Wednesday, May 29, 2024

Grice e Vieri

 LEZZIO n e 

DI    M.    FRANCESCO 

DE'  VIERI  FIORENTINO, 

detto  il  Verino  Secondo 

Per  recitarla  netf ^4 ce ademi a  Fiorentina  , 

nel  Confo! afe  di  M.  Federigo  StxoYz} 
l'anno  1580. 

DOVE  SI  RAGIONA  DELLE  IDEE, 
Et   Delle   Bellezze. 

Dedicdtd  all' illu fri (?  ty  Eccellenti^,  signor 
Conte  V  L 1  s  S  E  Bcntitiogli . 


IN    FIORENZA, 
Appretto  Giorgio  Marcfcottt  1  5  8  1. 

Con  licenzi  di*  ì»*trÌ4ri . 


ALL'ILLVSTRISSIMO, 

ET  ECCELLENTISS. 

Signore, 

llSì?.  [onte  OLISSE  Hmmglì 

Mto  Sig.oJJeruandifìmo  • 

L  desiderio  mio  era  in 
quella  itate  con  leg- 
gere di  nuouo  all'Ac- 
cademia di  Firenze  fa 
tisfare  in  qualche  par- 
te a  molti  &  molti  obIighi,che  io  ten- 
go con  il  Magnifico  &  prudentifTimo 
Signor  Confblo ,  &  con  il  letteratifli- 
mo,  &  graziofiflìmo  fuo  fratello  M. 
Giouambatilfca  Strozzi  ;  &  in  oltre  fé 
il  mio  difeorfo  era  da  querti,&  da  mol 
ti  altri  così  intendenti ,  come  gentili 
{piriti  approuato ,  &  giudicato  degno 
di  cflere  vdito  &  Ietto  da  grandi,  &  da 
A     2        no- 


nobili ,  mandarlo  in  luce  Cotto  il  pre- 
giato nome  di  V.Ecc.Ill.  la  quale  (per 
quello ,  che  mi  ha  riferito  M.Aleffan- 
dro  Catani ,  huomo  così  amatore  del 
vero,  come  eccellenti^,  nell'arte  della 
Medicina)  non  meno  è  fèmpre  difpo- 
ila  a  difendere^  fauorire  le  lettere,& 
le  virtù,  &  i  loro  profeflbri ,  che  ella  fi 
fia  nata  nobiIe,Sc  con  nobiliffime  per- 
fbnedi  nuouo  congiunta,  quello  dico 
era  tutto  il  difideno  mio  Uluftrifs.  &c 
Eccellentifs.  mio  Signore  :  ma  l'infer- 
miti mia,  &  alcuni  negozi]  di  grandif 
lima  importanza,  m'hanno  in  guifa 
impedito ,  che  non  (blamente  io  non 
ho  potuta  leggere  quella  mia  Lezzio- 
ne,ma  ne  pure  nuederla,&ripulirla,& 
nondimeno  io  non  poffo,  ne  debbo 
mancare  di  tetitiare  m  qualche  modo 
a  eentiliffimi  Strozzi,  &  alli  altri  gen- 
cihfii'mi  fpintij&  quella  mia  fatica  di* 

fiderà 


fiderà  la  protezzione  di  V.Ecc.III.ElIa 
dunque  l'accetti  con  pronto ,  &c  grato 
animo,  come  io  prontamente,  &  con 
ardentifsimo  difìderio  gnene  offero,  e 
raccomando,&  come  io  fpero,  cKe  el- 
la fia  per  fare .  Le  bacio  le  mani ,  &c  le 
difidero  da  Dio  non  meno  ogni  felice 
contento ,  che  io  mi  difideri ,  che  ella 
tenga  memoria  di  me,  &  di  chiunque 
rama,&:  la  nuerifce  delli  amatori  delle 
virtù,  &c  delle  lettere,  fènza  le  quali 
il  mondo  altro  non  {àrebbe,che  vn  foi 
tifsimo  bofco  di  tenebre  per  Tignoran 
za,&  vnafèlua  (pauenteuole,  &c  brut- 
ta ,  mercè  di  vna  infinita  di  vizij ,  che 
ci  (ì  ritrouerrebbero . 

Dt  V*e.  I.&* molto  Mag,  &  gentile 

Senatore  afFezzionatifsimo 

Francefco  de  V ieri  detti 
il  ferino  Secondo  % 


1]V  qual  parte  del  del,  in  qualided 
Lra  l  e f empio ,  onde  natura  tot  fé 
Quel  bel  Info  leggiadra  :  in  ch'ella  ^rolfe 
Afoffrar  quaggiù  ,  quanto  la  sùpotea  ? 
Qual  Ninfa  in  fonti ,  mfelue  mai  qual  Dee 
chiome  d'oro  fi  fino  jc  Laura fctolfe  : 
Quand'^n  cor  tante  in  fé  lurtute  accolfe  f 
Benché  lafomma  e  di  mia  morte  rea  ? 
Per  diurna  bellezza  m  damo  mira  f 

chi  gli  occhi  di  cosieigiamai  non  ~>tde. 
Come  foauemente  ellagligira  , 
iVon  sa  come  ^morfana,  cr  come  ancide  ; 
chi  non  sa  come  dolce  ella  filtra  0 
M  orni  dolce  farla  ,  e  dolce  ride* 


LE  ZZI  O  NE 

DI  M.  FRANCESCO  DE'  VIERI» 

detto  il  Verino  Secondo: 

Votte  fi  ragiona  delle  Idee ,  &  delle 
'Bellezza . 


IL  PROEMIÒ. 

É  quefto  sì  honorato  luogo,nel  qua 
le  lòno  ftati  per  tanti  &  tanti  anni 
infiniti  [piriti  gentili ,  &  vi  hanno 
Magnifico  Sig.Confolo,&  nobili^ 
fimi  Accademici,  &  Vditori,  con  i 
loro  leggiadriflìmi  dilcorfi  con  no 
minore  contentezza,  che  con  iftu- 
pore  trattenuti. Se  quefto  luogo  di 
co  è  ordinato  prima  dalla  feliciflì- 
ma  memoria  del  prudentiflìmo,  &  magnanimo  Gran  Du 
cail  G.D.Cofimo  de'  Medici ,  &  poi  mantenuto  dal  Se- 
rcniflìmo  G.D.  Francefco  luo  figliuolo  a  quefto  fine  lòia 
mente,che  molti  con  la  diligenza  del  dire  bene,&  co  or- 
namento di  parole  diuenghino  ottimi  ambafeiadori ,  & 
gentilifiìmi  poeti,  a  vtilita,  grandezza,  &  diletto  di  que- 
fìi  ftati  &  di  loro  S.  A.  come  alcuni  fi  penfano  ;  al  Filolo- 
go dunque,  il  quale  più  della  verità  delle  cole  fpecolabi- 
li ,  &deli'az7Ìonihumanetien  conto  ,  che  del  graziolo 
ragionamento,  non  apparterrà  falire  in  quefto  fteflb  luo- 
go :  ma  fi  bene  à  quelli,i  quali  fanno  profeflìone  di  Ora- 
tori ,  &  di  Poeti .  Se  più  oltre  l'Accademia  fia  ancora 
inftituitai  fine  che  in  quefta  lingua  fi  eiprima  da  ogni 
perfona  letterata  ogni  maniera  di  concetto^  onde  fi  gioui 

A    4        à 


8         Lezzione 

a  quelli,  i  quali  non  hanno  potuto  con  altra  lingua  intcB 
dere  £liarnhzij  degli  Oratori,  &  de  Poeti,  &  gli  alti  co 
certi  Filolòfici .  quelli  Ioli  deono  qui  l'altre  de  letterari , 
&  de  Filoiolantiji  quali  da  ogni  altro  penfiero  hf.no  l'ani 
mo  libero,  &  nonio,prudemiflìir:i,&  giudiziofìrTimi  Ac 
cademici  Se  Vditori ,  il  quale  negli  ftudij  di  Ariitotele, 
&  di  Platone  iòno  tutto  occupato  à  publica  vtilità  &  nel 
la  cura  ditanta  mia  famiglia,  ricercandoli  alla  fpècola- 
zione  delle  cole  ,  &  al  dire  acconciamente  ozio,  &  tran- 
quillità d'animo,  con  tutto  ciò  io  fon  tanto  obliato  al 
Magnifico  Sig.  Confolo ,  &  à  M.  Giouambatiitaiuo  fra- 
tello, che  io  non  ho  potuto  mancare  di  non  nlalire  dopo 
molti  &  molti  anni  in  quello  cosi  degno  luogo  per  fatis- 
fare  per  quanto  io  potrò  a  loro  Signorie, &  a  voi  altri  no- 
rbili:ìimi,&  gentikiliiru  Accademici, &  Vditori>&  perche 
io  non  pollo  piacerai  con  la  grazia  del  dire  per  non  ne  fa 
re  io  proiezione,  ne  con  la  fufHzienza  della  dottrina  per 
le  molte  Se  molte  occupa/ ioni, &  perturbazioni,  ho  pen- 
iamo di  compiacerui  con  la  nobiltà, &  grandezza  del  log- 
getto,  del  quale  io  ragionerò,che  tiranno  l'Idee  delle  co 
le,  che  (I  contengono  nella  mente  di  Dio,  &  le  grazie,  & 
le  bellezze  di  M.  Laura  :  onde  infìeme  s'harà  più  prò  fon 
da,  &  più  chiara  intelligenza  di  quel  dottiiìirno  ,  &  gra- 
2 iofilfimo Sonetto  del  noiiro  M  .  Francefco  Petrarca, 
il  cui  principio  e  queito  . 

„   in  qualparte del  Cielo,  in  qual  idea 
0J  Era  l'esempio  ,  onde  natura  tolfe 
0,  Quel  bel  yifo  leggiadro  :  in  cWella  x>lfe 
3J  MoFtrar  quaggiù ,  quanto  lifiùpotea  t 
Preconi  Magnanimo  Sig.  Cordolo ,  &  voi  nobili/Timi 
Accademici  &  Vditori ,  che  vi  degnate  predarmi  grata 
ydienza  più  perche  cosi  conuiene  alla  dignità  del  iogget 
to,che  ènobilifiìmo,&:alloiplendore  dell  animo  volito, 
che  è  di  gradire  le  cole  alte  &  diuine,  che  per  alcuna  mia 
iurfizienza  di  dottrina,  &  che  per  alcuna  mia  grazia  di 
parole  • 

Pi» 


Del  Verino.        9 

Per  precedere  con  più  facilità, &  con  più  ordinc,io 
«Huiderò  tutto  quello  mio  ragionamento  in  tre  parti;  nel 
la  nrima  delle  quali  fi  disputerà  ,  &  determinerà  delle 
Idee, poiché  in  quello  Sonetto  il  Poeta  cene  dà  occafio- 
nemeila  feconda  per  la  medefima  ragione  decorrerò  del 
le  bellerze  di  M.  Laura  ;  quanto  pero  fa  all'intelligenza 
di  quello  Sonetto  ;  nella  terza  &  vltima  (  urline  che  tut- 
to quello,  che  da  me  fi  farà  detto  delle  Idee,&  deila  bel- 
lezza di  queib  donna  fi  conofea  elfere,  non  folo  di  pare- 
re de'  più  gran  Filolòfi,  quali  fono  flati  Platone  ,  &  Ari- 
stotile :  ma  ancora  di  eiYo  M.Francefco  Petrarcaa  del  qua 
le  voi  fiate  cotanto  ftudiofi,  &  il  quale  cotanto  vi  e  grato 
quanto  ei  merita  per  il  ilio  graziofiiìimo  poema  di  eifere 
letto  &  vdito  )  10  efporrò  alcune  parole  deltcfìo,&  mo- 
flrerrò  l'arti^  io,  che  quefto  Poetatiene  in  ragionare 
deH'Ic[ee,&  della  bellezza  della  (uà  donna,  &  muouerò, 
&  feiorrò  alcune  dubita'/ ioni .  col  faucre  dunque  di  co- 
lui; il  quale  è  la  vera  iàpicn:?a,&  la  prima  verità  darò  ho- 
ra  mai  principio  à  quanto  io  ho  propoflo  di  dire  . 

Intorno  al  primo  punto  deiridee,toccheròbre* 
«ementc  tre  capi,  il  primo  farà  lo  efporre  con  efempi 
quello, che  fi  unifichino  qtieiìe  voci  Idee,  efempi,  fpezie, 
&  vnmerfali ,  che  precedono  la  moltitudine  de  partico- 
lari .  il  fiondo  le  lì  danno  l'Idee,  ò  nò;  poiché  Arifloti- 
le  in  tanti  luoghi  cerca  di  leuarle  via  ,  &  Platone  le  con- 
cerìe quafi  in  ogni  libro  delle  lue  opere,  &  queito  noiiro 
Poeca.  lMtimo  capo  farà  di  quante  &  quali  cole  fi  ritro- 
uinoi'jdee:  da  quali  tre  punti  farà  facil  cola  raccorrc 
quelle  ch'elle  fi  Mano. 

Quanto  al ^r imo  la  cognizione  d'vna  cofa  in  quanto 
ella  Terne  per  immagine  e  farne  vn'altra,  ò  à  giudicare  fé 
è  ben  tarta;&  ad  intenderla  à  punto,  fi  domanda  elèmpio 
&  modello  &  Idea,come  quel  ritratto, che  ha  nella  men- 
te vn'irtcfice  d'vno  artihzioio,  e  mirabile  palagio  glifer 
ne  à  Hrne  cosi  bene  vno,  &  molti  &  molti  :  &  à  giudica- 
re i  hUXi  ic  iòno  con  tutte  le  regole  dell'  arte  fabbricati  ò 

nò, 


io       Lezzione 

nò ,  &  quanto  e'  vi  fi  accollino  :  quefti  medcfimi  efèmpl 
in  quanto  e1  rapprefentono  le  forme,  che  danno  lo  effcre 
fpeziale  al  foggetto,nel  quale  le  fi  riceuono,  come  le  for 
me  nella  materia  fenfibile  &  corporale  fi  chiamano  fpe* 
zie  &  forme  .  quefti  fteiTì  modelli ,  &  quefte  fteffe  noti* 
zie  delle  colè  in  quato  le  Tono  vniuerfàli  di  più  cofe  par 
ticolari,&  di  nature  vniuerfàli,  che  ne  particolari  fi  ritro 
nano,  &  fono  come  cagioni  di  quefte  precedédole  di  pre 
cedenza  di  natura,come  dell'eterne  fecondo  i  Filofofi,  ò 
ancora  di  tempo ,  come  delle  cofe  temporali ,  &  nuoue» 
anzi  l'Idee  ,  &  di  precedenza  di  natura ,  &  di  tempo  fon 
prima  di  qua!  fi  voglia  creatura,  attefo  che  quelle  fon  sé- 
piterne,&  ciò  che  è  fuori  della  diuina  effenza  di  buono  è 
flato  creato  di  nuouo  quado  cominciò  iltempo,&  in  que 
ila  maniera  le  fi  domadono  da  Greci  vniuerfàli  innanzi 
a  molti  particolari ,  come  il  modello  nell'animo  dello 
Scultore  d' vna  ftatua,  ad  efempio  del  qual  ritratto  molte 
&  molte  fimiglianti  ftatue  fi  poflbn  fare .  E  ben  vero,che 
il  modello  delh artefici,  ò  vero  Idea ,  &  quello ,  che  da 
Platone,&  da  Ariftotile  fi  concede  in  Dio,  &  in  vn  certo 
modo  ancora  nel  Cielo,  fono  tra  loro  differenti;  perche 
l'Idea  dello  artefice  è  prima  prela  dalle  cofe  ben  fatte  da 
altri,  come  ancoraridea,&  l'immagine,  che  riluce  nello 
specchio  ,  mercè  della  cofa ,  che  glie  dauanti .  ma  l'ldea> 
che  è  in  Dio  &  nel  Ciclo  precede  alle  cofe,&  è  caulà  del 
le  cofe,che  d  fanno:  dipoi  l'ldea,che  è  nello  arteficemon 
è  fempiterna  non  durando  fempre  l'artefice  ,  ma  fi  bene 
quella ,  che  é  in  Dio  &  nel  Cielo  foftanze  incorrottibili 
éc  eterne .  finalmente  l'Idea,  ò  notizia  ,  che  ha  l'artefice 
«Iella  cofa  ha  due  modi  d'eflère,vno  vniuerfale  nell'ime! 
letto  poffibile ,  &  l'altro  particolare  nel  fènfo  di  dentro  : 
il  Pittore  efempigrazia  ha  nell'intelletto  l'Idea  in  vni- 
uerlàle  di  donna  graziofiflima ,  &  nella  fantafia  di  riele- 
tta ,  di  Laura ,  ò  di  qualche  altra  limile  :  il  Filofofo  natu- 
rale ha  qucfto  concetto  dell'Intorno  nell'intelletto  ,  che 
fa  animale  ragioneuole  &  mortale  quanto  al  corpo,  &  lo 

info 


Del  Verino.        m 

Inferiori  potenze,  &  immortale  quanto  alta  mente,©  ve- 
ro ragione  ,  &  nel  fenfo  di  dentro  ,  quando  epji  applica 
quefto  concetto  à  Socrate,ò  a  Platone ,  ò  à  qualcun'uitro 
particolare  :  come  (ì  caua  da  Ariftotile  nel  terzo  dell'ani 
ma ,  &  nel  principio  del  primo  libro  dell'aite  del  dimo- 
ftrare. fecondo  l'ordine  di  natura  le  notme  vniueriàli 
precedono  le  particolarità  fecondo  l'ordine  dei  noftro 
imparare  fi  fono  ritrouate  l'arti,  Se  le  fcicn7C  dalla  cogni- 
zione de'  particolari  di  qui  peruenendo  alla  cognizione 
vniuerfale  :  come  c'infegna  il  Filolòfo  nel  primo  libro 
della  Metafifica,  ò  vero  lì  può  dire,che  i  concetti  vniuer- 
Tali  precedono  i  particolari  in  chi  impara  l'artì,&  le  feien 
re  da  altri, che  di  elfe  è  perito,&  f ciéziato:  &  poi  gli  efpe 
rimenta  nelle  cofe  particolari ,  le  quali  formano  di  loro 
fteife  ne'  (enfi  i  particolari  concetti  :  Ma  rifpcrto  àgli  in- 
uentori  dell'arti ,  &  delle  feienze  ,  prima  nafeono  i  con* 
certi  particolari  ne'  fenfi ,  che  gli  apprendono  dalle  cole 
come  particolari ,  poi  fene  fanno  gli  vniuerfali  per  opera 
dell'intelletto  agente,  i  quali  rapprefentano  le  nature  vni 
uerlali,  che  ne*  particolari  fono  nafeofte.  Ma  ritornando 
alla  terza  differenza,  che  ètra l'Idee,che  lono  in  Dio,  & 
quelle,  che  fono  nell'animo  delli  artefici ,  &  de*  Filofofi, 
&  delli  feienziati  :  quelle  hanno  in  Dio  vn  modo  di  effe- 
re,che  non  è  ne  vniuerfale  ne  (ingoiare,  come  in  noi, non 
vniuerfale,perche  con  la  notizia  vniuerlale  delle  colè  ftà 
l'ignoranza  de'  particolari .  può  efempigrazia  {tare  ch'io 
fappia  vniuerlàlmente,  che  ognuno  degli  huomini  è  atto 
a  ridere,  &  infierire  non  fappia  di  quelli,  che  fono  lonta- 
ni come  in  Francia,  ò  in  Ilpagna ,  ò  al  Perù  ,  ò  altroue  fé 
fono  atti  à  ridere,  perche  io  non  so  fé  fonohuomini 
non  gli  hauendo  mai  veduti ,  ne  vditi ,  come  bene  dice 
ancora  Ariftotile  nel  primo  capo  dell'arte  del  moftrare; 
ma  in  Dio  non  é  lecito  porre  ignoranza ,  ò  imperfezzio- 
tie  alcuna,  non  vi  fono  ancora  i  concetti  particolari  :  per- 
che quefti  fono  del  Iònio ,  che  e  virtù  materiale ,  &  cor- 
ruttibile ,  &  egli  è  immateriale  &  eterno  j  come  confck 

fon* 


1 2         LE   Z   Z   1    O    N   E 

fono  1  nolln  Theologi ,  &  come  fi  di  morirà  dal  Filofofo 
nell'ottauo  de"  principi) .  reità  dunque  cheridec,&  con 
certi  delle  colè  (lana  in  Dio  in  vn  terzo  modo  più  perret 
to,  &  tanto  eccellente,  che  in  noi,che  dall'intelletto  no- 
terò non  fi  può  comprendere  ,  ne  con  voce  alcuna  efpli- 
care  ad  altri:  (è  noi  potcffimo  intendere  come  Dio  in- 
tenda le  cole,  l'intelletto  noftro  farebbe  di  tanta  perfez- 
ione di  quanta  è  l'intelletto  di  Dio,  come  beniflìmo  dif 
fé  il  gran  Comentatore  Auerroe  nelle  lue  difputazioni 
contro  ad  Algazcle  :  (blamente  fi  può  dare  ad  intendere 
ofciramente  con  alcuni  efempi ,  vno  de  quali  è  queilojfe 
il  fuoco  ,  che  è  caldo  fecondo  i  Filolorì  naturali  in  otto 
gradi  i\  intenderle ,  intenderebbe  inficine  iè  clfere  parti- 
cipato  fecondo  tutti  quelli  otto  gradi  da  chi  fecondo  vn 
grado  folojcomc  l'acqua  tiepida,  da  chi  fecondo  due  gra 
di,&  cosi  decorrendo  :  Cosi  Dio  intendendo  fé,  intende 
ancora  che  la  (ùa  natura  è  partecipata  da  tutte  le  creatu- 
re^ più  &  meno,  come  confeflbno  le  cole  ftelfe,  &  Ari- 
stotile nel  prime  del  Cielo  al  1. 1 00.&  Dante  Aldighieri 
nel  principio  del  primo  canto  del  Paradifo  cosi  dicédo  • 

„  La  gloria  di  colu'h  che  tutto  mttoue, 

„    Ver  l\nit*erfo  penetra  &  njhlende 

it  In  >na  parte  più,  armeno  altrove. 
Et  quefto  è Tefempio  del  gran  Comentatore  Auerroe. 
Tn'altro  efempio  e  de'  Greci .  quelli  volendo  farci  com» 
prendere ,  come  Dio  ,  il  quale  e  vna  natura  intellettuale 
indiuifibile  intenda  infieme  le  cofe  fimilmente  indiuifi- 
bili,come  lòn  gli  Angioli,  Si  le  diuilìbili  &  corporali,  co- 
me fono  1  corpi  celeih  ,  &  tutte  l'altre  di  quaggiù  ,  fuori 
che  l'huomo  >  Se  cflò  huomo  ancora  che  delfvna,  &  del- 
l'altra natura  participa,  per  vn  mei/.o  iòio,  che  e' la  ileifo 
natura  lua  impartitale ,  ci  danno  lo  elèni  pio  del  punto  di 
mezzo  del  cerchio,  il  quale  è  vaio  &  indiuifibile,  &  da  ef 
io  denuano  infinite  linee,  &  infiniti  punti ,  che  le  termi- 
nano .  Se  quello  punto  ò  vero  centro  fulfc  vna  natura  in* 
tcUcuuaie,&  fi  ia:eiideiTe,mtcadereubc  fimUmente  le  ef 

ter 


Del  Verino.        15 

fer  caufà  di  tutte  le  lince,  che  da  elio  deriuano,&  de  pun 
ti  che  le  terminano  :  cosi  Dio  a  guifa  di  quello  punto  in- 
tendendo fc  ftefio,  donde  deriuano  tutte  le  creature  così 
diuifibili  come  indiuifibili,&  noi  iteflì,  che  partici  piamo 
della  condizione  &  di  quefre  &  di  quelle,tutte  le  inten- 
de &  conolce  ,  &  cosi  noi  fteiTì  ;  è  ben  vero,  che  il  punto 
è  con  la  quantità,  &  hi  fito,  ma  Dio  è  foftanza  &  lepara- 
to  dal  (ito  &  da  luogo,(e  bene  e  per  tutto  come  fino  a  più 
eccellenti  Filoiòh"  confeflono  come  prima  vnità  ,  donde 
è  nata  ogni  moltitudine,  &  quefto  fi  caua  da  Platone  nel 
Par.  come  prima  forma,  vltimo  fine  ,  &  primo  principio 
produmuo  del  tutto, e  tutto  quello  ancora  ccnfefta  il  me 
defimo  Fiìofofo,  parte  nel  Timeo  ,  &  parte  nelle  lue  let- 
cere,&  A riftotelc  ancora  nel  primo  del  Cielo,  nell'otta- 
110  de'  principij,S:  nel  1 2  della  Metafifìca  j  ancora  Dio  è 
per  tutto  come  ottimo  Rè  dell'Vnii.erfo  ,  il  quale  regge 
&  gouerna  col  marauielioio  ordine  ,  che  egli  ha  di  tutte 
le  cole  dentro  di  fé  .  Et  qui  èdaauuertire,  che  le  bene 
Dio  fi  aììbmiglia  al  punto  del  circulo  ,  donde  deriuano 
tutte  le  creature  vgualmenre  &  immediatamente:  non 
pero  tutte  lono  di  vguaie  bontà, &  perfettione  dotate, ma 
quali  più  &  quali  meno  ne  participano  ,  affine  che  fra  lo- 
ro fufle  cosi  marauigliolo  ordine,  che  fa  allo  ctfere,&  al- 
la bellezza  dell' Vniuer(o,&  iteftimonianza  dellaDiui- 
na  Sapienza,  l'vfizio  della  quale  è  dare  ordine,  &  mifura 
a  tutte  le  cole ,  &  ferue  per  il  cala  ad  alzare  con  la  cogni- 
zione il  noftro  intelletto  di  grado  in  grado  fino  a  quelli, 
il  quale  e  l'alta  cagion  prima, &  cosi  co  l'amore .  dal  qual 
amore  ,  ne  furge  in  noi  ogni  atto  piufto  &  retto  concor- 
rendoci però  la  Diuina  grazia  infieme  con  la  fede  con  la 
Speranza  &  con  la  carità, &  con  l'altre  virtù,  &  doni  :  cosi 
ancora  non  efiendo tutte  le  creature  vgualmente  buone, 
non  fono  ancora  con  vguaie  amore  in  vn  certo  modo  a- 
mate,  &  dico  in  vn  certo  modo  :  perche  quanto  allo  atto 
dell'amare. cosi  come  Dio  èin£nito,così  co  infinito  amo» 
re  tutte  l'ama:  ma  quato  a  beni  che  vuole  &  che  dà  à  eia- 
fami 


14       Lezzione 

fcuna  non  già  ;  ma  à  qual  più  ,  &  a  qual  meno  ò  men  de- 
gni :  fecondo  che  le  cóuiene  loro,&  parlando  degli  huo- 
mini  giufti,&  che  (ì  faluano,qucfti  nell'altra  vita  tutti  fa- 
ranno felici  &  beati  in  Dio,  tra  gli  Angioli ,  &  in  fempi- 
terno ,  ma  non  con  vgtial  mifura  intenderanno ,  &  gode- 
ranno la  Diuina  Verità, &  Bontà,  ma  quegli  più  ,  che  più 
di  qua  haranno  offeruato  ifuoi  fanti  comandamenti  con 
fauore  della  grazia  &  quegli  meno,che  meno,come  fi  co 
uiene  alla  Diuina  giuftitia,  &  quefte  fono  quei  molti  luo 
ghi  ò>  molte  manfìoni ,  che  fono  nella  cafa  del  celcfte  pa- 
3re,come  dirle  il  vero  Maeftro  della  verità  Chrifto  Gie- 
«ù  infìeme  Dio  &  huomo  ,  &  quello  ci  lignificò  Paulo 
Apoftolo  quando  ei  diflc ,  che  fi  come  le  ftelle  in  cielo 
fon  differenti  di  chiarezza,  &  di  fplendore,  cosi  faranno 
i  giufti  in  cielo . 

Più  oltre  ancora  è  da  fàpere,che  tutte  le  creature  qua- 
tto furon  prodotte  per  creatione  di  niente  ,  furon  fatte 
da  Dio  folo ,  &  immediate  :  ma  poi  quelle  di  quaggiù  fi 
conferuano  per  fuccefTione  di  nuoui  particolari,  concor- 
rendoci ancora  i  cieli,&  le  cagioni  di  quaggiù,  perche  la 
D.Bontà,come  ha  farte  partecipi  le  creature  del  bene,  & 
dello  edere,  così  ha  volfuto,  che  ancora  elle  habbmo  vir- 
tù di  dare  lo  eflere,&  qualche  perfezzione  ad  altri ,  per- 
che ci  feopriffe  il  fuo  amore  &  i  fuoi  tanti  benefizij,6^fuf 
fimo  tanto  più  tenuti  di  amarlo,  &  di  riuerirlo  fòpra  ogni 
altra  poteftà  :  potrebbe  Dio  egli  folo  produrre  ogni  di 
delle  creature ,  &  conlèruar  le  fpezie  lènza  l'aiuto  delle 
caule  feconde  ,  come  ci  le  creò  ;  ma  per  le  cagioni  dette 
non  volle:  ne  per  quefto  alcuna  mutazione  ònouitàfì 
pone  in  Dio:  perche  egli  le  creò  quando  ab  eterno  ei 
propofè  di  crearle,c  cosiauuerrebbe  fè'ne  creafle  di  nuo 
uo,&  come  accade  dell'anime  humane.  Platonc,&  Ari- 
stotile pongano  la  creazione  deH'Vniueriò ,  ma  ab  eter- 
no, come  Simplicio  &  San  Tommafò  attribuirono  loro; 
&  come  è  forza  di  dire  volendo  parlare  conforme  ad  al- 
luce loro  autorità,  come  altrouc  io  ho  dimoftro.il  terz» 


Del  Verino^        19 

&  vltìmo  efempio  è  de*  Latini,  i  quali  hano  voluto  efpor 
ci  l'vnità  dell'Idea  ,  &  la  fomma  Tua  eccellenza  inficme, 
&  il  loro  efempio  è  d'vno  feudo  d'oro  ,  &  di  vna  gioia  di 
grà  valutarquefto  fcudo,poniamo  per  cafò,  vale  cèto  era 
zie  ,  &  la  ^ioia  vn  milione  di  feudi,  fé  quefto  feudo  s'in- 
tenderle intenderebbe  infìeme  fé  valere  cento  crazic  :  & 
così  le  intenderebbe  per  mezzo  della  fua  natura ,  &  non 
per  concetti  di  argento, &  di  crazie:  così  fé  la  gioia  fé  co- 
nofcefle,conof  cerebbe  quel  milione  di  feudi:  ma  non  per 
la  natura  dell'oro,ò  dell'argéto,ne  per  la  figura  delli  leu* 
di,ò  delle  crazie,ò  d'altra  moneta  .  Iddio  è  vno  feudo  ò 
vna  gioia*  che  racchiude  in  fé  lo  eflere,&  la  perfezzione 
di  tutte  le  creature  ,  &  più  in  infinito  ,  ma  fotto  natura  di 
Deità,  &  così  le  intende  ,  &  cosi  in  vn  modo  quanto  allo 
effere  di  infinità ,  quanto  allo  intelletto  creato  è  incom- 
prenfibile  ,  &  quanto  al  fignificarlo  ad  altri  è  ineffabile: 
perche  come  fi  può  dare  ad  intédere  ad  altri  quello  ,  che 
per  noi  non  polliamo  capire,  &  quello,  che  è  infinito  co- 
me infinito  è  incomprenfibile  dall'intelletto  creato, &  fi- 
nito,&  Dio  poiché  produce  ogni  cofa  di  niente  (  cosi  co 
me  infinita  è  la  proporzione  tra  il  niente,  &  quello  ,  ch« 
è  attualmente  )  cosi  è  d'infinita  poteftà ,  non  folo  quanto 
al  durar  fempre  :  ma  ancora  in  vigore  . 

Sino  a  qui  penfcrò  ,  che  da  voi  gentiliflìmi  (piriti  fi  fia 
intelo  benifs. quello,  che  fignifìchino  qfte  voci  Idea,  vni- 
ucrfale  innanzi  a  molti  particolari, &  eséplari,fegue  hora 
che  io  vi  proui  breuemente,  che  l'Idee,  &  efemplari  del 
le  cofe  fiano  nella  mente  di  Dio;  la  qual  verità  non  io- 
lamente  è  confefTata  da  noftri  Theologi,che  non  poflbno 
errare  cauandola  dalle  diurne  fcritture,  doue  fi  dice,  che 
Dio  è  {àpientiiTimo,ottimo,omnipotentiffimo,  &  che  in- 
tende fino  i  lègreti  del  cuore  :  ma  ancora  fi  concede  da 
Platone,  &  da  Ariftotile  Principi  dellhumana  fapienza* 
Platone  nel  Parmenide  pone  nell'vno,&  nel  primo  ente 
l'Idee,  le  quali  participate  &  imitate,  fono  cagioni  dello 
cflerc  y  &  delia  moltitudine  delle  cole  :  nel  Timeo  pon* 

due. 


t£      Lezzi  "one 

due  mondi ,  il  mondo  efèmplare ,  che  iòlo  con  la  mente 
fi  comprende  da  noi  :  &  poi  il  ienfibile,  che  fi  conofee  an 
cora  col  fenfò.Nel  Conuito  due  Venere  vna  intellettua- 
le,che  é  ?ordine,&  la  grazia,che  refulta  dalla  moltitudi- 
ne delle  Idee  ,  l'altra  celefte ,  che  confitte  nell'ordine  di 
tutte  le  creature  del  Cielo  ,  &  deirVniuerìo  .  Cosi  Ari- 
ftotile  nel  primo  della  Metafifica  dice  ,  che  la  fapienzaé 
vna  cognizione  di  tutte  le  cofe  per  le  prime  cagioni ,  la 
quale  principalmente  è  in  Dio  ,  &  di  Dio  :  adunque  lè- 
condo  il  maeftro  ancora  di  coloro,chc  fanno, &  che  lòno 
dotti  nellhumana  Filofòfia  le  Idee ,  ò  notizie  cji  tutte  le 
cofe  fono  in  efio  Dio  Principe  deirVniuerib  ;  nel  deci- 
mo delfEthica  dimoftra  come  à  Dio  ci  aflò migliamo 
propriamente  nell'atto  dell'intendere  le  cole  diuine ,  & 
ipecolabilii  come  ancora  quefto  medefimo  ci  proua  Alef 
fandro  Tuo  eipofitore  nel  proemio  Jbpra  il  primo  libro 
della  Priora,ò  vero  de  Sillogi  (mi  ;  &  nel  duodecimo  del 
laMetafifica  ci  infognano  Ariftotile,&  AleiTandro,cheil 
bene  defl'vniuerio  è  di  due  maniere  ,  come  ancora  il  be- 
ne dell'elercito  de' foldati ,  l'vno  e  elio  Capitano  degli 
eferciti,  nel  quale  ftà  principalmente  il  fine,  che  è  la  vit- 
toria, l'altro  è  l'ordine  fenfibile  delle  file  de'  foldati,  che 
pende  dall'ordine, che  quel  Generale  hi  nell'animo:  co- 
ki Dio  è  bene  dell'Vniuerfo  in  quato  è  quel  ente,  &  quel 
bene,  che  è  amato  &  desiderato  (òpra  ogni  coià,&  di  più 
l'ordine  intelligibile,che  è  nella  mente  di  Dio  di  tutte  le 
creami e,dal  quale  pende  l'ordine  ienfibile  di  elle  :  Ecco 
che  fecondo  Ariftotiie  ancora  fa  di  biiògno  concedere 
l'Idee:  come  ancora  con  ragione  fi  può  dimoflrarc,e  pri- 
ma fé  a  Dio  fi  niega  l'atto  dell'intendere  atto  nobilifli- 
mo,  che  operazione  più  nobile  le  gli  può  attribuire?  cer- 
to ninna  &  così  fari  in  tutto  oziolo  :  come  bene  argo- 
mentò quello  gran  Filoiòfo  nel  decimo  libro  dell'Etni- 
ca^ vero  de'  coltami ,  &  fé  egli  non  intende  tutte  le  co- 
dina folo  le  ilcifojò  le  più  nobili,adunque  egli  làprà  me 
*«  di  noi ,  che  se  incendiamo  di  molte  &  moke ,  come 

ar^o- 


Del  Verino.        17 

argomenta  Ariitotile  contro  ad  Empedocle  ,  che  voleua 
che  Dio  non  intendere  la  difcordia,  &  le  cole  diicordan 
ti  :  ma  folo  l'amicizia,  &  le  colè  concordi ,  oltre  che  le  fi 
concede ,  che  Dio  intenda  fc  ftcflb,  fa  di  bilògno  ancora 
che  egli  intenda  ih  eflère  caufa  dogri  altra  cola  da  elfo 
caufata,&  dipendente,  &  la  curia,  &  cioche  pende  da  eim 
fa ,  è  oppofto  per  relazione  ;  in  guila  che  chi  ne  intende 
vno, intende  ancora  l'altro .    Adunque  Dio  intendendo 
le  fteflò  (  come  confeflbno  Annotile,  &  il  fuo  gran  Ce- 
mentatore Auerroe  nel  duodecimo  della  iuaMetafifica 
altefto  ?i  )  s'intende  come  caufa  vniuerlàle  di  tutte  le, 
cofe,che  da  eflò  procedono  :  &  cosi  intende  ancor  quel- 
le, &quefte  notizie  ibno  l'iftefle  Idee ,  &  ritratti  delle 
cofe .  Finalmente  fé  le  cofe  delTvniuerfo  Iòn  ben  goucr- 
nate  ,  &  per  i  debiti  mezzi  al  loro  debito  fine  condotte  , 
come  fi  vede ,  &  la  natura  non  intende  ;  adunque  e  retta 
eia  chi  le  intédc,&  quelli  ò  è  Dio,ò  colà  fuperiore  à  Dio, 
il  che  non  fi  può  pure  con  l'animo  fingere,  &  penfàrc. 
La  D.  M.  dunque  intendendo  le  cofe,&  il  bene  di  ciafeu 
na,&  d  quello  indinzzandolc,come  il  làettatore  la  làetta 
alberzaglio  non  conofeiuto  da  lei, le  intende  ancora ,  & 
le  conofee  benifiimo;  di  qui  portiamo  intendere,comc  (b 
no  molto  più  arroganti  quei  Filolòfi  ;  i  quali  con  le  loro 
fofifliche  argomentazioni ,  &  perche  e'  non  iànno  rilòl- 
uere  alcune  obiezioni,ardifcano  didire,cheDio  non  in- 
tende (è  non  fé  ltefib,  &  che  ei  regge,  &  gouerna  tutte  le 
altre  colè  come  la  natura  lènza  intenderle  :  di  qui  dico 
polliamo  conofeere ,  che  quefti  tali  fono  molto  più  arro- 
gacene non  furono  quelli  huomini  così  grandi  &  di  cor 
pò  &  d'animo,  che  ardirono  mettendo  monte  (opra  mon 
te  di  prendere  il  Cielo:  però  che  quefti  così  facendo  fi 
penfàuano  arriuare  à  celefti  corpi  :  ma  quelli  più  su  pen- 
landò  di  peruenire  fino  à  Dio,  lo  priuono  dell'intelligen 
la  delle  colè  .  Chi  dunque  bene  &  fottilmcnte  confide- 
rà le  autorità,&  le  ragioni  non  folo  di  Platone,  ma  anco- 
ra quclle,che  fi  cauano  da  AriAoulc,è  forzato  di  confcf- 

B         fare, 


u  8       L  n  z  z  i  *  o  n  e 

Tare,  che  le  Idee  &  notizie  delle  cofe  fiano  veramente  in 
Dio  :  &  ie  bene  cucilo  filofofo  in  tanti  &  tanti  luoghi,  Se 
della  Logica, &  dell'Ethica,&  della  Filoibfia  naturale,  & 
della  Metafifica  s'ingegna  di  leuarle  via ,  inoltrando  che 
le  non  fanno  ne  alla  produzione  delle  cole  in  alcun  ge- 
nere di  caule,ne  alla  cognizione, &  nel  duodecimo  della 
Metafifica  fi  dice ,  che  Dio  non  intende  fé  non  le  itefTò  : 
perche  la  liia  faenza  farebbe  vile  ,  (e  ancora  fi  cftendeife 
all'altre  cole,  le  quali  rilpetto  a  lui  fon  molto  vili,  &  im- 
perfette :  oltre  che  fé  tante  ,  &  tante  notizie  follerò  nel 
ilio  intelletto,  come  le  fono  nel  noftro,e  non  farebbe  firn 
pliciffuno  atto  ne  pura  foftanza,  ma  vn  comporto  d'intel- 
letto, &  di  forme  intelligibili,  &  cosi  non  farebbe  vgual- 
mente  perfettiflìmo  ,  perche  la  natura  intellettuale  in  lui 
harebbe  ragione-di  potenza,  &  le  forme  di  atti,&  perfez. 
7Ìoni  :  accioche  non  legnino  cotah  incouenienti  per  non 
dire  impietà, &  à  fine  (ì  parli  conforme  ad  Arili  otele,chc 
-vuole  3  che  in  Dio  fia  laiapienza ,  &  feienza  del  tutto, 
fi  dee  dire,chc  quando  egli  niega  l'Idee,  le  mega  nel  fen 
Co  cattino  &  fallo  :  nel  quale  l'erano  intelc  da  molti  :  co- 
me bene  di  ciò  ciauuertilcono  i  Greci  efpofitori  :  ma 
quelli  dunque  i  quali  penlano  ,  che  l'Idee  fiano  agenti 
immediati  urincipali,&  fuori  delFeifenza  diuina,s'ingan 
nono  non  eifendo  congiunte  con  materia ,  nella  quale  lì 
fondano  le  qualità  fenfibili ,  con  le  quali  gli  agenti  natu- 
rali alterano  1  pazienti:  ma  bene  l'Idee  in  Dio  fono  agen 
ti ,  che  indirizzono  le  cagioni  naturali  al  bene-,  &  retta- 
mente adoperare;  cosi  chi  penfa ,  che  l'Idee  eiìendo  for- 
me ieparate  fiano  Felfenza  formale  intrinseca  delle  colè> 
che  fono  fuori  di  Dio  prende  grande  errore  :  ma  non  già 
quelli ,  il  quale  crede  ,  che  quelle  forme,  che  hanno  vno 
efiere  formale  diftinto,  &  multiplice,  dipenda  da  quelle, 
che  hanno  l'eHerc  vnito  nella  diuina  Eifenza,  &  che  fia- 
no multiplicate  folo  virtualmente  ,  come  di  fopra  da  me 
fi è  efpoito  .   E' ancora  falfo  il  penfare ,  che  l'Idee  fiano 
cagioni  finali ,  che  terminino  le  generazioni  delle  colè  : 

attefo 


Del  Verino.        1,9 

attefò  che  cotali  fini  s'acquiftono  di  nuouo,  &  no  prece- 
dono la  generazione, ma  fon  fini  per  cóformità  in  quan- 
to i  fini ,  à  quali  terminano  le  generazioni  fi  confermano 
con  quelli  del  mondo  ideale  ,  &  intelligibile  .  in  vltimo 
quando  fi  diccua,che  Videe  non  feruono  a  conolcerc ,  & 
intendere  le  cofe,  perche  noi  le  intendiamo,apprenden- 
do  le  fimilitudini  da  effe  per  via  de'ièntimcnti ,  &  dello 
intelletto  .  fi  dee  dire ,  che  quefto  argomento  folo  con- 
chiude/che nel  noftro  intelletto  porTibile  nò  fiano  le  no- 
tizie delle  cole  ,  dì  maniera  ,  che  il  noftro  fàpere  fia  vn 
ricordarfi  come  penfauano  i  Platonici ,  percioche  l'ani- 
me noftre  fono  come  tauole  non  iicritte,  &  libri  no  ilcrit 
ti,doue'ii  può  fcriuere  ogni  cognizione ,  perche  fiamo 
nello  flato  doue  fi  va  dalla  imperfezzione  alla  perfez- 
zione ,  come  dal  non  potere  generare  al  potere,  dal  non 
làpere  al  fapere  :  ma  il  primo  huomo  Adamo  cosi  come 
ei  fu  creato  perfetto  quanto  al  corpo  ,  che  poteua  lubito 
generare  delh  altri,  così  fu  creato  perfetto  quanto  all'ani 
ma,  &  gli  furono  infufe  da  Dio  le  notizie ,  &  le  fpetie  di 
tutte  le  colè  quanto  baftaua ,  acciò  potetfe  ammaestrare 
gli  altri,&  perciò  potette  porre  il  nome  conueniente  an- 
cora à  tutte ,  come  fi  dice  da  Mosé  nel  Genefi  ,  &  tutto 
quefto  conlèntono  i  Theologi,come  SanTommafo  nel* 
la  prima  parte  delia  Somma  alla  dift.^.art^ .  Non  lì  nie 
ga  dunque,  che  le  Idee  non  fiano  in  qualche  modo  in 
Dio  :  anzi  è  neceifario  che  le  vi  fiano  :  come  da  me  fi  è 
dimoftro ,  &  fé  in  Dio  è  la  làpienza ,  &  cognizione  delle 
colè  per  la  notizia  di  fé  fteifo,che  è  la  prima  cagionc,co- 
me  Ariftotile  confeifa  nel  primo  della  Metafifica,  &al- 
troue  Platone  nel  Timeo,&  in  molti  altri  luoghi.  Et  qua 
do  i  Peripatetici  opponendoli  à  quefta  fermiiììma  &  im- 
portatiilìma  verità  dicono,  che  Dio  fi  auuilirebbe  fé  egli 
ìntendelie  altro,  che  le  ftcilo.  fi  dee  rifponderc,chc  Ari- 
ftotile per  quefto  argomento  nò  niega  in  tutto  &  per  tut- 
to la  cognizione  dell'altre  cole  da  Dio,  come  li  è  proua- 
to,  ma  la  niega  in  quel  modo,  che  ella  è  in  noi ,  &  che  la 

h    z       pò- 


20       Lezzione 

gptreb.be  concernere  in  Dio  qualche  imperfezzionCjCO* 
me  auuerrebbe  feUio  nello  intendere  dipcndelfc  dalle 
cof. ,  che  fono  fuori  di  lui,  &  da  effe  apprenderle  le  noti- 
zie ci  oselle ,  à  guifa  che  facciamo  noi  3  anzi  la  Icienza 
di  Dio,  tra  Faltrc  differenze  ha  ancora  quella  per  la  qua- 
le ella  fi  diftingue  dalla  noìtra  :  perche  la  iiia  è  caufa  del- 
le cofe,  &  la  noitra  da  elle  è  cagionata  come  beniifimo  ci 
in'ccnail  gran  Comentatorc  nel  duodecimo  libro  della 
Mctarifica  j  ci  quella  altiflìma  verità  non  meno  è  confor- 
me alla  condizione  dell'intelletto  diuino  ,  che  ella  (I  fìa 
ad  Àriftptile ,  &  à  Piatene  ,  i  quali  tra  tutti  i  filosofanti 
tengono  il  preircìpatò  :  e  dico  conforme  alla  condizione 
di  Dio  l'intendere  per  vn  mezzo  interno,che  è  la  fua  di- 
luna efTenza,  perche  al  primo, &  diuino  intelletto,  come 
atto  puriffimo,  &  mafTimamcnte  non  (è  gli  conuicne  rice 
i-er  le  fpcv-ìc  da  akri,ne  hauerle  in  fé  fteife  multiplicate  : 
ma  all'intelletto  noftro  come  pura  potenza,  &  come  con 
giunto  à  materia  corporale  a  ragione  conaicne  l'inten- 
dei  per  le  fpezie  &  fimiglianze,  riceuute  da  diuerfe  co- 
le ,  &  riformate  dall'intelletto  agente  .  cosi  ancora  l'in— 
tendono  quégli  due  gran  Fìiofofì ,  come  di  (opra  fi  è  di- 
pioftrato  di  Dio,&  come  del  modo  del  noftro  intendere 
£  d.J  chiara  &  fi  tocca  da  Platone  nel  Filebo,doue  ei  dice, 
che  l'anima  npfìra  è  come  vn  libro  non  ifcritto,&  che  gli 
fcrittori  fono  i  fenfì,&  nel  fettimo  della  republica  con  lo 
elèmpio  di  collii,  che  è  legato  in  vna  fpelonca  in  guiia 
che  non  vede  (è  non  le  fimilitudini ,  &  l'ombre  delle  co- 
lè, &  noi  fiiiolto  le  feorge  chiariiTimamente,  ci  monVa  co 
ipe  1  miprrip  dalla  notivia  delle  colè  di  quaggiù  s'alzi  al- 
la cognizione  delie  cofe  diuine  ,  &  da  Ariitotile  nel  ter- 
io  dell'anima:  deueper viade'fenfi  ,  &  rer virtù  dello 
intellètto  agente  li  efpone  come  noi  intendiamo  tutte  le 
cofe,  &  nel  icttimo  della  Metallica  fi  rende  ragione,  per 
<he  gli  Ga  forza  prima  trattare  deli'eflenza  delle  cofe  ien 
libili,  &  poi  di  quiui  venire  alla  cognizione  deli'efienza 
^clie  colè  diuine.&  è  quella  perche  dalle  notizie  di  quei 

le 


Del  Verino.        zì 

le  come  imperfette  Ci  peruiene  alla  cognizione  di  queftè 
altre  naturalmente,  come  auuiene  ne'  fanciulli  nella  Ìòr£ 
prima  età,  i  quali  prima  conolcono  lor  padre  ,  &  lor  ma- 
dre confufàmente  :  poiché  ogn'huomo  e' chiamano  pa- 
dre ,  &  ogni  donna  madre  :  &  poi  crefci::ti  alquanto  gli 
conolcono  dipintamente  da  che  eglino  Colo  quelio  ,  che 
è  il  loro  padre  chiamano  padre,  &  quella ,  che  e  la  loro 
madre;  con  quefto  nome  di  maclre ,  &  di  queltc  elémpio 
che  è  d'Ariftotile  nel  proemio  del  primo  libi  o  de'  prir- 
cipij  fi  ferue  Aleflandro  in  quel  luogo  dei  ii-ttimo  della 
Metafilica.  Ma  ritornando  all'intendere  del  pnmo,&  di- 
urno intelletto,  quando  Annotile  dice  nel  duodecimo 
della  Metafilica ,  che  non  intende  altro  fuori  ci  fé  fttlfo, 
perche  ei  C\  auuilirebbe,  non  niera  però  che  Dio  non  in- 
tenda tutte  l'altre  colè  oltre  à  fé  fteflò  aflblutarnehtc,  ma 
lo  niega  in  quel  modo,  che  inferifee  qualche  viltà  ò  qual 
che  imperfez.zione  :  &  volle  dire, che  non  intende  come 
noi ,  apprendendo  la  notizia  delle  colè,  ne  come  nei  oer 
attendere  à  fpecolare  quello,che  è  meno  ncbiie3fi  distra- 
ne dalla  fpecolazione  di  le  loeflc^che  è  la  ìleila  nobiltà, Se 
perfezztone,  così  quando  Plotino  dice,  che  Dio  non  in- 
tende, non  niega  cosi  perfetta  operazione  dalla  D.  Mae- 
fìà,che  niuna  più  nobile  le  conuienc ,  ne  iene  ritroua,  ne 
le  meno  nobili,fenzaque(taè  lecito  attribuirle  ;  ma  vuol 
dire  quello  diuin  Filolofo  ,  che  Dio  non  intende  in  qnei 
modi,  che  intendono  l'altre  nature  intellettrici ,  che  dal 
primo  intelletto  dipendono . 

Retta  hora  per  compimento  di  quello  aìtifnmo  foerget 
to  dell'Idee,  che  io  dica  qualche  cola  deli'vltimo  punto, 
cioè  che  io  dimoitri  di  quante  &  di  quali  cole  iì  deono 
porre  in  Dio  l'Idee,  &  di  quante  &  di  quali  nò:  à  quefio 
io  dico  primieramente  ,  che  l'Idee  fono  di  tutte  le  cole 
create  dapio,  considerando  quelle  Idee  come  cagioni 
cfempjari,  perche  confiderandole  come  ragioni,  &  noti- 
7ie,  fono  ancora  di  tutte  quelle  colè,  che  no  Iòno  da  Dio 
§>rodotte,come  determinano  beniflìmo i  Theolo-- i,&  tré' 

B    j    °  gli 


21         Lezzione 

<rli  altri  lo  illuminato  Dottorer&  Angelico  S.  Tommafb 
«T Aquino  nella  i.  parte  della  Somma  alla  q.  15.  JPache 
l'Idee  fono  delle  creature  ,  ne  teglie  in  prima ,  che  del- 
l'opere noftre  fatte  co  l'arti  non  fi  ponghino  1  Idee  nella 
méte  di  Dio,perche  le  non  fono  lue  opere, ma  degli  arte- 
fici fatte  ad  imitazion  delle  colè  naturali,  &  Dio  l'intéde 
per  l'Idee  delle  flette  opere  fue,e  di  natura. Secódariamc 
te  nella  D.efTenza  non  fono  gb  esépi  degli  accidenti, atte 
Ì6  che  quefti  cófeguitano  alla  natura  della  colà  già  fatta  , 
&  Dio  (ìmilméte  ancor  quefti  conofce,conolcédo  Fcikn 
za,  &  la  natura  delle  creature ,  Se  Feiìen7a  conofeiuta  ha 
quefta  proprietà, che  fa  ancora  alla  notizia  delli  accidéti , 
Ve  bene  in  noi  moke  volte  auuiene  il  cótrario,  che  prima 
conofeiamo  gli  accidenti  proprij  delle  foftanze  fénfìb'ili, 
&  poi  di  qui  comprendiamo  l'elle  riza  :  perche  non  Marno 
autori  delle  cofe,&  perche  nello  intendere  cominciamo 
da  quello ,  che  è  comprefo  dal  fènfo,  che  è  lo  accidente  ; 
ma  Dio  é  Autore  del  tutto  ,  &  non  intende  come  noi  ap- 
prendendo le  fimilitudini  delle  cofe  ,  ma  intendendo  le 
fteifo  come  di  fòpra  fi  è  efpofto .  Terzo  nel  diuino  in- 
telletto non  fono  l'Idee  de'  moftri;  perche  fono  colè  im- 
perfette, &  s'intendono  da  eflb  per  l'Idee  delle  perfette, 
Si.  così  il  male  per  l'Idea  del  bene,  che  li  è  contrario  :  at> 
tefo  che  per  quello,  che  è  diritto,  &  retto  ,  fi  giudica  del 
torto,&nóalcótrario,comedice  Arift.nel  1. dell'anima. 
Più  oltre  molti  &  molti  affermano  che  in  Dio  ncn  fo- 
no i  ritratti  degli  effetti  carnali  &  fortuiti  :  perche  cfuefti 
non  procedono  le  non  da  cagioni  indcterminate,&  di  ra 
«lo,  &  la  feienza  è  di  quelle  cole,  che  dipendono  dalle  lo 
ro  proprie  cagioni  &  tèmpre;  &  fé  ciò  è  vero  della  faen- 
za noftra  quanto  più  della  feienza  diuina .  Ma  quefti  fi 
ingannano  prefupponendo  in  pnma,cherifpetto  a  Dio  G. 
dia  la  fortuna  &  il  cafo ,  &  gli  effetti  fortuiti  :  attefo  che 
Pio  intende  ogni  colà,  &  rilpetto  a  lui  quefti  effetti  pro- 
cedono da  cagioni  certe,  ma  R  bene  a  noi  incerte,  &  oc- 
culte, $c  fon  «épre  nelle  loro  caufe,come  Jccliffe  del  So» . 

le, 


Del  Verino.        2$ 

le;&  della  Luna  nelle  loro  .  Si  penlàno  ancora  molti  de* 
Platonici, che  nella  D.Sapiéza  nò  (ìano  i  modelli  di  quel 
le  colè,  che  naicono  di  putrcfaz.ione,comc  efèmpiprazia 
de'  vermi,  si  perch'eglino  no  pelano  che  in  Dio  {ìano  i  ri 
tratti  delle  colè  vili, si  ancora  perche  e'fi  dano  ad  intéde- 
re, che  cosi  fatte  cole  nò  fi  riduchino  fotto  l'ordine  elsé- 
tiale  delle  creature  :  &  nódimeno  più  dalla  produzzione 
di  cosi  fatte  cole  per  virtù  de'  lumi,  &  del  calore  celefte 
proporzionato  ììamo  indotti  à  venire  in  quella  credè? a, 
che  in  Dio  fiano  Y  Idee  ,  che  per  l'altre  cole  ,  perche  elio 
folo  sa  quitti  gradi  di  calore  bilògna  alla  loro  generazio- 
ne^ formazione,  nò  altramente  che  l'eccellente  fabbro 
sàquato  caldo  dee  elfere  il  ferro  per  introdurui  qualche 
forma,&  per  farne  qualche  colà,  come  confella  il  grà  Co 
mét.Auerroe:&  pili  oltre  participàdo  quelle  colè  di  qual 
che  forma,  &  la  forma  è  vn  certo  bene  &  certa  perfezzio 
ne  della  materia,con1e  C\  dice  nel  i.lib.de'princ.all'Si.t. 
&  mercè  di  lei  la  materia  diuenta  qualche  cola  lpeziale  ; 
per  qfte  cagioni  io  mi  pélo,  che  le  bene  le  lìano  vili  qua- 
to  alla  materia,  che  le  siano  però  di  qualche  perfezzionc 
quato  alla  forma,  &  pche  fon  buone  a  qualche  colà, no  ci' 
sedo  da  Dio,e  dalla  natura  fatta  colà  alcuna  i  damo,  ma  à 
qualche  fine,&  a  qualche  vtilità:  Et  fé  pur  alcun  voglia  te 
nerc,che  ciò  che  fi  genera  p  putrefazione  non  fia  dell'or 
dine  efséziale  delle  colè  deH'vniuerib,  ne  di  elle  fiano  le 
Idee  in  Dio, nò  perciò  legue,  che  nò  l'intenda  per  l'Idee 
di'qlle  fpezie  più  rimili, &  che  fono  dell'ordine  elséziale 
del  Modo,  quale  di  quefte  due  rifpoile  fia  nò  lòio  più  co 
forme  alla  dottrina  de'  più  eccell.  Filoforanti,  ma  ancora 
(&  qfto  impòrta  all'honore  della  D.M.&  alla  làlute  nra) 
io  mene  rimetto  in  quello,  &  in  ogni  altra  cola  da  me  pé 
fata,detta,ò  fcntta,à  più  giudiziofi,e  lbpra  tutto  à  quello, 
che  netiene,e  determina  la  S.M.Chiela  Cat.Ap.&  Rom. 
Più  oltre  della  materia  prima  non  e  dicono  alcuni  Idea» 
non  eiìèndo  ella  forma,ne  di  lùa  natura  colà  formata,  mi  ; 
Dio  intendédo  le  forine,  infieme  intéde  il  loro  foggetto;  . 

B     4        t'iwls 


24        Lezziome 

finalmente  de*  generi  delle  cofe  non  fi  pone  diftinta 
Idea  >  confiderata  come  elèmpio  dall'Idea  delle  fpczie  : 
non  fi  ritrouando  mai  i  generi  fuori  delle  lorofpezie. 

Da  tutto  cjuello ,  che  da  me  C\  è  ragionato  dell'Idee  fi 
può  raccorre  quello ,  che  le  fiano ,  dicendo ,  che  le  non 
iòno  altro,  che  la  ilella  Diuina  efienza  non  alfolutamett- 
te,  ma  in  quanto  le  fono  fimilitudini ,  ò  ragioni  delie  Tue 
creature ,  &  come  quella ,  che  è  partecipata  da  efle  lotto 
diuerfi  gradi  di  più  ,  ò  meno  perfezione ,  mercè  ancora 
delle  quali  di  tutte  le  cole  ne  ha  ottima  prouidenza. 
Puoflì  ancora  quella  dirHnizione  dell'Idee  con  quella  ra 
gione  procedente  per  diu  ifione  cosi  ritronare,&  confer- 
mare, argomentando  in  quella  maniera .  O  Dio  intende 
le  cole,  che  fono  fuori  della  lua  diuina  eilen7a,ò  nò.  non 
fi  può  dire,  che  non  l'intenda,  perche  egli  intende  le  ilef 
lo,  &  cosi  fc  eifere  caula  d'ogni  cola,adunquc  egli  inten- 
de ancora  ciò  che  è  fuori  di  lui .  il  dire,  che  non  intenda 
aflblutamente, farebbe  non  folo  fomma  impietà ,  ma  an- 
cora vna  delle  maggiori  bugie,che  fi  poteife  dire,  perche 
qual  più  eccellente  operazione  Te  gli  può  attribuire,  che 
lo  intendere  ?  più  oltre  le  Dio  produce  le  cofe  bene ,  Se 
bene  le  regge,&  gouerna;  adunque  ancora  l'intende ,  al- 
tramente da  vn'intelletto  liiperiore  iàrebbe  retto  &  gui- 
dato, come  gli  linimenti  dallo  artefice,  che  sà,&  incende 
quello  ch'ei  fa  con  eifi,&  eglino  nò  :  e  dunque  colà  chia» 
ra  &  fermiilìma  verità,che  Dio  intende,  &  non  lolamuc 
le  fteflb,ma  ancora  l'altre  cofe,ch'egh  produce,  &  gouer 
na,e  di  più  quelle,che  nò  ha  prodotte,&  polche  Dio  l'in 
fède,  e  conofce,ò  e'  fa  quello  p  vn  mezzo  chefia  fuori  di 
le  fteflo,ò  che  fia  in  lui .  fé  fuori  di  le  follò,  ò  le  fono  for 
me  co  la  materia,  parlando  delle  cole  matenali,ò  le  lòno 
fpezie,&  fimilitudini  attratte  dalla  materia,  no  è  ragione 
noie  dire ,  che  in  alcuno  di  qfti  modi  Dio  le  intéda  si  per 
che'I  Tuo  lapere  dipéderebbe  dalle  cole  come  il  noflro,6c 
no  farebbe  in  tutto  perfetto,  si  ancora  poi  in  particolare  , 
perche  le  egli  incédeife  le  forme,  come  difterici  nella  ma 

«cri* 


Del  Verino.        2f 

tenia  ad  ette  voltandola,  no  farebbe  proportione  tra  il  fuo 
irttelletto,che  è  atto  puro,&  le  forme  materiali .  noi  an- 
cora non  conofciamo  le  cole  fé  non  per  mezzo  delle  fpe 
zie  attratte  dalla  materia  &  fpiritali,  come  fono  i  Icnfi,& 
molto  piti  l'intelletto,  fi. vilmente  non  lì  dee  credercene 
Dio  intenda  le  forme  materiali  per  le  fpczie  attratte  dal- 
la materia,  &  dalle  fiic  condizioni ,  perche  ò  le  lòno  tali 
per  opera  dell'intelletto  adente,  &  cosi  lopraDiobiìò- 
gnerebbe  porre  vn  piu  nobile  intelletto,  che  lo  reduceffe 
dalla  potenza  dello  intendere ,  &  del  lapere  allo  atto ,  & 
la  dia  fcicn7a  non  farebbe  fempiterna,  ma  nuoua,  ò  vera- 
mente quefte  forme  aitratte,5:  fuori  di  Dio,fòno  di  loro 
natura  tari,  *:  cosi  Dio  nello  intendere  dependerebbe  da 
altri ,  &  non  farebbe  perfetti/fimo  :  in  niun  modo  adun- 
que Dio  intende  le  cole  per  il  mezzo  che  fia  fuori  di  lui. 
Kefta  che  lì  vegga  come  ei  le  conofea  per  vn  mezzo,  che 
fia  dentro  di  lui  ;  dico  adunque  che  ò  que^e  ìono  le  for- 
me,&  le  fyezie  delle  cole,ò  elfa  diuina  elfcnza,  fé  le  fpc- 
zie  delle  colè,  ò  con  la  materia ,  &  cosi  egli  farebbe  ma- 
teriale, Se  non  in  tu  ito  ottimo,  &  pur:  filmo  atto  ,ò  lènza 
materia  come  le  immagini  fono  nello  fpecchio ,  il  quale 
fé  fulfe  natura  intelligente  per  effe  intenderebbe  le  cole, 
che  iono  fuori  di  lui;m  quello  modo  ancora  non  è  da  di- 
re,che  Dio  intenda  le  creature  :  però  che  egli  non  fareb- 
be atto  purilTimo ,  ma  vn  comporto  della  natura  intellet- 
tuale,come  potenza  &  di  effe  forme,come  atti,  fìmilmen 
te  non  farebbe  in  tutto  ottimo,  &  perfettiilìmo  :  perciò  fi 
dee  conchiudere,  che  Dio  intenda  tutte  ie  cofè,che  lbno 
fuori  di  lui  per  la  fùa  diuina  clfenza,&  non  per  effa  come 
infmìta:perche  cosi  intende  le  iìefio,  il  quale  è  inrmito,fic 
le  creature  fono  finite  ;  &  quale  più  &  quai1  meno  parti- 
cipa  dello  efferc,  &  della  perfezzione:  adunque  l'Idee 
in  Dio  non  fono  altro,  che  eflà  diuina  ellènza,come  rap- 
prefentatrici  al  D.  intelletto  delle  creature ,  &  fecondo 
che  ne  partecipano  più  ò  meno  .  AgoiHno  Santo  nelli- 
%ro  dcÙ'otcStatre  ouiitioni  alla  quiitione  46  le  dirHnifcf 

CQH 


26"         L   E   Z   Z   IO    N   E 

cosi  dicendo,che  le  fono  certe  fornicò  rigioni  ftabili,& v 
fempiterne,&  no  fono  formate,&  fi  contengono  nella  di  . 
ulna  intelligenza, &  che  le  h  di  ino  lo  prona  cosi,  perche  . 
il  Creatore  con  retta  ragione  fa  le  cofe,&  co  altra  l'huo- 
mo,&  con  altra  il  cauallo  :  &  che  le  non  pollino  effer  fuo 
ri  del  Creatore  è  manifefto ,  dice ,  perche  fuori  di  lui  ei . 
non  cótéplaua  cofa  alcuna. L'Angelico  Dottore  S.Tom- 
mafo  d'Aquino,  la  cui  dottrina  è  cotanto  reale,  ficura,  & 
fanta,  ancor  egli  nella  prima  parte  della  Soma  alla  q.  1 5. 
tiene,che  glie  ncceflario  porre  l'Idee  nella  méte  diuina  : 
che  le  fono  più,  &  che  le  non  fono  altro,  che  ella  Diuina 
cifenz.a  non  allolutamente  confiderata  :  ma  in  quanto  è 
efempio ,  &  ragione  delle  cole  create  da  Dio  >  6  che  pò-  . 
trebbe  creare . 

Speditomi  nella  prima  parte,  dal  ragionamento 
dell'Idee,  leguita  hora,che  in  quella  feconda  io  difeorra 
alquanto  delle  bellezze  di  M.  Laura,  quanto  però  appar- 
tiene all'intelligenza  di  quefto  Sonetto  ,  doue  fa  di  bifo- 
gno  primieramente  intendere,quello  che  fi  fia  la  bellez-  , 
fca,  dipoi  di  quante  fpezie,&  terzo  in  quello,  che  le  con- 
uenghino  tra  loro ,  &  in  quello  che  le  fiano  differenti . 
Quanto  al  primo  punto  la  bellezza  non  è  altro  ,  che  vna 
certa  proporzione  &  grazia, che  reliilta  da  più  cofe,onde 
per  il  contrario  le  colè  brutte  fon  tutte  quelle ,  che  fono 
fproporzionate  nelle  loro  parti,&  condizioni,&  fenza  al 
cunagrazia.-quetta  difHnizione  è  più  prelto  pre(a  da  prin 
cipij  interni  iolamente,  de  quali  ella  è  compofta,  che  al- 
tramente, come  fono  in  cambio  di  forma  proporzione  & 
grazia,&  in  cabio  di  materia  più  parti,  ò  più  condizioni  : 
legno  di  ciò  che  vna  colà  fola  ,  come  vn'elemento  non  fi 
domanda  bello .  Puollì  ancora  difKnire  la  bellezza  più 
perfettamente  dicendo,che  ella  è  vn  fiore,  &  vna  grazia, 
ò  fplendpre.di  più  bontà,&  perfezzioni  vnite,  che  è  arde 
tifììmaméte  difiderata.  dicefi  fiore,grazia,&  (plédore  per 
4i^inguerl4  dal  iuo  eontiario,,chc.  e  la  bruttezza  compo- 
fta 


Del  Verino.        27 

fta  di  più  perfezzioni  defettiuc  vnitc ,  ma  {proporziona- 
te, &  difcordanti . 

Più  oltre  fi  aggiugnc  in  più  bontà  ,  perche  come  fi  é 
detto  vna  colà  in  tutto  femplice,&  come  fcmplice  confi- 
derata  non  fi  domanda  bella,  ancora  che  come  partecipe 
della  forma  Tua  iemplice  fia  buona,come  fi  è'dato  l'efem- 
pio  d'vno  elemento .  Terzo  ho  detto  ardentiflìmamente 
difidcrata,  perche  cosi  ancora  la  bellezza  Ci  diilingue  dal 
bene  come  bene,  che  none  cotanto  amato  &  difiderato, 
&  quando  pure  alcuna  forte  di  bene  fia  troppo  amato,  co  . 
roc  dagli  auari  fono  le  ricchezze,  dagli  ambiziofi  gli  ho- 
nori ,  dal  vulgo  i  piaceri  del  fenfo,  &  che  Ci  dice  e'  ne  fo- 
no innamorati ,  quefto  auuiene  per  certa  fimilitudine  di 
ecceiliuo  amore  .  di  qui  fi  poflbn  cauare  le  ragioni  di  al- 
cune òccultilìime  verità  .  Tvnaè,  che  la  materia  prima 
perche  e  lòftanza  femplice  ,  &  non  è  buona,  non  eflendo  • 
forma,ma  lbggetto  atto  à  riccuere  le  forme  >  non  è  bella, 
ne  brutta, &  fi  dee  dire  propriamente  non  bella,&  nò  buo 
na,&  quella  medefima  cófideratacome  informata  di  tut- 
te le  forme  séza  ordine, &  proporzione  è  buona:  ma  bruì 
ta,  &  come  informata  delle  forme  con  ordine  &  propor. 
7ione  é  beila  &  buona  .  l'altra  nafeoià  verità  è  ,  che  Dio 
perche  è  Comma  bontà,  &  perche  con  iòmma ,  &  infinita 
proporzione  &  graziale  contiene  tutte  in  vn  modo  per- 
fettiflimo  ,  perciò  è  la  fomma,  &  infinita  bellezza,&  me- 
rita di  eflere  amato  con  ardentifììmo  ,  &  infinito  amore, 

6  Ce  gli  amanti  delle  terrene  &  create  bellezze  fentono 
marauigliofi  diletti  lenza  alcuno  difpiacere  quando  le  ri 
mirano  come  e3  vogliono  :  quanto  più  lenza  coinpara- 

7  ione  ne  fentono  delimcreata,&  diurna  bellezza  gli  An 
gipli  sii  in  Cielo ,  &  l'anime  beate  in  eflètto ,  &  quaggiù 
ì  giufti  &  gli  eletti  per  ifperanza . 

In  vltimo  fi  può  aggiugnere  alla  predetta  difhnizione 
&  dire  della  bellezza  veduta  :  perciochc  fino  à  tanto  che 
la  cofà  bella  no  è  veduta,  ò  con  l'occhio  corporale,  ò  eoo 
quello  dell'anima,  eh  e  la  mente,  niuno  iène  innamora. 

Onde 


i8         L  E  Z  Z  I   O   N  È 

OndeilnoftroM.  Francefco  Petrarca  quando  le  bellez- 
ze della  ina  donna  gli  dauano  di!piacere,fi  doleua  d'ha- 
uerla  guardata  dicendo . 

j,   Occhi  pianate  accompagnate  il  core  , 
Jt  Che  divoftiofalltr  morte  foftiene  . 

Et  Guido  Caualcanti  nella  lua  così  dotta,come  ofeura 
Canzone  dell'amore  dice,  che  viene  da  veduta  forma, 
che  s'intende. 

Quanto  al  fecondo  punto,  che  era  delle  fpezie  dell'ai 
more  quante  &  quali  le  fìano .  fé  vogliamo  feguire  il  pa- 
rere di  M.  Marfilio  Ficini ,  il  quale  più  copioiamente,  & 
più  fottilmente,  chealcun'altro  de'  Platonici ,  ha  ragio- 
nato d'Amore  fopra  Famorofo  Cóuito  di  Platone  fi  dee 
dire,  che  le  fono  di  tre  maniere ,  vna  dell'animo ,  qhe  fi 
conoicc  con  la  mente ,  l'altra  del  corpo,che  fi  feorge  cori 
la  villa,  &  vna  delle  voci,  la  quale  fi  comprende  co  l'vdi- 
to,ma  fé  fi  riguarda  à  quello ,  che  fi  è  detto  dell'Idee  ,  & 
della  bellezza  con  Platone, &  con  Ariftotele  di  fopra,  & 
alle  parti  principali  dell'huomo,pare  che  le  bellezze  fie- 
ro folo  di  due  maniere,  vna  del  corpo,  che  fi  conofee  col 
lenfo  della  vifta>&  con  l'occhio  corporale; &  l'altra  dello 
animOjche  fi  contempla  con  l'occhio  dell'anima, che  è  la 
méte.Ét  volendo  difendere  il  noterò  M. Marfilio  {pudo- 
re apprellb  di  noi  Latini  della  Platonica  Filofofia  fi  può 
dire,  che  la  diuifione  di  Platone  nelle  due  Venere ,  cioè 
nella  intelligibile,&  nella  lènfibile,  &  le  quali  in  quanto 
(ì  confiderono  ncll'Vniuerfò,iòno  da  Ariitot'ile  chiama- 
te ordine  delle  cofe  intelligibili  in  Dio,  &  ordine  ienfibi 
le  nelle  ipezie  del  mondo  fuori  di  Dio  ,  fi  può  dico  dire* 
che  quclta  diuifione  è  prefa  dalle  oppoite  bellézze,  atte- 
(o  che  vna  è  immateriale  &  in  Dio,raltrafcnfib;1e,&  tuo 
ri  della  diiiina  eiìenza,cos'i  è  preia  da  due  diuerie  poten- 
te, che  fono  in  noi,  &  queite  (òno  l'intelletto  &  il  (enfo. 
MailFicino  via  la  diuifione,  &  ibeto  diuifione  infieme 
▼olendo  dire  cosi  che  iàbellezza,  &  mafiìmamente  con- 
Édérata  neU'iiuomo>ò  nella  donna,  è  ò  dell'animo  folo,^ 

dei 


Del  Verino.        29 

4.el  corpo  lòlo,  ò  dciranimo,&  del  corpo  infìeme  :  quale 
è  la  bellezza,  &  la  grazia  delle  voci,  &  de1  gentili  ragio- 
namenti ;  perciochc  in  quanto  concionano  all'orecchio 
&all'vdito  corporale,  &con  moto  corporale  dell'aria, 
é  bellezza  corporale  ,  ma  in  quanto  a'  gentili  concetti,c 
nobili  affezzioni, Se  disij, che  le  fignifìcano,che  fono  nel- 
l'animo, e  bellezza  interna  &  dell'animo  .  Puofli  ancora 
dire,  che  le  bellezze  eflenziah  del  mondo  grande,  &  del 
piccolo,  che  e  lhuomo,  fono  di  due  maniere  vna  intelli- 
gibile^ l'altra  iènfibile  5  delle  quali  quefta  cosi  è  fcala, 
&  mezzo  à  quella,  come  il  séfo  ierue  nelle  cófiderazioni 
all'intelletto .  ma  per  accidente  poi,  perche  all'intelletto 
in  noi  non  iolo  ièruc  la  vifta,ma  ancora  rvdito,perciò  an 
cora  ci  fu  di  bilbgno  della  bellezza  &  grazia  delle  voci  5 
Et  le  alcuno  dicerie  fefonoeuenzialmente  di  due  forti 
di  bellezze,  ò  di  Venere  vna  intclligibile,&  l'altra  iènfi- 
bile :  donde  nafce,che  alcuni  de*  maggiori  Platonici  pon 
gono  tre  forti  d'Amori ,  vno  beftiale ,  che  è  il  defiderio 
grande, che  moki  hanno  di  goder  la  bellezza  fenfibile  co 
diletto  carnale  del  tatto  ;  l'altro  humano  col  quale  dama 
la  medefima  bellezza  con  honeftà ,  ò  per  dir  meglio  con 
minore  errore  fermandoli  in  efla;  &  il  terzo  amore  è  in- 
tellettuale &  diuino  &  perfetto ,  perche  termina  alle  di- 
urne bellezze,  le  quali  iole  co  le  tre  diuine  perfòne  fono 
il  vero  oggetto  fruibile,  parea  ragioneuole,che  quanti  io 
no  gli  amori  tante  fiano  le  Venere,ò  vero  le  bellezze  ei- 
iendo  queite  cagioni  dell'amore  .  più  oltre  fi  può  cerca- 
re da  qualche  bello  ipirito ,  perche  la  bellezza  fi  chiami 
madre  dell'amore  ,  &  non  padre  ?  &  perche  la  fi  chiami 
col  nome  di  femmina,  fendo  cola  perfetta,  &  l'amore  col 
nome  di  maftio,  che  è  imperfetto,&  cógiunto  con  la  po- 
uertà,  ò  mancamento . 

Al  primo  dubbio  fi  dee  riipondcre,chc  fecondo  i  duoi 
oggetti  dell'amore  eflenziali,  che  fono  la  bellezza  f  enfi- 
bile  &  l'intelligibile,  fono  ancora  due  amori  foli  il  ienfi- 
biie,&  l'intelligibile  ;  ma  per  accidente  poi;perche  alcu- 

« 


*6      Lezzi  o' ne 

ni  hanno  dell'animale,  &  del  bruto  feguédo  i  piaceri  del 
Ieri  lo  :diquìé  che  l'amor  loro  è  lènlùale  ,  &  brutale  in- 
fieme  .  Al  (econdo  dico  (  rimettendomene  a  più  lottili , 
•&  à  più  intelligenti  )  che  la  bellezza  fi  domanda  madre 
&  non  padre,  &  con  nome  di  femmina,&  non  di  maftio, 
perche  la  bellezza  lenza  l'amante  atto  a  innamorarli ,  & 
lenza  il  dilcorrerui  intorno  è  cagione  imperfetta  dell'a- 
more, come  la  femmina  fenza  il  maftio  non  può  ancor  el 
la  generare  ,  ne  le  ftelle  fenza  il  Iole ,    Venendo  hora  al 
terzo  capo  dico, che  la  bellezza  intelligibile,  &  la  fenfibi 
le  conuengono  primieramente  in  più  condizioni, poiché 
tutte  e  due  lbn  grazie,  fiori ,  &  fplendori,  tutte  e  due  fo- 
no di  più  perfezzioni,&  in  pili  forme,  ò  beni  fi  fondano  , 
&noninvnfolo.  Terzo  tutte  e  due  iòno  oggetti  di  po- 
tenze cognoicitrici ,  &  quarto  fono  difiderate  di  amoro- 
{b,  &  vehementilfimo  difiderio  .  Sono  lecondariamente 
uuette  due  Venere  ò  bellezze  tra  loro  differenti  primie- 
ramente perche  vna  è  di  cofe  Ipiritali ,  l'altra  corporali  : 
dipoi  vna  fi  comprende  con  l'intelletto,  Faitra  col  fènfo  . 
Terzo  vna  ne  guida  Tempre  al  bene  operare,che  è  l'intel 
Iettuale  bellezza,  l'altra  talhora  ne  fa  cadere  in  rei  diade 
rij,&  in  più  fozzi  fatti  per  difetto  però  di  noi,  &  queita  è 
lalènfibile.  quarto  l'intelligibile  non  fi  conofee  da  noi 
per  fé  fterTa,&  chiaramente,  che  le  fi  vedelfe  chiaramen- 
te, molto  più  ci  accenderebbe  di  amorolò  defiderio,  che 
ella  non  fi,  il  vederli  chiaraméte  tocca  folo  alla  bellezza 
del  corpose  però  ella  lòia  ardentimmaméte  da  noi  è  ama 
ta  :  come  ne  moitral'eiperienza  in  ogni  fecolo,  come  ne 
fanno  ampiflìma  tede  i'Iftorie,&  il  Petrarca  nel  Trionfo 
d'Amore ,  &  come  bene  dice  il  Diuino  Platone  nel  Fe- 
dro .&  la  cagione  perche  la  bellezza  fia  lommamente 
amata, &  difiderata  e  perche  il  bene  è  colà  amabile, &  di- 
fidcrabilc  ,  più  beni  molto  più  ,  &  le  vi  è  la  grazia  ancora 
in  fommo,&  ardentifiìmamentc . 

In  quella  vltinia  parte  di  quclto  mio  difeorfo  fi  dee  da 
me  lpiegare  il  raara-iglielò  ordine ,  che  uenc  in  queft* 

So- 


Del-Verino.         51 

■Sonetto  M  .  Francesco  Petrarca  in  celebrare  le  bellezze 
della  dia  Madonna  Laura  ,  &  'fi  dcono  efporre  alcu- 
ne voci  deltefro  :  accioche  &  l'artifizio  ,  &  tutto  quel- 
io  ,  che  qui  dal  Poeta  è  detto  della  Tua  donna,  s'inten- 
da chiariflimamente  ,  &  fi  deono  muouere  Se  iicior- 
re  alcune  dubitazioni  per  difefa  di  quello ,  che  fi  fa- 
:rà  detto. 

Quanto  all'artifizio, ò  vero  ordine  io  ci  auuertifco  tre 
-cole  la  prima  che  il  Poeta  primieramente  nel  primo  qua 
dernario  ragiona  delle  cagioni  delle  bellezze  della  tua 
M. Laura  &  poi  nell'altro  quadernario.^  ne  due  terzetti 
-parla  delle  bellezz  e  ,  ieguendo  in  ciò  l'ordine  di  natura, 
fecondo  il  quale  le  cagioni  precedono  i  loro  effetti . 
La  feconda  cola  che  io  ci  noto  è ,  che  queflo  Poeta  lo- 
dando le  gmzie  di  lei  compitamente  dalle  loro  più  pre- 
diate cagionile  celebra  prima  dalle  cagioni  anteceden- 
ti, che  fono  l'ideale  bellezza ,  il  cielo, &  la  natura,  dipoi 
dalla  ca^ione,che  accompagna  quella  f  uà  donna,  che  è  il 
iiio  viiòcon  legge  &  maeftria  fatto  dalla  natura  :  &  ter- 
zo da  quella,  che  fegue,  che  è  il  fine,  che  fegue  all'opera 
beila,&  e  per  moitrar  quaggiù  in  terra  quàto  lafsù  potea. 
Vedete,vedete  vi  prego  giudiziofiflimi  Accademici, co- 
me compitamente  ,  &  con  ordine  efàlti  le  bellezze  della 
lui  amata  :  conforme  al  compimento  di  ciafcuna  cofa  ,  il 
quale  ftà  nello  hauer  tre  parti  il  principio  ,  il  mezzo  ,  & 
il  fine, come  con  tre  prcue  ci  dimoftra  Ariftotile  nel  pri- 
mo del  Cielo,  cioè  dell'autorità  di  grandinimi  Filofo» 
fanti,  quali  furono  i  Pitagorici ,  dai  numero  che  fi  via 
in  ogni  religione  di  honorare  Dio  ,  che  é  il  numero 
ternario  ,  &  dal  perfetto  modo  di  parlare  de'  Greci  al 
quale  gli  induceua  la  natura  delle  cofe  . 

La  terza  &  vltima  cola ,  che  fi  dee  auuertire  intorno 
all'ordine  ,  che  tiene  M.Francefco  in  quelto  &  leggia- 
dria.&  aitifìziofifs.  Sonetto  in  celebrare  le  marauiglioiè 
bellezze  della  fu  a  donna  è,  che  egli  procede  nel  fecon- 
do quadernario >  &  ne*  due  ternari;  in  quefta  maniera 

te- 


ff       Lezzione 

facendofi  in  prima  dalla  bellezza  del  corpo  più  alta,qua- 
le  e  quella  deile  chiome  corrilpondenti  a  quella  del  So- 
le di  Cielo  ,  dipoi  fegue  di  dire  della  occulta,  conforme 
in  qualche  parte  à  quella  del  Sole  diurno,  &  mutàbile, 
&  terzo  diicende  alle  bellezze  delle  parti  più  bafle,&  pri 
ma  alla  bellezza,  &  leggiadria  delli  occhi,  che  con  la  vi- 
lla fi  comprende  ,  &  poi  della  bocca  diuidendola  in  tre  : 
vna ,  che  ancide  per  pietadc ,  &  confitte  nel  dolce  lòfpi- 
rare  :  l'altra  nel  dolce  efprimcre  de*  concetti  :  l'altra  nel 
ridere  dolcemente  :  &  tutte  e  tre  appartengono  alla 
bocca  polla;  di  lòtto  a  gli  occhi,  &  quelli  Iorio  nel  mez 
mezzo  tra  quella ,  &  il  capo,  donde  efeono  i  capelli. 
Da  tutto  quello ,  che  io  ho  detto,  potete  ingegnofiflìmi 
Accademici  conofcere,chc  quello  noilro  Poeta  non  con 
minore  ordine, &artifìzio,che  con  grazia,  Sgmaeflà  cele 
bra,&  ammira  le  bellezze,  &  le  grazie  del  bel  vifo  di  M. 
Laura,  &  infieme  di  qui  fi  può  da  voi  fapere  come  cosi  le 
bellezze,  come  ogn'altro  bene,  s'ha  da  Dio  fonte  d'ogni 
bontà ,  &  d'ogni  bellezza  per  mezzo  de*  celefli  lumi ,  & 
della  diuina,&  ideale  bellezza . 

Quanto  all'elpofizione  delle  voci  più  ofeurc  la  prima 
fia  quella  qllo,che  il  Poeta  nitida  [  per  parte  del  Cielo;] 
alcuni  dellielpofitori  del  Petrarca  per  parte  del  Cielo 
dicono,che  egli  intefe  le  flelle  parti  più  denfe  de'  celefli 
corpi,  come  i  nocchi  in  vn  legno ,  &  che  egli  parla  come 
Platonico,tenendo,  che  l'anime  noftre  follerò  tutte  crea 
te  ad  vn  tratto ,  &  ciaf  cuna  furie  alìegnata  alla  Tua  ftella  ; 
come  racconta  Platone  nel  Timeo:  ma  a  me  piace  di 
cfporre  per  parte  del  Cielo ,  tutta  quella  parte  ò  flellata, 
ò  non  iftellata ,  la  quale  con  debito  modo  riguardaua  il 
luogo  doue  fu  ingenerata,  &  doue  nacque  quella  fi  bella 
donna  j  attelb  che  dalla  debita  fituazionc  delle  flelle  in 
cotal  parte ,  come  da  caufe  vniucrfàli  nacquero  le  grazie 
di  lei  :  come  vogliono  gli  Aftrologi ,  &  cosi  piace  anco- 
ra à  quello  noflro  Poeta ,  come  fi  può  vedere  in  quella 
£iuzone,  il  cui  principio  è  queilo . 

MJ  Tdctr 


D£L   VERTNO.  j| 

0>  Tacer  nonpcffo,  e  temo  non  adopre 

0,  Contrario  effetto  la  mia  Imgua  al  core  l 
doue  nella  quinta  itanza  ei  dice  . 

„   1/  dì  che  coftei  nacque  eran  UJlelle  , 

,,    Cheprodvcon  fra  voi  feliii  effetti 

j,    1/7  luoghi  altt  er  eletti 

„  Vvna  -ver  l'altra  con  amor  conuerfe . 
In  quefta  parte  del  Cielo  :  come  in  cagione  efficiente, 
mediante  il  lume  &  il  moto  era  il  bel  viio  di  M.  Laura , 
&  nell'Idea  come  in  eiempio  [  onde  natura  tolfe.  ]  Puoi" 
fi  per  natura  intendere  la  forma  delli  agenti  naturali  : 
i  quali  prendono  il  modello  dell'operare  bene  da  Dio,in 
quanto  da  elfo  fono  bene  indirizzati  fé  bene  non  inten- 
dono; O  vero  per  natura  fi  dee  elporre  Dio  itelfo,donde 
dipende  tutta  la  natura  ,  nel  qual  lignificato  ancora  Tin- 
tele Ariitotile  quando  nel  primo  del  Cielo  ei  dice  ,  che 
fa  natura  fece  bene  a  lpogliare  il  corpo  celeite  da  ogni 
contrarietà,  da  che  douea  elìere  eterno,fecondo  che  e^lì 
lì  pensò,  piìi  pretto  guidato  da  ragioni  humane,che  dalle 
infallibili  verità ,  che  altramente  ci  moitrano . 

Più  oltre  leguitando  [  per  vn  cuore  doue  fono  unte 
virtudi  accolte  ]  il  Petrarca  intende  non  il  cuore  ,  che  è 
parte  corporale  prima  dell'altre  :  ma  o  Tanimo,che  rifie- 
cie  nel  cuore,nel  qual  ientimento  vfìamo  di  dire  io  ho  in 
bocca  cioche  io  ho  nel  cuore,  ò  vero  per  l'vno  &  l'altro  : 
anelò  che  formalmente  il  cuore  èl'iiteifo  appetito  ienfi- 
tiuo  :  del  quale  la  virtù  é  moderatrice,  &  delle  parti  ma- 
teriali gli  fpiriti  fono  il  foggetto  delle  fpezie  di  effe  virtà 
come  conofeiute,  come  d'ogni  altra  cola,  che  fi  conofee. 
Quanto  alle  dubitazioni  qui  dirà  qualche  ingegnolb 
fpirito  come  può  cilere,  che  il  leggiadro  vilo  di  M.  Lau» 
ra  fulfe  in  qualche  parte  del  Cielo ,  &  in  qualche  Idea  ì 
attefo  che  il  bel  vilo  di  lei  era  cola  particolare,  &  il  Cic- 
lo, &  l'Idea  lòn  cagioni  vniuerfaii . 

Dipoi  come  celebrali  Petrarca  la  bellezza  della  fu» 
donna ,  &  dice ,  che  la  fomma  e  di  fua  morte  rea  ;  attclà 

C        cht 


54         L  E   Z   Z  I   O    N   E 

che  fé  le  grazie  dell'animo, &  quelle  del  corpo  di  lei  fon 
congiurate  contro  di  luì ,  &  afpirano  à  darli  morte  ,  fon 
crudeli, &  unto  più  fi  deono  biafimare,chc  lodare  quan- 
to la  morte  è  cola  rea,&  la  vita  cola  buona .  Et  finalmen- 
te come  può  Ilare ,  che  il  dolce  rifò  di  lei,i  dolci  foipiri, 
&  il  dolce  parlare,  fiano  cagioni,  che  amori  iani,&  anci- 
da,  che  iòno  effetti  contranj  ,  e  douerrebbero  nafcere  da 
contrarie  cagioni,  di  maniera  che  fé  i  dolci  fofpiri,  il  dol 
ce  parlare ,  &  il  dolce  rilo  3  danno  all'amante  la  fanità  & 
la  vita  ;  Tamaro  iòlpirare ,  ragionare  t  &  ridere  lo  faran- 
no infermare,  &  lo  condurranno  à  morte . 

Al  primo  dubbio  &  primieramente  quanto  al  Ciclo  di 
co, che  egli  fi  può  confiderare  in  due  modi,in  uno  da  per 
le  lenza  le  cagioni  particolari  di  quaggiù, &  fenza  la  par- 
ticolare materia, &  in  vn'altro  inficine  con  quelli  agenti, 
&  con  quella  materia  jnel  primo  modo  è  vero, che  il  Cie- 
lo no  può  eiTerc  cauta  delle  cole  particolari, come  di  par- 
ticolari leoni,  cani ,  &  huomini ,  altramente  in  damo  fa- 
rebbe data  da  Dio  la  virtù  del  generare  à  quefti  inferio- 
ri agenti ,  nel  fecondo  modo  è  ben  vero  :  attefo  che  ogni 
mouimento  di  quaggiù  fino  all'alterazione,  perlaquale 
lì  diipone  la  materia,&  fi  generano  le  cole  pende  dal  mo 
uimento  &  da  lumi  deJ  celefti  corpi,  come  ne  inoltra  co- 
si l'clperienza,  come  Aristotile  ancora  nel  lècondo  della 
generazione, &  della  ccrruzzione,&  nel  primo  della  Me 
theora,oltre  che  la  ragione  il  medefimo  ci  confermale  - 
ro  che  fé  i  Cieli  con  il  loro  moto,&  con  il  loro  lume  non 
cor  correderò  gli  agéti  di  quaggiù  alla  produzzione  del- 
le cole  generali, non  conosceremo  come  Dio  fia  la  prima 
&  vniuerf  ale  cagione  di  tutte  le  colè ,  &  al  Cielo  che  in- 
terne con  l'intelligenze  participa  molto  più  della  bontà, 
che  le  creature  di  quello  mondo  inferiore, farebbe  nega- 
ta la  virtù  di  comunicarla  ad  altri,  &  all'altre  creature 
mcn  buone  conceduta,&  l'vno  &  l'altro  farebbe  non  me 
no  inconueniente  che  fal(o  .  Secondariamente  quanto 
all'Idee ,  le  quali  fono  in  Dio  »  dico  che  fé  bene  le  fono 

ca- 


Del  Verino.        $5- 

cagioni  vniuerfali  delli  effetti  in  if  pezic  da  per  loro  con- 
fidente ,  nondimeno  con  gli  agenti  particolari,  &  con  la 
particolare  materia  ,  fono  ancora  cagioni  particolari . 
Puoflì  ancora  dire  che  l'Idee, fé  fi  considerano  come  for« 
me  in  Dio  che  è  caufa  vniuerfale,  in  quefta  maniera,  ioti 
caule  delli  effetti  Ipeciali ,  &  vniuerfali .  ma  fé  le  fi  con- 
templano in  Dio  come  cofa  che  è  maftimamente  in  atto 
come  ancora  i  particolarità  quella  maniera  Dio  intende 
più  prefto  in  particolare,  che  in  vniuerfale, &  cosi  ancora 
ne  è  cagione  .  più  oltre  che  cofà  non  iòlo  fallà,&  empia, 
ma  ancora  ridicola  farebbe  quella  de*  Fiiofòfanti,  fé  cre- 
deflero,che  Dio  ch'e  l'ottima, Scleccellentifs.  cagione, e 
che  le  foftanze  particolari, fono  più  pertette,che  Tvniuer 
(ali,  come  fi  dimoftra  da  Ariftotile  nel  capitolo  della  fo- 
ftanza  >  &  nondimeno  più  prefto  fi  penlàifero  che  Dio 
producefTe  rvniuerfali,cheleparticolaii,&  che  più  pre- 
fto di  quelle,che  di  quefteteneffe  cura,perciò  vfizio  è  di 
huomo  fàuio,  pio,  &  amatore  del  vero  ,  tenere ,  che  Dio 
&  in  vniuerfale,  &  in  particolare  fìa  autore  delle  cole,  & 
tanto  più  in  particolare ,  che  in  vniuerfale  :  quanto  così 
fono  più  perfette,che  in  quel  modo,&  cosi  deono  crede- 
re dello  intendere  di  Dio  :  &  chi  non  sa  rifoluere  le  ar- 
gomentazioni più  forti, che  in  contrario  fono  itate  ritro- 
uate  da  fottili  ingegni,  dee  più  prefto  in  ciò  confeffare  lz 
fiia  ignoranza  ,  che  per  non  fare  quefro ,  che  farebbe  fe- 
gno  di  modeftia  incorrere  in  quelli  tre  grandiflìmi  vizij 
di  ftoltizia  ,  di  menzogna,  &  d'impietà  . 

Alla  terza  &  vkima  difficultà  fi  può  rifpódere,  che  gli 
effetti  contrarij  poifon  nafeere  da  vn  medefìmo  agente,ò 
da  due  agenti  contrarij'.  da  vn  medefìmo  in  più  modi,  ò 
perche  egli  fìa  diuerfamente  difpotto,  ò  i  fuoi  finimenti, 
ola  materia,  ò  perche  in  diuerfitépiafpiriàdiuerfìfini. 
può  vn  medefìmo  agente  effere  diuerfamente  difpofto,& 
così  cagionare  diuerfì  eftetti,come  il  gouernatore  &  mae 
ftro  di  naue  con  la  f  uà  pref enza ,  &  con  1  arte  fùa  faiua  la 
iauc  dalle  fortune  del  mare,  &  de'  corlali ,  &  con  la  (uà 

C    a        alfe* 


;£        Le  2  z  ione 

fllTcn?! ,  ò  non  fapendo  ben  farti ,  è  caufa  del  contrario  • 
umilmente  fé  vn  medelìmo  agente  fi  lèrua  di  linimenti 
diuerfi,  farà  diuerfe  operazioni  &  contrarie, con  le  tana- 
glie esépi grazia  vn  legnaiuolo  caua  gli  aguti  d'vn  legno, 
&  col  martello  ve  gii  ficca  ,  vn'eccell.  pittore  le  ha  buon 
pennellij&  buon  colori  fa  vna  bella  figura,  le  altramente 
brutta .  Che  più  oltre  vn'iftelfo  agente  ,  mercè  della  di- 
vertita della  materia  faccia  contrarij  effetti ,  è  chiaro  di 
qui  perche  il  Sole  indurifee  la  terra,  che  e  tenera  per  ef- 
iere mefcolata  con  l'acqua,  &  intenerire  la  cera.  aelFaz. 
zioni  humane  vn'iftelfo  Capitano  delli  elèrciti  Ce  ha  per 
fine  la  vittoria  per  quella  Rcpubl.per  la  quale  e5  combat- 
te la  può  conlèguire  .  fé  la  perdita  &  la  rouina  ancora  di 
cotanto  male  può  eifere  caufa  ;  &  cosi  la  diuerfità  de'  fini 
è  caufa  ancora ,  che  da  vna  medemna  cagione  effettrice 
nafehino  diuerfi  effetti,  in  vltimo,che  duoi  contrarij,có- 
trarij  effetti  preduchino  è  chiaro,  il  bene  accende  in  noi 
desiderio  di  le  il eifo,&  di  qui  è  che  ci  muouiamo  per  ac- 
quiftarlo,il  male  cagiona  l'odio, &  il  fuggirlo. dalla  fanità 
procedono  le  operazioni  naturali  Se  buone,dairinfermi- 
tà  fono  impediti, &  fatte  imperfette,  da  queita  diftinzio- 
ne  è  manifefto  come  il  dolce  lòfpirare, parlare,  &  ridere 
dell'amata  dia  la  làmta  all'amante,  fendo  li  ella  con  que- 
fte  gra7ie  prefente,  e  l'infermi, e  dia  morte  con  la  fua  ai- 
lènza,  poi  come  contrarie  cagioni  il  dolce  lòfpirare,par-» 
lare  &  ridere ,  el  fare  tutto  que  :o  con  afprezza  &  sgar- 
batamente, ne  lègue  ò  la  lanità  &  la  vita,  o  la  malattia,  8c 
la  morte  nello  amante ,  effetti  contrarij  da  contrarie  ca- 
gioni procedenti. 

Da  tutto  quefto  mio  ragionamento  può  ciafeuno  di 
▼oi  gentiliduni ,  &  accortitììrni  Accademici ,  &  Vditori 
haucrecomprelò,  chcilnoltro  M.  Francelco  Petrarca 
non  con  minore  altezza  ni  concetti ,  ne  con  manco  beilo 
ordine  hi  celebrate  le  bellezze  &  le  gra?  ie  delia  t  uà  M. 
Laura,che  con  maeità  &  grazia  di  parole,  ateeiò  che  egli 
«el primo  quadernario  di  quello  Sonetto  l'eiàlta  da  tut- 


Del  Verino.        %f 

te  le  principali^  più  degne  cagioni,come  tra  le  irrumen 
tali  è  il  Cielo  con  1  fuoi  più  benigni  lumi ,  i  quali  in  luo* 
ghi  alci  &  eletti  fi  ridonarono  il  di  che  cortei  nacque , 
tra  l'elemplari  l'Idea  d'vna  graviofilTima  Donna,  tra  le 
agenti  la  natura  prima, ò  vero  eifa  prima  ,  &  iuprema  ca- 
gione d'ogni  colà  buona ,  &  d'ogni  rara  bellezza ,  tra  le 
formali  più  notabilità  grazia  &  la  Ieggiadna,&  tra  le  ma 
renali  il  vifo  di  queita  iva  donna  .  Confederando  più  ol- 
tre, che  quello  &  dotto  &  gentil  Poeta  nel  lecondo  qua- 
dernario lèguita,  ma  più  particolarmente  ài  renderci  ma 
rauigliofele  bellezze  di  M.Laura,celebrandole  fuechio 
me,  con  agguagliarle  al  finiiììmo  ore  nel  colore,  &  nello 
fplendore ,  &  preponendole  alle  chiome  fparie  all'aura 
di  qual  lì  voglia  Ninfa ,  che  (ì  ritroui  ne'  fonti,&  di  qual 
fi  voglia  Dea  habitatrice  delle  lelue  ,  &  credo  io  ,  che  à 
più  eleuati  ingegni  intenia  di  lodarla  di  carità  attribuì» 
ta  alle  Ninfe  ,  le  quali  l'ardore  delle  carnali  dilettazioni 
eitinguono  con  queita  angelica  virtù,  non  altraméte,che 
il  fuoco  iìa  eitinto  dall'acqua  .  cosi  voglia  Ibpra  modo  li- 
gnificarci ,  che  ella  ha  in  se  raccolte  le  virtù  in  eccellen- 
za ,  il  che  e  colà  rara  &  folitaria  come  quelli ,  che  per 
attendere  alle  diuine  fpecolazioni ,  fuggono  le  conucr- 
fazioni,  Se  li  riducono  ad  habitare  ne'  Dolchi,  &  nel- 
le felue.  nelmedefimo  quadernario  magnifica  le  virtù 
di  queita  dia  donna  dal  gran  numero  ,  che  ella  n'ha  rac- 
colte nel  fuo  animo ,  quafi  volendo  dire  ,  che  doue  nel- 
l'altre belle  ne  è  vna ,  e  óuq,  ò  poche  più  in  lei  iòn  tutte . 
cosi  dalleilremo  poterebbe  l'hanno  in  lui,che  è  di  con- 
durlo à  morte  per  l'infinite ,  &  grandiilune  pailìoni ,  eoa 
le  quali  tutta  la  f  uà  vita  è  mole-Hata ,  &  quello  perche 
egli  non  teneua  modo  ,  ne  anfora  in  amarle,  onde  el- 
la molte  volte  le  gli  moitraua  disdegnofa  ,  &  adirata; 
&  quefto  li  recaua  infiniti  tormenti ,  come  per  il  contra- 
rio le  benigne  accoglierne  vq  contento,^  vn  allegrézza 
lenza  termine  » 

Tcn# 


$8      Lezzione 

Terzo  &  vltimo  più  in  particolare  ci  efprimc  le  gra- 
fie &  la  forza  di  alcune  parti  di  queftabelliiTima,  &  le?- 
giadriflìmà  Donna:  le  quali  grazie  dico  iono  di  alcu- 
ne parti  del  corpo ,  come  degli  occhi,del  cuore ,  &  del- 
la bocca  ,  &  ci  annunziano  vna  maggiore  grazia ,  che 
è  quella  del  Tuo  bell'animo,  quella  degli  occhi  è  di- 
vina, &  confifbepiù  che  in  altro  nel  girargli  con  fua- 
uità  ,  &  perche  per  gli  occhi  molto  fi  lcuoprono  altrui , 
le  qualità  dell'animo  :  come  i  più  dotti  de  Fifìonomi 
ci  dimoftrano,&  refperienzaftefla  :  di  quìè,che  dalmo- 
uimento  fòaue  &  gentile  degli  occhi ,  fi  può  prendere 
fpedito  argomento  del  fuo  bell'animo  dal  lòfpirare  fi- 
milmente  confoauità,  fi  conofee  vn'animo  appaflìona- 
tOi  ma  con  certa  moderanza  comeauuicne  in  chi  mo- 
dera gli  affetti  col  freno ,  &  con  la  legge  della  retta  ra- 
gione .  Le  grazie  finalmente  della  bocca  Tono  il  dolce 
parlare ,  che  ci  dinota  vna  moderanza  nell'appetito  ira- 
labile,  che  ci  ìùole  per  la  bellezza ,  ò  per  qualche  bene^ 
che  è  m  noi  più  che  in  altri  inluperbire ,  &  il  dolce  riio 
dolcezza  &  piaceuolezza  nel  conuerfàre , 

O  D  i  o  immortale  con  quanta  arte  ci  fai  tu  quaggiù 
in  terra  &  inquefta  materia  vedere  la  tua  Bontà,  &  le 
tue  bellezze,  &  con  quanto  ftupore  cosi  dottamente , 
&  con  tanta  leggiadria  di  parole  quefto  Poeta  ce  le  ha 
cfprefTe  &  cantate  in  quefto  Sonetto  :  perche  non  ho  io 
potuto  con  quell'altezza  di  concetti ,  con  quel  maraui- 
gliofo  ordine,  &  con  quella  maeftà  di  parole,  che  fi 
conueniua ,  &  che  io  più  defidcrauo  difeorrerne  digniil 
fimi  Accademici ,  &  Vditori  ?  perche  dico  non  ho  io 
potuto  così  celebrarle  alla  prelènza  voftra  ?  mercè  credo 
io  della  debolezza  del  mio  intelletto,  &  della  rozzez- 
za del  mio  dire ,  con  le  quali  imperfezzioni  è  piaciu- 
to alla  DiuinaProuidenza  cheiofia,  acciò  più  illuftre 
&  chiare  apparifehino  leperfezzioni,  &  le  grazie  di 
molti  altri,  &atfine  che  io  comprenda,  che  tanto  più 

fi 


Del  Verino.        0 

ri  fono  obbligato  della  grata  vdienza ,  che  come  corte* 

fiiTimi  mi  hauete  data ,  quanto  meno  mi  II  conuc- 

niua ,  &  perciò  con  tutto  lo  affetto  del 

cuore  ve  ne  ringrazio  • 

*         * 

* 

IO  HO  DETTO» 

Il   Fini, 

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