Wednesday, May 29, 2024

GRICE E VIERI LEZZIO n e DI M. FRANCESCO DE' VIERI FIORENTINO, detto il Verino Secondo Per recitarla netf ^4 ce ademi a Fiorentina , nel Confo! afe di M. Federigo StxoYz} l'anno 1580. DOVE SI RAGIONA DELLE IDEE, Et Delle Bellezze. Dedicdtd all' illu fri (? ty Eccellenti^, signor Conte V L 1 s S E Bcntitiogli . IN FIORENZA, Appretto Giorgio Marcfcottt 1 5 8 1. Con licenzi di* ì»*trÌ4ri . ALL'ILLVSTRISSIMO, ET ECCELLENTISS. Signore, llSì?. [onte OLISSE Hmmglì Mto Sig.oJJeruandifìmo • L desiderio mio era in quella itate con leg- gere di nuouo all'Ac- cademia di Firenze fa tisfare in qualche par- te a molti & molti obIighi,che io ten- go con il Magnifico & prudentifTimo Signor Confblo , & con il letteratifli- mo, & graziofiflìmo fuo fratello M. Giouambatilfca Strozzi ; & in oltre fé il mio difeorfo era da querti,& da mol ti altri così intendenti , come gentili {piriti approuato , & giudicato degno di cflere vdito & Ietto da grandi, & da A 2 no- nobili , mandarlo in luce Cotto il pre- giato nome di V.Ecc.Ill. la quale (per quello , che mi ha riferito M.Aleffan- dro Catani , huomo così amatore del vero, come eccellenti^, nell'arte della Medicina) non meno è fèmpre difpo- ila a difendere^ fauorire le lettere,& le virtù, & i loro profeflbri , che ella fi fia nata nobiIe,Sc con nobiliffime per- fbnedi nuouo congiunta, quello dico era tutto il difideno mio Uluftrifs. &c Eccellentifs. mio Signore : ma l'infer- miti mia, & alcuni negozi] di grandif lima importanza, m'hanno in guifa impedito , che non (blamente io non ho potuta leggere quella mia Lezzio- ne,ma ne pure nuederla,&ripulirla,& nondimeno io non poffo, ne debbo mancare di tetitiare m qualche modo a eentiliffimi Strozzi, & alli altri gen- cihfii'mi fpintij& quella mia fatica di* fiderà fiderà la protezzione di V.Ecc.III.ElIa dunque l'accetti con pronto , &c grato animo, come io prontamente, & con ardentifsimo difìderio gnene offero, e raccomando,& come io fpero, cKe el- la fia per fare . Le bacio le mani , &c le difidero da Dio non meno ogni felice contento , che io mi difideri , che ella tenga memoria di me, & di chiunque rama,&: la nuerifce delli amatori delle virtù, &c delle lettere, fènza le quali il mondo altro non {àrebbe,che vn foi tifsimo bofco di tenebre per Tignoran za,& vnafèlua (pauenteuole, &c brut- ta , mercè di vna infinita di vizij , che ci (ì ritrouerrebbero . Dt V*e. I.&* molto Mag, & gentile Senatore afFezzionatifsimo Francefco de V ieri detti il ferino Secondo % 1]V qual parte del del, in qualided Lra l e f empio , onde natura tot fé Quel bel Info leggiadra : in ch'ella ^rolfe Afoffrar quaggiù , quanto la sùpotea ? Qual Ninfa in fonti , mfelue mai qual Dee chiome d'oro fi fino jc Laura fctolfe : Quand'^n cor tante in fé lurtute accolfe f Benché lafomma e di mia morte rea ? Per diurna bellezza m damo mira f chi gli occhi di cosieigiamai non ~>tde. Come foauemente ellagligira , iVon sa come ^morfana, cr come ancide ; chi non sa come dolce ella filtra 0 M orni dolce farla , e dolce ride* LE ZZI O NE DI M. FRANCESCO DE' VIERI» detto il Verino Secondo: Votte fi ragiona delle Idee , & delle 'Bellezza . IL PROEMIÒ. É quefto sì honorato luogo,nel qua le lòno ftati per tanti & tanti anni infiniti [piriti gentili , & vi hanno Magnifico Sig.Confolo,& nobili^ fimi Accademici, & Vditori, con i loro leggiadriflìmi dilcorfi con no minore contentezza, che con iftu- pore trattenuti. Se quefto luogo di co è ordinato prima dalla feliciflì- ma memoria del prudentiflìmo, & magnanimo Gran Du cail G.D.Cofimo de' Medici , & poi mantenuto dal Se- rcniflìmo G.D. Francefco luo figliuolo a quefto fine lòia mente,che molti con la diligenza del dire bene,& co or- namento di parole diuenghino ottimi ambafeiadori , & gentilifiìmi poeti, a vtilita, grandezza, & diletto di que- fìi ftati & di loro S. A. come alcuni fi penfano ; al Filolo- go dunque, il quale più della verità delle cole fpecolabi- li , &deli'az7Ìonihumanetien conto , che del graziolo ragionamento, non apparterrà falire in quefto fteflb luo- go : ma fi bene à quelli,i quali fanno profeflìone di Ora- tori , & di Poeti . Se più oltre l'Accademia fia ancora inftituitai fine che in quefta lingua fi eiprima da ogni perfona letterata ogni maniera di concetto^ onde fi gioui A 4 à 8 Lezzione a quelli, i quali non hanno potuto con altra lingua intcB dere £liarnhzij degli Oratori, & de Poeti, & gli alti co certi Filolòfici . quelli Ioli deono qui l'altre de letterari , & de Filoiolantiji quali da ogni altro penfiero hf.no l'ani mo libero, & nonio,prudemiflìir:i,& giudiziofìrTimi Ac cademici Se Vditori , il quale negli ftudij di Ariitotele, & di Platone iòno tutto occupato à publica vtilità & nel la cura ditanta mia famiglia, ricercandoli alla fpècola- zione delle cole , & al dire acconciamente ozio, & tran- quillità d'animo, con tutto ciò io fon tanto obliato al Magnifico Sig. Confolo , & à M. Giouambatiitaiuo fra- tello, che io non ho potuto mancare di non nlalire dopo molti & molti anni in quello cosi degno luogo per fatis- fare per quanto io potrò a loro Signorie, & a voi altri no- rbili:ìimi,& gentikiliiru Accademici, & Vditori>& perche io non pollo piacerai con la grazia del dire per non ne fa re io proiezione, ne con la fufHzienza della dottrina per le molte Se molte occupa/ ioni, & perturbazioni, ho pen- iamo di compiacerui con la nobiltà, & grandezza del log- getto, del quale io ragionerò,che tiranno l'Idee delle co le, che (I contengono nella mente di Dio, & le grazie, & le bellezze di M. Laura : onde infìeme s'harà più prò fon da, & più chiara intelligenza di quel dottiiìirno , & gra- 2 iofilfimo Sonetto del noiiro M . Francefco Petrarca, il cui principio e queito . „ in qualparte del Cielo, in qual idea 0J Era l'esempio , onde natura tolfe 0, Quel bel yifo leggiadro : in cWella x>lfe 3J MoFtrar quaggiù , quanto lifiùpotea t Preconi Magnanimo Sig. Cordolo , & voi nobili/Timi Accademici & Vditori , che vi degnate predarmi grata ydienza più perche cosi conuiene alla dignità del iogget to,che ènobilifiìmo,&:alloiplendore dell animo volito, che è di gradire le cole alte & diuine, che per alcuna mia iurfizienza di dottrina, & che per alcuna mia grazia di parole • Pi» Del Verino. 9 Per precedere con più facilità, & con più ordinc,io «Huiderò tutto quello mio ragionamento in tre parti; nel la nrima delle quali fi disputerà , & determinerà delle Idee, poiché in quello Sonetto il Poeta cene dà occafio- nemeila feconda per la medefima ragione decorrerò del le bellerze di M. Laura ; quanto pero fa all'intelligenza di quello Sonetto ; nella terza & vltima ( urline che tut- to quello, che da me fi farà detto delle Idee,& deila bel- lezza di queib donna fi conofea elfere, non folo di pare- re de' più gran Filolòfi, quali fono flati Platone , & Ari- stotile : ma ancora di eiYo M.Francefco Petrarcaa del qua le voi fiate cotanto ftudiofi, & il quale cotanto vi e grato quanto ei merita per il ilio graziofiiìimo poema di eifere letto & vdito ) 10 efporrò alcune parole deltcfìo,& mo- flrerrò l'arti^ io, che quefto Poetatiene in ragionare deH'Ic[ee,& della bellezza della (uà donna, & muouerò, & feiorrò alcune dubita'/ ioni . col faucre dunque di co- lui; il quale è la vera iàpicn:?a,& la prima verità darò ho- ra mai principio à quanto io ho propoflo di dire . Intorno al primo punto deiridee,toccheròbre* «ementc tre capi, il primo farà lo efporre con efempi quello, che fi unifichino qtieiìe voci Idee, efempi, fpezie, & vnmerfali , che precedono la moltitudine de partico- lari . il fiondo le lì danno l'Idee, ò nò; poiché Arifloti- le in tanti luoghi cerca di leuarle via , & Platone le con- cerìe quafi in ogni libro delle lue opere, & queito noiiro Poeca. lMtimo capo farà di quante & quali cole fi ritro- uinoi'jdee: da quali tre punti farà facil cola raccorrc quelle ch'elle fi Mano. Quanto al ^r imo la cognizione d'vna cofa in quanto ella Terne per immagine e farne vn'altra, ò à giudicare fé è ben tarta;& ad intenderla à punto, fi domanda elèmpio & modello & Idea,come quel ritratto, che ha nella men- te vn'irtcfice d'vno artihzioio, e mirabile palagio glifer ne à Hrne cosi bene vno, & molti & molti : & à giudica- re i hUXi ic iòno con tutte le regole dell' arte fabbricati ò nò, io Lezzione nò , & quanto e' vi fi accollino : quefti medcfimi efèmpl in quanto e1 rapprefentono le forme, che danno lo effcre fpeziale al foggetto,nel quale le fi riceuono, come le for me nella materia fenfibile & corporale fi chiamano fpe* zie & forme . quefti fteiTì modelli , & quefte fteffe noti* zie delle colè in quato le Tono vniuerfàli di più cofe par ticolari,& di nature vniuerfàli, che ne particolari fi ritro nano, & fono come cagioni di quefte precedédole di pre cedenza di natura,come dell'eterne fecondo i Filofofi, ò ancora di tempo , come delle cofe temporali , & nuoue» anzi l'Idee , & di precedenza di natura , & di tempo fon prima di qua! fi voglia creatura, attefo che quelle fon sé- piterne,& ciò che è fuori della diuina effenza di buono è flato creato di nuouo quado cominciò iltempo,& in que ila maniera le fi domadono da Greci vniuerfàli innanzi a molti particolari , come il modello nell'animo dello Scultore d' vna ftatua, ad efempio del qual ritratto molte & molte fimiglianti ftatue fi poflbn fare . E ben vero,che il modello delh artefici, ò vero Idea , & quello , che da Platone,& da Ariftotile fi concede in Dio, & in vn certo modo ancora nel Cielo, fono tra loro differenti; perche l'Idea dello artefice è prima prela dalle cofe ben fatte da altri, come ancoraridea,& l'immagine, che riluce nello specchio , mercè della cofa , che glie dauanti . ma l'ldea> che è in Dio & nel Ciclo precede alle cofe,& è caulà del le cofe,che d fanno: dipoi l'ldea,che è nello arteficemon è fempiterna non durando fempre l'artefice , ma fi bene quella , che é in Dio & nel Cielo foftanze incorrottibili éc eterne . finalmente l'Idea, ò notizia , che ha l'artefice «Iella cofa ha due modi d'eflère,vno vniuerfale nell'ime! letto poffibile , & l'altro particolare nel fènfo di dentro : il Pittore efempigrazia ha nell'intelletto l'Idea in vni- uerlàle di donna graziofiflima , & nella fantafia di riele- tta , di Laura , ò di qualche altra limile : il Filofofo natu- rale ha qucfto concetto dell'Intorno nell'intelletto , che fa animale ragioneuole & mortale quanto al corpo, & lo info Del Verino. m Inferiori potenze, & immortale quanto alta mente,© ve- ro ragione , & nel fenfo di dentro , quando epji applica quefto concetto à Socrate,ò a Platone , ò à qualcun'uitro particolare : come (ì caua da Ariftotile nel terzo dell'ani ma , & nel principio del primo libro dell'aite del dimo- ftrare. fecondo l'ordine di natura le notme vniueriàli precedono le particolarità fecondo l'ordine dei noftro imparare fi fono ritrouate l'arti, Se le fcicn7C dalla cogni- zione de' particolari di qui peruenendo alla cognizione vniuerfale : come c'infegna il Filolòfo nel primo libro della Metafifica, ò vero lì può dire,che i concetti vniuer- Tali precedono i particolari in chi impara l'artì,& le feien re da altri, che di elfe è perito,& f ciéziato: & poi gli efpe rimenta nelle cofe particolari , le quali formano di loro fteife ne' (enfi i particolari concetti : Ma rifpcrto àgli in- uentori dell'arti , & delle feienze , prima nafeono i con* certi particolari ne' fenfi , che gli apprendono dalle cole come particolari , poi fene fanno gli vniuerfali per opera dell'intelletto agente, i quali rapprefentano le nature vni uerlali, che ne* particolari fono nafeofte. Ma ritornando alla terza differenza, che ètra l'Idee,che lono in Dio, & quelle, che fono nell'animo delli artefici , & de* Filofofi, & delli feienziati : quelle hanno in Dio vn modo di effe- re,che non è ne vniuerfale ne (ingoiare, come in noi, non vniuerfale,perche con la notizia vniuerlale delle colè ftà l'ignoranza de' particolari . può efempigrazia {tare ch'io fappia vniuerlàlmente, che ognuno degli huomini è atto a ridere, & infierire non fappia di quelli, che fono lonta- ni come in Francia, ò in Ilpagna , ò al Perù , ò altroue fé fono atti à ridere, perche io non so fé fonohuomini non gli hauendo mai veduti , ne vditi , come bene dice ancora Ariftotile nel primo capo dell'arte del moftrare; ma in Dio non é lecito porre ignoranza , ò imperfezzio- tie alcuna, non vi fono ancora i concetti particolari : per- che quefti fono del Iònio , che e virtù materiale , & cor- ruttibile , & egli è immateriale & eterno j come confck fon* 1 2 LE Z Z 1 O N E fono 1 nolln Theologi , & come fi di morirà dal Filofofo nell'ottauo de" principi) . reità dunque cheridec,& con certi delle colè (lana in Dio in vn terzo modo più perret to, & tanto eccellente, che in noi,che dall'intelletto no- terò non fi può comprendere , ne con voce alcuna efpli- care ad altri: (è noi potcffimo intendere come Dio in- tenda le cole, l'intelletto noftro farebbe di tanta perfez- ione di quanta è l'intelletto di Dio, come beniflìmo dif fé il gran Comentatore Auerroe nelle lue difputazioni contro ad Algazcle : (blamente fi può dare ad intendere ofciramente con alcuni efempi , vno de quali è queilojfe il fuoco , che è caldo fecondo i Filolorì naturali in otto gradi i\ intenderle , intenderebbe inficine iè clfere parti- cipato fecondo tutti quelli otto gradi da chi fecondo vn grado folojcomc l'acqua tiepida, da chi fecondo due gra di,& cosi decorrendo : Cosi Dio intendendo fé, intende ancora che la (ùa natura è partecipata da tutte le creatu- re^ più & meno, come confeflbno le cole ftelfe, & Ari- stotile nel prime del Cielo al 1. 1 00.& Dante Aldighieri nel principio del primo canto del Paradifo cosi dicédo • „ La gloria di colu'h che tutto mttoue, „ Ver l\nit*erfo penetra & njhlende it In >na parte più, armeno altrove. Et quefto è Tefempio del gran Comentatore Auerroe. Tn'altro efempio e de' Greci . quelli volendo farci com» prendere , come Dio , il quale e vna natura intellettuale indiuifibile intenda infieme le cofe fimilmente indiuifi- bili,come lòn gli Angioli, Si le diuilìbili & corporali, co- me fono 1 corpi celeih , & tutte l'altre di quaggiù , fuori che l'huomo > Se cflò huomo ancora che delfvna, & del- l'altra natura participa, per vn mei/.o iòio, che e' la ileifo natura lua impartitale , ci danno lo elèni pio del punto di mezzo del cerchio, il quale è vaio & indiuifibile, & da ef io denuano infinite linee, & infiniti punti , che le termi- nano . Se quello punto ò vero centro fulfc vna natura in* tcUcuuaie,& fi ia:eiideiTe,mtcadereubc fimUmente le ef ter Del Verino. 15 fer caufà di tutte le lince, che da elio deriuano,& de pun ti che le terminano : cosi Dio a guifa di quello punto in- tendendo fc ftefio, donde deriuano tutte le creature così diuifibili come indiuifibili,& noi iteflì, che partici piamo della condizione & di quefre & di quelle,tutte le inten- de & conolce , & cosi noi fteiTì ; è ben vero, che il punto è con la quantità, & hi fito, ma Dio è foftanza & lepara- to dal (ito & da luogo,(e bene e per tutto come fino a più eccellenti Filoiòh" confeflono come prima vnità , donde è nata ogni moltitudine, & quefto fi caua da Platone nel Par. come prima forma, vltimo fine , & primo principio produmuo del tutto, e tutto quello ancora ccnfefta il me defimo Fiìofofo, parte nel Timeo , & parte nelle lue let- cere,& A riftotelc ancora nel primo del Cielo, nell'otta- 110 de' principij,S: nel 1 2 della Metafifìca j ancora Dio è per tutto come ottimo Rè dell'Vnii.erfo , il quale regge & gouerna col marauielioio ordine , che egli ha di tutte le cole dentro di fé . Et qui èdaauuertire, che le bene Dio fi aììbmiglia al punto del circulo , donde deriuano tutte le creature vgualmenre & immediatamente: non pero tutte lono di vguaie bontà, & perfettione dotate, ma quali più & quali meno ne participano , affine che fra lo- ro fufle cosi marauigliolo ordine, che fa allo ctfere,& al- la bellezza dell' Vniuer(o,& iteftimonianza dellaDiui- na Sapienza, l'vfizio della quale è dare ordine, & mifura a tutte le cole , & ferue per il cala ad alzare con la cogni- zione il noftro intelletto di grado in grado fino a quelli, il quale e l'alta cagion prima, & cosi co l'amore . dal qual amore , ne furge in noi ogni atto piufto & retto concor- rendoci però la Diuina grazia infieme con la fede con la Speranza & con la carità, & con l'altre virtù, & doni : cosi ancora non efiendo tutte le creature vgualmente buone, non fono ancora con vguaie amore in vn certo modo a- mate, & dico in vn certo modo : perche quanto allo atto dell'amare. cosi come Dio èin£nito,così co infinito amo» re tutte l'ama: ma quato a beni che vuole & che dà à eia- fami 14 Lezzione fcuna non già ; ma à qual più , & a qual meno ò men de- gni : fecondo che le cóuiene loro,& parlando degli huo- mini giufti,& che (ì faluano,qucfti nell'altra vita tutti fa- ranno felici & beati in Dio, tra gli Angioli , & in fempi- terno , ma non con vgtial mifura intenderanno , & gode- ranno la Diuina Verità, & Bontà, ma quegli più , che più di qua haranno offeruato ifuoi fanti comandamenti con fauore della grazia & quegli meno,che meno,come fi co uiene alla Diuina giuftitia, & quefte fono quei molti luo ghi ò> molte manfìoni , che fono nella cafa del celcfte pa- 3re,come dirle il vero Maeftro della verità Chrifto Gie- «ù infìeme Dio & huomo , & quello ci lignificò Paulo Apoftolo quando ei diflc , che fi come le ftelle in cielo fon differenti di chiarezza, & di fplendore, cosi faranno i giufti in cielo . Più oltre ancora è da fàpere,che tutte le creature qua- tto furon prodotte per creatione di niente , furon fatte da Dio folo , & immediate : ma poi quelle di quaggiù fi conferuano per fuccefTione di nuoui particolari, concor- rendoci ancora i cieli,& le cagioni di quaggiù, perche la D.Bontà,come ha farte partecipi le creature del bene, & dello edere, così ha volfuto, che ancora elle habbmo vir- tù di dare lo eflere,& qualche perfezzione ad altri , per- che ci feopriffe il fuo amore & i fuoi tanti benefizij,6^fuf fimo tanto più tenuti di amarlo, & di riuerirlo fòpra ogni altra poteftà : potrebbe Dio egli folo produrre ogni di delle creature , & conlèruar le fpezie lènza l'aiuto delle caule feconde , come ci le creò ; ma per le cagioni dette non volle: ne per quefto alcuna mutazione ònouitàfì pone in Dio: perche egli le creò quando ab eterno ei propofè di crearle,c cosiauuerrebbe fè'ne creafle di nuo uo,& come accade dell'anime humane. Platonc,& Ari- stotile pongano la creazione deH'Vniueriò , ma ab eter- no, come Simplicio & San Tommafò attribuirono loro; & come è forza di dire volendo parlare conforme ad al- luce loro autorità, come altrouc io ho dimoftro.il terz» Del Verino^ 19 & vltìmo efempio è de* Latini, i quali hano voluto efpor ci l'vnità dell'Idea , & la fomma Tua eccellenza inficme, & il loro efempio è d'vno feudo d'oro , & di vna gioia di grà valutarquefto fcudo,poniamo per cafò, vale cèto era zie , & la ^ioia vn milione di feudi, fé quefto feudo s'in- tenderle intenderebbe infìeme fé valere cento crazic : & così le intenderebbe per mezzo della fua natura , & non per concetti di argento, & di crazie: così fé la gioia fé co- nofcefle,conof cerebbe quel milione di feudi: ma non per la natura dell'oro,ò dell'argéto,ne per la figura delli leu* di,ò delle crazie,ò d'altra moneta . Iddio è vno feudo ò vna gioia* che racchiude in fé lo eflere,& la perfezzione di tutte le creature , & più in infinito , ma fotto natura di Deità, & così le intende , & cosi in vn modo quanto allo effere di infinità , quanto allo intelletto creato è incom- prenfibile , & quanto al fignificarlo ad altri è ineffabile: perche come fi può dare ad intédere ad altri quello , che per noi non polliamo capire, & quello, che è infinito co- me infinito è incomprenfibile dall'intelletto creato, & fi- nito,& Dio poiché produce ogni cofa di niente ( cosi co me infinita è la proporzione tra il niente, & quello , ch« è attualmente ) cosi è d'infinita poteftà , non folo quanto al durar fempre : ma ancora in vigore . Sino a qui penfcrò , che da voi gentiliflìmi (piriti fi fia intelo benifs. quello, che fignifìchino qfte voci Idea, vni- ucrfale innanzi a molti particolari, & eséplari,fegue hora che io vi proui breuemente, che l'Idee, & efemplari del le cofe fiano nella mente di Dio; la qual verità non io- lamente è confefTata da noftri Theologi,che non poflbno errare cauandola dalle diurne fcritture, doue fi dice, che Dio è {àpientiiTimo,ottimo,omnipotentiffimo, & che in- tende fino i lègreti del cuore : ma ancora fi concede da Platone, & da Ariftotile Principi dellhumana fapienza* Platone nel Parmenide pone nell'vno,& nel primo ente l'Idee, le quali participate & imitate, fono cagioni dello cflerc y & delia moltitudine delle cole : nel Timeo pon* due. t£ Lezzi "one due mondi , il mondo efèmplare , che iòlo con la mente fi comprende da noi : & poi il ienfibile, che fi conofee an cora col fenfò.Nel Conuito due Venere vna intellettua- le,che é ?ordine,& la grazia,che refulta dalla moltitudi- ne delle Idee , l'altra celefte , che confitte nell'ordine di tutte le creature del Cielo , & deirVniuerìo . Cosi Ari- ftotile nel primo della Metafifica dice , che la fapienzaé vna cognizione di tutte le cofe per le prime cagioni , la quale principalmente è in Dio , & di Dio : adunque lè- condo il maeftro ancora di coloro,chc fanno, & che lòno dotti nellhumana Filofòfia le Idee , ò notizie cji tutte le cofe fono in efio Dio Principe deirVniuerib ; nel deci- mo delfEthica dimoftra come à Dio ci aflò migliamo propriamente nell'atto dell'intendere le cole diuine , & ipecolabilii come ancora quefto medefimo ci proua Alef fandro Tuo eipofitore nel proemio Jbpra il primo libro della Priora,ò vero de Sillogi (mi ; & nel duodecimo del laMetafifica ci infognano Ariftotile,& AleiTandro,cheil bene defl'vniuerio è di due maniere , come ancora il be- ne dell'elercito de' foldati , l'vno e elio Capitano degli eferciti, nel quale ftà principalmente il fine, che è la vit- toria, l'altro è l'ordine fenfibile delle file de' foldati, che pende dall'ordine, che quel Generale hi nell'animo: co- ki Dio è bene dell'Vniuerfo in quato è quel ente, & quel bene, che è amato & desiderato (òpra ogni coià,& di più l'ordine intelligibile,che è nella mente di Dio di tutte le creami e,dal quale pende l'ordine ienfibile di elle : Ecco che fecondo Ariftotiie ancora fa di biiògno concedere l'Idee: come ancora con ragione fi può dimoflrarc,e pri- ma fé a Dio fi niega l'atto dell'intendere atto nobilifli- mo, che operazione più nobile le gli può attribuire? cer- to ninna & così fari in tutto oziolo : come bene argo- mentò quello gran Filoiòfo nel decimo libro dell'Etni- ca^ vero de' coltami , & fé egli non intende tutte le co- dina folo le ilcifojò le più nobili,adunque egli làprà me *« di noi , che se incendiamo di molte & moke , come ar^o- Del Verino. 17 argomenta Ariitotile contro ad Empedocle , che voleua che Dio non intendere la difcordia, & le cole diicordan ti : ma folo l'amicizia, & le colè concordi , oltre che le fi concede , che Dio intenda fc ftcflb, fa di bilògno ancora che egli intenda ih eflère caufa dogri altra cola da elfo caufata,& dipendente, & la curia, & cioche pende da eim fa , è oppofto per relazione ; in guila che chi ne intende vno, intende ancora l'altro . Adunque Dio intendendo le fteflò ( come confeflbno Annotile, & il fuo gran Ce- mentatore Auerroe nel duodecimo della iuaMetafifica altefto ?i ) s'intende come caufa vniuerlàle di tutte le, cofe,che da eflò procedono : & cosi intende ancor quel- le, &quefte notizie ibno l'iftefle Idee , & ritratti delle cofe . Finalmente fé le cofe delTvniuerfo Iòn ben goucr- nate , & per i debiti mezzi al loro debito fine condotte , come fi vede , & la natura non intende ; adunque e retta eia chi le intédc,& quelli ò è Dio,ò colà fuperiore à Dio, il che non fi può pure con l'animo fingere, & penfàrc. La D. M. dunque intendendo le cofe,& il bene di ciafeu na,& d quello indinzzandolc,come il làettatore la làetta alberzaglio non conofeiuto da lei, le intende ancora , & le conofee benifiimo; di qui portiamo intendere,comc (b no molto più arroganti quei Filolòfi ; i quali con le loro fofifliche argomentazioni , & perche e' non iànno rilòl- uere alcune obiezioni,ardifcano didire,cheDio non in- tende (è non fé ltefib, & che ei regge, & gouerna tutte le altre colè come la natura lènza intenderle : di qui dico polliamo conofeere , che quefti tali fono molto più arro- gacene non furono quelli huomini così grandi & di cor pò & d'animo, che ardirono mettendo monte (opra mon te di prendere il Cielo: però che quefti così facendo fi penfàuano arriuare à celefti corpi : ma quelli più su pen- landò di peruenire fino à Dio, lo priuono dell'intelligen la delle colè . Chi dunque bene & fottilmcnte confide- rà le autorità,& le ragioni non folo di Platone, ma anco- ra quclle,che fi cauano da AriAoulc,è forzato di confcf- B fare, u 8 L n z z i * o n e Tare, che le Idee & notizie delle cofe fiano veramente in Dio : & ie bene cucilo filofofo in tanti & tanti luoghi, Se della Logica, & dell'Ethica,& della Filoibfia naturale, & della Metafifica s'ingegna di leuarle via , inoltrando che le non fanno ne alla produzione delle cole in alcun ge- nere di caule,ne alla cognizione, & nel duodecimo della Metafifica fi dice , che Dio non intende fé non le itefTò : perche la liia faenza farebbe vile , (e ancora fi cftendeife all'altre cole, le quali rilpetto a lui fon molto vili, & im- perfette : oltre che fé tante , & tante notizie follerò nel ilio intelletto, come le fono nel noftro,e non farebbe firn pliciffuno atto ne pura foftanza, ma vn comporto d'intel- letto, & di forme intelligibili, & cosi non farebbe vgual- mente perfettiflìmo , perche la natura intellettuale in lui harebbe ragione-di potenza, & le forme di atti,& perfez. 7Ìoni : accioche non legnino cotah incouenienti per non dire impietà, & à fine (ì parli conforme ad Arili otele,chc -vuole 3 che in Dio fia laiapienza , & feienza del tutto, fi dee dire,chc quando egli niega l'Idee, le mega nel fen Co cattino & fallo : nel quale l'erano intelc da molti : co- me bene di ciò ciauuertilcono i Greci efpofitori : ma quelli dunque i quali penlano , che l'Idee fiano agenti immediati urincipali,& fuori delFeifenza diuina,s'ingan nono non eifendo congiunte con materia , nella quale lì fondano le qualità fenfibili , con le quali gli agenti natu- rali alterano 1 pazienti: ma bene l'Idee in Dio fono agen ti , che indirizzono le cagioni naturali al bene-, & retta- mente adoperare; cosi chi penfa , che l'Idee eiìendo for- me ieparate fiano Felfenza formale intrinseca delle colè> che fono fuori di Dio prende grande errore : ma non già quelli , il quale crede , che quelle forme, che hanno vno efiere formale diftinto, & multiplice, dipenda da quelle, che hanno l'eHerc vnito nella diuina Eifenza, & che fia- no multiplicate folo virtualmente , come di fopra da me fi è efpoito . E' ancora falfo il penfare , che l'Idee fiano cagioni finali , che terminino le generazioni delle colè : attefo Del Verino. 1,9 attefò che cotali fini s'acquiftono di nuouo, & no prece- dono la generazione, ma fon fini per cóformità in quan- to i fini , à quali terminano le generazioni fi confermano con quelli del mondo ideale , & intelligibile . in vltimo quando fi diccua,che Videe non feruono a conolcerc , & intendere le cofe, perche noi le intendiamo,apprenden- do le fimilitudini da effe per via de'ièntimcnti , & dello intelletto . fi dee dire , che quefto argomento folo con- chiude/che nel noftro intelletto porTibile nò fiano le no- tizie delle cole , dì maniera , che il noftro fàpere fia vn ricordarfi come penfauano i Platonici , percioche l'ani- me noftre fono come tauole non iicritte, & libri no ilcrit ti,doue'ii può fcriuere ogni cognizione , perche fiamo nello flato doue fi va dalla imperfezzione alla perfez- zione , come dal non potere generare al potere, dal non làpere al fapere : ma il primo huomo Adamo cosi come ei fu creato perfetto quanto al corpo , che poteua lubito generare delh altri, così fu creato perfetto quanto all'ani ma, & gli furono infufe da Dio le notizie , & le fpetie di tutte le colè quanto baftaua , acciò potetfe ammaestrare gli altri,& perciò potette porre il nome conueniente an- cora à tutte , come fi dice da Mosé nel Genefi , & tutto quefto conlèntono i Theologi,come SanTommafo nel* la prima parte delia Somma alla dift.^.art^ . Non lì nie ga dunque, che le Idee non fiano in qualche modo in Dio : anzi è neceifario che le vi fiano : come da me fi è dimoftro , & fé in Dio è la làpienza , & cognizione delle colè per la notizia di fé fteifo,che è la prima cagionc,co- me Ariftotile confeifa nel primo della Metafifica, &al- troue Platone nel Timeo,& in molti altri luoghi. Et qua do i Peripatetici opponendoli à quefta fermiiììma & im- portatiilìma verità dicono, che Dio fi auuilirebbe fé egli ìntendelie altro, che le ftcilo. fi dee rifponderc,chc Ari- ftotile per quefto argomento nò niega in tutto & per tut- to la cognizione dell'altre cole da Dio, come li è proua- to, ma la niega in quel modo, che ella è in noi , & che la h z pò- 20 Lezzione gptreb.be concernere in Dio qualche imperfezzionCjCO* me auuerrebbe feUio nello intendere dipcndelfc dalle cof. , che fono fuori di lui, & da effe apprenderle le noti- zie ci oselle , à guifa che facciamo noi 3 anzi la Icienza di Dio, tra Faltrc differenze ha ancora quella per la qua- le ella fi diftingue dalla noìtra : perche la iiia è caufa del- le cofe, & la noitra da elle è cagionata come beniifimo ci in'ccnail gran Comentatorc nel duodecimo libro della Mctarifica j ci quella altiflìma verità non meno è confor- me alla condizione dell'intelletto diuino , che ella (I fìa ad Àriftptile , & à Piatene , i quali tra tutti i filosofanti tengono il preircìpatò : e dico conforme alla condizione di Dio l'intendere per vn mezzo interno,che è la fua di- luna efTenza, perche al primo, & diuino intelletto, come atto puriffimo, & mafTimamcnte non (è gli conuicne rice i-er le fpcv-ìc da akri,ne hauerle in fé fteife multiplicate : ma all'intelletto noftro come pura potenza, & come con giunto à materia corporale a ragione conaicne l'inten- dei per le fpezie & fimiglianze, riceuute da diuerfe co- le , & riformate dall'intelletto agente . cosi ancora l'in— tendono quégli due gran Fìiofofì , come di (opra fi è di- pioftrato di Dio,& come del modo del noftro intendere £ d.J chiara & fi tocca da Platone nel Filebo,doue ei dice, che l'anima npfìra è come vn libro non ifcritto,& che gli fcrittori fono i fenfì,& nel fettimo della republica con lo elèmpio di collii, che è legato in vna fpelonca in guiia che non vede (è non le fimilitudini , & l'ombre delle co- lè, & noi fiiiolto le feorge chiariiTimamente, ci monVa co ipe 1 miprrip dalla notivia delle colè di quaggiù s'alzi al- la cognizione delie cofe diuine , & da Ariitotile nel ter- io dell'anima: deueper viade'fenfi , & rer virtù dello intellètto agente li efpone come noi intendiamo tutte le cofe, & nel icttimo della Metallica fi rende ragione, per rodotte,come determinano beniflìmo i Theolo-- i,& tré' B j ° gli 21 Lezzione tefo che per quello, che è diritto, & retto , fi giudica del torto,&nóalcótrario,comedice Arift.nel 1. dell'anima. Più oltre molti & molti affermano che in Dio ncn fo- no i ritratti degli effetti carnali & fortuiti : perche cfuefti non procedono le non da cagioni indcterminate,& di ra «lo, & la feienza è di quelle cole, che dipendono dalle lo ro proprie cagioni & tèmpre; & fé ciò è vero della faen- za noftra quanto più della feienza diuina . Ma quefti fi ingannano prefupponendo in pnma,cherifpetto a Dio G. dia la fortuna & il cafo , & gli effetti fortuiti : attefo che Pio intende ogni colà, & rilpetto a lui quefti effetti pro- cedono da cagioni certe, ma R bene a noi incerte, & oc- culte, $c fon «épre nelle loro caufe,come Jccliffe del So» . le, Del Verino. 2$ le;& della Luna nelle loro . Si penlàno ancora molti de* Platonici, che nella D.Sapiéza nò (ìano i modelli di quel le colè, che naicono di putrcfaz.ione,comc efèmpiprazia de' vermi, si perch'eglino no pelano che in Dio {ìano i ri tratti delle colè vili, si ancora perche e'fi dano ad intéde- re, che cosi fatte cole nò fi riduchino fotto l'ordine elsé- tiale delle creature : & nódimeno più dalla produzzione di cosi fatte cole per virtù de' lumi, & del calore celefte proporzionato ììamo indotti à venire in quella credè? a, che in Dio fiano Y Idee , che per l'altre cole , perche elio folo sa quitti gradi di calore bilògna alla loro generazio- ne^ formazione, nò altramente che l'eccellente fabbro sàquato caldo dee elfere il ferro per introdurui qualche forma,& per farne qualche colà, come confella il grà Co mét.Auerroe:& pili oltre participàdo quelle colè di qual che forma, & la forma è vn certo bene & certa perfezzio ne della materia,con1e C\ dice nel i.lib.de'princ.all'Si.t. & mercè di lei la materia diuenta qualche cola lpeziale ; per qfte cagioni io mi pélo, che le bene le lìano vili qua- to alla materia, che le siano però di qualche perfezzionc quato alla forma, & pche fon buone a qualche colà, no ci' sedo da Dio,e dalla natura fatta colà alcuna i damo, ma à qualche fine,& a qualche vtilità: Et fé pur alcun voglia te nerc,che ciò che fi genera p putrefazione non fia dell'or dine efséziale delle colè deH'vniuerib, ne di elle fiano le Idee in Dio, nò perciò legue, che nò l'intenda per l'Idee di'qlle fpezie più rimili, & che fono dell'ordine elséziale del Modo, quale di quefte due rifpoile fia nò lòio più co forme alla dottrina de' più eccell. Filoforanti, ma ancora (& qfto impòrta all'honore della D.M.& alla làlute nra) io mene rimetto in quello, & in ogni altra cola da me pé fata,detta,ò fcntta,à più giudiziofi,e lbpra tutto à quello, che netiene,e determina la S.M.Chiela Cat.Ap.& Rom. Più oltre della materia prima non e dicono alcuni Idea» non eiìèndo ella forma,ne di lùa natura colà formata, mi ; Dio intendédo le forine, infieme intéde il loro foggetto; . B 4 t'iwls 24 Lezziome finalmente de* generi delle cofe non fi pone diftinta Idea > confiderata come elèmpio dall'Idea delle fpczie : non fi ritrouando mai i generi fuori delle lorofpezie. Da tutto cjuello , che da me C\ è ragionato dell'Idee fi può raccorre quello , che le fiano , dicendo , che le non iòno altro, che la ilella Diuina efienza non alfolutamett- te, ma in quanto le fono fimilitudini , ò ragioni delie Tue creature , & come quella , che è partecipata da efle lotto diuerfi gradi di più , ò meno perfezione , mercè ancora delle quali di tutte le cole ne ha ottima prouidenza. Puoflì ancora quella dirHnizione dell'Idee con quella ra gione procedente per diu ifione cosi ritronare,& confer- mare, argomentando in quella maniera . O Dio intende le cole, che fono fuori della lua diuina eilen7a,ò nò. non fi può dire, che non l'intenda, perche egli intende le ilef lo, & cosi fc eifere caula d'ogni cola,adunquc egli inten- de ancora ciò che è fuori di lui . il dire, che non intenda aflblutamente, farebbe non folo fomma impietà , ma an- cora vna delle maggiori bugie,che fi poteife dire, perche qual più eccellente operazione Te gli può attribuire, che lo intendere ? più oltre le Dio produce le cofe bene , Se bene le regge,& gouerna; adunque ancora l'intende , al- tramente da vn'intelletto liiperiore iàrebbe retto & gui- dato, come gli linimenti dallo artefice, che sà,& incende quello ch'ei fa con eifi,& eglino nò : e dunque colà chia» ra & fermiilìma verità,che Dio intende, & non lolamuc le fteflb,ma ancora l'altre cofe,ch'egh produce, & gouer na,e di più quelle,che nò ha prodotte,& polche Dio l'in fède, e conofce,ò e' fa quello p vn mezzo chefia fuori di le fteflo,ò che fia in lui . fé fuori di le follò, ò le fono for me co la materia, parlando delle cole matenali,ò le lòno fpezie,& fimilitudini attratte dalla materia, no è ragione noie dire , che in alcuno di qfti modi Dio le intéda si per che'I Tuo lapere dipéderebbe dalle cole come il noflro,6c no farebbe in tutto perfetto, si ancora poi in particolare , perche le egli incédeife le forme, come difterici nella ma «cri* Del Verino. 2f tenia ad ette voltandola, no farebbe proportione tra il fuo irttelletto,che è atto puro,& le forme materiali . noi an- cora non conofciamo le cole fé non per mezzo delle fpe zie attratte dalla materia & fpiritali, come fono i Icnfi,& molto piti l'intelletto, fi. vilmente non lì dee credercene Dio intenda le forme materiali per le fpczie attratte dal- la materia, & dalle fiic condizioni , perche ò le lòno tali per opera dell'intelletto adente, & cosi lopraDiobiìò- gnerebbe porre vn piu nobile intelletto, che lo reduceffe dalla potenza dello intendere , & del lapere allo atto , & la dia fcicn7a non farebbe fempiterna, ma nuoua, ò vera- mente quefte forme aitratte,5: fuori di Dio,fòno di loro natura tari, *: cosi Dio nello intendere dependerebbe da altri , & non farebbe perfetti/fimo : in niun modo adun- que Dio intende le cole per il mezzo che fia fuori di lui. Kefta che lì vegga come ei le conofea per vn mezzo, che fia dentro di lui ; dico adunque che ò que^e ìono le for- me,& le fyezie delle cole,ò elfa diuina elfcnza, fé le fpc- zie delle colè, ò con la materia , & cosi egli farebbe ma- teriale, Se non in tu ito ottimo, & pur: filmo atto ,ò lènza materia come le immagini fono nello fpecchio , il quale fé fulfe natura intelligente per effe intenderebbe le cole, che iono fuori di lui;m quello modo ancora non è da di- re,che Dio intenda le creature : però che egli non fareb- be atto purilTimo , ma vn comporto della natura intellet- tuale,come potenza & di effe forme,come atti, fìmilmen te non farebbe in tutto ottimo, & perfettiilìmo : perciò fi dee conchiudere, che Dio intenda tutte ie cofè,che lbno fuori di lui per la fùa diuina clfenza,& non per effa come infmìta:perche cosi intende le iìefio, il quale è inrmito,fic le creature fono finite ; & quale più & quai1 meno parti- cipa dello efferc, & della perfezzione: adunque l'Idee in Dio non fono altro, che eflà diuina ellènza,come rap- prefentatrici al D. intelletto delle creature , & fecondo che ne partecipano più ò meno . AgoiHno Santo nelli- %ro dcÙ'otcStatre ouiitioni alla quiitione 46 le dirHnifcf CQH 26" L E Z Z IO N E cosi dicendo,che le fono certe fornicò rigioni ftabili,& v fempiterne,& no fono formate,& fi contengono nella di . ulna intelligenza, & che le h di ino lo prona cosi, perche . il Creatore con retta ragione fa le cofe,& co altra l'huo- mo,& con altra il cauallo : & che le non pollino effer fuo ri del Creatore è manifefto , dice , perche fuori di lui ei . non cótéplaua cofa alcuna. L'Angelico Dottore S.Tom- mafo d'Aquino, la cui dottrina è cotanto reale, ficura, & fanta, ancor egli nella prima parte della Soma alla q. 1 5. tiene,che glie ncceflario porre l'Idee nella méte diuina : che le fono più, & che le non fono altro, che ella Diuina cifenz.a non allolutamente confiderata : ma in quanto è efempio , & ragione delle cole create da Dio > 6 che pò- . trebbe creare . Speditomi nella prima parte, dal ragionamento dell'Idee, leguita hora,che in quella feconda io difeorra alquanto delle bellezze di M. Laura, quanto però appar- tiene all'intelligenza di quefto Sonetto , doue fa di bifo- gno primieramente intendere,quello che fi fia la bellez- , fca, dipoi di quante fpezie,& terzo in quello, che le con- uenghino tra loro , & in quello che le fiano differenti . Quanto al primo punto la bellezza non è altro , che vna certa proporzione & grazia, che reliilta da più cofe,onde per il contrario le colè brutte fon tutte quelle , che fono fproporzionate nelle loro parti,& condizioni,& fenza al cunagrazia.-quetta difHnizione è più prelto pre(a da prin cipij interni iolamente, de quali ella è compofta, che al- tramente, come fono in cambio di forma proporzione & grazia,& in cabio di materia più parti, ò più condizioni : legno di ciò che vna colà fola , come vn'elemento non fi domanda bello . Puollì ancora difKnire la bellezza più perfettamente dicendo,che ella è vn fiore, & vna grazia, ò fplendpre.di più bontà,& perfezzioni vnite, che è arde tifììmaméte difiderata. dicefi fiore,grazia,& (plédore per 4i^inguerl4 dal iuo eontiario,,chc. e la bruttezza compo- fta Del Verino. 27 fta di più perfezzioni defettiuc vnitc , ma {proporziona- te, & difcordanti . Più oltre fi aggiugnc in più bontà , perche come fi é detto vna colà in tutto femplice,& come fcmplice confi- derata non fi domanda bella, ancora che come partecipe della forma Tua iemplice fia buona,come fi è'dato l'efem- pio d'vno elemento . Terzo ho detto ardentiflìmamente difidcrata, perche cosi ancora la bellezza Ci diilingue dal bene come bene, che none cotanto amato & difiderato, & quando pure alcuna forte di bene fia troppo amato, co . roc dagli auari fono le ricchezze, dagli ambiziofi gli ho- nori , dal vulgo i piaceri del fenfo, & che Ci dice e' ne fo- no innamorati , quefto auuiene per certa fimilitudine di ecceiliuo amore . di qui fi poflbn cauare le ragioni di al- cune òccultilìime verità . Tvnaè, che la materia prima perche e lòftanza femplice , & non è buona, non eflendo • forma,ma lbggetto atto à riccuere le forme > non è bella, ne brutta, & fi dee dire propriamente non bella,& nò buo na,& quella medefima cófideratacome informata di tut- te le forme séza ordine, & proporzione è buona: ma bruì ta, & come informata delle forme con ordine & propor. 7ione é beila & buona . l'altra nafeoià verità è , che Dio perche è Comma bontà, & perche con iòmma , & infinita proporzione & graziale contiene tutte in vn modo per- fettiflimo , perciò è la fomma, & infinita bellezza,& me- rita di eflere amato con ardentifììmo , & infinito amore, 6 Ce gli amanti delle terrene & create bellezze fentono marauigliofi diletti lenza alcuno difpiacere quando le ri mirano come e3 vogliono : quanto più lenza coinpara- 7 ione ne fentono delimcreata,& diurna bellezza gli An gipli sii in Cielo , & l'anime beate in eflètto , & quaggiù ì giufti & gli eletti per ifperanza . In vltimo fi può aggiugnere alla predetta difhnizione & dire della bellezza veduta : perciochc fino à tanto che la cofà bella no è veduta, ò con l'occhio corporale, ò eoo quello dell'anima, eh e la mente, niuno iène innamora. Onde i8 L E Z Z I O N È OndeilnoftroM. Francefco Petrarca quando le bellez- ze della ina donna gli dauano di!piacere,fi doleua d'ha- uerla guardata dicendo . j, Occhi pianate accompagnate il core , Jt Che divoftiofalltr morte foftiene . Et Guido Caualcanti nella lua così dotta,come ofeura Canzone dell'amore dice, che viene da veduta forma, che s'intende. Quanto al fecondo punto, che era delle fpezie dell'ai more quante & quali le fìano . fé vogliamo feguire il pa- rere di M. Marfilio Ficini , il quale più copioiamente, & più fottilmente, chealcun'altro de' Platonici , ha ragio- nato d'Amore fopra Famorofo Cóuito di Platone fi dee dire, che le fono di tre maniere , vna dell'animo , qhe fi conoicc con la mente , l'altra del corpo,che fi feorge cori la villa, & vna delle voci, la quale fi comprende co l'vdi- to,ma fé fi riguarda à quello , che fi è detto dell'Idee , & della bellezza con Platone, & con Ariftotele di fopra, & alle parti principali dell'huomo,pare che le bellezze fie- ro folo di due maniere, vna del corpo, che fi conofee col lenfo della vifta>& con l'occhio corporale; & l'altra dello animOjche fi contempla con l'occhio dell'anima, che è la méte.Ét volendo difendere il noterò M. Marfilio {pudo- re apprellb di noi Latini della Platonica Filofofia fi può dire, che la diuifione di Platone nelle due Venere , cioè nella intelligibile,& nella lènfibile, & le quali in quanto (ì confiderono ncll'Vniuerfò,iòno da Ariitot'ile chiama- te ordine delle cofe intelligibili in Dio, & ordine ienfibi le nelle ipezie del mondo fuori di Dio , fi può dico dire* che quclta diuifione è prefa dalle oppoite bellézze, atte- (o che vna è immateriale & in Dio,raltrafcnfib;1e,& tuo ri della diiiina eiìenza,cos'i è preia da due diuerie poten- te, che fono in noi, & queite (òno l'intelletto & il (enfo. MailFicino via la diuifione, & ibeto diuifione infieme ▼olendo dire cosi che iàbellezza, & mafiìmamente con- Édérata neU'iiuomo>ò nella donna, è ò dell'animo folo,^ dei Del Verino. 29 4.el corpo lòlo, ò dciranimo,& del corpo infìeme : quale è la bellezza, & la grazia delle voci, & de1 gentili ragio- namenti ; perciochc in quanto concionano all'orecchio &all'vdito corporale, &con moto corporale dell'aria, é bellezza corporale , ma in quanto a' gentili concetti,c nobili affezzioni, Se disij, che le fignifìcano,che fono nel- l'animo, e bellezza interna & dell'animo . Puofli ancora dire, che le bellezze eflenziah del mondo grande, & del piccolo, che e lhuomo, fono di due maniere vna intelli- gibile^ l'altra iènfibile 5 delle quali quefta cosi è fcala, & mezzo à quella, come il séfo ierue nelle cófiderazioni all'intelletto . ma per accidente poi, perche all'intelletto in noi non iolo ièruc la vifta,ma ancora rvdito,perciò an cora ci fu di bilbgno della bellezza & grazia delle voci 5 Et le alcuno dicerie fefonoeuenzialmente di due forti di bellezze, ò di Venere vna intclligibile,& l'altra iènfi- bile : donde nafce,che alcuni de* maggiori Platonici pon gono tre forti d'Amori , vno beftiale , che è il defiderio grande, che moki hanno di goder la bellezza fenfibile co diletto carnale del tatto ; l'altro humano col quale dama la medefima bellezza con honeftà , ò per dir meglio con minore errore fermandoli in efla; & il terzo amore è in- tellettuale & diuino & perfetto , perche termina alle di- urne bellezze, le quali iole co le tre diuine perfòne fono il vero oggetto fruibile, parea ragioneuole,che quanti io no gli amori tante fiano le Venere,ò vero le bellezze ei- iendo queite cagioni dell'amore . più oltre fi può cerca- re da qualche bello ipirito , perche la bellezza fi chiami madre dell'amore , & non padre ? & perche la fi chiami col nome di femmina, fendo cola perfetta, & l'amore col nome di maftio, che è imperfetto,& cógiunto con la po- uertà, ò mancamento . Al primo dubbio fi dee riipondcre,chc fecondo i duoi oggetti dell'amore eflenziali, che fono la bellezza f enfi- bile & l'intelligibile, fono ancora due amori foli il ienfi- biie,& l'intelligibile ; ma per accidente poi;perche alcu- « *6 Lezzi o' ne ni hanno dell'animale, & del bruto feguédo i piaceri del Ieri lo :diquìé che l'amor loro è lènlùale , & brutale in- fieme . Al (econdo dico ( rimettendomene a più lottili , •& à più intelligenti ) che la bellezza fi domanda madre & non padre, & con nome di femmina,& non di maftio, perche la bellezza lenza l'amante atto a innamorarli , & lenza il dilcorrerui intorno è cagione imperfetta dell'a- more, come la femmina fenza il maftio non può ancor el la generare , ne le ftelle fenza il Iole , Venendo hora al terzo capo dico, che la bellezza intelligibile, & la fenfibi le conuengono primieramente in più condizioni, poiché tutte e due lbn grazie, fiori , & fplendori, tutte e due fo- no di più perfezzioni,& in pili forme, ò beni fi fondano , &noninvnfolo. Terzo tutte e due iòno oggetti di po- tenze cognoicitrici , & quarto fono difiderate di amoro- {b, & vehementilfimo difiderio . Sono lecondariamente uuette due Venere ò bellezze tra loro differenti primie- ramente perche vna è di cofe Ipiritali , l'altra corporali : dipoi vna fi comprende con l'intelletto, Faitra col fènfo . Terzo vna ne guida Tempre al bene operare,che è l'intel Iettuale bellezza, l'altra talhora ne fa cadere in rei diade rij,& in più fozzi fatti per difetto però di noi, & queita è lalènfibile. quarto l'intelligibile non fi conofee da noi per fé fterTa,& chiaramente, che le fi vedelfe chiaramen- te, molto più ci accenderebbe di amorolò defiderio, che ella non fi, il vederli chiaraméte tocca folo alla bellezza del corpose però ella lòia ardentimmaméte da noi è ama ta : come ne moitral'eiperienza in ogni fecolo, come ne fanno ampiflìma tede i'Iftorie,& il Petrarca nel Trionfo d'Amore , & come bene dice il Diuino Platone nel Fe- dro .& la cagione perche la bellezza fia lommamente amata, & difiderata e perche il bene è colà amabile, & di- fidcrabilc , più beni molto più , & le vi è la grazia ancora in fommo,& ardentifiìmamentc . In quella vltinia parte di quclto mio difeorfo fi dee da me lpiegare il raara-iglielò ordine , che uenc in queft* So- Del-Verino. 51 ■Sonetto M . Francesco Petrarca in celebrare le bellezze della dia Madonna Laura , & 'fi dcono efporre alcu- ne voci deltefro : accioche & l'artifizio , & tutto quel- io , che qui dal Poeta è detto della Tua donna, s'inten- da chiariflimamente , & fi deono muouere Se iicior- re alcune dubitazioni per difefa di quello , che fi fa- :rà detto. Quanto all'artifizio, ò vero ordine io ci auuertifco tre -cole la prima che il Poeta primieramente nel primo qua dernario ragiona delle cagioni delle bellezze della tua M. Laura & poi nell'altro quadernario.^ ne due terzetti -parla delle bellezz e , ieguendo in ciò l'ordine di natura, fecondo il quale le cagioni precedono i loro effetti . La feconda cola che io ci noto è , che queflo Poeta lo- dando le gmzie di lei compitamente dalle loro più pre- diate cagionile celebra prima dalle cagioni anteceden- ti, che fono l'ideale bellezza , il cielo, & la natura, dipoi dalla ca^ione,che accompagna quella f uà donna, che è il iiio viiòcon legge & maeftria fatto dalla natura : & ter- zo da quella, che fegue, che è il fine, che fegue all'opera beila,& e per moitrar quaggiù in terra quàto lafsù potea. Vedete,vedete vi prego giudiziofiflimi Accademici, co- me compitamente , & con ordine efàlti le bellezze della lui amata : conforme al compimento di ciafcuna cofa , il quale ftà nello hauer tre parti il principio , il mezzo , & il fine, come con tre prcue ci dimoftra Ariftotile nel pri- mo del Cielo, cioè dell'autorità di grandinimi Filofo» fanti, quali furono i Pitagorici , dai numero che fi via in ogni religione di honorare Dio , che é il numero ternario , & dal perfetto modo di parlare de' Greci al quale gli induceua la natura delle cofe . La terza & vltima cola , che fi dee auuertire intorno all'ordine , che tiene M.Francefco in quelto & leggia- dria.& aitifìziofifs. Sonetto in celebrare le marauiglioiè bellezze della fu a donna è, che egli procede nel fecon- do quadernario > & ne* due ternari; in quefta maniera te- ff Lezzione facendofi in prima dalla bellezza del corpo più alta,qua- le e quella deile chiome corrilpondenti a quella del So- le di Cielo , dipoi fegue di dire della occulta, conforme in qualche parte à quella del Sole diurno, & mutàbile, & terzo diicende alle bellezze delle parti più bafle,& pri ma alla bellezza, & leggiadria delli occhi, che con la vi- lla fi comprende , & poi della bocca diuidendola in tre : vna , che ancide per pietadc , & confitte nel dolce lòfpi- rare : l'altra nel dolce efprimcre de* concetti : l'altra nel ridere dolcemente : & tutte e tre appartengono alla bocca polla; di lòtto a gli occhi, & quelli Iorio nel mez mezzo tra quella , & il capo, donde efeono i capelli. Da tutto quello , che io ho detto, potete ingegnofiflìmi Accademici conofcere,chc quello noilro Poeta non con minore ordine, &artifìzio,che con grazia, Sgmaeflà cele bra,& ammira le bellezze, & le grazie del bel vifo di M. Laura, & infieme di qui fi può da voi fapere come cosi le bellezze, come ogn'altro bene, s'ha da Dio fonte d'ogni bontà , & d'ogni bellezza per mezzo de* celefli lumi , & della diuina,& ideale bellezza . Quanto all'elpofizione delle voci più ofeurc la prima fia quella qllo,che il Poeta nitida [ per parte del Cielo;] alcuni dellielpofitori del Petrarca per parte del Cielo dicono,che egli intefe le flelle parti più denfe de' celefli corpi, come i nocchi in vn legno , & che egli parla come Platonico,tenendo, che l'anime noftre follerò tutte crea te ad vn tratto , & ciaf cuna furie alìegnata alla Tua ftella ; come racconta Platone nel Timeo: ma a me piace di cfporre per parte del Cielo , tutta quella parte ò flellata, ò non iftellata , la quale con debito modo riguardaua il luogo doue fu ingenerata, & doue nacque quella fi bella donna j attelb che dalla debita fituazionc delle flelle in cotal parte , come da caufe vniucrfàli nacquero le grazie di lei : come vogliono gli Aftrologi , & cosi piace anco- ra à quello noflro Poeta , come fi può vedere in quella £iuzone, il cui principio è queilo . MJ Tdctr D£L VERTNO. j| 0> Tacer nonpcffo, e temo non adopre 0, Contrario effetto la mia Imgua al core l doue nella quinta itanza ei dice . „ 1/ dì che coftei nacque eran UJlelle , ,, Cheprodvcon fra voi feliii effetti j, 1/7 luoghi altt er eletti „ Vvna -ver l'altra con amor conuerfe . In quefta parte del Cielo : come in cagione efficiente, mediante il lume & il moto era il bel viio di M. Laura , & nell'Idea come in eiempio [ onde natura tolfe. ] Puoi" fi per natura intendere la forma delli agenti naturali : i quali prendono il modello dell'operare bene da Dio,in quanto da elfo fono bene indirizzati fé bene non inten- dono; O vero per natura fi dee elporre Dio itelfo,donde dipende tutta la natura , nel qual lignificato ancora Tin- tele Ariitotile quando nel primo del Cielo ei dice , che fa natura fece bene a lpogliare il corpo celeite da ogni contrarietà, da che douea elìere eterno,fecondo che e^lì lì pensò, piìi pretto guidato da ragioni humane,che dalle infallibili verità , che altramente ci moitrano . Più oltre leguitando [ per vn cuore doue fono unte virtudi accolte ] il Petrarca intende non il cuore , che è parte corporale prima dell'altre : ma o Tanimo,che rifie- cie nel cuore,nel qual ientimento vfìamo di dire io ho in bocca cioche io ho nel cuore, ò vero per l'vno & l'altro : anelò che formalmente il cuore èl'iiteifo appetito ienfi- tiuo : del quale la virtù é moderatrice, & delle parti ma- teriali gli fpiriti fono il foggetto delle fpezie di effe virtà come conofeiute, come d'ogni altra cola, che fi conofee. Quanto alle dubitazioni qui dirà qualche ingegnolb fpirito come può cilere, che il leggiadro vilo di M. Lau» ra fulfe in qualche parte del Cielo , & in qualche Idea ì attefo che il bel vilo di lei era cola particolare, & il Cic- lo, & l'Idea lòn cagioni vniuerfaii . Dipoi come celebrali Petrarca la bellezza della fu» donna , & dice , che la fomma e di fua morte rea ; attclà C cht 54 L E Z Z I O N E che fé le grazie dell'animo, & quelle del corpo di lei fon congiurate contro di luì , & afpirano à darli morte , fon crudeli, & unto più fi deono biafimare,chc lodare quan- to la morte è cola rea,& la vita cola buona . Et finalmen- te come può Ilare , che il dolce rifò di lei,i dolci foipiri, & il dolce parlare, fiano cagioni, che amori iani,& anci- da, che iòno effetti contranj , e douerrebbero nafcere da contrarie cagioni, di maniera che fé i dolci fofpiri, il dol ce parlare , & il dolce rilo 3 danno all'amante la fanità & la vita ; Tamaro iòlpirare , ragionare t & ridere lo faran- no infermare, & lo condurranno à morte . Al primo dubbio & primieramente quanto al Ciclo di co, che egli fi può confiderare in due modi,in uno da per le lenza le cagioni particolari di quaggiù, & fenza la par- ticolare materia, & in vn'altro inficine con quelli agenti, & con quella materia jnel primo modo è vero, che il Cie- lo no può eiTerc cauta delle cole particolari, come di par- ticolari leoni, cani , & huomini , altramente in damo fa- rebbe data da Dio la virtù del generare à quefti inferio- ri agenti , nel fecondo modo è ben vero : attefo che ogni mouimento di quaggiù fino all'alterazione, perlaquale lì diipone la materia,& fi generano le cole pende dal mo uimento & da lumi deJ celefti corpi, come ne inoltra co- si l'clperienza, come Aristotile ancora nel lècondo della generazione, & della ccrruzzione,& nel primo della Me theora,oltre che la ragione il medefimo ci confermale - ro che fé i Cieli con il loro moto,& con il loro lume non cor correderò gli agéti di quaggiù alla produzzione del- le cole generali, non conosceremo come Dio fia la prima & vniuerf ale cagione di tutte le colè , & al Cielo che in- terne con l'intelligenze participa molto più della bontà, che le creature di quello mondo inferiore, farebbe nega- ta la virtù di comunicarla ad altri, & all'altre creature mcn buone conceduta,& l'vno & l'altro farebbe non me no inconueniente che fal(o . Secondariamente quanto all'Idee , le quali fono in Dio » dico che fé bene le fono ca- Del Verino. $5- cagioni vniuerfali delli effetti in if pezic da per loro con- fidente , nondimeno con gli agenti particolari, & con la particolare materia , fono ancora cagioni particolari . Puoflì ancora dire che l'Idee, fé fi considerano come for« me in Dio che è caufa vniuerfale, in quefta maniera, ioti caule delli effetti Ipeciali , & vniuerfali . ma fé le fi con- templano in Dio come cofa che è maftimamente in atto come ancora i particolarità quella maniera Dio intende più prefto in particolare, che in vniuerfale, & cosi ancora ne è cagione . più oltre che cofà non iòlo fallà,& empia, ma ancora ridicola farebbe quella de* Fiiofòfanti, fé cre- deflero,che Dio ch'e l'ottima, Scleccellentifs. cagione, e che le foftanze particolari, fono più pertette,che Tvniuer (ali, come fi dimoftra da Ariftotile nel capitolo della fo- ftanza > & nondimeno più prefto fi penlàifero che Dio producefTe rvniuerfali,cheleparticolaii,& che più pre- fto di quelle,che di quefteteneffe cura,perciò vfizio è di huomo fàuio, pio, & amatore del vero , tenere , che Dio & in vniuerfale, & in particolare fìa autore delle cole, & tanto più in particolare , che in vniuerfale : quanto così fono più perfette,che in quel modo,& cosi deono crede- re dello intendere di Dio : & chi non sa rifoluere le ar- gomentazioni più forti, che in contrario fono itate ritro- uate da fottili ingegni, dee più prefto in ciò confeffare lz fiia ignoranza , che per non fare quefro , che farebbe fe- gno di modeftia incorrere in quelli tre grandiflìmi vizij di ftoltizia , di menzogna, & d'impietà . Alla terza & vkima difficultà fi può rifpódere, che gli effetti contrarij poifon nafeere da vn medefìmo agente,ò da due agenti contrarij'. da vn medefìmo in più modi, ò perche egli fìa diuerfamente difpotto, ò i fuoi finimenti, ola materia, ò perche in diuerfitépiafpiriàdiuerfìfini. può vn medefìmo agente effere diuerfamente difpofto,& così cagionare diuerfì eftetti,come il gouernatore & mae ftro di naue con la f uà pref enza , & con 1 arte fùa faiua la iauc dalle fortune del mare, & de' corlali , & con la (uà C a alfe* ;£ Le 2 z ione fllTcn?! , ò non fapendo ben farti , è caufa del contrario • umilmente fé vn medelìmo agente fi lèrua di linimenti diuerfi, farà diuerfe operazioni & contrarie, con le tana- glie esépi grazia vn legnaiuolo caua gli aguti d'vn legno, & col martello ve gii ficca , vn'eccell. pittore le ha buon pennellij& buon colori fa vna bella figura, le altramente brutta . Che più oltre vn'iftelfo agente , mercè della di- vertita della materia faccia contrarij effetti , è chiaro di qui perche il Sole indurifee la terra, che e tenera per ef- iere mefcolata con l'acqua, & intenerire la cera. aelFaz. zioni humane vn'iftelfo Capitano delli elèrciti Ce ha per fine la vittoria per quella Rcpubl.per la quale e5 combat- te la può conlèguire . fé la perdita & la rouina ancora di cotanto male può eifere caufa ; & cosi la diuerfità de' fini è caufa ancora , che da vna medemna cagione effettrice nafehino diuerfi effetti, in vltimo,che duoi contrarij,có- trarij effetti preduchino è chiaro, il bene accende in noi desiderio di le il eifo,& di qui è che ci muouiamo per ac- quiftarlo,il male cagiona l'odio, & il fuggirlo. dalla fanità procedono le operazioni naturali Se buone,dairinfermi- tà fono impediti, & fatte imperfette, da queita diftinzio- ne è manifefto come il dolce lòfpirare, parlare, & ridere dell'amata dia la làmta all'amante, fendo li ella con que- fte gra7ie prefente, e l'infermi, e dia morte con la fua ai- lènza, poi come contrarie cagioni il dolce lòfpirare,par-» lare & ridere , el fare tutto que :o con afprezza & sgar- batamente, ne lègue ò la lanità & la vita, o la malattia, 8c la morte nello amante , effetti contrarij da contrarie ca- gioni procedenti. Da tutto quefto mio ragionamento può ciafeuno di ▼oi gentiliduni , & accortitììrni Accademici , & Vditori haucrecomprelò, chcilnoltro M. Francelco Petrarca non con minore altezza ni concetti , ne con manco beilo ordine hi celebrate le bellezze & le gra? ie delia t uà M. Laura,che con maeità & grazia di parole, ateeiò che egli «el primo quadernario di quello Sonetto l'eiàlta da tut- Del Verino. %f te le principali^ più degne cagioni,come tra le irrumen tali è il Cielo con 1 fuoi più benigni lumi , i quali in luo* ghi alci & eletti fi ridonarono il di che cortei nacque , tra l'elemplari l'Idea d'vna graviofilTima Donna, tra le agenti la natura prima, ò vero eifa prima , & iuprema ca- gione d'ogni colà buona , & d'ogni rara bellezza , tra le formali più notabilità grazia & la Ieggiadna,& tra le ma renali il vifo di queita iva donna . Confederando più ol- tre, che quello & dotto & gentil Poeta nel lecondo qua- dernario lèguita, ma più particolarmente ài renderci ma rauigliofele bellezze di M.Laura,celebrandole fuechio me, con agguagliarle al finiiììmo ore nel colore, & nello fplendore , & preponendole alle chiome fparie all'aura di qual lì voglia Ninfa , che (ì ritroui ne' fonti,& di qual fi voglia Dea habitatrice delle lelue , & credo io , che à più eleuati ingegni intenia di lodarla di carità attribuì» ta alle Ninfe , le quali l'ardore delle carnali dilettazioni eitinguono con queita angelica virtù, non altraméte,che il fuoco iìa eitinto dall'acqua . cosi voglia Ibpra modo li- gnificarci , che ella ha in se raccolte le virtù in eccellen- za , il che e colà rara & folitaria come quelli , che per attendere alle diuine fpecolazioni , fuggono le conucr- fazioni, Se li riducono ad habitare ne' Dolchi, & nel- le felue. nelmedefimo quadernario magnifica le virtù di queita dia donna dal gran numero , che ella n'ha rac- colte nel fuo animo , quafi volendo dire , che doue nel- l'altre belle ne è vna , e óuq, ò poche più in lei iòn tutte . cosi dalleilremo poterebbe l'hanno in lui,che è di con- durlo à morte per l'infinite , & grandiilune pailìoni , eoa le quali tutta la f uà vita è mole-Hata , & quello perche egli non teneua modo , ne anfora in amarle, onde el- la molte volte le gli moitraua disdegnofa , & adirata; & quefto li recaua infiniti tormenti , come per il contra- rio le benigne accoglierne vq contento,^ vn allegrézza lenza termine » Tcn# $8 Lezzione Terzo & vltimo più in particolare ci efprimc le gra- fie & la forza di alcune parti di queftabelliiTima, & le?- giadriflìmà Donna: le quali grazie dico iono di alcu- ne parti del corpo , come degli occhi,del cuore , & del- la bocca , & ci annunziano vna maggiore grazia , che è quella del Tuo bell'animo, quella degli occhi è di- vina, & confifbepiù che in altro nel girargli con fua- uità , & perche per gli occhi molto fi lcuoprono altrui , le qualità dell'animo : come i più dotti de Fifìonomi ci dimoftrano,& refperienzaftefla : di quìè,che dalmo- uimento fòaue & gentile degli occhi , fi può prendere fpedito argomento del fuo bell'animo dal lòfpirare fi- milmente confoauità, fi conofee vn'animo appaflìona- tOi ma con certa moderanza comeauuicne in chi mo- dera gli affetti col freno , & con la legge della retta ra- gione . Le grazie finalmente della bocca Tono il dolce parlare , che ci dinota vna moderanza nell'appetito ira- labile, che ci ìùole per la bellezza , ò per qualche bene^ che è m noi più che in altri inluperbire , & il dolce riio dolcezza & piaceuolezza nel conuerfàre , O D i o immortale con quanta arte ci fai tu quaggiù in terra & inquefta materia vedere la tua Bontà, & le tue bellezze, & con quanto ftupore cosi dottamente , & con tanta leggiadria di parole quefto Poeta ce le ha cfprefTe & cantate in quefto Sonetto : perche non ho io potuto con quell'altezza di concetti , con quel maraui- gliofo ordine, & con quella maeftà di parole, che fi conueniua , & che io più defidcrauo difeorrerne digniil fimi Accademici , & Vditori ? perche dico non ho io potuto così celebrarle alla prelènza voftra ? mercè credo io della debolezza del mio intelletto, & della rozzez- za del mio dire , con le quali imperfezzioni è piaciu- to alla DiuinaProuidenza cheiofia, acciò più illuftre & chiare apparifehino leperfezzioni, & le grazie di molti altri, &atfine che io comprenda, che tanto più fi Del Verino. 0 ri fono obbligato della grata vdienza , che come corte* fiiTimi mi hauete data , quanto meno mi II conuc- niua , & perciò con tutto lo affetto del cuore ve ne ringrazio • * * * IO HO DETTO» Il Fini,

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