporti del Segretario Generale 
ed incorse auch' essa negli stessi errori , respingeremo noi le 
infondate accuse, dimostrandone la insussistenza. 

Il Regio Commissario chiude ciascun conto, facendo il paral- 
lelo tra le reste attive congiunte al fondo di cassa con le reste 
passive di ciascun esercizio; laddove le relazioni del Segretario 
Generale (e per esse le nostre relazioni), partendo, non dal conto 
del Tesoriere , ma dal capo saldo della madrs-fede del Banco 
di Napoli, stabiliscono il parallelo tra le reste attive e le reste 
passive, e poi, dalle eccedenze di queste su quelle , deducono 
l'avanzo di cassa. 

La differenza, essendo di pura forma, i risultamenti dei due 
sistemi dovrebbero essere identici , ed i pretesi errori , anche 
per questo, dovrebbero risultare insussistenti. 

Un esempio fatto sui risultamenti del conto 1888 convincerà 
che un errore sistematico è a base di tutto il lungo ed inutile 
ragionamento del R. Commissario : 



(l) Vedi Atti del Consiglio provinciale di Napoli, anno 1890, tornata del 17 
marzo pag. 4óó. 



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— 51 — 



Chiusura di conto del 1SSS 



Sistema del Segretario Generale 
del Pio Luogo 



1. Residui attivi. . . L. 49,665.14 

2. Residui passivi . . „ 142,164.87 



Disavanzo . . „ 92,499.73 
Da cui tolto il residuo di 

cassa „ 5,595.74 



Risultamelo. . „ 86,903.99 



Metodo seguito nel rapporto 
del B. Commissario 



U Fondo di cassa 1888 L. 5.595.74 
2. Residui attivi. . . w 49,665.14 



Totale . . , 55.260.88 
3. Residui passivi . . „ 142,164.87 

Deficenza. . . , 86,903.99 



Se con le suddette relazioni del Segretario generale non si 
fosse tenuto conto degli avanzi di cassa e non si fossero ascrìtti 
all'attivo, allora potea sembrare giusto Y apprezzamento della 
relazione, ma essendosi ascritto all' attivo del 1889 T avanzo di 
cassa dell' esercizio stesso per L. 3954,05 , come risulta dallo 
stesso rapporto del R. Commissario (pag. 17), resta confermato 
pienamente Terrore su cui sono basati i risultati contabili del 
famoso rapporto. 

Ed è appunto perchè questo vide la ragioneria della prefet- 
tura nell'esame che fece dei conti, che questi furono approvati 
nei loro risultamene definitivi e formano ora un giudicato per 
il Tesoriere cui fu partecipata l'approvazione. 

Ma a che prò discutere di ciò con chi dall'art. 42 della legge 
sulle opere pie non è rivestito del potere di discutere i conti 
consuntivi ? 

Il disavanzo del 1888 è ora ridotto a L. 52,515,58, essendosi 
pagate nel 1890 ben L. 32,897,45 a sgravio di detto disavanzo: — 
le reste attive del 1889 «liquidate per L. 133,879,23, e dichiarate 
in gran parie inesigibili dalli Commissario, al 30 giugno 1891, figu- 
ravano nel conto del Tesoriere , che ne è responsabile, per 
L. 111,372,25 già esalte, ed altre se ne sono esatte posteriormente 
come possono testimoniare i registri del Tesoriere Salvatore Ca- 
valiere: quindi PER RICOLMARE IL DISAVANZO FINO A TUTTO 
IL 1889 NON FA D'UOPO D'ALTRA SOMMA, FUORCHÉ DI 
L. 64,371,22, che sono rappresentate dalle L. 52,515,58 dovute 



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— 52 — 

ancora su] disavanzo proveniente dal 1888 e da L. 11,855,64, 
che mancano a ricolmare la differenza tra l 1 aumento e la di- 
minuzione delle reste passive del 1889. 

Ma poiché nel 1890 e nel 1891 si sono già pagate le due quote 
di L. 6000 al D'Errico, creditore delle L. 52,515.58 (come risulta 
dalla stessa relazione al Signor Prefetto) il fa-bisogno per ri- 
colmare il disavanzo a tutto il 1889 è di SOLE LIRE CINQUAN- 
TADUEMILA 371,22... 

Se lo tenga bene a mente la Giunta provinciale di Napoli , 
prima di seguire il B. Commissario nelle sue tenebrose proposte 
di prestiti di mezzo milione. Simili autorizzazioni si accordano ad 
amministrazioni ordinarie, legalmente costituite, per motivi 
chiari, per bisogni impellenti e completamente giustificati, non 
a un B. Commissario che, calunniando e storpiando conti e ci- 
fre, dichiara che: 

1.° Il conto 1888 ha un disavanzo di L. 86,903,99. 
2.° Il conto 1889 ne ha un altro di oltre L. 1Ò0J0QO (sic) ri- 
dotte fot di ha stesso a L. 113,981.07 (1). 

3.° Il conto 1890, che ancora deve essere discusso, ha un 
disavanzo di L. 60,794,94. 

4.° Il conto 1891, di là da venire, ne avrà per L. 35,373,59. 

E per tutto questo enorme cumulo di disavanzi, che ammon- 
terebbe a L. 330 mila o 296 in cifre tonde, secondo che il di- 
savanzo del 1889 si fa ascendere ad oltre 150 mila (sic) o a 
113,281,07; per tutto questo enorme cumulo di disavanzi, si ri- 
chiederebbe a colmarli la cifra di L. 209,349,70! (Vedi pag. 44 
della relazione). 

Se le finanze dello Stato sono guidate con la stessa sincerità 
di criterii, che il R. Commissario ha seguito nel suo rapporto, 
e se le situazioni attive e passive sono bistrattate in tal guisa, 
si comprende perfettamente come, nel vario mutar di ministeri, 
i milioni del bilancio all'attivo ed al passivo ballino il minuetto. 

E qui avremmo finito se non ci corresse l'obbligo di smen- 
(1) Vedi in fondo a pag. 2 dell'alligato alla relazione. 



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tire la più calunniosa delle afférmazioni contenute nel rapporto 
del R. Commissario. 

Quando la stampa officiosa della Prefettura di Napoli diede 
la stura alle meravigliose scoverte dei disordini constatati dal 
B. Commissario, affermò che da un rapporto da questo inviato 
al signor Prefetto risultava, che il conto 4889 si era chiuso con 
un forte disavanzo e che il Segretario Generale del Pio Luogo, 
« come avea espressamente dichiarato, per iucarico avuto dal- 
l' amministrazione » avea coverto il disavanzo con altri residui 
attivi, ricercati appositamente per mascherare le dette deficien- 
ze. Nel rapporto invece la espressa dichiarazione del Segretario Gè- 
neraie è diventata una desunzione tratta dalle sue parole: poiché 
è detto a pag. 14 (in fondo): « Ed infatti, dalle dichiarazioni, 
« ora i^ese dal Segretario Generale innanzi a vani impiegati della 
« Pia Opera, facilmente si desume (sic) che egli ebbe il preciso incarico 
(( di compensare con partite di attivo la deficienza accertata ». 

Ed il Segretario Generale, messo in mora dal Soprintendente 
a dire se mai ha ricevuto simili incarichi e se ha futto simili di- 
chiarazioni, con una sua lettera del 13 novembre ha così ri- 
sposto : 

« Onorandissimo Commendatore. 

« Se avessi potuto prevedere che si sarebbe fatto il mio nome 
« nella relazione dell 1 on. Regio Commissario sulla t disciolta 
i amministrazione di questo pio istituto, lo avrei vivamente pre- 
'( gato a non farlo, poiché avrei desiderato, come desidero, es- 
'( sere tenuto estraneo alle divergenze sugli apprezzamenti delle 
« diverse amministrazioni, deciso, come ho fatto sempre, a com- 
« piere la parte attenente ai miei doveri. I quali ho coscienza 
« di compiere, come ho sempre adempito ed adempirò , con la 
a stessa lealtà , tanto verso i passati amministratori , quanto 
« verso Fattuale regio commissario. 

ce Premessa questa dichiarazione, passo subito al merito delle 
« sue due interrogazioni; e le dirò che richiesto dall'egregio Ra- 
« gioniere di prefettura sig. Bondini delle ragioni, per cui la disciolta 
« amministrazione avea fatto assegnamento , per coprire la deficienza dei 



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— D* 

a passati esercizu , sopra residui attivi dà lui ritenuti inesigibili li- 
ft sposi che, per compensare i disavanzi a chiusure d' esercizii, le am- 
« min is Ir azioni, se potessero creerebbero i residui attivi] e che quindi un- 
ii che i disciolti governatori , se avessero potuto , avrebbero creato i detti 
« residui , precisamente per aver modo di compensare le reste passive ». 

Ad una domanda generica, una risposta più generica ancora, 
senza alcun apprezzamento sulla natura dei residui attivi rite- 
nuti dal solo ragioniere inesigibili (da lui ritenuti inesigibili) lì... 

Ed il preciso incarico ? e la dichiarazione da cui si desume ecc. ? Oli! 
lealtà d'un B. Commissario!!.... 

CAUSE CHE PRODUSSERO LE ATTUALI CONDIZIONI 
ECONOMICHE. 

« Accertata così quale fosse in linea contabile la condizione eco- 
« nomica della S. Casa (sic) (prosegue il R. Commissario) mio pre- 
ce cipuo studio fu quello di poter rilevare da quali disordini am- 
« ministrativi fosse potuto conseguire in questi ultimi anni il continuo e 
« crescente disavanzo ». 

Dopo essersi dimostrata la vacuità delle accuse precedenti e 
la mancanza di ogni serietà da parte del R. Commissario nel- 
T elevarsi a giudice di atti che sono coverti da solenni giudicati 
emanati dalle autorità competenti ad esaminare i risultameli 
contabili degli enti tutelati , le parole contenute nel brano so- 
pracitato non hanno bisogno di comento alcuno. 

Chi si arroga il diritto di parlare di disordini amministrativi con 
tanta sicumera, si suppone debba avere sottocchio la prova chia- 
ra, precisa, completa di quanto afferma; ma , se tale prova non 
esiste, se invece dai documenti di archivio e da tutte le circostanze 
che accompagnarono gli atti biasimati risulta il contrario, quale 
è la parola adatta per qualificare la forma e la sostanza del lin- 
guaggio del R. Commissario? 



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00 



ENTRATE 



Per ciò fare, prosegue il R. Commissario, ho cominciato col- 
T esaminare le condizioni del cospicuo patrimonio che essa pos- 
siede e da un tale esame ho dovuto convincermi (sic) 

CHE LG COLPE PRECIPUE DELLA DISCIOLTA ANMINISTRAZ10NE .... era- 
no due : 

« 1° lo avere senza giustificato motivo diminuiti alcuni ce- 
spiti di entrata; 

t 2° lo avere lasciato, senza prendere alcun provvedimento 
« che fosse atto a porvi riparo , che altri e rilevantissimi red- 
« diti andassero completamente a cessare per le cattive condi- 
« zioni degli stabili da cui essi provenivano ». 

Esaminiamo i fatti che sono a base di questi due capi di ac- 
cusa e vediamo se il R. Commissario dà prova di lealtà. 

RIDUZIONI DI CORRISPOSTE 

Escomputi D'Ambra, Moccia e Izzo. — La deliberazione che ac- 
cordava P escomputo a d' Ambra per lo ammontare del 20 0[q 
porta la data degli il novembre 1889 e fu presa dai Governa- 
tori De Bernardis, Gualtieri, Ludolf ed Antonelli, che sono tut- 
t' altra cosa della disciolta amministrazione. Le ragioni che in- 
dussero quei Governatori ad accordare V escomputo sono indi- 
cate in un rapporto del signor ing. cav. Michele Curdo (per- 
sona d' una probità ineccepibile), che recatosi sul posto ebbe a 
constatare : 

1° la perdita completa della vendemmia; 
2° la perdita quasi totale del ricolto del granturco; 
3.° la superiorità- deirestaglio pagato dal D' Ambra di L. 15 
a moggio in confronto dei terreni circostanti. 

Se il principio generico contenuto negli art. 1617, 1618, 1619 
del cod. civ. è che sia dovuto Tescomputo nel caso di consta- 
tata perdita dei frutti per una parte, non. minore della metà, si 
ponga a riscontro tale principio con le risultanze della perizia 



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— 56 — 

Curdo, trascritta per intiero nella deliberazione, sottoposta allo 
esame dell'autorità tutoria, e si vedrà qual valore abbia lo ap- 
prezzamento del R. Commissario. 

Per le stesse ragioni e con lo stesso procedimento istruttorio 
della perizia Curdo, trascritta nella deliberazione, fu accordato 
lo escomputo a Moccia ed Izzo. 

Riduzione di estaglio del fondo Salicelle. 

Ma il fatto più grave riferito dal R. Commissario è quello 
che riguarda la importante riduzione, die fu periata nella rinnovazione 
del contralto di fitto del fondo Trivio in Olivano con la deliberazione 99 
gennaio 1891. 

Asserisce il Regio Commissario che tali» riduzione fu accor- 
data al D'Ambra, non ostante fosse rimasto nel fondo per tacita 
riconduzione allo scadere del contratto; che per giustificarla fu 
asserito, nella deliberazione relativa, che il D'Ambra fosse ri- 
masto nel fondo per sementarlo ; e che il Segretario generale 
ha dichiarato non esser vera tale asserzione. 

Se il rispetto che dobbiamo a noi stessi non ci imponesse 
l'obbligo di usare quella moderazione di linguaggio che è com- 
patibile con uno scritto destinato ad esser letto da persone bene 
educate, non sapremmo tenerci dal qualificare come si conviene 
l'affermazione contenuta nel brano surriferito, che è in contrad- 
dizione con i documenti, e che pone in bocca del Segretario 
generale del Pio Luogo una dichiarazione che non ha mai fatta 
e che non poteva fare. 

E per vero il fondo Salicelle in contrada Trivio in Caivano, 
della estensione di ettari 6, pari a moggia 17, affittato per lire 
2440.00 al d'Ambra, fu esposto a pubblici incanti il 14 giugno 
1890 per lo estaglio precedente di lire 2440.00. 

Gli incanti andarono deserti, come risulta da analogo verbale 
di diserzione esistente in atti , e scaduto il contratto di affitto 
il 15 agosto 1890, il d'Ambra con sua domanda del giorno suc- 
cessivo, 16 agosto, fece richiesta di un novello affitto sulle basi 
di un estaglio di lire 1700.00. Tale domanda fu dal Soprinten- 
dente decretata con la formula « al Consiglio », 



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— 57 — 

Il Consiglio, per le sopragiunte dimissioni del 4 settembre e 
per l'interregno durato quattro mesi, non potette prendere prov- 
vedimento alcuno sulla inoltrata domanda; ed al d'Ambra, che 
personalmente veniva nel frattempo a sollecitare una risoluzio- 
ne, fu fatta premura direttamente dal Soprintendente di custo- 
dire e coltivare e sementare il fondo, promettendosi una pronta 
soluzione equitativa. E tale raccomandazione veniva fatta al 
d'Ambra per non permettere che il fondo rimanesse abban- 
donato. 

Intanto nel settembre si dovette procedere agli stanziamenti 
delle somme nel bilancio preventivo del 1891, e la Segreteria, 
non avendo alcun elemento nuovo che la ponesse in grado di 
valutare con nuovi criterii legalmente accertali la rendita del fondo 
Salicelle, fu costretta, come era suo dovere, ad impostare 1' an- 
tica cifra di lire 2440.00 che era quella risultante dall'antico 
contratto. 

Se però tanto era necessario praticare agli effetti del bilancio 
preventivo , nel quale gli stanziamenti devono prendere posto 
secondo le risultanze contrattuali ; non vi è mente alquanto 
esercitata nelle discipline giuridiche ed amministrative, la qua- 
le, (dopo essersi banditi gli incanti andati deserti, e dopo la 
domanda d'Ambra presentata il giorno successivo alla scadenza 
dell'affitto per un novello contratto sulle basi di un estaglio di 
lire 1700.00) possa ritenere verificata la tacita riconduzione; poi- 
ché manca l'elemento presuntivo del concorso consensuale in- 
dispensabile per farsi luogo a tale vincolo contrattuale. 

Che dire poi dell'asserita dichiarazione del Segretario generale? 

Dedichiamo alla menzognera affermazione del R. Commissario 
il brano di una lettera del detto Segretario (1) che, opportuna- 
mente interrogato, ha dichiarato; «Interrogato dall'egregio Se- 
« gretario di prefettura avvocato Pericoli perchè, mentre nella 
« deliberazione 22 gennaio 1891 per l' affitto a trattativa privata 
« in seguito a diserzione d'incanti del fondo Salicelle, si disse 



(1) Lettera 13 novembre 1891. 



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— 58 — 

« che il d'Ambra era rimasto nel fondo per custodirlo e semen- 
ti tarlo, invece si era già stanziato nel bilancio 1891 il prezzo 
« di fìtto nello ammontare del contratto scaduto e maggiore di 
» lire 400 dello stabilite nella deliberazione ; io risposi che il 
« bilancio 1891 era stalo deliberato precedentemente, cioè nel settembre 
« 1890 , quando trovandosi scaduto V affitto precedente col 15 
a agosto, ed essendo il medesimo affittuario rimasto nel fondo 
( senza diverse speciali convenzioni a me risultanti , io , a norma del 
( cod. ciw, non area potuto che stanziare per la tacita riconduzio- 
{{ ne, lo stesso prezzo dell'affitto scaduto ». 

È evidente che la domanda era diretta allo scopo di ottenere 
la spiegazione intorno alla differenza esistente tra la cifra stan- 
ziata e quella deliberata, e la risposta si mantenne circoscritta 
nei limiti della domanda. 

Ma tra questo e raffermare che lo slesso Segretario generale del- 
l'Opera pia all'uopo interpellato, ha dichiarato non esser vera la mo- 
tivazione della deliberazione 22 gennaio 1891, e soggiungere che 
non risulta dagli atti tale verità , è cosa che sorpassa i limiti 
di ogni umano riguardo. 

RIDUZIONI DI CANONI 

Escompito Sigillo — Il fatto che può sembrare, guardato at- 
traverso la lente del R. Commissario, debba maggiormente of- 
fuscare il sereno orizzonte in cui ha vissuto la disciolta ammi- 
nistrazione , è quello che riguarda lo escomputo accordato al- 
renfiteuta Giovanni Sigillo per lo ammontare di lire 44,387.00. 

Ma questo , come tutti gli altri fatti addebitati ai colpiti dal 
real decreto 31 agosto 1891 , esposto nella sua vera essenza e 
valore, dimostrerà come il R. Commissario , emulando il Pre- 
fetto di Napoli ed il Ministro dell' Interno, travisa i fatti, na- 
sconde a studio tutta o parte della verità, e crede così di giu- 
stificare la necessità della sua opera a riorganizzare l'azienda 
della S. Casa!!... 

Ed innanzi tutto sarebbe stata opera di onesto amministra- 



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— 59 — 

tore da parte del R. Commissario il constatare che, la ridazione 
temporanea del canone dovuto dal Sigillo, non è atto compiuto 
dalla disciolta amministrazione, sibbene dall'altra composta dal- 
l'onorevole deputato Vincenzo De Bernardis e cav. Alberto Gual- 
tieri (attualmente governatori del Reale Albergo dei Poveri) non- 
ché dal conte Uberto Ludolf e prof. Giovanni Antonelli, i quali 
quattro erano i governatori del tempo; ed il solo Vastarini della 
disciolta amministrazione, nella qualità di Soprintendente, non 
ebbe che ad uniformarsi alla relazione verbale del Governatore 
Gualtieri che conchiudeva per lo accoglimento della domanda 
di escomputo, ed al voto unanime dei quattro governatori. 

Avrebbe dovuto constatare puranche il R. Commissario che 
la pratica necessaria, per la istruzione sulla domanda di escom- 
puto Sigillo, fu iniziata dall'amministrazione presieduta dal Conte 
Sj)inelli , dal quale sono firmate le lettore dirette ai Prefetti 
delle provincie pugliesi. fc *f^J 

Ma dopo avere scagionato la disciolta amministrazione dalla 
qualsiasi responsabilità che può ricadere su quella che adottò 
il calunniato provvedimento , è bene che si sappia quello che 
il R. Commissario non ignora e che nasconde per discreditarne 
la sostanza. 

Per il richiesto ed accordato escomputo non era il caso di 
far ricorso al principio della indivisibilità legale e contrattuale 
del Sigillo col senatore Tamborrino , perchè si trattava unica- 
mente di discutere di uua misura di carattere equitativo, det- 
tata da gravissime ragioni di moralità, che costringevano il Pio 
Luogo a non essere più restio degli innumerevoli proprietarii 
pugliesi , i quali , per la crisi agraria acutissima , riducevano 
dappertutto le loro pretese verso i coltivatori dei fondi. 

Solo una mente come quella del Regio Commissario ed una 
competenza come la sua nelle gravi quistioni economiche che 
si agitano nel nostro paese in genere, e nelle provincie pugliesi 
in ispecie , possono permettersi di affermare che trattavasi di 
iuta crisi assolutamente temporanea ch-e rendeva moìnentaneamente difficile 
ìa vendita dei prodotti; ma la gran massa d'ignoranti che si dilet- 



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-60- 

tano di studi di economia si permettono dissentire dall' illumi- 
nato parere del R. Commissario , ed affermano invece che gli 
affitti sono diminuiti del 30 e 40 Ojo e che il valore venale delle 
terre, quando trovano un compratore, è disceso della metà e 
del terzo. 

Il Governo della S. Casa degli Incurabili credette alle sballate 
affermazioni di questi ultimi, ed in vista di una domanda del 
Sigillo (che è negli atti), la quale faceva offerta di cedere i fondi 
e di donare al Pio Luogo la cauzione , se V amministrazione, 
avesse voluto consentire lo scioglimento dell'enfiteusi, accordò 
lo escomputo del 25 OfO per soli sette anni. 

E non è altrimenti vero , come asserisce il R. Commissario, 
che i Prefetti di Foggia, Bari e Lecce, ed i rispettivi Presidenti 
delle Camere di commercio, avessero affermato che alcuni prò- 
prieiari accordavano escomputi agli affittuarii, poiché invece da quelle 
risposte risulta che era generale il criterio della riduzione, come 
generale era la crisi. 

Che anzi al Presidente della Camera di Commercio ed arti 
di Lecce , nel cui territorio sono situati i fondi enfiteutici , il 
quesito fu posto precisamente sul fatto delle riduzioni dei ca- 
noni enfiteutici e non sugli estagli, come falsamente asserisce 
il R. Commissario. Ed alla interrogazione rivolta nei precisi 
termini su dichiarati, fu risposto che « se si trattava di enfiteusi 
« antiche miglior partito era avvalersi della risoluzione , se poi 
« si trattava di enfiteusi nuove miglior suggerimento era una 
« parziale temporanea riduzione ». Ed il Prefetto di Lecce op- 
portunamente interrogato disse che « una ragionevole ridu- 
zione sarebbe stata quella del quinto » , mentre il sindaco di 
Campi-salentino, in un suo certificato, dichiarava che la ridu- 
zione poteva essere del terzo ed anche più. 

Il Governo della S. Casa accordò il quarto , tenendosi nella 
via di mezzo. 

Dica il R. Commissario se le sue categoriche affermazioni in 
contrario, contradette dai documenti che ha avuto sott'occhio, 
sono prova di lealtà da parte sua!!... 



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— el- 
fi qui giova far notare che tale temporanea riduzione a fa- 
vore del Sigillo assunse agli occhi dell'amministrazione che la 
concesse (che non fu, giova ripeterlo , la disciolta) tutto il ca- 
rattere di un atto di giustizia, poiché il prezzo d'asta, a cui fu 
nel 1877 aggiudicato il canone , aumentò per opera del Sigillo 
di ben L. 16,090.67 sullo ammontare di quello a cui furono 
aperti gli incanti. E ciò risulta dal rapporto ufficiale del signor 
Conte Spinelli del 6 luglio 1877 al sig. Prefetto della provincia 
di Napoli, che il Regio Commissario avrebbe fatto bene a con- 
sultare. 

E se per effetto di tale aumento, dal 1877 al 1887, ossia per 
11 anni, l'amministrazione si è avvantaggiata di L. 176,997.00, 
non è onesto fare un carico al Governo che, negli anni duris- 
simi che corrono, abbia agevolato il Sigillo, diminuendo il mag- 
gior utile retratto per opera sua di sole L. 44,387.00. 

Né basta tutto ciò per giustificare il sentimento di equità da 
cui fu mossa V amministrazione nel concedere T escomputo ri- 
chiesto. Essa tenne presente che il Sigillo avea erogate lire 25 
mila per spese di aggiudicazione e registro, L. 70 mila per due 
annate anticipate, una per cauzione, un'altra a fondo perduto 
a favore della S. Casa; e L. 200 mila per miglioramenti perma- 
nenti dei fondi grandemente depreziati, ragione per cui T am- 
ministrazione Spinelli si era indotta a concederli in enfiteusi. 
E vi è dippiù ancora. Congiunto alla aggiudicazione dell' en- 
fiteusi era Y obbligo di corrispondere il prezzo capitale delle de- 
cime feudali su ex feudi ed altri territorii appartenenti a cen- 
tinaia di possessori in piccolissime quote rispettive, per un am- 
montare annuo complessivo di L. 2500,00. Essendosi omesso per 
molte quote di procedere agli atti di ricognizione, a termini del 
cod. civ., il Sigillo intentò innumerevoli liti, che in gran parte 
perdette con grave suo danno. 

Ciò non ostante però l'amministrazione Spinelli obbligò il Si- 
gillo, a termini del contratto, a versare il capitale delle decime, 
e questi, esausto di danaro per tutti gli esiti sopra indicati, ce- 
dette al Pio Luogo la sua proprietà immobiliare in Napoli con- 



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— 62 — 

sistente in un appartamento ed un basso in via S. Pantaleone 
n. 5 e 6, in un' altro casamento alla via Montagnola n. 35 a 39 
ed un' abitazione al vico Pezzi n. 72 che oggi rendono in com- 
plesso circa lire ottomila. 

Cedette inoltre il Sigillo alcune case alla salita Capodichino, 
che l'amministrazione con istrumento per notar Zuccaia del 31 
luglio 1880, ha venduto per il prezzo di L. 36,000,00. E per tal 
modo, tenuto conto di una plusvalenza di lire 21 mila bonifi- 
cate al Sigillo sui detti stabili ceduti, questi accrebbe il patri- 
monio della S. Casa, aumentando il canone , di un valore ca- 
pitale di L. 320 mila ; e tra prezzo di case cedute in surroga- 
zione di un capitale di decime inesigibili e somme sborsate, 
erogò altre L. 400 mila in cifra tonda. 

E se è vero che gli atti di un'amministrazione bisogna giu- 
dicarli nel complesso di tutte le circostanze che ne giustifica- 
rono l'adozione, il R. Commissario non dà prova di lealtà quando, 
parlando dell' affare Sigillo, non tributa le meritate lodi all'am- 
ministrazione Spinelli che fece così bene gli interessi della S. 
Casa; mentre non le risparmia censure in parecchie circostanze; 
e quando, esaminando le condizioni dell'accordato scomputo, 
nasconde a studio tutto quanto si è sopra ricordato e che giu- 
stifica pienamente l' atto degli amministratori che lo compierono, 
per essere sorretto dai principii dell' equità e della giustizia. 

Dopo ciò giudichi chiunque della spiccata filantropia di un 
quidam che, a detto del R. Commissario, senza la spesa del becco 
di un quattrino, offre di prendersi i beni enfìteutici per il ca- 
none attuale rinunziando ai residuali tre anni di escomputo, e 
sostituendosi al Sigillo nei rapporti con la S. Casa ! ! Se non 
fosse un'innocua spavalderia procurata dal R. Commissario allo 
scopo di fare effetto, sarebbe un tratto di genio degno di pas- 
sare alla posteriorità 

Questo per quanto riguarda l'amministrazione che ha com- 
piuto l'atto sopra riferito. Per quanto poi riflette la disciolta 
amministrazione, a cui il biasimo si vuol diretto , il R. Com- 



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— 63 — 

missario dica la verità, non esponga con esemplare infedeltà il 
risultato delle sue ricerche e delle sue laboriose investigazioni, 
e confessi di aver dovuto leggere tre deliberazioni uniformi esi- 
stenti negli atti del gennaio 1891, del marzo e del giugno dello 
stesso anno , che adottate su relazione scritta tutta di pugno 
del governatore Lo Savio, respingono tre altre domande poste- 
riori del Sigillo , appunto por la indivisibilità e solidarietà tra 
Sigillo e Tamborrino. E fu solamente dopo tale relazione Lo 
Savio che il Soprintendente imparti ordine alla cassa di far men- 
zione nelle ricevute della riserva della indivisibilità; che che ne 
dica il R. Commissario, il quale piuttosto che rifuggiarsi nella 
comoda dichiarazione del Tesoriere, avrebbe potuto consultare 
il testo preciso delle ricevute precedenti. 

Ma in questo caso il prestabilito biasimo si sarebbe conver- 
tito in lode... e per verità non sarebbe stato un atto da R. Com- 
missario, Deputato al Parlamento e vice Presidente del Consi- 
glio provinciale, che doveva espletare il proprio mandato diretto 
a calunniare i disciolti amministratori. 

E è ben fortuna che per questo affare si son potute dare pre- 
cise notizie, appunto per essere stato studiato nei minimi par- 
ticolari del sottoscritto governatore. 

RIDUZIONI NEI FITTI DEI FABBRICATI 

contratto ED escomputo forino — È questa un'altra parte del 
rapporto del R. Commissario destinata a produrre un'effetto sba- 
lorditorio, poiché V accusa d* inosservanza della legge sulle opere 
pie è congiunta alla tentata dimostrazione della persistente Ira- 
8curaggine nello amministrare le rendite dell' opera pia e della compia- 
cenza verso i debitori. 

Il contratto esistente col signor Michele Forino per la riscos- 
sione delle rendite e per la manutenzione dei fabbricati urbani 
ha apportato un' economia per un novennio di lire 35 mila al- 
l' anno. 

Nei bilanci degli anni precedenti figura una spesa di L. 24 



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— Ci- 
mila per aggio di riscossione delle rendite dei "fondi urbani ed 
un'altra di lire 55 mila per la manutenzione degli stessi fabbri- 
cati. Per T attuale contratto col signor Forino, stipulato dall'ain- 
ministrazione Vastarini, la spesa complessiva per aggio di ri- 
scossione e manutenzione dei fabbricati è di lire 44mila. 

Anche V aritmetica del E. Commissario basta a dimostrare che 
pel contratto Forino si è fatta una permanente economia di lire 
35 mila all'anno. 

Il suddetto contratto pone a carico della S. Casa la spesa per 
opere straordinarie di ricostruzione di fondazioni, muri maestri, 
volte, e pei lavori dipendenti da tali ricostruzioni. 

Per le condizioni anormalissime del sottosuolo di Napoli e per 
la numerevole quantità di fondi urbani che la S. Casa possiede 
in pessime condizioni statiche, sin dall' epoca della chiusura di 
conto della gestione 1889 , con la deliberazione 3 agosto 1890, 
fu fatto rilevare alla Giunta provinciale che i caseggiati a Vico 
Quercia, Vico Tinellari, Via Oronzio Costa, Porta Carrese a Mon- 
tecalvario, Piazza Cavour, erano in deplorevolissime condizioni 
ed era urgente ripararle. 

Più tardi un grande caseggiato a Piazza Tribunali presentò 
tale imminente pericolo di ruina che , dietro ordinanza muni- 
cipale, varii inquilini furono fatti sloggiare , e si dovette pro- 
cedere all' immediata puntellatura del palazzo ed alla ostruzione 
di parecchi vani. 

Per tali gravissime condizioni dei suddetti fabbricati, per le 
lesioni che sopravvenivano e per evitare spese per liti innume- 
revoli, l'amministrazione adottò il sistema di regolare i rap- 
porti suoi con gli inquilini, amministrativamente, dietro peri- 
zie e rapporti dei suoi ingegneri che servivano ad istruire V am- 
ministrazione sulle domande degli inquilini stessi e sulla con- 
sistenza dei fatti da essi asseriti nelle domande rispettive. 

Se tale sistema non si fosse adottato si sarebbe avuto un 
treno d'innumerevoli liti con gli inquilini da un lato, e col Fo- 
rino dall' altro. Invece il Forino che già s' era protestato con atto 
legale per il ritardo frapposto alle ricostruzioni dei caseggiati 



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— 65 — 

pericolanti, di fronte al sistema adottato dall' amministrazione 
(fPprocedere amministrativamente sulle domande degli inquili- 
ni, e sempre dietro regolare perizia degli ingegneri del pio Luo- 
go, si riserbò di presentare una liquidazione finale a chiusura 
di conto sugli escomputi e riduzioni accordati, volta per volta, 
con suócessive deliberazioni del Consiglio di Governo. 

E qui giova far notare che tale liquidazione presentata dal 
Forino alla disciolta Amministrazione , preveduta a pagina 41 
iella relazione morale a stampa sul conto 1890 per lire 20mila, 
fu accertata per lire 18,860,54. £• 

Ma dice il R. Commissario, a pag. 33 del suo rapporto , tale 
escomputo non fu sottoposto air approvazione della Giunta pro- 
vinciale. 

Se il R. Commissario non fosse un professore di dritto il suo 
linguaggio potrebbe essere scusato , ma per un giureconsulto 
come lui è semplicemente enorme l'affermare che V art. 36 della 
legge sulle opere pie sottopone all'approvazione dell' autorità tu- 
toria gli atti riguardanti alienazioni di rendite. 

Se la insaziabile e cieca brama di calunniare non gli avesse 
fatto velo alla ragione , avrebbe letto V art. 36 della legge 17 
luglio 1890 , ed avrebbe facilmente visto che questo sottopone 
all' approvazione dell' autorità tutoria i bilanci preventivi per lo 
scopo di accertare che non sfugga alcun cespite appartenente 
al patrimonio dell' istituto e che si adempia scrupolosamente ai 
fini delle fondazioni. Sottopone inoltre all' esame dell' autorità 
tutoria il rendiconto e gli atti attinenti all'esercizio dei diritti 
dominicali, né più ne meno di quanto viene stabilito dal cod. civ. 
per i minorenni emancipati. Ora se lo escomputo di pigioni per 
ragioni giustificate ed accertate può concederlo il minorenne 
emancipato, senza bisogno di autorizzazione alcuna, dica il R. 
Commissario se nell' altissima sua sapienza giuridica, di cui ha 
dato indubbie prove nel suo rapporto al signor Prefetto della 
Provincia, trova necessario l'intervento dell'autorità tutoria in 
tale atto. 

In sede di esame del conto questa vedrà se la inesigibilità 



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— 66 — 

della somma, da parte del Tesoriere dfel pio Luogo risulti giu- 
stificata contabilmente con la deliberazione del Consiglio di Go- 
verno e con gli atti e documenti annessi. 

CAUZIONE 

Che dire poi della insensata e stolida accusa del mancato ri- 
spetto alla cauzione Forino? Sfatato col verbale di consegna della 
cassa T addebito contenuto nella relazione ministeriale che pre- 
cede il Real decreto 31 agosto 1891, nel quale verbale di con- 
segna il Regio Commissario dovette dichiarare : 

„ I quali tutti (titoli),del controscritto ammontare costituiscono 
la cauzione del Ricevitore di q. a S. Casa Forino Michele, con 
avvertenza che la parte mancante a raggiungere la somma di 
Lire 100 mila, cioè L. 10 mila vennero prelevate dalla libretta 
n. 1725 dalla S. Casa il 9 maggio 1891 per inadempien- 
za di contratto da parte delsig. Forino „: 

sfatata diciamo la bugiarda accusa prefettizia e ministeriale, 
il R. Commissario per adempiere al suo mandato ha perduto 
T orientamento ed ha inventato di sana pianta. 

E con improntitudine unica più che rara ha dichiarato che 
l'ordine del 25 aprile 1891 del Governatore Lo Savio contenesse 
un permesso di diminuire la cauzione di 10 mila lire, ponendosi in 
contradizione con la surriferita dichiarazione contenuta nel ver- 
bale di consegna di cassa e travisando il contenuto di detto 
ordine. 

Ed in fatto , tale decretazione del Governatore Lo Savio fu 
scritta a margine di un rapporto del Ragioniere Capo che con- 
statava il mancato versamento di decadi scadute da parte del 
Forino e conteneva V ordine di prelevarsi dalla cauzione L. 10 
mila, ammontare di una decade, con mettersi in mora il Forino a 
reintegrarle nel termine più breve. 

Tra tale ordine e quello di diminuir la cauzione vi corre 

la lealtà del R. Commissario. 

Né meno infedele è la citata relazione quando afferma , che 



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si è tacitamente tollerato che il patto conteuuto nell'art. 31 del 
capitolato di appalto fosse interpretato dal Forino nel senso che 
T anticipazione che potesse ritenere su gli affitti dovesse calco- 
larsi cumulativamente per tulli gli inquilini; poiché sta in fatto che, 
alla presenza del Segretario Generale, del signor Michele Forino 
e del Ragioniere Capo , il Governatore Lo Savio diede una in- 
terpetrazione perfettamente contraria al contenuto dell'articolo 
31 del capitolato di appalto e diede ordine al Ragioniere di uni- 
formarsi. Sé quest' ultimo non vi ha ottemperato , lo ponga il 
Regio Commissario all' attivo di tutti gli altri meriti che ha la 
ragioneria del pio Luogo e che le hanno fatto meritar le sue lodi. 

INVENTARIO E CONSEGNA DEI FONDI URBANI 

Ma dove la ignoranza del R. Commissario assume proporzioni 
addirittura sbalorditone è quando afferma nel suo rapporto , 
che il Forino ha ricevuto in possesso una così rilevante parte 
del patrimonio della pia Casa, come un sacco d'ossa, poiché una 
descrizione dei fabbricati fatta eseguire per ordine del Soprin- 
tendente è rimasta a semplice ed inutile corredo dell' archivio. 

Se il R. Commissario prima di sballare con tanta esemplare 
freschezza una simile accusa si fosse benignato, come era suo 
stretto dovere, di dare uno sgnardo ai numerosi volumi di cui 
parla, ed avesse curato lo studio del capitolato di appalto con 
rigore di logica , avrebbe visto che la cosi detta descrizione dei 
fabbricati contiene un inventario descrittivo particolareggiato delle con- 
dizioni locative di tutti gli immobili urbani delia S. Casa. 

In essa sono constatate non solo le condizioni di ciascun casamento, di 
ciascun appartamento e di ogni singoh vano, ma è descritto con la mag- 
gior cura di particolari , lo staio delle imposte, delle tele , delle porte e 
perfino dei serramenti ecc. 

Ed è compreso nei medesimi volumi del suddetto inventario 
descrittivo la indicazione di tutti i lavori occorrenti per porre 
ciascuna abitazione in perfetto stato locativo ; e come possono 
far fede i sigg. Ingegneri Comm. Giovanni Rossi e Prof. Udal- 



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— 68 — 

rico Masoni, che hanno esaminato tali volumi, contengono esat- 
tamente quanto si è sopra riferito. 

Dall' esame poi del verbale di aggiudicazione risulta che, al- 
legati al capitolato erano il ruolo di carico delle pigioni e gli stati 
descrittivi che bollati, accettali, e firmati dal deliberatario tengono 
luogo di materiale consegna. 

E ciò conformemente a quanto fu espressamente dichiarato 
neir art. 22 del capitolato generale, dove è detto che « gli stati 
e descrittivi suddetti formano parte integrale dell' aggiudica- 
c zione ». 

Essendosi poi con l'art. 44 dello stesso capitolato stabilito 
che la messa in istato locativo degli stabili rimaneva a carico del deli- 
beratario) e con l'art. 47 essendosi tassativamente stabilito che 
i lavori ai quali rimaneva obbligalo il deliberatario erano quelli risultanti 
dagli stati descrittivi fatti da lui appositamente firmare, nasce di con- 
seguenza la impossibiltà per parte dell'assuntore di esimersi 
dal mantenere e consegnare in perfetto stato locativo gli im- 
mobili appaltati, e di eccepire la mancata materiale consegna 
degli stessi. 

Se la necessità di corroborare le stolide accuse prefettizie e 
ministeriali non avesse ottenebrato il cervello del R. Commis- 
sario, non avrebbe affermato, come ha fatto, tante inesattezze. 
E se dopo una tale dimostrazione può dirsi che cosi importante 
parte del patrimonio sia stata data in possesso del Forino come 
un sacco d' ossa, secondo la plateale espressione del R, Commis- 
sario, giudichi chi legge e chi è abituato a Napoli e fuori a 
tenere nel giusto concetto certi atti partigiani fatti allo scopo 
di imbrattare di fango un galantuomo. 

Potremmo dispensarci dal confutare le altre studiate inesat- 
tezze contenute nel rapporto del R. Commissario; ma prima di 
chiudere questo capitolo non possiamo trasandare di rivolgere 
all'autore del rapporto libello una interrogazione: Ha letto le 
innumerevoli deliberazioni della disciolta amministrazione e delle 
altre precedenti presiedute dal Vastarini con le quali si chia- 
mava responsabile V autorità tutoria della mancata approvazio- 



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— 69 — 

ne della spesa per gli ingegneri ispettori, per la esecuzione del 
contratto Forino. Se le ha lette, ha detto una sciente inesattez- 
za, affermando che la disciolta amministrazione non adempiva 
all'obbligo della sorveglianza; se poi non le ha lette, come sa- 
rebbe stato suo dovere, (sono stati i documenti richiesti e ri- 
fiutati dal R. Commissario) se non le ha lette, diciamo , è in- 
qualificabile F accusa che rivolge col suo rapporto. 

FABBRICATI AFFIDATI IN ESAZIONE AL TESORIERE 

Per questi fabbricati compresi nei quartieri bassi della citta 
furono , sin dai primi tempi del 1889 , concordati i prezzi di 
esproprio con la Società per il Risanamento. Questa fece com- 
prendere alla S. Casa che le espropriazioni si sarebbero com- 
piute per tutto Tanno 1889. Fu perciò che nel preventivo del 
1890 invece di riportarsi la cifra ammontare degli affìtti di tali 
fabbricati, si riportò all' attivo la cifra di L. 30 mila quale am- 
montare, netto di ricchezza mobile, del frutto dei capitali che 
si sarebbero ricavati dalle espropriazioni già concordate. 

Non essendosi dalla Società pel Risanamento proceduto alle 
espropriazioni, ed essendo impossibile fissare un termine peren- 
torio, si dovette procedere ad affìtti a mese, non potendosi ga- 
rentire agli inquilini il godimento pacifico dell' immobile locato 
per tutto o parte dell 1 anno locativo, come risulta dalle polizze 
di affìtto. 

Siccome la legge esige lo esperimento delle pubbliche aste , 
o la dispensa da queste, nel caso l'ammontare degli affitti su- 
peri la somma di lire 500 , sfidiamo Y oculatezza del R. Com- 
missario a trovare un solo affitto fra quelli stipulati , che dia 
una somma superiore alle lire 500 per ogni mese. 

Che tali fabbricati poi li affiliasse il Tesoriere a Irallaliva privata 
come si dice a pag. 36 del rapporto, non possiamo comprendere 
come sia germogliato nella mente dello scrittore del famoso 
libello. 

Bastala farsi esibire una sola delle tante polizze di affitto , 



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od informarsi dall' ufficio fabbricati, o magari dallo stesso Te- 
soriere, per sapere che gli affitti erano fatti direttamente dal- 
l' amministrazione e semplicemente dati in carico al Tesoriere per 
la riscossione a termini del regolamento di contabilità. 

E manco male che anche questa volta il R. Commissario non 
ha fatto ricorso ad una delle tanto comode dichiarazioni di qual- 
che impiegato! Ve* ne son tante nel suo rapporto!.... 

FONDI IN ARIANO 

Basterà far sapere che F amministratore dei fondi in Ariano 
risponde al nome di Francesco Anzani fratello dell'onorevole 
deputato Barone Anzani, per comprendere che nulla vi poteva es- 
sere di men che regolare nei rapporti suoi con F amministra- 
zione. E così si spiega la coraggiosa reticenza del Regio Com- 
missario a farne il nome! Volete altro?... 

SPESE 

Constatate, con i ciiterii di quella peregrina buona fede che 
innanzi abbiamo dimostrata, le ragioni che han causato la di- 
minuzione nelle entrate della S. a Casa degli Incurabili, il Regio 
Commissario passa ad occuparsi delle spese. E tanto perchè Fa- 
nimo del signor Preietto cominciasse a sussultare di gioia per 
vedere confermate dall'autorevole (!?) parola di un r. Commis- 
sario, tutte le stolide accuse del suo rapporto 23 luglio 1891 al 
Ministro dell'Interno, il compiacente autore del rapporto, prima 
ancora di entrare nel merito delle spese, alferma di avere esa- 
minato « con quanta poca oculatezza si provvedesse alle spese, 
« e come , senza tener conto delle disposizioni della legge, si 
« sperperasse il denaro che dovea essere consacrato al mante- 
« nimento dei malati >.. 



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PERSONALE AMMINISTRATIVO E SANITARIO 

Gravissima, dice il rapporto, é la quistione del personale am- 
ministrativo , sanitario e di assistenza addetto alla pia Casa. 
Esso, calcolate le pensioni, assorbisce quasi la metà delle ren- 
dite nette del Luogo pio. E di ciò sono responsabili tutte le 
amministrazioni, non esclusa l'amministrazione Vastarini-Cresi, 
che è, manco a dirlo, la più colpevole. 

Dopo ciò ognuno s'aspetta di sentire, non solo in che consista 
questa colpa , ma quali sono i criteri del r. Commissario per 
procedere ad una razionale riforma del personale amministra- 
tivo , sanitario e di assistenza: di questi due ultimi specialmente 
che assorbiscono i quattro quinti di quella metà delle rendite 
di cui parla il regio Commissario. 

Ma niente di tutto ciò. Il Regio funzionante sa che un eser- 
cito di 1*20 professori, 86 inservienti, 50 infermiere o caminanti, 
36 suore di carità, 20 ecclesiastici, rattoppatrici, lavandaie, ba- 
cilari per i teatri anatomici e trasporto de' cadaveri , uscieri, 
portieri; oltie un personale speciale per i gabinetti batteriolo- 
gico, idroterapico, chimico, elettroterapico, ortopedico ecc., in- 
sieme ai letti, biancheria , locale ecc. formano proprio V opera 
ospedaliera. Dire che la somma sjjesa per tale personale è sot- 
tratta al mantenimento dei malati è lo stesso che dire che la spesa per 
le indennità ad un segretario ed un ragioniere di prefettura 
che aiutano il r. Commissario a dire tante corbellerie ed i de- 
nari sciupati nello stampare tante calunnie , sanano le piaghe 
dei poveri infermi!!... E un argomento a contrariis, come dicono 
gli scolastici. 

Ma tanto è vero che lo scrittore o firmatario del rapporto sa- 
peva che il personale sanitario e di assistenza non dovesse es- 
sere compreso a titolo di biasimo nell'ammontare della spesa 
sottratta al mantenimento dei malati , che immediatamente se ne 
scorda, e restringe i suoi benevoli, quanto esatti apprezzamenti, al 
personale amministrativo. 

Ed allora perchè parlare, con evidente malafede, di metà della 



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spesa sottratta alla cura dei poveri infermi? Perchè non par- 
lare col linguaggio onesto delle cifre, e dire che, sopra un'en- 
trata annua che rasenta il milione, la spesa del personale am- 
ministrativo è di lire 63,010.00 e non oltre , e che in questa 
sono compresi gli stipendi ed i salari per tutto il personale 
della Direzione ospedaliera e sue dipendenze , che potrebbe a 
buon dritto dirsi destinata al servizio sanitario ? 

Se il regio Commissario fosse stato assistito da buona fede e 
non avesse dovuto rispondere alle esigenze di una diffamazione 
organizzata a detrimento di parecchi galantuomini , si sarebbe 
reso conto delle innumerevoli difficoltà amministrative della 
azienda affidata alla sua temporanea gestione, ed avrebbe con- 
statato di quale e quanta attitudine, di quale e quanto concorso 
efficace di tutti fa d'uopo per porsi in grado di veder chiaro 
in ogni singolo atto amministrativo e nel complesso di tutti. 

Se di ciò si fosse reso conto il r. Commissario non si ve- 
drebbe ora posto alla gogna delle nostre categoriche smentite. 

Ma rientriamo presto nell'argomento della spesa pel personale 
amministrativo e sbrighiamocene in poche parole. 

Col regolamento generale del pio Luogo del 1879, con le piante 
N. 1 e '*, la spesa per gli stipendii amministrativi fu fissata a 
L. 40,420.00 a cui aggiunto il compenso di esazione dovuto al 
tesoriere, compreso in detta pianta, ma non indicato, per il suo 
ammontare di L. 4000,00, si ha un totale di. . L. 41,420.00 
le quali, con le modificazioni al regolamento delibe- 
rate nel 1885, discesero a L. 42,160.00 

Però con l'attuazióne di detta pianta un personale 
di stralcio rimase tagliato fuori, ma che però presta- 
va un servizio indispensabile, e che nel 1886 gravava 
sul bilancio per L. 20,850.00 

Sicché la spesa totale annua fu di L. 63,010.00 

come fu rinvenuta dal Vastarini-Cresi. 

L'amministsazione da questo presieduta, con deliberazione 17 
novembre 1889 , approvata dalla Giunta provinciale il 21 gen- 



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— 73 — 

naio 1890, approvò una nuova pianta per l'ammontare di li- 
re 63,880 ridotta poi a L. 57,680.00 

Mantenne fuori pianta alcuni impiegati che gravano 
sul bilancio per L. 5,330.00 

sino a raggiungere le L. 63,010.00 

che si pagavano prima. 

Se il regio Commissario non ha perduto, fra l'altro, la virtù 
di comprendere l'eloquenza delle cifre, dica come L. 63,010.00 
sono superiori a L. 63,010.00. 

E se questa è la sostanza, qual valore possono avere gli ap- 
prezzamenti del r. Commissario? 

Meno male che non ha trovato modo di giustificare, con ar- 
gomenti simili a quelli adoperati finora, la formazione di una 
novella pianta per il personale contenzioso come fece la rela- 
zione ministeriale. E per quanto riguarda la voluta pianta per 
il personale tecnico e l'aumento dei farmacisti, riproduciamo dal 
ricorso alla IV sezione del Consiglio di Stato il brano che a 
questi due argomenti si riferisce: 

« Non differenti apprezzamenti l'altro appunto sulla spesa 
deliberata per gl'Ingegneri. 

« Basta far notare che la Giunta provinciale amministrativa 
ha approvata tale spesa (Vedi verbale 16 settembre 1891 per 
notar Merola), renduta necessaria dalla esecuzione del contratto 
per l'assunzione a partito forzoso delle rendite e della manu- 
tenzione dei fabbricati ; e che, approvata per lire 7,000, se ne 
sono assegnate solo 4680 per tre ingegneri ispettori, che deb- 
bono vegliare alla esecuzione della manutenzione. 

« Qui però cade in acconcio far notare che non si tratta di 
una spesa di carattere organico e permanente , ma puramente 
transitorio , che vive la vita di un' esercizio finanziario, e che, 
mentre, il contratto di manutenzione ha avuto principio il 4 
maggio 1890, la spesa per gli ingegneri ispettóri non ha gravato 



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— 74 — 

« 

neanche il bilancio 1891, essendosi stanziata per la prima volta 
sul bilancio del 1892. 

(( E si noti ancora che uno degli ingegneri ispettori, il signor 
Errico Migliaccio, era già impiegato antico dell'Amministrazione 
con uno stipendio uguale a quello che oggi percepisce in lire 
1680 e che perciò in definitivo la novella spesa si riduce a 
L. 3000.00. 

« Se l'amministrazione disciolta ha in ultimo chiesto all'au- 
torità tutoria r autorizzazione per aumentare uno e non due 
posti nell'organico dei farmacisti, ciò ha fatto per le aumentate 
esigenze del servizio. 

« In fatti, oltre che l'uso delle specialità chimiche e l'introduzione 
degli alcaloidi mila farmacopea rendono più penoso il servizio far- 
maceutico, l'amministrazione ha impreso a fornire i farmachi 
a due altri istituti Pii, al Manicomio provinciale di S. France- 
sco di Sales, ed ai tre ospedali (Vita, Cesarea e Loreto), dipen- 
denti dal Reale Albergo dei Poveri. Come possa l' antico perso- 
nale rispondere alle nuove esigenze lo dica l'imparzialità della 
IV Sezione del Consiglio di Stato (e qui la verecondia del R. 
Commissario ! ) 

« Da tutto ciò chiaramente emerge che non infruttuosi ri- 
chiami della R. Prefettura vi furono , non aggravio di novelli 
stanziamenti nel 1891 per un aumento di personale, non crea- 
zione di nuovi organici, non ingiustificata proposta di aumento 
di farmacisti ; ma vigile e solerte cura degli amministratori nel 
migliorare le rendite del pio Istituto e nel restringere il pas- 
sivo nei limiti del puro necessario ». 

E tutto ciò potrebbe bastare in risposta alle calunniose men- 
zogne contenute per questa parte nel rapporto del R. Commis- 
sario. Ma per dare un'altra prova della serietà dei suoi studii 
giuridici, a titolo di amenità, riportiamo l'articolo 231 del re- 
golamento del pio Luogo, dal quale vorrebbesi trarre l' obbligo 
da parte degli ingegneri inscritti nell' albo , a norma dell' art. 
222, di prestar l'opera loro gratuitamente per l'ispezione per- 
manente di cui nel contratto di manutenzione. 



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— 75 — 

« Art. 231. In generale, per tutti i lavori commessi agli in- 
a gegneri ed architetti, questi non hanno dritto a riscuotere 
« compensi o rimborsi di spese dal pio Luogo 

e salvo ai medesimi lo esigere direttamente dagl' intraprenditori 
« nel caso di esecuzione delle opere e senzi responsabilità del Pio Luogo, 
« quei diritti e rimborsi che potessero loro competere. 

Non è il caso di far commenti ! ! ! 

Che dire poi dello appunto fatto per aver dato un alloggio 
conveniente al Direttore dell' importante nosocomio ? 

Ha compreso perfettamente il R. Commissario che, votata la 
nuova pianta , non era più il caso di far ricorso alla disposi- 
zione del regolamento, che assegnava al Direttore una casa della 
pigione di L. 400 all'anno, ed allora ha detto che lo alloggio, 
di cui parla la nuova pianta , dovesse limitarsi a due o tre 
stanze nello interno dell'ospedale. 

Per verità, se V autore del rapporto si fosse doluto che un sem- 
plice infcrmieie maggiore occupa una casa alla discesa Maria Longo 
della pigione di L. 125 al mese sol perchè parente d' un Mini- 
stro (e che Ministro!) lo avremmo compreso, tanto più che ora 
il R. Commissario ha concesso allo stesso impiegato un allog- 
gio suppletivo come fosse un supplemento di stipendio ! 

Ma rivolgere censura air amministrazione Vastarini per aver 
concesso al Direttore un alloggio rispondente alla importanza del 
posto che occupa, è la prova provata che il R. Commissario, 
compreso dal voluttuoso desiderio di riuscir gradito al sig. Pre- 
fetto, ha voluto parlar del Direttore in un modo purchessia, co- 
noscendo che la corda sensibile del cuore del chiaro uomo che 
siede sulle cose della Provincia di Napoli avrebbe vibrato con 
insolita frequenza! C'intendiamo, onorevole R. Com- 
missario? 

LAVORI 

Se per combattere le altre affermazioni del R. Commissario 
ci ò bastato riassumere le accuse uà esporre i fatti da cui ri- 



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— 76 — 

sultava la evidente malafede con cui lanciavansi tali accuse; per 
quanto riguarda la rubrica lavori non possiamo fare altrettanto. 
Sono così condensate e tante le ingiuste affermazioni del R. 
Commissario, che bisogna averle presenti nel loro contesto per 
comprendere, dopo averle esaminato, qua! malgoverno si è fatto 
della riputazione dell' amministrazione Vastarini col famoso 
rapporto. 

Prima però di esporre i brani testuali della relazione del R. 
Commissario, faremo precedere una breve ma chiara esposizione 
dello stato contabile e contrattuale dei lavori , prima dell' am- 
ministrazione Vastarini , cioè fino a tutto dicembre 1889 , du- 
rante il 1890 , e per il periodo dal 30 dicembre 1890 al 2 set- 
tembre 1891, che riguarda la dimoila amministrazione. 

Il 28 febbraio 1884 F amministrazione presieduta dal signor 
Conte Spinelli, dietro regolare autorizzazione della Deputazione 
provinciale, e previo esperimento dei pubblici incanti, stipulò 
con gF imprenditori Vincenzo d'Errico, Mauro Abate e Antonio 
d'Ambrosio un contratto di appalto generale per tutti i lavori 
bisognevoli ai fabbricati del pio Luogo, di muratura , falegna- 
meria e dipintura, per qualsivoglia ammontare e per la durata 
di tutto il dicembre 1889. La tariffa posta a base di tale con- 
tratto era quella del genio civile, il ribasso contrattuale per i 
lavori in muratura era il 6 OjO, la liquidazione ed il pagamento 
si convenne dovesse farsi dietro regolare misura degli ingegneri 
direttori dei lavori. 

In virtù del suddetto contratto furono affidati ai suddetti im- 
prenditori tutti i lavori di manutenzione dell' ospedale e del va- 
stissimo patrimonio urbano appartenente al Pio luogo; i lavori 
di riparazione e rifazione delle diverse infermerie dell' ospedale; 
od in fine tutti i lavori necessari a ricostruire e ritornare in 
parte il diruto ex monastero della Consolazione appartenente al 
Pio luogo e clie non dava un soldo di rendita. 

Iniziati tali lavori nel 1884, furono alacremente proseguiti 
negli anni successivi. 

Nel 1886 però in parecchi importantissimi caseggiati del 



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— 77 — 

Pio luogo, per le condizioni speciali del sottosuolo di Napoli, 
per Io stato deplorevole delle fondazioni dei fabbricati di Na- 
poli in generale, per le infiltrazioni delle acque di Serino, e per 
il rigurgito di quelle delle antiche conserve , sopravvennero 
schiacciamenti e lesioni in gran numero con imminente peri- 
colo di mina di molti fabbricati, per cui fu necessario accor- 
rere prontamente ad eseguire le più urgenti riparazioni. 

Ognuno comprenderà di leggieri che ci riesce impossibile in- 
dicare la spesa occorsa per tanta e cosi importante quantità di 
lavori, per non avere a nostra disposizione la ragionerìa o l'ar- 
chivio del Pio luogo e perchè non riguardano gestioni della di- 
sciolta amministrazione. Però basterà fai* sapere che a chiusura 
di conto 1889, dietro ordini severissimi e perentori del Vastarini, 
i sig. ingegneri del Pio luogo fecero pervenire tutte le misure 
dei lavori ordinati dalle precedenti amministrazioni ed eseguiti 
nel 1887, 1888 e 1889 e, secondo la liquidazione fatta dalla Ra- 
gioneria del Pio luogo di tali misure , il loro ammontare com- 
plessivo ascese alla cifra di lire 211,003:89, di cui figurava pa- 
gata la somma di lire 42,841:00, era a pagar la rimanenza di li- 
re 168,162,89 (1). 

(I) Nelle suddette misure liquidate perla suindicata somma di lire 211003.89 

figuravano : 

L. 70 mila circa per lavori di sottofondazione e ricostruzione eseguiti nel gran 
caseggiato a via Cisterna dell' Olio ; 

L. 50 mila per lavori eseguiti nel locale dell' ex monastero della Consolazione, 
pel quale si erano spese, negli anni precedenti, altre L. 70 mila 
già pagate, e ciò allo scopo di ridurre detto locale redditizio. 

L. 20 mila per lavori di sottofondazione e ricostruzione nel fabbricato in via 
Carbonara n. 109. 

L. 13 mila per consimili lavori eseguiti nei caseggiati in via Montagnola ; 

L. 150 mila in uno per lavori di carattere straordinario e patrimoniale. Le ri- 
manenti L. 70 mila rappresentavano V importo dei lavori eseguiti 
nel 1889 per la manutenzione dei caseggiati e del fabbricato ospe- 
daliero, non che per la rinnovazione di due infermerie ncll' ospe- 
dale stesso. 



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A 



— 78 — 

Poiché però si avea ragione di ritenere che la liquidazione 
eseguita dalla ragioneria non fosse stata rigorosamente esatta 
e le misure stesse inviate dai sig. ingegneri risentissero della 
fretta con cui erano state compilate, il Governo si riserbò di 
sottoporre le liquidazioni dei lavori ad una severa revisione con- 
tabile, tecnica e contrattuale. E, come fu dichiarato a pag. 21 
della relazione morale a stampa sul conto 1890, « tale revisione 
« eseguita per la parte tecnica dall' egregio prof. Udalrico Ma- 
« soni, per la parte contabile e contrattuale dalla Segreteria e 
« dal Governatore Lo Savio (non dalla ragioneria) si ottenne una 

(( RIDUZIONE D2 SPESA SULLA SEMPLICE PARTITA DELLE OPERE MURARIE 

« di ben l. 33,670:53 ». 

Se si tien conto che di tutti i lavori liquidati a chiusura di 
conto 1889, solo una minima parte, per pochissime migliaia di 
lire e per bisogni impellenti, fu ordinata dal Vastarini : — che 
tutti iudistintamente tali lavori furono eseguiti in base al rego- 
lare contratto del 26 febbraio 1884 e per bisogni riconosciuti dai 
precedenti amministratori: — che sulla primitiva liquidazione già 
approvata dall'autorità tutoria, si fece la rilevante economia di L. 
33,670.53 come risulta dal rendiconto 1890: che la disciolta am- 
ministrazione infine non fece essa la spesa, ma fu ben essa in- 
vece a far Y economia suindicata, se si tien conto di tutto ciò, 

Ora trattandosi di lavori eseguiti nel 1889 ed anni precedenti, la responsa- 
bilità non può spettare ai Vastarini, nò per quanto si riferisce alla ordinazione 
loro, nò per quanto tiene alla esecuzione. 

E se tale responsabilità non spetta al Vastarini, molto meno spetta alla dì- 
sciolta amministrazione che fu nominata con decreto 30 dicembre 1890. 

Se però si fa accenno a tale divisione di responsabilità, è perchè il R. Com- 
missario sappia a chi sono dirette le sue ingiuste e calunniose osservazioni. 
Che per quanto tiene al merito degli apprezzamenti suoi sugli atti compiuti 
dall' amministrazione Spinelli, sappia il R. Commissario che per tutta la gran 
quantità di lavori eseguiti dal 1884 in poi, essa non ebbe bisogno di altre ri- 
sorse straordinarie fuorché delle lire 60(X) di rendita alienate nel 1888, le quali 
furono compensate dal maggior utile rctratto dai locali della Consolazione, che 
ora rendono L. 14 mila all'anno. 



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— 79 — 

diciamo, qual uomo di buona fede presterà ascolto ai calunniosi 
apprezzamenti del R. Commissario ? 

Questo per quanto si riferisce ai lavori eseguiti fino a tutto 
il 1889. 

Per quanto poi riguarda i lavori eseguiti nel 1890 bisogna aver 
presente che, scaduto il contratto con gì' imprenditori d'Errico, 
d'Ambrosio ed Abate col 31 dicembre 1889 e procedutosi a 
cottimo chiuso col Forino per la riscossione delle rendite e ma- 
nutenzione dei fabbricaliy il quale contratto dovea avere il principio 
della sua esecuzione col 4 maggio 1890, era giuocoforza prov- 
vedere alla manutenzione dell'importante patrimonio immobi- 
liare per 4 mesi, cioè dal 31 dicembre 1889 al 4 maggio 1890. 

Se negli anni precedenti la manutenzione aveva assorbito la 
somma di lire COmila all'anno, tutto lasciava supporre che tale 
manutenzione per un quadrimestre (e nei 4 mesi invernali spe- 
cialmente) avrebbe assorbito la somma di oltre L. 20mila. 

Dall' altro canto il Forino, che in tale quadrimestre dovea pro- 
cedere ai novelli affitti per suo conto, avea il massimo interesse 
a che gli accomodi locativi fossero fatti in conformità dei patti 
da stipulare con i nuovi inquilini, verso dei quali egli era 1' u- 
nico responsabile. Perciò l'amministrazione con deliberazione 
12 gennaio 1890 concesse a forfait al Forino la manutenzione 
anticipata di tutti gli stabili compresi nel capitolato di appalto 
per il compenso unico di L. lOmila. 

Se il R. Commissario si fosse fatto guidare da quel sentimento 
di onesta equanimità che invano si cerca nelle 45 pagine del 
suo rapporto, avrebbe dovuto rilevare che i soli preventivi già 
presentati dagli ingegneri per lavori di manutenzione, fino al 
12 gennaio, epoca in cui fu adottata la deliberazione, superavano 
le L* i Ornila accordate al Forino come compenso a cottimo per lutto il 
quadrimestre. 

Né valga il dire che bisognava sottoporre all'approvazione 
dell'autorità tutoria tale, deliberazione , poiché la spesa trova- 
vasi stanziata in bilancio e veniva erogata in limiti molto in- 
feriori allo stanziamento corrispondente; e poi , approvato dal- 



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— 80 — 

T autorità tutoria il contratto Forino, non era neeessario sotto* 
porre a novella approvazione un atto che, altro non faceva che 
anticiparne la esecuzione, anticipandone i vantaggi. 

Esposte queste indispensabili notizie sullo stato contabile e 
contrattuale dei lavori , veniamo alle accuse ganeriche del R. 
Commissario. 

Udite : 

« Dopo gli stipendii, la spesa che fino ad ora ha assorbito le 
k migliori risorse della Pia opera, ò stata quella dei lavori d'ogni 
« genere che si sono eseguiti, laddove, essendo la manutenzione 
« dei fabbricati appaltata al riscuotitore di essi, non si sarebbe 
a dovuto che erogare le somme occorrenti nei lavori di carattere 
« straordinario che si fossero potuti verificare ed in quelli di 
« manutenzioae del fabbricato ospedaliero e delle poche case, la 
a cui esigenza è mantenuta direttamente dall'Amministrazione b. 

Se quest'accusa generica fosse stata corroborata con esempii, 
per verità la serietà del R. Commissario se ne sarebbe avvan- 
taggiata un tantino, non fosse altro nella forma, pur rimanendo 
vacua nella sostanza. Ma veniamo a discuterla. 

Se si tratta di lavori eseguiti fino a tutto il 18R9, questi non 
ci riguardano, come abbiamo dimostrato: e d' altronde, non es- 
sendo la manutenzione appaltata, ma eseguita in economia, in 
base a regolare contratto per la valutazione dei lavori, e com- 
prendendo gran parte delle somme spese fino a tal epoca; lavori 
necessarii alla conservazione del patrimonio, l'accusa si appa- 
lesa ingiusta e calunniosa per tale periodo precedente al di- 
cembre 1889. 

Se poi si tratta di lavori eseguiti nel 1890, bisogna aver pre- 
sente: 

1. Che il contratto della manutenzione a cottimo ha avuto 
inizio il 4 maggio 1890 e che perciò la manutenzione per un 
quadrimestre era a carico dell' amministrazione la quale erogò 
la somma suddetta di L. 10,000.00 

2. Che essendo esclusa dal contratto Forino 
la manutenzione dell' Opera ospedaliera e sue di- 



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— 81 — 

pendenze , tale manutenzione preventivata per 
lire 18mila si è verificata, per le opere straor- 
dinarie occorse nell' ospedale, per ....;) 28,376.41) (1) 

3. Cke è occorso pagare col bilancio 1890: 

a) Parte dei lavori eseguiti nel 1889 per ri-', 
fare la seconda sala donne . . L. 3954,60] 

b) Parte dei lavori eseguiti anche f 

nel 1889 per ricostruire la sala oftal- ; 11,240.80 (2) 

mici s. 4000,001 

e) Parte dei lavori eseguiti per la ] 

lavanderia a vapore ;, 3292,20' 

4. Che non essendo comprese nel contratto 
Forino le case soggette ad espropriazione per un 
valore di L. 700 mila, e non essendo state espro- 
priate per tutto il 1889, come si era convenuto, 
è stato giocoforza manutenerle per poterle af- 

iìttare, erogando una somma di circa . . » 6,000,00 

Tutte le suddette somme hanno gravato sul bi- 
lancio 1890 per lo ammontare complessivo di » 55,623.36 

E sapete voi, onorevole regio Commissario, per 
quanto figura nel consuntivo 1890 la cifra riguar- 
dante la partita lavori, ossia per gli art. 14 e 
44 del bilancio ? figura per » 68,702,11 

Da cui sottratta la somma di L. 55,623.36, 
che ha gravato sul 1890 per le cause su esposte, 
si ha che la spesa sostenuta in detto esercizio 
per i lavori straordinari è di sole .... » 13,079.76 

(1) Vedi conto del Tesoriere 1890 e relazione a stampa del Segretario Ge- 
nerale del Pio luogo su detto conto pag. 10. donde risulta che sull'art. 44 
(Fabbricato ospedaliero) fu fatto uno storno in aumento per L. 10,37f>,46. 

(2) I lavori (a) furono eseguiti dai fratelli Russo con regolare contratto su 
preventivo degli ingegneri Giambarba e Curcio ed ammontarono a L. 12 mila 
circa — I lavori (b) furono eseguiti dal D* Errico in base al contratto 28 feb- 
braio 1884 — I lavori (e) dallo stesso D' Errico col citato contratto 28 febbraio 
1884 e per speciale autorizzazione dell' autorità tutoria (Ingegnere Fulvio). 

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— 82 — 

E tenuto conto dello stato gravissimo di molti fabbricati, dei 
lavori che si sono eseguiti a piazza Cavour, a Porta Carrese a 
Montecalvario , a Cisterna dell' Olio ecc., domandiamo alla lealtà 
del R. Commissario se gli pare, non diciamo grossa, tale cifra 
ma almeno sufficiente a provvedere ai più urgenti bisogni. 

Ed allora perchè buttare delle frasi generiche e vuote e che 
non sono altro se non la espressione della più sballata posa da 
grand' uomo ? 

Ma qui non s' arresta il R. Commissario. Egli seguita a dire: 
I lavori si eseguivano senza autorizzazione, senza contratto, senza 
preventivo, illegalmente, per colpa sempre dell'Amministrazione, 
che anzi, con suo rincrescimento, .ce ne dispiace davvero per lui) 
in ciò ha riscontrato le maggiori colpe e le più gravi ; fino al 
punto da essere indotto ."senza rincrescimento, crediamo) a pro- 
muovere giudizio di responsabilità verso i passati amministratori. 

Era naturale. Premessa la incoscienza completa ed assoluta 
delle condizioni contabili e contrattuali dei lavori e la deplore- 
vole costante oscitanza delle disposizioni di quelle leggi che 
invoca sempre a sproposito, un simile linguaggio, se non si scusa 
si spiega ! È il linguaggio di tutti coloro che, a corto di argo- 
menti e di fatti, vogliono produrre una certa impressione. 

E diciamo a corto di argomenti e di fatti; perchè quelli citati 
dal R. Commissario stanno contro la sua tesi. 

Esaminiamoli. 

Sarebbero illegali i lavori eseguiti per riduzione della casa 
del Direttore dell' Ospedale, perchè ordinati dal Soprintendente 
Vastarini, in data 10 dicembre 1 889, senza autorizzazione del Con- 
siglio. 

Per lo statuto organico del pio Luogo il Sopraintendente è il 
potere esecutivo dell' amministrazione. Il Consiglio vota il bi- 
lancio preventivo , il Sopraintendente spende le somme tutte 
comprese nei singoli capitoli del bilancio. Tale disposizione , 
chiara, categorica, precisa , giammai sconosciuta o posta sem- 
plicemente in dubbio dall' autorità tutoria , dava il diritto al 
Soprintendente di autorizzare la spesa per quello, come per al- 



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— 83 — 

tri lavori — E tale spesa fa primieramente autorizzata per Li- 
re 3000 e si elevò a Lire 8278,62 per essersi riconosciuta po- 
steriormente la necessità di rifare i lastrici solari grandemente 
avariati. E tali lavori furono eseguiti dallo imprenditore d' Er- 
rico in virtù del contratto 28 febbraio 1884, con uno speciale 
ribasso del 10 0[0 ottenuto dal Soprintendente, 

Sarebbero illegali , secondo il rapporto del R. Commissario , 
i lavori eseguiti a Piazza Cavour, :c per i quali dall'Ingegnere 
« Curcio il 22 dicembre 1890 furono presentati quattro conti 
« ammontanti ciascuno a Lire 499,97, 499,94, 499,96, 423,55». 
Per i gravissimi ed improvvisi danni manifestatisi nei fab- 
bricati a Piazza Cavour nel settembre 1890, fu dato ordine im- 
mediato agli ingegneri Curcio e Fulvio di far procedere alla 
puntellatura della estesa zona di case pericolanti ed ai lavori 
pili urgenti per assicurarne la stabilità. Nel tempo stesso ai 
suddetti signori ingegneri fu dato incarico di preparare un esti- 
mativo generale e complessivo per la sistemazione definitiva di 
tutta la zona dei fabbricati minaccianti ruina. 

Non ostante ripetuti richiami dall'Amministrazione, i suddetti 
ingegneri tardarono a preparare V estimativo, per non essere fa- 
cile rendersi un conto preciso dello stato delle fondazioni e per 
non potersi procedere ad una prova di esse, pendente una 
perizia giudiziaria, che si espletava per assodare la causa delle 
lesioni. 

Sui primi di dicembre, impartiti gli ordini a tutti gì' inge- 
gneri di liquidare senza ritardo, sia con misure finali, sia con 
misure parziali, tutti i lavori eseguiti nel 1890, agli effetti della 
chiusura di conto; V ingegnere Curcio inviò, per quelli eseguiti 
a Piazza Cavour, le quattro liquidazioni indicate dal R. Com- 
missario. 

Però, mentre furono inviate alla ragioneria per essere te- 
nute presenti agli effetti del conto lavori 1890, allo steso inge- 
gnere Curcio fu impartito l'ordine di presentare il preventivo 
generale complessivo e comprendervi anche lo ammontare dei lavori 
eseguiti e liquidali, acciò la Giunta provinciale, esaminando la 



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— 84 — 

pratica, potesse avere sott' occhio la vera e precisa esposizione 
delle cose. 

E così avvenne. Inviato dagli ingegneri Curcio e Fulvio il 
preventivo generale in cui i lavori già eseguiti e liquidati erano com- 
presi non solo, ma portavano una speciale indicazione, fu dal Governo, 
con deliberazione 12 Febbraio 1891 , approvato tale preventivo 
per lire 7260,94, e tale spesa fu sanzionata dall'autorità tuto- 
ria alla quale furono esposti i fatti nel modo surriferito. 

Non pare al R. Commissario che prima di lanciare una ca- 
lunnia, avrebbe avuto il dovere di esaminare l'incartamento 
di piazza Cavour, piuttosto che prendere a casaccio delle mi- 
sure in mano e dirne di così marchiane ? Porti i nostri rin- 
graziamenti a chi lo ha servito così bene: egli lo conosce !!! 

Non occorre parlare dei lavori di manutenzione concessi a 
fortait al Forino per il quadrimestre gennaio-maggio 1890 e per 
L. 10 mila, avendone discorso estesamente innanzi. 

Non siamo in grado di dare una risposta air accusa che 
riguarda i lavori del 1891 coi numeri del registro di ragione- 
ria 7, 17, 34, 35, 36, 37, 48, 51, 68, 69, 74, 75, 77, 78, 80, 81, 
82, e 83 (tombola !) ammontanti a L. 6000 complessivamente , 
perchè non abbiamo presente il registro di ragioneria e non ci 
ha fatto l'onore il R. Commissario di indicare la natura dei 
lavori eseguiti, altrimenti avrebbe avuto per questa parte la 
degna risposta. 

Però è facile argomentare che, trattandosi di 18 lavori dif- 
ferenti per T ammontare di L. 6000, deve ognuno avere un im- 
porto inferiore a L. 500, e deve riguardare ognuno una sin- 
gola partita di lavoro. 

Prosegue il R. Commissario che sono illegali « i lavori in 
« corso di restauro della casa in via Oronzio Costa n. 12 afB- 
« dati senza contralto all' appaltatore medesimo e che egli ha fatto 
« perciò immediatamento sospendere ». 

I lavori in via Oronzio Costa n. 12 sono lavori in condominio 
e riguardano sottofondazioni e ricostruzioni di muro comune, e 
furono concessi, di accordo fra tutti i condomini, all' imprendi- 



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— 85 — 

tore Francesco Palmieri con conlraUo privalo del 27 ottobre 1890 
{Beg. n. 9580 ufficio atti priv. il 6 novembre 90, voi. 63 fol. 117 
ecc.), tra la S. Casa, Antonio Zampella, Cristina Pizzoli e Ni- 
cola Tagliatetela. 

La tariffa che è a base del contratto è quella Folinea del 1886, 
tipi Giannini. 

Ah! occhi di lince d'un R. Commissario ! !.... 

Non è altrimenti vero e non risulta dall' incartamento, a cui 
fa appello il R. Commissario, che i primi lavori della lavanderia 
si siano dovuti distruggere per non essersi posto mente a pro- 
porzionarli alla dimensione delle macchine; ma invece si son 
dovuti modificare i primitivi lavori per modifiche apportale dallo 
stesso fornitore delle macchine Ing*De Bollari nella dimensione ed ubica- 
zione di queste. Ciò risulta da un rapporto dell' Ing. Fulvio di cui 
non ricordiamo la data e che è negli atti. 

Né possiamo tampoco preoccuparci dell'altro appunto pel 
quale si vorrebbe far credere che sono stati posti a carico della 
S. Casa dei lavori per l'ammontare di lire 2360,69 che avreb- 
bero dovuto cedere a carico di Forino. 

La stessa forma generica dell'accusa, la dimostrata ignoranza 
da parte del R. Commissario dei patti e condizioni del capito- 
lato di appalto, ci autorizzano a ritenere che', tali lavori sono 
stati posti a carico della S. Casa, perchè sono dipendenti da al- 
tri lavori di costruzione di volte, muri maestri o fondazioni. 

E ciò conformemente a quanto è disposto nel capitolato, il 
quale pone a carico del pio Luogo la spesa per lavori straor- 
dinarii di costruzione ecc. e per lavori da questi dipendenti. 

La dimostrazione poi dell' asserita mancanza di preventivo, 
nella esecuzione dei lavori il R. Commissario dice, che « è ri- 
« sultata dall' aver fatto verificare da un ingegnere di sua fi- 
« ducia(sic) alcuni lavori nell'ospedale a pagamento delle donne, 
« per i quali, negli ultimi giorni dell'Amministrazione Vastarini, 
« era stato presentato dall'ingegnere Migliaccio un preventivo 
« e dall'essersi trovato che i lavori stessi erano invece da tempo 
« stati eseguiti ». Perii che, opportunamente interrogalo il Migliaccio, 



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— 86 — 

ha per iscritto dichiarato che i lavori erano slati [verbalmente ordinati 
dall'Amministrazione dicendoglisi di compilarlo poi il preventivo per cor- 
redo della pratica ecc. 

Anche a quest'altra speciosa ed amena invenzione una breve 
e precisa smentita. 

Sorto il bisogno di riformare il reparto dei pagamenti donne, 
fu dall' Amministrazione dato incarico air ingegnere Migliaccio 
di compilare il preventivo per tali lavori. Il preventivo fu re- 
golarmente compilato ; furono banditi i pubblici incanti per lo 
appalto dei lavori stessi e ne rimase aggiudicatario l'imprendi- 
tore Vincenzo d'Errico col ribasso del 33 0[0. 

Essendosi però preveduto il caso del probabile aumento dei 
lavori oltre il limite del preventivo , nella bozza del capitolato 
di appalto preparato dalla Segreteria , il Governatore Lo Savio 
(quello in balia di cui restava l'amministrazione, secondo la re- 
lazione ministeriale) aggiunse di suo pugno la clausola, che in 
caso di aumento dei lavori per qualsiasi ammontare, anche oltre il quinta 
voluto dalla legge (quella sui lavori pubblici, onorevole R. Com- 
missario ! ) / lavori si sarebbero intesi fatti alle medesime condizioni del- 
r aggiudicazione. 

L' aggiudicazione avvenne , come abbiam detto col 33 OjO di 
ribasso. 

Lungo il corso dei lavori il Governatore Cosenza, che sorve- 
gliava personalmente l'andamento di essi, riconobbe la neces- 
sità di aumentarsi il numero delle camere a pagamento, e quindi 
di accordo col Soprintendente e col Governatore Lo Savio, diede 
ordine di trasformarsi a camere a pagamento per le donne un 
gran salone che aveva prima avuto altra destinazione. Da ciò 
1' aumento di lavori e la necessità di un preventivo suppletivo per 
integrare la pratica. 

Ma era naturale che essendosi preveduto nel capitolato di ap- 
palto il probabile aumento dei lavori, ed essendo stati valida- 
mente garentiti gli interessi della S. Casa con la clausola su- 
. espressa, si poteva anche far di meno dell'altro preventivo; 
potendo bastare che nella misura finale fosse compresa la mag- 



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— 87 — 

gìor quantità di lavori eseguiti alle tnedesime condizioni della pri- 
mitiva aggiudicazione. 

Questo è quanto risulta dai documenti, onorevole R. Commis- 
sario, ed affermando il contrario, (ciò che non può essere) l'in- 
gegnere Migliaccio ha mentito. 

E forte dubitiamo che l'ingegnere Migliaccio abbia affermato 
ciò che asserisce il R. Commissario ; perchè , almeno questa 
volta , trattandosi di una dichiarazione scritta, avrebbe dovuto 
pubblicarne il testo preciso. 

Non diciamo parola sul fatto per il quale il R. Commissario 
dice di aver prodotto formale denunzia air autorità giudiziaria, 
poiché non saremo noi che preoccuperemo il libero corso della 
giustizia. Però non vogliamo tacere che non può un'ammini- 
strazione essere tenuta responsabile dell'accordo fraudolento tra 
un ingegnere ed un imprenditore, se tale accordo vi fu. 

Dopo avere esposto con la maggiore brevità possibile , ma 
crediamo, con ugual chiarezza, l'organizzazione di questo ramo 
di servizio , e dopo aver distrutto i fatti che dal R. Commis- 
sario sono posti a base dei suoi ingiusti apprezzamenti, vegga 
ognuno se le ultime parole contenute nel suo rapporto che ac- 
cennano a enorme disordine, ad abusi, a sistematico disprezzo delle leggi, 
possono meritare una seria considerazione o non ci autorizzano 
piuttosto ad esclamare: 

:: Le sue parole ci fan 1' effetto che ci farebbe fuso di femi- 
netta o di fanciullo stocco!... 

FORNITURE 

Coloro che hanno seguito la storia dello scioglimento del- 
l' Amministrazione degli Incurabili, ricorderanno che, fra le ac- 
cuse della relazione ministeriale, ve n'era una la quale affer- 
mava che, quando nell'aggiudicazione delle forniture seguivasi 
il sistema delle pubbliche aste , non si osservavano le regole della 
legge di contabilità. 

Il fatto posto a base di tale accusa era il seguente: 



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— 88 — 

Procedutosi agli incanti pubblici per l'aggiudicazione della 
fornitura di carte e stampe , sorse divergenza sulla interpetra- 
zione di una cifra contenuta in una scheda di offerta di ribasso. 
Il Soprintendente, che presiedeva alle aste, invitò tutti i concor- 
renti a leggere la scheda allo scopo di evitare contestazioni, e 
tutti meno uno , tal Guadagno , ritennero che la scheda conte- 
nesse il ribasso del 46 OjO sul prezzo d'asta. 

Siccome era quella la scheda che portava il maggior ribasso, 
a quell'offerente fu aggiudicato lo appalto delle carte e stampe. 

Il Guadagno reclamò , contro tale provvedimento , ma il re- 
clamo fu respinto dall'amministrazione. Ripetuto il reclamo al 
Prefetto, questi non vi provvide nei trenta giorni voluti dalla 
legge. Ma dopo parecchi mesi, quando l'aggiudicatario avea già 
fatto gran parte della fornitura, il signor Prefetto, che già co- 
vava nell'animo il malcelato disegno di colpire i malvisi ammi- 
nistratori, mise fuori il reclamo Guadagno e minacciando l'an- 
nullamento dell" asta seguita e dell 1 aggiudicazione verificata, 
pretese che V amministrazione trovasse modo di far tacere il Gua- 
dagno !! 

Tale indecoroso aggiustamento fu respinto dal Consiglio di 
Governo, che con sua novella deliberazione confermò le prece- 
denti. 

Il Prefetto inviò la pratica al Ministero dell'interno perchè 
fòsse annullata l' asta per violazione di legge : e prima che il 
Consiglio di Stato (Sezione interni) si fosse pronunziato sul chie- 
sto annullamento , la relazione ministeriale lanciò 1' accusa di 
inosservanza delle norme della legge e del regolamento di con- 
tabilità. 

Ma nello scorso settembre , la domanda del signor Prefetto 
per l'annullamento della suddetta asta, sottoposta all'esame del 
Consiglio di Stato, fu da questo respinta , per non essersi ri- 
scontrata nella deliberazione della disciolta amministrazione al- 
cuna violazione di legge e per avere il Soprintendente, che pre- 
siedeva alle aste, bene giudicato in fatto. 

Altra accusa contenuta nella relazione ministeriale era che, 



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— 89 — 

parecchie forniture, anche superanti le lire 500 9 si aggiudicassero a 
trattativa privata e senza alcuna autorizzazione. 

Il R. Commissario ha taciuto della decisione del Consiglio di 
Stato sopra riferita, e non ha potuto fare a meno di constatare 
che tutte le forniture sono regolari nella forma (questa volta 
il R. Commissario smentisce il Prefetto ed il Ministro — Cielo!) 

Però siccome più che l'interesse della verità e della giustizia, 
lo muove il malvolere ed il bisogno prepotente di calunniare, 
sostiene che, gli appalti hanno nel più gran numero il difetto 
di essere stati conclusi, a trattativa privata, in seguito a diser- 
zione d' incanti , e con diminuzione del prezzo di base d' asta; il 
che farebbe suppone che si fissassero i prezzi alti negli incanti apposi- 
tamente per [irli andare deserti (?!!) e conchiudere poi i contratti con 
prezzi molto vantaggiosi con persone che si credeva di favorire. 

Il fatto sta precisamente come asserisce il R. Commissario! 
Alcuni incanti andarono deserti, ma non peri prezzi alU, bensì per 
i prezzi bassi messi a base delle aste. Ma ad onta dei prezzi bassi, 
e delle diserzioni dagli incanti, per quasi tutti i contratti stipulati a 
trattativa privata, e con debita autorizzazione, anche per somme 
inferiori a lire 500 , o fu dai contraenti ottenuto un lieve ri- 
basso sul già basso prezzo d'asta , o fu accettato puramente e 
semplicemente il prezzo d'asta ad onta che per la sua bassezza 
avesse allontanato i concorrenti. 

£ per tal modo la Santa Casa potè ottenere delle economie di 
carattere contrattuale per parecchie migliaia di lire. E sappia # 
l'onorevole Commissario che i prezzi furono fissati dietro indi- 
cazioni ufficiali ricevute dal Presidente della Camera di Com- 
mercio !... 

Non rileviamo neanche la sconcia irriverenza contenuta nelle 
ultime parole surriferite del rapporto, che vorrebbe far credere 
al premeditato favoritismo seguito nelle aste, poiché grazie al 
Cielo, i disciolti governatori' non sono né il Deputato di S. An- 
gelo dei Lombardi, ne il Vice Presidente del Consiglio provin- 
ciale di Napoli 



. 



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— 00 — 

Che dire poi dell'altro addebito mosso dal Regio Commissario 
sull'appalto degli apparecchi medici e chirurgi ? 

Egli ha affermato che per tale fornitura il ribasso offerto 
deir80 e 90 per cento si credè senza giustificato motivo ridurlo al 
63 e 53 °[ . 

Basterà esporre come andarono le cose (e risulta dallo incar- 
tamento) per convincersi che anche in ciò il R. Commissario è 
in aperta mala fede. 

L'asta per la fornitura degli oggetti medici e chirurgi fu 
aperta sulla base di un ribasso del 30 0[0 sui prezzi della ta- 
riffa precedentemente adottata dalla S. Casa. 

Apertisi gli incanti ed accesasi calorosa gara fra i concorren- 
ti, il Giannattasio, esasperato per vedersi contrastare un servi- 
zio che egli facea da moltissimi anni, offrì d'un colpo il ribasso 
del 90,05 0|0 sui prezzi della sua stessa tariffa, e rimase aggiu- 
dicatario dell'appalto. 

Riunitosi il Consiglio di Governo considerò che era immorale 
ed iniquo profittare di un momento di aberrazione di un for- 
nitore e costringerlo ad eseguire lo appalto a disastrose condi- 
zioni, e che d'altra parie potea indurlo a non fornire un ma- 
teriale atto al buon servizio ospedaliero ; chiese perciò , con 
apposita deliberazione, alla Giunta provinciale autorizzazione di 
ridurre tale ribasso al 63 e 53 per cento , che pur era sempre 
superiore a quello offerto da altri concorrenti, 

E la Giunta Provinciale, a relazione del senatore De Siervo, 
accordò la chiesta autorizzazione , trovando giusto e morale il 
provvedimento del Governo. 

In verità il R. Commissario comprenderà di leggieri che tra 
l'accusa che muove da lui e l'encomio del Senatore De Siervo 
(una probità indiscussa) la scelta, per ogni uomo che si rispet- 
ta, non può esser dubbia e non se l'abbia a malo ! 

Tanto più che il R. Commissario fa come padre Zappata che 
predica bene e razzola male. 

Ed infatto ha violato la legge ed il contratto facendo stam- 
pare il rapporto dal suo tipografo particolare e non dal forni- 



■* 



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— 91 — 

tore dell'Amministrazione, erogando una spesa superiore a lire 
500 (lire 700) senza lo esperimento dei pubblici incanti e senza 
dispensa dell'autorità tutoria. 

PROVVEDIMENTI PER FAR DENARO 

Prelevazioni sulle cauzioni — Siamo alla fine del rapporto e 
ci vediamo costretti a deplorare ancora una volta la completa 
incoscienza deiraccuratore. 

« Tali sistemi di amministrazione dovevano naturalmente 
t creare un continuo dissesto nelle condizioni della pia Casa, 
« (prosegue il rapporto) , la quale bene spesso veniva perciò a 
« trovarsi in urgente bisogno di denaro. » (pag. 42) 

Se il R. Commissario si fosse reso conto delle date delle sca- 
denze mensili degli incassi e delle spese della S. a Casa, avrebbe 
appreso che non ai deplorati sistemi di Amministrazione del disciolto 
Governo deve attribuirsi Yurgente bisogno di danaro in cui normal- 
mente si trova l'opera pia, ma alla speciale natura del maturo 
delle spese e delle rendite. 

Legga ed apprenda! 

Gli potrà servire per misurare tutta l'importanza degli im- 
pegni che assume e delle spese che autorizza a casaccio duran- 
te la sua gestione. 

Supposto un preventivo in pareggio , e sia quello del 1890 ; 
nel mese di gennaio si incassano per interesse de' capitali, esta- 
gli , affìtti fabbricati , quote di arrendamene , infermi a paga- 
mento , tesoreria ecc. ( con poche varianti in più od in meno 
per ogni anno) L. 46,532.17 

Si pagano invece nello stesso mese 

di gennaio :•; 62,583.60 



Risulta una deficienza di .... » 16,051,43 
Tale deficienza nel mese di febbraio, per la dif- 
ferenza in più della spesa sull'incasso, è di . . L. 36,187.35 

per la qual cosa l'ammontare complessivo della de- 

ficienza a fine febbraio aumenta a s 52,238.78 



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— 92 — 

Riporto L. 52,238.78 

In marzo il supero della epesa sull'incasso è di » 17,589.97 

Nell'aprile si verifica per » 18,394.64 

In maggio continua ancora per » 14,647.31 

Per modo che a fine maggio la deficienza rag- ■ 

giunge l'ammontare complessivo di .... » 102,870.70 

Nel giugno invece, pel fatto dell'incasso del seme- 
stre a fine mese, l'introito supera la spesa per » 41,102.25 

perciò la dficienza verificatasi nei mesi precedenti 

discende a » 58,768.45 

A luglio riprende però il suo cammino ascen- 
dente; aumenta di » 17,655.99 

ed ammonta perciò a fine luglio a » 76,404.44 

Nell'agosto per un avanzo di « 202.84 

vidiscende a » 76,201.60 

Ma risale nel settembre per » 10,772.50 

Sale ancora nell'ottobre per >< 30,450.25 

Sale nel novembre per » 9,686.14 

E così a fine novembre ascende in complesso a » 127,118.49 

Solamente a line dicembre , per effetto degli in- 
cassi che si verificano nel corso di quest'ultimo 
mese dell'anno, per cui l'introito supera la spesa di » 127,118.49 
si raggiunge il pareggio perfetto. 

Ed è ben naturale che ciò avvenga costantemente. 

La natura delle rendite a semestre e delle spese organiche 
e contrattuali a decadi , a quindicine ed a mese, producono 
una continua e permanente difficoltà nel regolare andamento 
del servizio di cassa. 

Ma se a tale normalità di condizioni si aggiungono le difficoltà 
innumerevoli che si incontrano nello esigere le rendite alle 
rispettive scadenze , non pure da debitori minori , ma da im- 
portantissimi enti, come il Municipio di Napoli, il quale da anni 
non é in regola coi pagamenti delle quote mensili di arrenda- 



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— 93 — 

mento, e non rimborsa neanche la retta degli infermi a paga- 
mento; viene a crearsi tale un permanente squilibrio nel mo- 
vimento delle somme occorrenti al servizio di cassa, che accioc- 
ché funzionasse senza gravi difficoltà, farebbe duopo che, non 
solamente un bilancio in perfetto pareggio avesse la S. Casa , 
ma un avanzo nella competenza annuale, corrispondente alla 
differenza tra la media delle reste passive e delle reste attive 
d'ogni anno, così come fosse un fondo di riserva. 

Se a ciò avesse posto mente il R. Commissario, piuttosto che 
sprecare il tempo in ricerca di immaginari squilibrii e fanta- 
stici dissesti economici; se guidato da imparziale rettitudine di 
criterii avesse portato la sua attenzione sulle cause peculiari 
che indussero i membri del disciolto governo ad adottare prov- 
vedimenti urgenti e transitorii per far fronte alla momentanea 
deficienza di denaro; avrebbe rilevato che nel dicembre 1890, 
oltre l'enorme deficienza ordinaria , era sopraggiunta un' altra 
gravissima, che non permetteva di poter disporre di un soldo. 

Il Municipio di Napoli , tra quote mensili di arrendamento e 
rimborso di rette per infermi a pagamento, era in arretrato per 
oltre L. 50 mila. 

Tutto ciò la disciolta amministrazione lo fece rilevare al 
sig. Prefetto di Napoli, con sua lettera del 14 marzo 1891, epoca 
in cui s' era già stabilito , d' accordo con Y Albergo dei Poveri, 
SS. Annunziata, S. Gennax*o dei poveri, S. Eligio, di intentare 
la lite al Municipio di Napoli per ottenere il titolo esecutivo 
per astringerlo al pagamento. 

Ed a chiusura di conto 1890, ossia a 30 giugno 1891, il Mu- 
nicipio di Napoli ancora dovea versare la quota di dicembre 
1890 che figura fra le reste attive del detto esercizio. 

Dopo tale inoppugnabile dimostrazione delle cause che pon- 
gono la S. Casa nella condizione di trovarsi sempre in deficienza 
dei fondi necessari per far fronte alle spese obbligatorie per 
legge e per contratto, le accuse del R. Commissario, -dirette ai 
sistemi amministrativi della disciolta amministrazione, lasciano il 
tempo che trovano. 



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— 94 — 

E valga il vero : Nel verbale di apertura di cassa che porta 

la data del 1° dicembre 1890 si legge: Inoltre è 

stala pure presa la libretta di deposilo presso la Banca cooperativa po- 
polare di Napoli contenente lire 30 mila, costituente parte della cauzione 
dd Ricevitore Forino , e col consentimento di costui, la 
libretta islessa è rimasta presso il Tesoriere con incarico di ritirare dalla 
Banca la somma di lire ottomila occorvevole udentemente all' ammini- 
strazione per bisogni di cassa e propriamente per paga- 
re Fimporto delle farine alla Ditta Pellegrino, ed ar- 
restare 11 giudizio da essa promosso. Seguono le tirine. 

Ossia la ditta Pellegrino minacciava la sospensione della for- 
nitura, l'esecuzione forzosa pel pagamento, e la risoluzione del 
contratto. E ciò nel dicembre , quando la deficienza ordinaria 
di cassa supera le centomila lire, ed il Municipio di Napoli era 
in arretrato di L. 50 mila, e la Prefettura riliutavasi di emet- 
tere i mandati di ufficio. 

Saremmo curiosi di sapere come avrebbe fatto il R. Com- 
missario!... Mille contro uno che l'indoviniamo! 

Eli! Dio mio! ci vuol tanto? Un prestito di mezzo milione!.... 

Per altra simile occasione urgente furono prelevate lire 10 
mila gli 11 dicembre. 

Ma il fallo grave , quello che ha commosso il sig. Prefetto e 
che ha fatto accendere di santo sdegno S. E. il Ministro del- 
rinterno è quello della pegnorazione della cartella di rendita 
diL. 1000 della stessa cauzione Forino, per prelevarsi le 1 tt)00, 00 
per i bisogni di cassa della S. Casa. 

Ah! finalmente... ho buono in mano ha esclamato S. Eccellenza .'//... 

E che credete che abbia in mano S. Eccellenza? Niente- 
meno che il certificato della Banca Nazionale da cui risulta il 
fatto dell'avvenuta pegnorazione. Una meraviglia!... La prova.... 
Capite?.... la prova!.... 

R'uum teneatis:Vd prova risulta dal mandato di pagamento della 
somma di L. 14 mila e dal verbale di apertura di cassa!... che 
sono atti ordinarli di amministrazione, che fanno parte del conto 
e che sono perciò soggetti all'esame della Giunta provinciale. 



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— 95 — 

E che bisogno c'era d'andare così lontano a ricercare un inu- 
tile documento ? Che solenne gonfiatura ! 

Eppoi perchè non dire che la pegnorazione fu fatta col con- 
senso di Forino e che servì a pagare il bimestre di fondiaria 
scaduto, il quale non pagato a tempo, avrebbe, alla men peggio, 
prodotto un danno di L. 800 di interessi , mentre la pegnora- 
zione costava L. 146.00 e non più? 

Che dire poi dell'affermazione del R. Commissario che asserisce 
con lasolita improntitudine che gl'interessi furono pagati con si- 
mulate gratificazioni date agli impiegati Imbimbo e Napoletano ? 

Ecco la risposta. 

Con rapporto del 2 marzo 91 il Tesoriere Salvatore Cava- 
liere riferiva al Soprintendente che , per ammanire i nume- 
rosi volumi di mandati richiesti dalla Prefettura per i conti 
1887-88-89 e, p-T rispondere alle diverse osservazioni fatte dalla 
stessa, gr impiegati Imbimbo e Xap Jetano che , fra parentesi, 
sono due ottimi impiegati, avevano dovuto lavorare non solo 
in ore straordinarie, ma anche nei dì festivi , per la qual cosa 
proponeva fjssero gratificati. 

Il fatto era vero. Il Segretario Generale lo confermava; per- 
ciò il Soprintendente a margine del rapporto scrisse: '2 marzo 
1891. Si concedano lire settantacinque per ciascuno ai due im- 
piegati suddetti. A. Yastarini. 

Hanno riscosso la somma i suddetti impiegati ? È cosa che 
riguarda il Tesoriere. Questa è la risultanza documentale. 

E per questa volta ancora le parole del R. Commissario ri- 
prendono la loro consueta fìsonoraia, ed appariscono qual sono: 
la espressione di un'accusa che vorrebbe ferire e non ha punte; 
vorrebbe sfiorare almeno l'epidermide ma cade prima di giun- 
gere alla meta!... 

È il destino che accompagna tutti i parti nati morti del Re- 
gio Commissario e sui quali ahimè! versa lagrime amare 

l'onorando uomo che siede sugli affari della provincia di Napoli!.. 
Parco sepulto ITI... 

yapoIL SO novembre 1891. Àvv. Girolamo Lo Savio 



i 



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Pag. verso Errata Corrige 

13 ultimo verso di quanto in quanto di quando in quaudo 



16 penult. verso 


a pag. 4 


a pagina 44 


19 verso 10 


hanno per anno 


anno per anno 



31 verso 8 trovasi trovarsi 



73 verso 19 Non differenti apprezza- Non differenti apprezza- 
menti T altro appunto menti merita l'altro ap- 
punto. 

77 verso 25 altre L. 70,000 già pagate oltre lire 70 mila già pa- 
gate 

80 verso 5 accuse ganeriche del Re- accuse generiche del R. 
gio Commissario Commissario 

80 manutenzioe manutenzione 



4l 



ALLIGATO 



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^^ZP %—- ■^£^^^->~^®^®^ ^^®~^^ -^-^i--'«-^-^-~&- 



Rapporto del Sig. Cav. Gaetano Antonelli 
Direttore Amministrativo dell' Ospedale degl' Incurabili 



All' III. sig. Soprintendente dello Stabilimento stesso 

Napoli, li 16 Luglio t891. 

In seguito dei più accurati studii, fatti col concorso dell' ili. mo signor Go- 
vernatore cav. Cosenza, circa le attuali condizioni del nostro Ospedale, rela- 
tive alla igiene dei locali, alla loro manutenzione, alla Casa di Salute, a quella 
di Maternità, alle stanze d'isolamento, a quelle di operazioni, alla cucina, al 
casermaggio , alle consultazioni gratuite , alla sala idroterapica , ed alle stanze 
per la ricezione, alla disciplina del basso personale ed alla Direzione dell' O- 
spedale; e quali dovrebbero essere per ottenere che questo grande Istituto di 
beneficenza risponda alle esigenze del progresso della scienza, e che di nulla 
manchi per venire in sollievo della umanità languente", pregiomi sottometterle 
tutto un piano di riforme, che, se troveranno benigna eco nell'animo dei si- 
gnori componenti l'ilLmo Consiglio, salvo quelle savie modifiche che crederà 
apportarvi, certamente potrà dirsi: Maria Longo fondò gì* Incurabili, e l'attuale 
Amministrazione li riformò. 



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— IV — 

Pria di entrare nell' argomento, ho il dovere di dirle che base degli studii è 
stata la riforma totale, progressiva, accelerata dell'Opera, senza aggravare 
l'attuale bilancio, onde il pareggio conseguito possa rimanere stazionario. 

Igiene dbi locali 

Le attuali infermerie certamente non si possono abbattere per poi ricostruirle, 
ma essendo antigieniche possono essere bonificate, sia con l'apertura di vani 
nelle pareti interne per renderle maggiormente arieggiate, sia con lo sterro di 
una superfìcie quadrata di terrapieno, che attualmente trovasi a ridosso di al- 
cune di esse nella Sezione " uomini „. 

Dividere l'Ospedale chirurgia da quello medico, giacche la promiscuità pro- 
cura agl'infermi in chirurgia delle infezioni che lo isolamento ovvia del tutto. 

Rifare l' Ospedale a donne „ sul tipo delle poche sale, rifatte in quello a uo- 
mini „, togliendo le sale, che sono fomite e ricetto d'infezioni. 

Costruire i cessi in modo, che, pur rimanendo in vicinanza immediata delle 
sale per comodo degl'infermi, non mandino alle sale stesse tutti quei miasmi, 
di cui oggi sono infetti e non propaghino tutti quei microrganismi che nelle 
fecci di essi son contenuti, badando che il sistema del cesso offra solidità e 
abbia tutte le garenzie per essere inodoro. 

Manutenzione 

L' attuale manutenzione è del tutto derisoria, poiché il danaro vien profuso 
per accomodare, a misura del bisogno urgente, un fabbricato vecchio ,sorto a 
spezzoni, senza apportare alcuna modifica radicale al fabbricato stesso, ma 
producendo invece del danno nel modo come vengono eseguiti i rappezzi, giac- 
che le fabbriche nuove pel proprio rassetto e per lo scuotimento che produ- 
cesi alle vecchie, ne fa conseguire la necessità di rifare quello che poco prima 
si rifece, e, per la verità, informino i corsi sottostanti 1' Ospedale. 

Verificare l'attuale incanalamento delle acque di rifiuto, le quali ora si in- 
filtrano in tutte le fabbriche, e si assiste al miserando spettacolo, che mura, spes- 
se parecchi palmi, piovano a permanenza. 



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Anche le grondaie anno oggi la missione di depreziare il fabbricato per la 
loro cattiva costruzione e manutenzione. 

Sicché risulta necessaria la radicale ricostruz 1 me di quanto vi è di fradicio, 
onde per parecchi anni si possa essere esenti da manutenzioni, ovvero fare 
la parte minima, cioè imbianchimento, rappezzi d'intonaco, tegole ed altro, 
con mezzi economici e con qualche operaio del Pio luogo, evitando così la 
permanenza nelT Ospedale di imprenditori di manutenzione e di squadre di mu- 
ratori,che sono la causa precipua dei guasti che si verificano e che essi stessi 
producono per poi poter lavorare su più vasta scala. 

Casa di Salute 

L'attuale ordinamento della Casa di salute, se la rende non passiva, non 
può calcolarsi come un cespite rilevante, se tengonsi presenti le spese che per 
essa si erogano in quanto a vitto e casermaggio speciale ed alle rette che si 
esigono. Pur apprezzando l'operato dell' ill.mo Governo per aver disposto il 
miglioramento delle località e del mobile, certamente non si raggiungerà lo 
scopo di avere una Casa di Salute, accessibile al gentiluomo, come all'indi- 
viduo del medio ceto, mantenendo ciascuno nel proprio ambiente e con que- 
gli agi relativi alla retta che ciascuno paga secondo la classe. 

La promiscuità delle diverse classi nello stesso appartamento condannerà 

il gentiluomo a non uscire di camera per non trovarsi a contatto con persone 

che non sono del suo grado, e farà nascere invidia e sospetto nell'animo di 

chi paga in meno, in vista del migliore trattamento che vedrà usato, sia per 

vitto che per servitù, a chi ne ha dritto per contributo di retta maggiore. 

In fatti oggi vedesi qualche gentiluomo capitare nella nostra Casa di Salu- 
te, il quale resta confinato nella sua stanza fino alla guarigione, privo anche del 
benefizio di poter scambiare una parola, poiché la maggioranza degl'infermi 
è gente del basso ceto. 

Si figuri la S. V. illustrissima, quando la retta sarà aumentata e qualcu- 
no crederà, venendo, di trovarsi in un ambiente di gente del suo rango, e 
troverà poi della gente del volgo, quale discredito gitterà costui sulla Casa di Sa- 
lute, ed allora sarà accessibile soltanto alle infime classi sociali con le rette 



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— VI — 

mìnime, rimanendo vuote, con tutte le migliorìe apportate, quelle stanze, la cui 
retta dovrebbe formare il cespite maggiore della Casa di Salute. 

Risulta manifesta la necessità di ampliare la Casa di Salute di un secondo 
piamo, onde ottenere la divisione completa delle diverse classi, facendo vivere 
ogni elemento nel proprio ambiente, e per conseguire lo scopo basterà costruire 
due sole tese di scala in seguito delle esistenti e servirsi del suppenno so- 
prastante la Casa di Salute, ove le mura già sono abbastanza sviluppate, tra- 
sferendo la Biblioteca ad altro posto, per ottenere un quadrato completo, così 
nella parte settostante, come nella superiore. 

Casa di maternità' 

La nostra casa di maternità forse è la prima in Italia pel numero delle in- 
cinte, che vi affluisce e per le operazioni, che in essa si praticano, e per la 
valentia dei professori, ma non è certamente all'altezza dei tempi per le sue 
condizioni igieniche. 

Le incinte sono addossate l' una all' altra, e l' aria che vi si respira non è 
la migliore: i pavimenti, le pareti ed il soffitto lasciano a desiderare; le stanze 
del puerperio, quelle di operazioni, l'altra da bagno sono in condizioni pes- 
sime e mancano tutt' affatto le stanze d' isolamento per quelle donne che du- 
rante il puerperio vanno soggette a complicanze. 

Devesi venire in soccorso di tale istituzione, e porla in grado di funzionare 
secondo le esigenze della igiene e della scienza e fare che risponda alle pre- 
scrizioni del Regolamento circa la inaccessibilità a chiunque, mentre attual- 
mente è un via vai di persone estranee, in barba al Regolamento. 

Stanze d' isolamento 

Il difetto assoluto di stanze d' isolamento nell' ospedale genera ogni giorno 
giustissime doglianze da parte del Corpo Sanitario, poiché, sviluppatasi una 
infezione qualsiasi in un infermo, questo resta in sala con grave danno degli 
altri, segnatamente per le sale di chirurgia, ove sonovi operati di recente. 

Cito un esempio: oggi dalla nostra casa di maternità od anche per ricezio- 



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— VII 

ne alla porla, perviene all' Ospedale una donna affetta da infezione puerperale: 
questa devesi attualmente collocare in sala comune ed essendosi in massima 
risoluto che in tali casi devesi collocare in sala di medicina per non comuni- 
care l' infezione in quelle di chirurgia, pure non si è assolutamente certi della 
immunità per le ragioni che dirò in seguito. 

Le stanze d' isolamento sono necessarie , tanto per i casi citati , come per 
tanti altri, cioè per pustola maligna, tetano ecc. e debbono essere poste fuori 
T ambito dell' Ospedale, poiché è risaputo che, non solo la vicinanza dello in- 
fermo infetto propaga agli altri la infezione, ma veicolo certo d' infezione può 
essere il Medico, colui che è adibito per la medicatura, ovvero il basso per- 
sonale destinato al cambio della biancheria, al rifacimento del letto, all'appre- 
stamento del cibo etc. 

Ond' è mestieri che due quartierini nelT Interno deli' atrio dell' Ospedale* e 
propriamente quelli che oggi sono tenuti dal Rettore con l'altro soprastante, 
vengano sfittati e messi a disposizione per lo isolamento, uno per gli uomini 
ed uno per le donne , adattando due stanze pei tetanici, delegandovi un per- 
sonale a parte, sia medico come assistente ed inserviente. 

Stanze di Operazioni 

Per quanto 1' antisepsi è garenzia di quasi tutte le operazioni chirurgiche, 
pure per molte di esse è necessità assoluta che l'ambiente, in cui si opera, 
sia del tutto asettico e che l' infermo, dopo subita la operazione, possa essere 
trasferito in una stanzetta attigua, restandovi per qualche giorno pria di pas- 
sare in sala comune, ond* evitare possibili complicanze. 

Si rendono massimamente necessarie dal punto di vista, che dovendosi pra- 
ticare apertura dell'addome, l'ambiente, nel quale si opera, deve prestarsi ad 
un facile riscaldamento, come ad una facilissima disinfezione completa, quindi loca- 
lità piccola, ben disposta, pavimento di asfalto dipinto, letto di operazione sem- 
plicissimo, e corredato^ di quanto è necessario per potere operare con tutti' i 
rigori prescritti dai più recenti progressi scientifici. 



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— Vili — 

Cucina 

L'attuale cucina, come ho avuto l'onore altra volta d'intrattenere laS. V., 
non risponde per la sua costruzione alla buona preparazione del cibo in ge- 
nerale e della pasta in particolare, la quale, non potendosi cuocere in acqua 
a parte , dev' essere cotta col brodo; riducendo questo , non dico guasto, ma 
certamente non buono, sia per 1' acqua che vi si aggiunge per cuocere la pa- 
sta, sia per le impurità che questa vi lascia durante le ebollizioni. 

Pel posto ov' è collocata, cioè tanto lontana dalle infermerie, che il vitto ar- 
riva in esse quasi immangiabile, rendendosi vani gli sforzi per ottenere dai 
fornitori materie prime buone, quando la cattiva preparazione e la lontananza 
della cucina contribuiscono efficacemente a rendere guasto il cibo , tale lonta- 
nanza rende quel servizio quasi privo di sorveglianza, tanto necessaria pel 
suo buon andamento. 

Per ovviare a tutti siffatti sconci basta collocare la cucina in una località 
più eentrale per potere apprestare con maggiore faciltà e sollecitudine il vitto 
alle diverse infermerie, ed anche per esercitarvi, durante la preparazione dei 
cibi, un' attiva vigilanza , costruendola in modo che la preparazione delle vi- 
vande riesca tale da evitare gl'inconvenienti di sopra enunciati. 

Casermaggio 

Le condizioni del casermaggio nell' Ospedale degl' Incurabili sono deplorevo- 
lissime, come anche altra volta ho avuto l'onore di rassegnarle, però non ba- 
sterebbe il rifornire di tela la guardaroba, ovviando cosi alle esigenze urgen- 
ti, ma credo che debbasi radicalmente riformare il casermaggio dell'Opera in 
tutte le sue più minute parti. 

I letti esistenti, composti di spalliere e tavole, sono covo d' insetti nella sta- 
gione calda e fomite perenne d'infezione pei microrganismi che in essi annidano. 

I pagliericci anch'essi sono fomite perenne di infezione e coi progressi della 
scienza sono assolutamente da abolirsi. 

Le materasse sono deficienti di lana e la lana che contengono è tale , che 
dev' essere lavata e cardata. 



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— IX — 

I guanciali trovansi nelle stesse condizioni delle materasse. 

Le lenzuola, camice e camici, cusciniere, traverse, salvietti, berretti etc. so- 
no oggi in tale deficienza che manca magari il servizio giornaliero. 

I zoccoli per gì' infermi sono indecenti e parmi si dovessero abolire, sosti- 
tuendo le pantofole col sughero interno coverto, tanto per decenza, quanto per 
evitare lo assorbimento da parte del legno, che oggi funziona da suola, men- 
tre le pantofole che si propongono possono facilmente sterilizzarsi con la stufa. 

Quindi per ottenere un casermaggio che riesca soddisfacente per le esigen- 
ze della scienza, occorre: 

a) Sostituire alle spalliere e tavole un letto in ferro con grata di ferro in- 
vece delle tavole, leggiero, svelto, con le minori connessure possibili, senza 
pomi, ond' evitare che in esso trovino nido microbi infettivi. 

b) Sostituire all'attuale paglierìccio un secondo materasso di lana nera, la 
quale, costando molto meno di quella bianca, si presta benissimo al lavaggio 
ed alla disinfezione più completa. 

e) Lavare e cardare l'attuale lana, aggiungendone tant'altra, per quanto 
basti a rendere più soffici le attuali materasse e guanciali. 

d) Provvedere ad una fornitura di tela, che possa bastare non solamente 
ai bisogni ordinarli, ma bensì per tenere un deposito di effetti nuovi, corri- 
spondenti ad una metà almeno della dotazione generale in uso. 

e) Abolire le scodelle sotto i letti e sostituirle con le sputacchiere di metallo. 

Consultazioni gratuite, sala Idroterapica 
e stanze per ricezione 

Trasferendo la cucina in posto più centrale, gli attuali locali della cucina, 
uniti a quelli della ricezione, dovrebbero servire a concentrare in un punto 
solo, con entrata a parte, senza alcuna comunicazione con l'Ospedale, tanto 
le stanze per la ricezione, quanto quelle per le consultazioni gratuite, ed il ga- 
binetto idroterapico con l'aggiunzione di una sala da bagno. 

Così facendo, potrebbero fittarsi gli attuali locali di via Consolazione, adi- 
biti per le consultazioni gratuite ; si eviterebbe un via vai di gente nell'Ospe- 
dale, che recatisi al gabinetto idroterapico ; si avrebbero le sale per la ricezione 
più decenti ed igieniche, segnatamente per la stagione invernale; si avrebbe 



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un dispensano celtico decente, giacché lo esistente è indegno e con l'aggiun- 
ta della sala da bagno, si potrebbero spedire sulle infermerie gli ammalati ri- 
cevuti, netti, senza insetti e vestiti con gli abiti dell'Ospedale. 

Disciplina del bas3o personale 

Per mantenere alta la disciplina nell'Ospedale e per richiedere dal basso 
personale assistenza agli infermi, nettezza dei locali, rifiuto delle mance, leci- 
te ed illecite, e per essere certi che non si perpetrino furti a danno del Pio 
Istituto ; è mestieri migliorare le condizioni economiche della classe degl' in- 
serventi e delle camminanti. 

Dal modo come è pagato attualmente il basso personale, pare tacitamente 
autorizzato a commettere furti; giacche, percependo un' inserviente soli 23 soldi 
al giorno risolve un problema, se, dopo di aver lavorato una giornata intera, 
può satollare di solo pane i figli. 

Cito un caso che può servire di pruova a quanto dico. Havvi un inser- 
viente che fino ad ieri ha tenuto delegati tutt' i suoi averi per pigione, e pure 
ha risoluto il problema della vita. Domando come lo ha risoluto, essendo stato 
sempre nell' Ospedale e non avendo avuto altri prowenti ? Io non voglio ma- 
lignare, ma certamente a danno di qualcuno avrà risoluto il problema dell' esi- 
stenza per sé e per la sua famiglia. 

Le camminanti con sole 16 lire mensili, dovendo provvedere a vitto e ve- 
stito debbono, se non altro, mangiare a danno delle povere inferme, sottraen- 
do dal cibo comune quanto basta ai loro bisogni. 

Riconosciuta la necessità di migliorare le condizioni economiche di tale elas- 
se, è evidente che il miglioramento debba essere razionale e progressivo , e 
senza spostare di molto, come dissi, la finanza del Pio Luogo. 

Nell'attuale basso personale vi sono degli ottimi elementi, come ve ne so- 
no di quelli non suscettivi di miglioramento, e per fare che il basso perso- 
nale ben risponda alle esigenze del servizio, ritengo debba dividersi in due 
classi distinte, cioè infermieri ed inservienti. 

GÌ' infermieri dovrebbero essere quegli inservienti e camminanti intelligenti, 
che previo esame dessero garenzia di capacità a prestar la cura prescritta dai 
professori agi' infermi, ed evitare pure che continuasse il grave sconcio che, 



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— XI — 

mentre si opera un infermo , lo inserviente che appresta al professore opera- 
tore quant' occorre per operare, tolga dal letto di un infermo la traversa spor- 
ca, o venga dalla pulizia del cesso. 

Essi, gì' infermieri, dovrebbero solamente assistere alla medicatura, alle ope- 
razioni, allo esatto adempimento delle prescrizioni mediche ed alla distribuzione 
del cibo. 

GÌ' inservienti, cioè V attuale personale meno intelligente dovrebb' essere adi- 
bito alla nettezza dei pavimenti ed alle latrine, al trasporto del vitto dalla 
cucina nelle infermerie ed a quello della biancheria lurida dalle infermerie alla 
lavanderia e viceversa. 

Ai primi concedere un aumento di salario, dividendo il servizio di 12 in 12 
ore, senz' altro dritto, e pei secondi concedere il vitto a quelli di guardia. 

Direzione dell' Ospedale 

L' Ufficio di Direzione, ove attualmente trovasi, può essere considerato fuor 
dell' Ospedale, giacche tutto il movimento svolgesi alla porta maggiore. 

Alla porta maggiore affluisce il pubblico, che intende visitare gl'infermi nel- 
l' Ospedale. 

Alla porta maggiore presentansi gì' infermi per chiedere l'ammissione straor- 
dinaria. 

Alla porta maggiore si presenta il maggior numero dei professori addetti 
nelle diverse sale. 

Per la porta maggiore entra ed esce il basso personale e succedono tante 
contrattazioni col pubblico, che è meglio tacerne. 

Alla porta maggiore risiedono i Professori di guardia, delegati per la rice- 
zione degl'infermi e pei soccorsi urgenti. 

Alla porta maggiore deve risiedere il Direttore, onde ovviare all' entrata nel- 
V Ospedale di tante persone estranee al servizio, proibire 1' uscita del perso- 
nale e trovarsi nel centro dell' Ospedale, onde poter sorvegliare tutti gli sva- 
riati servizii. 

Per le ragioni espresse dovrebbesi trasferire la Direzione alla porta mag- 
giore, chiudendo l' attuale porta che mena sull' Ospedale Donne. 



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— XII — 

Stanza di medicatura 
Per un Ospedale come il nostro, che riceve le colpite da lesioni violenti, si 
rende di somma necessità una stanza di medicatura, atta a fornire i primi 
soccorsi alle infelici che si presentano, corredata in modo da non lasciare a 
desiderare, con un corredo di ferri cerusici occorrevoli, tanto per le ferite ed 
altre lesioni, quanto per venire in soccórso dei bisogni urgenti nelT Ospedale 
senz' attendere che si apra 1' armamentario, segnatamente di notte. 

Ecco detto in quali condizioni versa 1' Ospedale degli Incurabili , e quanto 
è necessario che si faccia per poter vedere all'altezza dei tempi e dei pro- 
gressi scientifici questo grande Istituto di beneficenza. 

Ora panni necessario discutere del modo come conseguire gli scopi innanzi 
premessi, senz' aggravare la finanza dell' Istituto, onde non abbia del poetico 
il presente progetto. 

Attualmente 1' Amministrazione degf Incurabili spende annualmente per l'O- 
spedale una vistosa cifra per mantenere un vecchio carname senza mai potere 
ricostruire radicalmente nulla. 

Se all' attuale spesa si aggiungesse altra cifra di circa lire 20,000 si otter- 
rebbe una cifra totale rilevantissima da potersi iscrìvere nel bilancio per le spese 
di fabbriche. 

Se T Amministrazione dell'Ospedale ordinasse un piano regolatore generale 
per le riforme accennate, ponendo come base il migliore conseguimento pos- 
sibile sulla pianta dello attuale fabbricato e la massima economia, potrebbesi 
bene erogare la cifra di lire 500.000 per sola ricostruzione dell' Ospedale, sen- 
za tenere conto dei pavimenti, che già fanno parte di altro contratto e pel 
quale la cifra annuale già è prevista in bilancio. Pagandosi a lire 50.000 an- 
nue con l'interesse del 5 p. 0j0 a scalare, sarebbe più che sufficiente la ci- 
fra iscritta, giacché in essa sarebbero anche compresi gl'interessi. 

Mi si potrebbe domandare, e l'altra cifra di 20,000 lire per venire in soc- 
corso dell' attuale spesa per manutenzione ? 

La Casa di Salute, com' è attualmente tenuta, e ristretta com' è, dà all'Am- 
ministrazione un'entrata di circa L. 30,000 lorde; ma ampliata, come si desi- 
dera, e con F aumento delle rette, F introito sarebbe senz' altro triplicato. 



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— XIII — 

E quello che asserisco non potrà in verun modo venire smentito, dal mo- 
mento che tutt' i giorni debbono respingersi individui richiedenti per mancanza 
di posti nella Casa di Salute. 

A maggiormente confortare questa mia asserzione, valga anche l'ultima de- 
liberazione dell'onorevole Consiglio circa la cura delle malattie di occhi nella 
Casa di Salute. 

Oggi quasi tutti i provinciali benestanti affluiscono in Napoli sulle locande e 
colà sona operati e rimangono in un ambiente settico, dovendo pagare 'cibo 
assistenza, e parecchie migliaia di lire per operazioni. 

Ma quando la nostra Casa di Salute potrà allogare per bene siffatti infer- 
mi, ad essi converrà pagare anche una retta giornaliera di oltre lire 20, poi- 
ché in essa è compreso alloggio, vitto, assistenza e cura, e qualunque possa 
essere la durata della degenza nell'Ospedale di un tale infermo, gli costerà 
sempre molto meno di quanto pagherebbe privatamente. 

Rifacendo l'Ospedale, come ho detto, non si avrebbe bisogno di manuten- 
zione pei primi dieci anni, ma solamente jii conservazioni. Qneste potrebbero 
eseguirsi economicamente, aggiungendo all'attuale operaio fabbricatore, che già 
paga 1* Amministrazione , un secondo per imbiancare le pareti delle sale an- 
nualmente, tanto per mantenerle, quanto per disinfettarle, fare qualche rappezzo 
-d' intonaco o di asfalto, rimettere qualche tegola o quadrone, senza andare in- 
contro a contratti di manutenzione. 

Circa poi alla esecuzione del lavoro son certo che non uno ma dieci im- 
prenditori verrebbero alla subasta per aggiudicazione, essendo certa la riscos- 
sione di una vistosa cifra in ogni fine di anno, ovvero Y imprenditore , aven- 
do bisogno di danaro, troverà sicuramente i fondi a collocare mercè una inft- 
nitisimale differenza d'interesse. 

Vengo ora alla seconda parte della riforma, cioè al casermaggio. 

Potrebbe 1' Amministrazione nelle attuali condizioni del bilancio, appena con- 
seguito il pareggio e tenendo ancora iscritte delle cifre in esito per debiti pre- 
cedenti, affrontare la grave spesa per riformare tutto il casermaggio? 

Si potrà conseguire lo scopo di mutare fondatamente 1' attuale casermaggio 
con le risorse normali del bilancio? 

Converrà all' Amministrazione vendere gli attuali letti per comprarne altri, se- 



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— XIV — 

condo le norme più innanzi descritte, senza subire la camorra di chi compra 
roba vecchia? 

Ed ammesso che si avveri questa ultima previsione, sarà conveniente ag- 
gravare V erario dell' Opera, iscrivendo una grossa cifra per casermaggio a de- 
trimento di altri impegni del bilancio? 

Converrà all' Ammintstrazione, non potendo venire in soccorso del caser- 
maggio con le risorse normali, fare una operazione finanziaria per attuare la 
riforma con celerità, onde non andare incontro a vedere per parecchi anni 
1' Ospedale messo per una porzione sul sistema moderno e per 1' altra sul- 
T antico ? 

Io credo che qualunque dei mezzi sopra citati non può essere conveniente 
per T Amministrazione, giacche, o non si otterrebbe la riforma progressiva, ac- 
celerata di questa branca di servizio, ovvero ne soffrirebbe non poco la fi- 
nanza del Pio luogo. 

Una sola via resta, onde compiere con sollecitudine e senza grave spesa la 
riforma accennata, ed è la seguente: 

Bandire gì' incanti con un capitolato redatto in modo da non lasciare scap- 
patoie all' aggiudicatario, e questo scopo si raggiunge presto, quando alla Di- 
rezione degli Ufficii Amministrativi presiede quelf Egregio funzionario che è il 
barone De Marinis, dando il casermaggio per retta giornaliera, per persona e 
giornata di degenza, comprendendovi la lavatura ed il rattoppo. 

Base dell' incanto dovrebb' essere il consumo di casermaggio sulla media 
della spesa e degl' infermi di un decennio , da stabilire questo dato la retta 
giornaliera per fornitura di casermaggio, lavatura e rattoppo da corrispondersi 
al fornitore. 

Mettere per base all' inca nto un campionario completo di letti, e quanto al- 
tro occorre agl'infermi di ambo i sessi coi rispettivi prezzi di acquisto, pagati 
dall' Amministrazione , con 1' obbligo all' aggiudicatario di rinnovare una sala 
per ogni mese. 

Apprezzare, mercè periti scelti di accordo fra l'Amministrazione ed il for- 
nitore, tutto quanto possiede 1' Ospedale e sui prezzi del campionario calcolare 
il valore dei capitale impiegato dal fornitore pel nuovo impianto, giusta il nu- 
mero dei letti completi ed accessorii forniti. 



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— XV — 

La differenza fra i due capitali sarebbe rimborsata al fornitore in tante rate 
mensili con gì' interessi a scalare dal primo all' ultimo mese dell' appalto. 

Come ben vede la S. V. IH. questo sarebbe certamente un mezzo da rifor- 
mare in tempo brevissimo tutto il casermaggio della Pia Opera, senza che l'O- 
pera stessa si aggravi di una spesa ingente, e noti che come ho avuto l'o- 
nore di esporle, in fine dello appalto tutto il materiale sarebbe di esclusiva pro- 
prietà del Pio Luogo, senza essere forzati a ricorrere ad un secondo appalto. 

Aggiungo un' ultima riflessione e poi avrò finito. 

Ammesso che 1' aggiudicatario dovesse spendere per mettere il casermaggio 
nei modi richiesti L. 50,(KJ0 e che il nostro materiale attuale non valesse altro 
che 20,000, le 30,000 lire di differenza spese dall' aggiudicatario sarebbero 
rimborsate in un novennio, mese per mese, importando una maggiore spesa 
mensile di lire 300 circa, ma, scaduto il contratto, 1' Amministrazione si trove- 
rebbe un capitale reale e non nominale di effetti per casermaggio di lire 50,000 , 
giacche, com' è risaputo, l' aggiudicatario in fine dello appalto deve consegnare 
gli effetti come li ha ricevuti, rifacendo i danni ove le condizioni si verificas- 
sero diverse. 

Ed ora conchiudo con una speranza ed un augurio; la speranza, che, se 
ho mancato di senno amministrativo e di forma nella esposizione delle mie 
idee, voglia F Illustrissimo Governo essermi di ausilio, riparandovi con la sua 
saggezza ; F augurio ò che , dopo un accurato esame e quelle modifiche che 
crederà F 111. Governo apportarvi, venga attuato il presente progetto. 

Il Direttore — G. Antonklli 

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