Tuesday, June 4, 2024

GRICE E PICCOLOMINI

 I TRE LIBRI DELLA 


RETORICA 

D'ARISTOTELE A 

THEO DETTE; 

TRADOTTI IN LINGUA... 


Aristoteles, Alessandro Piccolomini 




111 


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I TRE LIBRI 


DELLA RETORICA 


BA RI S T O T E L E 


aTheodett0 5 s^rjòm^^ 


TRADOTTI IN LINGVA VOLGARE, 

T^a AI. (^Alejpindro T^iccolomtm . 


NVOVA MENTE DATI IN LVCE. 

Con laTauoIade' Sommarij . 

CON PRIVILEGIO 





IN VENETIA, M D LXXI. 


Appalto Fiancelco deTranceichi SanefL. 







tri 





ALESSANDRO PICCOLO M I&fetÀ 


A I LETTORI. '^VÈJjaf: 9**" 


E ben'io fimpre ho fiimafà 

( G enttlifiimi lettori) ejjer tanta 

la differenti a trai cercar curio- 

famente occafìon di calunniare* 

morder, più toflo, che di ri- 

prender >per o [curar Ì altrui gloria , gli Jcr itti 

altrui 5 0* l'opporfi dall'altra parte Jinceramete 

per filo %elo de Uà 'ver ita, a quelle co/e, che paian 

manco vere in e fi 5 che fi come il far queflo e 

cofa digni filma d'ogni libero * £f purgato intel- 

letto > co fi il far quello a maligna, & maluagia 

volontà s appartiene : nientedimanco io fino fìa 

to Jempre cosi nemico d 'offènder in quanto fi vo- 

glia pi ce 10 la cofa, chi fi fìa y & ffetialmentecon 

me%o di queflo infamtfimo vitio della morda- 

cità j che per vn non so che d'apparente Jomi- 

filanda, che fra lor tengon le due cofidette^ ; 

io voluto fiejfe volte non feguir fv nocche fa- 

^pfe # ij rebbe jjj 




rebbe per fi lodeuóle^per fuggir ogni pericolo , 

JoSpition di biajmo-, che potefiè recare l'altra. 

*Da quefio nafte, che potendo parer mara- 

uiglia ad alcuno , che doppo tante tradott:onr y 

fatte fin oggi della Retorica^ 'Arinotele 

a Theodette^ 5 delle quali, quattro in lingua la- 

tina, & due nella nofira volgare] ho fin hor ve- 

dute^ 5 io nondimeno mi fìa pofio parimente a, 

tradurla 5 non ho voluto ajfegnar per ragion di 

quefio, imperfettione alcuna, ch'in qual fi vo- 

glia delle dette tradottioni, h abbia io giudicato , 

che fi ritruoui . ^Ma mi contento fòla, che mi 

bafli d'addurneal pr e finte cjuefta ragione^ . 


è, chauend'io già fatto piena paragrafi in 

lingua nófira fipra tutti li tre ùbri di e fifa ^B^tp- 

ricay & hauendo quiui nella margine accen- 

nato, & cituto pajfo per pajfo i praprij luoghi 

d* Ar fintele? cosi le fiejfe parole greche*, come 

te latine fecondo la tradotttone del Trapezjzjun* 

ito $ accioche 1 Lettori della parafi aje con minor 

fatiga potefierritrouare, & parragonar ti te fio 

con la parafi aJL^ $ giudicai, che fufie ben fatto 

di far le cimtioni deltefio d 'Aristotele nella lin- 

gua nofira ancora. £f perche meglio fi potè (fc 


veder 







'veder fondata la corresbondentìa della para- 

fi afe al te fio , fecondo il fin/o, che più ho io /li- 

mato ejfer vero, et legittimo, feci penfiero di far 

la prefènte tradottiones . et maggiormente ef 

fendo par ufo così ben fatto a molti amici miei, 

giuditiofi, amatori di Ietterei . 


6t a queflo effètto, accio che più ageuolmente 

fi potejfer rincontraci luoghi della parafi afe con 

uei delia lettera d* Aristotele dame tradotta $ 

ò pojlo nella margine di quella tradottioncj 

alcuni numeri, chabbian da rifpondera i nu^ 

meri, che faran parimente poftì nella margin 

della parafi afi^j, che toflo vfcirà fiora riìlam-* 

poto in tutti a tre i libri inferni . 


Ho coluto con quefie poche parole farui ca- 

paci (benigni fimi lettori) della cagion, che ni ha 

moffo a portar la Tietoriùa d 'sfrittotele nella 

nofìra lingua. Jnche fare,Jeconofcerete, eh* io 

mi fa in buona parte appreJfatJ alla venta le- 

gittima dei fenfì Juoi, & a fargli chiaramente 

apparir altrui (che fon le due cofe, do in tradur- 

re mi sfòrzo d'andar cercando) filmerò io, che 

ciò a me fta piena ricompenfa di quefia impre- 

fa : & con maggior animo darò fine alla tradot- 


% tione 




tionc, eh e nella me de firn a noftra lingua ,fo al 

prefente della Toetica d ^ ArtHotele^ fjf allapa- 

rafrafe parimente ciò io le fo Jopra . lacjual nuo- 

ua tmprefa già farebbe condotta al fne.fi più 

JfreJ/e, £f men breui triegue mi concedeffe quefa 

lunga infermità-, che tanti anni già mi iteri op- 

preffo . Ada fiero pur che la detta tmprefa farà 

condotta al fin fo per tutto Ì anno feguente^j 

del fettanfnjno . Dio nofiro Signore vi con- 

ceda ogni prosperità. Da  c ' g encr demoliranno 5 & delle co felodeir-> 

li, & delle vituperabili 5 &dci luoghi da trouarlc, & 

da prouarlc . $6 


Capo 10. Del Gcner Giudicialc, & prima dell'ingiurie, 

&caufcdi quelle; & àquai capi fi poflbn ridurre. 66. 


Capo n. Delle cofe gioconde, o ver voi uttuofe,pcrca- 

gion delle quali foglion recarli à far'ingiuria gli huo- 

mini . & dei luoghi da ritrouarlc,daconofccrlc,& da 

moftrarle. 72 


Capo 12. Quali fogli on'effer quelli , che volontieri fan 

no ingiuria ; & quelli contra de i quali fi fanno . 80 


Capo 13. Quali attioni fi debbian dir veramente giufte , 

o ingiufte, o ver guittamente, o ingiuftamente fatte . 

Et dell'Equità 5 donde la nafea, & in che differifea dal 

rigor del le leggi ;& alcuni luoghi da conofcerla. 88 


Capo ia. Dell'ingiurie pofte in paragone, & compara- 

tionfradi loro; quali fien maggior^ & quali mino- 

ri : & alcuni luoghi da conofeerquefto. ^4 


Capo 15. Delle pruoue, & modi di far fede inartificiali, 


• o verfenz'artiheio, 96 

NEL SECONDO LIBRO. 


CApo primo. Del bifogno,c'hà l'oratore della co- 

gnitionedegli affetti, & paflioni h umane. 107 

Capo2. Dell'affetto dell'Ira. no 

Capo 3. Della Manfuetudine, ò ver Placabilità. 117 

Capo 4. Dell'Amore, & dell'Odio . 122 

Capo 5. Del Timore, & della Confidenza . 128 

Caporf. Della Verecondia,&deU'Inuerccondù* 134 

Capo 7. Della Gratia . - 142 

Capo 8. Della Compatitone. 144 

Capo?. DcH'lndegnationc. 148 

Capo 10. Deirinuidia . 152 

Capo 11. DdTEmulationc. ij? 


Capo 




Capo 12. Della Giouinczza, & conditioni di quella. 158 

Capo 13. Della Vecchiezza, & fue proprietà . 161 

Capo 14. Della Virilità, & fue conditioni . 154 

Capo 15 . Della Nobilità, Si proprietà di quella . 1 6% 

Capoi£. De icoftumi,& proprietà dei Ricchi. 166 

Capo 17. De i coftumi di coloro,c'han grande auttorità, 

& potétia fopra de gli altri 5 &: de 1 bene fortunati,^ 

Capo 18. Continuation delle cofe dettc,con quclle,chc 

s'han da dire nel reftantc di qucfto fecondo libro. 169 

Capo 19. Della natura del poffibile , & delTeffere ftato , 

& rlcll haucrcad efTcrej &dci luoghi loro : & della 

gradczza,& piccolezza, còfideratein natura loro. 171 

Capo 20. Dell' EfTem pio, o ver'Induttio rctorica,& del- 

le fpetie fue, & lor conditioni . & del modo d'vfarle, 

Se collocarle ncll'oratione. 17J 

Capo 21. Delle Sententi e Oratorie, Se di tutte le fpetie 

loro,& dell' vfo,& vtilitàdi quelle. 179 

Capo 22. De gli Enthimemi, & dei precetti nccclfa ri j 

all'vfo di quelli. & quali fieno gliEnthimcmi puri prò 

uatiui,& quali gli redarguitiui,o ver rcprouatiui. 184 

Capo 23.De i luoghi còmuni;& quali tra gli Enthimemi 

fié quclli,che di nobiltà, & di pfettione eccedono.188 . 

Capo 24. Che fi truouino Enth.appareri:& quali efii fic 

no:& de i luoghi comuni, che poffon lor feruire . 203 

Capo 25.De i modi d'opporlì aU*auuerfario,& di difirio- 

glier le fue ragioni.Et che cofa fia Inftantia,o ver ob- 

biezione oratoria, & in quanti modi fi faccia. 209 

Capo 2(5. Dell'Amplificationc, in ampliare, & in dimi- 

nuire, over eftenuare. 213 

NEL TERZO LIBRO. 


CApo primo. Della continuatone de i primi due Li- 

bri con qucfto Terzo 5 & del proponimento, o ver 

propofuion di quello, ches'hàda trattare in elfo . Et 


# # della 




TAVOLA 

della pronuntia oratoria j& finalmente della diftin- 

tione della locutione oratoria dalla poetica. 2ij 


Capo 2. Della virtù della locution*oratoria,& delle con- 

ditioni, chclcconucngono : &quai forti di parole fi 

ricerchino per tai conditioni: & della Metafora, & de 

gli Epithcti, ouer aggiunti . 219 


Capo 3. Della freddezza, ouer inettezza, & difetto della 

locutione oratoria. 226 


Capo 4. deirimagine,ouer Comparationc,& della diffe 

rétia,& cóuenicntia,ch'ella tiene co la Metafora .22^ 


Capo 5. Della ftruttura della locutione oratoria , & pri- 

ma del parlar grecamente: & quantc,& quali còditio- 

ni fi ricerchino a qucfto . 231 


Capo 6. Dell'ampiezza, magnificala, & grandezza del- 

la locutione 5 & quai cole poflbno o nuocere, o gio- 

uare a qucfto. 234 


Capo 7. Del Decoro della locutiò oratoria, & quarc, & 

quali fiélecòditioni,&rauuertetie, che perfuacagio 

fi ricercano.& qual fia la locutiò proportionata,qualc 

la coftumata,&: quale la pathctica,o ver afFcttuola.23 $ 


Capo 8. Del numero,& ritmo oratorio,& in che fia dif- 

ferente dal metrico de i Poeti:Óc d'altre cofe apparte- 

nenti al ritmo, & agli accenti . 238 


Capo  . 

7(ilL fasi* Renella riga c .del iegiflatore, bygi dal legatore. e.\o.canfagiÀ.cofagia\ 

f.tfiion ejfendo.&nonejjendo. \.\6 efftndo.^ effendo. 9-*.& *£afide.& alle fedi. 

113 4.U dell altra pan*. Et dall'altra parte. 1  . Quefìe. Quelle. tg*no.congiungam. 




DELLA RETORICA 


D'ARISTOTE L.L::^ 

aTheodettc, 




TRADOTTA IN LINGVA VOLGARE 


Da Ai. ^Alejfandro Ttccolomini , 





dell'utilità della Teorica : & delld Jò- 




mivltanz^a creila tien con la 'Dialettica . 



A retorica hà gran conucnien ria > 

& corrifpondentia con la Dialettica; per- 

cioche coli l'vna, come l'altra per vna ccr 

ta forte di vie procede, lequali fono in vn 

certo modo alla cognicione commune- 

mente di tutti gli rinomini accommoda- 

re ; & non dentro a termini d'alcuna par- 

ticolare fcientia, riftrette, & determina- 

3 te. 3c per quello lì vede, che tutti in vna certa maniera, d'am- 

4" bedue quelle facilità partecipano, & fon capaci : vedendo noi, 

che niuno è, che fin'ad vn certo termine non fi metta a impu- 

gnare le ragioni altrui, Se a foAener le fue;& parimente a di- 

fenderli, & ad accufare, ogni volta, che gliene vien bifogno. 

j & nella moltitudine di chi fa quello, alcuni fono, che feonfi- 

deratamente, & inettamente lo fanno, & quafi àcafo, & altfi 


A per 





2 Della Storica d' Aristotele 


per il contrario lo Tanno più ordinatamente, Se quali per habi- 

( ro;dal'vfo, & dall'edercitatione acquiftato. Vedendoli dun- 

que nell'vn modo , & nell'altro far quello , chiara cofa è , che 

polli bil cofa fiad'inuefligare,& veder come ciò con via, Se con 

ordin fi debba fare : potendoli cercare, & trouar la cagione,on- 

dc fia, che confeguifean parlando l'intento loro, cofi quelli, 

ch'in ftrutri dall'euercitation procedono , come quelli, che pu- 

ramente a cafo . Se cofi fatta inueftigatione, Se olTèruatione, no 

farà alcuno, che non confelTi efferc opera, &offitio d'arte. 

7 Di quell'arte del dire adunque,coloro, che fin'a qui n'han trat- 

tato, Se comporto libri, vna picciola, Se breuc parte n'han toc- 

S co . Conciofia cofa che clfendo il prouare, e 1 far fede, l'cfien- 

tia& lafoilantiadi quell'arre, Se tutte l'altre cole, che le ftan 

d attorno, accidenti, & aggiunti di quella ; eglino de gli Enthi- 

memi, Se degli argomenti che fon'il corpo fodo della fede, che 

s'hà da fare, non dican nulla : Se di quelli accidenti, che fon 

fuora della foftantia, Se del negotio Hello, lungamente parlino, 


9 Se molte cofe trattino . L'affetto di calumniare , Se la compaf- 

fione, & l ira , Se V altre* cofi fatte palfioni dell'anima, non ri- 

guardan la caufa, che s'hà da trattare, ne toccan propriamente 

la cofa ltclfa,ma folo han riguardo a commouer, lìorcere Se in- 


10 terellàrc il giudice . La onde fe in rutti i fori, &giudirij auue- 

niile, fi come in alcune Città , fin'ancora in quello tempo adi- 

uiene ; Se fpctialmente in quelle, che ben goucrnate,&: ammi- 

nilìrate fono; certamente nulla harrebber, che dir quelli tali, 


1 1 Conciolìacofa che nelfun fia, che non giudichicene farebbe co- 

fa ragioneuolmente ratta ìlprouedere, Se prohibir con leggi, 

chenon s'vfcille parlando maifuordei meriti della llelTà cau- 

fa. Et alcuni fono, che di più, cotai leggi, non folo con l'opi- 

nione, ma con l'olleriiantia, Se con l'vfo appruouano : come 

fra gli altri fan quelli, che rifeggono,& giudicano nel configlio 

dell'Ariopago . Et tutto quello drittamente è lìato confidcrato, 


li Se con gran ragione . Pofciache non comi iene llorcere, o pie- 

gare dal dritto il giudice con tirarlo, Se inchinarlo ad ira, oa 

inuidia, o a compadrone, non cllendo altro quali il far quello , 

che s'alcuno, c'haueifea feruirfi perla drittezza, dell'opera fua 

d'vna regola, o d vna fquadra, cercaiTe prima di dillorcerla, ór 


x 5 d'incoruarla • Oltra di quello è cofa molto manifella nó elfere 


altro 




77 Primo libro . j 


altro l'offiriodi colui, che litiga, Se agita in giuditio la caufa 

Tua, fc non prouarc, Se moftrar che la cofa di cui fi tratta, & che 

cade in controuerfia, fia veramente, o non fia, over che 1a fia 


4 ftata fatta, o non (la (tata fatta . Ma ch'ella fia o grande, o pic- 

cola, o giuda, o ingiufta, in tutto quello, che di ciò non fia fla- 

to nella legge del Legiflatorcefplicato , & detcrminato , appar- 

tiene al giudice ftclTo, di conofcere,& di difeernerper fc mede- 

fimo, & non d'odirlo, o impararlo da gli Oratori , cheaj»itan la 


j controucrfia,& la caufa loro. Si dee dunque (limare cola 

molto vtilc, Se conucneuolc , che nelle ben porte, & prudente- 

mente ftaruitc leggi , fi truoui refoluto , decifo, Se determinato 

quel più,che fi può delle cofe, Sede i cafi, ch'occorrer poflbno: 

li che a coloro,c'han poi da giudicare con le lor fententic, man- 


f co a determinar ne re(b,che fia poflibilc. Et ciò primieramen- 

te, perche più facil cofa e di trouarc vn folo,o pochi, che molti, 

li quali fieno di buon fentimento, Se di buon giuditio, Se che 

fica atti a formar leggi, Se a difeerner la ragione, c i giudo . 


7 Di poi le formationi, Se le con ftitutioni delle leggi, con la ma- 

tura confideratione,& pelato difeorfo di molto tempo fi pollb- 

no , Se Ci foglion fare : doue che il giudicare, Se fenrentiar de i 

giudici, fifa quali di fubito, Se ali 'improuifla . Onde dimcil 

cofa è, che coloro , c handa fencentiare, Se da giudicare, pof- 

fan per la breuità del tempo , il giudo, Se l'vtile drittamente co- 


8 gnofeere, Se difpenfare . Ma quel, ch'importa più di tutte l'al- 

tre ragioni, è, ch'il giuditio del Lcgiflatorc nel formarle fue leg- 

gi non riguarda le perfone in particolare,^ quelle, che fon prc 

lenti nel tempo fuo ; ma le riguarda come lontane ne' tempi, 

che deon venire , Se come in vniuerfale contenute ne* gener lo- 


9 ro. Doue ch'i Configlieri nelle lor confultc, &i giudici nelle 

lor fententic, comedi perfone già prefenti, Se ne' lor panico* 


0 lari determinate, ne difeorrono , Se ne dan giuditio : Con le- 

quali afiài fpefib gli fuol congiugnere, Se invìi certo modo in- 

tcrefiàre o amore , o odio , o vtil proprio : in guiia che per tal 

cagione non pollo n con dritto, Se libero occhio difeernerc, Se 

vedere il vero; ma rende lor l'intelletto offufeato, ci giuditio 

ofeurato l'ombra , odcl proprio diletto, o della propria molc- 


1 ftialoro. Fa dibifogno adunque ( com'ho già detto) di lafciar 

minor parte , che fia poflìbilc > dell'altre cofe in arbitrio , Se in 


A ij poter 




^ Tfella Tt^torica d' Ariti otclz^> 


poter del giudice, & folu il carico di vedere, & determinare fé la 

cola fia,o nó fia,c neceilàrio di lalciare alla cognition de" giudi- 

ci:non ellendo pofTibile,che cofi fatte noti tie,& coli fatte cofe, 

il il Lcgiflator tanto innanzi antiuegga. Eifèndo adunque quan- 

t ho detto veriffirao , può da quello clfer beniflimo manifefto, 

che cofe fuor de meriti della caula toccan nell'arte, che danno 

6c trattan coloro, li quali altre cofe fuor di quelle, che pur ho- 

ra ho dette, infegnano, & difhnifcono ; umiliando (com a di- 

re) & determinando che cola habbianccellariamcnte da conte- 

nerli nel proemio, o nella narratone, de in ciafeheduna dell'al- 

tre parti dell oratione. perciochc nient'altro in inoltrar cotai 

cofe fanno, fe non cercar come polfano formare, rralmutare,& 


13 porre qualche qualità nel giudice . Di quelle cofe poi, ch'alio 

artifìcio di prouarc, tk far fede appartengono , cioè donde pof- 

fadiucnirl huomo Enihimematico, & bene inftrutto in argo- 


14 menta re, non infegnan, ne moltran nulla. Et di qui parimen- 

te nafee, che abbracciando, & contenendo quella ftellaarte, 6c 

via, coli le caufe concionali» & con luh.u me , come lclirigiofc, 

& giudiciali, Se ellendo oltraciòpiu nobile, traile Città più 

vtile, & neceilàrio il negotio delle confili re, che quel delle par- 

ticolari con uent ioni, eh in giudi tio vengono i di quello nondi- 

meno rutti coloro , che di queft arte trattano, non dicon nulla ; 

Se del negotio giudiciale dicon molto > & fanno ogni s forzo di 


ir -darne l'arte. Et quello non per altro adiuiene, fe non perche 

-manco hà luogo, Se men vien à bifogno nelle catife , & ne' ma- 

neqgi coniu] tati ui , overdelibcratitii, il parlar fuor de' meri ri 

.della caula, che non auuien ne' giudiciali, ik di manco corrot- 

tone cV inganno è capace il trattar caufe dinanzi aConfiglieri, 

che nel foro dinanzi a' Giudici; come che il far quello fia cofa 

più communc, toccando non Ibi chi parla , ma chi afcolta an- 


%6 cora. Polciache le cole, che quiui fi dicono fon daquei,ch'afc 

coltano odire » ponderate, & giudicate come proprie loro. 


27 Onde nient'altro a chi quiui conliglia con la tentenna fua fa di 

melìier di fare, fenon mo Arare, & prouarc che la cofa verame- 


28 te lia, qual intendcegli di peiluaderla . Ma nelle controuerfie, 

& caule giudiciali non balta, ne è lol'vtil quello, potendo haucr 

luogo & recar giouamento in ette il cercar di poifedere, &ti- 


29 rar dal fuo gli lìefli afcoltatori : pofeiache di cole, non lor pro- 


prie, 




Jl Primo libro . 




prie, ma ch'ad altri toccano , hanno cglinda far giudirio . La 

onde ponendo eglin la loro attentione , & cófideratione à cofa, 

che non loro fteftì, ma i litiganti tocca, &c in gratia,& diletto di 

eflì afcoltandogli ; più tofto concedono alle lor domande, le 


30 (Ielle fententiein dono, che veramente giudichino. Perlaqual 

cofa in molti luoghi (com'hò già prima detto) fi truoua prohi- 

bito per leggi l'vlcir punto parlando, fuoi dei meriti della cau- 


3 1 fa, di cui li tratta. Ma nelle caufe deliberatine gli Aedi giudici 

di quelle, per lormedcfimi fenzvuopo d'altra legge, (on ba- 


31 ftantiflimi ad olleruarlo. Hor eflèndo caufagià manifefta, che 

quefta ordinata, & (per dir così) methodica arte, di cui ragio- 

niamo, intorno al prouare, & far fede principalmente còltile ; 

nó ellendo altro le fedi, 6c le pruoue,che demoftrationi,ouero 

argomentationi; pofeiache alhor principalmente diam fedcVid 

vna cofa, quando flimiamo, che la fin. con argomento ben di' 

inoltrata-, elfendo oltra ciò l'enthimcma non altro, ch'vna re- 


33 torica demoftrationc, come quello, che (per dir'in vna parola) 

di ogni altra pruoua, & fede retorica, è princi paliamo ; ne fc- 


34 gue da quello, ch'eficndo ancoragli fillogifmo, Se appartenen- 

do alla Dialettica, o ad ellà tutta,o a parte d'elIà,d'ogni fillogif- 


3 j mo trattare, & confiderare; può elfcr per quello manifclto , 

che colui, che grandemente farà habile,& inftrutto a faper ben 

conofeerdi quai propofitioni, ÒVin che maniera fi componga, 

& fabrichi il fillogifmo ; egli ancora grandemente enthime- 

matico, cioè argomentator retorico, fi potrà (limare: Tea que- 

lla notitia saggi ugnerà parimente il fapcre intorno a qual for- 

te di materie li fo: mino gli enthimemi, & con quai dirlercntic 

fien dipinti, & diuerfida i logicali , Se dialettici lìllogifmi, ^4 


3 6 conciofiacofa che il conofcer'il vero, Se il fimi l'ai vero, da vna 


37 medefima forza, Se potentia, Se virtù dependa, oltra ch'ai vera 

ftellb, & alla notitia d'erto, par che gli huomini aliai foffitien- 

temente dalla natura formati, ÓV inclinati nafeano; Se nel piò 

delle cofe la verità, fc punto lor fi difeuopre, riconofeano, Óc 

aifeguifeano . Onde chiunque farà habilc, o pu oro inftrutto z 

coniettu rare, &vcdcr'il vero; quel medefimofarà fimilmente 


38 tale verfodel probabile, & fomigliantcal vero . Già può dun- 

que per quel, che fi è detto, clfer manjfefto come gli altri, che 

han trattato di quell'arte» habbian tocco folo quelle cofe, che 


fon 




f c De11a r R^tprica d ' j4riftotelc^j 


fon fuora della foftantia, & della cofa fletta ; Se per qual cagìort 

fi fieno piegati, & inclinati con li ferirti loro verfo l gencr delle 


39 caule giudiciali, più rofto ch'ad altro genere. Quanto all'vtilità 


40 poi, gioueuole, Se ville quefta arte della Retorica; primiera- 

mente perche elTcndo le cofe vere, & le giufte molto più de- 

gne, & più eligibili per lor natura, che le lor contrarie ; non è 

duhio, che le i giuditij, & le determinationi delle caufe non 

fi facetter per il mancar di queiVartc fecondo che conuenillcr 

di farli ; non fullc necettario pericolo, ch'il vero, e 1 giufto non 

fufler conculcati, & vinti da i lor cótrari): & ciò veraméte faria 


41 degno di biafmo, &di riprenfione . Oltra di quello appretto 

di alcuni, fe ben'haueffimo efquifitillima feientia d'alcuna co- 

fa, non per quello ci faria facile di perfuaderla,& farla creder 


41 loro con vie, Se ragioni da quella feientia prefe. per ciò che ef- 

fendo il parlare feientifìco accora modato, Se proportionato a 

trattare, Se a infegnar dottrine, importi bil cofa faria con elio il 

perfuadcr a quelli : ellendo necettario, che le fedi, Se i parlari, 

che fi fan loro, procedano, non per vie lcicn litiche, ma popola- 

ri^ comuni ; li come nella Topica habbiam detto, nel inoltrar 


43 come s'habbia con la moltitudin parlando à procedere. Ap- 

pretto di quello fà di mefticri d cttcr'habilc à poter perfuader 

l'vna cofa contraria, & l'altra ; fi come auuicn anche ne i dialct- 


44 tici fillogifmi. Se ciò non perche l'vna cofa Se l'altra fia ben di 

fare, non douendofi perfuadcr già mai le cofe inique ; ma per- 

che non ci fia nafeofto come quefto fi foglia, o fi potta fare : Se 

accioche vfando altri fuora del gin ito coli fatti parlari contra di 

noi, potiamo noi elfer'atti, Se inftrutti adifciorgli, Se a oppor- 


4 $ ci lor'incontra. Et di tutte l'altre arti, Se facultà, nettuna e, che 

fia più potente ad argomentar, Se a concluder con (ìllogifmo 

1 vn contrario, Se l'altro; fe non fole la Dialettica, Se la Retori- 

ca: come quelle, ch'ambedue, quanto à loro, l'vn contrario, 


46 Se l'altro vgualmente riguardano, quantunque le Itelle cofe co- 

trarie, che come materie, & foggetti s'offerifeon loro, non v- 

gualmente trattabili, Se fillogizabili in lor natura fieno; ma 

icmprcle vere, Se le migliori fien naturalmente nell'ettcr loro, 

più facilmente, & più ragioncuolmente fillogizabili, & per la 

maggior parte maggiormente perfuafibili, Se habili a trouar fe- 


47 de. A quello s'aggiugne, che le gli è cofa ali huomo vergogno- 


fa, Se 




Jl Primo libro . 7 


fa, & brutta (come veramente c) il non elTer potere ad aiurarfì, 

Se difenderà* con le forze del corpo Aio, contra di chi fé gli op- 

pone j fuor di ragione è, che no gli debba recar'ancor macchia f 

Se vergogna il non poterlo far con la lingua, Se con la fauella 

ancora : & maggiormente elTendo l'vfo di quella, molto a lui 

più proprio, che l'vfo della corporal gagliardia non farà mai. 


8 Et fc ben'importantiflìmi nocumenti può recar con queft arte, 

&c con quelli facultà di dir, colui, ch'in fauor delle cofe inique 

ingiuftamente fe ne fcrue,& la pone invfojquefto pericolo 

nondimeno è comune, non folo a tutte le cofe, quantunque 

vtili, Se buone, fuor ch'alia virtù ; ma aquellc maflìmamente, 

che di maggior vtilità,& profitto fono, fi come fono la gagliar- 


5? dia, la fanità, le ricchezze, le dignità militari ; pofeia che col 

mezzo di sì fatte cofe grandifllmi giouamenri potrà recar qua- 

lunque giuitamente, & drittamente fenc fcrui, Se importane 

un'imi danni per il contrario, chiunque in fauor dcll'ingiulti» 


0 ria, contra di quel, che conuenga, le ponga in vfo. Può già du» 

que per quel, che fi e detto, eiler manifefto , che la Retorica 

non lì truoui obligata, Se riftretta ad alcun gcnerdi materia li- 

mitato, Se determinato, Se che per confeguente in quello ven- 

ga ad elTer limile alla Dialettica : Se che la fìa ancor' vtile, Se di- 


1 letteuole. Se parimente da quel, che fi è detto, lì può dedurre, 

che l'opera, Se l'offitio fuo ha, non il perfuadcre, ma il potere, 

Se faper trottare, Se vedere intorno à ciafehedun fu ggetto, quel- 

le cofe, ch'effer pongono accomodare, Se vtili à pcrfuadcrlo : 


1 fi come parimente in tutte le altri arti, & facilità cómunemen- 


3 teaduicne. nercioche l'officio dell'arte della Medicina (per ef. 

fempio) non e lintrodurre effettualmente la fanità; ma il faper 

tanto oltra à punto curando, Se medicando procedere ; quanto 

conuicne, & ricerca 1 in firmità, Se la ragion dell'arre . potendo 

molto bcn'allc volte accadere, che alcun non polla di qualche 

fua infirmi cà venir mai fano, ò tornar mai libero : il qual non- 

dimeno beniflimo fecondo che richiede 1 arre, curare, & medi- 


4 car fi polla. Oltra le dette cofepuò ancor da quel, che li è detto 

dedurli per manifefto,che non lolo fia offitio di quefta arte del- 

la retorica il faper veder le cofe veramente pcrfuaiìuc, cioè atte 

a perfuadcre j ma alla medelìma appartenga di conoicerc ,Sedi 

confidcrarc ancora quelle, che le non veramente pcrfuafiue, al 


mcn 




8- Della 'Reto rica d y Arili otele^ 


men fono apparentemente tali : fi come parimente alla dialett i- 

ca fi ricerca d hauer noti tia, non folo del vero fillogilmo>ma a n- 

j j cor dell'apparente. Pcrciochcil Sofifta , non nell'arte, Se nella 

habilità confide di fapcrconofcere,& vfareil fa ilo, ma più tolto 


56 ncll elettione»& nel volere viario, di maniera che in quello dif- 

f I-i iicc dalla dialettica la re tori cacche in quelli coli colui che dea 

la notitia , Se 1 arredi faper vfa re apparenti > Se non. legittime ar- 

gomentationi , Se non le vuole vi. ne, fi domanda retore , come 

ancor qucll altro, ch'elegge, Se tien propofitodi volerlo fare, 

doue che nella dialettica per il contrario s hanno diuifo i nomi : 

pofeiache colui, ch'elegge di far quello, non dialettico, ma fori- 

ila fi domanda; Se dialettico dall'altra parte fi chiama quello, eh e 


57 ha folo la facilità , la cognitione, c i poter di farlo»: Ma a quella 

arte, di cui parliamo, venendo hormai,procuriamo,cV: facciam 

forza di dimoftrare in qual maniera , Se con l'aiuto di quai cole, 

fiam per poter confeguire, Se efeguire in elfa il fine , Se l'offitio 

fuo,che lon le cofe,c habbiam propofte. Sarà ben fatto adùque, 

che quafi nuouo principio facendo , aflegnata prima ladiffini- 

tion di quell'arce, Se cfplicato, che cofa ella fia,quindi à dichia- 

rar l'altre cofe, che feguiranno, di mano in man crapafllamo. 


(apo 2. Della diffnition della r Rgtorica 3 de i 

modi di prouare, dell' Gnthirnema, deWef 

/empio j de i Veri/imi li , de tftgrìu & di 'va- 

rie Jpecie di Jègni, & d'Snthimemi . 


Oni am dunque per hora efier la Retorica vna fa- 

cultà, mediante laquale fi pofià intorno a qual 

fi voglia foggetto, che fe le proponga, trouarc, Se 

veder tutto quello , ch'occorrer polla accom «io- 

dato , Se vtile àperfuaderlo , come che il far que- 

llo di nefluna altra arre fia ofntio , Se opera, che di quella fola . 

1 impercioche ciafeheduna dell'altre facilità d intorno à determi- 

nato foggetto, Se materia appropriata ad ellà, và infegnando,3c 

facendo le pruoue , Se le fedi fue . come fi ( per elfcmpio ) l'arte 

della medicina intorno alla l'ani ti, de ali infermi tà de i corpi ; Se 


la Geo- 





Jl Primo libro . ^ 


la Geometria intorno a i propri j accideti della quantità, ©Gl'A- 

ritmetica intorno a i numeri, & il fìmil difeorrendo per l'altre 

arti,& feientie tutte.Mala retorica, qual fi voglia (ftò per dire) 

mareria,& foggctto,che le fiapropofto innanzi, paiec'habbia a 

poteri nueftigai e, Se conofeer ciò che polla pervaderlo, Se far 

ne fede. Se per quello è Irato da noi decto non hauere ella la for- 

za, Se l'artefitto Tuo d intorno ad alcun proprio gener limitato, 

Se detcrminato. Hor quanto alle perfualìoni, Se alla fede, alcu- 

ne d'elle fon priued'artifirio, Se altre artifitiofe fono. Spogliate 

d'artificio intendo io elfer tutttc quelle, chenó pernoftra ope- 

ra, Se difeorfo ritrouiamo, Se ci procacciamo ; ma comcche'n 

elfer già prima fieno difuora ci fon porte innanzi : come fono 

(per ellcmpio) i teftimoni, le torture, le fcritturc, Se fimili. Ar- 

tifitiofe poi intendo io eller tutte quelle, le quali con arte, & 

con ragione, ftà in poter noftro d' inueftigare,& di procaccia- 

re. Onde l'vne fa di mcftieri,>non che le immaginiamo di nuo- 

uo, Se crolliamo, ma che trouate, Se porteci innanzi, le lappia- 

mo vfare; Se l'altre, cioè l'arti ficiofe han di bifogno d'cflcr da 

noi cercare, Se formate. Hor di quefte arti ficiofe perfualìoni, & 

fedi, che con arte, Se con via di ragione fi truouano, Se lì gua- 


0 dagnano, tre forti, onero fpetie fi truouano. alcune fono, che 

cófifton nelcoftume, Se credito di colui, che parla : alcune altre 

fon porte in difporre, muouerc, Se arfettionarc in vn certo mo- 

do colui, chalcolta : Se altre finalmente fono ,chc ncll'ora- 

tione, & nel parlare ftellb confiftono ; mentre che con la forza 

di quelle, fi pruoua, ex fi mortra l'intéto ; ò almen fi fa apparire, 


1 che fi moftri. Per cagion del coftume adunque la perfuafionc, 

& la fede, che da elfo depende, allhor shà da ftimar, ch'ella ac- 

cafehi , quando in maniera farà formata , Se detta l'oratione, 

ch'ella fia habileàfar'apparir il dicitor degno di fede, cVa dar 


1 1 credito alle fue parole, conciofiacofa che alle perfone tenute da 

noi virtuofe, Se da bene, maggiormente, & più agcuolmente 

fogliamo credere, Se preftar fede, & quefto generalmente in 

tutte le cofe : ma principalmcte,& fenza alcun dubbio in quel- 

le, nelle quali nò appare in lor natura cofi efatto, òvinanifertoil 

vero j Se per confeguente nell'vna, Se nell'altra parte polfon ge- 


13 nerar opinion di loro. Et cosi fatto coftume, & buona opinio- 

ne, che s'habbia di buone qualità dell oratore, fa dj merticri, 


B ch'acca- 




i o  


ch'accafchi , Se nafca Colo dalla forza della ftefla oratione; Se 

Scnon perche giàs'habbia prima quefta fama, & quefta opi- 

4 niondilui. perciò che fi come fi vede in alcuni,ch'hanno ; ci ir- 

to di quell'arte, non hanno in ella porto la buona opinion, che 

a' riabbia da guadagnar con erta colui, che parla squali che coli 

fatta opinione, Se cortame poco importi alla pcrluafione, ma 

nel vero quali p ri nei pallili mo, Se propriiiTimo luogo ricnil 


ir coftume in acquiftar'alle parole fede. Dalla parte poi de gli a- 

fcoltatori la perfuafione, Se la fede, che per cagion d'erti ha da 

nafeere, alhora s'hà da inrender che l adiuenga, quando dalla 

forza dcli'oratione, a qualche paflìone & affetto d'animo fon 


itf morti ,& tirati, conciofiacofa che, non nella medefima gitila 

logliam noi giudicare, fentcn tiare, o fiumare le fteffe cofe, qua- 

do lipieni di moleftia, & quando lieti fiamo,- ouer quando a- 


17 inumo, & quando odiamo. Et in quefta fola maniera di per- 

vadere hauiam detto difopra haucr folamente me ilo ftudio,& 

tentato di trattar coloro, che fin hoggidì di quell'arre hanno 

Tcricto • Ma di tutte quelle cofe, che quefta maniera di pcrrfua- 

fion riguardano rratraremo, Se daremo didimamente cniarez*- 


1 8 za, quando delle paftioni dell anima ragioneremo. Per cagion 

della ftefìa oration finalmente, Se delle fteftc ragioni, alhora li 

trouerà, & s'acquifteià fede» quando in ciafehedun fo^getto, 

che ci verrà dinanzi, da tutte quelle cofe, che poflon eller per- 

fuafiue d'elio, o il vero ftcflb, o l'apparente vero concludere- 

te mo,& dimonftreremo. Venendo adunque Tartificiofa perfua- 


fione, Se la fede da quefte tre cagioni, c'hauiam dette, manife- 

fta cofa e, che fa di melh'eri, di iapere, Se di polfedcr quefte tre 

cofe, cioè habilità, Se notitia di lyllogizare , cognitione intor- 

no ai coftumi, & alle virtù dell'Intorno, & nel terzo luogo fi- 

nalmente noritia intorno a gli affetti humani, conofeendo che 

cofi fia ciafehedun d'erti, Se qual proprietà egli habbia, Se do- 

lo de fi cititi, Se fi produca, Se in qual maniera . Per la qual colà 

par, che fi porta dire, che la retorica fia quafi vn germoglio tn- 

iteme della Dialettica, & di quella faculrà,chc dei coftumi trat 

ta,la quale non fenza ragione fi può politica, ouer ciuildoman- 

X 1 dare. Onde auuiene, che la retorica, Se con ella quelli, che pre- 

fumon di poffcdcrla, foglion per quefto vfurpare in vn certo 

modo, Se veftir l'habito d'eflà /acuità ciuile ; parte per imperi- 


tu, Se 




Jl Primo libro . 1 / 


tia, Se per ignorantia, parte per arroganza, Se parte per altre 

11 caufe> che poflbn far'errarcrhuomo. cliendo nódimen la reto- 

rica vna particella della dialettica, Se (come fu dal principio det- 

15 to) quauvn ritratto fimilc, Se fipruoui, ouer fi faccia apparentia di dimo- 

ftrare, Se prouare, l'vna è, fi com'ancor nella Dialettica, l'in- 

duttione, Se l'altra il fillogifmo : chiamando io l'enthimema, 


t$ retorico fillogifmo, Se retorica induttione, l'cflèmpio. Se tutti 

color, che vogliono prouando, Se dimoftrando far fede, ocf- 

fempi adducono, o Enthimemi,& fuordi queftedue, altra co- 

lf» fa, ai cui in ciò fiferuin, non hanno. La ondeeflendo general- 

mente vero, che volendo chi fi fia in qual fi voglia modo, qual 

fi voglia cofà prouare, è neceflàrio, che vfàndo o fillogifmo, o 

induttion lo faccia, come appar manifeflo per quello, che det- 

to hauiamo ne i libri refolutorij, fa per quella ragion di meftie- 

ri, che quelle due cofe, ciocl Enthimcma, &i*ciIèmpio,à que- 

ft'altredue, cioè al fillogifmo, Se all'induttionc, rifpondino in 

modo, che l'vna, con l'vna, Se l'altra con l'altra, fìcn quafi vna 


17 ftefla cofa. Qual fia poi la dirTcrcnria tra l'eUèmpio, Se l'enthi- 

mema, facilmente per quel, che fi c dichiarato nella Topica, 

può cfTer chiaro : eifcndofi quiui del fillogifmo, Se dell indut- 


18 rione a pien ragionato, douefù detto, che quando in più cofe 

irà di lor fimili fi moftra trouarfi il medefimo di quello, che 

prouar intendiamo j allhor il far quefto fi dee quiui, cioè nella 

dialettica, ftimar'induttione, Se ani, cioè nella retorica, ellèra- 


15 pio. Et dell'altra parte, quando fuppofto in eficr alcune cole» 

fi moftra, che qualch'altra cofa diuerfa da quelle col mezzo lo- 

ro, o comunemente, o per il più per lor cagione adiuenga, Se 

confegua ; alhora vncoli fatto progreflo, nella dialetti cachia- 

mar U dee fillogifmo, Se in quell'arte del dire, enthimcma. 


B h Seè 




1 2 Ttella "Borica d'ArìHotel^ 


0 Et è cofa manifefta che l'vno, & l'altro di qnefti comodi, Se di 

quelli aiati ; cioè l'vna, & l'altra maniera d'argomentare, riab- 

bia in vn certo modo vna Aia propria fpetic di retorica : pofeia- 

che fi come e detto ne i libri, doue con ragione, ordine, & via 

fi e trattato di quefto, così in quelli al prelente affermiamo au- 


1 uenir' il medelimo : trouandofi tra le maniere de i parlari oia- 

torij, alcune eflcmplificatiue, come che delfcmpi per la mag- 

gior parte abbondino; Se altre enthimematiche,come che per il 


1 più d enthimemi iìen piene. Se quanto alla perfuafibilicà non 

manco fon habili a far fede quelle orationi, che eircmplificati- 

ue fono ; ma ben fon più impetuofe, Se con maggior veheme- 

tia commuouono renthimematiche. Ma qual di tutto quefto 

fia la cagione, Se in qual maniera l'vnc, Se l'altre s'habbian da 

trattare, Se vfare, più oltra al proprio fuo luogo dichiareremo. 


3 & al prefente della natura, Se delVcfler loro alquanto più al vi- 

llo penetrando, diftintamente ragioneremo, & determinere- 


4 mo. Dico adunque che elfendo necelìario, che la cofa perfuafi- 

c bile, ad alcuno habbia da eifer nerfuafibilc,& frollandoli qual- 

che perfuafibilc, che per fc ftcno fubito, che gli è odiro,cosi fat 

to appare, Se altro, che ha bifogno per apparir tale, d cllcrdi- 


6 dotto da altri per loro ftclTì perfualibili, Se olerà ciò non tro- 

uandofi alcuna arte, che tratti, Se habbia in confidcration gli 

diuidui, e i particolari, o fingolari, che gli vogliam chiamare : 

non confiderando l'arte (per eflempio) della medicina, che co- 

fa polla render fano Socrate, o Calfia ; ma quello, ch'a vn tale, 

oa vn tale, cosi, o così difpofto polla fanità recare : pofeiache 

che'n far quefto può hauer luogo l'arte,douc che per eller'i fin- 

golari infiniti, cader non pollon fott'arte, o feientia alcuna, 


7 ne feguc da tutto quefto, che la retorica parimente non habbia 

da riguardare, o in cófideratione hauere quei perfuafibili, che 

aquefta, o a quella perfona (ingoiare, com a dir a Socrate,oad 

Hippia, polTàn parer tali : ma fedamente quelli, che a quella, o 

a quella forte di perfone cosi, o così difpofte, Se nel tale, o nel 


8 tal modo qualificate, poftàn recar fede, Se perfuafione ; come 

parimente auuicn nella dialetica. percioche ancor ella non ac- 

coglie ne i fuoi lìllogifmi tutto quello, che lenza lecita alcuna 

polla parer probabilea chi fi voglia: pofeiache a gliftolti, Se 


5 forfenaati pollon anche molte cofe parer probabili . ma da 


quelle 




Jl Primo libro . 3l rj 


3 nelle cofe guida ella i Tuoi argomenti, che da forza d'arte, Se 

a ragion dependono, doue che la retorica da quelle, guida, Se 

diducei Tuoi, le quali giafon'vfate cader fotto configlio h uma- 

no, percioche 1 vfo Tuo Uà porto fpctialmente dattorno a quelle 

cofe, nelle quali vfiamo l'clcttione, el configlio noftro, & di 

cui arte alcuna detetminata non hauiamo : Se appretto d'vna 

certa forte d afcoltatori fi esercita, Se fi pone in vio, liquali no 

fon' habili, ò in (brutti a poter pervia di molte cofe, Se di lun- 

ghi difeorfi, Se ragioni comprendere, & capir le cofe, che ficn 


40 lor porte innanzi, ne a difcorrerle molto eia lontano. Et è po- 

lla l clettione, e l configlio noftro intorno a quelle cofe, ch'a 


41 noi paia, che poltan auuenire, Se non auuenire. pofeiachedi 

quelle, che fon'impoffibili oa farfi, oad eflerc, oad accalcar* 

altrimenti di quel, che fieno, ninno farà già mai, che (e per ta- 

li le Itima, Se le giudica, s'aftatighi in configliarfcne : non po- 

tendofenc determinar niente più con configlio,ch'a quella ftef- 

fa parte, Se in quello fteflb modo, chcneceflàriamentc adiuen- 


41 gono. Hor'egli accade nel fillogizarc, Se concluder che fi fan 

le cofe, ch'alle volte fi fillogizino, Se Ci diducano da altre propo 

fitioni già fillogizate, Se conclufe prima, Se alle volte da propo- 

fitioni non prouate, ne fillogizate, & nondimeno per non ef- 


43 fer in loro ftelfe probabili, bifognufe di fiUogifmo. Diquefti 

due modi di procedere è neceflario in quell'arte, ch'il primo no 

polla per cagion della fua lunghezza eflcr da chi afcolta ben'in- 

tefo, Se feguito con l'apprenfionc j fupponendo noi gli afcolta- 

tori non periti, Se più torto di femplice, che d acuto intelletto. 


44 Et l'altro modo c forza, che poca perfuafion porti fcco,non na- 

feendo da propofitioni già co n celle, Se prouate, ne parimente 


45 probabili per fe medefime . Per la qual cofa fa di meitieri, che 

coli l'cnthimema, come TelTempio contenga propofitionc per 

il più contingenti, Se tali in fomma,che pollàn' ancor vcrificarfi 

dall'altra parte, Se cflcr'altrimenti di quel, che fono . conue- 

nendo l'elfempio con l'induttionc, Se col fillogifmo l'enthime- 


46 ma. ilqual di poche propofitioni fi contenta, Se fpefie volte di 

manco, Se di più raccolte, che nell'intiero fuo fillogifmo non 


47 conterrebbe. Imperciò che fe a forte alcuna d'effe fi truoua efler 

a chi fi parla nota, non fa di bi fogno, che vi s'efprima, poten- 

do colui, eh' afcolta fupplirla nel concetto, Se nell'animo fuo, 


Se aggiu- 




/ 4- Velia r R(torica d* Jrìflotelc^ 


4S &aggiugnerla per fc medefimo. come (per eflempio) fcvolef-» 

fimo prouar, ch'il tale di narion Dorico ila flato quello, chab- 

bia in publico, & folenne giuoco, & contefa, confeguico vit- 

toria, a cui fi debba premio di corona, potrà ballar il dire, che 

fìa flato vittoriofo nella pugna Olimpica: ne fa dibifogno ag- 

giugnerui, che alla vittoria Olimpica iia douuto premio m coio 


4P na, cflèndo ciò noto a tutti. Hor perche tra le propofirionijdel- 

le quali fi compongono, & fi formano i retorici fillo^ifmi, po- 

che fc ne truouan necellàric, come ch'il più delie cofe, intorno 

alle quali confiftono i giuditij, & le confiderationi, & confia- 

te humane fien tali, che variar potfono l'eircr loro, & altrimen- 

ti eflex di quel, che fono : pofeiache di quelle cofe accade a gli 

huomini giudicare, difeorrere, Se configliarfi, nelle quali con- 

fifton le lor'attioni,nè d'altra forte fon lelor attioni , che di 

auella,c'hauiameià detto; nefluna (per modo di dire) cllcndo 


jo d elle , c'habbia (eco neceflltà : ne fegue da tutto quello , che 

non potendo quelle cofe, che per il più, & non nccellàriamen- 

tc adiuengono, Se che contingenti fono, fyllogizarlì,& conclu- 

derli, fe non per il mezzo di propofitioni limili a loro j ne an- 

cor le propofitioni necelTarie, fc non per il mezzo d'altre pari- 

mente necefiàri e, come può chiaramente apparir per quel, che 


51 fi è detto nei libri refolutori; ; può da tutto quello eflèrmanife- 

flo, che le cofe, donde s'han da formar gli enthimemi, alcune 

fon, checontengon necefiìtà, ma molte più fon quelle, che fo- 


51 lamente per il più fon vere, Se perla maggior parte . Etperche 

gli enthimemi s'han da comporre di quelle due cofe, cioè di fe- 

gni, & di verifimili, ne fegue che formandoli eglino (cora llo 

detto) di cofe necellàric, Se molto più di contingenti, fia di me- 

ftieri, che quelle due cofe, cioè i verifimili, e i fegni, a quell'al- 

tre due, cioè alle contingenti, Se alle neccllìrie rifpondanoin 

guifa, che l'vna di quelle contenga co fa, che fiavna della con 

Fvna dell'altre, Se l'alrta parimente fia vna ftellà con l'altra, Se 


5$ cofi è veramente, pcrciochc vetifimile è quello, eh il più delle 

▼ohe fuorauuenirc. ma non già vniuerfalmenre è vcro,ch'ogni 

cofa tale, fi poflà chiamar verifimilc, come lo diflìnifeono al- 

54 cuni : ma fcgli ricerca ancor d'eifer' in quelle cofe fole, le qua- 

li efiendo contingenti, polTon variar l'eiler loro, & altrimenti 

accalcare, de elTcr di quel, che fono, Se hà di più, da riguardare 


la cofa , 




Jl Primo libro . ij 


la cofa, di cui gli e verifimile, come l'vniuerfale, cioè vna cofa* 

che lì truoua in più, riguarda il particolare, & vna cola, che fi 


ff truoua in meno. Quanto a i (egni poi,vna forte ve nc,chequel 

rirpetto, & riguardo tiene alla cola, di cui fon legni, che tien' 

vna cofa indiuidua, oucr (ingoiare, all'vniuerlale. Vn altra for- 

te ve n e poi, che per il contrario riguarda la cofa di cui gli e le- 

gno, come l'vniuerfale il particolare, o vogliam dire come la co 

(à,chcintieramcnte,& communementeaccafca,riguardaquel- 


j 6 la, ch'adiuiene in parte. & de i fegni pure vna fpetic fi truoua , 

che portando fecondo neceflìtà, fi domanda Temmirio,o certo 


57 inditio, che lo vogliam chiamare. & vn'altra ve n'è poi, laqual 

non porta fcco neceflìtà, Se proprio nome, che dall'altre fpetic 

di fegni la diiliagoa* non tiene, ritenendo il commun nome di 


j8 fegno. Et per cole, cheportin feco neceflìtà intendo io quelle, 


f»cr virtù delle quali il fillogiimo, che fe ne forma diuiene (labi- 

e, 6c fermo, 6c per quefto e domandato Tcmmirio vn coli lat- 

to feeno. concioliacofa che quando (limiamo, che la cofa, che 

noi diciamo, & prouiamo, non fi pofla difeiogliere, o mandar* 

a terra, allhora ci penfiamod'hauer formato il Temm;rio,quafi 

che ben fondato, Se ben terminato, Se fermato lia 1 argomento 


60 nolìro. pofeiache teemar, donde vien teemirio, vna cofa (leflà 

con peras, cioè con termine, & fine, lignifica nella greca lingua 


6 1 antica . Tra i fegni, adunque, quello, eh alla cofa, di cui gli e 

fegno, ha quel rifpetto, che ha vn particolare, ouer (ingoiare al 

fuo vniucr(ale,può eflèr (per eflempio) in quelli guiia, come 

fariafe alcun volendo prouar, che gl huomini faggi fien giudi, 

aflegnalfe per fegno di quello, che Socrate era li uomo (aggio 


61 infiemcmente,& giullo. cosi fatto allègnamento adunque fi 

può domandar fegno, madcbol molto, Se facilmente folubile, 

quantunque fufle vera la cofa, che fi pighafle per fegno, come 


6 } che mala forma contenga di filloeifmo. ma fc alcun (per eflem- 

pio) allègn a (Te per fegno dell'eder infermo, 1 haucr febbre, o 

per fegno ch'alcuna hauefle partorito, 1 hauer ella latte, cofi 

fatti aflìgnamenti portanan fcco ncccflìtà.& fol quefìo tra l'al- 

tre fpetic di fegni, fi può domandar temmirio, come quello, 

che (egli è vera la cofa, ch'ei reca per fegno, fi dee (limar in(b- 


6jf tubile, ficimpoflìbilca mandarli a terra, quella fpcric di fegno 

poi, laqual riguarda la cofa, di cui l'è fegno, come rvniuerfal 


riguarda 




/ izarc, 

o far cnthimema non fi può dattorno alle naturali. Se il nmil fi 


7 8 può difeorrendo per tutte l'altre materie affermare. Et di queflc 

due forti d'enthimemi , quelli , che pur' hof habbiara detti,, 

cioè li retorici, e idialctici, non pofion far parer l huom perito 

più in vn generdi cofè,ch'in vn altro, ne tirarlo detroa i confi- 


C ni d'alcnna 







/ 8 Ttetta Itetprìca d 'Arìttotelt^ 


ni d'alcuna facilità particolare, non guardando eflì, coméco* 

JS> -ranni che fono, foggetto, o maceria limitata alcuna. Ma in quel- 

li di queft altra ione , cioè ch'appropriati ad altra facilità fi 

truouano, quanto migliore, & più diligente lecita faremo delle 

propofiaoni, tanto più verremo in vn certo modo ad accodar- 

ci a i termini, & a i confini d'altra (cicncia, dincria dalla dialet- 

tica, & dalla retorica, pcrcioche leai principij diquella acca- 

fcarftidurfi, apparirà chiaramente che ne alla dialettica, ne al- 

la retorica a p parremmo ; ma a quell'arte, o feientia di cui faran- 

80 quei principi). Son la maggior parte degli enthimemi diquel- 

Jc forme, Se propolìtiom formati, le quali fono 1 penali, Se pro- 

prie di qualch arte, ofrientia particolare : Se per il contrario in 

aliai minor numero fon quelli, che da communi proporzioni , 

Si Se a nell'una facultà appropriate dependono. Per laqual cola fa- 

rà ben fatto, che lì come fatto fi e nei libri Topici, coli pari- 

mente in quelli, andiam dilu'ngucndo tràdiloro le forme deli 

luoghi degli enthimemi, donde cflì s'han da trarre, & da pren- 

ci dere. Se per forme intendo io propoluioni a quello, o a quel 

determinato genere appropriare. Se per luoghi intendo io poi 

quelli, ch'ad ogni genere, Se ad ogni materia, communi vgual- 

8j mente fi truouano. Primieramente adunque diremo delle for- 

me: ma prima che ciò facciamo, è bene, chevcggiamo,óc co- 

nofeiamo i generi di quelYarte della retorica, acciò checonofeiu 

to, Se diftinto c haremo quanti chefieno, potiam poi allegna- 

rc, & moftrarc in cialccduno d elìì appartatamente, quali fieno 

i lor propri; elementi, Se lclor proprie forme, Se propolitionù 




C a P° 3* Qjtanti fieno li Cj eneri delle caufe o~ 

ratorie $ quale fi a etafehedun d'efìitf 

de i propri} fini, £f dei propri] tempi loro. 




R e fono in numero i Generi, o vogliam dir le 

- fpetie della Rcttorica, pofeiache d allietante forti, 

Se maniere ancora fono gli afcoltatori del I orario- 

ni, c ha ella da fabricare, conciolìacola che da tre 

cofe dependa, oucr tre cole riguardi Toratione, 

cioè colutene parla,la cola,di cui fi parla,& colui,acui fi parla, 


&acoftui 




Jl Primo libro . r 9 


&• a coftui oltra di quefto, cioè ali afcol tato re, (là totalmente in- 


3 drizzato il fine, & l'intention della fteila oradonc. Se è forza, 

che colui, c ha dafcoltare, o fia puro intenditore, Se afcolrato- 

re, ouer'oltraciò habbia fopra lccofe,ch'afcolta da fententiare, 

& da giudicare, Se douendo clfcr tale, fa di bifogno ch'il giudi- 

tio, eh egli ha da dare, fia d intorno, o a cofe, che fieno fiate, o 


4 a cofe, che habbiano ad ellère Coloro che delle cofe future han 

da giudicare, Se da determinare, fon com a dir,quelli,che s'adu 

mino in confulte publiche. coloro ch'intorno alle patiate han 

da dargiudicio, fon com a dir, quelli che propriamente giudi- 

ci nominiamo. Se color finalmente, che folo prendon gufto di 

confiderare la forza, Se l'arte, c habbia nel dire colui, che par- 


5 la, puri afcoltatorì, cVconiìderaton chiamar fipoiTono. Onde 

fa neceilàriamente di metti cri, che tee fieno i generi dell'orario- 

ni retoriche, ouer oratorie, il coni ul tati uo, il giudiciale, eldi- 


6 moftratiuo. Il confultatiuo parte confile in efortarc, Se parte 

in diltogliere, ovogliara dire parte in fuadere, Se parte in dif- 

fuadcrc, peròche tutti coloro, che, o di cofe priuate dan con fi- 

glio, o in publiche concioni a commun beneficio dicono il pa- 


7 rer loro ; tempre o 1 vna, o l'altra delle dette cofe fanno. Il giu- 

dicai parimente due parti ancor' egli abbraccia, cioè l'accuia- 

tionc, Se la difcnlione: pofeiache l'vna di quelle cofe è forza, 

che facciali fempre coloro, chelitigiofc controuerfie, & forenfi 


8 caufe trattano , il dimoftratiuo gcner finalmente ancor egli in 


9 due partì e diuifo, che fono il lodare, e'I vituperare. Ciafchedu- 

no medefimamente di quelli generi attribuire a (c,Se quali s v- 

io furpa vna fina propria differentia di tempo, pcrcioche a colui, 


che con ligi ia pare, che s'accommodi il tempo futuro ; (olendo 

delle cofe, che Sconvenire configliar coli quello, ch'eforta, Se 


1 1 ("uade, come quello, che diftoglie, Se chedifliiadc. A colui poi, 

che nel giudicial genere ha da parlare, par ch'appartenga,& s'a- 

datti il tempo già pallato : po:uache lecofegiàfattte riguarda- 


1 1 no Tempre coloro,ch accufano,o che difendono. Al gcner final- 

mente dimoitratiuo,appropriatifilrao più di tutti gli altri tem- 

pie il prefente, come che per il più coloro, che lodano, o biaf- 

mano habbian dinanzi per oggetto quelle cofe, che di prelcnrc 


1 3 fi truouano nella cola lodata, o vituperata, quantunque fpeflè 

volte accalchi, che li tocchili le cofe pallate, mentre eh a me* 


C ij moria 




2 0' 'Della r R^tprica d* Arinotele 


moria fi riducono, & le future ancora, in far prefagio, 8c con- 

»4 icmira d'elfo . Parimente a ciafeun de i detti generi vienadef- 

fer appropriato diuerfo, & diftinto fine ; & eflèndo elfi tre, tre 


15 conlcgucntcmene fon'ancor i lor fini. Colui, chcconfiglia ha 

per fine l'vtilc, e'1 danno : conciofiacofa che chi fuade riguardi 

Tempre come cofa vtilc la cofa, ch'egli fuade, de chi la dilluade 


16 per il contrario come cola dannolà ladiHuada. & tutte 1 altre 

cofe^che in configliar s adduce no, com'a dir' il ginftos Tingi u- 

fto, l'honefto, el biafmeuole, fon prefe, & confiderete, come 

ch/alle dette due cole, cioè al danno, & all'vtile fi riferivano . 


17 Color poi, li eguali litigando ingiuditio contendono, han per 

lor fine il gfufto,& l ijigi ulto : & tutte 1 altre cofe, di cui acca- 


18 fchi loro di feruirfi, a quelle indiizzano, 6V referifeono . A co- 

lor fi nal mente, che nel gencr ctiuioftratiuo lodano, o biafma- 

no, lìà ptopofto per fine l'honcfto, el bruito, ouer dishonefto : 

& a quelle due cole, qual li voglia altra cola, ch'occorra loro di 


r toccare, o di riguardare, tien rifpetto, & riferimento . Et ch'a 

ciafehedun de 1 detti generi lia appropriato, & accomodato il 

fuo già detto fine, a quefto, com a chiaro legno fi può conofee- 

rc, che di tutte 1 altre cofe fuor che de i detti fini, accade alle voi 

10 tedi non contendere, Se non contrariare, co m a dir (percfiem- 

pio) che colui, che dice in giuditio la caufa ina, non opponine 

contenderà alle volte di non haucr coiti m elio il fatto imputato- 

gli dali'auuerfario, & di non hauer nociuto,o recato danno, ma 

d hauer egli ingiuraro, o ratto mgiuftamente, non confetterà e- 

gli mai : pofeiache fe quello con f diàrie harebbe fine la contro- 

ri ucrfia, & diuenebbe contra di lui chiara la caufa. Medefima- 

mente quelli, che danno con la lor'orarion configlio, l'altre 

cofe Ipellc volte lalcieran palliar per vere, nè s'opporrano, o cc>- 

t [adiranno, ma che dannofefien le cofe, che con figliando fua- 

dono, o che vtili, & profitteuoh ficn quelle, che dilluadono, 

non confeiTcranno,nè concederan già mai : ma fe come cofa in- 

giunca shabbi a {limare il cercar di ìoggiogarc, Se ridurre in fer- 

uitio i popoli vicini, dai quali non lì iìa ncenuto ingiuria, di 

zi quefto, o d'altre fimil cofe fpeile volte non terran cura. Parimé- 

te coloro, che con la lor orationc lodano, o biafmano, non ten- 

gon conto,nc hanno in confideratione fe colui, di cui ragiona- 

no» habbia con le Aie attioni procacciato a fe vtilc, o danno: ari* 


ziipcllè 




Jl Tr imo libro . 2t 


foclTc volte attribuifcono altrui a lode l'hauerpofooilo fall 

proprio, & tenuto in poco conto cofa, che gli hauene potuto 


• , rcJr^rilità.pcrfarqualch'opcrationehonefta. come (perei, 

fero Pio) lodano Achille, che quantunque molto ben i lapelìc, 

che vendicando la morte deliamico fuo Patroclo, fuffe perfo- 

prauanzar poco in vita , non-s attenne per quello di farlo : ei- 

Fendo nondimeno in fua potcftà di poter viuer più lungamente 

non lo facendo, ne è dubio, chad elio il morir per li honorata 

caeione, non fuilècofa fecondo l'honeftoj&i viuer farebbe 


14 ftato fecondo 1 vtilc. Può dunque per le cofe, che fi fon- dette, 

apparir manifclto dfcr cofa necclfaria l hauere, ci poileder pri- 

mieramente propofitioni accommodate a i tre generi, & a i lor 


zc trenni,chedemhauiamo:ncaltro fono le retoriche propoli- 

tioni, che temili), vcrifimili.&fcgni. Le quali propofitioni fa 

di meftieri (com ho detto) d. procacciare : peròche componen- 

doli vnuicrfalmente ogni fillogifmo di propofitiom.l enthtmc- 

ma, confegucntemcntceiTendo ancor egli lillogifmo, farà co- 

pofto dipropofitioni,lequali han da elTer quelle, che pur ho- 


16 iahauiam dette. Et perche fatte efTcr mai, ouero habiU a farfi 

non polion cflTer quelle cofe, ch'impoflibili al tutto fono, ma 

folamcnte può atuienir quefto delle polTibilt : ne parimente 

può elTer'in alcun modo, che fieno ftatc fatte quelle cofe, che 

non fono ftatc mai, o c'habbian da farfi quelle, che mai non fa- 

ranno, fa per quella cagion di meftieri, che colui, che congna, 

& quel, che>n giudicio parla, Se quel finalmentcch il gencr di- 

moftratiuo clfcrcita > habbian tutti ,& pollcpino propofi- 

tioni, che riguardino il poftìbile, & Timpofiibile ; 1 edere faro,, 

ci non efTere ftato > Se 1 haucr ad elfere, e 1 non hauer ad eflcre. 


17 Appreiro di queftovperche tutti coloro,i i quali o lodano,o biat- 

mano, o fuadono, o difluadono, o accufano,o difendono ; non- 

folo tentano, & fan forza di prouare, Se moftrar le cofe già da 

noi dette di fopra,ma tcntanancor oltra ciò di prouare,& mo- 

ftrar, che grande, o piccola fia la cofa, che moftrar vogliono , 

com adir l'vtile, o 1 danno, 1 honcfto,o 1 btafimeuolc, il g.ufto, 

oWneiufto,& quefto cercan di fare, non folo confidiate per 

loro ftclfe le cofeairolutamcntc, ma ancor ponendole in com- 


X S paranon l'vna dcll'altra,nc fegue per manifefto da tu tto quefto, 

che faccia di bifogno haucr procacciate ptopofitioni della gra- 

' — oc zza * 




2 2 *Della ^Retorica d\Arittotele^> 


dezza, & della piccolezza, & della maggiore, & minor gran- 

dezza: & ciò nonfolo con fiderà te tai quantità in vniucriale , 

cioè in fé iteife, & non applicate a materia alcuna, ma ancorap* 

plicate aciafcheduna delle qualità già dette di fopra : com a 

dir qualità maggior', o minoratile, & bene, qual fia maggiore, 

o minor ingiù ria, qual cofa con maggiore, o con minor ragio- 

a$ ne, Se giù fiuti a fatta, c'1 iìmil difcorrendo nell'altre cofcDi quai 

cofe faccia adunque di ne ce flit à meftieri di procacciare, & ha- 


30 ucrpropofirioni, hauiam fin qui detto abailanza. & hauendo 

fatto quello, faràben'hora,che ciòfepararamente in ciafehedun 


31 de i detti generi fi diftingua, & sallegni : com'a dir alìegnan- 

do prima quai cofe habbian da contenerfi nelle confultatìoni , 

Se quindi quali nell orationi dimonltratiue j& finalmente nel 

terzo luogo quali in quelle de i giuditij, Se del gener giudiciale. 


Capo 4L. Quai cofe principalmente cadano fit- 

to la deliberazione^; , & conjidtatione del- 

l 'huomo : ^ di quat cofi fi figlia per il pm 

trattare ne i pub liei gouerni , & configli 

communi delle Citta . 





Ri mi e r amente adunque dobbiam vedere in- 

torno a qual forte di beni, o di mali cerchili colo- 

ro, che confultano, di prendere, Se di dar conlì- 

glio. conciofiacofa che non in tutte le cole, che 

fon buone, o ree polla 1 human configlio hauer 

luogo* ma fola mente in torno a quelle, che fondabili inlorna» 

tura a poter eflèr, © non clfcre, ouer'a poter farli, o non farfi. 

quell'altre cofe poi, le quali di ncceiìità fono, o faranno, oucr* 

impoflìbil cofa è, che le fieno, o c habbian' adelfcr mai, così 

fatte cole fotto configlio cader non polTono. Ma ne anche cader 

vi pollbn tutte quelle, eh clfendo di natura contingenti, elFer* 

& non clFer polFono : polciache tra coli fatti contingenti beni, 

alcuni dalla natura, & alcunidalla fortuna vengono : intorno a 

i quali , quantunque polFan'auuenire, Se non auuenire, vana 

nondimeno, Cv fenza bifogno, o giouamento alcuno farebbe 


ogni 




Jl Primo libro . £ 2 3 


3 ogni confultationc. faràmanifcrto per quello adunque, chele 

cole, nelle quali polla haucr luogo il conlìglio,faran iurte quel- 

le, che fon'inlor natura, acre a depender dal volere, & dal po- 

ter nolrro,& di cui la caufa, c i principio di farli, o non farli, ila 


4 porto in noi lleili, & nel nortro arbitrio. Et che ciò fia il vero, 

noi vediamo, che nei prender conlìglio d'alcuna cola, tinto ol- 

tra a punto andiam con la confiderationc, & col dilcorlo prò' 

cedendo, fin che trouiamo, Se conosciamo fcanoi Ila polli bi- 


j le, ouer'impotiibile il farla . Hor l'a (legnar' efquilìramentc, &c 

porre in numero tutte particolarmente Iccofe, dellequali Co- 

gliam configliarci, & formar le noltreopcrationi, & il diuider- 

le didimamente nelle (licci e loro, & di quelle fecondo Tefatta 

veritàloro, quanto poiiìbil da trattare, & determinare, nónp- 

panien di far'in quello prefente luogo : non attenendo il far 

quello alla prefente arte della retorica ? ma a facultà più nobi- 

le, &acui s'appartenga piùalviuo in ciò riguardare, & pon- 


C d crarc il vero. Se nòdi meno fiarn molto più noi per concedere 

al prefenteaquert'artc di quel, che ricercante fpeculationi, che 


7 fon fue proprie, peròchc vero fi dee rti mare eflTer quello,chcgià 

di fopra hauiam detto, cioè che la retorica fia in vn certo modo 

comporta della Icientia. refolutiua apparrencnreal filIogilmo,&: 


8 di quella facultà ciuile, eh intorno a i cortumi è porta : Se par- 

te parimente conuicnc con l'argomentationi dialettiche, ce par- 

te con le (bfiftiche, dando eli a luogo fi come a i veri argometi , 


5 cofi àgli apparai ancora. Onde s'aTcun farà,che o la Dialettica, 

o quell'arte del dire tentarà d'cfplicare, & trattare, non come 

facultà comuni, ma come efatte feien rie; egli mentre che farà 

q u erto, verrà quali non s'accorgendo a corrompere, cV a ror via 

la natura d'eile,trapairando con cfquifiramenre trattarne,i pro- 

prij lor confini, Se enrrado dentro a quelli delle feicntie, chab- 

bian per lor foggetti cole in lor natura determinate, Se non fo- 

Iamcnte ragioni, & modi d'argomentare, com hanno querte. 


10 Có tutto quefto, noi tutte quelle cole, che pollonoeiler vtili,&: 

recar lume al prefente propqfito noftro, non lalcicremo di pré- 

derc di diftinguerc, & di trattare : lafciando nondimeno la più 

efqutlita lor confideratione, alla Ci mie fcientia, di cui fon pro- 


11 prie. Dico adunque che cinque in numero li truouan cflèr 

quafi tutte le cole più importanti, cV più principali, dellequali 


foglion 







2 4 T>eHa Teorica d'AriHotelt^ 


foglion perii piùconfukare torti quelli, che trattati concioni, 

Se configli public!. & quelle fono l'entrate, & foftantie publi- 

che, la guerra, Se la pace, la fecurezza, Se guardia del paefe, Se 

del territorio, il veder quai cofe per labboncrantia, & commo- 

do della citta, s'habbian da far venir d'altronde, Se quali s'hab- 

bian da portar fuora, &da mandar'alrroue, & finalmente il for 

mar leggi, Se ftaniti, fecondo, chc'l bifogno, & l'occalion ricer. 


li ca. Per laqual-cofa colui primieramente, c'ha da poter ben có- 

(igliar'in torno all'entrate, & foftantie publiche, fa di me m eri, 

che molto buona notitia habbia di tutte l'entrate, Se rendite 

della Città, di che qualità fieno, quante le fieno, Se quanto im- 

portino : accioches'alcune ve ne mancalTer, ch/ellcr nódimen 

vjpotcflero, vis'aggiungan di nuouo, & fe d'alcune fi cauafle 

manco frutto di quel, che cattar fe ne poteiTe, fi polla accrefee- 


i $ re, Se augumentare. Oltra di quello gli fa bifogno di molto ben 

fapere tutte l'vfcite, & fpefe della Città, acciòche s'alcuna ve ne 

fuife dauanzo, Se fenza bifogno fatta, fi tolga via : Se s'alcuna 

ve ne fuire maggior di quello, clic ragtoncuol mente lapotreb- 


14 beerTcre, fi corregga, Se fi diminuifea. pcrciòche non folo po£ 

fon diuenfr più ricchi,& più opulenti gli huomini con 1 aggi u* 

gner femprc nuoue ricchezze, Se nuoue entrate a quelle, che fi 

pofTeggono j ma ancor con riftringer le fpefe,& tor via,o dimi- 


1 j nuir l'vfcite. Se all'in ftrutione, & peritia di tutto quello, non 

folo è vtilela notitia, che con la pratica, & con l'efperientia 

s' habbia delle cofe della Città propria, Se del proprio itato, ma 

fà dibifogno ancora a poter ben cófigliar'intorno a quel, c'hab- 

biam detto delle rendite, Se foftantie publiche,l'hauer col mez- 

zo dellhiftoria, piena cognitionc di quello, che d'intorno a tal 


1 6 materia habbian'altrc città vfatc, o vlìno . Della guerra poi, Se 

della pace colui, c'harà da etìer'habile, a poter bendar confi- 

glio, fa di meftier, c'habbia buona cognition delle forze,& mi- 

ìitic della Città, quante le fieno al prefenre, Se quante bifogna- 

do fuffer per poter* edere : -óedi che forte, Se qualità ficn quel- 

le, che ordinariamente parate fi tniouano alhor in pronto , Se 

di che forte, Se qualità parimente potellero eiler quelle, chebi- 


17 fognando vi s'aggiugnelfero. E necelfario olrraciòdi faper tur- 

te le guerre, c'habbia farro per l addietro quella Cirri, Se in 

^ual maniera, Se con che forze, Se con quai fuccefli li fica trat- 

tate. 




Jfl Primo libro . ? 2 j 


1 8 tate. Se non fol quelle della propria città, ma vtil'c ancora l'ha- 

uet notitia di quelle, c han fatto l'altre potentie, Se città conui- 

cine, Se quelle città fpetial mente, con le quali iì polla più con- 

ictturare, o ftimardi porerageuolmentc hauer'vn giorno guer- 

ra : accioche mediante quella notitia li polla, ponderate ben le 

forze proprie, Se l'altrui, cercar di ftar in pace con le Città piti 

potenti, Se perii contrario con le men potenti potiam cono/ce- 

re di poter' a voglia nolìra confidentemente pigliar guerra, Ce 


19 voglia ce ne vcga,o occafion ci lì porga. Se a quello giona anco- 

ra il conofeer Ce le forze, copi e, Se militie proprie,& l'altrui lieti 

tràdi lor limili, ouerdillimili : pofeiachein quelli parte anco- 

ra polTòn con la dinerfa lor qualità importar' aliai afarnediuc- 


ao nir luperiori, o inferior ncll'eiito delle guerre. Medciimamé- 

te è n ecellàrio oltra ledette cole, il porli dinanzi a gli occhi, 

non felo i maneggi, e i fucccllì delle guerre, c'han fatto la città 

propria, & l'altre cirtà conuicine, ma di quelle ancora, e han 

fatto altri popoli, Se altre nation lontane : pofeiache dalle cole 

limili, foglion per natura ordinariamente vcnire,& nafecre an- 

z 1 cora i fuccelTì, Se gli effetti limili. Quanto poi alla culìodia, Se 

fecurezza della Città, Se del territorio, Se paefe fuo ; non ha in 

modo alcuno a colui, ch'intorno a quello ha da con figliare, da 

ellcr nafcoflo in qual guifa habbia daeflér potuto fecurarfì, Se 

guardarli ogni parte di quello flato, Se di quel -dominio, cono- 

lcendo molto bene, chequantità, Se numer di guardia faccia di 

bifogno, &di che forre, & qualità più in quella, che in quella 

parte ; Se quai terre, Se liti di luoghi fi debbian'clegger per for- 

ti, Se habbian per confeguenteda ellcr tenuti, muniti, Se guar- 

ii dati. La qual cognitionc non porrà chi configlia in alcun modo 

ha nere, fenon làià molto ben J cfperto, Se pratico per ogni par- 

te del fuo territorio & del Ino paefe cacciò che hauendo dai 

£ioi occhi ftefli di ciò notitia-, li conofee, che n qualche luogo 

iia minor copia di munitione, o di gente a guardia di quello, 

che vi taccia di bifogno, polla dar configlio che vi s'accrefea ; 

Se per il contrario fi tolga via da qualch'altro luogo quella, che 

dauanzo, Se inutil vi lòprabbondi, per poter conellà fupplir 

douc lìa più neceilaria, in maniera ch'i luoghi più importanti, 

Se più opportuni habbian con maggior fecurezza da faluarfi,& 

13 dacuAodirfi. Quanto appartxcn poi alla grandezza, Se abbon- 


D dantia 




2 6 Delia Tigtorica. d Aristotele 


datiti* di quello, ch'ai vitto, Se foftentamento dell'humana vi- 


• ta faccia di bi fogno, donerà colui, c'ha da dar'intornoa ciò co- 


• figlio, molto ben fapere il logro, e'I bifogno di ciafeheduna co- 

la, & quanto fia per con fu mar rntta la città, Se quanto afofH- 


24 cientia badar le polla, & quali delle cole a. quello necellariena- 

feono, Se procacciar lì pollono nel proprio terreno, & dominio 

d'ella j & quali per il contrario non vi fi trouando, bifogni, che 


xj d'altronde vengano, di maniera chcbenfippia egli fupputare, 

Se conofeer, non foloquai forti di merci, Se quate, come ch'al- 

ia città foprabbondanti,s'habbian da lafciar cauar fuoradel do- 

minio, Se portare altroue : Se quai per il cótrario faccia di me- 

fticri di procuracene d'altronde lìen procacciate & portare dé- 

tro. ma ancora a qual parte, ouer' a qual luogo s'habbian da 

mandar le cofe, ch'auanzano , & da qual parte s'habbian da 


16 procacciar quelle, che mancano : accioche fapendo quefto fi 

cerchi di tener con buone conuentioni, Se capitulationi con 

quelli, che fon (ignori, & padroni di quelle parti, buona con- 


27 cordia, Se amicitia infiemc. pcrcioche due forti (penalmente di 

genti ha da guardar' vna città di non irritar có ingiurie, Ardi 

non prouocarfi con orTeic incontra, cioè quelle, che fon più po 

tenti, Se più gagliarde di lei, Se quelle, chepercagion del com- 

mertio, in così fatti trafportamenti, & conduciinenti di merci, 


18 le pollon' ellcr' vtili. Hor tutre le cofe, c'habbiam raccótare fin 

qui, fon per la conferuationc, &: ben'efìcr della città, neceflarie 

d'etler fapute da colui, eh a benefirio della ha da con figliare, 

ma nó punto maco gli fa dibifogno d'eller inftrutto, Se ben'in- 

telligcnte in quella, che retta del formare, Se propor leggi, Se 

ftacuti : pofciache nelle ftclìe leggi ftà collocata principalmcn- 


257 re la fecura faluczza delle città. Perlaqual cofa cfommamente 

necellàrio d'haucr cognirion di quante fpetie di Republiche, 

Se ciuiligouerni, fi rirruouino, Se quai cofe a ciafeheduna fpe- 

tie poilan'efTer'vrili ; Se quali perii contrario eflcr poflan'atrea 

cftinguerla,diftruggcrla, Se farle danno,o appropriate, Se fauo- 


30 reuoli, o neinichc, & contrarie, che- rai cole le lìano.Et quefto, 

ch'io dico dell'erti nguerfi, Se corromperli vna republica dalle 


3 1 cofe, che le fon fàuorcuoli, Se appropriare, dico io, perche tut- 

re le fpetie, & forti di republiche, Scgouerni di città, fuorché 

quella fpetie, eh e ottima, Se eccellerne lopra tutte l'altre, pof- 


fon ri- 




Jl Primo libro . " ' * JP 


fon riceuer danno, Se corrottione, così per il troppo alien rarfi, 

Se lafciarfi vfcir fuoradeilor proprij termini, com'ancor per 

31 troppo reftringerfi, & ritirarfi dentro di quelli, come (per ef- 

fcrapio) adiuiene, che lo ftato popolare, non Iblo quando trop- 

po s'allenta, vien'a indebolire, & a perder della Tua forza, fino 

che finalmente nello ftato de i pochi fi cóuerte. ma ancor qua- 

do troppo fi ftira, Se crefee, in fé ftclfo, gli adiuiene il medeli- 


33 mo. fi come fi vede auuenire dclnafo aquilino, Se del (imo, 

cioè dell'incornato, Se dello fchiacciato. peròche non folo con 

allentare, & partirfi da quella coruità,o da quella forma Ghiac- 

ciata, vengon'a corromperli cosi fatte figure, & forme, andan- 

do verfol mezo,~come verfo'l lor contrario, cioè verfo la drit- 

tezza, Se profilatura, ma ancora fe troppo fi ftirailèro,&: li ften- 

defiero, Se Ci hcefCc crefcerela propria figura loro, cioèfe trop- 

po andaflc il nafo facendofi, o aquilino, o fimo, o vogliam dire 

o corno, o fchiacciato, verreber tanto a corromperfi auella ftef- 

facoruità, Se fimità, che non folo ne aquilino, ne fimo fi po- 

trebbe più (limare il nafo 5 ma ne anche forma ili nafo vi refta- 


34 rebbe. Per quel, chnpparrien dunque alle leggi, o ftaniti, che 

sliabbian di nuouo occorrendo a formare, o proporre, non Ga- 

iamente ci lata vtile, il fapere, ci confiderare, perlecofe, che 

fon'accadute, & liiccefte nei tempi addietro alla noftra Cit- 

tà, quale fpetie di republica, de qual forte digouerno le fia ftato 

più profitteuole, &e di maggior profperità,& maggior faluezza. 


35 mavtiliflìmo ancor farà 1 hauer informarione, & notitia d al- 

tre ftraniere nationi, Se principati, & d'altre Città foreftierc, 

quai forti, Se fpctiedi republiche, Se di gouerni, a quai forti di 

Città, di popoli, Se di nationi, fiano fiate più proportionatc,cV: 


3 G per confeguente più profpcre, & più durabili . Onde efier può 

manifcfto, clic grand vtilità a così fatta peritia di formare, Se di 

propor leggi pollòn recar le peregrinationi,e i viaggicene fi fan- 

no in cercar nuoui, Se lontani paefi : pofeiache nel far qucfto fi 


fjollonoauuertire, oficruare, Se imparar varie vfanze, coftumi, 

eggi, Se ftatuti di diuerfe genti, Se nationi, da poterfene acco- 

modar poi fecondo le occafioni, a vtile, Se beneficio della pro- 

37 pria republica. Puòmedefimamcnte (eruire, Se recar gióuamc- 

to alle publiche ciuili cófultationi la cognitione, Se lcnion del- 

l'In ftorie di coloro, channo nei lor libri tenuro memoria del- 


D ij lanci- 




2 8 "Della "Retorica d'JrìFlotelt^ 




lantiquità, òv'lafciato ferini i fotti, Se lardoni degl'hiromini. 


38 Ma di tutte quefte cofe lauuerti re, Se difeorrer minutamente, 

eoffitio, Se opera della ciuil morale Scienria,& non della facul- 

tà retorica. Tante dunque, quante fin qui habbiam yedure, Se 

non piò, fon lecofe, Se li capi più importanti, & pio principa- 

li, liquali fidi bifojgnohauer per noti, & làpuri a colui, c ha da 


40 poter ben dar conlìglio nelle conful te nubliche . feguita hora, 

che noi di damo da quaicofe faccia di bi fogno di prender ma- 

icria d'argomentare, o in fuadere,o in difluadere, con" intorno 

ai già detti capi, com'in torno ad altre cole, che ven i fin deli* 

berationc, Se confulta pofTono. 


(apo f. "Dell'ultimo , vniuerfalifiimo fine 

dell' aftiont^ conjultaf ioni humane, che è la. 

felicita dell 'huomo : delle parti di quella . 


1 N ogni attion (fi può dir) dell' rinomo» cofi a eia* 

fchedun priuatamcntcóc particolarmente, come 

conimnncmcntc a tutti , Ila propoito tempre di- 

nanzi vno (topo, Se Tn fine, alquale in tu rie le co- 

fe, chefeguono, o fchiuano gli huomini tengon 

volto, e indrizzato l'animo, & 1 occhio dcll'intention loro. 

1 &quefto none altro (per parlar così in genere) fc non la felici- 


3 tà, Se le parti di quella . La onde (ara ben fatto, che veggiamo 

per modo più torto d'effètti pio» che di methodo, & via dottri- 

nale, d'efplicare, Se di poi lede re, checofa fia, invn certo mo- 

do grolfamenre, Se non cfqnilìtamcnte parlando, la felicità, & 


4 quai cofe contengano le parti lue. concio! iacofa che intorno ad 

ella, Se a quelle cofe, eh ad eflà guidare, Se condur ne poffòno , 

Se intorno parimente a i contrari) loro, confinano, Se f\ rauuol- 

gano tutte le fuafioni, & le dilfuafioni, che qual fi voglia huo- 

mo faccia, pofeiache quelle cofe folamcnte opera, cerca, Se ab- 

braccia l huomo, lequali procacciar gli poilono 1 intiera felici- 

tà, o alcune parti almen di quella, o che di minori glielepoflo- 

no accrcfcere, Se far maggiori» & perii contrario quelle fola» 

mente fchiua, abhorrifce,& fugge a operare, le quali fono atte 

a impedire, & corromperemo^ far minori la detta felicità, & 


le parti 




Jl Primo libro . 29 


f le parti Tue, Se a riuolgcrlc finalmente ne i lor contrari) . Inten- 

dali adunque deferitta, oucr diffinita per hora la felicità con di- 

re, ch'ella non fia altro, ch'vn profper fucceilb delle attioni hu- 


6 inane,congiunto cól nonetto della virtù : ouer che la. fia vn ab- 

bondantia, o vogliam dir'vn poiTetto, per fe (letto totalmente 


7 baftante alla vita humana : o veramente vna vita diletteuoliflì- 


8 ma, Se piena di fccu rezza : oucr diciamo, ch'ella non confida 

in altro, che n vn buon' elferc, Se in vn buono (tato, così delle 

poifeflìoni, Se foftantie noftre, come de i.corpi noftri, con etter 

noi habili, Se potenti alla conferuatione, al crefcimento, &al- 


£ lWfo loro. Queftc adunque pottbno etter per hora quelle cofe, 

nelle quali confitte la deferittion della felicità : pofeiache o vna 

fola dette, opiu congiunte in fieme, confettano, &ftimano có- 

lo munementc quafi tutti glihuomini, douer'etter la felicità, cf- 

fendo adunque la felicità, qual'hauiam detto, verran necetta- 

riamente ad etter leparti fuc la nobiltà, Tamicitia, & la grafia 

di molti jl haucr'vtili,& buoni amici, le ricchezze, la buona, 

& numcrofa prole, la vecchiezza commoda, tarda, Se facile, 

& oltra ciò le ben difpofte qualità, Se virtù della pedona, 

come fono la fànità ,la bellezza, la gagliardia, la grandezza del 

corpo, le forze habili, Se accommodateadogni forte di pugna, 

Se ettcrcitation corporale, appretto di quefto ancora la buona 

fama, Se buona reputatione, l'ctter'apprezzato, Se honorato , 

la buona fortuna, la virtù, Se le parti, ouero fperie d ella, cioè 

1 1 la prudentia, la fortezza, la temperanza, Se la giuftitia. 1 m per- 

ei oche etièn do al hora Ih uomo baftantiflìmo a femcdcfimo, 

quando e» pottìede i beni così interiori, come gli citeriori, po- 

feiache altri beni, fuora di quefte due forti non fi ritruouano, 

interiori sbanda (limar' etter quei dell'animo,& quei del cor- 

po,  polia- 

mo commodamente vfare, Se ellerctare corpi, &1. membri 

, 6 noftri ,n tutti quelli oftirij, c ha la natura aftegnat, >«^P^« 

' molti fi ttuouano, che fonin vn cetto modo fan., no hauendo 




Jl Primo libro . 3 3 




infirmiti, clic gli moledi, fi come fi dice, che fi trouaoaHcro-' 

dico : & nondimeno niun'c, che ragioneuolmentegli poteflc 

(limar, per quel, eh 'appartienila fanita, felici : facendo lorbi- 

fogno d adenerfi per conferuation di-quella, da tutte le corpo- 

rali opcrationi, & dilettationi, o dalla maggior parte . La bel- 

lezza poi, laqual'c vn'alrra virtù, & buona qualità del corpo» 

non è vna (leda in ciafeuna età dell'huomo, ma diuerfa in di- 

uerfe età . percioche la bellezza ne i gioueni s'ha da (limar, che 

fia polla inhaucr'il corpo habile, accommodato 6c vtile à lo- 

ftener lefatighc; & fpetialmenre quelle, doue fadibifogno il 

corlo, & l'altre edèrcirationi, die ricercan forza; con hauer'in. 

uolto vna cerca fiorirà dolcezza, ch'attragga gli animi altrui, 6c 

caufi in edì godimento, 6c dilettatone, & per quello i Pen- 

tathii (cioè habilia tutte cinque le maniere di eilcrcitationt 

corporali) fon communementc ili mari bellifimii, come quelli* 

ch'a tar'aluui violenti*, ik forza, & infiememente alla veloci- 

tà, nubili, & atri fona. Ma in coloro, che tornici Li già matura 

età virile, confittela bellezza in hauer la pcrlòna atta,& poten- 

te a poter ben fupportarlc fatighc della guerra, &:gli incom- 

modi della militia : con hauer nel volto vna certa apparente 

giocondità, congiunta con vn non so che di terribile, & di fc- 

uero. Nei vecchi poi finalmente fi può (limar ritrouarfi bel- 

lezza ogni volta, che tanto di forze fia rimado nei corpi loro , 

che glicoli* render badanti a comportare, &fodener le fin- 

gile, che uccella ri amen te fuo! portarla vita: con modrar nel 

volto vna certa più todo lieta che amara grauità, priua di rao- 

ledia, quali eh indino fia del non tremarli in e(Tì quelle corpo- 

rali imperfettioni , &ende, come quali comporta d'enee ; che fono la grandezza dcl- 

» per fona, lagaehardia, & la velocità : potendoli dir veramen- 

te gagliardo quello, che di celerità, Se preftezza corporea è do- 


44 tato . pcrcioche colui che fi truoua ben'atto a potcrin vn certo 

modo quali fcagliar le gambe, Se muouerle con celerità alla 

lunga a quiftando fpatio, fi può domandar corridore, oucr'at- 

toal corlo : lì comelottator li domanda quello, che può nella 

lotta bene (tri nger', Se ben 'afferrare, & faldo tenere. & buon 

giocatore, Se contenditor di pugna quell'altro, che in percuo- 

tere, Se fpinger chi gli flà incontra preualc. ma chi inficine- 

mente nella lotta, & nella contefa delle pugna habil fi truoua, 

Pancratialtico fi domanda: & Pcntathlio li chiama quello, che 


45 in tutte le forti di cofi fatti giuochi, & contefe eccede. La buo- 

na vecchiezza fi dee diveller quando ella e tarda a venire, Se 

fenz'incommodo, & moleftia viene, percioche s'ella tolto ne 

alTale, ouer fc tardi venendo moleftie, dolori, Se trauagli reca; 


46 buona vecchiezza non la Itimarcm giamai . Onde all'cflcntia 

della buona vecchiezza fon nccclfane alcune buone qualità dei 


47 corpo, che già raccontate riabbiamo, conciofia cofa che colui , 

che non farà libero da infirmità, & non harà quella robulìezza, 

che quell'età può comportare, non potrà ftar fenza continue 

moleftie, Se dolori, & lenz'aftli trioni della nerfona fua; ne farà 

capace di lunga vira . Se mancandogli dei fuoi beni la fortuna, 


48 non potrà con profferirà conferuarii. Et bene in verità fi truo- 

ua altra ragione, & via da poter più lungamente viuerc, fenza 

che l'huom fia robufto, Se fano : pofeia che molti fono, che vi- 

uon lunghiflìma vita, quantunque priui fieno di cofi fatte vir- 

tù corporee, ma cofi cfquifitedifpute, & minate confideratio- 

ni non pofion'al prefen te recar punto al noftro propofito d'v- 


49 tile, o di giouamento. L'hauer'amicitia di molti, & buon ami- 

ci, che cofa importi, ageuolraente non ci farà nafeofto fe noi 


difEnicndo 




Jl Primo libro . jj 


diffinicndo che cofa fia amico, conofeeremo che l'amico, di cui 


$o intendiamo al prefente, s'habbia da inrcnder'elTer colui, dona- 

le tutto quello, ch'ei penfa potere efTer bene a chi egli ama, 

tutto cercadi fareper fola cagion di quello. Colui dunque, 

c harà molti di quelli tali,fi potrà di r, clic ei pofTegga quella par 

te della felicità, che copia d'amici (ì chiama . Se fc quelli tali fa- 

ranno huomini virtuofi, honorati, SC da bene, colui che gli ha- 

rà per amici, harà parimente qucll altra parte di felicità, che 


51 copia di buoni amici fi domanda. La prolpera fortuna s'inten- 

de cller quando a uci beni, de iquali luolc-ller padrona, &cà- 

gion la fortuna, Ci confeguifeono, Se duran di pollederfi, o tut- 

ti, o la maggior parte, o almen quelli, che fon più importanti, 


51 & di maggior momento. Cagion è la fortuna alle volte d'alcu- 

ne di quelle cofe, delle eguali può eller'ancor cagione, Se prin- 

cipio l'arte, ma per il più cagione è di quelle, che dall'arte non 

pollon nafcerc;come fon quelle, che dalla natura ordinaria- 

mente vengono, ma pollbn'ancofalie volte riufeir fuor dell'or» 

din d'ella, come (per clìcmpio) fuol della finità eflTer cagione 

l'arte,& della grandezza, Se bellezza del corpo cagion fuol'cfTcr 

la natura ; Se d ambedue quelle cofe, cagion vediam'efleralle 


55 volte la fortuna. Ma communementc quella forte di beni per 

il più fuol dependere, Se hauer'origin dalla fortuna, intorno a i 


54 quali fuole eccitarfi inuidia. Parimente alla fortuna, come eh 'a 

lor cagione s'attribuifeon quelle forti di beni, liquali par, che 


55 fuor di ragione, Se fenza cagione accafehino . come (aria (per 

elicili pio, le di più fratelli, tutti gli altri ellcndo eccelli uamente 


}6 brutti, vn fol tra eflì fulle dotato di bellezza : ouero, fe non 

cflendo flato da molti trouato vn theforo, che cercato haueiTe- 


57 ro, vn fufle, che fenza cercarlo lo ritroualTe : o veramente fé 

vn dardo andàdo a ferire, & percuoter chi pili lontan gli fulle ; 

haueile nel palTar lafciato chi gli era più vicino, fenza toccarlo 


j8 punto . ouerfe venendo alcuni la prima volta in qualche luo- 

go, doue non fien foliti mai di venire, fieno a punto arriuati in 

hora, che ila occorfo lor di riceucrui o morte, o qualche fegna- 

lato danno; Se vn'altro, ilqual fulle foliro di frequetafad ogni 

hor quel luogo, non vi fia nondimen venuto in quel tempo, Se 

per confeguente habbia fchiuato quel pericolo, Se quel nocu- 

mento. Tutti quelli adunque, Se altri coli fatti cali, Se acciden- 


£ i) tali 





3 6 T>ella T^torìca d'Arìfìotelc^ 


tali (campi, polio n parere, che buone f ortune fianb, cV da pf o- 

5P (pera fortuna vengano . Reftarebber tra le già propolle parti 

della felicità da dichiarare, Se deferiuerii le virtù dell'animo: 

ma perche il far quello par, c'habbia piò proprio, & più accò-. 

mo dato luoco nel trattar delle lodi; differì remo, & riferhere- 

suo 1 allegrar le lor deferi trioni, quando più di fotto del gcncr> 

che le lodi riguarda, ragioneremo . 


(apo 6. Del fine del gener deliberatine r$ con 

la defirittron dell'elle, ouer del bene : fcf de 

i luoghi, & propofittoni appartenenti a quello. 


V a i fien dunque quellecofc, c'han daelTcr co- 

me lini dinanzi a gli occhi, di coloro, che cercan 

consigliando fuadcr qualche cofa, così pulente, 

come futura, già può per quel, che fi è detto elfcr 

manifefto, & parimente qualicofe habbian'eglin 

da guardare per diHuadere,comc ch'altre quelle non f uno che 

i le córrane di quelle. Hor perche al gener deliberatiuo ita prò» 

polio, fecondo c'hauiam detto, come proprio, &: peculiar Aio- 

li ne, 1 vtili u, non delibera, o prende conilglio 1 huomogiàmai 

del hne, ma delle coff* che fon perii fine, & chepolTon'a quel 

condurre ; Se quelle fon tutte quelle cole, che nelle attioni del- 

* l'huorao pollòno v r ìli :à recare ; ne fegue da quello, ch'effendo 

l'vrilc parimente bene, non (ara fc non ragioncuolmente fatto; 

ch'aflegniamo clementi, Se propoiìtioni. appropriate al bene, 

4 &aU'viil communemente prelo. Poniamo adunque, deferiuc- 

do per hora il bene, ch'egli fia quella cola, laquale per cagion 

j difeitclfa lìa dicibile : ouer ch'egli lìa qucllo,pcr cagion del 

o quale altre cofe eleggiamo, potiamdiie ancora, ch'ei lìa quel- 

lo, che da tutte le cole èdefiderato, o da tutte almen quelle, 

c'han lenti mento, oucr'intellerto,o chclodefidcrarebbcr fe in- 

telletto haijelTcro & ulna ciò tutte quelle cofe, cha chi Ilvo- 

glia, il proprio intelletto, & difcorfo nlfegnallè per buone, Se 

quelle parimente, ch'intorno acìjfchcduna cofa follerdalui 

per tali in chi fi voglia inoltrate, fi poflbn rifpetto a quel tale 

7 ihmaf in luogo di beni. Potiamo con altre delcritrioni mede- 

fi inamente due efler quello il bene., il qual con la fua prefentia 


fa diuenir 




Jl Primo librò . 37 


fa diuenir la cofa, do u e ci fi truona, fi fattamente ben corrditio- 

S nata, che d'altro per il Tuo bene clTcr non ha bilbgno. oucr fi- 

nalmente diremo eflcr quello il bene, che per fe Hello e baftan- 

55 re alla perfettion della cofa, che lopoilìede. Ellendo dunque 

tale il bene, qual noi l'habbiam deferitto, debbiam dire, che 

tutte quelle cofe, che faranno produttrici, o confcruatrici di 

quelle, e habbiam polle nell'alfe^natedcfcritcioni del bene fa- 

io ran parimente beni, & quelle medefimamente, che confegui- 

1 1 ranno ad elTe. ne manco ancor quelle, che delle contrarie fono 

1 1 impeditiue,odiltruggitrici. Et in due modi fi può mmar>ch'v- 

na cofa legna ad vn'altra,o feguitandola inficine con cira,o lue* 

cedendole doppo. come (per esempio) diremo, che all'impa- 

rar legni ti il laper la cofa imparata) non infieme ; ma doppo : 

de ali elìcr fano confegua, non doppo, ma congiuntamente, & 


1 3 infiememente il viuere. parimente in tre modi fi può dir, ch'v- 

na cofa fia prodottiua, & effettricc d'vrf altra : in vn modo nel- 

la maniera, che noi diciamo, cheTefler ben difpofto del corpo, 

& di buona valetudine, fia effettiuo della fanitài in vn'altro mo- 

do fecondo che diciamo li tali, Se tai cibi cfler produttiui della 

medefima fanità. de in vn'altro modo finalmente nella manie- 

ra, che diciamo efler i'cllcrcitio caufa ancorcgli efrettiua d ella 

fanità: pofciachcpcr il piùreflcrcitation corporale luol réiler'il 


1 4 corpo fano. SuppoAc adùque per vere le deferittioni, & dilìm- 

tioni allignate, verran n eccita riamen te a potere {limarli beni* 

così gli acquilti, & riceuimenti del bene, come le liberano* 

ni, & li difeacciamenti del male : pofeiache a quelli feguita 

convintamente concili ilnonhauer male, chi luogo di bene, 


1 1 & a quelli feguita dopo, 1 hauer'il bene. Medefimamente il n- 

ceucr'vn maggior bene in vece d vn minore, doucremo giudi- 

car, che fia bene, fi com'ancor dee chiamarli tale il riceuer'vn 

minor male in luogo d vn maggiore, cóciofiacofa che tutta 

quella parte, nella quale il maggior'auanza il minore, li polla 

in quello domandar acqui (lo, oucr riceuiméto,& in quello per 


1 6 il contrario liberatione,ouer difcacciaméto.Le virtù ancora ne- 

ceiiariarnente s'han da connumerar trai beni, pofeiache me- 

diami quelle, color, che le pofleggono, ben qualificati diuen- 

gono, & ben alia perfettion difpolti. olirà eh elle fon di molti 

beni produttrici, & operatrici, di ciafcuaa delle quali partico- 

larmente 





j 8 T>eUa Teorica d % 'JriFtoteIc^ 


larmente che cofa lafia, & che qualità, & natura Ha la Tua, ài 


17 proprio fuo luogo dichiareremo. La voluttà parimente, o pia- 

cer fenfual, che lo vogliam chiamare, farà ancor ella bene, co- 

me quella,che da tutti gli animali è per natura cercata, &ded- 


18 dcrara. Laonde le cofcdiletteuoli, & le cofehonefte verranno 

adedèrnecedariamentebeni. pcrcioche quelle fon produttrici 

della voluttà, &c di quefte, alcune fon diletreuoli, & altre dir 


19 cibili per fc raedefimc. Et per venir* in quella afleenation dei 

beni più al dipinto, de più al particolare, e di necedìtà, che be- 

lo ni (limar fi debbiano quelle cole, che qui tratteremo . Et pri- 

mamente la della felicità, come quella, che per cagion di fc 

della è eligibile,& oltra ciò a fé mcdelìma è badante ; S: di più, 


11 molte cole eleggiamo per cagion d'ella. Doppo quella,bcni an- 

cor fono la giuftitia, la fortezza,la remperantia, la magnanimi- 

tà, la magni hcentia, & gli altri cofi fatti habiti, elTendo eMì vir- 

ai tu dell'animo. Medelimamente beni fono la fanità, la bellezza, 

òc altre così fatte qualità, pofeiache virtù del corpo fono & ef- 


1 3 feltrici & produttrici di molti beni : c(Tendo (per ch'empio) la 

fanità produttrice della voluttà, & dello (ledo viuere. Perla- 

q ual cofa ottima fuol parer'ella tra gli altri beni : come quella, 

che di due cofe e cagione, le quali da molti fon'in grandi Aimo 


14 pregio tenute, che ionia voluttà, & la vita. BeniTbn parime- 

le le ricchezze, cioè l'vfo loro, clfendo veramente elle nó al- 

tro, che virtù di faperle vfare, & di fapcr edèrne polfedbre, & 

oltra ciò effetti uc,6v cagioni di molti beni, & di molti còrno- 


x$ di. L'amico ancora, & 1 amicitia fon beni : edendo in vero l'a- 

mico eligibil per fe mcdefimo, & operatiuo, ouefcffettiuo di 


16 molti beni. L'honor medefimamente, & la gloria fi deono co- 

numerar tra i beni, fi perche fon cole gioconde, 6c dilctteuoli, 

& che panorifcon'altrui di molti beni, & fi ancora perche per 

il più par,chc confegua congiuntamele ad eflì il poifeder quel- 

le cofe, per le quali è fatto altrui qucH'honore, & data quella 


17 gloria. Leder nel parlar efficace, & potente di lingua, Se l'cf- 

ier'habile, c\ potete in trattar negotij,fon due cofe,che dcon* ef 

fer collocate tra i beni : pofeiache di così fatta habilità molti 


18 beni, 6e molte comodità deriuano." Oltra di quefto l'indudria, 

Se la bontà dell'ingegno, la tenacità della memoria, la facilità 

d'imparare la perspicacia, Se velocità dell intelletto, Se tutte 


l'altre 




Jl Primo libro . J 9 


l'altre così fatte difpofitioni, fon daeilere (limate neceflTiria- 

niente beni : ell'end'crte potenti mezzi a cagionare, & produr- 

19 relacquifto di molti beni. Perla medefìma, o limil ragion'an- 


30 cora tintele feientie fon beni, & tutte le arti parimente. Et il 

viuere ftelfo mcdeiimamentc è bene: pofeiache dato bench'ai 

tro ben da elio non ne feguille, per (efteflb nondimcn è co fa. 


3 1 cligibile, & defidcrabile. Il giudo ancora, & l'equità faran bc- 


31 ni, perche comune, & publica vtilità n'apportano. Etquelti, 

chabbiam fin qui allignati, fon, fi può dir, quei beni, che da 

tutti concordeuolmente fon hauti, confeflì, & (limati per tali. 


$3 Quelli altri poi, dei quali non s'hauendo la medelìma cómu* 

ncopinion,chc fien beni, che foglion cader in cótrouerfia d'ef- 

fcr', o non eilcr beni, fi pocrano come da proprij luoghi, in compa- 

ration Tvn dell* altro . 


A perche fpeffe volre adiuicne, che di due cofe, 

che ci fien propofteinnanzi,giudichercmo,& có- 

fcllcremo, cialchcduna ellèr vtilc, & bene, ma 

qual di quelle fia la migliore, & di maggior gioita- 

inen copercheremo, & dubiteremo j larà ben rat- 

to di 





J7 Primo librò . 4. y 


to di fcguitar di dir al preferire qualche cofa a rarconòfeere il 

% maggior bene, e 1 maggioratile. Prendafi adunque prieramete 

per cofa nota, che la cola eccedente, ouer auanzante s'intenda 

clfcr quella, che fia tanta,quata la cofa da ella ecced uta,& qual- 

che cofa di più ;& l'ecceduta per il contrario quella, che ilia 


3 comprefa, Se inchiuianell eccedente. Oltra di quello la cofa 

maggiore, in rifpetto d vna minore e forza che fia maggiore, Se 


4 il più parimente, in rifpetto del meno è detto più. ma nel dir 

grande, 6c piccolo, fi com'ancor nel dir molto, Se poco, il ri- 

fpetto fi confiderà di molte cofe; nelle quali quella, ch'eccede 

l'altra fi dice eiTer grande, Se quella, ch e auanzata, Se eccedu- 

ta fi dice eiTer piccola, Se il fimile adiuicn nel molto, Se nel po- 


$ co. Hauendo noi adunque già detto ciTerben quello, che non 

per cagion d altro, che di fe ìleiìb è eligibile : & quello parime- 

le, ilqual tutti appetifeono : & quello, che tutte lecotè, c'ha- 

ueller'intellctto, Se prudentia eleggerebbero : & quello mede- 

fimamente, che de i già detti beni iìa effètti uo,& conferimmo, 

olier a cui li già detti confeguono, Se vengon dietro : Se elìen- 

do che quello, per cagion delquale fi elegge qualch'altra cola , 

vicn'ad eller, come fin di quella, per eller quello il fine, per ca- 

gion del quale fi eleggono altre cofe : Se oltra ciò cflendo bene 

ad alcuno in particolare, non fol quello, ch'alibi utamente con- 

tiene le già dette conditioni, maancor quello, che, fenon allo- 


6 lutamente, almen rifpetto aquel tale, lecótiene; nefeguene- 

cclTariamente da tutto quello, che prefi inficine più di così ratti 

deferitti beni* importeran maggior bene, che fc vn folo d'elfi, 

oin minor numero fodero, purché queit vno, & quelli di ma- 

co numero, fian dentro a quei tai comprefi. perciò che in que- 

lla guifa, verranno quiui più ad ecceder , come che dentro di 

lor coraprendan quelivno, oquei manco, i quali confcgucnrc 


7 vengono a re ftar' ecceduti . Diremo ancora, che fe quella cofa , 

ch e grandilfima nel gencr fuo, farà maggiore di quella, che fia 

grandi/lima in vn'altro genere, faranno ancor maggiori vniuer- 

ialmcnte le cofe di quel genere, che di quello. & ali incontra 

ancora, fe vniucrfalmctcle coied vn genere fon perii più mag- 

giori di quelle dvn altro genere, farà ancor la grandiflìma in 

quel genere, maggior di quella,chegrandi(Iìma farà in quell'ai 


8 tro.com' a dir(pcr clTcmpio)che le il gràdillìmo di tutti gli huo- 


F ij mini 




mini è maggior della grandiflìma di tutte le donne ; s'ha da (li- 

mar ch'vniuerfalmente gli rinomini fien per il più maggiori 

delle donne. & all'incontra Te gli riuomini generalmente lon 

per il più maggiori delle Donne; vien parimente ad elfcrc il 

grandiflìmo huomo, maggior della grandiflìma donna, con- 

ci odacofh che con quella medefima proportione vengano a ri- 

guardarti tra di loro gli eccedi tra gli ltefli generi, con laqual fi 

} riguardano i grandiuìmi l'oggetti, che fono in quelli . Medcfi- 

mamente quàdo ad vno di due beni feguitarà l'altro, & a quel- 

l'altro non feguitarà quelPvno,diremo che maggior lia quel pri 


10 mo,ch'è feguitato,Cv fi tira dietro l'altro. Se ilfcguitard'vna co- 

là ad vn'al tra, fi può intendere, o perche la feguiti infamemen- 

te, cioè nel medefimo tempo con clfa, o perche le venga dietro 

dapoi, oucr finalmente perche in virtù, & in potentia fi truo- 

ui in quclla,per caufa, che l'vfo d'efla ftia pofto in vinù ncll'vfo 


11 di quella, a cui ella fegue. cV per aifegnar in tutti quefti tre mo- 

di di confeguimento efiempi, diremo che infiememente, & in 

vno fteifo tempo feguiti ali cller fano il viuere; ma non già dire- 

mo, ch'alia vita, la finità confegm. Il fapere, & la feicntia dire- 

mo, che feguiti ali im para re, non già infiememente con elio, ma 

col tempo poi. In virtù, 6c in porentia finalmentedircnio, ch'ai 

(àcrilegio, ch'c furio di cofe fagrc, feguiti il furto femplieemen- 

te prem. peroche colui, che non s'afticne da commetter faci ile- 

gio,ftà quanto a lui paratOjpotente, pronto, &difpofto a furar 


1 1 ancor le cofe,chenó fien (agre, fc Toccafion fegli porga. Appref- 

fo di quclto tra quelle cofe, ch'vna medefima cofa eccedono, 

quella farà maggiore, che 1 eccede con maggioi'auanzo, ellcn- 

do uccellano ch'ella in tal calo 1 auanzi per quato trà gli eccedi 


1 3 foprauanza il maggior eccello, quelle cole ancor iaran maggior 

bcnijlcquali fono cfifètciue,& prodottnei di maggior bene : pe- 

roche in qucfto con lìfte la natura dcH'clIcrvna cofa effettiuadi 


1 4 maggior bene, cioè in cfTcr maggior bene. Et limilmcntc all'in- 

contra a n cora , q u el la cofa farà maggior bene, che farà prodotta 

da vn ben maggiore. Onde eflendo (pcrellempio) le cofe falu- 

bri, & che fon atte a render li corpo lano più cligibili, & mag- 

gior bene, che non fon le gioconde, che non caufan fenon di- 

letto, verrà parimente la lanitàad cAcr maggior ben della vo- 


I ; luttà. Parimente la cofa,ch'c eligibile per fe ltefla maggior bene 


fi dee 




Jl Primo libro . j-j 


fi dee {limar di quella, che non per cagion di fe ftefTa,ma d'altra 

cofa s'elegge, come (per ellcmpio) diremo, che la forza, & la ga 

gliardia corporale iìa maggior bene di quelle cofe, che li fanno 

per acquetare la fanità : pofeiache quelle non sappctifcon,nè fi 

cercan per cagion di fc ftefie, ma per cagion della fanità : douc 

che quelle, quando ben non peraltro, lon nondimeno defide- 

rabili per loro lleiFe m1 che propriamente alla natura del bene 


1 6 apparticne.Oltra di quelle le di due cofe farà 1 vna come fin del- 

1 altra, & l'altra non farà fin di quella ; maggior ben farà quella 

prima,chc farà fine, pofeiache l'altra verrà ad eHer'cligibilc, nó 

per cagion di fe ftella, ma per cagion di quella, douc che quella 

per cagion di fe medefima farà tale, come (per elfcmpio) vedia- 

mo che l'ellercitio della pei fona fifa per cagion del ben eficrc , 


17 Se della fanità di quella. Medcfimamente quel di due beni larà 

maggiore, ilqual non harà bilogno di quellalrro, ma ben quel- 

l'altro di lui , ouer di manco cole harà di bifogno, che non harà 

quello. Et quello adiuiene perche il non haucr bifogno nafee 

dall haucr foffitientia, & ballanza dafe medelìmo, in che con- 

fitte la ragione, cVdiffinition del bene. &per manco haucr bi- 

fogno inrendiamo 1 haucr mellieri o di manco cofe, o di più fa- 


18 cili. Apprelfo di quello quando di due cofe vna ve ne, che non 


f>uò fenza l'altra (lare, o produrli in cllere, ma ben lo può qucl- 

a fenza quella; fcnzalcun dubbio quella di quella farà maggior 

bene.cóciofiacofa che per quello, vega ad haucr mcn bifogno,& 

per confeguente maggior ballanza, & fofficientia a fc medelì- 


19 ma ; onde ragioncuolmcnte maggior bene appare. Quando an- 

cor di due cofe l'vna farà principio, Se l'altra nó principio,quel- 

la, che larà principio farà maggior bene . & medcfimamente fe 

l'vna farà caufa, & l'altra non larà caufa, verrà ad eller maggior 

benquella, che farà caufa, perla medefima ragione. &: quella è 

chefenza la fua caufa, & fcnza'l fuo principio, impoflìbilc e, 


10 ch'alcuna cofa fia,o fi faccia, & fi produca mai. Oltra di quello 

fefaran due principij, quella cola, che daquel principio farà 


f prodotta, ilqual farà maggiorc,farà parimente maggiofanch'cl- 

a. &c finnlmcnte quella cofa, che nafee da quella delle due 

caufe, che fia maggiore, farà ancora ella maggiore di quella> 


11 che nafeerà dall altra caufa. Et all'inaura ancora, quello di due 

principij farà maggiore, ilqual di maggior cofa farà principio. 


& quella 




^ ^ ^ella ^Retorica d' drìttotclt^ 


Se quella dì due caufe maggior farà, che di maggior cofa (ara cà- 


1 1 gione. Per quel che fi c detto può eflèr manifelto, che vna me- 

deiìma cofa potrà alle volte in rilpetto d vn'altra parer maggio- 

re ndl'vno, & nell'altro modo, cioè cosi per vna delle condi- 

tori già dette, come per la Tua contraria, perochc s'ella farà 

principio, Se quell'altra nò, potrà ella parer maggiore: & pari- 

mente fe la medefima non farà principio, ma più tofto fine, & 

quell'altra farà principio, potrà nondimen'etfa parer maggiore, 

ellendo maggior bene il fine, ilqual nondimen non è principio. 


xj Si come può apparir per quello, ch'vsò di dire Leodamantc : 

ilqual nclTaccul.i, che fece contra di Calliftraro, dille, che mag- 

gior colpa haucua in quel delitto, delqualc era l'accula, colui, 

che configliato 1 haucua, che quello lteflo, elici haucua com- 

incilo : pofeiache commellb non l'harebbe egli , fc non folle ! 

fiato chi rhauerfeaciò configliato : douendofi ltiroar il conli- 


14 elio, principio, & caufa del delitto. Et in vn'altra accufa, ch'ei 

fece poi contra di Gabrìa, affermò maggior colpa haucr chi ha>- 

ueua commctfb il delitto, che chi coniigliato l'haueua : perche 

mai non fi confultarebbe vn delitto, fc non fulTc chi lo com- 

rnetteflcjnon per altro come fine configliandolo chi lo confi- 

glia, fc non accioche finalmente commciio, Se efeguiro fia : di 

maniera che il commetterlo viene ad ellcr'il fine, per cagion del 


X j quale vien configliato. Medefimamente di due cofe diremo,che 

quella, ch'c più rara, & più di rado fi truoua, fia maggior ben 

di quella,di cui più s'abbonda, (ì come (per ellèmpio fi dirà) 

che Toro fia di maggior pregio, che il ferro, anchor che di mi- 

nor vtilità fia di quello: pciciochela maggior difficultà nel tro- 

uarfi, fa parimente, che di maggiore ltuna fia il pollederlo. 


16 Et per altra ragion fi può incontra dire, che di due cofe quella , 

di cui in maggior copia coromunemente s'abbonda, fia da an- 

teporre a quella, che rara fi truoua : pofeia che nalcendodal 

.maggior vfo di quella, maggior'ancor'vtilità, come che lo fpeilo 

vfarb auanzi il di rado vfaru; vien per quella ragione a poterfi 

ftimar di maggior pregio, onde prefe occafionc il prouerbio, 


17 fecondo ilqual logham dire, ottima cofa efferc l'acqua. Et in 

fomma da vna parte debbiam'dirc, chele cofe più difficili deb- 

biano elTère antepofte alle più fatili» come quelle, che fon più 


18 rare, dando lor pregio la lor rarità : & doli altra parte le più fa- 


cili 




Jl Primo libro . ^7 . 


cili han danteporfi a le più difficili, come per quella facilità più 

9 accalchi la cofa. fecondo che noi vogliamo . Olerà di quello 


0 quella cofa maggior farà, il cui contrario farà maggiore; Se 

maggior parimente quella, di cui farà maggior la priuatione . 


1 Se U virtù maggior farà della difpofitione,che non è fatta ancor 

virtù. Se il vitio parimente farà maggior della difpofitione» 

che ancor non è fatta vitio : pofeiache quelle cofe, cioè la vir- 

tù, cil vitio fon fini; Se quelle, cioè le difpofuioni non fatte 


1 ancor nè virtù, ne vitij, non fon fini. Quelle cofe ancora, le 

opere & gli erletti delle quali faranno o migliori, o peggiori; 

eirc parimente, che gli producono, faranno o nel bene, o nel 


j mal maggiori . Et medefi inamente di quelle cofe, di cui le vir- 

tù e i viri; fon maggiori , maggior fono ancora gli effetti, Se 

1 opere, con ciofia colà che fecondo che fi ritruouano cfler le 

caule, e i principi) ; fi truouano cllcr parimente gli effetti, Se gli 

auueniraenri, che da elfi nafeono . & dall'altra parre ancora, (e* 

condo che fon gli effetti, Se gli auucnimenti ; fon parimente le 


4 caufe, e i principi; loro. Oltra di quelto quelle cole fon miglio- 

ri, Se più eligibili,nellc quali l eccedere fia più eligibilc,& mag. 

gior bene, come (per ellèmpio) diremo, che ellendo cofa più eli 

gibile l eccedefin vcdcr'acutamcncc, ch'in acutamente odora- 

re; vien per quello a poterli anteporre il fentimcnto della villa 

a quel dell'odorato . Se elTcndo più honclta colà 1 eccedere in 

eiler amator d amici, eh in eifere amato r di danari ; farà ancor 

femplieemente più honello l'amor, che fi porti a gli amici, che 


f quel, che fi porti a i danari . Et parimente riuolgendo quello 

luogo in oppolla parte diremo, che delle cofe migliori fian pari- 

mente migliori gli eccelli, che fiano in elfe; &piu nonetti delle 


£ piuhonelle. Migliori ancora, Se più lodatoli fon quelle cofe, 

delle quali fon migliori, Se più lodeuoli i defiderij : pofeiache 


7 delle cofe maggiori, i deliderij fon'ancor maggiori. Onde all'in- 

contra faranno migliori, Se più lodeuoli i deliderij, fe migliori , 


8 Se di maggior lode faran le cofe,chc s'appetifeono. Oltra di que 

fto quelle cofe fon più pregiate, Se di maggiore fludio, Se dili- 

genza dcgne,lc feientie delle quali faranno ancor/ette tali: però 

cheproportionatamcnterifpondon lefcientie alla verirà,& na- 


9 turadc lor foggetti : hauedo ciafeheduna d eife riguardo a tlar 

fopra di quei ioggetti,chc fon fuoi proprij . Ond all'incòtta per 


la me- 




sf. 8 'Della Tigtprica d'^riflotelc^ 


la medcfima cagione di queAa proponionc, migliori, Sedi pia 

Audio, & pregio fon quelle fcientie, lequali di cole fono, che 


40 migliori, & più pregiate fiano. Quello oltra ciò, che maggior 

bene giudicherieno, o habbian altra volta giudicato le perlune 

prudenti, o tutte, o molte di quelle, o la maggior parte d'elfo, 

O almen le più faggie, & di maggior prudentia, quello li dee nc- 

cefiariamente per maggior ben tenere, o Templi cernente, & af- 

folutamente j o almeno fecondo quelle qualità, che riguardan 

la prudentia, & peritia di quelle tai pedone ; selle non atfblu- 


41 tamente in ogni cola fon tenute tali. Et quello c habbiam detto 

del riferirli al giuditiode i periti, è commune non folo al gui- 

dino, che fi faccia de i maggior beni, di che parliamo al prelen- 

te y ma di tutte l'altre cofe ancora ; come a dir delle foftantic del 

le cofe, delle quantità, & delle qualità : douendou" in tutre que- 

Ae cofe per la determination loro riferirfi a quello, che le pro- 

prie fcientie loro, & i periti di tali fcientie determinano co 'llor 


41 giuditio . ma noi fpctialmcnte alla conlìdcrationc, & determi- 

nation de i beni, habbiam così fatta regola, & luogo applicato • ; t 

conciona cola che hauendo noi dirHnito il ben'efler quello, che 

ciafeheduna co(a,s'haucilc intelletto eleggerebbe; vien per que* 

Ao ad elTcr manifcfto, che maggior farà quel bene, che maggior 


43 da chi habbia prudentia fia giudicato. Quellr ancora faran mag- 

gior beni, i quali in miglior (oggetti, & in più nobili porti-ilo ri 

Il rirroueranno, o fempli cernente, o almen fecondo quella par- 

te, in che fon migliori, come (per elfcmpio) diremo, che la vn- 


44 tù della fortezza Ila maggior ben della gagliardia . Parimente 

maggior ben fi dee 111 mar quello, che da miglior perfona, o lem- 

pliccmente, & ordinariamente, o almen in quanto ch'ella è mi 

gliorc, farebbe eletto. A come (perch'empio) diremo ellcr me- 

glio il ricruere ingiuriarne il farla, pofciachc più tolto quello, 


45 -chequcfto eleggerebbe chi maggiormente fuAcgiuAo. Appref- 

jb di quello fi potrà maggior bene Ai mar quella cofa, che lia più 

xìilettcuole, & più gioconda, ouer più voluttuofa, di quella,che 

fia manco tale, pcroche tutte le cole feguon voluntieri la volut- 

tà ! & è ella oltra ciò feguita,& defidcrata perengion di Ce nic- 

defima : cV già nel di frinir la natura del fine, 6c del bene, l'vna, 

ficl altradi qucAeconditioni glie data ài fopra aflegnata . Più 

gioconde poi, & più diletteuoli s'intendon'ellcrlecofe, inelTer 


maggior- 




Jl Primo libro . 4 p 


maggiormente priuc di dolore, & diraoleftia; Se ineflcr più 

lungo tempo durabile il diletto, Se la giocondirà,checontengo- 


46 no. Le cole medefimamente, c'hanno in fe bellezza maggiore» 

fi pollono (limar maggior beni, che quelle, che 1 han minore : 

conciofiacofa che la bellezza infefiacofa dilctteuole, Se oltra 


47 ciò, per Ce della eli gì bile. Oltra di queft.j quelle cofe fideono 

(limar maggior beni, delle quali maggiormente vorrebber gli 

huomini elfer cagione, o in (e (ledi, o negli amici loro. Se per il 

contrario maggior mali faran quelle, di cui eglin manco vor- 


48 rebbero in fé, o negli amici clfcr cagione . Medefimamente fra 

più beni, li più durabili fi deono (limar maggiori di quelli, che 


4P manco tempo fon per durare in ellere. Se li più fermi, Se li più 

(labili ancora maggior beni fono de i màco (labili : perochc ìv- 

fo, e l godimento di quelli, viene ad ecceder fecondo la quan- 

tità del tempo; Se l'vfodi quelli eccede nello dar maggior- 

mente nella volontà,&: ncll arbitrio noflro : pofeiache quanto 

lacofacpiù ferma, Se più (Libile, tanto l'vfo Aio è maggiore; 


50 & p.ù fecuramenre parato ali arbitrio del voler noftro. Apprcf 

fo di quello perche quelle Cofe, eh o congiugate, ò di (imil cafo 

fi domandano, hanno quella proprietà, che quello, che fegui- 

ta ali vna, feguita ancor all altra ; li come tal conditione ha luo- 

go in elle nell altre qualità, cosi 1 ha parimente ncll'crter mag- 


5 1 gior bene. Onde le (per eflempio) quefto aduerbio,foncmente, 

porta feco maggior bene, che 1 aduerbio, tcpcraramente.tal che 

l operar fortemente (la più cligibil, che l operar teperatamenre ; 

la tortezza ancor farà più cligibile, che la temperanza, Se 1 ellcr 

forte p:ù cligibil, che 1 ellcr temperato. Le cofe, che tutti eleg- 

gono lon maggior beni di quelle, che non tutti ; Se le cofe pari- 

mente, che da i più fono elette, fon maggior beni di quelle, che 

da i meno, perciochc eflendo il ben quello, che tutti delibera- 

no, nefegue, che maggior farà quello, che farà da i più delìde- 


53 rato. Può medefimamente elfer tenuto maggior bene in noi 

quello, che tale è giudicato da gli auuerfarij, co i quali conren- 

diam nella caufa, o dagli (ledi nemici noftri, o da quei, che con 

giudici nella caufa. percioche quanto ai due primi,(ìpuò (li- 

mar, come fc quel giudirio forte di tutti . Et quanto a i giudici 

poi, fi fuppongono intelligenti in quella caufa Se periti ; Se hà- 


14 no autorità nella caufa. Oltra di quefto alle volte maggior bene 


G accade, 




j o *Della € 2{etprica d* Arì8otelt~> 


accade, che fia da noi (limato quello, che in tutti gli altri, come 

d'eflb partecipi fi ri truoua : recandoci noi in vn certo modo a 

vergogna il non hauere ancor noi parte in quello, come hanno 

gli altri, c i non poter confeguir quello, che gli altri hanconfe- 


j $ guito. Se alle volte per il contrario maggior ci parrà quel bene, 

che in niflunaltro, o almcn'in pochi fi ri truoui : parendoci per 

quello di poflTeder cofa più rara, Se che per tal rarità preda pre- 


f6 gio. Le cofe ancora, lequali appaion communementc degne di 

maggior lode, fi deono ftimar maggior beni, come quelle, che 

per tal caufapoflbno efler giudicate più honoratc,più nobili,& 


57 più honefte. Nè maco deon'efler tenute per maggior beni quel- 

le, lequali, come a cofe di maggior prezzo maggiori honori fi 

foglionfàre : eflendo l'honorquafi vn prezzo, che mifura l'ec- 


58 ccllentia, & la degnità delle cofe. Maggiori ancora s'han da fti- 

mar quei beni,dclla perdita de i quali più importante, Se mag- 


J5> giornerefultaildanno . Oltra di quefto quelle cofe s'han da 

ftimar maggiori,le quali con maggiofauanzo eccedono quelle, 

che communementc da tutti fon tenute per grandi, o almeno 


60 quanto ad eflc poflbno apparir tali. Sogliono ancor lecofc diui- 

ic in più parti, parer maggiori, che ftando in Ce ftefle vnite : po- 

feiache con quella moltitudin di più parti, vicn'a farfi apparecia 


61 di maggior' ccccflò. Se per quefta ragion dice il buon Poeta ef- 

fcrc ftato eccitato, Se perfuafo Mcleagro a difender la patria fua 

con tai parole, ò quanti mali, Se quante miferie, portano a gli 

huomini l'cfpugnationi, & prefure delle città; i Cittadini, & 

glihabitatori ibnooccifi,& mandati a fil di ft>ada,la Città tutta 

dal fuoco è ridotta in cenere, fono i proprii figli, Se le donne i- 

ftefle in habito fu ccinre menate via, & ftrafeinate prigioni in 


Ci feruitù dei nemici loro \ Se quel che fegue. Se per il contrario 

ancora può l'adunar.comporre, Se accumular infiememente in 

vno, far parer la cofa maggiore, chefepartita fimoftralfe nelle 

parti fue, come fi vedeoiferuatoda Epicharmo. Se quefto acca- 

de fi per la medefima ragioncjchcpur'hora habbiamo allignata 

per la diuifione,faccndo apparir eccello ancor la compofitione> 

Se fi anchor perche tal compofitione fa nel comporto apparétia 


65 di principio, Se di caufadi cofe grandi. Appretto di quefto per- 

che maggiori habbiara detto eller quelle cofe, che fon più diffi- 

cili, Se ancor quelle, che fon più rare, di qui è, che loccafioni, 


l'età, 




Jl Primo libro . jt 


reti» i luoghi, i tempi, & le forze, Se condiiionf aTrru?, vengono 

a recar grandezza, Se crefeimenro alle cofe. pcrciochc fc le at- 

tioni fi moftrano cller fatte da noi fopra le forze noftre, fopra 

l*ctà , fopra gli altri nolìri pari,ouer nel tal modo, o nel tal 

luogo, o nel tal tempo, vengon per quello a riceuefapparente 

quantità,& crefcimento,non folo nelle cofchonefte, ncll vtili , 


64 Se nelle giù (le, ma parimente ne i lor contrarij : onde da quello 

prefe forza, Se foggetto quello, che fi contiene in quello Epi- 

gramma, che fu fatto per vno, ch'era rimafto vittoriofo ne i gi- 

uochi Olimpici, quando ei dice; Sopra di quelle proprie fpalle 

hauendo io la cella graue, foleua da Argo portar già il pefee in 


6$ Tegea. Se perla forza del medefimo luogo ancora vsò ificrate 

di dir quelle parole, Ih mandole a lode fua ; O da quai principi;, 


CC a quai iucceffi fon'io venuto. Mcdefimamentequci beni,chc fo 

no,innati,natij,& per natura tali,maggiori fon di quelli, chad- 

uentitij,& aggiunti di fuora vengono : folendofi quelli più dif- 

ficilmente acquiftare, Se trouar' in altrui, che quelli, onde non 

fenza ragione quel Poeta dice, Io quel, ch'io sò ho imparato per 


67 me medefimo. L'edere ancor p ri nei pai idi ni a. Se grandi di ma 

parte d'vna cofa, chenelTeder (uo fia grande, aggi tigne gran- 

dezza : fi come (per edèmpio) ben conobbe Pericle, quando in 

quella oration funebre intitolata l Epicaffio, dille non altrimen- 

ti edere (lata tolta via della Città quella gioii entò, ch'era morti 

nel fatto d'arme, che fe di tutto Tanno fuilè tolta, Se rapita la 


6Z primauera. Quelle cofe ancora, lequali in maggior bifoeno, Se 

in più vrgente necedità fono vtili; come faria (per eilempio) 

net tépo della vecchiezza,& neH'infirmità,fi deono (rimar mag- 


6 9 giori, Se più eligibil beni . Medcfi mamente di due beni, quello 


7 o li potrà (limar maggiore, che più farà, vicino ai fine. Se a ciafche 

duno anchor s'ha da (limar, che fia maggior ben quello, che fia 

maggiore fpetialmente a lui, che quello,chc fia tale femplieeme 


71 te,c m natura fua.Quel parimele di due beni, che ci fia polli bil'a 

cófeguire, maggiore habbiam da Mimar/che fia di quello, che ci 

fia impodi bile ; percioche quello viene ad eller bene a noi,doue 

che que(lo,dato bc che fia in fua natura bene, nódimeno a noì,a 


71 cuinòèpodìbilc,nófipuòdirchefiabene. Oltra di quello le 

cofe,chcs'inchiudono,& concorrono nel fin della vita noftra , 

fon maggior beni, come quelle, che più fon vicine, Se cógiunte 


G ij alfine, 




j 2 usua x^crorica a jirisioreic^ 


7j al fine, che non fon quelle, che fon mezi al fine. Quelle cofe 

ancora fogliamo (limar maggior beni, nel! elcttion delle quali 

fogliam riguardar più torto la flcHa verità, & l elfcrc ifìeflo del- 

la cofa, che il parerà gli altri . & in quello iìà pofìo, & s ha da 

intender l'eucr le cofe ad opinione, ÓV parer de gli altri, che le 

non fi eleggerebbero, fe fi penfalle, che le itetiero ignote, & na- 


74 feofte altrui. Onde per quella ragione può ad alcun parer'ellèr 

più cligibil cofa il nccuer bencnuo, cheil farlo : perochc il ri— 

ceuerlo e cofa, che quantunque la fullèpcr elfere appretto de 

gli altti non nota, ne manifefta ; in ogni modo per fe medeflma 

£ eleggerebbe, don e che il far benefitio non clegercbbe ognun, 

che lo fi, fe ciò do u elle refìar afeofo al mondo, & non mai fa- 


7J puto. Medefimc mente quelle cofe poiìon parer maggior beni, 

lequali Ci defìdera più folio, che veramente fiano, che appaian 

d'efrerc : pofeiache in tal guifa vengono a riguardar più tofìo il 

vero, che il parere, ÒV l'opinion de gli altri . èv da quelìo cercan 

di prouar alcuni, che la giuftitia in rifpetto della fanità, .fi deb- 

ba fìimar picciol bene; perche nella gin flit la par, che ila più 

.eligibile il parer gi urto, che l'cller giurto;douc che nella fa- 


76 nità tutro il contrario adiuiene . Quei beni ncoia fi debbono 

ili mar maggiori, i quali polTbno a molti beni eilcrc vtili, com'a 

-dir (per eflempio) a vincre,a commodamente menarla vira, al- 

la voluttà, & ad operar cofe honefle. Onde none marauiglia, 

che le ricchezze, & la buona valetudine appaiano communeme 

te grandiUìmi, & importanti mi beni, pofeiache tutte le dette 


77 cofe, par che polTeggono, ÓV portin feco. Oltra di qucfto quel 

bc diremo, che fia maggior, il qual lìa priuo di molefìia,& hab 

bia olerà ciò feco voluttà congiunta, pofeiache più bene viene 

egli in tal guifa ad hauere, hauendo feco la voluttà, la qual è be- 

ne,fì com ancora ha luogo di bene la macanza, che vi lì truoua» 


78 del dolore, cV della molcflia. Et quella ancor di due cofe farà 

maggiore, laqnalaggiunta advn'altra terza cofa, produrrà vn 

tutto maggior, che non fi produrrebbe 5 alla medefima s'ag- 


79 gì ugnelle quell'altra. Quei beni oltra ciò,li quali, quando fon 

prefirn ti, manco pollono fìarafeofi altrui, maggiori vengono ad 

clìere, che per il contrario quelli alm,liquali prefenti fi frano a- 

fcofi : pofeiache quelli più vengono ad hauer parte nella verità, 

che non fan quelli, onde per tal ragione 1 cilcr veramente ric- 

co lì 




Jl Primo libro . j j 


50 co fi potrà Rimar maggior bene, ch'il parer d'edere. Mcdcfima- 

mence vna coCa, che fia da edere hauuta fommamente cara, 

maggior ben farà in coloniche 1 haran (ola., che in quelli, che 

1 hauefleraccompagnata da altra cofa fimile, o vguale ad eflà. 

Etdaquedo nafee, chenond vgualgadigo faria punito colui, 

che caliate vn'occhio ad vn lufco, che non n hauefle fé non v- 

no, & chilo cauairc ad vno, ch'hauendogli ambidue, redatte 


51 con l'altro libero. Da quai propofitioni adùque,& da quai mez- 

zi fi pollàn così nel fuadere,comc nel dilluadercjtrar quali tutte 

le pruoue a far fede,habbum fin qui detto, & mofhato, quan- 

to occorrcua. 




(apo 8. De gli Stati, G ouerni delle Città 5 

di quante Jorti fieno ; & de ifim loro . 


R a tutte le cofe, ch'à bene in condrite pervade- 

re, & ottimamente configliare, come importanti 

fi ricercano; grandifli ma, Se potentiffima fi dee 

(rimar, che fia la notitia, che fi pofl'egga di tutte le 

forti di republichc, & ciuili amminidtarioni ,* & 

il conofeer ben di (tintamente le confuetudini, i collumi, eli in- 

1 dittiti, i fini , & le vtilità di ciafeheduna . conciofia co(a che 

tutti vniuerfalmente fi muouauo, & perfuafi reftino dallo dello 

vtile ; & quel (blamente s'ha da (limar'efler'vcilc, che può con- 


3 fcruar lo (lato, & gouerno della cittì. Olita di quello le detcr- 

minarioni, e i decreti s'han da intendere elfcr quelli, che na- 

feon dall'arbitrio, & dalla pronuntia di chi tenga la Comma po- 

tetti nel gouerno ; che tanto è a dir, quanto, da chi fia principe 


4 in elio. Lcquali Comme poteftà, & principati Con tra di lor di- 

dimi fecondo le Cperie delle republichc : poCcia che quede Con 

tali Cpetic, altrerante Corti vengon necefiariamente ad efler le 


5 Comme potedà . onde eflendo cinque le Tpetic delle republichc, 

 prio fine, fe non la cuftodia, & faluezza fua . Può apparir dun- 

que 




• f/ Primo libro . f j 


^ue manifefto cfler neceflàriamente di mcftieri d'hauer ben no- 

te, & ben diftintc quali confuetudini, quali inftituti, quai co- 

fiumi, & finalmente quali vtilità in ciafcheduna fpetie di repu- 

blica appropriatamente, Se peculiarmente, riguardino il pro- 

prio fin di quella . percioche nelldettion, che s'ha quiui da far 

delle cofe, s'had hauer Tempre riguardo, che a quel tal fine fi 


20 poftan come vtili riferire . Ma perche le fedi, & le perfuafioni 

fi fanno, non folo con l'orationc argomentati ua> & fondata in 

pruoue y ma ancor col mezo dell'oration morata, ch'indi tio dia 

de i coftumi, Se delle qualità di colui, che parla : pofeia che il 

parer noi, 8e efler tenuti della tale, Se tal qualità, fuol tirar 

quei, ch'afcoltano a creder alle parole noftre ; il che alhora fpe- 

tialmenteadiuienc, quando per huom da bene, o per bencuol 


1 1 loro ci facciam conofeere a l'vna cofa Se l'altra; fa di meftier per 

quello, che noi beniflìmo potfediamo la notitia de i coftumi, & 

qualità di ciafcheduna forte di republica : eflendo neceflario, 

che in ciafcheduna di dette fpetie, fia principalmente perfuafi- 

bile, & facihflìma ad elTcr creduta quella forte di coftumi, che 


il ad efa fon proprij, & accommodati . Li quali coftumi facil- 

mente ci potran venire in cognitione per quelle medelime co- 

fe, che de i diuerfi fini d effe republichc, poco di fopra fi fon di- 

chiarate, percioche tali i coftumi fi moftran fuora, quali fon 

dentro l'elettioni, donde cflì nafeono; Se l'elecrioni nan fem- 


*3 prc riguardo, & riferimento ai fini. Habbiamo adunque fin 

qui, quanto conuiene alla prefente occafione, & proponto, di- 

chiarato quai cofe habbi in da riguardare, Se da proporli di- 

nanzi coloro, c'han da fuader qualche cofa, o come futura, o 


14 come prefente : & donde fien' per poter trarfedi, Se pruoue a 


i J moftrar l'utile : Se parimente da quai vie, Se in quai modo pof- 

fan diuenir copiofi nel dire intorno a quanto a ciafcheduna fpe 


x6 ne di republica conuenir polla . Ma di tutto qucfto habbiara 

ne i libri della Republica, come in luogo a cosi fatte 

materie proprio, con più cV efquiuta dot- 

trina, & con maggior dili- 

genza fcritto. 




C*j)o nono 









j 6 Della Retorica ci Aristotele^ 


Capo nono. T>el G enerDemoJlratiuo 5 & del- 

le co/e lodeuolu & delle 'Vituperabili : & de 

i luoghi da trottarle, £f da prosarle . 


g5/5 Ato nomai fine a quanto fi e dcrro fin qui, regni- 

remo al prefente di ragionare della uircù, & del 

vaio, &inliemcmcnrcdeirhonefto,& del brutto: 

eflendo quelli i fini, & gli ("copi di coloro, che lo- 

dano, o biafmano . Ol tra che in vn mcdefimo tc- 

po haremo dal far ciò quello di bene, che nel trattar di tai cole, 

potrà fard ancor manifefto, da quai cofe potrem noi procac- 

ciarci là via d'eller tenuti di quelle qualità, ch'ai buon coftumc 

importano ; in che confitte il fecondo modo di far fede, con- # 

ciofiacofa che da i medefimi luoghi, aiuti, & principi! potrem 

far parer, cosi gli altri, come noi ftcflì tali per virtù, che ne fac- 

5 eia communemente tener degni di fede. Et perche in due modi 

fuole fpeire volte accader d'hauere a lodar, non folamcntehuo- - 

mini, o dì j, ma cofe ancor priue d'anima, & qualche fpetie, o 

indiuiduo d'irrarionale animale ;& quelli modi fono,l'vno 

fenza che la neceffità di qualche caufa Io ricerchi, fol per puro 

intertenimento , & diletto, & quali per palla, tempo, &c per 

fcherzo j & l'altro perche qualche ragioneuol caula n'inuiu , 

& ne tiri a farlo; farà ben fatto per quella ragione, che feguen- 

dofi il medefimo modo, che fi è leguito nel trattato precederei 

s afiegnino ptopofitioni, ch'a quel, che pur'hor fi e propolìo, 

4 pollano euer vtili. Noi dunque più toAo fcmplicemcnte , 6c 

quafi per via d eifempio, che ùmilmente per via d 'efquilìte ra- 

gioni: ci ingegneremo di dir, quanto ci parrà, che faccia a pro- 

pofito inrorno a qucflo . L'honelìo dunque sintéde eflcr quel- 

lo, che eirendo eligibilper fe medefimo, hà ancor di più, che 

egli e parimente per fe ilcllb lodcuolc. potiam'ancor dir, che 

egli fia quello, che elfendo in fe bene, e ancor diletteuole in 

quanto che gli e bene. Hor'elTendo l'honctlo fccódo che 1 hab- 

biam deferitto, neceflariamente ne feguc, che la virtù fia colk 

honelìa : pofcia eh elTendo ella bene, e ancor olrra ciò cofa lo- 

dcuolc . & e la virtù per quel, che fuol communemente pa- 

tere 9 







Jl Primo libro . " 


rere,vna parata, cV pronra habilità, procaccia trice, Se confer* 

j uatrice di molti beni, potiam'ancor dir la vinù efTer quella, 

che ne può render potenti, & pronti a giouare, Se a beni fi care 

in molti commodi, e in molti beni.& è in Comma tra i beni 

quella, che (com'in prouerbio fi luol dire) è in tutte le cofe il 


10 tutto. Parti, oucrofpcrie della virtù fon la Giù ftitia, la Fortez- 

za! IaTempcrantia,la Magnificentiaja Magnanimità,la Libera- 


1 1 lira, la Manfuctudinc, la Prudentia,la Sapicria. Tra lequali vir- 

tù fa necelfariamente di mefticri, che quelle (ìano grandinarne 

reputate, lcquali fiano a benefitio altrui vtiliflime fopra l'altre; 

hauendo noi già detto clfer la virtù diCpolìrione, Se riabilita be- 


1 1 neficariua per Tua natura. Se per quello i giufti, e i forti, Coglio- 

no cifer Copra tutti gli altri huomini communemenre honorati, 

Se reputati : pcrochc la virtù di quelli ne i tempi di guerra, Se 

la virtù di quelli in tempi di pace, reca grande vtile, Se gioua- 


1 j mento a gli huomini. La Liberalità doppo quefte è ancor'clla 

grandemente honorata : peroche i liberali largamente Cpendo- 

no, ne (Un mai altercando, Se contendendo per conto di dana- 

ri, & d'hauere, di che per il più Con cupidi communemenre gli 


14 altri. La Giuftitia adunque s'hà da intender'eiler vna virtù, me- 

diante la quale ciaCcun poffiede le proprie coCe Cue, fecondo 


ij ch'ordinano, Se diCpongon le leggi. Se l'ingiuftitia per il contra- 

rio induce, Se è mezo a far pofleder l'altrui contrai ordin delle 


1 6 medefime leggi. La fortezza poi è vna virtù, per la quale s'indu- 

co n gli huomini a operar ne gli vrgenti pericoli,che ne CopraftU 

no, ateioni valoroCe, Se congiunte con 1 nonetto : oc ciò (ccódo, 

clic lor comandano,cV diCpongon le leggi: come quelli, cheper 


17 ral vinù fi rendono ad clfc obedienti, Se volonticr Copgetti . M a 

la Timidirà, o codardia, che la vogliam chiamare^ dì tiirto'I co- 


18 trario a punto c mezo, Se cagione. La Tempera n ria ì vna virtù* 

mediate la quale intorno alle CenCuali voluttà corp oreCjIn q Ue |, 

la maniera fi edificano, Se fi diCpongono gli huomini, che le 

dell'eleggi comandano. Se al contrario a pi^ro fi diCpongon per 


15) cauta, òc incitation dell'inrempcrantia. La Liberalità poi ci ren- 

de dupoftì agiouarcon i danari, &Coirantie noftre, & a far be- 

nefitio a molti . a cui fi com'è oppofta l'atiaritia, cosi ancor a fa- 

lò re il contrario ci diCpone, Se ci guida. La Magnanimità è virtù, 

che rende rhuomo parato, Se pronto a far'altrui benefitio in 


H cofe 




1 1 cofe grandi, Se clumportin molto. & la mngnihccntia poi è vir- 

tù, ch'induce ancora ella, Se difpone a operar cofe grandi,ma fol 

rifpetto alla larghezza delle fpeie, ch'occorron farti in operar rai 

colc,(i che nello fpcnderc in cofe importanti, moftra fempregrà- 


21 dezza. Li contranj poi di quelle due virtù fonala pu filladi mi tà, 


*$ cV la Grettezza, & mefehinezza nella fpendere . La prudentia è 

virtù del difcorfiuo intelletto, mediante laqualc diueniainoha- 

biJi, & potenti a prcnderm noi conlìglio d'intorno a quelle co- 

le, ch'o buone, o cattine, o vogliam dire, o cligi bili, o fchiuabi- 

li, habbiam raccontate, come appartenenti alla felicità dell'huo- 


14 mo. Ma della virtù, Se del vitio in vniuerfale confiderà», & par 

ticolarmente poi delle parti, Se delle fpetie loro, può, per quan- 

to ricerca ilprefcntc proposto, fumarti a balìanza, quanro fin 


M qui ti e detto. Di quelle cofe, che in quella materia reftan ancor 


16 da ditti, non farà difficile il determinare . pcrcioche primiera- 

mente può cller manifclìo, chequelle cofe, che faranno prodot- 

tici, &c erTet trici della virtù, necetiariamentc per riferirti all'ho- 

nefto della virtù,farano ancora etiehonefte,& parimcte faran tali 

ancor quelle,chc fegtiirino, Se nafeerino dalla virtù: come fono 


17 gli inditij delle virtù, Se l'opere, Se Ieattioni di quelle.Et perche 

gli inditi], Se tutte quelle forti di cofe, che fono o arcioni, o paf- 

fioni di cofa honefla, fon confeguentemente cofe honefte, ne lc- 

gue di neceffità, che tutte le cofe, che faranno opere, Se effetti di 

fortezza, oueroinditij, & fegni di quella, o veramente cofe fo- 

ftenute,& patite fortemente, haran congiunto 1 nonetto feco. 


a.8 fi come l'haranno ancora le cofe, che faranno inditij di giù fati a, 

19 Se l'onere gin ftam ente fatte, ma non già fbroar fi doueràno ho- 

nefte le cole, che ti lòftengono, & ti paton giuflamente. concio- 

fiacofa che in quefta fola virtù della giù fu ria, trà tutte l'altre vir- 

tù accalchi, che non fempre tia cofa honefla, & lodeuole il pa- 

tir guittamente, anzi nel riccuer punitione, Se galìigo, più brut- 

ta cofa, vergognosi, Se biafmeuol s'hà da fumar che ua il ricc- 

io uerlo ciuflamcnte, che ingiu/hmence. ma in tutte l'altre virtù,!! 


fomigìianreadiuiene, c'habbiam deno auuenir nella Fortezza 4 

J 1 Appreflb di quello tutte quelle cofe, a cui e propoflo come pre- 

mio l'honore, ti deono giudicar congiunte co l'hone/to.& quel- 

le parimente,Iequali pia tolto con I honore flelTo, che con da- 

nari, o con iofiantie, logliono efTer premiate, & ricompenfare. 


Honefle 




Jl Primo libro. j p 


3 1 Honefte, Se lodeuoli ancor fono a noi quelle cofc,ch euendo per 

fe fteile eligibili, noi più torto per curai d'altri, che di noi me- 


33 definii procuriamo. & traquelle cofe, che fono in lor natura 

femplieemente beni, quelle, hanno in fe molto deH'honefto, le 

quali porta da canto l vtilità, ck l'intereUe proprio, (blamente 


34 per benefitio, ck vtilità della patria operiarno . Pamapan pari- 

mente dell'honefto quei beni, che fon beni in lornatura,& dal- 


35 la natura dati. ck quelli ancora, i quali l'vfo, e'1 godimelo pro- 

prio di color, che gli polleggono, non riguardano : pofeiache il 

riguardarlo farebbe inditio, che roller. per cagione, ck per vtil de 


36 gli ftclTì lor poiTclìori, tk non de gli altri. Lodeuoli ancoFa, & 

nonerti s'han da ftimar, che Cittì più torto quei beni, chefi fo- 

glion concedere, tk dare a gli huomini doppo la morte loro, che 

non fon quelli, che fi concedon lormcnrre che fono in vira, pe- 

roche le cofe, che fi danno, ck gli honori, che fi fanno a color, 

che fono ancora in vira, può più ageuolmenre parer,chc fi dieno, 

& fi facciano in gracia loro, & perfol piacer ad erti, ck non per 


37 caufa della fola lor virrù, come ai già morti adiuiene. Hanno an- 

cor molto deH'honefto quelle opere, che fi fanno per caufa d'v- 

tilc, tk commodo, che ne venga ad alrri : come quelle, che in 

talguifa minorapparenria tengon d'efter farrc per fola caufa di 


38 femedefimc. Mcdefimamcntc i nego ti j, le fatighe, cV le cure, 

ben maneggiate, & diligentemente trattate, & condotte a fine , 

appartenenti ad altri, più torto, ch'a fe Hello, non è dubio, ch'el- 

le non habbian cogiunto molto del lodeuolc, tk deH'honefto fe- 

co : ck fpecialmcntcfe tai negotij a perfonc appartengono, dalle 

quali shabbia riceuuto benefitij : pcroche in tal calò la giuftitia 


35 così ricerca, & s'opera giuftamente in farlo, tkin fomma rutti 

li benefitij, che fi fanno altrui, tengon fcco, inquanto rali, parte 


40 non piccola deH'honefto. Quelle cofe medefimamcnre,le cótra- 

rie delle quali foglion'indurrc alrrui adarroflìr per vergogna, fi 

poflono ftimar honefte. percioche cofe brutte, & biafmeuoli fon 

quelle, le quali quando diciamo,o facciamo,o già già fiam'in ani 

mo parati, de pronti per dire, o per fare, ci foglion cagionar ve- 


41 «econdia. fi come bene ef^rciTc Saffo ne i fuoi verfi, quando ha- 

ucndole detto Alceo, volontieri, o Saffo, ti dirci alcune cole, 

ch'io hò nell'animo, fe la verecondia non mi ritcneffe, ella ri- 

spondendo gli dine. Se ci foiTe caduto in animo, o Alceo, delì- 


H ij derio 




6 o % JJeua Jsetprica a yirmotti^ 


dcrio di cofc, c'haueflcr dellhonelto, & del ragioocaolc, Se non 

furte acconcia, Se parata la tua lingua a dir cola brutta, Se degna 

di nprenlionc, certamente la verecondia non uoccupatebbe, ne 

t accenderebbe il volto, ma fecuramente parlerei, non hauen- 


41 do ad»r cola, che non fuOegiufta. Oltra di quello quellccolc, 

che loelion tener gli huomini in angofeia, Se angonia di mente, 

fc congiunto con elTa non è timor, o tcrror d'animo ; li poùono 

Aimar cofe pendenti dahonorc,& dahoncftà, folcndo vn tale 

accidente accafcarc aglihuomini percagion di quella forte di 


4 j beni,che riguardan la rcputationc,& la gloria. Appretto di que- 

fto quelle virtù, & lodeuoli operc,chcfon proprie di (oggetti m 

lor natura più nobili, faran parimente ancora elle più honeltc, 

Se più pregiate ; come fon (per esempio) quelle dell h 11 omo n- 


44 fpetto a quelle delle Donne. & meddimamentc più congiunte 

con 1 nonetto fon quelle virtù, che fon più atte ad eller godute. 

Se con diletto guftatc da gli altri, che da color, che le poligo- 

no. Se per qudta ragione il giudo, & la giuftitia fon giademen- 


4 r te partecipi dell honefto. Maggiore fplendore ancora d bonetti 

fi dee fornir, che fu nel prender vendetta de . fu 01 nemici, che 

nel riconciliarfi pacificamente con efli.cooaoliacofa che da giù- 

ftitia nafea il ricompenfar fecondo lcqUalità, Se .1 render pari a 

pari, & quel, eh è giufto, fia parimente nonetto, oltra che cofa 

da huom forte è il non cedere alle ingiuricnecome infenor loc- 


*6 comberc alla forza d'altri. La vittoria ancora,* il premio, che 

vincendo fi confeguifcc> fon cofc da elTcr connumcrate tra le co- 

fe honeue, comcqucllc, che quantunque al tro vtile. o frutto no 

portin feco, fon nondimeno eligibili per fc ^edefiroe, & danno 


47 infiemementeindino d ecceiro divina Olrra diqueitonguar- 

dan 1 nonetto quelle cofe, che foglion cófcruar viua 1 altrui me- 

moria : Se quanto più fono atte a rarqucfto,tamo han maggior- 

mente dell nonetto : ne è dubbio, che più non fiano atte a tarlo 


48 quelle,chc (èguitao 1 huomo doppo la morte ancora. I arirocn- 

te lodeuoli, & honefte fon quelle cofc, alle quali vien dietro ho- 


49 nore, Se reputazione. Se quelle medefiinamentc fi fan tenere per 

4^ «uiv, v + ^orpn.ate lcaua i eccedon 1 altre nel 


maegiormentchoneltc, Spregiate, ic qua» „ rtl r^, art >«. 


nenVr loro, Se più ancora, te noi foli forno, che le polliamo. 

Jofcnche per tal cagione vengon a ferii più -o«W.,^ P« con- 


50 Vegnente pili atte a reftar ncU aUrui memoria. Le pozioni an- 




Jl Primo libro . 6 r 


cora, parche crcfcan di degnici, fe più torto amene, che frur- 

ruofe fono : come quelle, che in quella guifa fan maggiore ap- 


51 parentia di liberalità. Apprcilo di ciaicheduna nanoneancora, 

quelle cole, eh ad effa fon proprie, & peculiari, fi deono (limar' 


51 nonorate, Se habili a recar lode. Se parimente quelle, che poflb- 

no efier inditij di cofa, appretto di quefto, o di quel popolo lo- 

data, honefta, Se peculiarmente tenuta in pregio, come (per ef- 

(empio) era cofa honorata appreflb de i Lacedemoni il nodrire, 

Se conferuar lunga capigliatura, eden do quefto vno inditio del- 

la libertà, & ingenuità loro, come che 1 vlo del portar la chioma 

lunga, non laici agcuolmcnte elfercitarealcuna operation ferui- 


5 j le . Cofa medefimamente, che porti honeftà feco,s ha da ftimar, 

che fia il non clfercitare alcun arte medianica, Se illiberale, con- 

ciolìacofa che conuenga ali rinomo libero, Se ingcnuamete edu- 


/4 cato, il non foftcntarla vita ad arbitrio d altri . Recherà gioua- 

mcnto ancora a poter commodamente lodare, o bial mare, l'vfar 

di prender in luogo delle cofe delle, quelle, che per vicinanza, Se 

fomighanza, che tengon con elle, poflbn parer quelle delie me- 

de firn c. comcauuerrebbe (per ch'empio) le vn,chcfullè ne i pe- 

ricoli cauto, Se auuertitamente animofo, futfc da noi chiama- 

to timido» & inlidiofo: Se vno ftolido,& mezo matto, chia- 

maflìmo femphee, Se puro : Se il nome di manfueto delfinio 


/; a vno infenfaco. Medefimamente in ciafcheduna cofa s hàda 

procurar, che di tutte quelle cofe, che fcguitano,& s'accom- 

pagnano, Se van dietro a quella, fi prendi no in luogo d ella 

quelle, che più ci paia che tornin bene, comefe (pereHem- 

pio) colui che fufle iracondo, & quafi furibondo; nominaf- 

urno huomo femplice, Se li'oero : Se ad vn faftoib, Se fupcr- 


jf bo delti mo il nome di magnifico, & grane . Et coloro oltra 

ciò , i quali ne gli eccelli , & ne gli eftremi , tra i quali dan ri- 

pofte le virtù , traboccatfèro , potremo cofi nominare, comefe 

nei mezi,cioé nelle virtù fi trouallero : comauuerria nomi- 


57 nando l'audace forte, & il prodigo liberale. Perciochc oltra 

ch'a i più degli huomini,come impenti foghon communemen 

re parer virtù cofi fatti eccedi ; ci s aggiugne quefto di più, che 

ingannando in vn certo modo co fallace fillogifmo fe ftedi ; par 

loro, che ragione, Se caula ci fia , per laqual fi pollano accettar 


j8 perhoncfti,& lodeuoli i già detti eccedi . Conciofiacofa che 


s alcun'è* 




6 2 Della Retorica d Arisxotelt^ 


s'alcun' c , che doue non faccia dibifogno fi metta più di quel , 

che conuiene ardito in pericolo,- può vcrifimilméte parere, che 

molto più farebbe egli quefto quando la ragione,& lhoncfto lo 

ricercate . Se fefenza diftintione alcuna farà largo in donare il 

fuo à chiunque gli venga innanzi ; fi può ftimar, che molto più 

fia per far quefto co gli amici fuoi,di maniera che può parer vno 

eccedere, Se vno eilcreabondanre nella virtù, tf fare vtile, & be- 

neficio à tutti. Fà ben meflier d auuerrire, Se di confiderare al- 

la prefentia di quai per Ione fi prenda à lodar la perfona, ò la co- 

fa, che noi lodiamo : percioche fecondo che folcua dir Socra- 

te, non è diflficil cofail lodar gli Atheniefi,apprciTb de gli Athc- 


60 niefi. Et fi dee parimente auuerrir, che quelle cofe, che fon te- 

nute honcfte,& lodeuoli appretto di quelli, ò di quelli, dinanzi 

ài quali parliamo ; fiano accertate, Se lodare da noi, come che 

veramente,& in lor natura fien tali, Se non perche eglino cofi le 

(limino : comeauuerria (per ellcmpio) s'appreflb de' Scithi,dc* 

Lacedemoni j,dc'Filofofi,ò d'altre narioni, ò profeflìoni occor- 

rere hau ere à lodar qualche cofa. doue (perbreuementedire ) 

bi fogna fempre cercar di tirare all honefto timo quello, eh 'ap- 

prcifo di lor fia hauutoin cóto,8c tenuto in pregio.il che non fa 

rà difficile, per la vicinanza, c ha l'cifer tenuto in honor, co Tho- 


61 netto. Oltra di quefto quelle cofe fi deono come honcfte,& de- 

gne di lode fumarci le quali può parer, ch'alia cofa lodata con- 

tengano, Se quafi come fuc appartengano . come faria ( peref- 

Tempio) fc le fu 1 *" cofe degne de i fuoi maggiori, ò a i ratti di 

quelli proportionate ; &cfe\c corri fpódeirero ad altre fuco lo- 

ro proprie honorate anioni : perochel'aggiugncrej&accumui 

lare honor fopra honore, molto porta fcco d'honeftà , Se di feli- 

ci cita. Ridonda ancor grandemente in lodeil moftrar, che fuor 


di quello , ch'ordinariamente, Se vcriGmilmcntc fc ne fune po- 


6} tutoafpettare,habbia proceduto la cofa lodata in meglio, come 

-auuerria (per elTcmpio) fc diceilìmo, che coftui nella buona, Se 

profpera fortuna fua fi fece fempre conofeer per modefto,per hu 

mano, & per moderato ; Se nell'acerba, & auucrfa, per magna- 

nimo, Se per co ftan te. ò fcd'vno , che fufteda balla condì tion 

falito à ricchezze, Se à degniti, diceflìmo, chei fempre fulfedi- 

uenuto in miglior coftumt, cV: più fempre affabile, Se più tratta- 

ta bile . Se in quefto e fondato il detto, che folcua vfare Ificratc di 


feme- 




Jl Primo libro . f j 


Ce medefìmo dicendo; O da quai principi j à quai fu cecili fon io 

6} venuto . Se quell'epigramma medefimamente di colui , c haue- * 

ua ottenuto vittoria nei giuochi Olirrìpici, doueei dice; Sopra 

di quelle proprie fpalle hauendio la celta grauej Se quel chclc- 

66 gue. & quel detto parimente di Simonide, Il padre, il marito, 

6j Se li fratelli di cortei furon tiranni. Et perche la lode principal- - 

mente alle operationi attribuir (idee; Se è proprio di color,che 

operano virruofamentel operar con elcttione ; fa di meftierper 

quello di tentare, Se di far forza Tempre di fare apparir, chele 

operationi di colui, che noi lodiamo, iìano fiate fatte concon- 

6% figlio, & con elettione. Et vtile à farquefto farà il inoltrar, che 

6? fpeflè volte habbia egli fatte quelle lidie attioni . Onde fe ben 

vi fuircr di quelle , che rullerò accadute fortuitamente, Se quafi 

lenza penfarui , fatte à cafo ; farà non di mcn ben /atto, che con 

inoltrar, che fpeflo fiano auucnutc, fi faccia apparir, che non à 

forte fiano accadute, ma con elcttione. concionacofa che fc mol 

te,& tra di lor fomiglianti fi moftreran tali attioni, chiaro indi- 

7« rio farà,chc da virtù, & da elettion fian nate. Hor non cllendo 

adunque altro la lode, che vna narratione, per laqual fi moftra , 

Se fi fa conofeer la grandezza della virtù , fa di meftieri, che le 

operationi fiano dimoftrate tali, che paia, chedalla virtù nate 


7 1 fiano . ma la celebratione s'intende eller delle opre ftefle ; Se le 

altre cofe, che di fuor fi prendono, Se fuor della ioltantia dell'o- 

pre ; fi prendono in fede, Se in fegno della bontà delle opere; co 

me fon ( per efiempio ) la nobiltà, & la buona educatone : ed 

fendo verilimile,che da i buoni naicano,& deriuino i buoni; Se 

che color, che con buona, Se honefta education nodriti , Se in- 


72 (limiti fono ; buoni, Se honefti parimente fiano . Pcrlaqualco- 

ia celebrar fogliamo altrui, hauendo principalmente rifpetro al- 

le opere, Se alle attioni loro ; ellcndo le opere quelle, che dan- 

no inditio de gli habiti, donde elle nafeono : perciochc lodi fi 

darebbeno ancora à quelli, di cui non fi folTer vedute le opere, 


fi credette, Se s'haucilenotitia, che in cfll fi troualfero habiti 

7 3 da operarle. La beatifìcation poi, Scia felicitatione, cioè il pre- 

dicare alcun per beato, Se il predicarlo per felice, fono quanto 

à fe quali vna ftella cofa ; ma no già vna lleila cofa con le già det- 

te, cioè con la lode,& con la celebrationt . ma nel modo, che la 

felicità comprende, Se ricerca la virtù ; cofi la felicitatione,ò ver 


prc- 




f 4 Della Teorica dldriftotelcj 


predication del felice ricerca, & comptende ambedue le già dec- 


74 tecofe. Hanno il lodare , & il fuader configliando , vna cena 

forma comune, nella quale in foftancia conuengono: percioche 

quelle Ite Ile cofe, à cui fi cerca defortare, indurre, ò ammonen- 

do fuader ne i configli ; le medefime, trafpofro alquanto l'orditi 


7J della locutionc,diuengonoairegnationi di lode. Per laqual co- 

la hauendo noi già veduto quai cofe còuengon di fare a vo'huó 

da bene, Se degno di lode, & qualmente diipofto,& qualificato 

debba eilere ; tutto quello potremo mcdefimamente ammoné- 

do , Se iuadendo dire ; tralportando folo, in vn certo modo al- 


jC quanto le parole, Se trafmutando l ordin della locutione. come 

( per eirempio ) fe diremo , Non conuenir gloriar/ì, ne fondar la 

reputatione nei beni della fortuna j ma in quelli, che in poter 

di fe ftcilo fono, cV dall'in tri nfcca virtù dependono ; verràque- 

flo concerto in cotal modo efplicato,ad elfer vtile,& proportio- 

nato all'ammonitione , Se alla fuafione . Se il medefimo diuerrà 

a lodare accomodato, fe murate alquanto le parole diremo, che 

il tal non fi gloriatane da più fi repuraua punroper i beni eli ci 

poilcdciia della fortuna ; ma folo per quelli , che daii'intrinfcca 


77 virtù fua depcndeuano . Per laqualcofa quando vorrai lodare 

alcuno, andarai cólidcrando di che cofa l'ammoni redi , de àche 

cofalo fuaderefti . Se all'incontro quando ammonire, ò fuader 

lo vorrai, andarai vedendo che cola trouarfi porta degna di lo- 

de in chi fi fia : folo il modo della locutioue, Se 1 ordin delle pa- 

role farà contrario nelle due intentioni, Se efpreflìoni già dette; 

efprimendofi 1 vna per modo di prohibire,& altrafenza cofi fat 


75 tomodo. Molti ancora di quelli aiuti in lodar iarà ben di via- 

re, iquali han forza d'amplificar le cofe. come le (per cileni pio) 

dicemmo, che colini nella tale honorata attione, Se lodcuol fat- 

to, fu folo à operarlo, ò vero il primo di tutti gli altri, òalmen 

pochi hebbein fu a compagnia; Se ch'egli fuil principaliflìmo. 

Se quello in lomma, à chi principalmente fi debba attribuirei! 

fatto . perochc cofi fatte conditioni, Se circoltantic portan icco 

molto dell'honefto,cV alleattioni nó piccolo fplendoreaggiun- 


75 gono. Tra le quai circoftantie quella del tempo, Se quella dcU 

Poccafione, fon di gran momento in amplificare/ Se fpetialmcn 

te quando le portan cofa fuora di quello, che vcrifimilmen te px 


lo rena, che fi po celle afpcccare. Medcfiraaracncc amplificatione 


importa 




Jl Primo libro . 6 j 


imporra nella virtuofa operacion d alcuno, il moftrar, ch'egli 

molte voice nel medefimo, ò nel fimil fatto , il medefimo valor 

habbia moftrato : pofeiachein quefla maniera, oltra ch'appari- 

rà più nonetto, Se più grande il fatto; farà ancor giudicato , che 

. non à cafo,ò per fortuna (la accaduto, ma per maturo configlio, 


8 1 & deliberata «lettion di lui ftctTo, che l'hà operato . Verrà pa- 

rimente ad amplificarfi il fatto d'a!cuno,fe moltreremo,che per 

tal cagione fi lìa per honorarlo trouaro, «Sé inftiruiro di nuouo 

alcun di quei premij,& legni d'honore, che fogliono eccitar gli 

huomini à bene oprare , tic recar lor gloria , & honorara fama . 


Si com'àdir, ch'egli lia flato il primo ad eifer con oration publica 

celebrato; com auuennead Hippolocho: & fi come Annodio, 

ÓVAriftogitone furono i primi, ài quali fu ifer drizzale fta tue pu 


83 bliche in honor loro . Et il medefimo fimilmentc s'hà da mten 

/ dere, & fi può confiderare, èV applicar nelle cofe, alle già dette, 


84 contrarie ; cioè à quelle che recan biafmo. Ma fela perfona ftef 

' fa, di cui prenderemo à parlare , non ci potrà co i fatti fuoi pro- 


prij abbondanrc materia fom mini (tra re; potremo in tal cafo ri- 

durlecolein comparatione , ponendola in paragon con altri. 

8 5 fi come foleua fare Socrate ; come quello, ch'era molto vfàto , 


86 & alTuefatto nel gener giudiciale . Maja ben di metti eri di far 

la comparation con perfone d ìlluttre virtù, 8c di chiara fama : 

conciofiacoià che amplificata, Se ingrandita vien la virtù di co- 


87 lui, il qual fia à quelli, che vircnofi lono, ancepofto . Et in vero 

non fenza ragione in teruiene^fc hà luogo l'amplificacion , nel 

laudare; come quella, che conulte in vn certo eccello: Se già fàp- 

piamo, che l'eccedete hà in apparentia in fe del lodeuole,& del- 


88 l'honelto . Oride hafee chequando ben non fi pollon le per- 

fone , che lodiamo , paragonare , & comparar con perlone 


* egregie, &di gran virtù; li doueran nondimcn porre in con- 

paratione con altre, quai fi voglian che fieno . pofciache pur che 

s'ecceda,parchc il folo eccedere porti inditiodi vrrcù , & faccia 


85? accrefeimento alla lode . Hor per concludere, pare, che di tut- 

te le fpetie, & forme d'argomentare, che fon cornimi ni à tutti i 

generi delle orarioni, l'ampliflcation ita , piùaccominodara , 6c 


90 proportionata alle demoftratine. conciofiacofa clic color, c hàn 

da lodare, pccndan di fuora, & come già manifefte fuppongan 

le arcioni, c'han da narrare : di maniera che folo retta loro di 




far con amplificatone apparir la grandezza d'effe, & Ihoneflà 

51 che le portan feco . Gli elTempi poi fon molto accommodati , 

& appropriati alle orationi del gencr confultatiuo : perciochc 

dalle cole già meccite per il Dallato , fogliamo decorrendo , Se 

51 conictturando fargjuditio delle future. Et gli Emhiniemi final 

mente pare, ch'allc gìudjciali orationi.4>ccomroodino, & con- 

uengan principalmente: ( pofciache le Gftfe, che già fon pattate , 

cVhan giàhauuto effetto, pollonpriocipalmctc tra tutte l'altre* 

maggiormente dar luogo al ccrcarfene la cagione,& ad cifer de- 

mottrate con fillogifmo, non elfendo elle manifcftc, poi che ca- 

j$ dono in controuerlìa . Daquai cole adunque depcndano , & 

qua(ì nafeano tutte (lì può dir ) le lodi, & i biafmi : Se à qtiai co- 

le parimente s'habbia da tener l'occhio volendo lodare, ò biaf- 

mare : Se da quai propofitioni , come da luoghi , fi poifan trar 

forme da celebrare, & innalzai lodando , ò da infamare , & im- 

bruttir vituperando ; può effei mani fedo per le cofe , che fi fon 

dette fin qui : potendo facilmente per fe medelìme , dalle cofe , 

che dette fi fon della lode* apparir note quelle ancora, che lor 

fon contrarie: pofciacjie dai contrari j dcllalode, Se dellhonc- 

fto, rcfulra, Se d crina il hi*fmo . 


(apo io. T>el Gencr giudìciale : & prima 

dell'ingiurie, tfcaujè di quelle 5 {fàquai 

capi fi poffon ridurr^ . 


Egueal prefente, che palliamo fecondo I ordin'in- 

cpminciato, à dir dell accufationc, & della difen- 

À ' (ione ; Se alfegniamoda quante cofe, Se da quali 

s habbian da formare, & da concluder in quelle , 

le argomcnutioni . Fà dunque di meftieri in que- 

llo propoli to di vedere, Se di potlcder tre cofe . L vna e, per ca- 

cion di quali, Se di quante cole far fogliano ingiuria gli huomi- 

ni . La feconda è poi, di che forte, Se come dilpoiti fien quelli , 

chela fanno . Se la terza 

gli arTctti,& paflìon dell'animo, piò di lotto al Tuo luogo dichia 

i j Jcremo . Reità al preferite che noi veggiamo per cagion diquai \ 

cofe j Se in che maniera qualificati, & difpofti , & contea di. che ò 


16 forte di perfone, loglian fare ingiuria ^li huomini. Primiera- 

mente adunque voglio , che distinguiamo , & moftriamo per \ 

.quai cofe conseguire,. & perquaifehiuarc, fogliam noi rentaic, 


Se indurre l'animo a fare ingiuria: cirendo mani fe&o, ch'a col uf 

chacenfa, appartien di cercare, Se di confiderarc quali, Se quan 

tedi quelle cofe fi truouino nell auuerfano, lequali appetir fo- 

glion rutti coloro, ch'ingiurian chiunque fia . &achi difende, 

perii contrario, Quante, óc quali. di quefte cofe medefìru* non 


17 yi fi trottino . Dico adunque ohe tutte le cofe, che tutti gli huo 

*ni ni fanno, parte fanno eglino non da fc ftcflì , nè per arbitrio 


1 8 proprio ; Se parte da fc fteiìì per lor proprio arbitrio. Se di quel 

le, che non da fc ftefli fanno, alcune ne fan per fortuna,& altre 


19 fpinti da ncceflìtà . Se parimente tra quelle, che fan petneceflì- 

tà, alcu ne ne fan violentati da forza eilerna, & altre ipinti, & in 


io dotti dalla natura. Onde ne fegue , chetarne' le cofe y che gli 

huomini, non da fc ftcflì fanno, alcune da fortuna , altre da na- 

21 tura, Se altre finalmente da violentia , Se da forza nafeono . Di 

ueJlecofepoiJcqualicglindafe Itéflfì fanno, Se di cui elfi me- 

efimi fon cagione,alcunc fan per confnetudine, & altre per ap 

ai petito. & qucile ò per appetito rationale, ò per appetito non ra 

rionale : eiTendo la volontà, rationale appetito di bene; po- 1 

feiache nell'uno e, eh altra cola voglia, che quella, che già da lui 

13 (la giudicata, & accettata lotto ragtó di bene . L'appetirò irrario 

nal poi fi truoua eiTcr di due maniere, quello dell ira, & quello 

»4 della cupidità, over della concupifeentia. Per laqual cofa ne- 

ceflàriamente da quel, che fi e detto fegue, che tutte le cofe, che 

fanno gli huomini, da vna di quelle fette caufe per forza nafea- 

no. cioè oda fortuna, òda violentia, ò da natura, oda confite- 

li nuli ne-, ò da ragione, ò da ira, ò da cupidità . conciofiacofa che 

il voler, con aggiugnere altre diuilìoni, diilingnerlcattioni dcl- 

l'huomo, fecondo la ditlintion dell'età, de gli habiti, Se dell'al- 

tre códitioni, Se qualità de gli huomini \ farebbe cofa fupcrHua, 

16 Se fenza bifogno fatta . Peroche fe a quelli, che fon ne gli anni 

giouenili pare, che fegua quella proprietà d'eiferc iracondi , Se 


pieni 




Jl TrtmoTibro . 6 > 


pieni di cupidità ; non per quello dalla giouinezza fon molli, 

Se indotti a far quel, che fanno: ma l'ira, & la cupidità fon quel 


17 le, che gli muouono . Ne parimente i ricchi, Se quelli, chefo- 

no opprefli da poucrtà,fon dalle ricchczze,cV dalla pouertà fpm 

ti alle loro attioni : ma per accidente accade, ch'i poueri per ca- 

gion delbifogno, & mancanza loro, habbian cupidità di dana- 

ri, dalia qual cupidità fon molli . &i ricchi per la confidenza , 

c hanno di poter confegnir quel, che vogliono, appetifconole 

Cofe più tolto voluttuofe, che necellarie. onde gli vni, &gli al- 

tri di quelli vengono a operai e, non moflì, come da caufa , dal- 

le lor ricchezze, ò dalla pouerrà, ma dalle lor cupidità folamcn- 


18 te. Non altrimenti ancorai giù iti, Se gli ingiulti, Se tutti gli 

altri, ch'operano fecondo qualc'habito , ò difpofition , che ten- 

gono : operano quel, che operano per alcuna di quelle cagiòn 

già dette: operando elfi, ò per ragione ò per affetto dell'appeti- 

to : quantunque alcuni di loro per collumi, Se per affetti buo- 


i ni, Se alcuni peri lor contrari j faccian le loro attioni. E x beni 

vero ch'ad altre, Se altre forri d'habiti, accufano,& confeguono 

parimente altre, Se altre delle già dette caufe . conciofiacofa che 

l'ubico ch'vn fia temperato, gli confeguitin tal volta per cagion 

di quella temperanza, intorno a i piaceri del fenfo opinioni, Se 

appetiti honefti ; Se all'intemperato per il contrario intorno à 

quelle {Ielle cofe, feguitano opinioni, Se cupidità contrarie. 


3 o La onde quelle così fatte diuifioni lì pollon ragioneuolmente la 


3 1 feiarc indietro, Se Col balla quanto ad effe conlidcrare quali del* 

ledette caufe, a quali conditioni, & qualità d'huomini, feguiti- 


j i no Se vengan dietro . Però che fe ben per elTer Ih uomo ò bian- 

co, ò negro, ò grande, ò piccolo, ò d'altro limile accidente ; no 

per quello gli leguita più l'vna, che l'alerà delle dette caufe delle 

attioni fue; nondimeno percller egli ògiouine,ò vecchio, ò giù 

(lo, òingiulìo, ò limile, gran diuerlìtà li croucrà per quello ncl- 


3 3 le decce caufe, che lo feguiranno. Ec per dir breuemente in tat- 

ti quelli accidenti , & in tutte quelle qualità , che fono habili a 

variare, Se a far differenti i collumi nellhuomo , cometaria lo 

(limarli ò ricco, ò pouero , ò in auucrfa, ò in profpera fortuna , 

ò in fimil qualità ,• in tutte (dico) li troucrà dirTercn ria nelle caii 


3 4 fe deH'opcrare,che le feguiranno . Ma di quelle cole ragionerc- 


3 j ino poi nel proprio luogo loro . Se al preferire quel,che celia per 


hora 




7 o Del/a T^torìca d'drìBotelc^ 


$ 6 hora di dire, anderem feguendo . Dalla forruna adunque fi di- 

con farli, & venir quelle cole, le quali non han certa , & deter- 

minata caufa, & non per cagion d'elle fon fatte, ne fempre, nè ii 

più delle volte, ne ordinariamente adiuengono : le quali tutte 

conditioni poiron perla diffìnition della fortuna venir manife- 


$7 (le. Dalla natura poi vcngono,& lì fan quelle cofe,la caufa del- 

le quali è in clic in trinfeca > & con ordin determinato le produ- 

ce ; come quelle , che ò fempre, ò il più delle volte nel medefi- 


3 8 mo modo il veggon fatte, peroche quanto a quelle cole, che nel 

la natura fuor della natura fi producono , non conuiene al pre- 

lente noftro propofito fottilmente inueftigare, & moftrare, fe 

da qualche potentia, òc forza della natura Iteflà, ò ver più torto 

daqualch'altra cagion deriuino : folendo parer, chela forruna 


1$ ancora, cllcr ne polla (limata caufa. Da violcntiadircm poi far- 

li quelle cofe, lequali da quelli ItelTì, che le fanno, fon fatte có- 


40 tra la lor cupidità, cV contra i volere, & configlio loro . Per có- 

fuetudin fidicon poi farfi quelle, che per haucrle l'huomo fpef- 


41 fi (Time volte fatte, le fa poi quafi come arfu efatto in elle . Per 

difeorfo poi di ragione, cV per configlio fi fan quelle cofe, dalle 

quali paia, che polla venir commodo, Se vtilità, & che fondi 

quei beni, che già di fopra hauiamo allignati, ò come h ni,ò co- 

me mezi indirizzati ai fini: & fi fanno ol tra ciò per cagione, & 


41 conintentiondiquelcommodo, &di qucH'vtile. quello dico, 

peroche alcune cofe parimente vtili, può accader, che faccian 

gli intemperati; ma non già le fanno per cagione, &a fin di 

auelivtile , ma per cagion più tolto di quella voluttà, & piacer 


43 fen filale, che Ila congiunto con elle. Da animo accefo,& da ira 


44 vengon fuor quelle attioni, che rieuardan vendetta : & è dipin- 

ta la vendetta dal gaftigo,ò ver dalla puni rione, perciocheil ga- 

Itigo fi fa per caufa, ÓV per vtil di colui che lo paté, & io riceue: 

doue che la vendetta fi cerca di far per caufa, & fodisfattion di 

chi la fa, accioche egli col mezzo di quella renda fatio il fuoani- 


45 mo del danno d'altri . Ma intorno a quai cofe confi Ila , & riab- 

bia forza l'ira, potrà efler manifcfto per le cofe, che poi al luogo 


46 fuo tratteremo degli affetti, & paffion dell'animo . Per cupidi- 

tà finalmente fi fan quelle cofe, che fon voluttuofe, ^.'giocon- 

de : & tra cofi fatte cofe gioconde , fi deon connumerar le co- 

fe fatte già confuete,& per il lungo vfo diuenute quafi domeni- 

che, 




Jl Primo Itbro . 7 / 


che , Se naturali : pofeiache molcc cofe fono, ch'in lor natii» 

ra non recan piacere, ne fon gioconde, eV nondimeno per il lun- 

go vfo frequentate, con diletto, Se con giocondità lì fanno. 

Per laqual cofa per raccogliere in capf, quanto in quello propo- 

sto detto riabbiamo, tutte le cofe, che gli huomini da loro Acuì 

fanno, o le fon buone, o vogliam dire vrili, o le appaion tali, o 

uer fon gioconde, o gioconde appaiono. Et perche tutte le cole, 

ch'eglino da loro flefli fanno, le fanno volontariamcnte,& (pon- 

raneamente, Se non fpontaneamente fan quelle, che non fan da 

loro fteilì, ne fegue da quello, che tutte le cofe, che fpontanea- 

mente, Se volontariamente fanno, iianodi ncceilìtà buonc,o vo 

gliam dire, vtili, o appaiilcon tali, ouer fian gioconde, o gioco- 

eie appaiono. Et pongo io in numero frà i beni, Se fra gli vtili, la 

libcratione, Se lo fchiuamento de i mali,& di quclli,cnappaioa 

mali : Se parimente il riccuimento del manco malc,in 1uol;o del 

maggior male : emendo l vna, Se l'altra di quelle cofe in vn certo 

modo, eligibilc. Et per la medefima ragione pógo in numero fri 

lccofevoluttuofe, &c gioconde, la libcratione, & lo fchiuamen- 

to delle cofe dolofe, Se molefte, Se di quelle, chappaton tali, Se 

il riceuimento parimente del minor dolore, Se minor rooleflia » 

in luogo della maggiore. Fa di mellieri adunque di cercar',& di 

veder quante, & quali fiano le cofe vtili, & le gioconde. Et qua- 

to alle cofe vtili, già di fopra nel trattar del gcner d ehb erati uo,fc- 

n'e detto quantopuò ballare, onde refta, che delle gioconde, Se 

Yoluttuofcal preien te ragioniamo. In che far' debbiamo (limar, 

poter lediffinitioni, & deferittioni che daremo, fodisfàre a ba-» 

ftanza,fe tutte quelle cofe, ch'occorreranno, faran non efatta- 

mente efquifite, ne con ofeurità poco manifefle. Poniamo adun 

que per hora non elfere altro la voluttà, ch'vn mouimen- 

to, Se titillamento dell'animo, Se vn fubito ritorno, Se 

fcnfibilmcnte percettibile, a reftaurara natu- 

ra : Se il contrario di quello s ha da in- 

tendere ellèr la molellia» 





Capo 




7 2 'Del/a r R^tprtca dlArìttotelc^> 


(apo il. Ideile co/e gioconde , ouer voluttuoje \ 

. per cagion delle quali ,Joglion recar fi a fa- 

re ingiuria gli huomim. & de i luoghi da tro~ 

uarle, da conojcerle, £f da moHrarle^j . 


Ssendo adunque la voluttà della forte, c'habbiam 

dichiarato, già può per quello apparir manifefto, 

che giocondo, & voluttuofo fi debba (limar tutto 

quello, chefiaerfettiuo, & prodottiuo di tal crlet- 

to : & quello per il contrario, ch o di quello (IciTo 

affetto faràdeftruggitiuo, o del contrario d eflb, eflettiuo, dolo- 

ralo, & inolefto potrà giudicarli. Laonde nectllariamente ci fa- 

rà per il più,giocódo il lentireappro(lìmarciaquello,chcci paia, 

che ricerchi in noi la natura. & ciò maggiormente quando fi fen 

ta,chc quelle cofe, ch'appetite in noi dalla natura fono,fianoarri- 

uatea confeguir la natura loro.Et le cófuetudini ancora>cV le co* 

fe per lungo vfo confuere, ci fon gioconde : perochc quello, che 

per fiequcce vfo,& lùga alUicfattion diuien cófueto, par che do- 

uenti colà quali naturale,hauédo aliai fomiglianza la còfuctudi- 

ne có la natura. cóciofiacofa che appartenevo alla natura ilfem- 

prc,& alla cófuetudin lo lpclfo,c'l frequétameto, par che lo fpef- 

fo,& la frequétia,sauuicini in vn certo modo al fempre.Oltra di 

quello giocóde fon quelle cofc,che violctia alcuna nó hàno feco, 

clTendo la violentia, 6c la forza, cornra la natura, & a quella op- 

ponga. 8c per quello lenccelTìtà fon fempre noiofe, & molcltc, 

onde non fenza ragion fi fuol dire, che tu tre le cofe, che h fanno 

impofte, &c violentate da neceffità, han feco congiunra noia, de 

moleftia. Per la qual cofa le cure, gli ftudij, lediligcntic, & gli 

sforzi, cV le anfictà dell animo, fon tutte cofe moiette, come 

quelle, che fono in vn certo modo necellìtate, Se violentate, fc 

ià per lungo codumc, & inuecchiata confuetudinc, non fune 

huomo aliucfatto, & quali riabituato in clTe: percioche in tal 

4 cafo l'vfo, 6c la confuetudinc le farebbe parer gioconde. Ma li 

contrari; d elle tengono in fe giocondità, & per confeguente la 

pigriria, l'incrtia, lo fchiuamento della fatiga, la negligentia, il 

lolazzo del giuoco, il npofo, il fonno, & limili, fon tutte cofe > 


che 





Jl Primo libro . 7 3 


che trà la gioconde connunierar fi pollbno, non eiTendo in effe 

7 forza di neceflìtà, che moleftclc polla rendere. Ogni cofa anco* 

ra, di cui fi tenga cupidità, fi può (limar gioconda, non ertendo 

altro la cupidità, ch'appetito di cofa gioconda, o (oaue, che vo- 


I gliam dire. Delle quali cupidità, alcune fon'in noi difgmntc da 

$ ragione, Se altre per il contrario congiunte con erta, ditgiunte 


da ragion chiamo io quelle, che fenza difeorfo, ogiuditio di ra- 

gione, Se fenza che laiiuerriamo, o confidcriamo, cadon nel de- 

fidcrio,& appetito noftro. tali fon tutte quelle, che fon dette in 

noi cupidità di natura, come eccitate» Se nate da quella : fi co- 

me lon quelle, ch'ai corpo dello per fuo foftenta mento, Se bifo- 

gno, (penalmente appartengono : come a dir la lete, & la fame, 


10 che (on defidenj di nutrimento :& finalmente tutte le altre cu- 


fuditàjche riguardan ciafcunaalrra fpctic di nutrimento.eHa r B^tprìca d 9 miriti otelz^ 


che gioconde furono, fc doppo quelle, nel tempo, che fia fegui- 


16 to poi, qualche cola o honefta o vtile fi fia cófeguita. onde non 

fenza ragione fuorviarli quel detto. Dolce cola è il ricordarli dei 

palla ti pericoli, a chi già laluo fé ne vede fuora.cV quell'altro det- 

to. Doppo li (udori, &lcfatighe gran diletto fente qualunque 

molti mali habbia già (offerto, & molte cofe habbia fatigofamen- 

tc fatto. & la ragion di tutto quello nafee dall cfierc ancor cofa 


17 dolce, cV gioconda il non hauer'il male. Et quanto alla lperanza 

poi, quelle cofe nello fperarle ci pollbn parer gioconde, le quali 

ci paia, che prefenti ci fu/Ter grandemente o per dilettare, oper 

cflerc vtili, o che almen con l vtilità che porraifero, non fullc có- 

giunta moleflia alcuna. & per dir breuemcnte,tutte quelle cofe, 

che pofion prefenti recar diletto, & giocondità, potranno per il 


iS più,& nel ricordarfenc, & nello fpcrarfi, parer gioconde. Et per 

quella ragione l'accenderli d'ira porta giocondità, ÓV diletto fe- 


19 co. fi come Homeronefà teftimoniaza poetizando dell'ira, qua- 

do dice, che l'ira molto più dolce del mele, cade diftillando in- 


20 noi. & quello auuienc perche nelFun s'accende d'ira contra di 

chi polla egli (limar cofa imponibile il far vendetta: & contra di 

quelli ancora, i quali potiamo (limar, che molto d'autorità* & 

di poter ci auanzino, o non diueniamo irati, o molto meno. 


21 Suole ancora alle ftellc cupidità, Se fpetialmentc fc molto vehe- 

menti fono, feguitare, & cógiugneriì le voluttà rpercioche dan- 

do cógiunto con fi fatte cupidirà,o la ricordanza d'haucr già có- 

feguito, & goduto quelIo,di che fiam cupidi, ola fperanza d ha- 

uerlo a conseguire, veniamo a fentir lieti vna certa voluttuofa di- 

lettatane, come vediam (per elicili pio) aunenirca quelli, ch'in- 

Marnati da potente fcbre,ardon di lete, peroche ricordandoti di 

quando han ben uro, o fperando, & difegnado d'hauer pur qual- 

che volta a bere, fentono in cosifatta imaginatione, piacere, Se 


22 diletto. Parimente coloro, ch'ardentemente amano, ogni volta 

che ragionano, o ieri nono della cofa amata, o altra cofa fanno , 

che riguardi, o habbia per oggetto quella, fenton piacere, Se di- 

lettationc. conciofiacoia che tenendo eflì in tutte quelle cofe 

l'imaginatione, & la memoria nella cofa, ch'amano, paia loro 


25 in clfcd hatierla allo (tciTblorfcnfo prefente. & per quello il più 

certo principio d'inditio d'amore in tutti quelli, ch'amano, (i 

può (limar, che fia, quando non lolo fenton diletto mentre che 


la cofa 




Jl Primo libro. 


fa cofa amata ftàlor prefcnte, ma ancor nell'adentia di quella» 

conferuandola nella memoria, l'amano, & piacer fcnton nel ri- 

cordarli di quella : & per confeguenreallhor fi può dir, chada- 

mar comincino, quando per non lhauer prefenrc s'affliggono, 

14 8c molema fcntono. Oltra di quello nel mczo dei pianti, cV dei 

lamenti fteflì, fuol parimente vna certa voluttà mcfcolarfi: per- 

ciochc il dolore, & la triftezza quiui nafcc per la mancanza del- 

la cola, della cui perdita piangiamo, & ci lamentiamo, cornea 

dir della morte d'alcuna perfonacara : & il piacer nafcc dal ri- 

cordarci, & imaginarci la prefentia di quella, che ce la fa pa- 

rer quali hauer dinanzi a gli occhi, rapprefentàdocifi come pre- 

fenti le tali, cV le tali cole, che ella già fatte haueua,& particolar- 

mente ogni qualità fua, & tale in fomma a punto, quale era fat- 

ai ta. Onde fu ragioncuolmcnte detto, Cosi parlato hauendo, fece 

16 in tutti nafecre vn defiderio di piangere . Medcfimamcnte il far 

vendetta contra de' fuoi nemici, ha congiunto fcco piacere, & 

giocondità : peroche quelle cofe, che in non confeguirfi recati 

moleftia, vengon, fele fi confeguifeono a parer gioconde, onde 

eflTendo fuor di modo molefto a quelli, che fon prefi dall'ira, il 

non vendicarti, vengon, non folo in far la vendetta a fentir pia- 

27 cere,ma ancor nello fperarla. Il vincer parimente è cofa giocon- 

da, & non folo a quelli, che fon per propria condition loro, có- 

tcntiofi, & auidi di vittoria, & di foprauanzarc, ma a tutti gli 

huomini comunemente, conciofiacofa che nel vincerli venga a 

generare in chi vince, vn certo concetto, & vna certa imagi- 

natione, & opinion d'eccedere,di che tutti gli huomini,chi più, 

& chi manco, fon vaghi, cV in vn certo modo per natura cupidi. 

aS Etdaqueftoeirer cofa gioconda il vincere, nafee confeguenre* 

mente di ncceflìtà, che tutte quelle forti di giuochi, rechin di- 

letto, i quali han feco congiunta contcntiofa altercatione, emù- 

latione, & gara, come a dir quelli, c'hanno in fe vna certa fomi- 

glianza di contefa, & di pugna : & quelli parimente, ne i quali 

con harmonia di muficali inftromenti fi gareggia, o con difpu- 

19 tatiue dubitationi, & queftiqni fi contende, peroche in cosi fat- 

ti giuochi accade fpefle volte, che fi vinca, la fpcranza della qual 

vittoria c gioconda, onde nel giuocho parimente de i dadi, del- 

la palla, delle tauole, degli fcacchi, & umili, fi come vna fpetie 

di contention vi fi truoua, così ancor piacere, & giocondità vi fi 


K ij gufta. 




7  


30 gufta. Se nei giuochi oltra.ciò più fatigofi,& ferij,& chchan piò 

del graue,& cÌcH'ingcnuo,il medefimo parimele adiuienc.perciò 

che alcuni di lor fi redon diletteuoli per 1' vfo,& per 1 allucfattion, 

che fi faccia in elfi , & altri dal principio per loro ideili lon gioco 

di ,comc fon le caccie có cani, & tutte l'altre foni di cacciare, de 

porre infidie, & perfecutioni a fiere: pofciache douuque fi truo- 

ua contcntionc, e con rialto , quiui è forza, che parimente vi Ci 


3 1 porta trouar vittoria. Et per quefto il trattar liti in guidino, & le 

di fruì tat ioni piene di con n onci ha, portan feco piacere, & gio- 

condità a quelli ch'ofonafiuefatti,& confueti in eirc,o fi lenton 


32 potenti, & habili a valere in quelle. Appn Ilo di quefto 1 hono- 

rc, & la buona reputatone, che s'habbia di noi, li dcono tra le 

cofe grandemente gioconde connumerare,per l'immaginai ione* 

& opinion, che da quefto ne viene a ciafcuno d'efier virtuofo, che gli impru* 


5 j denti, & più tofto finalmente i molti, ch'i pochi : ellcndo mol- 

to più verifimilc, che fien per giudicare, & dire il vero qucfti ta- 


$6 li, che noi habbiam nominati, che i lor contrarij. perciochedi 

coloro, che noi in niun conto, & in nell'una ftima teniamo, co- 

me fon fanciulli, o fiere, o limili, poco fogliam curare, o auuer- 

tir per le ftcftb honore alcun, che ci facciano,o qual li voglia opi- 

nione, & rifpetto , chabbian di noi, dico per fe fteifo,pcrciòche 

può accadere, che per cagion di qualche altro interelTe,che vi fia 


17 congiunto, fi tenga di tal cofa conto, &c piacer fe ne prenda. Gli 

amici ancora fon da clTcr pofti in numero con le cofe gioconde, 

effondo gioconda cofa in fe ftcftà l amare: pofeiache neflun fi ve- 

de eller (per ch'empio) amator del vino, che nel vino non lenta 

3$ diletto. Dall'altra parte èancor cola gioconda l cHcr'amato: per- 

cioche, quefto ancor vien'a generar in noi immaginatone, & 

credenza, che in noi fia qualche virtù, & qualche bene, ch'at- 

tragga afe queir araorc> della qual credenza comunemente tutti 


gli huo- 




Jl V rimo libro . 77 


gli huomini, che non fono infenfati, fon cupidi. cVgià fi e det- 

ticene 1 ellèr'amato cófifte in efTer'hauuro caro per loia cagion di 

1 9 le ltello, Se non per cagion di chi ama. Oltra di quello gioconda, 

cola è 1 cllere limi uro in n in mi rat ione, re can do giocondi tà,& di- 


40 letro 1 "e Ili-re honorato. & ladulation parimente è dolce, & gio- 

conda cola, Se per confeguentc gli adulatori ancora, conciolia- 

cofa che color, ch'adulano, tengano apparentia d ammiratori,  ò in vn altra iìcila qualità congiun- 

te, pare , che in quella natura tra di lor con uengano ; di qui e* , 

che tutte quelle cofe, che hanno in lor cofi fatto congiugnime- 

lo di fomigliaza,fono l'vna all'altra per il più giocóde: com a dir 

1 h uomo ali h nomo, il cauallo al cauallo,i gioueni a i gioueni,& 


|4 limili. Onde fon nati quei triti (fi mi prouerbij, il Coerano gode 

di dar col Cocrano j il limile appctifee, & ama il fuo limile $ l'v- 

na fiera fegue,& conofee l'altra ; La (la fempre con la 


et Cornacchia, & altri prouerbij limili . Et perche à cia(cheduno 

fon gioconde quelle cofe, c'han qualche congiuntone, (omi- 

glianza, & conformità con elTo ,* & ciafeheduno ha cotali con- 

dirioni principalmente con fcco ftcflb ; ne fegue neceilàriamen- 

te, che tutti gli huomini ò più, ò meno > fian cari , 8c giocon- 

di a fc fteffi , & amatori di (emedefimi: verificandoti, & ha- 

uendo luogo in ciTì tutte ledette conditioni, & modi di con* 


;6 giugnimento, principalmente in rifpetto di lor medefimi. & da 

quello cfler tutti amatori di fc fteffi, nafee ncce(fariamentc,che 


a tutti 




Jl Primo libro . 7 P 


a tutti parimente paion gioconde le proprie cofe loro : cornea 

57 dire i propri) lor fatti, le proprie loro drationi , Se limili . Er da 

quefto nafee, che per il più lògliono gli huomini elTer amatori 

degli adulatori, & degli amanti, ò innamoracene vogliam di- 

j8 re; Se parimente auidi d'etfère honorati; &vehcmenti ama- 

5 9 tori de i lor figli ; ellcndo i figli proprie opere loro. Medelìma- 


60 mente gioconda cofa è il dar perfezione, Se por l'vhima mano 

aimpreie, & cole incominciate da altri, &poi lafciate imper- 

fette : parendo a quei che lo fanno , eh in quella guifa vengano 


61 a douentar quelle tai cofe, come opere lor proprie. Oltra di 

quefto eflendo il regnare, ò vero il dominar , cofa giocondilTì- 

ma per Aia natura, vien confeguentemente ad cilèr cofa giocon 

dal clferhauuto per faggio, & per fapientc: pofciac'.e l eifer 

dotato di fapientia, ha in Ce del regio, & ticn grandapparcntia 

di principato: non e (fendo altro la fapientia, chefeientia, Se co 

gnition di molte cofe egregie, nobili, Se piene d arnmirationc. 


61 Etpcrche gli nomini per il più fon cupidi d'honore; ne fegue 

necellariamente, che nell ammonir, Se correggere gli altri , 


6} Se inoltrar loro i loro errori, fi fenta dilettatione . Appretto 

di quefto porta aU'huomo giocondità l'occuparli, Se confu- 

mare il tempo in quelle attioni, Se nello ftudio di quelle cofe, 

doue egli in fe ftellb fi perfuade d'eccedere, & di valer molto ; li 

come dice Euripide con quefte parore,Ciafcun fi vede elfer fre- 

quente, Se follecito, &la maggior parte del giorno alfegna, & 

(pende in quelle cofe, nellequali fi Itima eccellerne, & pare afe 


64 ftellb di valere aliai . Medelimamente perche il giuoco, ci fol- 

lazzo, & ogni forte di rjpofo, Se di relallàtione, fon da porre in 

numero tra le cofe gioconde, &il rifo parimente; ne feguedi 

neceflìtà, che gioconde faranno ancor tutte le cofe fefteuoli, Se 

atte, Se accommodate a muouer rifo, ò huomini che le fi fieno , 

o in detti, ò in fatti, che le confiftano . Ma de i ridicoli fi è trat- 

tato, & detcrminato appartatamente come in p.opno luogo, 


*S nei Libri della Poetica. Et tanto balli hauer-dìn qui detto delle 

cofe gioconde, delle noiofe,dolorofe, Se moleftc poi, fi potrà 


66 facilmente da i contrarij di queftehauer notitia . Tali adunque 

quali habbiam dette, fon le cofe, per cagion delle quali foghont 

gli huomini offendere , Se fare ingiuria'. 





/ o tDella r R(torica dlArì8otele^> 


(apo 12. Quali Jogliono ejftr quelli , che vo- 

lentieri fanno ingiuria , quelli , cantra 

de i quali fi voglia farcs . 


Eguita al preferite , che noi diciamo , qualmente 

iicn difpolli , & condmonati quelli , che fanno 

ingiurie, Se conerà qual forte, Se condition d hiio 

mini fi foghan fare . Quanto dunque a quei , che 

le fanno, allhor primieramente s'inducono gli 

huomini a fare ingiuria , quando penfan, che la colà in felia 

poffibile, & a loro (ledi , che la machinano , poiTibile a tiu- 

icire. Se parimente s'eglino (limano, ò fperano, eh il fatto 

rubbia da palla re occulto; ò quando pur venga a luce, non 

n'habbian da eiTer puniti, Se da patir pena ; ò fe pur n habbian 

d'hauer punitione , ila per ciTer nondimen la pena , e'1 galli go 

minor del guadagno, Se del commodo, che dalla fatta ingiuria 

fiaper venirne, òa loro fletti, òa perfone, che fian lor care. 

Se delle quali ad elTe lìnterelio, Se la cura tocchi . Quai fian 

poi le cofe, che poflbno apparir poffi bili, Se quali impolTib.li, 

li dirà, Se fi dichiarerà, & saflegneran di poi al fuo proprio luo 

go, per ciTcr quella, vna delle cole communi a tutte le parti, & 

generi di quell'arte della Retorica . Hor quanto a quelli, che 

fian per confidare, Se (cimar di potere ingiuriando palTare , im- 

puniti , Se fchiuarei! gaftigo ; tali principalmente fon quelli, 

che fon potenti nel dire , &cono(con di valer aliai con la loro 

eloquenza. & quelli parimente, che fono atriui , & piatichi 

nelle attioni del mondo, & elperimcntati nelle liti, Se nelleagi- 

tationi delle caufe, Se delle controuerfie ellercirati . Et tali an- 

cor faranno fe molti amici, & la grafia di molti haranno.& fc fa- 

ranno abbondanti di ricchezze. Et quella confidenza auuerrà 

lor principalmenrc, fe conofeerano , che le dette condiriom, fi 

truouino in elfi proprij : Se quando in lor non fiano, almen che 

le fiano in amici loro , ò in miniilri loro , ò in compagni nelle 

ingiurie, che fian per fare. Tuttequellc condiriom adunque 

polTon recare a gli huomini poflìbilirà di fare, Se di celar i ingiù 

jia, Se di fchiuar, quando la non fi celi, il gaftigo, & la punì rio- 

ne. Se 




Jl Primo libro . & i 


% ne. Se il medefimo potranno fperare ancora, fe faranno amici a 

gli ftcflì ingiuriati, o a i giudici, dinanzi a i quali habbiadapen- 


5 der la cauta loro, percioche gli amici non fi guardando, Se non 

fofpettando, fi rendon come men cauti, più facili ad effere ingin 

riati. Se oltra ciò fi può fpcrar, che per clFeramici, fiano per vo- 

ler terminarla cauli dellla ricciiuta ingiuria, più rollo per via di 


10 riconciliatione, che per viad'accufa, Se digiuditio. Se quanta 

a i giudici fi dee credere, ch'eflendo lor amici, ccrchcran di gra- 

tificar fi loro in tutto quel, chepoflono, Se per confcgucntc la- 

ranno, o totalmente per liberargli, & lalciargli impuniti, o al- 


1 1 men per dar piccolo, Se leggicr gaftigo . Quanto poi al con- 

fidar di poter relhr'occulto, Se ignoto l'auttor dell'ingiuria* 

quelli primicramcntcpollono ciò fperare, i quali aquella for- 

te d'ingiuria, che fanno, pollbn parere inhabili , Se poco pro- 

portionati, & tali, che da elfi afpcttar non fi douclic mai. come 

faria (per ch'empio) ch vna pedona inferma, Se di dcbol forza, fi 

fuflc pofta a dar delle battiture, o delle ferite ad vno, che molto 

più gagliardo fufle : ouer eh' vno, chefuilc pouero di robba, o 

brutto della perfona, hauelTc commetto adulterio con bella, & 


il nobildonna. Pongono ancora Ilare occulte le ingiurie, & i delit- 

ti, quando accafean farli intorno a cofe, che molto alla libera, Se 

alla lcoperta efpofte dinanzi a gli occhi di tutti ftano . perciòche 

per non crederli, ch'alcun mai ardilfe di por le mani in elTè, fon 


13 per quello con minor cura,& diligentia cuftodite. Et il medefi- 

mo ancor lì può dire, quando le cole fulferdi tanta grandezza, Se 

quantità, & di tal qualità, che non lì douelTefofpicar mai, che in 

animo d'alcun cadclfe intention di commetter delitto in elle, Se 

non fi fapelTe, ch'alcun l'haiieHe in fimtl cofa comincilo mai. nel 

qual cafo non è dubio,che tai cofenon veniilero ad eller manco 


14 guardate,^ molto alla fecurarcnute. conciofiacola che tutti gli 

huomini comunemente, fi còme di quelle forti d'infirmità te- 

mono, Se da ciré fi guardano, che foglion frequentemente acca- 

fcare,& di quelle perii contrario non rengon cura,lequali non fi 

sà, ch'ad alcun fiano accadute, così parimente da quelle forti 

d'ingiurie, Se d ofTefc, fi rcndon cauti, & con diligentia procu- 

ran di cuftodirfi, che per il più fi foglion fare,& più vfirate fono, 

Se a quelle, che nelfuno è c habbia commclfo mai, non tengon 


i; l'occhio. Mcdcfimamente s inducon'a fare ingiuria con la fpc- 


L ranza 




82 T>ella lirica d* Jlrtttotelz^j 


panna di rcftare occulti, coloro,i quali non hanno alcun nemico, 


16 & color parimene che molti nemici tengono; percioche gli 

vniprendon confidentiadi pacare occulti, come quelli, che nó 

temon d ellerc olTeruati, 6c in fofpetto hauuti : & gli altri, cioè 

quelli, c'han molti nemici, (limano ancoreflì di re Ita re afcod,& 

di non ditienir palelì : per nó parer verifimile, eh clfendo lofpet- 

ti , & del continuo olleruati, fi mettano a far Tintinna quali 


17 eh alla feoperta. oltra chcpolfon difegnar d'hauer poi quella di- 

fendone in dire, che tapédo d'elfere hauuti in fofpetto, & che fa- 

cilmente li farebbe attribuita la cofa a loro, non lì farebber mai 


1 8 melTi a tentar vi! fatto tale. Tengono ancora, in vn certo modo 

confidenza di non elfer difeopcrti autori dell'ingiuria coloro , 

c hanno occadonc, & coramoduà d afconderil fatto, & a cuinó 


i manca ccmpo,o luogo,o altro modo, óc via di reftar'occulti . Si 

foghon mededmamente indurre a fare ingiuria coloro, li quali 

non riufeendo loro di celarci delitto, pollòno al meno fperar di 

fchiuare, ck di tor via da fe,che la cauta vada in giudicio, o vera- 

mente di poter prolungarla, & inandarla molto tempo in lun- 


10 go, ouer finalmente di poter corromper i giudici. Etilmedcd- 

mo fi dee (cimar di quelli, i quali fapendo, che fc punition farà 

pur data loro, quella harà da eder' in danari, polforVconfidarc, o 

di liberarfcne, 6c redime alioluri, o di molto differire, & roan^ 

dare il pagamento in lunga, o Veramente in tanta pouertà (i veg- 


ai gono, che nulla da retato lor più, che perdere. Difpodrion pa- 

rimente atta a ingiuriare, fi dee itimarc elfcre in coloro, ai quali 

per Ungi uria che fanno, iìa per venire il guadagno, c'1 commo- 

do o certo, o grande, o propinquo» Óc il gaftigo per il contrario,- 

o piccolo, o cìubiofo, & incerto, o lontano, cioè con djlarion di. 


11 tempo. & maggiormente aucrrà qucfto fela punitione, ci ga*« 

(ìigo, tiicna mai per venitnev quanto (i voglia grande clic liaja- 

rà (empre minor dcll'ttile, & del còmodo» che iìa per recar 1 in-. 


13 giuria, come par chegli adiuenga nella Tirannide. Soglion'aa-s 

cor'wdurlì a fare ingiuria quelli, a cui per 1 ingiuria, che fian per 

fare, dd per venite vtile, & guadagno, & il galhgo, che ne polla- 

no haucrc, altro non damper importare, che .infardi » oc* ignomu , 


24 ma fola; & quelli per il contrario ancora, i quali veggono, che 

dall' ingiuria, che facciano» da lor per multar lode, honore, &. 

riputatone, comcauucrria (per cecropio) le con l'ingiuria fuilc 


congiunto 




fi Primo libro • 8 $ 


congiunto il vendicarli deH'orFcfe fatte al padre, o alla madre, (i 

coro auuenne a Zenonc;& dall'altro canto la punitione, che 

fia per fcguimc, habbia da cller o di danari, o d efilio , o d altra 


t$ colatale, percioche gli vni, & gli altri di coftoro , & nell'vno, ffc 

òc nell'altro dei due detti contrari) modi difpofti, logliono in- 

durli a fare ingiuria; ma non nelle m ed edm e pedone , & nella 

medelìma forte d'huomini ; ma più torto in perfone di coftu- 

mi , cV di qualità contrarie, haran luogo i due detti contrarij 


z6 effetti. S'inducon parimente, & s'all'cairano a fare ingiuria co 

loro, che hauendo molt altrcvolte ingiuriato, o non iono (lari 

difeoperti, ne conolciuti mai, o non n hanno hauuto gartigo, ti 


17 né punitione alcuna . 8c color medefimamenrc , i quali hauen- 

do molte volte tentato di farl'ingiuria,non è mai luccelfà lor la 

cofa felicemente, percioche fi trouano alcuni, ch'in querto fat- 

to dell ingiuriare , foglion far, come farfi fuol nelle cofe della- 

guerra, doue (e ben più volte fi e riccuuto danno nella batta- 

gliaci ritorna nondimcn con nuoua fperanza a tentare altra voi 


18 ta il fatto d'arme. Et coloro ancora agcuolmentc fi difpongo- 

no a fare ingiuria, a cui dal farla il piacere , c i diletto ne feguc 

alhorain fatto ; & la moleftia, chen'habbia loro a venire, fia 

per fegu ir molto doppo: o veramente il guadagno fia per eilèr 

pretto, Se prefente, & la punition neirauucnir molto tarda . & 

coli fattamente difpoftì fono gli incontinenti: potendo l'incon- 

tincntia hauer luogo intorno a tutte quelle cole, che fon fotto- 


19 pofte ali humano appetito . Et per il contrario dall'altra parte 

poi, fogliono indurli a fare ingiuria coloro,a i quali la moleftia, 

o la pena, che fia per feguirne loro, fia percllcr prefente , & per 

pall'ar tofto ; 6c il guadagno, e 1 diletto fian, per fucceder dop- 

po, & per durare aliai, pcrochc li continenti, 6c i prudenti, co- 


30 li fatti, Se in quella guila difpofti appaiono. Quelli ancora a 

ingiuriar volunricr li recano, i quali fi perfuadon di poter parer 

poi d hauerlo fatto ò a cafo, o sforzati da ncceflità,ò pei impe- 

to di natura, o per confuetudine, & d'hauerlo fatto in lomma 


3 1 più torto per errore, che per mahtia, Se per far ingiù ria . Et quel 

li parimente , che confidan d'ottener , che la caula habbia ad e(- 

fcre in giuditio trattata più tofto con difereta equità, che con ri 


31 gorofa gi urti ria . Et quelli medefimamentc, i quali fon bilo- 

3 3 gnofi . ma di due maniere bifognofi fi foglion rrouare gli huo- 


L ij mini 




Della r R^tprìca d * Ariti otelt^j 


mini , conciofiacofa che portano efler bifognofì, ò delle cofe 

ftelTe neceilarie , come fono i poueri, o mendici, chevogliam 

dire ,* o veramenre delle cofe fuperflue , Se foprabondanti , & 

14 quefti fono i ricchi. Due altre forti ancora.dhuomini tradilor 

contrarie, polTon facilmente difporfi a fare ingiuria : cioc quel- 

li, che fon tenuti, communcmcntc in buoniflima opinione , Se 

di chiara fama : Se quelli per il contrario, che fono in mal con- 

cetto d ognvno ,& quali tenuti infami . gli vni per checonfi- 

don, che nelTun fia mai per attribuir quel fatto a loro; & quefti 

altri perche non e reftato lor punto di buona fama, o di buona 

}f opinion da perdere. Nella maniera dunque, chabbiatn detto, 

fon difpofti,& qualificati quelli, che foglion tentare, & met- 

terli a fare ingiuria . contra di color poi la fmno , che tali fono , 

& tali qualità, & condition ritengono, quali noi hora diremo. 

1 6 Primieramente adunque fogliono elfere ingiuriati quelli, c'han 

no,o pofleggon quelle cole , di cui han defidcrio , & bifogno 

quei, che gli ingiuriano : o riguardi cotal bilogno le cofe nc- 

certaricaUa vita, o le fuperflue, Se foprabbondanti, o il godimc- 

|7 mento delle dclitiofe, Se voluttuofe . Faffi oltraquefto ingiuria 

a quei, che fon di lontan paefe ; Se a qucHi, che ci fon d'appref- 

fo . peroche le cofe di quefti fono in> pronto , & facili ad ctter 

prettamente tolte, &ariceuere fpeditamentc offefa. & quanto 

a quelli, fi può creder, che la vendetta, Se la punition, che ce ne 

lia per venire , fia per efter tarda , & per andare in lunga : come 

vediamo auuenirein coloro, che predando, fan danno ai Carta 


3% ginefi. Sono ancor efpofti alle ingiurie quelli, che non fon cau 

ti in guardar/i, ne diligenti nel cuftodirfi ,• ma liberi,& femplici 

fono, Se facili a creder ciò ch'è detto loro : perciochc cotal forte 

d'h uomini facil cofa c d'offènder copertamente, Se celatamcnte. 


$9 Parimente vi fono efpofti i pufillanimi, Se quei, che tono in vna 

certa vile, Se negligente inertia inuolti. peroche eftendo cofa da 

folleciti, Se da diligenti il chiamare, Se agitar caufe in giuditio ; 

non fi hà da temere, che coftoro, com'amici dell'odo, lo faccia* 


4° no . Son atti ancora ad erter offefe le perfone di natura verecon- 

de, Se gelofe dell honor loro : perciochc di coli fatta folte d huo 

mini, non foglion volontier volere eflcrvifti contender in giudi- 


41 tiopercontodiguadagnOjodirobba. Mede/Imamente fono in 


pericol deflcre ingiuriati coloro, li quali hajiendo da molti rice- 


uuta 




Jl Primo libro ; ; Sf 


unto altre Tolte ingiuria, non han mai per alcuna via tentato di 

tifencirfene . onde vengon ad clter quelli tali, (fecondo che (1 


42 fuol dir inprouerbio) preda dei Mifij . Sogliono ancora gli 

huoraini indurfi ageuolmentc a ingiuriar cofi quelli , à cui non 

hanno mai altra volta fatta ingiuria, come ancor quelli, che fo- 


43 no flati da loro molte altre volte ingiuriati, conciofiacofa che 

coli gli vni , come gli altri fiano incauti, Se negligenti nel guar- 

dacene : gli vni per che non elfendo flati altra volta da coloro 

ofte(i,fe ne ftan lecuri fcnzafofpctto alcuno : & gli altri per che 

fumando lor fatij dell'altre ingiurie fatte, non temon, che fian, 


44 per farne più. In pericolo ancoi d'cllere ingiuriati fi truouan 

quelli, che fon communemente in mala opinione, & in mala fa- 

ma, & atti per la lor malavita ad elici lor facilmente trottate cu 


45 lumnie, o delitti addolìo . peraoche coli fatti huomini non fi 

rcchcrebbcno a voler chiamare in giuditio alcuno, perla tema 

c'harebber di rauuolgerfi d'intorno a Giudici . & quando pur 

lo facclTero non pcrfuaderebber,nc farebbe datafede,ò orecchio 

alle lor parole. Et il medefimo fi può fumare ancor di quelli , 


46 che ò odiati, o inuidiati communemente fono. Ci fogliamo la- 

feiare ancor facilmente indurre a ingiuriar coloro, nei quali ci 

fi porge occafionc di feufare, & colorire il fatto, per haucr già 

o eglino fteflì, ò i loranteccffoti, o gli amici loto, offefo, o ten- 

tato, & fatto opra d offendere o noi (tedi, o alcun de i noftri prò 

genitori, o perfona in fomma,il cui interefTe,& la cui falutc ap- 

partenelle, & toccaife a noi . perche ( come fi fuol di re inpro- 


47 uerbio ) fola la malitia ha mellier di feufa . Appretto di quello 

ci lafcian facilmente tirare a offender coloro , che ci tengon per 

amici : & quei parimente , che noi habbiam per nemici : con- 

ciofiacofa che contra quelli ci fi renda l imprefa facile; & con- 


48 tra quefti ci fi renda dolce , & piena di diletto . Sono efpofti 

ancora alle ingiurie quelli , chefonpriui damici in tutto; & 

quelli non manco ancora, i quali non han potentia,o valo- 

re alcuno» ne in dir , ne in fare peroche quefti tali , o non fi 

rifentono, ne accula, o querela in giuditio pongono o per 

via di nconciliation la terminano; ofeguendo pur la cauta, 


45 reità lor finalmente imperfetta, cV rielce vana . Quelli an- 

cora par, che dieno altrui animo di far loro ingiuria ; a i quali 

non è vtile,nè mette conto di confumar tempo in afpettarjch'o 


in gir*- 




g 6 \Deua \R$tortca d Aristotele^ 


in giuditio la caufa fi termini, o che con I'efecution della giudi- 

cata pena, fia lor ricompenfato , & fodis fatto il danno. & tali 

fon (per elfcmpio) i fore(tieri,& quelli, che fi guadagnano il vit 

to di giorno in giorno con le lor mani . pcrochc quefte tai (orti 

di pedone, per pocacofa, che (la data loro, rimetton Tingi arie,: 


$o &c facili li rendono a comporre, o abbandonar le caule . Soglia- 

mo ancor facilmente lafciarci indurre a ingiuriar coloro» c han 

fatto ancora elfi molte ingiurie ad altri,o le non molte,n'hanno 

fatte almen di quella (teda force, che da noi riccuono : p o( el i- 

che quàdo alcun rimane orTelo di quella (tclla orTefa,ch'eeli hab 

bia fatta ad altri, par che l'ingiuria, eli ci riceue,s appretti quali 

a poter non elfer chiamata, o (limata ingiuria, vò dir (per elTcm 

pio) come fe fu ile alcuno, che riceueitè fcherno,& contumelia» 


51 eflendo (olito di farne ad altri . Et il medclimo ci auuicn con- 

traquelli, i quali in altro tempo han fatto danno, o mal t rat ra- 

ta mento a noi, o l'hanno voluto fare; over lo voglian fare ai 

prelente, o hanno in animo, & fi preparan di farlo ncll auueni- 

re:perocheil nuocere , & l'offender loro , in tal cafo , ha infc 

molto del giocondo, & deirhonefto ancora , & s a pprcll a quafì 


51 il non clìer veramente ingiuria. Sogliamo anche noneilerc 

alieni da ingiuriar coloro, nell'ingiuria dei quali, vediamo di 

far cofa grata, o ad amici no 11 ri , òa perfone da noi ammirate , 

& tcnutein conto , ò a perfone, di cui lìamo innamorati, 6c d a 

more accefi ; o ad alcuni, che ci lìan padroni, & habbiano auto 

rità fopra di noi j ò a perfone in fomiti a, da cui in qual fi voglia 


53 modo dipendala vita noftra . Et ci aifecuriam parimente a offen 

der quelli , la manfueta, &: modella natura de 1 quali ci dia lpc-> 


54 ranza, che lìan facilmente per rimetter l'ingiuria . & quelli pa- 

rimente, i quali habbiamo già prima calumniari di qualche de- 

litro,* & quelli ol tra ciò, dalla cui ftrettaamicitia,fcopcrtamen« o non apparire -, Se co- 

ti fatte lon quelle, che pre fta mente lilograno, & ti confumano ; 

come fon (per cllempio) le cofe da mangiare; & quelle ancora , 

le quali fon arre a facilmente vari u Ci , éc parer diuerfe per can* 

giamenro , o di figura, o di forma , o di colore, o di miftura , $c 


61 temperamento. 6V quelle medehmamente, che con gran com> 

modità fi poflono in quella, o in quel luogo afeondere,  ofe fu Uè fatta 

vnalìmil bruttezza di violcntia nella perfona di noi fteffi, o dei 


64 figliuoli, ò d altra perfona, che ci atten elle. Et da quella ma- 

niera d'ingiurie ancora ageuolmente non ci atterremo, delle 

quali , fe colui, che le riceue lì qucrelallè , & accula ne mouef. 

fein giuditio, filile per etTere in ciò ltimato troppo litigiofo , Se 

troppo amico di conrefe , & di controuerfìe . Et coli fatte in- 

giurie fon quelle, che come leggieri, poco imporrano, & di po- 

co momento fono ; & quelle parimente, cbeloglion perii più 


6$ riceucrefcula, òc meritar perdono. Quelle dunque, che noi 

habbiam dette, fon (lì può dir) r iute quelle cole, clioccorreua 


di dire 




SS T>ella "Retorica d'AriUotelt^ 


di dire per far conofeer qualmente conditionati, & difpofti, fo- 

gliano cfter quelli, che fanno ingiurie; & intorno a quai cofe, 

& contra di quai perfone, & per quai cagioni finalmente le fo- 

glian fare. 


(apo rj. Quali anioni fi debbiati dir 'vera- 

mente giufte, ò ingiu/le, o 'ver giuflamente, 

b ingiuftamente fatte . £f delt Equità , don- 

de la nafia , ^ in che differì fca dal rigor 

delle leggi . £tf alcuni luoghi da conojcerla . 


Egve al prefente che di fti tigniamo, & dichiaria- 

mo quali fian le cole giufte, & le in giù Ite, cioè le 

guittamente, & le ingiuftamente fatte: & prende 

remo il principio primieramente di qui. Le co- 

le giufte, & le ingiufte pendon nella lor di ftin- 

rione, 6c determinatione da due forti di leggi, Se da due ma in c- 

| redi perfone .& quanto alle leggi, alcune dico efter proprie, 


4 &c altre communi . Propria intendo efler quella, che ciafchcdu- 

na Città o nationca fc ftelfà particolarmente appropria, & de- 

termina . & di quefte leggi proprie , alcune fcrittc non fono, 6c 


5 altre fono fciitte. Le leggi communi poi fon quelle, cheion 

nfcll huomo impreflc dalla natura . conciofiacofa che vna certa 

forte di giufto, & d'ingiufto fi truoui al mondo, il quale, quan- 

tunque neiruna communicanza, òconlènlo dhuomini habbia 

con alcun patto , o condition, conuenuto , o concorfo in elio ; 

nondimeno tutti gli huomini, con vn certo con(en(o di natura, 


6 conuengono in conofcerlo , & in approuarlo : lì come molti a 

d intendere Antigona appreflb di Sofocle ; quando arìcrroa ef- 

fer cofa giuda il dare a Polinice fepoltura, ancor che dal Re prò 

lubita, & vietata fufle : elTendo il far queftacofa, giufto per leg- 

ge, non d huomo, ma di natura . dice ella dunque ; non è nata, 

nè introdotta quefta fortedi giufto, ne oggi, nèhieri,ma (em- 

prc è egli flato, 6c ha vilìuto femprc , & neflun potè mai faper 


7 quando gli hauefle origine . Et di qucfto mcdefimo giufto in- 


tende 





Jl Primo libro . S p 


tende Empedocle, quando parlando del non elfcr ben fatto l'vc- 

cidere, & priuar d'anima le cofe animate, dice, chetai cofa, non 

appretto d'alcuni è giufta, Se appretto d'altri non giufta, ma c in- 

trodotta, & dettata da vna legge, che a tutte le genti è commu- 

ne, & per l'immenfo cielo fi diffonde, Se per l'acre ampio Se fpa- 

S tiofo u ftende . Et Alcidamante ancor, accenna, & adduce il me 

defirno nella fua oratione infcritta, Se intitolata Meilcniaca. 


9 Quanto poi alla diftintione per caufa di perfone, due parti Bàri* 

mente ha la determination dell cofe giuftamentc, o ingiuftamen- 

tc fatte . percioche nelle cofe, che dee fare , o non dee fare l'huo 

mo, o s'ha refpetto a tutta vna Città, o natione, o altra commu- 

nicanza d'huomini, confidcrati in commun tutti infieme : ò ver 

s'ha rifpetto a quella, o a quella perfona particolare di quella có- 


10 municanza . Se pcrconfeguente in due modi potton confiderar- 

fi, Se detcrminarfi le cofe, che dir fi pottono o giuftamente,o in- 

giuftamente fatte: comequelle,che o riguardano alcuna deter- 

minata particolar perfona; over tuttala Città communemente. 

percioche colui, che commette vn adulterio, o percuote,& bat- 

te ingiuriofamentc alcuno ; vien folo, a fare ingiuria , Se a com- 

metter cofa contra di determinata particolar perfona. ma s ei re- 

cufa di prender le armi per (aluezza della Città fua, tutta la città 


11 conlcgucntementc riguarda cofi fatta offefa. Eflendo dunque 

in due forti, Se in due maniere diftinre tutte le ingiurie, Se tutte 

le cofe, che ingiuftamente fi fanno ; riguardando alcune d'ette il 

communc interefTedi tutto'l corpo della republica; Scaltre il pri 

nato di vna, odi più priuate perionein particolare; feguirem di 

dir quei, che reità, fc prima diffiniremo ,Se dichiareremo che 


1 1 cofa fia, Se in che confifta il riceuere, Se patire ingiuria . Il pati- 

re, Se riceuer ingiuria adunque non e altro che patir cofe ingiu- 

fte da perfone, che fpon rancamente, & volontariamente le fac- 

ciano : hauendo noi già di fopradiffinitoefier cofa fpontanea,& 


13 volontaria il fare ingiuria. Et perche necettariamen te colui, che 

paté, Se riceue ingiuria, viene a riceuer lefione, Se danno, & ciò 


1 4 cótra 1 voler fuo proprio ; potrà facilmente per le cofe, che fi fop. 

dette di fopra etter manifcfto in che confifta il danno, & quali co 

fe fi polTan domandar dannofe : hauendo noi già prima diftinta 

mente attignatele cofe che fon beni , Se quelle, che fon mali . Se 

parimente habbiam dichiarato quaifianle cofe fpontancamen- 


M te fatte, 




p o 'Della 'Retorica d * Arili 1 ottica 


te farre, determinando elTer quelle , che conofeentemente fi fan- 

i f no . Da tutto qucfto adunque ncceiTariamente fegue, che tutte 

le colpe, & tu tei li delitti, che fi fanno, ò riguardino tutta la rc- 

publica communemente, over quella , & quella pedona pri- 

uatamentc : Se oltra di quello o fon fatte non conofeendo, 

& non volendo, o ver per il contrario volendo, Se conofeen- 


16 do. & quello in due modi può auuemre , cioè o con demo- 

ne deliberatamente over per impulfo di qualche affetto, Se paf- 


17 fion dell'anima . Ma quanto a coli fatti impilili, lì darà noti- 


1 8 tia d elfi quando poi de gli affetti tratteremo . Se quanto all'elee- 

tionc, già di fopra habbiam noi dichiarato prima, quali fian le 

cofe, che con deliberata elettion lì fanno; Se come fatti color, 

chele fanno, Se qualmenre difpofti fiano. Ma perche molte voi 

te accade, che fi conceda, Se fi confeflfì il fatto,ma non fi confen- 

ta, ne fi conuenga già nel nome del fatto, fecondo'l fitolo,chegli 

da l'accufatore, o ver nel lignificato intefo da chi are u fi, nel det- 

to titolo, Se nel detto nome : come le (per effètti pio ) concede/li- 

mo hauer tolto, ma non già furato ; ellere dati i primi ad haucr 

dato delle battiture, o delle ferite, ma non già hauer fatto fopr'v- 

fo, o contumelia ; hatiere ha miro commertio venereo con la tal 

donna, ma non hauer commtiTb adulterio ; hauer furato, ma no 

commelfo facnlcgio , non eltèndo cola facra , Se che il culto di- 

uin riguardi quello, che tolro habbiamo ,• hauer coltiuato terre» 

che non fien nollrc, ma non Liner per quello fatta ingiuria al pti 

blico ; elTere (lati a parlamento co 1 nemici, ma non hauer fatta 


10 tradimento : di qui è die fa di bilojmo di faper dirrinire , Se di- 

ftmramenredplicartutre aderte co(è>& quel, ch'i mportino i no- 

mi loro : com a dir che cola in furto , che cofa fia contumelia , 

che cofa fia adulterio; accioche volendo noi inoltrar, eh e tai col* 

pc , Se tai delitti fi truouino,o non fi truonino nella perfona di 

cui fi tratta ; potiamo con la detta nonna hauer fàcultà di far 

ncllvna cofa , Se nell'altra , fecondo che più ci piace, apparire il 


11 guitto, percioche in tutte le dette con rrouerfie, nei porri cfTèm- 

pwallegate, Se in tutte le altre limili, conlifte il pnnro della que- 

ftione, Se della contronerfia, in veder feil fatto fia ingiù (lo, Se 


li iniquo, o ver fc fia non ingìuflo : efiendo ringiultitia,& l'iniqui 

15 tà fondata nell'eledone.: &" demone importano, Se dimoftrano 

tutti quelli già detti nomi ; come adir la contumelia, il furto, & 




Jl Primo libro . p / 


i4 gli altri . conciocofa che in hauer noi batruro,o percoffb alcuno, 

non per quello fi può vn tal fatto veramente chiamar contume- 

lia , ma (blamente fc à tal fine , ò con tal intention 1 habbiam 

fatto ; com'a dir fe habbiam voluto in far quello far a lui contu- 


1 c melia, o ver recar piacere, & diletto a noi . ne parimente fi può 

in tutto dir, c habbia furato colui, che di nafcoflo qualche cofa 

habbia tolto ; ma (olamente quando habbia fatto qucfto , o con 

animo, & intention di far danno all'altro, o d'appropriar la co- 

fa furata a fe fteflb. & il medcftmo fi può parimente allegare , Se 

difeorrer nelle altre cofe c'habbiam difeorfe , & allegate di que- 


16 ile. Horeifendo due forti, o ver due fpetie di cofe giufte, Cv in- 

giufte, fecondo c'habbiam veduto, l'vnc feri tte, &c l'ai tre non 

foriere ; quanto a qucllc,chefotto a fcritte, & promulgate leggi fi 

ftan determinare, habbiam d'elle già detto, quanto occorreua. 


ty Di quelle poi , che non fcritte fono, due parimente forti, ò vero 

fpetie fi truouano. alcune fono,che fon porte in vn certo eccello, 

ouer foprabbondantiadi virtù, odi vitio : de han luogo princi- 

palmente in erti- i vituperi;, & lelodi, l'ignominia, cV gli hono- 


1$ ri, 6cipremij ancora. & cosi fatte cofe fon, com'a dir (peref- 

fempio) l'clfer d'animo grato de i beneficij, che fi riceuono, il ri- 

compenfare i riccuuti, con altri beneficij ; l'eller pronto, difpo- 


ap ilo, cV parato ad aiutar eli amici, & altre cofe cosi fatte. Alcune 

altre fon poi, lequali altro non fono, eh vn certo fupplimcnto 

del difetto delle proprie leggi fcritte : conciofiacofà che le cofe , 


50 che fon d'equità,parimentegiuitemmar fi debbiano: nóefiendo 

altro l'equità, fe non quella parte del giuflo, che non e fiata có- 

prefa dalla legge fcritta, ma è dita dal legiflator lafciata fuora di 


j 1 quella. Et quello in due modi può, & fuole accafcarc. percioche 

alle volte lo fanno i Legiflatori non volendo; & alle volte volen- 


$ 1 do. non volendo accade quando eglino non fc n'accorgono, ne 


53 l'auuereifcono. ma volendo occorre quando elfi conofeon non 

cflcrlor poflìbile di comprendere, & di determinar nella lcg- 


3 4 ge, che formano, ogni particolare occorribil cafo. & per quello 

fi lafcian tirar dalla neceffitàapor la legge in vniuerfale, quan- 

tunque nelle cofe da lei comprefe, non fempre quell vniuerfàli- 

rà, ma per la maggior parte, & per il più, debba hauer luogo. 


$j Accade ancora alle volte quello mcdehmo,non fol per l'impoffi- 

bili tà,com' habbiam detto, ma ancor per la gran dimcultà, che fi 


M ij rruoua 




p 2 'Della r Rgtprìca d'Arìttotelt^ 


truoua in determinare nella legge tutti li poflìbil cali, cflendo e£ 

fi, ii può dire infiniti : come (per eflempio) fc nel prohibìr'il fe- 

rir con ferro, s'hauellè a determinar di che quantità, Se di che 

qualità shabbia da intendere il detto ferro : percioche prima 

man carebbe l'età d'vn'huomo, che egli potette tutte le varietà 

d'elfo ferro accogliete, Se numerare. Se pcrquefto cflendo tal 

cofadifficiliffima a determinare, &douendon pur farli legge, 

chela prohibifea, e forza che non determinatamente, ma lem- 

fé pliccmente fi faccia, & in vniuerfale. Laonde fc cafo auuerrà, 

ch'alcun'hauendo in dito vn'anello di ferro, & alzando con im- 

peto la mano percuota chi fi Cìsl con quell'anello; in tal cafo fe- 

condo la forza della legge fcritta, farà co Qui obligato alla pena , 

che fi contiene in ella, come ch'ingiuria habbia ratto. & nondi- 

meno fecondo la verità non hà fatta ingiuria, nè cofa ingiufta. 

57 & quello è quello, ch'equità fi domanda. Eifendo dunque l'c- 

38 quitàqueiìaj che noi habbiam detto, ageuolmcnte fi potrà hor 

far manifeflo quali fian quelle cofe, che contengono, o non cu- 

tengono equità, & quali fiano gli huomini,chc non la poifeggo- 

no, Se dir per quello fi pofion non ragioncuoli. Percioche quel- 

le cofe primieramente lì pollono (limar ricercar equità, le quali» 

Ce ben par che in efle fi truoui fallo, & errore, meriran nondime- 


40 no fcula, Se perdono. Equità ancor fi douerà ltimare il n5 giu- 

dicar dvguale importantia, Se degni d'vgual gaftigo i falli, che fi 

fan per errore, & quelli, chefi fanno con ingiulìitia, & per fare 

ingiuria : Se il non por parimente in grado vguale quei, che per 

error fi fanno, con gli infortunij, che carnalmente per contraria 


41 fortuna accalcano. & infortunij, ouer fortuiti falli s'intendono 

efler quelli, che fuor d'intentionc,& di confideration di chi gli 


41 fi, fon fatti fenza vi tio, o malitia alcuna. Quei falli poi, chefi 

fan per errore, Ce ben non adiuengono fenza intentione, o con- 

fideration di chi gli fà, nondimeno ancora effi non davitio, o 


4J da malitia vengono, ma in quei, che veramente ingiurie fono, 

Se Ceco ingiuftitia tengono, non fol concorre in tcn none, Se con- 

fidcratione di chi gli fa, ma ancor da malitia, & da iniquità de- 

riuano : peroche da vitio, Se da malitia procedono i falli, che da 


44 impeto di cupidità, o di fi mi l'affetto nafeono. Oltra di quello, 

equità fi dee ftimar, che fia, l'hauer femprc confideratione ne gli 

errori, che fa l'huomo, alla fragil natura h umana, Se a quelli dar 


1 volon- 




jfl Primo libro . $ 3 


4j volontier perdono. & il non haucr principalmente rifpetto, de 


4 'Della r R^tprìca d % Arìttotel^J 


(apo 14.. 'Dell 1 ingiurie fotte in paragone , & 

comparation fra di loro ; quali fian maggio- 

ri, rjuai minori : £f alcuni luoghi da co- 

nojcer quctto . 


1 Ngivrie maggior! s'han da (limare,e(Ter qucl- 


2 h?j9 tsSI che da maggiore ingnilliti.! procedono : per 

IrSki K?$J 4 UC ^° g r andiflìrnc vengono ad eiler quelle , ch'in 


| t^jr y^J j P» cco ^^ ma cofa confiftono . fi come Caliiftrato 


in accufarMelampo aggrauaua l'accufa con dire , 

che della facra pecunia desinata alla fabrica dei Tempio, haucf- 

fe egli di tre mezi oboli, fraudato color, che la cura dell'edificio 


4 haueuano. Ma nella giù ftitia, &c nelle cofe,che fi fanno fecondo 

quella, il contrario a punto adiuiene . Son dunque grauiflìme 

così fatte piccoli (lime ingiurie per l'eccedo, de grandezza, che 

tengon nella forza, virtù, 6c pollanzaloro : pofeiache colui, che 

fi pone a furar tre mezi oboli al culro diuino confecrati, molto 

più fi può (limar, choccorrcdo, ingiù Ilo farebbe in cofa di mag- 


c gior momento. In quella maniera adunque chabbiam detto, li 

può (limare, & ponderare alle volte la grandezza della maggior* 


l ingiuria. In altra maniera (ì può itimarancora in ponderarla,^ 


7 giudicarla fecondo la grandezza del danno, che ne rifui ti. Mag- 

giore è ancora l'ingiuria quando non par, chepunirione, & ga- 

ftigo fe le polla trouar vguale , ma ogni pena Ga minor di quello, 


8 che fc le conuenga . Et parimente maggiore è quando il danno, 

che la reca, mal li può medicare, o con remedio alcun rifarcirc : 

elTcndo cofa grandemente acerba, & morella il mal'impofllbilca 


f rimediarli. Mcdefimamenre maggior fi rende l'ingiuria quando 

a colui, che la riccuc, vicn tolta la poffibilità di fodisfarlì , in ve- 

der che gaftigo, o vendetta ne venga all'autor di quella, percio- 

che viene in quella maniera a rcflar l'ingiuria fenza medicina, o 

rimedio : cflendo la vendctta,& la punition dell'ingiuria, vn ccr 


lo to medicamento, 8c refarci mento di quella. Si dee (limare an- 

cor l'ingiuria maggiore, quando colui, eh e ingiuriato, Se che pa 

te, Se riceuc l'offcia, fente cofi infopportabilmente il danno, o la 

vergogna, eh 'ci riceuc ; ch'impaciente a tollerarla , riuolge il do- 

lor 




Ji Primo libro . pj 


lorcòntra fc {teflb, & contra di fe proprio rliuien crudele . nel 

qual cafo non è dubio che di molto maggior pena , & punirion 


li non fia degno colui, che l'ingiuria fece; comallegaua Sofocle, 

perciochc fauorendo egli in giuditio la caufa d Euttemone , il 

qual non hauendo potuto tollerar hgnominia della riceuuta 

ingiuria, s'era da le Ite ilo vccifo ; dille non parergli punto da ih- 

mar manco, & ili men gaitigo degna la contumelia di quell'in- 

giuria, che colui proprio, che riceuuta 1 haueua,rhaueileapprez 


li zata, & (limata conerà di le medefimo. Maggior parimente di- 

uien l'ingiuria, le colui, che 1 hà fatta larà (lato lolo, oil primo,o 


13 con pochi a farla . Et l'hauerc oltra ciò più volte commeiro lo 

fteiro delitto, Se la lidia ingiuria, le reca grandezza,& ampliano 


14 non piccola. Maggiori medclimamente il deono (limar quelle 

ingiurie, òcquei delitti, percagion dei quali (1 (ìcn per rimediar 

gli, & vietargli, inueftigatc, & trouatc nuouc forti di (uppluij, Se 


Ij di pene . fi come vediamo, che in Argo hanno ordinato propria 

pena a punir colui, il qual con fuo delitto dia cagione di trouar 

nuoua legge, o d cdificar'nuouo carcere, o di trouar tormento 


16 nuouo. Quei delitti ancora haran da ellerc (limati maggiori, Se 

più graui, i quali più haran del ferino , & più s accolleranno alla 


17 natura più torto delle belile, che dell'huomo . Maggiori pari- 

mente fon I ingiurie, e i delitti, fc pcn Guarnente, Se daconlide- 


18 rato configlio premeditati nalcono . Più graue oltra ciò fi dee 

(limar qucllingiuria, laquale nell animo di chi l ode è arra ad ec- 


19 citar più torto affetto di terrore , che di compaflìone. Appretto 

di quello fono ancor picnedi retorica ampli heation per ingran- 

dir l ingiurie, alcune allegationi di circollantie cofi fatte : come 

a dir, che cortili con la tale ingiuria habbia in vno Hello tempo 

in molte cofe, & in molti modi macchiata, & corrotta la giufti- 

ria, & trapallàtooltra'ldouer ìlgiufto; hauendo egli infiememé- 

te il facto giuramento, la data delira, la promelTa fede, & la fteilà 

inuiolabil legge del matrimonio, violato . pcrcioche cofi dicen- 

do non è dubio, che raccolte nella detta maniera in vno molte 

cofe ingiù He, non faccian nell'ingiuria apparentia d'vn certo ec- 


10 cello. Aggiugnej ancor grauezM al delitto, lcller commetto in 

quello Hello luogo , doue fogliono clTcr condennati, & puniti 

i delinquenti -, fi come lo commerton coloro , che falla teftimo- 

nUnza in publico giuditio fanno.perciochc douenon pcccareb- 


beco 




p 6 T>eBa Teorica d' Arìttotelt~> 


bcro eglino, Se in qual luogo s'aftcrrcbber da far cofa ingiufta, Ce 

di peccar non s'aftengon nel publico tribunale, & nella propria 


il corte della giumtia?Maggiore ancora apparirà l'ingiuria le fi mo 

ftrarà ertere intorno a cole, che recar foglian rolTbr grandiflì rao 


ti di verecundia fcco . Medefimamente -più grauc (limata farà l'in- 

giuria, fé contra di colui farà fatta, dal quale habbia colui, che la 

fa riccuuto benefitij : peroche in più cole viene egli in tal fatto a 

peccare , Se a vfar contra di colui l'ingiuftitia fua ; cioè in fargli 

nocumento, Se in non giouargli per ricompenfa, Se gratitudin 


a 3 dei benefitij. Più grauemente ancor potiam dir, che fi debba 

ftimar, che pecchi colui, che delitto cornette contra'l giudo del- 

le leggi no lei i tte: impcrochc gli è cofa da h uomo di maggior vir 

tù,& di maggior bontà il feguir la giù ititi.», & operar colcgiuftc, 

nò forzato da nccciììtà: & le leggi lentie fon quel le, che vengona 

fare in vn certo modo forza col terror della punitionc : doue che 

le leggi non Icrittc liberamente muouono l'animo fenza forza,o 


24 violetta alcuna.Dalialtra parte per altra ragion diuerfa,pare,che 

per il contrario maggior fia l'ingiuria, e'1 delitto,fc contra le leg- 

gi fcrittc farà commetto . conciofiacofa che colui, che non s a- 

ftien da vfare ingiù iti ria in quelle cole, che portano il terror del- 

la fcritta legge feco, Se che punition minacciano; molto manco 

s afterrà dall'ciTer ingiuftoin quei delitti, che fenza temenza di 


2.5 gaftigo, o terror di legge , vegga di poter commettere. Et tan- 

to badi fin qui d'haucr detto delle ingiurie maggiori, Se del- 

le minori . 


(apo ij. 'Delle pruoue, £f modi di far fede m- 

art fidali , 0 'ver fenz^a artificio . 




Ecvita alle cofe dette, che noi alprcfcnte trafeor- 

rendo diciam qualche cofa di quelle pruoue, Se fe- 

di, che fi domandano in artificiali , Se d'arteficio 

priue : eflendo eflc aflai proprie, Se domeftiche al- 

le caufe giudiciali : Se fono a punto cinque in nu- 

mero, cioè le leggi ; i teftimonij ; le fcritture, o ver i patti ; la tor 

tura ; Se il giuramento . Et cominciando dalle leggi, anderem di 

chiarando in che maniera nel fuadcre, Se nel difiuaderc, nell'ac- 


cufa- 




Jl Primo libro . $ y 


cufare,& nel difendere, s'habbial'huomo a feruir dell'vfo loro. 


4 E cofa ramifcfta adunque che fé alcuno haràla legge feri tta ce- 

traria alla caufa Tua, douerà rifuggire all'vfo della legge commu- 

ne, & al giudo dell'equità, come che più ragioncuol fia, Se più 


$ intrinfccamente congiunto con la giuftitia. Et douerà ancor di- 

re, che il giudicar con fententia ottima, Se ragioneuoliflìma , no 

confifte principalmente in altro, ch'in non adherir puntualmen 


4 te in ogni cofa alle leggi fcritte . Se che l'equità femprc vna ftef- 

fainuariabil dura, fi come parimente immutabil dura, Se fi con- 

fcruala legge commune ancora ; come quella , che nella natura 

è fondata, Se con la natura nafec. doue che le leggi fcritte fpeflc 


7 volte fi mutano,& a variation fon fortopofte . da die prende for- 

za quel detto di Sofocle nella fua Antigona : pcrochc difenden- 

dofi Antigona con dird'haucrfartoconrralaleggedi Creonte, 

ma non già contra la legge non fcritta ; parlando di tal legge di- 

ce; None nata, ne introdotta quefta forte di giurto nèo^gi, ne 

hieri, ma femprc è ella ftata': Se hauendo quefto giufto dal mio , 

non temo, o curo di quel, ch'in contrario comandi qualfi voglia" 


5 huomo . Si potrà mede/imamente dire, ch'il giurto fia cofa real- 

mente vera, 6Vvtilc, &noninvniuerfa!e, &quafi in ombra, & 

in apparentia;cVchepcrquefto la legge fcritta, emendo più ro- 

tto ombra, che corpo del gì urto, non fia vera mente legge ;pofcia 


«> che far non può ella offitio di vera legge . Et che li ludici fon 

porti foprai gitiditi; a guifa di quelli artefici, che fon porti a cono 

iccre, & a difcerncie il falfo dal vero argento ; acciò ch'ancor ef- 

. fi conofeano, Se diftinguan bene il vero giufto dall adombraro, 


I o Se adulterino. Potremo parimente aggiugner,che fia cofa da huo 

mo di maggior bontà, & di miglior coftumi, l'vfar nelle fueattio 

nilamifurapiù torto delle leggi non fcritte, che delle fcritte, Se 


li inquellcftarc,& fecondo quelle viuere. Etdoueremo auucrtic 

a " cora (c la ie gg c > ch e ci e addotta incontrala contraria a qual- 

che altra legge tenuta communementeper buona, & perappro- 

uata ; o ver s'ella fia contraria a Ce medefima: come a dir che da 

vna parte commanda/Te, Se difponcne, che fufic valido,& fermo 

tutto quello,inchcgli huomini per patto conuengono inficme; 

&dallalrra parte prohibitfc, che patto, o conucntionc alcuna fi 


I» laceilc contra le fteirc leggi. Doucrem parimente confederar, fe 

Ja detta legge, che ci e addotta incontra, fi truoua ambiguamen- 


N te feri t- 




y8 'Della  ch'ai le volte 

non ben con l'intelletto capitici o le paiole , o 1 fen cimento della 

legge, non habbian da cadete in pencolo di fpetgiuto nel pat- 


1 5 tirli da quella. Potterao anche dite non ciler alcuno, ch'in eleg- 

gete, Se ceteate il benc,elegga, o cetchi quello, che fia in vniuct 

lale,& Semplicemente bene; ma che ciafcun'elcgge quello, che 


16 (la bene a lui. Et aggiugnci potiemo non eflct di ifc renna alcu- 

na trai non efletc otdinattf, Se ftatuite leggi fetitte, Se il non vo- 


17 Jet poi vfatle, & olletuatlc, fetitte, che le lono . Douetemo ol- 

tra di quello dite, ch'in tutte l'altre aiti, Se facilità, è cofa più to- 

rto perni tiofa,chc vtilc, il volet pattiti! dal giuditio dei peliti in 

quella : coma dir nell'arte della medicina, dal patere, Se giudi- 

tio del medico . conciofiacofa che non tanto nocumento rechi 

l'crror, che fatà alle volte il medico, quanto dannofo fatia l'af* 

fu c far fi a ttafgtediie il parer di colui, il qual come petito ha da 

clTct guida, &capo, & fupcriote in fomma in quell'arte, della 


I I qual fi tratta. Et a quello potremo aggi ugner, ch'il cercar d'clTer 

più prudente, più petito, Se più faggio delle leggi lteilc,è quello, 

che più ch'altta cofa principalmente dalle communementc Io- 

li? date, òVappfouatc leggi, Ci prohibifee . Quanto alle leggi adun- 

que , che fon la prima pruoua inartifìciale, lìa per hora determi- 


io nato nella maniera, chabbiam veduto. Quanto poi a i Telamo- 

ni, di due forti, o veto fpetie fi truouano elTcre . alcuni fon'anti- 

chi> Se altri moderni o ver nuoui , Se di quelli alcuni fono , che 


ven- 




Jl Primo libro l & S>9 


^fgon nel teftimoniare a partecipar del pencolo; Se altri liberi 

li ne fon fuota. Antichi teftimonij chiamo io i famofi Poeti, Se tutti 

gli altri huomini , chiari, &illuftri, dei quali lìan rimarti nella 

memoria de gli huomini, giuditij, Se fentcntie celebri , & mani- 

li feftc. ficomc gli Athcniefiadduilero la teftimonianza d'Home- 


15 ro nella caufa lor dclTlfola di Salamine. Se quelli di Tcncdo po- 

co tempo fa allcgaron per teftimonio Pcriandro Corinthiano 


14 nella caufa lor contra de i Sigienfi: & Lcofronte parimente nel- 

la caufa, eh ebbe ad agitar contra di Critia, lì valle d'alcuni verfi 

elegi di Solone ; dicendo che la cala, Se fameglia di Critia era art 

ticamente ftata macchiata d'effeminata lafciuia . percioche fc n5 

fufte ftato coli, non harebbe Solone ne i fuoi poetici verfi , par- 

lando d'vno di quella fimeglia, detto, Fammi grana di dir a Cri- 


1 j ria biondo , & crefpo , eh' a fuo padre obbedifea . Coli fatti fon 

dunque i teftimoni antichi intorno alle cofe, che fon già patiate. 


16 Delle cofe future poi fono ancora antichi teftìmonii gli oracoli, 

&gli interpretatori di quelli: come ( per eflempio) interpretò 

Themiftocle, quando volendo perfuader, che fi combattere coti 

pugna nauale, dille che quello lignificauanoi muri di legno, che 


17 nella rilpoftadell'oracol fi conteneuano. Mcdcfimamentei Pro 


15 ueibii fon tetti monii della fteiTa forte, che noi habbiam det- 

to . come fc ( per cflèmpio ) fuilc chi volelTe perfuaderc ad alcu- 

no , che non cercafie di riceuer nella fuaamicitia la talperfona 

d'età fenile; potrebbe in reftimonianza addurre quel prouerbio 


19 trito, che dice non eflèr da collocar beneficij in Vecchi. & chi 

volelTe perfuadere ad alcuno, ch'egli douefle leuarfi dinanzi, Se 

far capitar male i figli di quei padri, ch'egli hauefie già prima 

vecifi, potrebbe addurre in teftimonianza il prouerbio, che di- 

ce, ftolto è colui, che lafcia in piedi i figli, hauedo lor prima .mi- 

to in azzato i padri. 1 nuoui,ouer i moderni teftimoni fon poi quel- 

li, i quali cllendo di celebre, Se chiara faina, Se noti al mondb 

per faggi, hanno in alcuni cafi, ouer caufe datoinditio del lor 

parere, Se dellor giuditio : percioche così fatti giuditij, Se pareri 

polTon parimente elfcr'vti li a coloro, i quali hanno in altre caufe 

ji fimihaquelle,vnamedefimaquaficontrouerfia. fi come Eubo- 

loingiuditio contra di Charcte, fi feruì di quello, che poco in- 

nanzi haueua Platone detto contra d'Archebio, cioè che per 

caufa, Se colpa di lui haueua già nella Città prefo forza, & vigo- 


N ij re il 




joo ^ ^Del/a ^R^torica djirìUotett^ 


re il non vergognarti p iù le perfone di cónfellar defler vitiofe,& 


51 inique. Nuoui, & moderni teftimonij fono ancor quelli, i qua- 

li Tempre che fi trouaflcr fallì nella teftimonianza loro, farebber 

tj partecipi nel pericol della punitione. & così fatti teftimonij nó 

lon'addottia reftimoniar,fc nóquado fi dubita del fatto, cioè /eia 


34 cofa tìa ftara fatta, o no fiaftata fatta, & sella iìa,onó fia. maquà- 

to alla qualità del fatto, no fono eglino ammeifiper teftimonij,co 

m'a direa teftimoniar fc la cofa fia giufta, o nó giufta, vtdc,o da- 


1 5 nofa,& fimilc.Maquci teftimoni,che nófon partecipi nel pcncol 

ma fono liberi, & lontani da quello, fono intorno alle dette qua- 

lità del fatto,idonci, & legitimi teftimoni, & grandemete di fede 

degni. Et fopra tutti, aurtorità» & fede recan le teftimoniaze de i 

teftimoni antichi, come di quelli, che a fofpetto alcuno di cor- 

rotrionenon fon fottopofti, & dall'autorità de i teftimoni ha da 


jtf depender molto la fede delle pruoue. Se noi dunque,non harem 

teftimonij, doueremo in tal cafo allegare, & dire,che il giudicar 

habbia da cfTcr fondato principalmctc nei vcrifimili, & negli ar- 

gomenti : & che quefto è propriamente giudicar con fententia 


J7 ottima, 8c ragioncuolilTì ma, alla qual fon tenuti i giudici. 3c 

che 1 veri (imi li non fon fottopofti a pericol d'eller corrotti con 

danari» ne pollo no eflcr giàmai conuenti di falfa teftimonianza, 


38 come i teftimonij. Dall'altra parte fc ci trotteremo hauer tefti- 

monij vtili allacaufanoftra, potremo contra di colui, che non 

gli hà, trà l'altre cofe dire, ch i verifimili, & gli argomenti non 

fon fottopofti, & tenuti a pericolo di fupplitio alcuno. & che 

nó faceuadi meftieri d'introdur ne i guiditi) 1 vfo de i teftimonij, 

fclc ragioni, & gli argomenti fodero ftati baftati alla no ri tia della 


40 verità. Sono li teftimonij,o intorno a noi ftc(Tì,& a cofa,che toc- 

chi, & riguardi noi : ouero intorno a cofa, che tocchi lauuerfa- 

rio noftro : & così ncllvno, come nell'altro modo, o riguardano 


41 il fatto fteilo, o la vita,& i coftumi. Per laqual cofa è manifcfto, 

che mai farà per mancarci qualche forte di teftimonij, chefler 

portano vtili alla parte noftra. pèrciòchc fe intorno allo nello fat- 

to ci mancherà teftimonianza, la quale o confenta, & conuenga 

in aiuto noftro con quello, che diciam noi, ouer fia contraria, & 

difcrepantedaqucl, che dice l'auuerfario; almcn non cidouerà 

mancar teftimonianza intorno alla qualità della vita, & de i co- 

ftumi, laqual faccia fede della bontà, & dell equità noftra, ouer 


dcll*ini- 




JL Trìmo libro \ iot 


41 dell'iniquità, Se malitia dcH'auucrfario • L'altre cofe poi, che 

polfono occorrer di ponderarli, Se di conliderarlì intorno alle 


f erfone dei tcltimonij, com'adir fc lon'amici, o nemici, o nè 

vn , ne l'altro ; fc fon pedone di buona fama, o di mala fama, o 

tra l'vn, & l'altro, Se tnttelaltre in fomma così fatte dirTcrentie 

di condirioni, & di qualità, da quelli fteffi luoghi fipotran trar- 

re, & di inoltrare, da i quali lì poilbn gli Enthimcmi intorno al- 

43 le medcfimc qualità, trar fuora. Quanto alle fcritture poi, doue 

lì contengon conuentioni, Se patri, intanto può hauer luogo in 

eiYc 1 vfo deli'oratione,inquanto lì cerchi,o d'ingrandir il lor va- 

lore, o di deprimerlo, & d'annullarlo : & oltra ciò di farlo ap- 


Earire o credibile, Se di fede degno, o per il córrano di poca credi 

ilità, Se di poca fede, peròche fe vedremo, che le pollano cfle- 

r>evtili a fauor noftro, alhor c'ingegneremo di procacciar loro 

autorità, Se credibilità* &c il contrario faremo fcle conofeeremo 

4J in aiuto dell'auuerlario . Et quanto prima all'aggiugnere, o al 

toglier loro autorità, credito, Se fede, non e differente il far que- 

llo, dal trattamento, che s'habbia da far'intorno ai teftimonij. 

conciolìacofachc quali faranno i coltrimi, le conditioni, Se qua- 

lità di coloro, c'habbian diftele, o fofcrittte ledette fcritture, o 

lehabbiano apprelTo di lor cóferuate, Se faluate,talc ancora riab- 

bia da effer la fede, l'autorità, Se la credibilità d'elfe fcritture. 


46 Cafo adunque cheli truouino, o lì pruouino autentiche corali 

fcritture, Se tali in fomma, che confclTar fi debbi, o negar non Ci 


47 polla, che le lìano fiate fatte; alhora fc i patti, che vi fi contengo- 

no, conofeeremo, che facciano a proprio fauor noltro, doueremo 

ingrandir 1 autorità, & la validezza, c'han da portar leco i patti , 

& le prillate conuentioni humane: dicendo non cllere altro il 

patto, che propria, & prillata legge, trai particolari in priuato 


48 fatta. Se che i patti, Se le fcritture, che gli contengono, non da- 

no validezza, forza, Se corroboratone alle leggi, ma ben le leg- 


4$ gi la danno a' loro. Et che in fomma la legge non e altro ancora 

ella, ch'vn certo patto, di maniera che qualunque cerca di tor 

forza ai patti di mandar'a terra il valor di quelli, viene a cercar 


jo parimente di deltrugger le fteire leggi. Poucmo ancora oltra ciò 

dire, che per la maggior parte i negotij, Se le facende, che trà di 

lor conuerfando, Se contrahendo fanno fpontancamentc, Se vo- 

lontariamente gli huomini, fi fanno col raezo di con tratti, patti; 


Se fcritture , 




/ o j Della Tintorìe* d 'driftotelcj 


Se fcritturc, Se in quelle fi contengono. La onde tolta via, o fatta 

inualida la forza, Se i'vfo de' patti, & delle fcritturc, verrebbe 

parimente a mancare, Se a cadere a terra ogni cambieuol coiti- 


5 1 mertio d huomo, Se ogni trattamento di negotij Immani . Altre 

cole ancora fi potrebber dir* accommodatc a ingrandir l'vfo, Se 

l auttorita de' patti : le quali aliai facilmente pollono clTer com- 


f i prefe, Se confideratc per lor medefime. Ma fc dall'altra parte ve- 

dremo, ch'i patti, Se le fcritturc fien contrarie alla caufa noftra , 

Se in fauore, & commodo deirauuerfario, ci potrà primicrame- 

te in lor deprelììon feruire, Se cfleraccommodato tutto quello, 

ch'allegare alcun potefle per impugnare, & ofeurar lauttorità 


j j della legge, quando gli fulfe contraria, perciochc molto fuor di 

ragion (aria le ftimanflo noi non douerlì dar fede, ne preftar'ob- 

bedientia alle leggi, ogni volta che iiano non drittamente porte, 

Se che il Lcgi/lator habbia vfato inganno in porle jhaueiTero i 

priuati patti a ritener inuiolabil neceflìtà nell'olTcruantia loro. 


54 Potremo ancor dire non clTerc altro il giudice, che difpcnfato- 

re, Se amminiftratordel giufto : Se per quello non ha egli da te- 

ner confidcratione, Se cura di quel, che importin le fcritture, Se 

li patti; ma fol di furto quel, che contenga maggior giuftitia . 


55 Potrcm parimente dire, ch'il giù ilo non può cflergià mai piega- 

re, Se dillorro dalla fua drittezza : ne ita fottopoilo a inganno, o 

a forza, Se violentia alcuna, hauendo egli l'cilcr fuo dalla natura 

fteira. doue che i pani, Se le conuentioni, che fanno glihuomi- 

ni, nafeer polTon da inganni, o da forza, che gli induca a farle . 


t 6 Olrra di quello fi dee por cura fc le fcritturc, & li parti, che il 

producono, fon contrari] ad alcuna delle leggi ferine, o ad alcu- 

na delle communi, Se fes'oppongon a cofe comunemente renu- 


57 tegiufte, Se honelìc. Si deeveder ancora, fe fon diucrlì, Se re- 

pugnanti ad altre fcritturc, Se conuentioni, chedoppo,o innan- 

zi di quelli, fiano nate fattcpcrciòche o le fcritture fatte poi fon 

valide, Se per confegucntele precedenti han del falfo,o non han 

valore, oucr per il contrario le fatte prima valide fi truouano, Se 

nelle fatte poi, fi conticn fraude, o altro cosi fatto errore. Se di 

queiti duccafidouerem cercar di far parer vero quello, che più 


58 conofeeremo vtilc alla caufa noftra. Potremo andar con la confi- 

deratione inueiligando ancora intorno all'vtilità, feda qualche 

Cofa, che fi contenga in quei patti, che fi producono, o fe dalla. 


fede , 





Jl Primo librò . / 0 3 


fede, che fi predi a i patti, può feguir'occauone  


dcfidcrofi di vederle. Contcngon dunque le dette righe que- 

lle parole. 


Ju 5 *iynv fri Cvk «WaM»0hW/ Caffdurot •Tofà.oìyaf rtpoì, £ A/flo'- 

Jtpfjioh ù ttut 4^«T ( «vite ìuvajoì, "flua/ert tyKAplipov rt rat t ivttyt&f* 

il j Jh A5Ì, ^ Ìu*MjC»7f ■vfo 70 v TctV Àva.yxct.i /A7k etw^/ ' X«t7*0et/:/fei/Vir, 


ù'vAV&t ir/roV ìk (Sardi'oif. Legnai parole m no firn lingua pò- 

trebberò effer quefìe^j. 

Mala di meftier di dire, che le torture non cótengon fecura, Se certa 

verità, conciofiacofa che molti fi truouino, li quali hauendo le 

carni, & la pelle quafi di fallo, Se l'animo forte, Se a Sopportar 

potente, vincon con lalor coftantia, Se con la lor'oflinatione 

ogni neceflìtà, che porti la pena, ci dolore. Se altri per il contra- 

rio fi truouano, che vili d'animo, Se delicati, Se molli del corpo 

loro, prima che fi veggano a pena dinanzi a i tormenti, reftan fu 

perati daquelli. Perla qualcola none da preftar fede a quella 

tcllimonianza delle torture. 

Qnefie fon dunque, in fiftantia le parole, che eorrejpondono alle gre- 

che già dette^j. tJHa ritorniamo hormai al legittimo te- 

li fio nostro, fegue adunque ^sfrittotele così . 

6 $ Quanto apparrien poi al giuramento, in quattro modi può oc- 

correr, ches'habbia da trattare, Se da confiderare. perrioche t» 

noi lo concediamo, & concedutoci l'accettiam di fare,o noi 

non facciamo ne l'vna, nè l'altra di quelle cofe,o noi ficciam Tv- 

na, & non l'altra. Se quello in due modi, peroche o noi conce- 

diamo il giuramento, ma non accettiam di farlo, oucro accet- 

66 tiam di farlo,ma non lo concediamo. Se tutto quello altrimenti 

s'ha da confiderai quando fi fi a altra volta giurato, & altrimen- 

ti quando non fi fia giurato. Se quando fi fia giurato, altra confi- 

dcration s'hà d'hauer fe harem fatto il giuramento noi, & altra 

6j Ce l'harà fatta l'auuerfario. Se offerire adunque Se conceder non 

gliel vogliamo, douerem dire non voler metter'il giuramento in 

man fua, perche conofciamo,che facilmente faria egli per giura- 

6% rcilfaliò. Se potrem foggiugner'jchcrauucrlario rcftarebbcgiu 

rando afibluro dei danari, ch'egli ci dee, doue che s'egli non 

giura, teniam certa confidentia, ch'egli habbia in giuditio da cf- 

6$ ier condennato a pagarccgli . Potrem parimente dire, c hauen- 

do noi pura depcnder da pericol di giuramento, vogliam più 

tolto; Se molto più ragioncuol cofa è, depender da quello de gli 




Jl Primo libro . 1 oj 


fteffi giudici, pcrciòche nella bontà, & rcligion loro tcniam fe- 


0 de, Se non in quella ddl'auuerfario. Male non ci verrà bene 

d'accettar Toner ta, che ci fa l'auuerfario di voler egli ftarc al 

noftro giuramento ; doucrem dire, che per cagione di danari, 

cagion così friuola, Se così leggiera, non ci par cola honefta ii 


1 giurare, foggiugnendo, che fé noi fulfimo impij, Se nemici del 

giulto, non recuferemo di farlo : percioche lapedo noi, che giu- 

rando ricupereremo, Se confeguiremo quello, che ci fi dee, Se 

non giurando, nò, certa colà è, che meglio faria 1'efTer'ìniquo 

per cagion di qualch'vtilità, che per cagion di nulla. Ci che per 

quello appare, che fol percaufa d'honeilà rccufiam di giurare, 


i Se non per tema di cómetter fpergiuro in giurare il falfo . Et in 

quello propolito potrà parimente quadrarci conuenir quello, 

che foleua dir Senofane, non elìer pari la prouocatione,ch'a giu- 

rar faccia vn'impio, ad vno altro che tema Dio : ma effer limile 

alla prouocation, che facente vn'huom gagliardo, & robufto del- 

la perfona, in prouocarc a dare, Se riceucr pcrcofle, Se pugna , 


3 vn'altro, che debole, Se infermo fu Uè. In calo poi, che ci venga 

commodo d accettar di giurare, ellendoci il giuramento offerto 

dall'auiicrfario, potremo primieramente dire, che ciò facciamo ; 

perche vogliam piutofto credere, alnoftro giuramento, & ftar* 

alle fede di noi medefimi, cllendo in noi confapeuoli della men- 


\ te noftra, ch'alia fede dell auuerfario. & potremo parimente ri» 

uolgerc, &accómodar'amodo noftro ilmedelìmo detto diSe- 

nofane,diccdo,andar la cofa vguale, ouer'cfler la cola pari, qua- 

do vno impio prouoca a giurar'vn, che tema Dio, & egli accetta 


c l'offerta, Se giura. Aggiugnereino ancora parerci cofa indegna, 

Se fuor d'ogni ragioneuolezza il recufar noi di giurare in quella 

(Iella cauta, nellaquale riccrchiamo,& afpcttiamo,ch 'i giudici fe- 

condo il giuramento da elfi fatto, proferifean la fententia loro . 


C Mafe finalmente ci tornerà bene d'offerire, Se concedere il giu- 

ramento all'aiiuerfario, potremo dire, che ci paia cofa pia, Se 

rcligiofa il voler commetter tutta la caula in man de gli Dij , Se 


7 alla cura loro : Se che non vogliamo, che all'auuerfario noftro 

faccia di bifogno di ricercarla decilìone di quella caufa da altri 

giudici, che da fe nello, dandogli noi arbitrio, Se autorità di 

deciderla, & giudicarla col luo giuramento da fe medelimo. 


8 cV che cofa aito rda, Se fuor di ragion farebbe egli, s'eirecufaf- 


O fc di 




7 o 6 Isella r R(torìca d*^4riBotelc^ 


fc di giurare in quella (tciTz cofa , nella quale egli filini eflcr do- 

7^ ucre, che gli altri , cioè i giudici llcllì giurino. Hor'hauendo 

noi ad vn per vno patitamente dichiarato , come fihabbian 

da trattar tutti li quatro modi divfar' il giuraramento , potrà 

da quello effer raanifcfto ancora, come s'habbian da trattare, 

& da vfare,fe più di vno di tai modi, fé prcndon congiunti 


80 infieme. com a dir fé noi accetteremo l'offerta del giuramen- 

to, ma non già l offeriremo, o lo concederemo, ouer fc ci pia- 

cerà di concederlo, & offerirlo, ma non d'accettarlo, o fe vor- 

remo & accettarlo, 8c concederlo, oucro offerirlo infieme, ofe 

finalmente non ci contenteremo di far nèlvnacofa, ncl'altia. 


81 conciofiacofa chceflendo così fatti congiunti necelTàriamente 

comporti de i già detti, & affegnati modi ; parimente farà necef- 

fario, cheli trattamenti, & le ragioni di tai congiunti, fian com- 

pone de i trattamenti, & delle ragioni, che già fi fon partitamé- 


Si te dichiarate, &c inoltrate ad vn per vno ne i detti modi . Ma fe 

gli accafeherà, che già riabbiamo per innanzi altra volta giu- 

rato cofa, che fia contraria a quello, ch'ai prefente diciamo, 

& ci offeriamo, oucraccettiam di giurare ; doneremo dire, che 

non dee per quefio il precedente giuramento (limarti fpergiuro. 


Sj perciòchc cllendo lo fpergiurare vna fpetic di fare ingiuria, & 

non potcndofi chiamate ingiuria quella, che nó fi fa Ipontanca- 

menre, Se volontariamente, ne feguc, che non ellendo fponta- 

nco, Se volontario quello, che l'huom fa, o neceflìtatoda forza , 


0 indotto da qualch'inganno, come e accaduto a noi nel giu- 

ramento per innanzi fatto; non dee per confeguentc fpergiu- 


84 ro nominarli. Et qui farà ben di inoltrare in che la toltantia 

dello ("pergiuro confida : affermando, che dalla mente dependa, 


85 8c non dalla lingua, di colui, che giura . E r fc dall'altra parte 


1 auuerfarion olirò farà (lato quello, che per innanzi altra volta 

riabbia giurato cofa, che ila contraria a quello, ch'ai prefente di- 

ce; potremo in tal cafo dire, che il voler* egli non tener valido, & 

non Ilare a quello, c'habbia vna volta giurato, non è altro, ch'vn 


%6 confondere ogni cofa, & fouuertere ogni ragione h umana, per- 

cioche non per altra cagione, fenon per quella, cioè perhauer 

per fermo, & Ilare a quello, che fi fia giurato, non ofano i giu- 

dici di fcruirfi delle llelTc leggi nelle fententic loro, fe non fan 

giuramento prima. & riuolgendoci a i medefimi giudici foggiu - 


gneremo . 




Jl Primo lìhro • / o 7 


%j gneremo. Noi dunque ricercherem da voi, Se flimaremo, che 

vificonuenga di fhr collanti, & haucr per fermi i giuramenti 

noftri, & noi tituberemo, & per validi non haremo i noftri ì 


88 Altre cofe ancor potremo aggiugnere, cioè tutte quelle, che 

fiano habili ad amplificare ampliando la bruttezza delio fpergiu- 


S  9 

tradotta in lingua volgare da M. tsrfejfandro Ticcolomini . 


DELLA RETORICA 


D* ARISTOTELE 


àTheodetto, 


TRADOTTA IN LINGVA VOLGARE 


Da M. aAleJfandro Piccolomini, 


IL SECONDO LIBRO. 


(apo Primo. c Del bifògno> eba l'Oratore della 

cognttton de gli affetti, (ef pafìoni humanc^. 


Qva 1 cofe fàccia di bifogno d'haucre 

l'occhio in fuaderc, in di (Fu ad ere, in biak 

mare, in lodare, in accufare,& in difende- 

re, & quali opinioni, & propofitioni elTer 

pongano vtili a far fede i n tutte quelle opc- 

rationi,può ellcr manifcfto per quello,che 

fin qui li e detto, percioche di quelle cofe, 

& a quelle cofe, c'habbiam noi allignate, 

deon dedurli, &deon hauer riguardo gliEuthimemi, che (cpa- 

ratamente in ciafehedun gcncr d orationi , addurre, Se vlar fi 


O ij deono. 





ioS ^Della Ttgtprìca d!AriBote[c_j 


5 cleono. Hor perche qucft'arte della Retorica ha da terminar 

Tempre in qualche adcnlo, o giudi tio, che ne faccia chi ode ; per 

cagion del qual giuditio fi pone in vfo, pofeiache lcilcde con- 

fultationi ancora, nò padan Icnza'l giuditio di color, ch'odono , 

Se il Tentennare dello nelle caufe forenfi, non è altro, che giudi- 


4 tio; è neceflano pcrqueito, che non folo fi procuri, che la ora- 

uon fia tale, che pofla con pruoue, Se con argomcti far fede, ma 

che s'ingegni ancor colui che parla, di far parer fé ftedo della 

tale, Se della tal qualità formato, Se renda colui ch'ode, & giu- 

dica, in qualche maniera qualificato a modo, & commodo fuo. 


5 conciofiacofa che alla perfuatìone, Se alla fede, che s'hà da fare , 

grandemente importi, principalmente nelle confultc, & dipoi 

nelle caufe giudiciali ancora, l'apparir più d'vna qualità, che 

d'vn'altra qualificato, & difpolìo colui, che parla, Se l'ederap- 

preflb di color, ch'odono in opinion d'affettionato, Se ben verfo 

di lor difpofto, Se 1 edere oltra ciò più ad vna difpofition, che ad 


6 vn'altra inclinati, & volti color, ch'afcoltano. Et quanto prima- 

mente all'apparir colui, eh e parla, della tale, o della tal qualità 

difpofto, prcualc, Se e vtil quefta cofà principalmente nelle de- 


7 Iibcrationi,& cófultationi. fi come dall'altra parte l'cfler nella 

tale,o nella tal maniera inclinato, comroodò, Se alterato l'afcol- 


8 tatore; preuale fpetialmentc nelle caufe giudiciali : pofeiache 

nonlemedcfime cofe paiono da edere approuateacolor, chea- 

mano, Se a color, ch'odiano, ne le medefime a color, che fo- 

no accelì d'ira, Se a quclli,chc d'animo mite,& placato fono : ma 

paion loro o in fe diuerfe,o totalméte appofte, o almen'in quati- 

tà,cVgradezza differcti aliai, imperciòcheacolui ch'ama,parrà fa 

cilmcte,checolui,dcllacui caula hà egli da fai giuditio, o no hab 

bia fatto ingiuria,oleggieriiÌjmarhabbia fatta: Se a colui,che l'ha 


f in odio>tutto'l còtrario pare.Parimcte colui,che fuole auidaméte 

defidcrare, Se cófidctemctc fperarc ; fe cola futura fe gli offenfee 

l'ani nio,ch' egli pcfi,che lìa per recargli diletto,facilméte s'indu-r 

rà a creder , che fia per fucccdcre , Se a ftimarla , per cofa hone- 

fta. doue che tutto'l contrario farà per parer a colui, chela di- 


io (pregi, o non l'appetifca, o la ftimi difficile a fucceder mai . Hor 

quanto all'cffer tenuti degnidi fede color, che parlano, Se al- 

l'cfler lor creduto ; tre cofe poflbno efTcr di ciò cagione , pofaa- 

chc ultre turile fon le cofe, mediami le quali, ultra le pruo- 

ue, Se 




Jl Secondo libro . 109 


ne, &r gli argomenti, ci induciamo a dar credenza all'altrui paro- 

11 le. & quefte fono la prudentia> la bontà, & la beneuolentia, che 

11 s'habbia in opinion trouarlì in colui, che parla, cócioliacofa che 

per caufa della mancanza di quefte tre cofe dette, o d'alcuna d'ef- 

fe, polli accader, che s'ingannino, Se quel, che non conuenga di- 

I) cano color che parlano, o dan configlio . peroche o per impru- 

dentia,& poco faper, non bene (limano, o intendon la cofa, dcl- 


14 la qual parlano, o le pur non s'ingannan nella Iti ma, & nell opi- 

nion che n'hanno; nondimeno per malitia, Se per iniquità non 

voglion dire , o far manifefto quello, che veramente conofeono. 


150 ver finalmente fé prudenti , Se non iniqui Tono , fon nicntedi- 

manco poco amici, o beneuoli, Se per tal cagion s'aftengon da'l 

dir nei configli loro quello, che veramente conofeono , cirereil 

meglio, Se potere ellcrc vti le. Quelle tre dunque fon lecaufe, 

Se non altra fuor di quefte, per vna, o più delle quali,può chi par 


\6 la non dir quel, che conuenga. Onde è necelTario che colui, che 

farà ftimato hauere inlìemcmenre tutte quefte cofe habbiada 

trouar'apprellb di chi l'afcolta, credito, & fede alle fue parole. 


17 Hor donde, cV: in quii modo lìen per poter fare appari re altrui 

color, che parlano, d eller prudenti, Se virtuoil ; fi può facilmcn 

te trar da qucllo,chintorno alle virtù diltinto,& dichiarato riab- 

biamo : pofeiachei medelìmi luoghi ci polfon feruirea fare, Se 


1 8 gli altri, Se noi apparir per honefti, Se per virtuofi . Della bene- 

uolentia, & dell'amici tia poi, potrà quanto appartenga a quella, 

renderli manifefto in quello, che verremo al prefentc a dire de 


15 gli affetti, Se palli oni humane . Et quelli intendo io efler gli Im- 

mani affetti, liquali commouendo , & alterando l'huomo,fon 

potenti a variare,& diuerlìficare in lui li pareri, Se i giuditij fuoi. 

a i quali affetti, due di lor feguon dietro, cioè la moleftia , e'1 pia- 

cere . Et gli affetti fono , come a dir, 1 ira, la compalfione , i l ri— 


10 more, Se tutti gli altri coli fatti, Se li lor contrarij. Inciafchcdun 

de i quali fa di bifogno, ch'in tre parti andiamo nel trattar d'effi 

diftinguendo le cofe, che s'hanno in quelli da confidcrare. com'a 

dir(per efTcmpio)ncirira, in che maniera (ìan dilpofti quelli, che 

fi fogliono accender d ira ; & con tra di qual forte di perfonc fo- 

glia Thuomo adirarfì j Se per cagion di qnai cofe foglia finalmen 


11 te quello auucnire. conciolìacofa chefenoi harem notitia d'v- 

na di quefte cofe, o di due, Se non di tutte a tre , impoflìbil ci fia 


dimuouc- 





no *DelU ^Retorica d* Aristotele 


di muouere, o eccitar ad ira . Et il medefimo s'ha da intender 

21 negli altri affetti. Nella maniera adunque,che nelle già di fopra 

trattate materie habbiam fatto in diltinguere, & allignare appro 

priate propofitioni ; parimente in trattar di quefri affetti fare- 

mo diltmguendo, Se allegrando in ciafeheduno affetto fpetiali 

propofitioni fecondo 1 già detto modo . 


(apo 2. 'Dell' affètto dell 'Jra . 


Ntendasi per hora adunque effer l ira vn pungi- 

tiuo, Se atfliggiriuo defiderio di vendetta, che fu 

a chi la riceuc manifcfla ; nato in noi da apparente 

vilipendio, che ci paia fatto fuor del douerc con- 

traili noi, o di pedona a noi congiunta, & apparte 

x nente. Hor elfendo tale l ira, quale l'habbiam deferitta ; ne fc- 

gue di ncceflità, che colui, che s'adira; s'adiri fempre contradi 

perfona particolare, o ver fingolarc, o indiuidua, che la vcgliam 

dire, com a dir coatta di Cleone, Se non contra dell huomoin 

genere : Se che colui contra del qual'ci s'adira , habbia o contra 

di lui, o contra d'alcun dei fuoi fatto qualche cola di maleo mo- 

a Itrato euiden temente animo preparato a volerla fare. Etèpari- 

mentc neccflàrio, che ad ogni ira fempre fi congiunga , Se fegua 

vn certo piacere, & vna certa voluttà , che nafee dalla fperaza del 

vendicarli : elfendo cofafoauc, & gioconda il penfarc,& hauere 

opinion di confeguir le cofe, che ìì dclìderano ; ne alcun e , che 

defideri quelle cole,ch'cgli Itimi cllere a lui imponibile il confe- 

guirlc : Se colui, che è prefo dal'ira ; defidcra cofe, ch'egli lutila 

4 clfcra lui polli bili . Onde accommodatamente, & con gran ra- 

gione fu in proposto dell ira detto, che l'ira più dolce del ben 

} purgato mele, cade ltillando ne i perti de gli huomin forti . Se- 

guita dunque, Se Ci congiugne vn cofi fatto piacere, Se diletto al- 

Fira, olerà la ragion detta, per quelì altra ragion'ancora ,• perche 

ftàdi continuo l'irato in vna certa forte immaginatone, Se cogi- 

tatione,& difeorfo d'animo intorno alla vendetta , ch'ei penla 

€ fare, laqual vehemente, Se gagliarda immaginationc , &: rumi- 

natone viene a caular voluttà nel modo , che la cagionan quelle 

immaginationi di cofa, che piaccia, lequali dormendo ne i fogni 


7 accafeano . Hor perche il vilipendio non e altro, eh' vna certa eC 


preffio. 




Jl Secondo libro . / / / 


prefl!one,& attuale inditio d'opinion, che s'habbia d'alcuna cofa 

8 come fe di nefliin conto,& di ni un pregio fia : pcrciochc le cote, 

che fon da noi giudicate o buone o rce,o almen tali, che a cofi fac 

te conducano, Óc rifpetto tengano, fon parimenieda noi tenute, 

in qualche confidcrationcodi bene, odi male,* doue che quella, 

che noi giudichiamo, come fé niente fulIero,o almen come che 

o nel bene, o nel male di piccolifllmo momento fiano , vilipen- 

diamo, & non ne facciamo ftima,n£ le tcniam degne di coniide- 

} tarli in elle; nefegue che habbia per quefto da (apere,che tre for- 

ti, o vero fpctic fi truouan di vilipendio ; chef«no il puro dilpre 

gio , il difpctto , & la contumelia , o ver oltraggio, o onta che le 


10 vogliamdire. Percioche quanto primieramente al puro difpre- 

gio> colui che difpregia, non e dubio, che non vilipenda : pofeia 

che difpregiando noi quelle cofe, che di ncllun conto degne te- 

niamo ; 6c {'olendoli vilipender cofi fatte cole, ch'in nitìna ili ma 

fi tengono; ne fegue, che il difpregio fiafpetie di vilipendio, 


i x Parimente colui, che fa dispetto, moftra anche egli di vilipende- 

re : conciofiacofa che il di/petto non fia altro, ch'vn cercar d im- 

pedire, interrompere, & d opporfi in fomma a t voleri, & a i di- 

legni altrui : non perche a noi di ciò qualche commodo, o vtil 


11 venga; ma perche noni habbian gli altri. Facendo noi dunque 

quello, non a fine> che cofa alcuna ce ne venga, veniamo confc- 

guentemente a farlo per vilipendio quali che coli a vile tcniam 

quel tale, che vilipendiamo, come s'ei non valellè nulla , ne in 


1 5 ben, nè in male: ellèndo chiara colà, che noi miniamo, eh egli in 

cola alcuna non ci polfa nuocere : pofeia che quando ciò non illi 

mallimo, temeremo del danno, ch'ei ci potette fare , ik per con- 

feguentenon lo vilipenderemo . parimente (limiamo, che in co* 

fa alcuna, eh importi nulla, giouar non ci polla : pofciachequani 

do cofi ili ma filmo, procurammo, &c porremo fiudio di farlo be- 


14 ncuolo, cV amico noflro. Medcfimamenre colui, che fa onta, o 

ver contumelia, vicn ancora egli a vilipendere; confiftendo la 

contumelia in cagionare in chi fi fia qualche nocumento , o mo- 

leftia in cofe ch'imporrino ignominia,& vergogna in chi le rice- 

ue. & ciò non per che colui, che lo fa, penfi che habbia a refill- 

targli per quello altra cofa, che quello Hello fatto, o perche altra 

fimil cofa na Hata fatta alni ; ma Coi per cagione di quel piacere, 


j j & diletto, che gli ha di farlo . percioche di coloniche ccrcan di 


render 




il 2 'Della ll^tprìca d * Arili otelz^> 


render male, a chi male habbia fatto a loto, non diremo , che in 


16 ciò contumelia facciano, ma vendetta . Et la camion del piacere, 

& del diletto di coloro, che fan contumelia conliftc nel parer lo- 

riche con fare oltraggio, & mal trattamento ad altri , ne rifiliti 


17 maggiorracrc ad cflì vna certa fuperiorità d'eccedere - y Se per que 

Ao auuicn, ch'i gioueni, 5c i ricchi lìan per natura oltraggiofi,& 

contumcliofi : come quelii,che con far contumelia prendono in 


1 8 loro fteffi opinion d'eccedere. Vilipende dunque chi fa contu- 

melia per eilcr proprio della contumelia il non tenere in alcun 

pregio, & in alcana ftima, cV chi non (urna, ne tien in pregio,nó 

e dubio, che non vilipenda; pofeiache la cofa eh e tenuta a vile,o 

per dir meglio, e tenuta in nulla, neilun pregio, o ftima ritiene, 


19 ne in mal, ne in bene. La onde Achille tutto adirato dice,Non 

ha gli fatto conto,o ftima di me: perochc hauendolo a me tolto, 

gode egli, & poflìede quello, ch'i Greci tutti in han dato in do- 

no . & altroue dice, Egli non altrimenti mi tien in cóto,che s'vn 

vii difeacciato ribello io fulfe . Le quai cofe dice Achille , come 


20 chequefte fu (Ter folo le cagioni, che l infiammauan d'ira . Et ci 

pare , ch'a color mafllmamente conuenga il far grande ftima di 

noi, liquali ci fiano inferiori di nobiltà, di potcntia , di virtù , & 

di quelle cofe in fomma,nelle quali di gran lunga ftimiam d'eccc 


% 1 dcrgli, & auanzargli ; come nelle ricchezze(per clfcmpio) dal rie 

co è ecceduto il pouero : nella facilità del dire , dal facundo è fu- 

ti 3 perato colui, che non può a pena la lingua feiogliere ; nell'autori 

tàdal principe è fuperato il fiiddito 9 & da chi fia degno di co- 

madare,& di dominarc,colui che fi a degno d'obbedirc,cV d eller 


13 dominato.Etperò fu ben detto,potcntiflìma è l'ira de i Rè, quali 

che nutriti dal fommo Gioue . &c quell'altro detto ancora : EeH 

ferba per doppo l'ira, per fatiarfi co lavendctta.& qucfto accade, 

perche grandiftimofdegno concepifeono i potenti per il lorocc- 


14 cedere. Color'ancora ftimiam noi, che conuenga, &ragioncuol 

(ìa, che ci habbiam d'hauer rifpetto, & da tenere in conto, da i 

quali ci pardi poter con ragione afpettar di riceucr bene. & tali 

fon quelli, a cui noihabbiam già altra volta fatto benefitio, o fac 

ciamo al prefente, o noi fteflì, o alcun noftro congiunto, o perfo 

na, che ci appartenga, o altra perfona perordin noliro : o vero 


16 habbiam pronta volontà di farlo,* o Ihabbiamo hauuta. Da que- 

lle cofe adunque, che fi fon dette fin qui, potrà hora agcuolmcn- 


tc ren- 




Jl Secondo libro • / ; j 


te render fi manifcfto,in che maniera difpofti , & qualificati fiati 

quelli, che adirar fi fogliono : Se conerà di quali, & per cagion di 


27 quai cofiòs'acccndon di tararTetto.Perciochequanto primierame 

te a quelli,chc s'adirano , facilmente a ciò s'inducon le pedone, 

quado in qualche molcma, o dolor fi truouano . cóciofiacofa che 

tempre in color, che fon punti, & afflitti da dolorc,bifogna che fi 


1 8 truoui desiderio di qualche cofa.onde qualuquc,o direttaméte al 

confeguimento di qualche defiderio loro fi contraponc, come 

faria (e ardendo effi di fete, non gli lafcialfc bere, o ver te non di- 

rettamente, al meno in quaì fi voglia modo non adherifca loro , 

mafia loro di ri tardati za,o d'impedimento ; nel mcdelìmo modo 


tp para loro di Tettarne oftclì . Ers'alcun s'adopra incontra per im- 

pedirgli , o s'alcun'altro non s'adopra per compiacergli, & per 


30 louuenirgli, o ver Te in qual fi voglia altra cofa, mentre che (tan- 

no in qucll eiTere ; alcun fia, che punto dia lor diiturbo ; contra 


31 tutti quelli s'accendon d'ira . Laonde quelli, che fon molcftati 

da innrmità,quelli,che fono opprelTì da pouertà ; quelli, che fon 

grandemente innamorati; quelli, che (cntono ardente fete, &c 

tutti in fomma quelli, che gran cupidità tengon d'alcuna co(a,£\: 

quella non confeguifeono ; fon'iracondi, ella %lortca dXriftotck^ 


fecondo ch'egli dclìdera, maggior piacere, Se diletto fente, Ce 

3 € quella fuor d'opinion Tua, & da lui non afpcttata,adiuienc. On- 

de può da quefto apparir manifefto quali occalìoni, quai tempi, 

quai difpohtiom, quali età Han più facili, & più accommodar^ 

37 a dar cau(a,& fomento all'ira ; Se quando,* doue ciò più aeeuol 

3S teaccaichi: Se che quate più di cosifatte condì rioni, & circon- 

ftantic accommodatc all'ira, in chi lì Zìa concorreranno; lanto 

più verrà egli atto & facile, ad cflèr con ci tato, Se mollo da quefto 

09 77*2; f «n dunque,* nella manicra,chc detto habbiam, 

dilpoitifoglionoeircr coloro, che fon facilmente mobili all'ita! 


40 condia. Contra quei poi fuolqucft'ahWhauerluoeo, li quali 

o prendono a rifo, o beffeggiano, o fchernifcono,o có acuti mot- 

ti pungono : concionacela che tutti quelli tali vcgan'in fir q uc- 


41 Ito a dar fegno di cÓtumelia. Parimen te contra di quelli s'accen- 

de 1 huomo in ira, i quali nuocono, o Ci moftran Contratti in co- 

le, chcilcr pollano inditij, Se legni di contumelia, Se di vilipen- 


41 dio. Se così fatte par, che necetfanamete lì pollano ftimar quel- 

V? i ncI,CqU 11 nuoce, non perche filia nccuuta qualche 

pitela, Se nocumcto prima, ne perchcqualch'vtile, o comodo di 

ciò ne venga: & per quefto può parer, che ciò Ci faccia per fola 


43 contumelia. Contra di color ancora fuole l'huomo aeeuolraétc 

adirargli quali lo biafmano, Se con parole fegli oppongono, Se 

moftran di no tener di lui ftima intorno a quelle cole, ncllcqua- 


44 liei [faccia pnncipalmcicprofcflioncor ftudio. come (pcrellem- 

pio) le cercando alcun d'eùer tenutoin pregio nella filofofla,fuf- 


4/ le chi moftrairc di rcneilo in ella in pochiftìma ftima . o fc fti- 

mandofi egli dotato di bellezza, Se di quella s inuaghilfc, fune 

chi come poco bello moftraife di giudicarlo, c i lìmil fi dee dir 


4* difeorrcndo nell altre cole. Et molto più ci Cuoi quefto ancor* 

auucmr quado detro in noi folpichiamo,o opinione habbiamo, 

cnc quelle cofc,ncllequaii ci gloriamo Se reputation cerchiamo, 

o totalmcte non fiano in noi,o almcn non ci nano in quella per- 

fettone, che vogliara che le fian tenute, o che fe pur v. fono, fo- 


47 lpichiamo,che non paia nondimen agii altroché le vi fiano. ma 

iemoltolalda, & certa farà l'opinione, Se la certezza no ftra, che 

tai cofe fcnzaalcun dubio veramete fiano in noi, nò ci farà tato a 

cuorc,nc terrem molto in cótoil bialmo, o il difpregio, eli alcun 


4» ne faccia. Appretto di quefto cótra di coloro, che noi reportagi 

P amici, molto più,fc ci ofFendono,ci accediamo in ira che cótra 




Jl Secondo libto . / rj 


di quei, che no ci fon amici: peroche da eli] ftimiam concnir più 

torto d'haiicrc a riceucr bene,c'hauer p il córrano a rice uer male. 

4P Mcdefimamcte color, che fon (oliti d'honorarci, Se d ilanerei m 

còro, Se in cófideracioiiCjfcgli accafea poi, che non fegu in di far 

più qucfto, ci cóciran facilmente ad ira. cóciofiacofa clic agcuol- 

nicrc potiam da qucfto cóicrtnrare, che ci deprezzino, Ov a vii ci 

tégano.pofciache fe quello no fulTe, fegiiircbber di far quel, che 


50 faccuan pi ima . Color parimcte eccitar foglion córra di le 1 nano 

ftra,i quali hauédo nceuuto benefitio da noi,nódimeno nelle no 

ftre oc coi rene nó ne fanno a noi, ne fi curan di renderne il córra - 


51 cablo. Se quelli ancora, i quali nelle lor'arrioni (on conrrari] alle 

ji noftre,eirendo etì] nódimen inferiori a noi. Se quello ciauuicn 


perche tutti queftì, cioè gli virimi, c'habbiamdcrri, &li precedé- 


53 tedino indino di poco apprezzarci, Se di nó renerei in còro, que 

111 come ch'inferiori loi lìamo,& quelli, come che da inferiori be 


54 netìrio riccuuio riabbiano. Oltra di quello maggiormente ancor 

prouocan conrradi (e 1 ira nolrra quelli, eh eilcndo huomini di 

niun .òro, Se di niun valore.cV: tenuti in nulla, moftran nódime- 

nodi deprezzarci, Se di vilipéderci.pofciachegià habbiam deferi 

uédo l ira luppolto nafeere ella,c\: cagionarli dal viIipcdio,chc có 


55 tra di chi nó cóucnga, fuor di ragione, & del douer li faccia : ne è 

dubio,ch'a gli inferiori nó cóucga nó vilipedcr i lor fupeiiori,ma 


56 più torto honorargli,& tenergli in cóto. Color parimctc,chc noi 

teniam per amici, le non dico ben di noi,&: có parolc,o con opre 

non lì moltrano in fauore, &: in aiuto nollro, (oglion facilmente 


57 prouocarci ad ira: & molro ancor p.ù fe il cótrario fanno. Et an- 

cor fe cadendo noi in mamfelto biiogno d'alcuna cola, eglino nó 


58 rauuerti(cono,& nó vi volgo l'animo. lì come da Antifonte è in- 

trodotto Pleirippo, che per tal cauia s'adira còntradi Melcagro. 


rp Se quello auuicne perche quel nó auucrtire Se nó por cura, è ma- 

nifeltofegno di ditprczzamcto,& di tenere altri in nulla : potei a 

che le cole,che premono, èv lon'a cuore, nó (oglion pallar'ignote 


60 Se nó atterrite, òentiam medelimamcte inliamarci d ira córra di 

quellljchene noftri infortuni) gioi(cono,& fi rallegra no. Se córra 

di quelli 1 foni ma, che p quali li voghan noftre mi(cric,cel/a ^Retorica d y jérìttotelt^ 


6} moleftia, o difpiacer ne venga. Et di qui è, clic facilmente ci a- 

diriamo contra di quelli, che ci portan qualche mala nouclla,ella Storica d'Arinotela 


mieramentc adunque altro non etter la placabilirà , clic vn cer- 

| co quieramento, pofamenro , & ccllàtion dall'ira . Hora cl- 

fendo , che gli huomini ( come già Ci e detto ) s'adiran prin- 

cipalmente contra di coloro , che gli difpreggiano , & vilipen- 

dono ; &: ellendo il difprezzamcnto , ci vilipendio cola (pon- 

tanea, o ver volontaria ; è mani fedo per quello , che verfo di co- 

loro > 1 quali o non faran cola, eh cllcr polla a dilptegio , o vili- 

pendio nollro ; o contra del lor voler la faranno , o almen ci par- 

ia, che coli la facciano; manfueti, cV placati ci renderemo. 


4 Et verfo di quelli ancora, i quali vorrebber volontieri haucre 


5 fatto il contrario di quello, che conerà di noi han fatto. Ver- 

fo di quei parimente dineniam manfueti , & placati , i q tu- 

li quello dello c'han fatto contra di noi, han fatto parimente 

vcrlo di loro fleffi : non parendo vcrilimil , che alcuno vii di- 

fprezzamcnto » vilipendio ,& Icherno verfo di le medefimo . 


4 Et quello dello ci auuien verfo di quelli altri ancora , i qua- 

li confcllano il fatto, & infiememente modran pentimento di 


7 quanto contra di noi riabbiano operato, percioche accettan- 

do noi quel lor dolerli, & pentirti, in luogo quali di lor ga- 

digo, & di lor punitionc ; viene in vn cerco modo a fatiar- 

f\ , óc per confeguente a mitigarli 1 ira già conerà di lor con- 


5 cepura. di che ci può clfere inditio quel, che li vede tu freni- 

re nelgalbgare, & punirci ferii i : pofeiache quanto più opina- 

ti danno in negare il fallo, & in opporli contradicendo ; tan- 

to più feueramentc , & con più irato animo gli gattigliamo, 

doue che per il contrario le confettando cflì Perrorloru. «Se di 

efler per tal'errorc a ragion galligati , feniiamo in noi (ubilo in 


9 gran parte mitigarli 1 ira. Et la ragion di quedo li dee dimar , 

che fu, che il negare odinaramente le cofe apertamente mani- 

fede, fa inditio, & argomento di sfacciata impudentia, & di 

mancanza di verecondia : tk l'impudcntia, & l'inuerecondia, 

par che liano vna forre di difprezzamcnto, & di vilipendio . Se 

che ciò da il vero, alla prefenna di coloro, che noi nulla fil- 

miamo, & reniam grandemente a vile; verecondia giamai aleu- 

to na non fogliamo hauere. Manfueti , & placati ci lodiamo ren- 

dere ancora verfo di quelli» i quali ci li modran o humili ,  fegue che noi moftria- 

mo : difHniendo prima,chc cola Iia l'amici tia,& fa t£ 

mare ftclTo . Intendali dunque per hora, altro non 

cfler l'amare, ch'il delìdera re all'amato cofe, che 

noi (limiamo ellèrgli beni : Se ciò non percaufa nollra propria, 

ma per caufa dell'amato (ietto : con procurar con ogni diligenti* 


3 fecondo le forze noftre, ch'egli le conleguifca. L'Amico poi s'hà 


4 da fumare elfcr quello, il quale amando lìa ancor riamato. Onde 

color fi Iti meranno,& reputeranno d'elfer tra di loro amici,i qua 

liharanno opinione, & credenza d'elfer cambicuolmcntc l vn 

verfol altro nella maniera, c'habbiam diftìniro l'amare, Se l'ami- 


5 co. Siippoiìodunqucpcr vero tutto quello c habbiam detto,ne 

fegue nccclfariaraentc, che amico d vno farà quello, il quale in- 

fiemeancora elfo lì rallegrarà delle prol perita di quello, & li con 

dolcrà delle cofcauuerfc , Se delle infelici , Se non ad altro fine, 


6 ne per altra cagione, che per cagion di lui . percioche rallegran- 

doli, Se fentendo diletto tutti gli huomini generalmente in vede 

re effettuar le cofe fecondo ! volere, Se defidcrio loro , Se rattrilìa- 


7 doli, Se fèntcndo dolore quando per il contrario accafeano; ne fc 

gue, chele tnftczze>ò\: fc voluttà lìen grandinami inditi) delle vo 


8 lontà de eli huomini. Color mcdclìmamentc fon tra di loro 

amici , a i quali le medcfime cofe fono, o ver paion buon e, & le 


mede 11- 





Jl Secondo lìhro . fjj: 


f mededmecattiue. & quelli parimente, ch'alle mededme perfo- 

nc fono amici, Sfalle medeìime fon nemici : percioche in cai 

cad vengon nccedàriamente a rincontrar con le volontà nelle 


10 medefimecofe : onde volendo, Se delìderando ciafchcdtin de (fi 

» le cofe mededme a Ce dello, chei vuole, Se dclìdera ali altro, vien 


1 1 per quello a potere elfergli (limato amico . Quanto a color.che 

Sogliono edere amati, fon primieramente da noi amati quelli, da 

i quali habbiam riceuuto benefiti;, o noi ftedì, o alcun di quelli, 

che ci fon (ommamente cati, o che fon lotto la protettionc > & cu 

ra nodra : & madì inamente fé grandi fono dati li benefìrij , o fé 

prontamente fatti, o fe nella tale,& nella tale occa(lone,& oppor 

tunità di tempo, o fe non ad altro tìnc,chc per fola cagion di noi. 


ti Et parimente lon da noi amati, fe quantunque non habbian fat- 

to per il pallato benefici j, com'habbiam detto, conofeiamo non. 


1 5 dimeno, c'han difpofta, Se pronta volontà di farne. Sogliamo 

mcdefimamcnte amare gli amici degli amici nodri,& coloro* 


14' che amano quelli iteflì , che (on da noi amati : ne manco quegli 

ij altri , che fono amati da quei, che noi amiamo. Et ol tra ciò fo- 

gliamo amar coloro, che fon nemici di quei m edelì mi, de i q ualt 

damo nemici noi ; Se color parimente, che portano odio a quelli 

(ledi, che fon da noi odiati ; ne manco ancor quegli altri, che fo- 


16 no odiati da quelli, che noi parimente odiamo, percioche a rut- 

ti quefti, c'habbiam raccontati, vengono a parer beni quelle def- 

fc cofe, che paiono a noi ; Se per confeguente veniamo a volere , 

Se desiderar cod fatti beni in loro : il chegià habbiam detto eder 


17 proprio degli amici . Amiamo medefimamen te coloro,che fon 

foli ti, Se atti abenificarc, tk giouare altrui, Se madìmameute in 

danari, Se in cofe, ch'importano alla faluezza della vita , Se della 


18 fallite noftra. Onde auuien, ch'i liberali, e forti fian ben voluti, 

& honorati generalmente da tutti. Amate fon patimcntc da noi 

le pedone amiche del giù Ilo, 6e tali (limiamo eder quelli, che nò 

afpiran, ne cercan di viuer di quel de gli altri , o con pregiuditio 


10 di chi Ci voglia . Se cod fatti fon quelli, che ftan contenti in pro- 

curar di foftentard con le proprie fodantic,& fatighc loro:quali 

fi dcono dimare eder mammamentc quei, che fono amarori del- 

l'agricoltura , &: dalla cultiuation della terra viuono : Se quelli 

mededmarnente, che con 1 induftria, Se opera delle proprie ma. 


11 ni, pi oueggono alla vita loro. Appredo di quello fogliamo ama r 


Q_ ij qucll e 




I&jX Detta ^Rgtortca d2lriìl [ otele_j 


quelle perfone, che in tutte le loro arcioni foglion inoltrar t'em* 

perantia Se moderna : conciofiacola che da coli fatte perfonc,co- 


11 me da non ingiufte, non fi foglia temei • d'ingiultitia alcuna. Et 

per la mcdefima ragione amiamo ancoi coloro, i quali non cu- 

riofi > & tra negotij , & liti Tempre inquieti ; ma tranquilli nella 


*3 lor quiete viuono . Son da noi parimente amati coloro, a i qua- 

li defideriamo di diuenireamici , feconolciamo, cheflì il mede- 


2^ fimo defiderio tengano. &: tali fon quei, ch'in qualche nobil vir- 

tù preuagliono, & rifplendonotcv quelli parimente,chc fono in 

gran reputatone, & ltima, o appreHo communementedi tutti , 

oapprellbdci migliori, oappreilbdi quei,chcnoi habbiaraoin 

ammiratione, o appretto finalmente di quelli, che (limano, & 


t$ ammiran noi. Sogliamo oltra di quello amar coloro, che fon 

per natura dolci, & giocondi nella conuerfatione,& tali, che con 

diletto fi foglia con cflì confumare il tempo. Se cofi fatti lon quel 

U> che di benigna, & fàcil natura fono,& non de eli errori alttui 

curiofi oflfcruatori, o minuti riprenfori ; ne fono altercatiui,o có- 


16 tcntiofi, o amatori di liti . pofeiache tutte quefte perfone cofi fat 

te fono amiche di contrariare, di pugnare, & d opporli fempre 

in ogni cofaagli altri : nèèdubio, che quei, che fan queft,o,non 

moltrino in ciò di non conuenir nella volontà , ma di volere il 


17 contrario, che gli altri vogliono . Soglion renderli amabili an- 

cor coloro, li quali fon molto deftri, Se atti, cofi nel mordere , Se 

punger giocofamentc, & fcheizcuolmcnte, come ancor nel fop-, 


fumare, Se riceuer con patiente, «Se amorcuolc animo i morii, Se 

e punture, che fian date loro, conciolìacofa che gli vni, Se gli al* 

tri, cioè quei, che pungono,&: quei, che puti fono, vn medefimo 

fin della càbietiol dilettation riguardino;métre che co lieta patié 

tia riceuono in fc fteflì i morfi,8c co accomodata deprezza inor- 

ai dono. Amiamo medefimaméte quelli, da i quali fentii lodar quel 

la forte di beni, che fono in noi : Se tra quelli beni, ptincipalmc 

te quelli, del portello dei quali, noi non ben fecuri, fofpichia- 

50 mo alquanto, che veramente non fiano in noi . Ci fi rendon pa- 

rimente amabili quei, che moftran fempre alla viltà altrui vna 

certa delicata nettezza, Se politezza, così nella faccia, Se ncll'a- 

fpetto, come ne i vcftimenti, Se in tutta finalmente la vita loro . 

5 x Non fiamo alieni ancor da amar quella forte di perfone, che no 

han per coflumc di rammemorare, Se gittarc al vifo altrui, o gli 


errori 




Jl Secondo libro . / isj* 


errori da altri commeflTi , e i benefitij da lor già fatti : pofeiache 

l'vna , Se l'altra di quelle cofe , fa argomento, & inditio, che 

limoni fia auido,& diletto prenda d'eller reprenfiuo,& redarguì 


31 tiuo. Se quell'ai tra forte d huomini ancora amiamo, i quali non 

foglion tenere imprende molto nella memoria 1 ingiurie, e i dan- 

ni, che fon lor farti: nècurioli indagatori, oofleruatori fon del- 

le colpe, Se dell'ortelc altrui ; ma fon facilmente riconciliatiui, Se 


3 3 amici del pacificarli, pcrciòche quali noi gli filmiamo eller vcr- 

fo degli altri, tali ancora ci diamo a credere c'habbian da eller 


3 4 verfo di noi. Ci li rendono amabili ancor coloro, che non li di* 

lettan di dire, o di penfar mal d'altrui, ne cercano, o braman di 

faper gli altrui o i noftri falli,ma folo il bene ; cilendo il far que- 


3j fio veramente ofHtio dell'huom da bene. Soglion parimente ef- 

fere amati quelli, li quali non fi dilettan, ne han percoftumc di 

contrapporli, o d'attraucrfarlì a color, che lì truouano accefi d'i- 

ra; o a quelli, che con grande atrentione fono fedamente, & fui 

graue occupati in qualche cofa: perciochc quelli, che fan quello 


3 6 non pollono eller, fe non perfone altercati u e, Se contcntiofc.Fa- 

cilmente ancora ci induciamo ad amar quelli, che tali ci lì mo- 

ftran verfo di noi difpolti, come chi ci riabbiano in ammirano- 

ne, Se ci repurin virtuofi, Se da bene, & della conuerfation no- 


37 ftra diletto prendine Se malli mamen te le cosi fatte lor di mo- 

Arationi, Se opinioni c'habbian di noi, fono intorno a quelle co- 

fe, ncllcquali principalmente delideriamo d'ellerc ammirati, Se 

di parere altrui virtuofi, Se habili a dar diletto có la noftra cóuer 


3 8 fatione. Sogliamo olrra di quello amare gli vguali , Se i limili a 

noi,&: quei, che fan la medeiìma profelfion di noi; Se ne i mede- 

fimi Itndij, &arti,elTcrcitio, & diligentia pongono : fegia no ac 

cadclTe, che per tal caufa l'vn fulTe d'impedimcto all'altro ; o che 

tutti hau eller dafoflentar la vira da vna arte, ouer profeflione 


3£ ftefla . perochein tal cafo fi verificherebbe il prouerbio, chedi- 


40 ce,IlVafaro odia il vafaro. Etmedefimamcnte ci fi rendono' 

amabili quelle, che delle mcdefime cofe ci fi moftran defiderofi, 

che noi parimente defideriamo : quando le cofe fon tali, che pof 

fono iniiememcnte eflerda loro,& danoiconfeguite,eV pollèdu 


41 te . altrimenti quando quello accader non poteilejharcbbe luo* 

41 go il medefimo prouerbio pur'hora addotto . Olirà di quello 


color parimente amiamo, co i quali così fatta difpofition tenia- 

mo, 




/ 2 6 ^DeHa c R^torica cT Àrìttotcl^j " 


mo, cFic ci fa non vergognarci apprclfo di loro di quelle cofe* 

che più rodo in apparenti*, & in opinionc > che in verità tengo- 

no in fe bruttezza : fegià qucfto non vergognarcene non na(ccf- 

45 feda poca, o nulla rama, che noi di lor faceflìmo. Eramiamo 

ancor quelli dall'altra parte, appretto dei quali teniamo rofloc 

di vergogna di quelle cofe, che più torto fecondo la verità, che 


44 fecondo l'opinione, habbiano in fe del brutro . Son parimente 

da noi amati quelli, dai quali habbiam caro d'efler tenuti in 


45 buon concetto & in conto d honorc, & di (lima. Et quelli me- 

dclimamcte o amiamo, o defideriamo haucr per amici, da i qua- 

li delìderiamo eflcr tolti, & fcelti per oggetti dcmnlatfonc, Se 


46 d'imitatione, ma non d inuidia . Siamo ancor pronti ad amar 

quelli, inficmc, co i quali per acquifto, & confeguimcto di qual 

che bene, ci fiamo operati : fe già per quello non fi vedeile poi , 


47 che fulle per venirne a noi mcnteamati. Et in fomma l'elìer grandemente amator de Ria- 

mici, & il non abbandonagli, & reftar d'amargli per qual iì vo- 


jo glia cafo> è cofa, che rende molto amabile I h uomo . peroche fe 

ogni forte di bontà, cV di virtù, far fuol le perfonc amabili, maf- 


51 fimamence lo fa l'haucr bontà, & virtù nell'amare. Sogliamo 

oltradi quello amar quelli, che nel lor conuerfar non procedon 

con elTb noi con fintioni, & diflìmulationi de gli animi loro, & 

tali fon coloro, i quali i falli loro non fi vergognan di confeilarc, 


51 cVmanifeftare; hauendo noi già detto, che con gli amici non ci 

vergogniamo di far lor palefi quelle cole, che fon più fecódo l'o- 


%\ pinione, che fecódo la verità colpabile. Onde fe colui, che di 

ciò lì vergogna, non ama,vcrrà confeguentementc colui, che no 


j4 prendcdi ciò vergogna a moftrar d amare. Siamo ancor pronti 

ad amar coloro, che formidabili, o tremendi non ci fi moftrano, 

& ne i quali fecurezza, & confidentia habbiamo, percioche nef- 

funo è ch'arai chi fia da lui temuto. Spctie dell'amici tia fono, 

lamicitia trà i compagni, ofotictà chclavogliam chiamare, la- 

micitia trà i domeftici, & familiari ; l amicitia trà i propinqui,©* 


f€ congiunti in (àngue, & altre fpctic parimente così fatte . Trà le 




Jfi [Secondo libro. Ì27 


cofe poi) che producano, &: generano l'amici tia fon primierame* 

te li benefìci), Se il fargli iponcaneamence fenza afpeccar la forza 

dei prieghi. Se olerà di quello il no predicargli colui, che gli fì; 

conciofiacofa che nel predicargli, & nell'often targli farebbe egli 

parer d'haucrgli facci per caufa fua propria, Se non per cauta del" 


J7 l'alero,chegli riccuc. Quan co apparti en poi airinimiciua,& aU 

Thaucr in odio, è co fa manifefla che da i luoghi con era ri j a quel- 

li, che noi riabbiamo adeguaci dell'amicicia, Se dcll'amare,pocrà 


tS chi fi voglia per le ileiTo difcorrere Se cófiderare. Prodocc.ici,óc 

generatici cagioni dell'inimicicia fono l'ira ; il concrapporfi, o 


jS> conrrapponimenco, chevogliam dire, Se la maladicencia ► Ma 

l'ira non fi fuolc ccciccarc in noi, fe non per cofe» che riguardici 

noi tlellì : doue che l'inimicicia può in noi nafeer conerà d alcu- 

no, fenza c habbia egli facco cofa, che cocchi, o riguardi noi.pcr- 

ciochc fc della rale,& calcodiofa quali cà lo fumeremo, fenza du- 


60 bio alcuno, fenza altra caufa gli porremo odio. Apprcilb di que- 

fio no s'eccita, ne ha luogo lira mai, fenon conerà di pedono 

parcicolari, come a dir con era di Callia, o di Socrace. ma l'odio 

può hauer luogo conerà d'alcuna force d'huomini in vniucr- 

Tale, confideraca nel gencr fuo : conciofiacoia che nciTun fia, 

chenonhabbia inodio il ladro, & il calunniatore in genere» 


61 A quello s'aggiugne, che l'ira lì vede elìcr mecficabilcol cépo, 

61 ma l'odio non riceue medicina da quello» L'ira olerà ciò fpinge 


a dcfiderare di cagionar dolore, & molellia ncirauueriario : do- i 

ue che l'odio hà fol la mira al male, &al dàno delia perfona odia 


63 ca. pcroche l'iraeo vorrebbe, che fullè da chi lo riceue fencico, 

& fapuco donde gli viene il male, ÒV a colui» cheodia, purché t 

l'odiaco habbia il male, poco alerà cofa importa . Ec fono i mali , 

che doglia, Se molellia apporcano, in namralor fenfibili,&: dal- 

lo ilciTo fenfo percettibili . ma quei maliche principalmente fil- 

mar fideono, manco di cucci fi ftnfencire: & quelli fono l'In- 

giufìicia, Se Mmprudeneia, o ScoIticia,chela vogliam dire, po- 

feiache neiTun dolore, o molellia la prefentia del vicione fafen- 


*4 eirc . Olerà di quello l'vno dei decer affecti ila icmpre accompa- 

gnato con afTlicrionc, Se molellia di animo : doue che l'altro ne» 

hà fempre fcco cotal molellia: conciofiacoia che l huomo nell'ef 

fere irato (enea fempre dolore , Se nel portare odio non fempre 


6 r il fenca . S'aggiugne ancora a quello, che l'irato nel veder gran» 


demente 




/ 2 S ^ella llgtprìca d '' 'Arili Wefcs 


demente moltiplicare infortunij, & calamità nel fuo auuerfario, 

fuol finalmente muouerli a compaflìone: ma chi odia, non ferire 

pietà già mai . Et la ragion di quello e, che 1 irato altro non cer- 

ca, Se non defidera, fé non che colui, contra del quale ha ira, fen 

tacon dolore,& moleUiaellcr fatta contra di lui ricompera del 

la comincila orfefa . ma colui, che odia , brama, & vorrebbe l'vl- 

timaannullanonc,& deftruttionc, Se lo Hello non cller della pcr- 

46 fona odiata. Hor per le cofe, che li lon dette, può eifer manife- 

fto come lì polla fare altrui, conolccre cllere amici , o nemici 

cuci, che veramente (bno : Se come quando tali non fieno, lì pof- 

ùn fax diuenir tali : Se come parimente q uando per amici, o per 

nemici fon porti innanzi ; fi polla difcioglier quella apparcntia , 

4y Se far conoicer , clic tai non fiano : & oltra di quedo in che ma- 

niera , venendo in controuerfia s alcuna cola lìa fatta o per ira, 

o per inimici tia,s riabbiada far parere, o 1 vna cofa,o l'ai tra, lecon 

i 8 do che ci verrà ben d'eleggere . Quali fiano hor quelle cofe , per 

cagion delle quali nafee timor ne gli huomini : Se quai (orti 

di perfone fogliano cfTer temute , Se qualmente difpofti ficn 

[liei , che temono, per quel , ch'ai prefente diremo , potrà ci- 

ti manifcfto, / 




(apo j. *Del Timor e, & della Conjìdentia . 


?3TH Ohi amo adunque per hora, ch'altro non fia il Ti- 

more, ch'vn con tri /lamento, Se vna pcrtnrbation 

dell'animo, nata da imninginatione, Se opinione 

Kì . di detlrueeitiuo, oafìlittiuo futuro male, concio- 


r — 32 ha cola che non tutti ì mali han tcrauu.comc a die 


| ledere in giù Ilo, o tardo di mente, o fi mi le. ma folamen te quelli» 

i quali o intentinomi dolori, Se molcftic, o l 'ideilo dellruggimc- 

4 to, Se la (Iella morte, recar ne polfono . Et quelli ancor non tem- 

pre fon temuti, ma folamentealhota, che non per molto fpatio 

di tempo, lungi da noi fi moftrano, ma come vicini, cV quali che 

adhora inhora fian per venire, già già pendenti appaiono : po- 

(ciache i mali, che molto tempo flimiamo, che fian per tardare 

j a venire, temer non fi fogliono. Se che ciò fia il vero, nell'uno è , 

che non fappiaper cofa certa d'hauerca morire, Se nondimeno 

perche c immaginiam la morte molto da lunga, non par,che pen 


fiero, 




Jl Secondo libto . / 29 


6 fiero,o timor ci mettale vicina non la vediamo. Effondo adun- 

que il nmor tale, quale habbiam delcritto, è uccellano che tut- 

te quelle cole ci liano da clfcr temute, le quali ci paia, che hab- 

bian gran forza, Se facilità di recar la dcitruttiohc, Se. la perdi- 

tione, o almen così graui danni, che molto acerbo dolorcóY pù- > i 


7 gente arili ttione ne partorì fcano. La onde li legni ancoia,& gl'in- 

di rij di cosi-fatti mali fon da clfcr temuti; come quelli,che ci fan- 

no apparire, 6c Itamar, ch'i mali, di cui fon legni, ci llcn già vicH 

ni : ne altro che quello è il pencolo : cioè apprellamento di gra- 


8 ue, & tremendo male. Et così fatti legni fon primieramente l'i- 

numana, & l'ira di quelli, c'han potere, Se facilità di nuocerci , 

Se di firci qualche importante male: perochceilcndo per quello 

manifefto, eh elfi polìbno, & voglion farlo, ne fegue che molto 


9 vicino, Se propinquo (la, che lo facciano. Da temere ancor come 

indino di propinquo male lì dee ftimar, che fia l'ingiuftitia in 

man di color, che potendo affai, han facultà d'eseguirla : con- 

ciofiacota che liacon ella congiunto ancora il volere ; non eden- 

dò ingiufto colui eh e ingiufto, fc non perche clfcr vuole, Se Te- 

lo legge, il valore ancora, & la virtù dell'huoino, s'ella vicn di- 


fp rezza t i, & fchemita, Se fe forza, & poter non le manca; dee 

Teri(imilmcnte clfcr temuta: clfendo inanifefto, ch'ogni volta 

che la Ila dilprezzara, quel difprezzamcnto fa, ch'ella elegga, Se 

voglia nuocere, Se la forza,e'l poter che poi le le aggiugne,fa che 


1 1 la polla farlo. La paura medelìruamcre, che fia di noi hauuta da 

pedone potenti, & habili a farci male, dee eller da noi temuta : 

perche clfendo elle tali, nccellàriamenre laran fempre difpofle, 


li & pirite a offenderci pcrfecurarlì . Oltra di queltu perche gli 

huomini per la maggior parte fon più tolto cattiui, che buoni, Se 

non potenti a refìlterc ali auara cupidità d hauere, Se timidi ol- 

tra cuS, Se vili ne 1 pericoli ; di qui è, ch'il più delle volte e cola da 

temer come pericolofa il por la propria (ahi re io potcre,& in ar- 


15 bitrio d'altri . Onde vengono a douerc elfer temuti da noi colo- 

ro, li quali fon confapeuoli di qualche nollro importate delitto, 

o (celeraro fatto , o fon compagni in elio : potendo elìì agcuol- 

mcreo palefar quel, che fanno, o inqual lì voglia altro modo tra 


14 dirci. Medclìmamente tutti color, che lon potenti, Se habili a 

fare ingiuria, deono elfer femprc temuti da quelli, che tono no- 

bili, Òe facilmente cfpofli àdellcrc ingiuriati : po.ci.iche perii 


R p.ù^li 





ij più gli huomini, quando polfono, fan volonticri ingiuria. Do» 

ucranno aacora elici da noi lemuri quelli, i quali o han riceuu- 

to da noi qualche offcla, o almen fi credon d haucrJa riceuuta : 

conciofiacola che femore quefti rali ftieno olferuado leoccalìo- 


il ni, ci rempo per vendicarli. Dall'altra parre fondaeflcr tenuti 

ancora coloro, c han fatto ingiuria, fe forza,& poter fi tritona in 

erti, come quelli, che temono,che non fialorrenduto con la ve- 

detta il cambio, hauendo noi già pofto quello tri le cofe, che te- 


17 merli deono. Apprclfo di quefto quelli, che per lacquifto, fc 

poifelfo d'vna ftefla. cofa quau a gara tra di lorcontendono-, dcon 

temerli gli vni gli altri, ogni volta che la cofa fia talc,chil luo ac- 

quifto non polla negli vni , & negli altri hauere iniiemenicnre 

luogo: pcrochegli auuien fempre che quelli tali fi oppongano, 

&c li nemichino inlìeme per impedirli in tutto quel, che pollono. 


I 8 Coloro ancora, i quali fono atti a dar timore a quei, che lon più. 


poteri ti di noi, dcon parimente elfer da noi remuti ; come quel- 

li, che più atti, & potenti farebbero a fare offefa, & nocumento 

15? a noi, eh aquelli . Et per la mcdelima ragione temer debbiam 

quelli, che noi vediamo ellcre effettualmente temuti da alcuni , 


10 che fian di maggior potere, & valor di noi. Et quelli parimcn- 

re, c hanno orlclo, o vecifo perfona più potente, & più atta a di- 


II fenderli, che non fata noi. & non manco ancor quelli,c hanno 

airalito, & fatto fopr'vfo a pcrfone,ancor che di minor forze, Se 


11 di minor conto di noi. perochc eglino, o fon già habili a tentar 

quello ftelìb contradi noi, c\r perconleguente da elfer da noi te- 

muti ; o fon per pigliar da quel fitto accrefeimenro di forze, 6c 


15 d'animo da doucrc elfer da noi lemuri . Oltra di quefto trà tutti 

quelli, che pcrelfcrc ilari ingiuriati da.noi, o per elfer nemici , 

èc auuerfahj no il ri, ci dan caufa di temer di loro, fon principal- 

mente da elfer remuti, non quelli, eh à curi, & i ubici nell'ira fo- 

no, & molto nel parlar liberi ,• ma quelli per il contrario, che co 

di Hi mula rione, aftu ria, cV calidità, placati di fuora appaiono. 


14 conciofiacofa che di quefti tali non ci polla mai elfer manifefto, 

ic il male, e il pericolo ci lia dapprclfo ; &c perconleguente non 

ci potiamo aliccurar, ch'il mal, c habbiamda temer,lia lontano. 


if Hor tutte le cofe, che ci polfbn cagionar timore, alhor di mag- 

gior* fpauento, òVpiù da elfer temutefono, quando al difordine, 

& al danno, che con erte venga, mal li può dar medicina, o re- 

car reme- 




Jl Secondo Ithro . ijt 


ear remedio, ma o in tutto correggere, Se rimediar non fi può, 

over (e remedio alcun ci fia, non e egli in min noftra, Se in po- 

ter noftro, ma in man più rollo degli auuerfanj, & nemici no- 

tò ftri. Et medeiìmamen terrà le cofe, cheli deon tcmcre,qucllefon 

maggiormente da temere, per la cui ncompenfa, & reltauro, o 

non da da trouarfi da alcuna parte aiuto, oaìmen molto difficile 

»7 fiail trouarlo . Et per dire in lomma in vna parola, fon da elfer 

temute tutte quelle cofe, le quali vedendoli accadute inalrn,o 

già già pendenti per accadere, fono atte a generare affetto di có- 

18 paflione. Queftc, che noi habbiam dette adunque, fon ((i può 

dir) tutte quelle cole, che fon da elTcr temute, Se che per il più, 

foglion temere gli huomini. fegue hora che noi diciamo, qual 

forre d'huomini, & in che maniera difpofti, Se qualificati lien 

quelli, che temer fogliono. Ellendo dunque il timor cógiunto 

femprecon immaginationc, Se quafi afpettanon d'hauerea rice- 

ucr qualche lefione, o patimento corrottiuo, Se dcltruggitiuo ; 

chiara cofa è, che timor non farà per cadere in coloro, i quali 

habbiano opinione, & credenza di non hauere a patir male al- 

io cuno, oalmen temenza non haran di quelle cofe, le quali eflì nò 

3 1 minino, ch'accafcarlor debbiano, ne di quelle perfone pan me- 

re, dalle quali non habbiano opinione, che mal ne debba lor ve- 

51 nire: oalmen non ne temerannoin quel tempo, nel quale ma- 

33 le alcun non n'afpcttino . Onde neceffariamenre fegue, che in 

quelli farà timore, i quali haran credenza, Se opinione di potere 

elfer da qualchegraue malcaflaliti, Se in quelli parimente, che 

da quefte, o da quelle perfone, Se da quefte, o da quelle cofe, Se 

in quefto, o in quel tempo, (ofpicheranno, Se (limeranno, ch'il 

14 male, & il pcricol venga. Tra quelli, che non ftiman d hauere 

ad eflerc aflali ti da grane male alcuno, fon primieramente colo- 

ro, che fi truouan pofti in gran profperità di fortuna : Se per 

ouefto vengon quefti tali ad ellcr contumcliofi, infoienti, Se di- 

spregiatori d'ognuno, Se ripieni, 6V gonfiati fempre d audacia, 

$$ Se di confidentia. & così fatti gli foglion render le ricchezze, 

}6 la gagliardia,la copia degli amia, l'autorità, Se Ja potcntia. Co- 

loro ancora non penfàn, che graue male habbia da venir loro, li 

quali fumandoli, che già fien venuti loro addofTo tutti i più gra- 

ui, Se più atroci mali ; fenrono agghiacciara, & quali cilinta in 

elfi ogni fpcranza, ch'il futuro riguardar polla: come auuiert 


R ij (per cileni- 




/ $2 Ideila lirica dj4rìttotc(z^> 


(per clTcmpioJin quelli, che all' vi rimo ftippìitio condénari, all'è- 

57 lecution di quello menaci (ono . mailumoic ha Infogno itm- 

pre per l'elferè, Óc mantenimento (no di qualche Iperanza di fa- 

llite, 3c di (campo in quel pericolo, & in quel m u, clic u u me, 

3S o pare. Di che chiaro indiiio ci può ellere il veder, eh il rimor 

reo del huomo conlulratiuo, & nellunoc, che coniiglio cerchi 

in quelle cole, in cui non lì in nmafte reliquie di fperanza alcu- 

35? na. Pier laqual cofa quando noi corniceremo, o ltunercmo ciìcr 

comodo alla caufa noftra, che qualche timor ha negli alcol tarorij 

farà di mcftieri, che procuriamo di preparargli in modo con la 

noftra orationc, che li dicno a creder d'clfer tali, ch 'ancora erti 

polHin patire, 6c riceucr male, come faria dicendo, che patito 


40 habbiano altri maggiori, & più potenti di loro : 3c facendo lor 

vedere, ch'alrri limili, òc pari loro habbiano il medetimo patito, 

o patano,& da tali, che mai (limato nò l'harebbero; & cai cofe,& 


41 in tal tcpo,che non harebber creduto, calettato mai. Hor per- 

che già intorno al timor dichiarato habbiamo,chc cofa egli ha, genera parimente confidentia . Oltra di quello 

contìdentia fentirem venire in noi, fe, o in più numero , o di 

maggior valore,o in maggior nu mero, Se valore infieme,fari quel 

li , a cui tocchi il medeiimo interellc noltro, che non faran dalla 


49 parte di quelli, da cui ci fia per venire il male. Le perfonepoi, 

nel le quali ha d'hauer luogo la confidenti!, nella gin la, che fiora 

diremo, difpofte fogliono eflerc. Se primieramente fon'cllc tali, 

quando par loro, che la maggior parte de i fatti , & delle ini prete 

loro, lìan lor (uccedute profperamente:& che ninna cofa attucr- 


jo fa, o pericolo fia lor venuto addotto . Et quelli d uTaltra parte fo 

gliono eirer confidenti ancora, i quali fpelle voltein graui peri- 

coli fi fon trouati, Se fempre nondimeno ne fon riufciti liberi, Se 

fcampati falui. conciofiacofa che in due modi, o ver perduceau- 

fe fogliano gli rinomini non fentire, o temere i pericolilo per che 

prouati altre volte non gli hanno , ovcramenre perche ltimano 


51 di potere hauercin pronto aiuti da liberartene, come fi vede (per 

eirempio) auuenir ne i pericoli del mare : doue coloro,chccomc 

inefperti del nauigare,non han prouaro alerà volta le tempere 

marittime, ci ftan con animo confidente, Se fecirro di qucllo,chc 

ila pendente per accafeare. ma color parimente liberi , da timor 

quiui fi ti u ouano. ì n aiuto de i quali ila polla, Se parata l cfpericn 


5 3 tia,che tengono in tai pericoli. Soglion medelimamente in qual- 

che pericolo elTcr conridenti gli huomini , quando conofeon no 

haucr dato coli fatti pericoli terrore a perfone fimili , o vguali a 

loro, o a manco potenti, eli cili non lono, o a tali, di cui eliì più 


54 potenti, Se maggiori fi {ramino . Et alhora filmiamo d clTer più 

potenti d'alcuni altri, quando o quelli Iteflì, o altri maggiori, Se 

più potenti di loro, o almcn fimili, Se vguali ad elTì ,* vinti, f 


55 pcrati riabbiamo. Diuengono ancor cófidenti gli huomini qua- 

do ilimano, Se fi perfuadon di polTcderein maggior numero, Se 

in maggior perfezione quelle cole, nelle quali color , ch'ecccdo- 


56 no foglion dare di fe timore. Se cofi fitte cole (ono copia di ric- 

chezze, gagliardia della pcrfona,larghezza di dominio, Se di pof- 


fcffionij 




/ 'Della r B^torica d % Aristotele 


fclììoni, abbondamia d amici, copia d in ftromenti, &mtinition 

da guerra, o d ogni torce, o almcn delie maggiori, & delle più im- 

j7 portanti . Co nhden eia ancor fi fuol trouarein coloro , i quali no 

han mai orfeio, o ingiuriato alcuno, o almcn non molti, ÓV fpc- 

tialmcntc nelfun di quelli, chetali fieno, che debbiano elfere a 

j8 ragion temuti . Et topra tutto grandemente diuengon le perfo- 

ne confidenti, quando par loro, che quelle co fé, dalle quali fi pof 

fa conietturar la mente, c'1 voler di Dio, fi inoltrino in lor fauore, 

come frà più altre cole fon gl'indi ti) degli aulpicij, le rifpofte de 

gli oracoli & limili : conciofiacofa che l'ira fia pe r Tua natura at- 

ta a recar confidenza. Ondefolendo, non dal fare ingiuria, ma 

59 dal riceuerlanafcere, & generarli l ira : & douendofi ftimar,che 

Dio habbia da elfere in aiuto de gli ingiuriati, viene a poter con- 

ictturarfidai fegni del fauor diuino, d'hauer riceuuto ingiuria» 

éo onde l ira nafee, che rende I h uom confidente. Suol parimente 

diuenir confidente l'huomo, quando egli elfcndo quel, che pri- 

mo aliale, viene a preuenir nel pericolo. perochc andandoui in vn 

certo modo già preparato, Òc non improuifto,ii da a credere,chc 

la cola habbia da nule ire a modo Tuo, o che le pur non riefee, no 

habbia egli ne nel fatto ne doppo'l fatto da lenti rne lelione,o dan 

il no . Et tanto baiti hauer detto delle cofe , che fono habih a dar 

timorc>& di quelle parimente, che confidenza recar nepofTono. 


Capo 6. Della Verecondia, £f del- 

• l Jnuerecondia . 


rSJpSTSa Vali fieno hor quelle cofe, intorno alle quali fo- 

glion diuenir verecondi, o Inucrecondi gli rinomi- 

ni, o vero sfacciati, 6c al conlpetto di quai pedone 

foglia quello auucnire , & qualmente difpolti lìen 

quelli , che facilmente fon tocchi da quelli affetti , 

a da quello , c hora diremo , potrà renderfi manifcfto . Poniamo 

adunque che la verecondia fia vna certa mitezza, & perturbatoti 

dcll animo per cagion di quella forte di mali, che dishonore , & 

infamia riguardano, o prclcnti, o paffati , o futuri , che li dimo- 

I ftrino . & 1 Inucrecondia per il conttario viene ad elfere vn certo 

difprezzamento, óc vn non curarfi,& quali vn non fentir cofi fai 


ti ma- 





Jl Secondo librò . i jf 


4 ti maH, che ( come ho detto ) ignominia importano. ElTendo 

dunque la verecondia tale nella Tua divininone, quale cfplicata 

1 riabbiamo ; per quella forte di mali verrà neceflanamentc a cau 

farli in noi vcreco ndia, li quali ci pofla parer , che redondino in 

bruttezza, & macchia di biafmo, o di noi (tedi, o di perfone,che 

ci lì.mo a cuore, Se ch'alia noltra cura appartengano . Et coli far- 

ti mah fon tutte quelle opere, & quelle actioni, che dal vitio de 


/ riuano : come farebbe (per ciicmpio ) nella maggior caldezza di 

vn fatto d'arme, ilgittarea terrai armi, o il fuggire, &abbando- 


6 nar la pugna, il che dal vitio della timidità derma: o il negar di 

rendere, o ver d'hauer riceuuto vn depofito, il che dal vitio dcl- 


7 l'ingiufhtia nafee : o il mefcolarlì in commertio venereo con per 

fone, che non conuengano, o ver in luogo, o in tempo, che non 


8 ila lecito ; il che dcriua dal vitio dcH intcmpcrantia : o il cercare 

ingordamenrc di guadagnar d'ogni minutezza, over da cole no 

lccitc,cV poco honefte,o da cofe finalraente,onde fi a quali impof 

libile il cauar nulla, come fon le perfone molto poucre,& gli liel- 


f li morti . come fi (noi dire in piouerbio, fin da i morti voler ri- 

portar guadagno, il che rutto nafee dal brutto vitio del fordido 


i o guadagno, & dell'anal i eia . Medelimamcnte e cofa da poter ge- 

nerarein noi verecódiail non fouuenir di danari ne i bifogni,ha- 

u e ndo il potere, & la commodità di farlo: o fouuenir molto ma 


zi co di quel , che il polla , & che faccia di mcllicri . Et parimente 

l'eflèr noi fouucnuti da chi habbia manco il modo,chc no n hab- 


ix biam noi. Et il cercar di tor danari in preftanza , cV con vfura 

ancora, quando ftimiam ch'alcun ne voglia domandare a noi. 


1 3 Et il domandar di nuouo in pretto da colui,che noi penlìam,che 

voglia domandai ci, che gli relhtuiamo quel che ci habbia già pre 


14 (iato prima. Et il domandar ch'egli ci redituifea quello , che gli 

habbiam prelbro innanzi, preuedendo noi, che ci voglia in prc- 


15 fto domandar di nuouo . Et il metterci oltraquefto a lodar qual 

che cola in vna certa coral maniera, che polla apertamente pa- 

rer, che il far quello Ha più tolto vn domandar, che la ci fiaoner- 


16 ta in dono. Et il tornar di nuouo a domandar da coloro, dai 

quali hauendo domandati dell'altre volte, habbiam femprcre- 


17 pulfahaumo. Tutte quelle cole, dico, fono atte a cagionarci rof- 

for di verecondia, per clfer tutte induij del vitio dellauaritia : 


18 come ancor cagionar ce la fuolc il lodar molto alla feoperta al- 


cuno 




ij 


cimo in prefentia fua : elfcndo il far quello vno indino del virio 

19 dell'adii Licione . Medefimamente il roiierchiamente lodare, & 

fino al Cielo innalzare in alcuno quelle qualità, che punto,in pu 

to buone lì truouano in lui, & (cancellar con le parole,& far co 

me incognite difparir quelle, che grandemente degne fono in lui 

40 di bialmo : & il inoltrargli, fc punto lo vediamo afflino, di fen- 

tir molto maggior dolor del mal Tuo, che non lente egli ftelfo , 3c 

altre cole in lumina lomiglianti a quelle , fon tutte habili a cagio 

nar verecondia in noi, come quelle, che lono inditi), & fegnidel 

li vitiodclladiilatione. Può parimente caufare in noi rolTor di ve- 

recondia il non potere, o non voler loltcner quelle fatighc, che 

foltener vediamo a perfone più vecchie, o educate , ck ailuefatte 

in maggior delitic di noi , o vero a pcrfone,che fiano in maggior 

licentia, de habilità di comandare, che noi non fiamo , o che fie- 

no in lomma, men potenti,& men'atte a folìencr fatighe,che nó 

fiam noi : percioche tutti quelli fon legni d'effeminata molline . 

1 1 Pare olirà quello, che ila caufa di verecondia 1 elìcr lempre quel, 

che riceua benditi) , & cortelie : & il ricorrer molte volte a 

vn medelimo per aiuto , Se per benefitio : & il rinfacciare , & 

rimprouerare i fauori, i benetitij,& gli aiuti fatti ; pofeiache tut- 

te quelle cole fono inditi), & legni di pulillanimita , ded animo 

23 abbietto,& vile . Reca medelimamenre verecondia ri parlare in 

lode di fc medelimo,& il predicarci promerrcr di fc gran cole, 

cV l'artnbuirea fe ftelfo, & quali vfurparli iclodcuoli opere de- 

gli altri : elfendo rutti quelli non altro, ch'inditi) di quella Ione 

14 di vino, che vantamenro li domanda . Et cofi decorrendo nella 

mcdelima guifa per ciafeheduno de gli altri vitij, limili a 1 lor vi. 

ti) debbiam dite elTef l'opre, de glinditij loro, & per confeguen- 

te pieni di bruttezza, & atti a cagionar verecondia, Iti mar fi deo- 

tj no. Oltra di quello ci luol recar verecondia il vederci mancare 

alcuna di quelle cole, delle quali non han mancanza o gli altri 

tutti, o almen tutti, o la maggior parte di quelli, che lon ùmili a 

16 noi, overovguali, & pari noltri . Et per limili, o vguali unendo 

io coloro, che fono od'vna ItclTa nationc,od vna lidia citrà>o dk 

vna Itella età, o d'vno lìclfo fangue, o vogliam dir d vna parente- 

la, èV fameglia llclTa, o in qualcun fomma, fi voglia conditione,; 

X7 &r piopinqmtà fon limili, o vero vgn ali . & quello, chchodcc~ 

io, auuien per parer cofa indegna, Se che porci imperferuone,& 


macchia 




Jl Secondo libro . 7^7 


macchia il non vederli partecipe di quello, in che tutti gli altri 

noftri vguali hano partc.come laria(per cflèmpio)s'alcu li vedefle 

priuodi tanta alracn parte d cruditionc,& difciplina>quanta co- 

munemente fogliono imparare, Se apprender ruttigli altri della 


18 città Tua . & il medefimo li dee dire dell'altre cofe . Et alhor tue 

co quello fuol maggiormente dar caufadi vergognarli , quando 

quella mancanza delle dette cole, che ogià già fi fia villa, o al 

prefence fi vegga, o lìa per vederli in noi ; nafea per no lira colpa, 


1 9 di maniera che noi la propria cagion ne damo . Apprettò di que 

fto il forieri re, &: patire, o l'hauer fonerto,Sc patito, o il vedere di 

hauerc a forferirc,& patire cofe, che portin feco infamia, & brut- 

ta dishonoranza, Se vitupcrofo obbrobrio, fon veramétecaufadi 

no piccola verecondia, Se coli fatte cofe fon principalmcnre quel 

le, nelle quali lì (ottoponela propria perfonaa brutto vfo,& a foz 

zo leruitio,o ad opre Se attioni in fomma,chc cótumcIia,eV brut 


3 o ta- macchia d'ignominia imporrano . Et di coli fatte cofe, quelle 

ch'importano ofeena, Se lalciua intemperantia,o volontariamen 

te, o inuolontatiamente,che fe li fonerifcano,& fi riccuano,bruc 

tezza, Se verecondia recano . doue che l'altre orfefe , che folo da 

violentia, Se da forza nalcono, alhor folamente dishonorano, Se 

ignominia portano, qnando fuor del proprio volere , violente- 

mente fi riceuono, & lì fofferilcono: pcrochc da vile ignauia , Se 

timidità par, che nafcail parire,& fopportar tali ingiurie, & non 


3 1 cercare di fcancellarle con la vendetta. Quelle dunque c'habbia- 

moairegnatc, Se tutte 1 altre coli fatte, fon quelle cofe, per lequa 


31 li fogliondiuenir verecódi gli huomini. Hor perche la verecon- 

dia importa in fua natura immaginationc, Se fofpition di mala 

opinion, che fia hauutadi noi> Se ciò folamente per cagione, Se 

tema di tale opinione , Se non per qual fi voglia altra caufa , che 


3 3 da quella accidentalmente feguir ne polla ; Se nell'uno è, che del- 

l'altrui opinione tenga conto, fenon in quanto ticn conto di co- 

loro, nell'animo de i quali,quclla opinion fi truoui , ne fegue ne 

ccflariaméte da tutto quello che folo appretto di quelle perfone, 

lcquali Himiamo J & teniamo in conto, lentiremo toccarci da ve- 


34 recondia. Et ltima,& conto fogliam tener primieramente di co 

lor»da i quali llimiamo d eilerc hauuti in ammiratione,& di quel 

li parimente, che noi ammiriamo, o che defideriamo, ch'ammi- 

rino,& Himin noi; Se di quelli altri non manco ancora, co i quali 


S in emù- 




jjS T>eSa Ttgtortca d % Arìttotclt-j 


in cmulation d'honore contendiamo , & di tutti coloro in fom- 

ma, l'opinione, & il giuditio de i quali non difprczziamo,nè re- 


5 niamo in nulla. Et quanto all'ammiratione, da coloro foglramo 

delìderar d'elTere ammirati, Se color parimente fogliamo noi am 

mirare, i quali fon dotati d'alcun di quei beni , che foglion ren- 

der reputati, cV: rifpettati gli huomini, o veramente qualche cola 

pofleggono, della quale bifognolì, Se grandemente deli«ècroÌj, ci 

ritrouiamo, come fi vede( per cflcmpio) accadere a gli amanti. 


6 Quanto poi alla contentiofa cmulation d honore, tra color com- 

munemente ha ella luogo, trà i quali fi truoua parità, & equalità. 


7 Quelli poi finalmente, lacui opinion e, óc giuditio, che di noi fac 

ciano non deprezziamo, ma teniamo in còro, fon principalmé- 

te coloro,che ellcndo da noi giudicati prudcti,lì può lìimar, che 

veraci,& degni di fedc.lìeno ne i lor giuditii, Se ne i lor pareri.& 

cofi fatti fono quelli,che già lì truouano d'età fenile,& maturi di 

anni: «Se quelli parimétcche fon bene educati, & di ragioneuolc 


8 eruditionc ornati . Le cofe mcdelìmamctc,che fon habili a dar ve 

recondia, Se le perlone parimente, ver lo delle quali diueniam ve 

recondi , maggiormére ci meneranno a quello, fe in pai ci e, o ver 

fu gli occhi, & in prcicntiafi troueranno. Onde è nato il pro- 


p uerbio, che dice»che la verecondia ne gli occhi alloggia . Et da 

quello nafee, che molto più diueniamo verecondi apprcllb di co 


0 loro, che fempre ci hanno da llar prefenti: Se appretto di quelli , 

che atten tamen te pongono alle cofe,che facciamo,o diciamo di- 

ligente auuertcntia, Se cura : pofeiachecofi gli vni, come gli al- 


1 tri di quelli, par che ci ilien iu gli occhi . Ci genera parimente/ 

verecondia il ri ! petto, Se la prelentia di coloro, che non fon roac 

chiati di quel ma! e (imo errore, del qua] ci accafea di vergognar- 

ci in qualche no lira attionctcflèndo per qu cito cofa man ì fella do 

ucre ad elfi parere in torno a tale anione, il contrario» che pare a 


i noi . A pprello di coloro ancora ci accade di di ucnir verecondi , 

i quali poco inclinati fono a feufare, Se a perdonar gii errori di 

quei, che peccano . peroche fi fuoi dire, che l'huom facilmente 

quel, ch'egli Hello fa non riprende, ncavirio attribuifee in altri. 

Onde può per il contrario elfcr chiaro,ch'ei lìa agevolmente per 

riprendere, Se ftimar vitio in altri, quel, che conofee di non fare 

egli . Diueniamo oltra quello verecondi apprelfo di quelli, che 

fon volótieri diuulgatori,& diirorainatori di tutto quel, che fan- 

no - 




Jl Secondo lìhro . / $p 


4f no. Concioflacofa che niente importi , & diffèrentia aterina non 

fia tra'l non apparire ad alcun l crror noftro, Se il non e/Icrgli re- 


46 ferito. Et coli fatti diuulgatori, & diffamatori fogliono efTer due 

forti di perfbne; cioè quclli,che hanno da noi riceuuto ingiuria> 

& per quefto foglion Tempre ollcruar tutti li nomi errori per 

palefargli ; & quelli, che Con maligni, & malcdi ci per natura: co 

me quelli, che (olendo per la lor malcdiccntia infamar quci,che 

non errano, 8e attribuirlor quegli errori, che non fanno,* molto 

più fi dee credere, chefaran quefto con tra di quelli, che verame- 


47 te peccano. Medeiimamenre apprcllo di color fogliamo eller ve 

recondi, i quali foglion , come per lor profeffionc confumare il 

tempo in riprender, notare, Se mordere i difetti, Se gli errori al- 

trui: come fono i Poeti Comici, & quella forre d'htiomini, che 

pare, che profeflìon facciano di muouerc, Se cattar motteggian- 

do, & pungcndo,rifo co i deferti d'altri : pofeiache cofi gli vni co 

megli nitri fi pollbn connumerar tra i maledici, 8cdiuulgatori; , l 


48 Oltra di qucfto rifpetta di quelli,! quali cofa alcuna, che mai do 

mandato habbiam loroidincgato non ci hanno mai, ci fuol vere 

condi rendere : potendofìper qucfto parere, che cofi fatte perfo- 


49 ne ci habbiano in conro,& in aramirarione. Etpcr la medefima 

ragione diueniam verecondi con quelli, i quali per la prima vol- 

ta domandan con prieghi da noi qualche cofa . pcroche non efc 

fendo ftara fino alhor punto macchiata la buona opinione,cV co- 

fldcnza c'hanno in noi j andiam con rifpetto per non macchiarla 


50 in'quclla prima volta . Et tali s'han da ftimare cflcr primamen- 

te quelli, che da principio cercan d'hauer l'amici tia no/tra: pero- 

che danno inquefta guifainditiodinon hauer conofeiutoin noi 


51 fe non quelle qualità che migliori habbiamo. Ondea ragione e 

giudicata buona la rifpofta, che fece Euripide a i Siracufani. 


52 Et quelli parrimentc fon tali, i quali cflendo antichi domeftici 

nofrri, non han per anco mai conofeiuto in noi cofa , che come 

degna di biafmo habbia diminuito in lor la ftima,che di noi fan- 


J3 no. Sogliono ancora gli huomini, non folo hauer verecondia 

delle cole già dette di fopra, ma ancor degl'inditij, Se fegni di 

quelle : come a dir ( per elfempio) non fol delPvfo venereo nello 

ftefTo fatto, ma di tutte quelle cofe ancora, che dar poflbno indi- 


J4 tio di cofi fatta inconrinentia, Se lafciuia noftra . ne (blamente 

prendiam vergogna nel far quelle cofe, che cagionar la pollono, 


S ij ma 




ijLfiy "Della Teorica d'Arinotela 


SS maancornon manco nel dirle . Similmente ancora non folo ap- 

preso delle già di (opra aHegnatc Torti d'riuamini,ci iiiol verecón- 

dia artàlire, ma ancora apprelfo di chi polla facilmente riferire, 

òcdarraguaglio a quelli, come fono i lenii loro, cV gli amici lo- 


$6 ro. Quanto poi a quelli, la prefenria, e'irifperto deiquali non 

ci cagiona verecondia, cofi fatti totalmente lon quelli, il parere , 

e'1 giuditio dei quali (limiamo cfler communemente difprezza- 

to, ne eflcre habilcadarpunto di momento alla perfualion del 

vero : peroche nell'uno è, che perla prefen ria d'animali irratio- 

nali,o di piccioli fanciulli fenta accenderli il volto di vereco ndia. 


57 Oltradiqucftonon per vna medcfima ragione, né intorno alle 

raedclìmc cofe rende verecondi la prefentia di quelli, che fon fa- 

miliarmente conofeiuti da noi,& di quelli, che ci fono ftranierr, 

& dalla noftra familiarità remoti, conciofiacofa che appre/Io di 

quelli, che domeftici,& noti ci fono, fentiam verecondia di quel 

le cofe, ch'il vero fteflb fcuopran delle noftrc attioni.douc che ap 

predo di quei, che lontani, & flranieri ci fono , ci fa verecondi 

quello, che la fteilà legge,& per confeguente folo l opinion , che 


58 shabbia di noi, riguarda . Ma quelli , ch ailaliti fogliono cifer 

da verecondia, fatti, &c difpofti fogliono erter nella maniera , che 


59 noi diremo. Et primieramente tali fogli on diucnir le perfone 

auando fi truouano appretto haucrc alcuni di quelli, il lifpctto 


60 de iqualihabbiam già detto folcr caufar verecondia. Et quefti 

fono ( comeveduto habbiamo) tutti quelli, i quali, o fon da noi 

ammirati, oammiran noi, o dcfideriamo,checi riabbiano in co 

to,& in ammiratione ; & quelli parimente del cui aiuto bifogno 

riabbiamo in cofa,chc noi no fperafllmo di confeguire, feperdef- 


€1 fimo appreflb d'elfi di ftima, & di opinione. Il nfpctro eli que- 

lli adunque fuol render verecondo l'huomo : & ciò fpetial men- 

te in due cafi. L vno è fe quefti tali con gli occhi loro itcflì,prc- 

lenti la cofa (certa veggono, fi come ben difleCidia in quel- 

la oraoone ch'ei fece fopra ladiftribution, che fi trattaua di fare 

in Athcne,de 1 campi,& delle poflcflloni dei Samij . peroche pre 

gauagh Athcniefi,che volcfler nell'animo immaginarli, eh e tutti 

1 popoli della Grecia fuflèrquiui prefenti in corona, loro intor- 

no : di maniera che non folo hauefler per relation d'altri a faper 

quello, chequiui con fuffragij , cV decretili determinane; ma 

9) eglino ftcflìlo vedetìcr co ilorproprij occhi. L'altra cofa è fe 


quefti 




fi 




Jl Secondo libro . 




quelli tali, quando pur non fian per veder prefenti cflì ftcffi, fon 

nondimeno cofi propinqui, che facilmente, & commodamentc 

polla elfernc fatta lor relatione, & venirne notitia ali orecchie Io 


f 4 ro . Et da quello che fi e detto nafce, che quelli, che fi truouan 

caduti in milcro , & calamitofo (lato, non vorrebbero in modo 

alcuno edere in tale (lato veduti da coloro, ch'in altro tempo già 

cmulatione hauuta verfo di loro haucllero : emendo proprio 


6f dell'emulare lhauereinammiratione, el tenere in conto. Oltra 

di quclìo ad cller verecondi faremo difpofti ancora , quando co- 

nolceremohaucr cola, ch'argomentar polla qualche anione, o 

fatto , che fia habilc a caufar verecondia, o commcllb che Ila da 

noi fteflìjO da i nollri progenitori, o da altri, che ci fiano in qual 

fi voglia propinquità congiunti, odaperfonain fomma,lacui 

infamia polla in noi ridondare, & farci partecipi di verecondia. 


66 Et tali fono, oltra quelli, che pur hora habbiam detti , quelli al- 

tri ancora, i quali nelle loro attioni, paia che da noi dependano, 

& origin prendano, per efler noi o precettori,© ver configlicri lo 


6j ro . Sogliono elTerc ancor verecondi quelli , che hanno altri lor 

limili, overo vguali, coi quali tengono honeftecontefe, cVemu- 

lation d'honore . concioliacofa che molte cofe per fola caufa de 

gli emuli, Ila tirato dalla verecondia a fare, o non fare l'huomo . 


6 8 Suole ancor crefeer la verecondia in quelli, i quali veggon d'ha- 

ucre ad elfer fempre fu gli occhi, & a ri crollarli fpelTo prefenti in 


69 nanzi a coloro, a cui già fian noti, & palcfi i falli loro . La onde 

Antifonte il poeta,cflendo per comandamento di Dionifio mena 

to all' vltimo fupplitio ; 6c vcdcndo,che gli altri fuoi compagni , 

chedoueuan parimente, morir con lui; nell'vfcir della porta del 

carcere , s'haueuan, quali che fi vcrgognallcro , co l lembo della 

verte coperto il capo , dille, A che cercate , o compagni,d'afcon 

dere, òc coprirei! volto ? fc domane nellun di quelli, che fon 


70 qui prefenti, vi potran vedere. Della verecondia adunque fia a 


ba llanza quanto fin qui fi è detto, dell Inucrecondia 

poi, o sfacciataggine , o impudentia, che la 

vogliam chiamare; è cola mani fella, 

che dalle cofe , alle già dette 

contrarie, fi potrà com- 

modamentc no- 

titia haucrc. . 


Capo 




14.2 fDeSa Teorica d'ArìHotcltj 

(apo 7. 'Della gratta . 


Erso diquai perfonc, Se inquai cofe foglionoef- 

fcreratificatiuigli huomini, Se qualmente difpo- 

fti (ogliono eiTer tali; potrà facilmente farli mani- 

fefto, ciiffinita prima, che fi farà la Giada . Ponia- 

mo dunque la Gratia eflerquclla, per laqual fo- 

gliarti dire, ch'alcuno, ch'habbia facultà di farla, faccia gratia a 

perfona, che ne fia bifognoia : & ciò non per render ricompenfa 

di qualche cofa riccuuta prima; ne perche ad elfo, che la fi ila 

per venirne giouamcnto,o rilieuo alcuno ; ma folo perche chi la 

\ riceue l'habbia. Grande poi fi dirà la gratia,quando,o colui che 

la riceue ne farà grandemente bifognofo ; o la confiderà in cofe 

di grande imporrantia, Se difficili molto, o farà fatta nelle tali , 

Se tali opportune occalìoni, Se tempi, o colui che la fa, farà da- 

to o folo, o il ptimo a farla, ofe al tri faranno frati ancorargli ha- 

4 rà nel farla maggior diligen ria, & fariga de gli altri vfato. Et per 

bifogni debbiamo intender noi principalmente i defiderij, che 

fon quelli, che mifurano li bifogni : & maiTìmamente quei defì- 

dcrij, coi quali ftà congiunto dolore, & molellia in non confc- 

j guir|c cofe, die fi defiderano. Et così fatti fon quelli ch'inchiu 

dono in fe qualche vehemente cupidità : comeauuien nell ardé- 

te amor de gl'innamorati; Se nelle intenfe nftlitrioni, & dolor 

corporei, Se ne i graui pericoli, che ne fopraitino : pofeiache in 

coloro, che fon polii in pericolo, cupidità fi rnioua ; lì come pa- 


6 rjmentein quelli, che fon da corporeo dolore afflitti . La onde 

a color, che da poucrtà oppreiTì fono, o in mifero*filio fcacciati 

^ ritruouano, ogni quantunque minimo fooaenimento, che ri- 

«jcuono, tari la grandezza del lor bifogno, Se la grande opporrà- 

nità dell'occafion parere, che noa piccola gratia fi fia fotta loro , 


7 fi comeauucnne a quel, chediede con vnacefta aiuro a colui , 


8 ch'era in Liceo. Fidi meftieri adunque che i benefi tij, & le gra- 

ne, che fi fanno, a voler chegrandi appaiano, ficn principalmc- 

tefattc con tali, quali habbiara dette, occafioni, Se circonftan- 

tic : & fele medcfimeapunto non occorrono, fieno almen fimi- 


9 li, o ancor maggiori. Per laqual cofà cffendolì già per quel, che 

fi e detto fatto chiaro, quando, Se a chi fi debba intender la gra- 

da fàrfi , 




Jl Secondo libro. %4A 


tiafarfi, S: qualmente fien difpofti colof, che le Tanno, porrà da 

quello farli manifefto, che volendo noi moftrar che lì ila fatta 

grada, fa di mcftieri,che con quelle auu erteti e, & luoghi,c'hab- 

Siamo allignaci, fi faccia veder, che coloro, che la riceuono, o 

l'hanno riceutita, fi truouino, o fi trouaifero in quella forte di 

bifogno, o in quella forte d'afHitdonc, & di dolore, che detto 

habbi amo, Se coloro, che l'hanno fatta, habbian fouucnuto in 

quella opportunità, iSc n cecili tà, &: di quella forte di fouuenimé 


10 co, c'habbiam inoltrato, cVdifegnato di fopra. Etparimétepuò 

eirer da quel, che fi e detto manifefto, come 11 polla ofeurare, Se 

far quafi difparir quella grada, che 11 fulle fatta ad alcuno, Se far 

si, ch'il fatto non parclle grada ; nc.gradficatiui, ogratìofi colo- 


1 1 ro, chel'haueller fatto, percioche dir potremo o ch'eglino Io 

fouuengano, o Thabbian fouuenuto per cagion (blamente di le 


1 1 llclfi , il che già fi c veduto, che non conuienc alla gratia,o che 

quello, c'han tatto, fia venuto lor fatto acafo, o che concia lor 


1 3 voglia fiano (iati quali forzati alarlo, o che finalrncntejhauendo 

eglino altra volta riccuuto benefido,fia (lato quefto più tofto vn 

ricompenfarlo, Se pagarlo, ch'vn far veramentegratia, o noto, o 


14 non noto,che fufle loro, l'efier debitori di ricompenfa. peroche 

nell'vno, & nell'altro modo llvien veramente a ricompenfare 

vnacofa per l'altra, Se per confeguentc non può, ne ancora in 


1 r quello modo fti mar fi grada. Doucrcmo medefimamente voien 

do ofeurar , Se annullar la grada, che ci habbia fatto alcuno, an- 

dar difeorrendofotto a tutti quei fommi generi, Se capi vniucr- 

fali delle cofe, che predicamend fi domandano, cóciouacola che 

gratiala cofa dir fi debba, quando lafia della tal foftan da, della 

tal quantità, della tal qualità, nel tal tempo, Se nel tal luogo fat- 

ta j dellequali conditioni, Ce alcuna gliene manca, viene a no ef- 


6 fer grada. Et indino oltra ciò, ch'il tal fatto, Se il tal fouueni- 

mento ftimar non fi debba grada, fi dee (limar, che fia, fc coloro, 

c'han fatto quefto a noi»clTendo loro occorfo altra volta di 

fouucnirci in vn fimil bifogno con fouuenimento aflai minor di 


7 quefto, non l'hanno voluto fare. Se Ce a i nemici loro ftctTi hano 

dato altra volta vn medefimo, o vero vgual fouuenimento, o an- 

cor maggiore, perciòche elTcndo quefto, chiara cofa c, che non 


8 l'han per cagione, Se rifpctto noftro dato quella volta a noi. Se 

Ce finalmente il fouuenimento, che cihan dato>é fiato di cofa 


vile, 





; ^ ^ T)eUa Hftortcd d' Jriitotelcj 


vile, & di nulla ftima, tk di niun rilicuo, & per tale erti parimé- 

If te lo ftimauano,& lo conofccuano. Et tanto baftt haucr detto 


della eratia, così per far parer, che la fia fatta,comc che la non fia 

2 o fatta. Quai fieno hot quelle cocche generiti compattone, 


& verfo di quai perfone generar fi foglia ; & come dilpoftì, & 


Qualificati fian quelli, eh a compafllon h muouano, fegue al pre- 


lente, che noi diciamo . 


(apo S. T>ella compapont^ . 


iIciamo adunque, chela compafllon fia vn pungitiuo 

dolore, che fentiamo di qualche apparente gran ma e, 

ch'o dcftruttion della vita,o grande affli mone,*: cala- 

mità fia per recare in perfonadi talcofa indegna, a cui 

fia eia tal male, o prefente, o appaia già già vicino ; & fia da noi 

ftimatotalcchcpoiraanoi parimente accafcare,o almeno a per- 

a fona, che ci appartenga, peroche gli è manifcfto erter neceflario, 

che colui,chc s'ha da muouere a copafllone fia tale, eh egli b iti- 

mi, & fi conofea atto,& fottopofto a poter patire, o egli itello, o 

altra perfona delle fuc, che gli fono a cuore, vn cosi fatto male, 

quale habbiamo nella detta diffinitionc efpofto,o almen fimile,o 


3 propinquo ad elfo. Et per quella ragione nó fogliono efler tocchi 

da cópafllonc,nc quelli,chc in eftrema mifcria iono,corae che pa 


4 ialoro,ch'altro mal nórcfti lorda patire; nè quelli parimente 1 

quali fi reputan di ritrouarfi in ccceflluo grado di felicità, tk per 

qucfto più tofto contnmcliofi, che cornpaflloneuoli lono : et- 

fendo manifcfto, che parendo loro di pofleder tutto quello, che 

fi puòtrouar di bene, parimente par loro, che male alcuno ve- 

nir non porta loro addotto : pofciac he ancor quefta fecurezzafi 


5 dee connumcrar trai beni. Horquelli,chc ftimar fogliono d ef- 

fer tali, che patire, & incorrer portano gl'infortuni) , & i mah , 

che in altri veggono ; fon primieramente quelli, i quali han per 

innanzi altra volta foffeni, tk prouati i mali, tk ne lon poi fcara- 


4 pati, tk rimafti liberi, de quelli parimente, che fon già peruc- 

nuti all'età fenile ; fi perla prudentia, ch e conucrKuole a quella 

7 età i tk fi ancor per lifpcrientia, che porta la vecchiezza fcco . I 

deboli ancora di forze, & d'animo, fon medefimamente tali : &c 

& molto più fc fon per natura timidi,& vili, nè maco ancor quelli, 

* che di 




Jl Secondo libro . 14. j 


che di dottrina, & dcrudirion fon ripieni ; come quelli, che le 

5 cofe con ragion difeorrono . Della medefima difpoiìtion di Ar- 

mar di poter ne i mali incorrere, fon coloro ancora, i quali han- 

no o genitori, o figliuoli, o mogli : conciofiacofa che quelle forti 

di pedone, iìan come cofe loro, Se membri loro, Se atte, Se (ot- 

topode tutte per le ragion già dette, a incorrer ne i già detti ma- 


10 li. Soglion medcfimamente (limar d efferc habili a patire, Se ri- 

ceuer mal coloro, i quali non fi truouano in affetto d animo, che 

riguardi la virtù della fortezza,comc fon l'affetto dell'ira, Se del- t 

la confidenza : pofeiache così fatte paflìoni non lafcian difeor- 

rerc, Se confiderai, che cofa habbia da fuccedere, Se da venire. 


1 1 & color parimente, ne i quali non fi truoua natura, o difpofitio- 

ne, che gli faccia contumcliofi : folendocosi fatte perfonc con- 

tumcliolenon penfar, ne cò ragion difeorrcred'hauer mai a fof- 


ii ferire, o a patir male alcuno : ma color perii contrario lo fanno 

clic nel mezo tra cofloro fi truouano, come remoti dalla difpoii- 


ij tiondcgli vni, Se degli altri. Oltra di queflo poco foglion fen- 

tir compafllon coloro, che per qualche lor gran pericolo fi rruo- 

uan da ri more op predi, come quelli, che modi dallo fpauento 

del mal proprio, mal poifono efler commoflì dal mal'altrui, dan- 

do occupati con tutto l'animo nel male, che fon per patire elfi . 


14 Ma ben fogliano ad haucr compaflìonc efferc inclinati quelli, 

che non han per opinione, che neffun fi truoui,che fia giufto, Se 

da bene; ma ftiman pur, che ne fieno alcuni : perciòchc colui , 

che nclfun ne flimafle tale, llimarcbbe per confcguctc elfcr tutti 


ij degni d'haucre il male. Et perbreuemenredire, alhoi finalmctc 

fuoldar luogo 1 huomo alla compaflìonc, quando tal lìritruo- 

ua, che ricordar fi poira,che tali accidenti di mali, che in altri ve- 

de, fieno in altri tempi accaduti,o a lui (ledo, o ad alcun de i fuoi 


1 6 o veramente teme, ch'accader poflan nellauucnire . Habbiamo 

dichiarato adunque qualmente dilpofti fien quelli, che fono atti 


17 a muouerfi a compaflìonc. Quali fien poi quelle cofe, per ca- 

gion delle quali foglia nafeerc in noi quello affetto, può facilmc- 

tc apparir manifefto dalla diffinition, che fi e data della compaf- 


18 fione. conciofiacofa che trà le cofe afHittiue, Se dolorofc, tutte 

quelle, fi deono fumar mifcrabili, Se arte a generar pietà,le qua- 

li fono habili a recar corrottione ; Se quelle parimente che fon 


1$ dcflruggi triti della vita (leda: & tutti quei mali ancora, de 


T i quali 




j^. 6 T>ella lìgtprica d* Ariti otclt-j 


jquali la fortuna è cagione ; quando molto in gradezza, Se gra- 


io uczza fi vedrano eccedere. 1 mali, che dir fi poìlbn doloroii, Se 

corrotriui, oucrdcftruggitiui fon, le morti, le battiture, le afHit- 

tioni del corpo, l'aggrauata vecchiezza, le infirmiti, la mancan- 


xi za del ncceflario vitto . I mali poi, di cui la fortuna e cagione, 


12 fono la total mancanza d amici, & il rimaner con pochi : onde 

auuien, che il fc parar lì, Se quali per dipartenza luellcrfi dagli 

amici, Se da gli altri cogitimi cari,ha molto del miferabile Se del 


t j degno di cópaflìone. fono ancor tai mali,la móltruofa bruttezza, 

la debilitatone delle corporee forzc,lo ftroppiamento, ouer tró- 


14 camentodi qualche membro. E v cola ancor degna di compaf- 

fionc il veder, che donde fi fperaua, &: s'afpettaua, che douelle 

venir qualche bene, quindi perii contrario fia qualche danno,o 


%j qualche calamità venuta. Fa nafeer ne gli animi altrui compaf- 

fione ancora l'ellcre fpelTc volte da quello ftellb male allalito, Se 


z6 ilfrequenteincorrcrein cafiauuetlì . E' cola parimele compaf- 

fioncuole il veder, che qualche aiuto, o fcampo > oucr qualche 

cofa di bene venga a punto alhora, quando non ci fia più reme- 

dio, cllcndofi già partito, Se riccuuto il male, ne più a tempo lì 


17 rrnouaquei benea fàrgiouamento alcuno- come (per ellerapio) 

accadde a Diopitho ; ilquale, eilendogli mandato dal I no Re a* 

iuto, Se fouuenimento, fù trouaro, che già poco prima era mor- 


18 to. Parimente a pietà d'alcuno fuol muoucre il non haucre c- 

gli quali conofeiuto mai profperità, ne hauutobcncj Se fe pur 

cofa di buono qualche volta gli fia venuta innanzi, non hauer 


t$ potuto goderla mai. Quelle dunque, & al rre così fatte cofe fon 

quelle, che ageuol méte pofionorhuomo muoucre a compaflìo* 


30 ne. Vcrfo quelli li fuolc egli muouer poi, chegli fon d'amore, 

Se di famigliarità, o cófanguinità cógiunti, fegià molto nó fia la 

concimi non propinqua : pcròche in tal calo viene egli adeller 

vedo di loro intere ila to, òv il il pollo, come verfodi fe medefimo. 

Et per quella cagione A mafe vedendo vn fuo figlio elfèr menato 

alla money nomando (per quel, che s'intede) lagrima alcuna da 

gli occhi fuora t Se venédogli innanzi vnoamico fuo, per pouer- 

tà a mendicar condotto ; non potè ritener le lagrime, il che d'al- 

tronde non nacque, fenon perche il calo dell amico gli cracópaf 

fioneuole, Se il calò del figlio gli era più tolto atroce, grane, Se 


3 r acerbo, che miferabile : cllcndo l'atrocitàcofa diuerfa dalla mi- 


icrabiltà> 




Jl Secondo librò . 14.7 


fcrabiltà, Se atta a fcacciarc, 6V a fuperar la itefTà compaflìone,& 


53 vtile fpeirc volte aindurrc il contrario di quella. E' ben vero 

che coloro, che così fatti mali atroci, Se terribili non hanno an- 

cor prefenti, ma in pericolo fon d hauergli, diucngon perque- 


54 ftoattiadarcompalIìondiloro.Soglion medelìmaméce muouer 

cerei, ne ilor mali a compadionefpctialmente quelli, che fimi- 

li, Se pari ci fono, o d'età, o di coftumi, o d habiti d'animo, o di 


3 c grado di degniti, o di nobiltà, o fi in i 1 i : conciofiacofa che per 

tutte quelle parità, Se cqualità maggiormente ci venga a parer 

d edere efpofti ancor noi a i medclimi mali, Se ch'a noi ancora 


}6 polTan parimente accalcare, peroche come vna verità vniuerfa- 

le lì dee tener per certo, che tutte quelle cofe, che nel dubitar, 

che lìan per cadere in noi, cagionano in noi timore, vedendole 


J7 noi accalcare in altri, fono atte amuouerci a cópaflìone. Et per- 

che le aftlittioni, e i mali alhor muouer fogliono a pietà, quando 

già propinqui fono; di maniera che quelli, che fono (lati molti 

anni prima, o fon per tardare ad eder molti anni poi ; dato ben, 

che lì lufpichi, che vcnii debbbiano, o che memoria s'habbia, 

che lìcn venuti, nondimeno o totalmente non ci muouono a có- 

paflìonc, o non in quella maniera, che farebbero, fé prefenti fo(- 


38 fero; nefegue da tutto quello necellariamen te, che Impiglian- 

do aiuto dall attione, Se dalla pronuntia, rapprefenreremo, Se 

efprclfion faremo d alcuno, co i getti, con la voce, co i veltimen- 

ti> Se con altre in fomma rapprelentatiue attioni, più milcrabi- 


39 li, & degni di maggior pietà gli renderemo , peroche veniamo 

in quella guilaa far più vicina, Se propinqua apparir la cofa,po- 

nendoaltrui il mal quali dinanzi a gli occhi, come che o poco 


40 doppo debba accafeare, o poco prima accaduto fia . Per la me- 

dclima ragione ancora, i mali, Se gl'infortunij,ch o di frefeo po- 

co innanzi fono auuenuti,o molto in breue fono per accafeare, 


41 più mifcrabili appaiono, & maggior pietà muouono . Grancó- 

paflìone ancora aggiungon gl'inditij, e i fatti, Se 1 opere, che ri- 

mangono : com a dir (per euempio) gli (ledi vellimenti di colo- 

ro, ch'hanno i mali, & le calamità forterto, Se altri cosi fatti in- 


41 ditij, legni, Se memorie d edì ; Se le parole delle da loro, mentre 

che patinano il male,vfate : come a dir mentre, ch'erano in ellre- 


43 mo per finir la vita loro. Se madìmamentc ancora vien'aaccre- 

feer la compadrone l'haucrc ed) nel tempo, che nell'acerbità del 


T ìj mal fi 





/ 4- & ^Della c R^tprica d*Arìttotelt~> 


mal Ci trouauano, dimoftrato animo forte, & cortame nel fop- 

44 portarla, pcrcioche quelle cofe, che mentre che vengono a far 

parer più propinquo, Se a moitrar quafi prcfcntetl male, vcngon 

per conleguente a renderlo più compalfioneuolc : ó> inlicmc- 

mente a fu- parer più indegni di quello, color, che fofferto l'hab- 

biano : & lì viene infieme a inoltrar quali dinanzi a gli occhi . 


(apo 9. \Deli 1 Jndegnationz^ . 


Ll'hàver compaflione soppone principalmcn- 

te come contrario quell'effetto , che domandano 

Inde^nationc : conciofiacola chea! dolerli, Se al 

fcntirdifpiacer delle cole infelici, che indegname- 

tc in alcun (i veggono, ltia oppoito in vn certo mo- 

do, Se da vna medelima qualità dt collii me nafea, 1 hauer difpia- 

cerc, Se dolor dell'altrui profpcrità, le indegnamente, accada- 

no. Et fono ambidue quelli affetti congiunti colcolìumc ho- 

} nelìo, Se con difpofition lodeuolc : elfendo cofa all'hiiom con- 

ueneuolcil conciolerfi, Se fentir difpiacere del mal di quelli, che 

indegni ne fono, Se contrai meriti lorlopatono : & l'elfcr pun- 

to da indegnation della profpcrità di coloro, eh indegni nefo- 

4 no: peroche alla giuftitia s'oppone ciò che indegnamente, Se 

f fuor de i fuoi meriti accafcaali'huomo. Et per quello a gli fteffi 

Dij ancora fogliam noi attribuir l'elfcr tocchi da indegnationc . 

f Ma può forfè parer, che l'Inuidia ancora s'opponga nel mede- 

fimo modo alla compaflione, come che molto propinqua fia, Se 

7 quali vna cofa ftefla con l indegnatione. Ma molto c ella da 

quella diuerfa: pcrcioche fe ben l'inuidia è ancora ella vn do- 

lore, che conturba, Se affligge l'anima per 1 altrui cofe pro- 

fpere ; tuttavia non è ella tale, ne fà ella quello, per clfer colui 

che le profpcrità polfiede, di quelle indegno, ma per elfer'cgli 

t pari, fimilc, o vero vgualc. Bene è vero che il rattriftarli del be- 

ne altrui, non a fin, che da quel bene, non n'habbiaa venirqual- 

chedannoa noi, ma percaufa, & rcfpctto fol di colui, c ha quel 

bene, s'hà da Ihmar conditione, Se proprietà commune a tutti 

} due qucfti affetti , cioè* all'inuidia,& alrindegnatronc : cócio- 

liacola che fe ad altro fine non tendelfc così fatto dolore, Se di- 

fpiaccre,fc non perche a colui, che s'attuila del ben d'alcuno fuf- 


fcper 




Jl Secondo libro . I 


fe per venir facilmente qualche nocumento, o miferia per i felici 

auuenimenti di quello, non farebbe quello alhora affetto d in- 

degnationc, nè ancor d'inni dia ; ma farebbe paflìon di timore. 


10 Appreflb di quefto, manifcfta cofa è, ch'aquefti due affetti fc- 

guono, Se vengon dietro paffioni,& affetti contrari) frà di loro . 

pcrcioche colui, ch e prclo da indignationc, fe fi rattrifta dei 

profperi fucccfTì di color ch'indegnamente gli poflcggono ; fi ral- 

legrerà parimente, o almcn non (enrirà dolore, odifpiacer degli 

infortuni;, Se calamità delle perfone contrarie a quelle, cioèdi 


1 1 quclle,che fon degne di cotai mali . come a dir (per eflempio) 

che nell'uno huomo giufto, Se da bene fi rattriftarebbe in veder 

menare all'vltimo fupplicio,& punire vn parricida, o vn fangui- 

nario aflTaiìino : elfendo verametecofa conueneuoleil fentir pia 


il cere di cosi fatte punitioni : fi come ancora conuicn fentir dilet- 

to della felicità di coloro, che ne fon degni, perochecofi que- 

ftc,comc quelle, fon cofe ragioneuoli, &giuftc, Se che deono a 


i 3 vn'huom da bene allegrezza portare : potédo egli necclfariamé- 

tc fperarejch'ad effo pari mete pollàn venir quei beni, ch'ei vede 


14 nei buonifìmilialui. Nafcon dunque tutti quelli già detri affet- 


1 $ ti da vna ftefTa forte di cofìumc,cioc da buon coflumc ; fi come 


1 6 gli afletti lor contrarij , da contrario coftume nafeono . pcrcio- 

che quella ftefTa perfona , che fi rallegra del mal de gli altri , non 

pct altra cagionc,fe non perche gli hanno male, quella della hà 

ancora inuidia, cioè fi rattrifta del ben de gli altri , non per altra 


17 cagionc,fc non per che eli hanno bene : pofeiache colui, che fen 

te noia, & dolore dell'eli ftcntia, Se prefentia d'alcuna cofa, verrà 

neceirariamcnte a fentir diletto della priuatione,&:deftruttion di 


18 quella. La onde cofì fatte paflìoni fon tutte impeditiue,& auucr 

urie della compaffione : Se fc ben trà di loro differifeono, per le 

ragioni, che habbiam dette; tuttauiafon tutte vgualmente vtili 


\$ a far, che le cofe non appaiano miferabili, Se di pietà degne . Pri- 

mieramente adunque diremo dell'haucre indegnatione : moftra 

do verfo di quai perfone, Se per cagion di quai cofe fi foglia haue 

re : Se come fatti , & difpofti fian coloro, che l'hanno. & detto 

c'harem di quella, diremo di quegli altri afferri, che le vanno ap- 

preso . Hor per quel che lì è detto, potrà facilmente quel, che fe 


10 guc farli raanifefto . percioche confiftendo l'indegnatione in do- 

lerli Se fentir raoleftia, ch'ad. alcuno accafcjiin cofe profperc> il 


quai 




/ f o Della Hgtortca d Arisìotelt^ 


il qual non ne paia degno ; può primieramente per quello efìcr 

chiaro che non intorno a tutte le forti de i beni , e poflìbil , che 

l'indcgnationc habbia luogo, non effondo alcun, che d'indegna- 

tion s'accenda in veder, che alcun fia giu/ìo, o forte, o altra virtù 


i 1 poiregga: pofciache i contrarij di quelle viriù,nó fono atti a muo 


1 3 nere affetto di cópaflìonc . ma intorno alle ricchezze ha ella luo- 

go, & intorno alla potcntia , & ad altri cofi fatti beni, de i quali 

(per dir lìnccramcntc il vero) fon (blamente degne le perfonc vir 


14 tnofe, cVda bene . Et parimente fono attiamuoucre indegna- 

tion color , che pofleggono beni di natura ; come a dir nobiltà , 


ì y bellezza, altri beni cofi fatti . Et perche quelle cofe , che fono 

antiche danno apparcntia d'effer propinque, &: fimili all'eller na 

turali, nefegue necellà ria mente, che fra coloro, chepolTeggono 

vno llcflb, o vero vn fimil bene, colui, che nuouamente l'habbia 

di frefeo acqui flato, & per tal caufa felice fi (timi ,* fia maggior- 


16 mente per muouerc in altri ftoraaco , & indegnationc . concio- 

fiacofa che maggior dilpiacere, cV conturbamento d'animo die- 

no altrui coloro, che di nuouo , & quafi di fubito fon diuenuti 

ricchi, che non fan quelli, che antiche ricchezze pofleggono, & 


17 da i lor maggiori per fucccfllon venute . Et il fimil dir fi dee di 

quelli, che nei mngiftrati, de nelle degnità fi truouano, o diue- 

nuti potenti fono , o l amicitia , & la gratia di molti tengono , o 

di molti, & ben qualificati figli dotati fono, o altre cofi fatte prò 


18 fperità pofleggono. Et il medefimo parimenteadiuienc,fcad cf- 

fì per il mezo di quelli raccontati beni, qualche altro bene acca- 


ip fchi di confeguirc. concioliacofache in q netti beni ancora adi- 

uienCj che maggiormente ci rattrillinoA' ci offendan l'animo co 

loro, che per il mezo di ricchezze nuouamente acquiftate, fon 

faliti a qualche magiflrato,o principato,che fea tai degnità venu 

*i foiTer con eflerc anticamente ricchi. & quel , ch'io dico delle 

degnità, & dei principati, parimente fi dee ne gli altri profpcri 


30 fucceflì intendere . Et la cagion di qucfto è, che gli vni, cioè gli 

antichi poflèflori pare in vn certo modo, che pofleggano quello, 

che veramente fia loro . doue chcgli altri, cioè Ji nuoui pofTcflb 

ri, par per il contrario, che non il loro, ma l'altrui pofleggano : 

polciache le cofe, che mottran di flar fempre in vna guifa mede* 

iima,&: in vno flato (letto, par,che vero, giudo, & naturale hab- 

bianoreflerloro,& per cófeguentc in quegli altri la lor nouitàfa 


parer , 




Jl Secondo libro . t y t 


3 i parer: che non potfeggan veramente il loro . Oltra di quefto per- 

che qual fi voglia bene non può attamente conuenire a qual li vo 

glia perfbnaind (tintamente ; ma vna certa proportionc,& con- 

uenientia fi dee trouar trà i potfeduti , &c color che gli poligo- 

no: comcadir(perellempio) vnafecura, 3c ben temperata arma 

dura no propriamente conuiene,^ s'adatta all'huomgiulto, ma 


ji fi bene al Ih uo m forte j & vn nobilillìmo, ik eccellenti (lìmo par- 

tito di futura moglie, nona perfoni di nuouo arricchita» conuic 


15 ne , mi a perfona molto nobdc, ite d'illultre l'angle nata . di qui 

è, che quando fi vedc.ch'vna pcrlon.i,quamunque virruola pol- 

fegga, & riabbia qualche forte di beni, a lei non propornon ita- 

mente conuenicnti ; genera per qucflo negli altrui animi inde- 


34 gnatione. Parimente la genera ancor colui, che ellendo ad vno 

altro inferiore» 8c di minor valore, fi mette nondimeno a con r cu 

dere, & a voler controuerlìacon elib,quanrunque fuperiorc , de 

miglior di lui : & madlmamente auuerrà l'indegnatione, le l'in- 

feriorità, & la fupcriorità loro fàran fondate in vno dello (Indio, 


3 j & in vna ftelìa cola . Onde non fenza ragione e detto, egli s'afte- 

neua, Se fchiuaua di venire in pugna a fronte con Aiace figlio di 

Telamone; però che Gioucera prefo da indegnarione contra di 

lui, ch'egli haueflè da venire in con tefa, 6c parragon di duello 


$6 con huom più forte, & più valorofo di lui » Ma le l'inferiorità , 

6c la fupcriorità non faran fondate in vna ftellà cola, & in vno 

ftcllb ftudio , in ogni modo, come Ci voglia che l inferior fi met- 

ta a contendere, & ad hauer controuerfia con chi fia di maggior 

valor di lui , viene a procacciar contra di fc l'indegnatione : co- 

me auuerrebbe (per elfempio) Ce vn, che valclle in ma fica, fipo- 

nelfe a controuedare, Se contender con vpo, che poiredelìe a pie 

no l habito della giullitia: non cucendo ak .in dubio, chela giu- 


57 ftitianon ecceda di preggio, 8c di degnità la mufica : Già può ef. 

Ter dunque manifcfto verfo di qual forte d'huomini fi foglia ecci- 

tare indegnatione,cV per cagion ancor di quai cofe fi ecciti, eltèn 

Sc 

di manco valor di loro . Et per dire in breuc, tutti coloro , che 

ftiman fc ftcflì degni di quei beni, de i quali (limano altre perfo- 

ne indegne , daran luogo contra di quelle, Se per cagion di quei 

tai beni, alPindcgnationc . Et da qucfto nafee, clic quelli che fon 

di coftuine, Se d'animo feruile, o perfone di viiiofa, Se poco ho- 

nclta vita, o tali, che l'honor tengano in poco conto, non foglio 

no etfer punto indegnatiui : pofeiache neiìuna cofa di pregio ap- 

prellbdi loro è tale, cheiTi fc ne ftimin degni . Et per quel , che 

fi e detto dell'indcgnatione, potrà ancora apparir manifefto di 

quai perfone conuenga rallegrarli, o al men non fentir dolore , 

chabbian la fortuna auuerfa, Se infelicemente trattin le cofe lo- 

ro, & cofa alcuna, che defiderino, non confeguifeano : perochc 

dalle cofe dette, potran parimente diuenir noti li contrari; loro. 

Perla qinlcofafc l'oration noftradifporrà , Se farà diuenir tali 

i giudici, quali habbiam detto elfer quelli, che fon molli dainde- 

gnarione : Se dall'altra parte moftraremo, che quelli, che doman 

dano, che fia hauuta lor compaflìone ; Se quei mali elpongono > 

onde confeguir la debbiano , non fiano indegni di quei mali> Se 

per confeguentc degni fian di non confeguir la compalfion , che 

cercano ; impodìbil cofa farà che compallìone fia hauuta loro . 


(apo io. c Dell y Jnuìdìa . 


Otra' elTere ancora ageuolmente manifefto intor- 

no aquai cofe fi foglia nell'huomo eccitar l'inui- 

dia , Se verfo di quai perfone, Se qualmente difpo- 

fti fien quelli, che facilmente dan luogo a quefto af 

fetto : ellèndofi già veduto eiTèr l'inuidia vn certo 

contriftamento del profperarc, che incucila forte di bcnj,c"hab- 


biam 





Jl Secondo libro . / j j 


biam raccontati di Copra, ci paia, che faccia alcun di coloro , die 

fono in qualche parità limili , & vguali a noi, & ciò non perche 

ne venga qualche vtile, o cOmmodo a noi, ma folo perche ci di- 


t fptacc,chc gli habbian bene. Quelli dunque a inuidia fi foglion 

muouerc , liquali hanno , o par lor d'haucre perfone in qualche 


| parità fimili a loro, per fimili , & pan intendo io di natione, di 

(angue, d'età, di profeflìone, di reputatione, o ver'auroiirà , di 


4 ricchezze, Se beni di fortuna . Medefimamente inuidiofi loglio- 

no cflerquclli, a cui pare d'haucr confeguito poco meno «Fottìi 


| forte di bene, tal che pochi ne manchin loro . Onde nafee che 

coloro, che grandi imprefe trattano, & in clic fi nuouano h.iuer 

la fortunaamica,fon molto dediti a inuidiarealtrui:come quelli, 

acuì par, che ciò, che tutti gli altri han di bene , l'vfurpino, Se 


0 tolganoad efli . Sono iuuidioli parimente quelli, ch'in qualche 

cola fon fopra gli altri ecceflìuamctc honorari, & (limati ; 8c maf 

/imamente fequefto loro accafea per ca ti fa di gran fapientia, o di 


7 fomma felicità, che fi credano elfer di lor creduta. Gliambitiofi 

ancora, &auidi d'honore,più habili fono a cócepire inuidia, che 


5 quelli,che tal ambinone, Scauidità non hanno. Et quelli pari- 

mcnte,che fono, o fi credon deflcre in opinion difaggi : perochc 

vegono in queftaguifa ad efler cupidi d honore pcrc^to-di qucl- 


? lafapientia: & tutti color finalmente , i qualiintornoa qual fi 

voglia cofa fon'auidi deflcr tenuti in grande opinione, fonoan- 


10 cora habili intorno alla medefima a conciperc inuidia. Color 

medefimamentc , i quali pufillanimi fono, de non punto alti di 

penfieri, 6c di fpirito, fogliono efler facilmente inuidiofi : come 


1 1 quelli, a cui tutte le cofe paion grandi. Di quai forti di beni fien 

poi quelli , che foglion pungere altrui d'inuidia, viene ad cflèrfi 


1 1 parimente detto, percioche tutri quei fatti, quelle opcrc,cV quel 

leattioni, intorno alle quali, auidi di confeguirc gloria, & repu- 

tatione , Se nell'animo noftro ambitiofi, Se cupidi in fomma di 

gloria,& di nome fiamo,& tutte ancorquelle profferirà, Se quei 

beni, che da buona fortuna vengono, tutti (fi può dir) fon matc- 


1 $ rie, & oggetti dell'inuidia. Et maflimamentcquelli,i quali noi 


fommamentc defideriamo, o ver pretendiamo, Se (limiamo ch'a 

1 4 noi ftia bene ; & apparrenga di confeguirgli ; o veramente tali , 


che nella pofleflìon di quelli, odi poco eccediamo, o di poco 

I j manchiamo, Se diminuti fiamo . Può medefimamentc etfergià 


V manifcfto 




/JY T>ella r R^torica d'Arinotele^ 


manifelìo verfo di quali perfonc fogliano elTere in u idioti gli 

huorainiiciTendoii in quel, che fi e dctto,accennato inlìememcn 

\6 te di queiìoancora. conciofiacofa che color primieramente ci 

fogliano eccitare inuidia, i quali propinqui ci fono, o per fpatio 

di tempo, o per diflantia di luogo, o per età, o per reputatone , 


17 Se gloria, onde quali in prouerbio li fuol dirc,Trà quei, che 


18 fon d'apprctTo cade l'inuidia fpclfo. Ci foglion prouocarc an- 

cora a inuidia quelli, co i quali teniamo competenza d ho- 

nore : pofeiache così fatta competentia, de contefa fogliamo ha- 


1$ uer co 1 limili, de pari a noi. percioche con quelli, che già mil- 

le anni fono (lati, o doppo mille anni fon per elTere ,• o con quel- 

li, che già priuidi vita fono; nelmno è, chedhonor contenda, 


10 né parimente con quelli, che habitano alle Colonne d'Hercole . 


1 1 nè con coloro ancora d'honor contendiamo , a i quali (limiamo 

d'elfcre fecondo ! parer noftro, o ver fecondo'l giuditio d'altri, o 


21 di gran lunga inferiori, odi gran lunga fupcriori. Et quel, che 

delle pedone quanto all'eccedere, de mancare habbiam detto, Ci 


t$ dee fimilmcntc intender delle cofe ancora. Et perche con quel- 

li, che nell'acquido di qualche cofa, auuerfari], o duali ci fono » 

cV con tutti quelli in fomma, che le medefime cofe defiderano , 

& cercanil poiTederc,chc cerchiarli noi; par,c'habbianio fempre 

vna certa contefa, de compctCntia, de quali gareggiamento; è ne- 

celTario per quello, che verfo di tutti quelli tali, foglia eccitarli 


14 hi noi ma(fi inamente inuidia . Onde è nato il prouerbio , Il Va- 


ij laro porta inuidia al Vafaro » Apprcllb di quello tutti quelli,chc 

con gran fatiga hanno a pena confeguito qualche cofa defidcrata 

da loro, over confeguir finalmente non 1 han potuta; fogliano 

portare inuidia a chi fenza fatiga alcuna con facilità conleguita 


*f l'habbia » Parimente fe conofeeremo , che fe riefee ad alcuno il 

confeguire & felicemente mandare a fin qualche cofa, o qual- 

che imprefa, fia ciò per tornare in obbrobrio , de ignominia no- 

ftra,non e dubio che ageuol mente non riamo per portar loro in- 


a 7 uidia . percioche ancor quelli vengono ad clfer con qualche pa- 


48 rità rimili a noi : de per confeguente può parer cofa chiara, che il 

non confeguir noi quello, che ilan per confeguire effi, non pof- 

fa da altro procedere, che da notìra colpa . Onde veniamo a fen- 

tir di ciò di (piacere , & con ti i (lamento ; il quale inuidia final- 

mente douenca. Medcfiraaraentc foglion cifer da noi inuidiati 


quelli , 




Jl Secondo libro . 




quelli,liquali confeguifcono, ogiàpolfeggono quelle cofelequa 

li a noi paia che per ragion conuengano, o che già prima , come 


50 noflre polfcdute riabbiamo. Et per quella ragione i Vecchi fo- 


31 glion portare inuidia a igioueni. Color parimente, i quali han 

confumaro, Se fpefogran fomma di danari per madare a fin qual 

che cofa, fenton pungerli d'inuidia conrra di quelli, che c5 mot 

to maggior vantaggio dì fpefa, la medefima , o lìmil cofa hanno 


ji mandato a fine. Può ancor da quel, c'habbiam detto renderli ma 

nifcflo verfo di quali perfone, Se in che forte di cofe Tentano alle 

grezza, Se piacer quelli tali inuidiofi, di cui ragioniamo :& qual 

méte fian qualificati, &difpoiri per dar luogo alla detta allegrez- 

za, cóciofiacofa che nella contraria maniera di quella, nella qual 

trouandofi satrrillano, vengono a trouarfi, quando fi rallegrano 


$5 delle cofe contrarie a quelle di cui fi dolgono. Per la qual cofa 

ic tali prepareremo, Se difporremo coloro, nelle cui mani Uà po 

Ila l'autorità del giudicare,quali habbiam detto eller coloro,che 

inuidiano ; Se tali dall'altra parte, quali fono flati da noi difegna 

ti color,che inuidiati fono,moftreremo efièr quelli,chc (limano, 

Se cercan, che fia hauuto lor compaflìonc, o che qualche cofa di 

bene ila lor conceduta; certa cofa e, chenècompafIìonc,nèqucl 

bene, ch'ottener defidcrano, faran perconfeguirgiamai . 


fopo ir. T^eWSmulattonc^ . 


I qual maniera fian color poi, i quali atti fi t molla- 

no ad emulare, Se in quai cofe, Se verfo di quai per 

fone foglia hauer forza Pemulatione,da quello che 

al prefen te diremo, potrà farfi manifcllo . percio- 

chc efiendo l'emulatione vn con tri (lamento , che 

nafeein noi dal parerci, ch'in perfone limili, Se pari a noi, fi truo 

ui prelente qualche forte di bene, ch'importi honore, Se polla in 

noi parimente cadere; il qual contrilìamcnto non è , perche in 

quelle perfone fi truoui quel bene,ma folamcnte perche ne fiam 

j priui noi: ne fegue da quello, che l'emulatione fia affetto honc- 

flo, eclodeuole, Se a perfone della virtù, Se dcll'honelìo amiche, 

non difdiceuole . Si come per il contrario 1 hauere inuidia è aA 

fetto brutto, Se biafmeuole , Se a perfone amiche de i vitij pro- 

4 portionato . pcrciochc con l'emulatione ci eccitiamo a preparar 


V ij noi 





ijó Isella ^Rgtprìca dj4riBotelc~> 


noi fceflì a confcguir quei beni , che vediamo in altri : douc che 

Ti nuiiiia ad altro non ci muoue, oci prepara , fé non a defidera- 


5 re, Se cercare, che eli alcriquei beni non habbiano. E' necclla- 

rio adunque, chad emulare fian primieramcnreinclinaci quelli, 

liqualidi quei beni, ch'in effi nonhanno,& in altri veggono, fti- 


6 man fc ftellì degni :pcroche nell'uno è, che fi itimi degno di cofa, 


7 che gli paiaimpollibildi confegune . Et di qui è > ch'i gioueni,. 

S & li magnanimi fogliono effere inclinati ad emulare . Sono emù 


latori ancor coloro, che poifeggon quella forte di beni , che par 

che propriamente ftien bene, Se conuenganoagli huomini ho- 

norati, Se di valore . Se cofi fatti beni fono le ricchezze » la copia 

degli amici , o ver la graria dimoici, li magiftrati,o ver principa- 

li ti, Se tutti gli altri beni cofi fatti . pcrciochc conofeendo eflì con 

ucnirfi, Se dòucrfi cotai beni a color, che fon virtuofi, Se merite- 

uoli, vengono ad ertere emulatori per cofi fatti beni , come che 

per ch'ere ancora erti virtuofi, a lor parimente conuengano, Se co 

ro ragion fi debbiano-Sogliono elferc ancora indotti a emulatió co- 

i i loro,chefon dagli altri (limati degni de i detti beni.& color pari 

mctc,i quali hanno hauuto i lor progenitori,© quei del fanguc lo 

ro, o i domeftici loro, o quei della lor natione, o quei della iceila 

patria,in qualche forte di beni,repucaci,& honorati; fogliono in 

turno a tai beni ellcrecmularoriicome quelli, che par loro,checo 

me cofa lor propria, meri camere lor cóucngano, Se appartegano • 

n Oltradiqucfto elìendoacca maceria deH emulacionc quella force 

di benijch imporcano honore,& repucacione, verrà perqueftoad 

13 efler le virtù ancora eiTe materie, Se caufe di cale affecco. Ec cucce 

quelle cofe parimcnce, che polfono ellèrc vcili>& recar commo- 

do, Se bendi rio* altrui ; folendo cilcr da cucci apprezza cc,& hono 

race le perfonc benefiche^ agiouare arte,& parimele levirtuo 

T4 fe. Et tutti quei beni finalmente eccitar pollono emulatione,! v- 

fo, il godimento, & lafruirionedciquali,olcracolui,chegli pof 

iiede, negli altri redundar fuole : come fon (per eiTcmpio) le ric- 

xj chezze, & la bellezza più che lafanità. Potrà cllcrc ancor per 

quel, che fi e detto, facilmente manifeilo quai forti di perfone 

fogliano altrui prouocaread' emulatione. concrodacofache tali 

ftimar Ci debbian quelli, ch i beni,c habbiam già decco,oalcri fo- 

if miglian ti poiTeggono . & cofi facci beni fono la fortezza, la fapic 

ua x 1 magjftrati, 0 vero i principati : potendo quei, ch'in tal gra- 

do di 




JL Secondo libro . / j ? 


do di principato fono, giouarc, Se far bcncfitio a molti . «Se oltr* 

di queito gl Imperatori degli eUcrciti, gli Oratori eloquenti , Se 

tutti quelli iu (omnia , c han potere, & autorità di quel , clic pu- 


17 rchor fi e detto, del fargiouamenro altrui . Son medefi mani en- 

te atti ad efTerc emulati quelli, i quali han molti, che detiderano,. 


1 8 cV cerca d'alTbmigliarfi loro . Se quelli ancora,c'han molti, 1 qua 

li fon defiderofi d'cllcr da lor famitiar.mciuexonofciuti,o cTefirre 


1 9 amici loro, Se quelli parimente, che ibn da molti ammirati : fi co 

me quelli ancora, i quali ammirati fon da quei , che s'inducono 


10 ad emulargli . Prouocaxe ad emulation fogliono ancor coloro , 

in lode, Se celcbration de i quali hanno o Poeti, o Oratori, o al- 

tri fcrittori fcritro% Coli fatti lonoadunque gli oggetti dcll'emu- 


x x latione. Se i contrari) lor fon quelli,chc non emulare, ma più io 

ilo difprczzar fogliamo^ elTendo all'emula tion contrario il di- 


11 fprezzamento, Se l'emulare al difprezzare>&: tenere in nulla. Per- 

laqualcofa c neccfIario-,che coloro, i quali nella maniera già det- 

ta difpoiti, 8c atti fi truouano ad emulale alcuno, o vero ad eflc- 

ic emulati, fian confeguerrtcmcntc difprczzatori di coloro, nei 

quali fi truoui quella fottedi mali, che iìan contrarij a quella for 


13 tedi beni, che fono atti a generare emulatione. Onde fpefic vol- 

te foglion diftfregiarc, Se tenere a vii coloro, che fortunati fono, 

quando fenza alcun di quei beni , c honore, & reputatione im- 


14 portano, fi truoua quella buona fortuna loro. Habóiam duribitte 

fin qui di quelle cole , Se di quei modi detto , onde eccitare , Se 


ammorzar fi poflbno quelli affetti, &paflìoni humane, e han. 

1 y da. feruire a perfuadere, Se far fede . Segue che doppo 

qucfto diciamo al prefentequai cornami fo- 

glion fecondo gli affetti, Se fecondo 

gli habiti dell'animo , Se fecon- 

do lediuerfeetà, & fortu- 

ne de gli huomini di- 

uer fa mente ac- 

calcare 





Capo 




/// 1 *DeHa 'Retorica d % ArtttotclzJ 




(apo 12. 'Della GiouineX&a , & condì- 


fiorii di quella . 





Ntendo io per paflìoni, Se alfcrti dell'animo l'ira f 

la cupidità, ìk gli altri limili a qucfti, de i quali già 

di (opra ragionato riabbiamo . Per habiti incendo 

poi le virtù, Se li viti; ; Se di cotali habiri fi è pari- 


3 r"^ i iT^ 'i mente trattato prima, 6c iniieracmcnte fi è dichia- 

rato quai cofe fecondo cialchcdun di detti habiti, fogliano gli 


4 huomini eleggere operare. L'età poi s in tencion principale 

$ mcn te eflcr la Giouinczza, la Virilità, Se la Vecchiezza. Fortu« 


ne chiamo io poi la nobiltà, le ricchezze, lapotcntia,& i lor con 

crarij : Se la profpcrità finalmente della fortuna, Se l'auuerfirà di 


4 quella. Son dunque i Gioueni, quanto ai cottumi appartiene, 

molto vehementi nelle lor cupidità, Se come che paia lor d'eli e- 


7 re a ciò potenti, fi mettono a fare ogni opra per confeguirle . Et 

irà tinte le cupidità corporee, o ver leniuali , di quelle malli ina- 

mente fon volontier feguaci, che fon compagne di lafciua venc- 


5 re , nelle quali fon fuor di modo incontinenti . Son parimente 

nelle lor voglie, & cupidità facilmente fottopofti alla mutano- 

ne* Se torto diuengon fatij, Se faftidiofi di quel,che prima appe- 


5 riuano. Sono i lor defiderij molto intenfi, ma poco durabili, Se 


i o pretto partano : eflèndo i lor voleri, Se li loro appetiti , acuti ma 

non tenaci, o potenti, nella guifa che fi veggono eflèr ne gli infec 


li mi la ietc,& la fame . Sono oltra di qucfto i gioueni iracondi per 

natura, & acuta, sfottile e Tiraloro, &fenza molto penfarui 

fopra, fon pronti a feguir l'impeto di quella : come quelli , che 

ftar non potendo incontra all'ira, vinti lempre da quella riman- 


1 1 gono . conciofiacofa che per la grande (lima , che fanno deiTer 

reputati, Se dellhonor loro, non pollano in modo alcun foppor 

tar d'erter difprczzati,o tenuti a vile ; ma grandemente fi fdegna- 

no ogni volta, che punto s'accorpano, che fia fatta loro ingiuria. 


13 Sono ancor per querto arabitiofi, &auidi d'honorei gioueni, o 

vogliam dir più torto contcntiofi, Se auidi di vincere : emendo la 

giouinczza molto cupida d eccedere, ne altro e il vincer, ch'vn 


1 4 certo eccedere • Onde d'ambedue quefte cofe, cioè dell honore, 


&dcl 




Jl Secondo lìhro . Q? / / > \ 


& del vinccrc,fono eglino molto più amatorijchc non fono ama 

tori de i danari , dal dcfiderio de i quali molto poco fon mol dia- 

ti, per non hauere ancor prouato,6V efpcrimeniato la potiertà,e'I 

i j bilogno: fi come ben mollra Se accennala breue, & acuta rifpofta 


16 diPutacoad Amfiarao. Sono oltra di quello i gioueni non ma» 

litiofi,doppij, o maligni, ma più torto fcmpljcj, aperti, cV liberi > 

come q,uclli, che non hanno ancor conofciute,& prouate le frau 


17 di, & l'aftiuicdcl mondo. Et parimente Tacili fono a credere, & 

a dar fedea quello, che lui detto loro ; non elTcndo flati per la lor 


xS breue età molte volte ingannati. Sogliono appretto di quello i 

gioueni clfer facili a fpcrar bene . pcrciochc non altrimenti eglin 

fon caldi per caufa della natura loro (Iella, che fi licn caldi cola- 

li ro, che s'empion di fouerchio vino . Oltra ch'aiuta ancor la lo- 

ro fperanza il non hauere ancora in molte cofe prouato,& vedu- 

to to riufeir lor vani i difcgni,& Jc fpcranze loro , Etoltra ciò i gio- 

ueni per il più viuono a fperanza, Se dietro a quella menano i lor 

anni : conciofiacpfa che la fperanza riguardi il futuro , fi come la 

memoria il pallàto :& ne i gioueni il tempo, c hàda venìre,c lu- 

go aliai, & quel, ch e in lor già panato è breue,- potendo nel prin 

eipio della fua età l huomo ricordarfi quafi di nulla,&: fpcrarqua 

ai fi il tutto. Et quello ancor parimentec caufa, ch'i gioueni han 

fempre efpoflia facilmente eflere ingannati, per clfer ( com'hò 

11 detto) a pigliare fperanza facili . Più forti ancora, cV più animo- 

li fono gli huomini nella giouinezza, che nell'altre età : come 

quelli, ch'ageuolmentc s acccndon d ira , 8c fempre bene fpera- 

no : delle quai due cofe la prima fa non temere, & l'alrra confida 

re: conciofiacofache niun, chefiaaflalito dall'ira, tema; & Io 

aj fpcrar qualche cofa di bene, generi confidentia. Sono medefi- 

mamentc i gioueni dediti naturalmente alla verecondia . 8c que- 

llo nafcedal non hauer eglino ancora hanuto cognition d'altra 

forte di cofe honefte, & lodeuoli, che di quelle folamente,di cui 

A4 fon dalle leggi inftrutti. Sono oltra di quello li gioueni, magna 

nimi, come quelli, che non fono ftati ancora abballati, de humi- 

liati d'animo dalle miferie, & necdfirà, che porta la vita huma- 

1 j na.01tra che la magnanimità fa,chc l'huomo fi (limi degno di co 

fegrandijil che è* proprio di coloro, che pieni di fperaze fono,co 

16 me fono i gioueni. Anrepor fogliono appretto di quello nelle lor 

attionirhoncftoaU'vule, come quelli, che viuó più fecondo l'in- 


iìitution 




ftfo \ € DeUa r Retorica d * Aristotele 


(litution ne i collii mi fatta, che fecondo'l calcili o della fuppurt- 

tione: ne è dubio,che il difcorrere,& fupputar non riguardi 1 vti 

*7 le,& linflitution della virtù non riguardi l honefto. Mcdefì- 

mamentc fo^lion ghhuomini in quella più, thcinqual fi voglia 

altra età,elfer vaghi d'haiierc amici, & compagni : come quelli , 

che molto godono, & diletto predono del cómun cóuitto, &del 

la conuerfarione . Oltraehe non hauendo cominciato a«coraa 

mifurar le cole con l 'inrereifo dcll'viile, parimente non mifuran 


iS con quello gli amici , ma col diletto (olo . Sogliono ancora in 

tutti gli errori, ch'occorra lor mai di fare, errar più tolto nel pjù, 

che nel meno, Se più nel molto , che nel poco : Se contra la len 

tenda di Chilone ogni cofa fan col troppo : come quelli,che ami 


19 troppo , odian troppo , Se fomigliantc in tutte l'altre cole . Ol 

tra che fi perfuadono in vn certotnodo di fapere ogni cofa, Se c6 

vna cerca refoluta certezza affermano, Se afTerifcono rutto quel , 

che dicono, il che anchora e caufa, che gli aiuta a traboccar nel 


30 troppo. Le ingiurie, Se 1 offefe, che fanno i g{rìucni,fon più pre 

(lo in contumelia, & di 1 pregio, che con iniquità, Se malitia far-* 


£X te. Sono oltra quello i gioueni inclinati ad hauere altrui corti-' 

patti on e; pcroche tutte le perfonc (limano eglino virtnofe , Se 

migliori di quel , che le fono , come quelli , che con h lor fem- 

plicità , Se poca malitia mifurano i coftumi , 6c le attion de gli 

gli altri : cVper confeguentc gli (limano indegni dei mali, che 


31 yeggan lor patire . Scnton per natura diletto ancor di (lare in ri- 


foj Se per quello fon faceti , vrbani , & fcflcuoli , Se 

amici del motteggiare : emendo l'vrbanità vna 

certa delira, honefta, Se ben moderata 

fpetie di contumelia . Coli fatti 

adunque (come habbiam 

detto) fono i coftumi, 

che porta feco la 

giouinezza- **4| 





Capo 








Jl Secondo libro . j 6 1 


fi*po ij. Della VecchieXzL,a y & delle prò- 


prieta dt quella . 


Vecchi poi, Se gli hormai grani, Se carchi danni, 

han quali per la maggior parcc cortami, a i già dee-! 

ci contrariamente opporli, perciochc hauendo vif 


il peggio . pcrciochc fon di contraria di fpofition di fangue, che 

non fono i gioucni, clTcndo eflì agghiacciati, & quelli caldi : on- 

de par, che la vecchiezza venga in vn certo modo a dare adito, & 

a far quali la ftrada alla timidità; non ellcndo altro il timore,chc 


13 vn certo agghiacciamento . Delideroli ancor grandemente, Se 

auidi della vitafono x Se maflìmamente quando s'apprettano a i 

giorni e ftremi: (olendo elTere il dcfidcrio propriamente delle co- 

le, che mancano , Se fono allenti ; Se di quello ,di che l'huomo- 

maggionnente edefettuofo, Se hàbifogno,maggiormcntcanco- 


14 ra è defidcrofa . Coltume è ancor de i Vecchi i cilèr Tempre que- 

ruli, Se lamenteuoli, & Tempre et ogni cola rammaricarli , quali 

che non polFan contentarli mai. il che naTce dall'clìer quella vna 


l$ lpetiedi pufillanimità. Viuono olerà di quello più fecondo l'v- 

tile, che fecondo l honefto> molto più che non conuiene, per ef- 


16 Ter molto amatori di Te medefimi: nè e dubio, che l'vtil non fia 

bene in refpctto di fe Hello, Se l honeftonon lìa bene in Tua natu- 


17 ra, & allblutamente. Coftumcmedefimamcntecdiquci, che 

fon nell'età fenile, l'eller più prefto inuerecondi, che verecondi, 

concioliacofa che non tenendo effi il medefimo conto dell'hone 

ito, che dell vtile,tengon per conTcguenre poca (Urna dell'opimo 


1 8 che s'habbiadi loro Poca Tperanza Togliono ancor nelle coTe ha 

uere ; parte per reTperientia, che gli hanno, rrouandofi per il più 

nelle coTe Tempre più il mal, eli il bene ; Se accadendo per confc- 


i$ gucntcgliauuenimcnri dell'humaneattioni in peggio : Se parte 

ancor per caufa della timidità, c'habbiam detto elfer lor familia- 


xo re . Danno mcdeilmamentc maggior parte della vita Ioroalla me 

moria, ch allafperanzarconcioliacoiachc riguardando la fperà- 

za il fu turo,. & la memoria il pallàto, picciola parte della lor vita 


% 1 è quella» che Ila futura, &: grande quella v eh è già palla ta.Ec que- 

llo parimente e la caufa, che gli rende loquaci, & gli fa fenza mi- 

Cura pigliar diletto di raggionare . peroche nonrellan mai di rac- 

contare, &c rirare in lungo le cofencllor tempo accadute, o ch'e- 

glino habbian perii pallato fatte : come quelli, che nel rinnouel 


Xt larfel e nella memoria, gran diletto,. & gran gu Ito prendono. Gli 

Tdegni, i crucci» & l'ire dei vecchi fono acute, Se fubite,mafner 


«5 uate, &: fiacche. Se li defiderij, Se le cupidità lot o, parte fon man 

care, Se diuenutevanein tutto ; & parte fon fatte languide Se de 


M biluatcLa onde non fon molto moleitati dalle fcnfualità delle cu 


pidità 




Jl Secondo libro. 163 




pldità,nc indirizzan le loro attioni,o guidano la lor vira dietro i 

tj quelle, ma più tofto dietro ali vtilc, & al guadagno. Onde ven- 

gon lcpcrfoncdi quella grauc età a dare apparentia di Tempera- 

te : pofeiache lecupidità non fi veggon più in loro dominarcela 

ucndoeflì totalmente l'animo applicato, & comeferuo fottopo- 

x6 fto ali vtile, & all'affetto del danaro. Et da quefto nafce,chegui 

danlalor vita più torto con calculato , Se fupputatiuo difcorlo, 

ch'à modo dhabito, & di coltume : cllcndo vn cofi fatto fuppu- 

tare, & difeorrerc appartenente aU'vtile , & l'operar come per 

17 .coftumc, più alla virtù propornonato . Onde le ingiurie, cV: Tof 

fefe loro, portan (eco più prcfto ingiù ftitia, & mahtia, che con*. 

28 tumelia . Son pari mente i vecchi inclinati ancora etti alla compaf 

(ione ; ma non già perla caufamedeuma, che fono i gioueni.pcr 

ciochenei gioueni nafee quefto da vna certa Immanità , o voglia 

dir benigno affetto verfo gli huomini : doue che nei vecchi na- 

fcc da imbecillità , facendo ella lot patete , & in vn certo modo 

dubitare, che tutti i mali poifono ellcr loro cofi vicini , che age- 

uolmente poftonlor ventre addoifo : ti che giàhabbiam detto 

2 cócorrerealle caufe della cópaffione. Et da quefto ancor viene, 

-che li vecchi fian queruli, & duri, & amari nel conuerfare,&: no 

punto atti alla vrbanità,& poco amici del follazzo,&: del rifo: ef- 

fendo cofetrà di lor contrarie l'elfer fefteuolc, & 1 elfcr lamente- 

30 uole. Cofi fatti adunque fono i coftumi, & dei gioueni, & dei 

3 1 vecchi . Perlaqual cola folendo communemente tutti volentie- 

ri abbracciare, & hauerc accette quelle otationi, che conofeono 

accommodate, & conformi ai coftumi loro, & affettionar- 

fi a coloro , da cui le vengono, come che a lor firn ih; 

non potrà per quel, che fi è detto, efler nafeofto, 


in che maniera pollan color, che parlano, ^ 

parlare in modo , che & elfi , & l'o- 

rationi,& parlamenti loro, pof- 

fan parer cofi fatti, cioè li- 

mili a color, che gli 

alcol tano. 








x ij fa 




/ 6 '4* Della llgtprica d % Aritiotel^j 


/^Oi Virilità , ^ condttioni 


di quella . 




Vahto poi a color, che fon nell'età virile, & vigoro 

fa, può ellèr manifelìo, ch i lor coftumi lìan pofH 

nel mezo trà quelli (ielle due età già dette: tollendo 

via da quei deli'vna, & da quei dell'altra l'eccedo , 

de la ioprabbondantia . Non fon dunque effi tali , 

che troppo trabocchin nella confidenza, il che è proprio dcll'au 

dacia , ne troppo parimente temino : ma neH'vna,& nell'altra di 

| quelle cofe, fon difpofti fecondo che fi conuienc . Non fon cre- 

duli, & facili a preftare ad ogn'vno vgualmcntc fede : ne dall'al- 

tra parte han coli fofpetta la veracità d ogn'vno, che cofa alcuna 

non credan veTa: ma dalla verità delle cole ftclfe pendono , & fo- 


4 no i guiditi), & gli allenii loro . Medelìmamcnte quelli di que- 

lla età non fon ferui dell auaiitia ; ne ancor fon prodighi , &c dif- 

fipatori : ma tra quel mezo caminano, feconefo che le cofe ricer- 


$ cano.Et nella medefi ma maniera parimente con mediocrità di- 


6 fpofli incorno all'ira, & intorno alle cupidità fi truouano. Son 

tcmperati,fcnza che manchi lor la fortezza, Se fon» forti fenza che 

lor manchi la temperanza . Le quali due virtù , igioueni , & i 

yecchi s hanno l vna dall'altra fcparatamentc trà di lor partite,cf 

/èndoi gioueni forti, ma intemperati, & i vecchi per il contrario 


7 temperati, & timidi . Et per raccogliere il rotto in poche paro- 

le, tutte quelle cole, che di buono , & d'vtilc s hanno lagioui- 

nezza, & la vecchiezza trà di lor fcparatarnente dillribuitc, tutte 


5 fi truouano infieme nella virilità congiunte. Et tutte quelle al- 

tre cofe poi, leqiraii per fouerchio eccello , o defetto traboccan 

nel troppo, o nel poco nelle due ellreme età già-dettc,tuttc ridot 

te al mediocre, & al comieneuole , lì truouano in quella età di 


5 mezo . Ritien le fue forze nel Ino vigore quella età virile, & le fi 

confidcrano in quanto al corpo ,• daU anno uigefimo fino al trige 

fimo quinto : ma confidcratcquanro al vigor dell'animo , intor- 


lo no al quadragclìmo nont>,maflimamctcnorifcono.Et tonto badi 

hauer detto de i coflumi,& conditioni del la giouinczza,& della 

vecchiezza, & dell'età vigorofa, che nel ruezo di quelle è poda . 





Jl Secondo libro . ì6j 


fapo if. Della nobiltà, condizioni , 


proprietà di quella . V^ug^ 


Ecve al prefente, che noi diciamo intorno aTij^È^!^^ 

della fortuna, quali, & quanti di quelli fiano atti a 

variare i coltami de gli huomini, Se quali cofi fatti 

coilumiaccafchino . Etcominciandodalla nobil- 

tà, coitumc primieramente è di quella l eder chi la 

poifiede dedito molto ali ambinone, Se a tenere in ogni cola c&- S 

| to dellhonore . pcrciochc pare, che ordinariamente tutte le 

perfone » quando conofeono di polXeder qualche cofa, che piac- 

cia loro, fogliari tempre porre ftudio d'accrefcerla , & d'accumu- 

larle fopra : ne altro e in chi 11 lìa la nobiltà , che honoranza , Se c 


4 fplcndor d'honore de i fuoi maggiori . Sogliono i nobili ellcr di- 

Iprczzatori d'ogn'vno; Se maiTì inamente di quei, che fon fimi li 

a i lor maggiori . conciofiacofa che li medefimi honori fogliano 

apparir più fplendidi, Se più gloriofì, quando Ci truouan per lun- 

go fpatio di tépo già fatti da noi lontani, che fe vicini in tempo, o 


5 prefenti fono.Cófilte l'elfcr nobile nella virtù principalmente del 


6 la (tirpe, Se della fameglia : ma la generofità condite in non vfei- 


7 re, o tralignar dalla natura, & virtù dei fuoi maggiori, il che il 5 

più delle volte non fi vcdeaccafcar ne i nobili ; tremandoli fpeflb 


S mol ti di loro vili, h umili, Se abbietti d'ani mo . Et pare in vero» 

che eli adiuega nelle ftirpi, & fameglic dc'gli huomini vna certa 

fertilità , Se abbondanza di ricolto per qualche tempo, fi come 

fuole auuenirca i lauoratiui campi della terra alle volte ne i frut 

ti loro . perche fe la ftirpe & fchiattad'vna fameglia farà buona, fi 

vedran per qualche campo vfeir di lei perfone in virtù eccellenti. 

& di poi all'incontro parrà , che come (tanca , Se quali sfruttata 


5 di tai perfone, rem" per qualche tempo di parturirne. Et in coti 

fatti tralignamcnti di fangui, Se di ftirpi, loglion le fa m eglie d'a- 

cuto intelletto, Se di fottile fpiriro,& fottile ingegno, degenera- 

re, Se tralignare in perfone di coftumi adulti, melancholici> Se fu 

riofi-, come fi vede elTer quelli, che fon difeefi da Alcibiade; & 


io quei parimente, che dal primo Dioniùo per fangue deriuano . Et 

le fameghe dall'altra parte, che fon di quieti, manfucti, Se graui 


co (lumi « 





/ 66 ^Detta r R^torica d*Arittotek^> 


co ftu mi, tralignar foglion finalmente in perfone inerti, digrof- 

fo intelletto, & quali ftolide, Se infenfate, come fi veggono elfer 

quelli, chedaCimonc, da Pericle, & da Socrate difeeh fono, 


(aj?o 16. De i cofiumi , & proprietà 


de i 'Ricchi . 


Vai maniere poi di cottumi foglian feguitare, Se ac 

compagnar le ricchezze ftando etti, aperto può cia- 

fchedun facilmente conolcere. pcrochc foglion pri 

mieramentc 1 ricchi elfer contumeliofi , Se oltrag- 

giofi, & oltra ciò fattoli, & fupetbi : facendo in effi 

coli fatte difpofitioni, il polfelfo , & l abbondantia delle lor ric- 


3 chezze . conciofiacofa che clfendo le ricchezze la ricompenfa, Se 

quafi il prezzo della ttima,& del valore di tutte l'altre cole, in mo 

do, che chi polTìcde le ricchezze , pare che tutte le cofe compran- 

do cófcgnir polla -, vengon per quello i ricchi a difporfi d'animo, 


4 non altrimenti, che fe tuttel'altre cofe polTèdano. Sonopari- 

mentei ricchi macchiati d'vna certa effeminata molline, & deli- 


5 catuta, & molto fattoli ,& arroganti di fe medefimi. molli de 

delicati fono per l educationc delicata nata da i commodi, che 


4 portan le ricchezze . arroganti, Se faftofi oftentatori fono, fi 

perche foglionocommunementegli huomini volontieri occu- 

parli, Se confumarc il tempo intorno a quello, ch'elfi amano, Se 


7 che ammirano, & fi ancora per che lì danno a credere, che tutti 

gli altri tengano altrui felice per cagion di quelle ftclfc cofe , che 


8 tengonloro. Nè forfè di ragion par, che in lor nafcaqueftapre- 

funtione, vedendo elfi, che molti fono, che di coloro,che polleg 


9 gon ricchezze hanno di bi fogno. Il che fu efprclTo daSimonide 

Poeta in quel detto, eh egli in proposto de i iapicnti , «Sedei ric- 

chi vsòrvipondendo alla domanda fattagli dalla tnogliedi Hiero 

ne . concioliacofa che domandato da lei qual delle due cofe fi do- 

uelfe come migliore anreporre o l'elfcrricco, o l'clTer fapiente; 

rifpofe, cheei vedeua 1 lapiditi raggirarli tutto'1 giorno, Se (lare 


10 allettando alle porte dei ricchi . S aggiugncancoraa confermar 

Tarrogantia de i ricchi , il parer loro , che lor fi debba , Se quafi 

per ragione appartenga vna certa maggioranza, Se imperio (opta 


degli 




Dig 




Jl Secondo libro . 




167 


degli altri : {limando lord'hauer quelle cofc,Ie quali chi poflìe- 

1 1 de, (la degno di dominare,& di comandare a gli altri . Er per dir 

breuemete fono le maniere, Se li coitami de i ricchi quei medesi- 

mi, che farebber d'vno, chefuflefortunatOjCV infiemementc ftol 

1 1 to.E^ ben vero,che no poca difFeren ria fi truoua tra i coftumi, che 

feguon le ricchezze di nuouo acquillate, Se quelli , chaccompa- 

gnan Ieanticamcntc poffedute. peroche tutte le cattiue,c\: biaf. 

mcuoli conditioni, Se proprietà, che ne i ricchi fi truouano,mol 

to peggiori fi fan conolccre in coloro, che fon fatti di nuouo rie- 


13 chi . conciofiacofa chela nouità delle ricchezze fia quali vna ini- 


14 peritia del poflederle, & vna ignorantia dell' vfo loro. Apprello 

di quello le ingiurie, Se le orlefe, che £mno i ricchi, non (ò{;lion 

nafeer da pura ingiuftitia,& malignità, mapiù tolta o da Scher- 

no, Se da contumelia, o vero da inconrinentia, Se da inrempera- 

tia : come faria (per eflempio) il dar delle battiture, Se il far for- 

za con violentati adulterij . 


fapo 17. De i coftumi di coloro, che h ari gran- 

de autt onta > £f potentia Jopra de gli altri* 

de i ben fortunati * 


Edesimamente li coftumi, che feguon la poten- 

tia, l'autorità, Se grandezza di flato fon quah per la 

maggior parte man ifelli . conciofiacofa che parte 

d'efli fian quei medefimi ne i potenti , che fon ne i 

ricchi ; Se parte fian migliori, Se più comportabili, 

perciochc le pedone potenti, Se di grande (laro tengon ne i coftu 

milorpiù conto dell honor, & han più del virile, Se del grande, 

che non auuicn nei ricchi . perche dando lor la potentia che gli 

hanno facilità di poter far cofe preclare, applicano a quelle l'ani- 

mo, & fon cupidi di condurle a fine. Sono ancor più diligenti , 

& manco otiofi , pofeiache il pender di conferuar faluo il loro fta 

to, gli sforza a dar vigilanti, Se a tener cura Se ftudio intorno alle 

cofe, che appartengono alla potentia loro. Mcdefimamentc quel 

la grauità, che fi truoua in loro, ha più tofto del venerabile, che 

del molcfto, Se fempliceracntc graue ► peroche tendendogli quel 


la de- 








/ 68 T>eHa Ttgtoried d' sfrittotele^ 


ladegnità,& autorità loro riguardcuoli , vengon per quello a 

j moderare, & a temperare i modi, Se le maniere loro : non eflen- 

do altro in vero quella venerabili tà, ch'vna mitigata , & ben co- 


6 porta grauità. Et fc pure eglino inclinano alle volte a fare ingiu- 

ria, fon leoffelc, Se le ingiurie loro, non di cofe leggieri , & di 


7 poca importanza, ma di cofe grandi, Se d'aliai mométo. Quan 

to alla profperità poi della fortuna, ritiene ella inlieme quei co- 


S (lumi, che noi leparatamente riabbiamo clplicati. peroche tutte 

quelle, che fon communemente giudicate felicità di fortuna, pa 

re, che tendano, Se inclinino, cornea puncipaliflìme parti loro , 


9 a quelli tre (lati d'huomini,ch" vi timamen te habbiam detti.quan 

tunque a colmar coli fatta felicità concorrer foglia ancor l hauer 

buon numero di ben qualificati figli, Se 1 hauer la pedona dota- 


10 ta di quei beni, che beni dei corpo fi domandano.Sogliono adun 

que i ben fortunati più che tutti gli altri, traboccare ecce Ili uame 


11 te in fuperbia ; Se elfcr molto feonlìderati, Se poco configliatiui> 

o difcoriìui nelle loro anioni : colpa della confidenza, che reca 


li lor la profperità della lor fortuna. In vna proprietà nondime- 

no, Se in vn coftumc degno di lode , che feguc alla buona fortu- 

na a canto, vengono ad eccedere i fortunati , Se qucfto è, che.fon 

pij, Se deuori cultori, Se veneratori di Dio, & ripieni di ben co- 

pollo affetto verfo la bontà di quello . conciollacofa che veggen- 

dofi cfll profperar ne i beni, che dalla fortuna fon dati loro, facil- 

mente lì danno a credere, Se fi perfuadono, che ciò adiuenga lo- 

ij ro per hauere Dio amico, & bcneuolo. Et fin qui badi naucr 

detto de i coftumi, Se proprietà, che feguono alle diuerfe età del 

i'huomo ; Se di quelli, che portan feco i varij tlati della fortuna . 

1 \ peroche i coflumi, che feguono a quelli itati , che fon con- 

traria quelli , c'habbiamo elpofti , cornea dire al- 

la poucrtà , all'auuerfa fortuna , Se ali impo- 

tenza, Se poca autorità, potranno ren- 

derli manifefti con volger ne i y.r;i.»..* 

f contrari; loro i luoghi, Se 


le conditioni , che 

alfegnate riab- 

biamo • 


C*po 





jfl Secondo libro . / 6 p 


(apo ìS. Continitafion delle cofe dette con quel- 

le, che shan da dtre nel rejlante di quejìo fe- 

condo Libro . 


Erta co /c e, che l' vfo d'ogni perfuafiuo parlare riguar 

g Ha finalmente qualche giuditio, o parer, che nalca in 

B colui che ode. peroche per cagion di quelle cofc, che 

alcun fappia eiTcr da noi conoiciute, & giudicare feco- 


5 do l'animo Tuo, non fa di bifogno, ch'egli ce ne parli . & qucfto 

C'habbiam detto auuicne parimente fc alcuno apprettò d'vn fo- 

lo,o fuadendo, o diifiiademlo via le fue parole; come auuicne in 

color,ch'ammonifcono, o ccrcan di fare ad alcun fede di qual- 

che cola : non douendo punto manco (li mar fi colui, a chi fi par- 


4 la, giudice di tai parole per eiTere vno . perche colui in fiam- 

ma li può conucneuolmenre (limar giudice dell'altrui parlare, 

nel qual fi cerca di far parlando nafeere perfuafionc, o aiìcnfo, 


j o vno o più, che cofi fatti fiano. Il medefimo auuicne ancora, 

così ncll'opporfi, col parlar nortroa chio litigando , o in altro 

modo ci fia auuerfario ; come ancora in parlar fopra qualche 


6 prò polla carila, conciofiacofa che ancora in far quello facciadi 

Difogno d'vfar la forza delle noftrc parole, & cercar di difeio- 

^lier le cofc, che ci ficn contra, òc contra quelle, come qua- 


7 li contri d va© auuerfario, opporci col parlar noftro . Simil- 

mente fi può quello medefimo dire, ch'adiuenga neli'orationi 

dimofrratiuc venendo noi in quel genere ancora a contìituir, 

come quafi giudici coloro, cha modo di fpcttarori , fi pongo- 


5 no ad ascoltarci. Ma pigliando al tutto quella parola giudice 

femplicemente, fi dee per giudice propriamente intender quel- 

lo, che nelle controuerfie, & caule ciuili, le cofe che fi dubita- 


9 no , & fi propongono , determina con la fua (èli tenda . concio- 

fiacofa che de nelle caufc,che fi trattan nel foro giudicialc, Se 

in quelle, che fi maneggian nelle confulte, fi cerca in che ma- 

io nicra le (licno,& qual detcrmination fi conuenga loro. Ma 

de i collumr a ciafeheduna forte di republica accommodari, 

habbiam già a ballanza detto pr ima, nel trattar del ncncr dclibc- 

ratiuo : di maniera che può parer c homai fia fatto chiaro in che 


Y manie- 




*7 o. TteUaT^rtca, d* Arìftotelt^> 


maniera, Se con L'aiuto di quai cofe, damo per poter far le no- 

1 1 ftre orationi coturnate. E t perche trouandou in ciafehedun ge- 

1 1 ncr d'oraiioni difhnto, Se appropriato fine, riabbiamo per tutti 

i generi,. Se per tutti i finiailegnato loro, proprie, Se accomoda- 

te opinioni, propofitioni, Se luoghi, onde fi polla perfuadere,& 

*3 ^ ar fede confultando, demoftrando. Se litigando: &: habbia- 

mo oltra ciò inoltrato de detcrminato donde, & come formar fi 

14 debbian le orationi, & li parlari coftumati ; reità ch'ai prefen te 

diciamo di quelle cofe, che communi fono a tutti li generi di 

*S caufe, Se tutti i modi di far fede abbracciano. Commune adun- 

que a tutti cnecclfario, chefiail feruirfi del poflì bile, &deH im- 

poflìbilc, Se il tentar di mofhar nell'oratione tal'lior che la cofa 


1 6 habbia ad elfere, Se tal hor che la (la fiata t Se oltra di quefto co- 

mune è ancora a tutti i generi, delPoratione, il confìderare, Se 


17 moftrar la grandezza della cofa : conciolìacofa che tutti fuaden- 

do, o difTuadcndo nelle confultationi, Se lodando» o vituperan- 

do, Se acculando, o defendendo^vfino, Se tentino di cftenuarco 

d'ampliar le cofe, o vogliam dir d'impicciolirle, o ingrandirle. 


tS Determinato charem poi quefte cofe, faremo pruoua di dirqual 

che cofa degli Enthimemi, Se de gli eflempi confederati ancora 

1$ effi come communi a tutti i generi, accioche-aggiugnendo poi 

doppo quefto fé cofa alcuna ne renerà da dirli, poriam por final- 

io mente fine a quanto da principio fu da noi propoiìo. Et è da fa- 

pere, che delle cofe, c'habbiara già propone come communi, 

I amplificar, ch'appartiene alla grandezza, è alquanto più dome- 

nica, Se accommodata alle orationi demoftratiuc, come già in al- 

ir tro luogo fi è detto prima. La nn tura poi dell' elTer fiato, 

allegiudiciali è* alquanto più familiare : riguardando 

lcfententie dei giudici , maflìmamente le cofe 

fatte. Il poflìbil poi, & l haueread elic- 

le, alle confultatiue caufe princi- 

palmente s'accommodano,. 

Se fi fan domeftici . 





Jl Secondo Ulto. ìyj 


{apo t p. 'Della natura del pofòbile, dell' ejjère 

fiato, & dell' hauere ad ejfere, & de i luoghi 

loro£t della grandeX^a,^ piccolél^a con- 

fiderate m natura loro . 


I ry»MK?| Omi sciando adunque dal potàbile, òV dall'impof- 


1 y2^gS£I fibile diremo primieramente, che fé l'vn de' contra- 

èo^Sjtì rij farà poffibile ad e il ere, o a farli, parimente l'altro 


contrario potrà parer poffibile. cornea dir (per cileni 

pio) che fé gli è poffibile all huom farfi fano, gli farà ancor poffi- 

| bilcildiuenhe infermo: conciolìacofa che vna medeiìma for- 

za, & potentia fia quella di due contrarij, confiderà» come con- 


4 trarij. Parimente fe l vna di più cofe trà di lor fimili faràpoffibi- 


5 le,faranno ancor poffi bili quelle altre fimili. Etfc poffibil farà 

vna cofa, che fia più difficile, farà poffibil quella, che farà più fa- 


4 cile. Et ancora teglie poffibile a fard vna-cofa in modo,chc la fia 

ornata, bella, & perfetta ; potrà medefimamente farli femplicc» 

mente fenza quelle conditioni : perochepiù difficile (pcrciTcm- 

pio) a farfi, e vna caia ornata, & bella, eh* vna cafa, che fia fem- 


7 plieemente cafa. Oltra di qucfto di quella cofa, il cui principio 

fia poffibile a farfi, farà poffibile il fine ancora : pofeiache ninna 

cofa di quelle, che fono imponìbili, può mai farfi, o cominciare 


5 a farfi : come (per eifempio) diremo, che mai non potrà farfi, ne 

cominciarti a fare il diametro del quadrato al lato, ouero a la co- 


2 fta di quello, con vna fteifamifura commenfurabilc. Dall'altra 

parte ancora di quella cofa il cui fine fia poffibile, farà poffibile il 


10 principio ancora : hauendo tutte le cofe, che fi fanno , origine 


1 1 dal principio loro . Oltradi qucfto fc di due cofe, quella che in 

foftantia, & in natura fua, oucr per via di gencrationc fia pofte- 

riore, farà poffibile ad efler fatta, poffibil parimente farà quella , 

che e anteriore, & preceder dee. come a dir (per ellempio) che 

potendo venire alcuno all'età virile, puòancor venire alla fan- 


1 1 ciullezza; douendo per natura quefta età preceder quella.Et me» 

defimamentc per il contrario, fc gli e poffibil diuenir fanciullo, 

poffibile ancor farà venire all'età matura, elTcndo quella età prin 


15 cipio di quefta. Quelle cofe ancora fi deono ftimar poffibili» 


Y ij delle 




ìyf, *Della c Retorica d 'drìftotele^ 


delle quali fi truoua per natura amore, Se cupidità ncH'huomo : 

peroche perii più nó e chi nmi, o appetilca le cofe, che fono im- 

14 potàbili. Appretto di quello quelle cofe, pollbno & cllere, Se 


I j farli, delle quali fi truouano in piedi le feien tic, & le arti, quel- 


le cofe medclìmamente pollon da noi ellcr fatte, il principio del 

cui edere, & del cui nafeimento dà porto in cole, che o con for- 


1 6 za, o con permasone in poter noftro (ia di valercene. Se tali fo- 

no fc o più potenti d'elle, oucr padroni,o amici di quelle damo. 


17 Parimente le le parti d alcune cole laran potàbili, faranno ancor 

potàbili li tutti loro. Se all'incontta fevn tutto farà potàbile, fa- 


18 ranno ancor per il più potàbili le parti fue. concioliacofa che fe 

far (per esempio) lì pollon le fuola, Se le tomara, parimente Ci 

pollon far Te (carpe : Se all'incontra fe lefcarpe far lì polfono, 

faranno ancor pombilt a farfi le tomara, & le luola. Mede/ima- 

mente fe tutto infamemente il gencr farà cofa podi bile, farà pof. 


10 libile ancora qual lì voglia delle fise fpctic. Se all'incontra fe pof- 


II lìbil farà la fpetie, farà ancor potàbile il gcner tuo. come adir 

(per cileni pio) che fe potran farli legni da naiiigafrc, potrà f.irfi la 

galera ancora j Se potendoli far la g ilcra, potrà ancor farli vn le- 

zi gno da nauigare.Ohra di quello le di due cofe, c riabbiano in lor 


natura relatione, Se rifpetto di riferimento 1 vna all'airi a, farà pof 

libile l'vna,potàbil farà parimente l'altra, come a dir (pcrcliean- 

pio) ctiesVna cofa porrà eller, che fia il doppio d vn'altra, porrà 

ancor quella eirer la metà, oucroil mezo di quella. 6c all'incon- 

tra porendo ciTer quefta la metà di quella ; potrà ancor quella cC 


*5 fer di quella il doppio. Parimente fepotàbil farà di farfi vna co- 

fa fenza aiuto d'arte, Se lenza diligano*, o preparatione alcuna, 

maggiormenre farà potàbile a farli fe vi s aggiugne l'induftria 


14 dclfarte, Se la oMigentia. Onde ben fu detto da Agathone, che 

moire cofe li fanno alle voi te a calo; male medefimc facciam noi 


a j con l'arte, e con l'induftria, che la nccetàtà ne mollra . Mcdefi- 

mamente s'vna cofa può cfl'cr fatta da quei, che fono di mcn va- 

lore, & di forza, o di potentia inferiori; mageiormen re potrà 


x6 eiler fatta da perfone contrarie alle già dette, li come dille lfo- 

crate, parergli cofa graue, fc quello, c haucua imparato Euthi- 

mo, non fulle egli badante a poter trouare, Se a poter fapere. 


17 Quanto poi alle cofe impotàbili, chiara cofa è, che da i contrari j 

luoghi di quelli chabbiarao adeguaci lì potran comprendere. 


Per 




Jl Secondo libro . i ?j 


18 Per conofeer poi fc le cofe fiano fiate fatte, o non fiano fia- 

te tacce, potiam difcorrere, & eonfiderare, nel modo, eh al prc- 

fente diremo. Pnmieramence adunque (e quella cola , che man- 

co in Tua natura è atta a farfi> nondimeno è fiata fatta, farà an- 

cora Itara fatta quella, che maggiormente in fua natura afar- 


19 fi è habile. Et Ce quello, fi vede fatto, che fuol farli doppo, 

viene ad elfere ancor fatto quello, che far fi fuol prima, cornea 

dir(perellèmpio) che Ce alcun lì làrà (cordato di qualche cola, 


30 l'harà ancora in qualche tempo imparata, ouer faputa . Medefi- 

mamentc s alcuno è,chabbia potuto, & voluto fate vnacofà, 

flimar lì dee, chei habbia fatta : conciohacofachc tutti quando 

potendo fare qualche cofa, voglion parimente farla, lenza alcun 

dubio la fanno, per non hauere in tal cafo cofa, che gli impedi- 


41 fca. Il medefimo fi dee dire ancora di chi habbia hauuto la volo 

tà di farla, 6c nelfuna cofa eftrinfcca dalla partedi fuora impedi- 


31 tol'habbia. Parimente s*alcuno harà potuto far qualche cofa,5c 

in quello Hello tempo farà flato accelo d'ira, ch a farla incitato 


33 l'habbia ; fi può affermare, che l'habbia fatta . Et il medefimo 

s'ha da dire di chi habbia potuto far qualche Cofa, & habbia in- 

fiememéte hauuto qualche cupidi ù, di in fligato velhabbia. 

perciochc per il più coloro, c 'han poter di far cofa,della qual fia- 


34 no defiderofi, & cupidi, la foglion fare, a ciò induccndogli,fe 

cattiui, &vitiofi fono, la loro incontinentia, & le fon virtuofi» 


J5 l honcllà, & bontà dei defiderij loro. Oltra di quello s alcuno 

era in vltima preparatone totalmente in punto, 8c in ordin per 

fare alcuna cofa, fi dee filmare, che l'habbia finalmente fatta: 


36 efTendo verifimil, che colui, che Ila già del tutto parato a fare v- 

na cofa, in modo, che nulla gli manchi per efeguirla, laefegui- 


37 fca, 3c la faccia per ogni modo . Mcdcfimamctefe fi veggon fat- 

te tutte quelle cofe, che foglion per natura precedere, &c andare 

innanzi a qualch'alrra cofa, ouer per caufa di quella fono, fi può 


3 8 (limar, che quella tal cofa fia fatta ancora, com a dire, che Ce farà 

35? balenato, fi potrà dir parimente, che fia tonato. cVs'alcunoha- 

ràaifalito, o fatto forza, o attentato di far la cofa, potremo ere- 

40 der, che l'habbia fatta. 8c dall'altra parte ancora Ce lì veggon fat- 

te tutte quelle cofe, che foglion per natura feguire, &c andar die- 

tro a qualch altra cofa, o per caufa delle quali quella tal cofa fia; 

fi dee (limar, che fia ancor fatta quella tal cofa, che di natura và 


loro 




ijjf. ^Della r B^torìca dlArìSlotelz^j 


41 loro innanzi, o per caufadi quelle ha l'elfcrfuo. come a dir, che 

41 fc gli e tonato, bifogna, che ha balenato : Se s'alcu no harà dato 

effetto al tal delitto, o alla tale ingiuria; fi potrà ancor credere 


45 c'habbia prima attentato, alTalito, Se fatto forza di farla. Et di 

tutti quelli, che come luoghi habbiamo allignati , alcuni fon 

ncceilarij, Se ch'infcrifeono, &" concludono di neceflìtà ; Se al- 

cuni fon più rollo verifimiii; Se han la forza loro per il più,cVper 


44 la maggior parte. Quanto poi al poter inoltrar non effer la cola 

Hata fatta, potrà ciò clfer noto dai luoghi contrari; a quelli, ch'a 


41 moftrar chelafia Hata fatta, alfcgnati habbiamo . Et da quelli 

medefimamente potrà diuenir manifefto quanto occorre intor- 


46 no al moftrar, c'habbia la cofa ad clTère. percioche quelle cofe, 

che fono in poter di chi voglia farle, fi douerà ftimar, c'habbiam 


47 da ellerc in ogni modo. Mcdelìmamente fe con ira,o con in ten- 

ia cupidità, o con rifoluco difeorfo di ragione, ch'in ftighi a fare 

vna cofa, farà congiunto il potere ancora ; fi douerà crcder,ch'el- 


48 lafia per elici e, ouer per farli. Et perla medefima quali ragione, 

le vedremo, ch'vna cofa ftiagiàgià in procinto, & inordin per 

fai fi, o per clfcre, potiamo affermar ch'ella fia per haucre effetto : 


45? pofeiache per il più fogliono effettuar/i più tolto quelle cofe,che 

fon parate, & polle in punto, Se inordin perfarfi, che quelle, che 


co tal preparation non hanno. Olerà di quello fe fi veggon già in cf 

fer quelle cofe, che foglion per natura precedere, & venire in- 

nanzi a qualch'altra cola, debbimi credetene quella ancora hab 

biada cllcre. come a dir, che fe il Cielo farà coperto di nuuole, 


51 potrà verilìmilmenteafpettarlì, che la pioggia venga. Parimen- 

te fe fatta farà quella cola,laqual per cagion d'vnaltra fi fuole or- 

dinariamente fare, vcrilìmil ria, che quell'altra ancora habbia da 

effettuarli come a dir, che fe fatti fatano i fondamenti d'vna ca- 


j 1 fa, verifimilmc te ancor fi fat à la cala. Quan to poi alla grandez- 

za, Se alla piccolezza dellccofc, Se aU'efler quelle, o maggiori, o 

minori, o finalmente grandi ,0 picciolc, può quello renderli 


53 manifcfto per le cofe, che già habbiam dette innanzi . peroche 

nel trattar noi dilopra delle cofe appartenenti alle confufte, Se al 

gencr dcliberatiuo, fu da noi trartaro della grandezza dei beni; 

Se infienie dcll'cirer maggiore, Se dell'efièr minore, fcmpliccmc- 


54 te in fe confiderati. Per laqual cofa elfendo in ciafehedun gencr 

di caule propoli o per fin qualche bene, come a dir l' vtile, 1 bone- 

tto, e'1 




Jl Secondo libro . / 7 j 


$ $ do, c'1 giudo, può efTer manifedo, ch'a tutti li detti generi, per 

l'araplincatione, che lor bifogni fare, pollon fcruir lccofe, che 


j6 quiuida noi furori dctte.Onde tutto quello, choltra a quel,ch'ap 

partiene a i detti generi, di più fi confideradc, 6c diceflè della gra 

dezza, de dell'eccedere, confiderati in fefempliccmente, fareb- 


57 befouerchiamente, & fenza bilògno detto . conciolìacofa che 

nelle facultà,chan da eder porte ncll'vfb,& nell'attioni,più prò- 

prie fieno le confiderationi applicate alle cofe particolari, che 

quelle, che fi fanno fernpliccrnentc intorno alla natura dcll'vni- 


|S ucrfalc. Quanto apparticneadunque a veder, fe le cofe fon po£ 

fibili, o imponìbili, & fc le fon fatte, o non fatte, Se le l'hanno 

da edere, o non han da edere, Se quanto parimente appartiene 

alla grandezza, & piccolezza delle cole, può badar, quanto ha 

qui li è detto * 


(apo 20* Dell' Jffimpio, 0 vero Induritoti reto- 

rica> & delle Jpetie Jue, lor condit ioni, & 

del modo dyjarle^ collocarle nell'oratione. 


Està che diciamo di quelle pruouc, Se vie di far 

fede, che fon communi a tutti li generi di caufe; 

pofeiache già detto habbiam di quelle, che fono, o 

all'vno, o all'altro genere appropriate. Sono le 

communi pruouc* & vie di far fede, generalmente 


3 due, l'edcmpio, &rEnthimema. percioche quanto alla fenten- 


4 tias'hadadimar, che la fia parte dell'Enthimema. Direm dun- 

que primieramente dcirElIempio : edendo l'edcmpio fimilc al- 


j l'induttionc, la quale ha ragion di principio,. & di precedentia 


6 nell'argomentare* Di due fpetie adunque fi foglion trouar gli 


7 edempi. l'vna fpetie s'intende elfer,quando fi predono, &c sad- 

ducon neli'edèmpio cofe, che veramente fonafbtc, 8c li doma- 


8 da propriamente edempio . L'alrra fpetie s'intende poi eller 

quando noi dedì fìngiamo, Se neHimmaginauon trouiamo le 


9 cofe, che neiredempio addur vegliarne* Et cotale fpetie hà due 

parti, o vero è di due maniere, l'vna fi domanda parabola, oucr 


10 Similitudine : & l'altra fi chiama Apologo, ovogliam noi dir 

fauola : come fon (per edempio) quelle d Efopo, & quelle, che 


fi foglion, 





/ ? 6 *DelIa Tlgtortca d' Àrìftotelc^> 


li fi foglion chiamar le fauolc AtFricane. L elfcmpioadunqucche 

propriamente fi domanda esempio, farebbe vn cosi fatto, co- 

me te noi diceflUmo eller ben di far prouifionc, & apparato per 

opporfi contra'l Rè de i Pcrfi, & non lafciare in modo alcuno, 


il ch'egli occupi, de Ci faccia padron dell Egitto, percioche Dario 

non prima limette apalTar con reilercito in Grecia, ch'egli ha- 

uclTe occupato 1 Egitto ; il che fatto, fi motte fubito ad ailàlir la 

Grecia, parimente di nuouo Serfe non prima fece il medefimo 

palleggio, che quella fìeilà Prouincia hauefl'e foggiogato, & fog- 

giogara che l'hebbe pafsò ancora egli con le fue forze in Grecia 


1 3 onde al prefente ancora fe a quclìo Rè vien fatto aimpadronirfi 

dell Egitto, fubito poi artalirà la Grecia: & per quello non fi dee 


14 permettere , eh* egli fenimpadronifea. Le fimilitudini poi, le 


15 quali per la frequentia, che tencua Socrate neH'vfod'cfie, So- 

lò cratichc fi foglion dire, farebber, come fe (per efiempio) alcun 


dicefle non eilcr ben fatto l'clcggere,o crearci magi (Irati a forte. 


17 conciofiacofa che il far quello farebbe limile a punto, come fe 

alcun volendo elegger giocatori di pugna, o di lotta, non pren- 

deilc quelli, che più robufti, & più atti, & potenti fusero a tai 


18 contefc,ma quelli, che ne delTe la pura forte : ofe tra tutti quei, 

che fi trouaflcro in vna nane, fi ponetfc in forte l elcttion del 

Nocchiero, o Gouernator di quella : come ch'a gouernar Pha- 

ueiTe, non chi meglio hauefiè di ciò la peritia, Se l'arte, ma chi 


19 dalla cafual forte prò pollo fulle. Apologo, & fauolapoi s'hà da 

inrendere elTer qual fu quella, ch'vsò già Stcfichoro con tra di 

Falare, & quella parimente, di cui fi fcruì Efopo nella difenlìon 


xo il' vn concitai or del popolo. Stefichoro adunque vedendo che 

gl'Imerenlì haucuano eletto Falare per Capitan generale con fu- 

jjtcraa potcftà, 8c confultauano oltra ciò, di concedergli guardia 

di foldari per la fua pedona, fra l'altre cole, ch'egli a diilliadcr 

qucfto dille, vsò ancora il prefenre apologo, o ver fauola, dicen- 


11 doloro, eli 'vnCauallo fi trouaua già in vno ampio prato, de io? 


10 tutto lo godcua,& lo polledeua.mil foprauenendo vn Ceruio, 

& cu 1 aneto, difhirbando, & imbruttando tutto quel pafcolo , 


11 Cai ilio defidcrofo di vendicarti contra del ceruio, domandò 

configli o da vn huomo, s'egli ordine con ofccllc alcuno da pote- 

re egli con lui infieme galligarc, & punir quel ceruio. A che ri- 

fpoic l'huomo, ch'a ciò gli baftarebbe ianimo, quando elio ca- 




Jl Secondo libro. 777 


«allo prendclTe nella bocca vn freno, o vero vn morfo, Se egli 

fopra di lui falilfe, de con nafta, over lancia in mano, conerà del 

ccruio andante. Piacque il difegno al cauallo, Se accettato ilmor- 

fo,& fotopoftofi al caualcar deirhuomo,in cambio di vendicarli : 

contradel ccruio, rimafe foctopofto, Se in potere Se fcruitù dcl- 

* 2.1 rhuomo. Così voi Imerenlì (dicea Stclìchoro) guardate , che 

mentre che volete, Se cercate di vendicarui contra dei voftri 

nemici, non veniate a patire, Se a prouar quel, che patì quel Ca- 

uallo.concioliacofachegia vi r toniate hauereil morfo in bocca, 

hauendo fatto Palare con tanta autorità Capitano, Se Imperator 

voltro : onde fe concedendogli ancor la guardia della fua perfo- 

na, ve lolafciarete in quella guifa falire addollb, nonèdubio»' 

che perduta la libertà volìra, da recargli lerui, óc l'oggetti non i. 


13 riabbiate. Efopo parimente hauendo prefo a difendere in Samo 


vn potente Cittadino, vfurpator delle loftantie publiche, Se per t 

tal caul'a acculato, Se polio in pcricol d'cllcr condonato a morte; 


14 dirte trai altre cole in difenfion di lui, che vna Volpe gia,volcn« 

do paflare vn fiume, era caduta in vn follo, Se non potendo per 

la cupezza di quello vfeirne, era (lata quiui tutta afflitta affai 

buon tempo con grande incomodo, & difàgio fuo. Se trà gli al- 

tri mali fc le eran col morfo appiccati addollb molti tafanelli, o 

\cfpe canine, che glivogliam chiamare. Eceflcndo ftata acafo 

villa da vn Riccio, o ver da vno Hiftrice, che quiui errando an- 

daua j com mollo a pietà di lei, la domandò s'ella lì contentaua , 

ch'egli le leiiallc da dolio quei tafanelli, il che elTendogli da lei 

negato,& domandandola egli per qual cagione la non lene con- i£ 

tentalTe, ella così gli nfpofc. Quelli animaletti hormai fon quali 

pieni, & fatij dellanguc mio, Se poco più horamai nefugono. Qfr 

doue che fe tu cacciandogli mi libererai da quelli, verran (libito 

degli altri tutti affamati, Se finiran di fucchiar tutto lauanzo del 


15 fanguechc mi èrimafto. In quello raedefimo modo o Cittadi- 

ni di Samo (diceua Efopo) collusene voi cercate di gal^gar', fro- 

llandoli già fatto ricco, non vi fa quafipiù danno alcuno, ina fe 

voi condennandolo a morte, ve lo leuaretc via dinanzi, non ma- 

chcran di fucceder de gli altri in luogo fuo,poueri, Se bifognoli, 

li quali vfurpando, Se furando, non refteran di confumar quel , 


t6 ch'ancora reità delle follantie publiche. Mora così farri apologi, 

ouerfauolc, fon molto accommodatc aquella forte d'orationi , 


Z che 




jyg 'Della Teorica d 'ÀrìUotelt^ 


27 che fi Tanno alla moltitudine. & han quello di bene, chedoue 

chegliè cola difficile il trouar cali, & fatti veramente accaduti, 

clic fien limili a quello, che inoltrar vogliamo j il trouar così far- 


28 te fauole, non c difficile : eiTendo in poter noftro il fingerle, & 

formarle ad immaginatiooe, fi come le parabole, ouer lefimili- 


25 tudiniancora : purchel'huomo fiahabile a fapercauuertire, & 

conofeer la fomiglianza, che fi truoua tra le cofe. Il che potrà 


30 rendere in gran parte facile, l'aiuto della Filologìa. Son dunque 


31 affai facili a poterne diuenir copiofe, le fauole. ma nelle con- 

fulte fon più vtili gli eflempi, che proecdon conlecofc dette, 


32 veramente accadute: pofeiache per il più lecofe, che vengon 

poi, fon fimili a quelle, che nel paflato fono auucnute prima • 


33 Quantoallvlo dcircifempio poi,a!hor farà bifogno all Oraro- 

re d vfargli clTcmpi in luogo di demoftrationi,& d'Enthimemi, 


34 quado nó harà Enthimemi. ma quado nó gli raacarano Enthi- 

memi douerà vfar gli efTcmpi,quafi in luogo di tcmmonij,ponc« 


33 dogli peraggiuta,& cófermationedoppo gli Enthimemi. Percio- 

chegli elfcmpi porti innanzi a gli Enthimemi diuengon fimili a 


36 vna induttione: ne è dubio, che linduttione all'orati oni ora- 


37 torie non fia punto propria, & vrile fenon molto dr rado, ma 

fe fi pofpongono, vengono a renderli fimili a temmonij, li qua- 

li inoqni luoj;o,che fi truouino , fono vtili, & badanti a far 


35 fede. Et per quello ènecellàrio a colui, eh antepone gli clldn- 

pi agli Enthimemi , il porne, & 1 acidume molti : douc che a 


chi gli pofpone, & pon doppo, balla, fenon più, daddur- 

3 ne,& di porne vn folo : pcrochc vn fol te (limonio- 


degno di fede è badante, 6V vrile a prouare* 

40 Quante fperic adunque d'eikmpi lic- 


no,& in che maniera Se quando 

s'habbian da trat ta r e, & da 

porre in vfo, riabbia- 

mo a ba danza 

fin qui ve- 

duto. 






Jl Secondo libro. j 


2)^& Sententie oratorie , f^*// ///tf* 

/ & per falute della propria patria : over s'vno altro volen- 

do dare animo di combattere a quelli, eh in minornumero dei 


45 nemici fulleio> dicefle, che Marrec cpmmune. o fe parimente 

qualch'aluo fulTe, che volendoci efortarca cor la vita a i figl^chc 

iien reftati d vno, che fia (lato vccifo da noi ; per inoltrai ci , che 

tal cola non fia per eilereingiuflamente fatta , dicelle> lìolco,& 

lenza intelletto e colui, c'hauendo vccifo il padre, lafcia i figli re- 


44 ftareinvita. Appretto di quelìo alcuni prouerbij (ono, che fen- 

ten tic (limar fi deono ,* cornee quel trito prouerbio, Foreftiero 


45 in Athenc. Conuieneancora alle volte, Se e lecito dir 'fen. lentie 

pppofte, & contrarie a quelle, che già per innanzi diuulgate,& fa 

mofe fieno. & per famofe, & diuulgate le intendo io, come è 

(pei efìempio) quella, Cognolcc teflello> & quell'altra, Nell'una 


46 cola vuole eller troppa. Étalhora (penalmente fi dee, & Ci pup 

far quefto, quando (i vien con quefto a porcr dare apparcntia di 


47 maggior virtù, & di miglior coftumc, o ver quando trouandofi 

colui, che parla grandemente conturbato, manda fuor le parole 


48 concitare da qualche grauc affetto . In calo di pertuibation d'af- 

fetto farebbe (per eifempio) s alcuno frollandoli tutto infiamma 

to d'ira, dicelle cfler fallò, & non ragioneuolmcntc detto , che 

biibgni conofeer fe medefimo : percioche fccoftui hauclfc ben 

conofeiuto fe Hello, non fi farebbe giambi llimato degno d'efler 


49 Conduttiero, & Imperaror di quello cirprcuo. In cafo poi di 

dareapparentia di miglior collume, farebbe ( per eifempio) s al- 

cun diccire, che non con ui erre aruar, fecondo che dicono, come 

fes'hauefle doppo ad odiare ; ma più rollo per il contralio con- 

uicne odiare,come fe a qualche terupo dappoi s haiieUe ad ama che in neiftina cola (ha bene il trop- 

po, 




Jl Secondo libro . ifj 


po,cociofiacofachegli fruomini federati fi dcbbian fuor di mo- 

J5 eia odiare, Recan veramente le fenreniic molte vii] tra non pic- 

$6 ciolc all'oratione . L'vna prende occafionc,& fomento dali'mi- 

J7 petfettione, Se \ anità de gli afcoltatori . percioche quando fen- 

con, ch'alcuno in dir cjualchecofa in vniuerfale,li rincontri apu 

to con la (leda opinione, ch'elfi n haueuan prima in particolare, 

jS godono, & guftano in ciòdilctto. ma meglio quel, eh io dico 

potrà capirli, Se renderli manifefto, quclto modo : & io fieni eme- 

te potrà farli chiaro in che maniera s'habbian da crollare, & da 

}9 procacciar le fententic Già fu da noi neldimnir di (opra la (crf- 

tentia detto, eller quella vn proferimento,© alic i i mento, o cn m 

ciationc, chela vogliam chiamare, fatta di qualche cofi in gene- 

ro rale r ondccoloro, che hanno prima generato nell'animo opi- 

nion di qualche cofa in particolare, quando poi Icnton confor- 

marli con quella tale loro opinione, quel, cheli proferi fcc in vni 

61 uerfalc ; prendono in ciò piacere, cornea dir (pei elìèmpio) che 

salcun farà, c habbia incomporrabiIi,& pcllìmi Vicini appretto; 

o vero fcelerari , Se viriofi figli ; accerrerà, & approuerà per ra- 

gioneuolmente detto, s'ad alain fentirà dire in vniuerfale, non 

eltcr la più moietta, & noiofa cofa, chel'haiier vicini : o ver che 

non può 1 huom far cofa più (tolta , che cercar d hauer figliuoli . 

61 La onde fa di meitieri di procurar di conofecre, Se far conicttura 

prima, &: fàper in fornma, quali fieno i pareri , & le opinion de 

gli afcoltatori, & di poi con la fentenria adherire a quelle, com- 

6$ prendendolcin vniuerlale. Et quella» c'habbiam detta è vna del- 

6+ Letalità, che reca l'vfo delle fen renne. Vnalrraven'è' poi , Se di 

maggior momento, & è, chele feruono a firl oration coltnnn- 

6$ ta. tic alhor fi dee dire, chel oratione habbia collii mc,quando in> 

66 elfi appari elettione , c'1 voler di colui, che parla, il chetimele 

fenrentic fnno ; comequelle nellequali, colui,chcrvfa Se le prò 

ferifee, altèrifcein vniuerfale quel, ch'egli ftima intorno aqual- 

6j che cofa theibile. Laondefe buone, Se honeftefiiran le fentcn- 

ciefaran confeguenremente buono, & virtuofo apparir colui , 

*S chele proferifee Della fententia adunque per conofeer 

che cola ella fia, Se quante fpeiie di quella fiano, Se in 

quale occalione , Se tempo fi debbiano vfare, Se 

quali vulirà finalmente rechino, può ba- 

llar quanto fin qui fi è detto ► 




/ S 4. TteRa 'Retorica d* Arìttotdc^ 


(apo 22. TV gli Gnthimemiì & de i precetti 

necejfarij all'vfi di quelli . Et quali fi ano gli 

ènthimemi puri prouatiui , £f quali gli re- 

darguitimi & reprobami . 





I - leieciie loro . concionacela che queite due conli- 


3 derationi fiano tra di lor diuerfe. Che l'Enthimema adunque fia 

vna certa forte di ullogifmo, già habbiam noi detto prima, de pa 


4 rimente di che maniera fiafillogifmo, & in che cola dai iiliogif- 


5 mi dialettici differifea. Pcrcioche in quefto da eflì è diuerfo, che 

non bifogna nell Enthimema raccoglier lecóclufioni da premei 

fc molto con la lor vniuerfalità remote : nè manco bifogna prcn- 


6 der tutte le cofe, a raccoglier con concluiìonc. pofeiache la pri- 

ma di quefte due cofe con la troppa diftantia renderebbe la pruo 


7 ua ofeura : & l'altra darebbe apparentia di fuperrìuità, & di gar- 

rulità , raccogliendo, & fillogizando cofe totalmente manifelte» 


8 &note. Et quefta fi dee iti mare cAcr la cagione, che con mag- 

gior facilità, perfuadono alla moltitudine coloro, che fon poco 

periti , & di pocaerudirione ; che non fan gli eruditi, c i periti . 


$ come ben moftran di conofeere i Poeti, facendo appreflb la mol- 

titudine parlare gl'imperiti, & poco eruditi, piùgratiofamentc, 


10 & piùattrahibilracntc. concioiìacofa che i dotti , & gli erudiri 

nelle pruoue loro procedano con caufe communi, & per vniuer- 


I I falità remore : douechc gl'imperiti procedon con le cole, ch'in 

particolar fon lor note, &c che più propinque, Seal fenfo (kclTo 


11 più pronte fono . Per laqual cofa non li deon formare, «Scdedur 

gli Enrhimemi da tutte le propolìtioni , ch'in qual fi voglia mo- 

do pollono a qualunque fi lia parer vere •> ma da quelle , che pof- 


1 * fono a determinate perfone parer tali ; come a dire a gli afcoltato 

1 4 ri , c hanno da giudicare , o vero a tutti , o alla maggior parte di 

quelli, il giuditio dei quali fiaapprouato, &c (limato da gli ftefli 

, } giudici^ 




Ji Secondo lihró . igy 


l $ giudici, o dalla maggior parte d'elfi . Parimente non fi dee rac- 

cogliere, 3c concluderne gli Enthimcmi (blamente da premefle 

necclFane, ma ancor da quelle, che fon vere per il più, over per : 


16 la maggior parte. Horquanto alle communi auuertcntic , che 

s'han d'hauere intorno aìl'cnthimema vniucrlàlmentc confiderà 


17 to, primieramente s'hadauuertire, che di qual fi voglia colà, 

di cui s'habbia da dire, de da fillogizare, o con lillogifmo di ma- 

teria ciuilc, o con qual fi voglia altro, fa neccllariamenre di me- 

ftieri,chc fi pofl'eggan per note, o tutte, o almeno alcune di quel 


x 8 le cofe, ch'in efiTa li truoiiino, & d'cllà ii verifichino . pcroche fé 

nota alcuna di quelle cofe non ti tìa, non barai confeguentemert 

te donde tu polla di quella tal cola raccogliere, Oc dedurre con* 


19 clulioneaLuna . Voglio dir (per eficmpio) come potrem noi dar 

confìglioagli A theniefi fc dcbbiam pigliare ,0 non pigliare a far 

la tal guerra , non hauendo noi prima notitia delle forze loro , 6c 

delle militie loro ? come a dir (e le fon marittime, o ver fcrreftri, 

ol'vno, & l'altro, & quante fiano in numero, quai fian l'entra- 

ic, quanti i danari, & quali, & quanti fiano o gli amici , o i ne- 


10 mici loro. Et oltr.i di quello quali fiano fiate per l adierro le 

guerre, che gli hanno hauute, & in che manicra,& con quai fuc 


a 1 celli le habbian maneggiate, & altre cofe tali . Medefimamcnre 

come potrem noi parlare in lode,& gloria loro, fe non ci farà mi 

fintamente nota la battaglia nauale fatta appretto di Salamina , o 

il fatto d'arme di Marathone, o l'opre egregie fatte per la faluez- 

zadc idefeen denti dHcrcole, oaltre lor cofi fatte gloriofe im- 


ai prefe? pcroche tu ti i coloro, che han da dar lode ad alcuno, Ihan 

da cauarc dalle cole lodeuoli, che o fiano, o appaia che fiano iti \ 


13 elfo . Et perla medefima cagione dalle contrarie han da dedurre 

il bial mo : confiderando (e alcuna di quelle fi truoui veramente 

in colui, che biafmar vogltofro, o almeno appaia , che vi fi truo- 


14 «i . coroefe in biaùnar ( perch'empio ) gli A theniefi fidiccfle, 

che eglino Aggiogarono , cVa fc fcccr fuddita, ck fcrtu tuttala 

preda: & che clfcndo Itati gli Egincti, & li Potideatiin aiuto, 8c 

ki cópagnialoro contra 1 barbari lor nemici ;-6c ellendofi in cjò 

portati cgregiaméte,& có gran valore, erano Ilari nódimcn da lo- 

ro in fcruitù ridottile*: fe finalmcntein altre coli ratte co/e, hauef 

Icr cómelTo gli A theniefi errore; onde venir loro ne porcile biaf- 


i; rao.Nó altrimcci ancora coloro, clic nelle caufegitidiciali accufa- 


A a no,o 




/ 8 slla r R^6rtca d 'Jrìftotelzj 


no,o difendono,altróde nó traggon le nccufationi,& ledifenfio- 

ni, che dalle cofc,che fi truouano,o fi verificano nella cola, del la 


16 quale eflì trattano . Ne importa punto, o fa dirferentia alcuna , 

per far quanto habbiam detto chela caufa di cui fi tratta, riguar 

di gli Athenicfi, oi Laccdemonij, oqualchc huomo, o qualche 


17 Dio,oqual fi voglia cofa. pcrciochc le (per ellcmpio) voleffimo 

dar qualche conliglioad Achille, o veramete voleilìmo lodarlo, 

o bialiraarlo, o accufarlo, o difenderlo, farebbe bifogno, che 

procacciaci mo, Se come note pofiedeflìmo le cofe, che in Achil 

le fi truouano, Se che di lui verificar fi poflbno, o ch'almcn fi eie 


&S dc,chc vi fi truouino, Se fc ne verifichino : acciochc tra quelle 

prcndclltmo in lodarlo,o in biafimario fe alcune ve ne fufler dcl- 


19 l honefte, o delle brutte, Se in accufarlo, odi fenderlo, fc alcune 


jo vi fu (Ter delle gi urte, o dell'i ngi urte :Se in dargli finalmente con- 

figlio, prendemmo quelle, che vi lì trouafleroodannofe,ovtili. 


51 Ilfimil parimente in tutte l'altre cofe intender fi dee, fecondo 

c'habbiamoin quella d'Achille detto : come a dir, chefes'hada 

trattare, Se cercar fe la giuftitia fia bene, o non bene, dalle cofe, 

chc # nella giuftitia, o nel ben fi truouano, o di lor fi verificano , 


31 harem da prender le parole, & le pruoue noftre. pofeiache in 

qucftaguilafi vede, che procedon nelle loro argométationi tutti 

coloro, che fillogizano, o più efquifitamente, o più grollàmcn- 

tc, che qucfto facciano, peroche non tutte le cofe,che vengon lo 

ro innanzi, fen za di ftintione alcuna prendon per dedurne le lo- 

ro argo mentati oni, ma quelle (penalmente cleggono,c han qual- 

che ìnherentia. Se verifica tion nella cofa,chc particolarméte han 


3 3 da prouare. Et che così fi debba fàrcoltra rcfperiétia(come hab- 

biam detto) ci s'aggi tigne la ragione ancora : per erter manifefto, 

ch'impofllbil cofa fia di prouare, Se di moftrarc altrimenti, che 


34 nel modo, Se con 1 auucrtenria detta. Onde è mani fcfto, che fi 

come fi è detto nella Topica, auuenir ne i fillogifmi dialettici, è 

uccell ino d'hauer prima, che s'argomenti, la fcelta di quelle co- 

fe, ch'intorno a qual fi voglia foggetto, pollbn d ello verificarti , 


350 per qual fi voglia occafion venir per caufa di quello in vfo. Et 

in quelle cofe medefimamenre, le quali di prefente, Se quali al- 

limprouiftaci fon pofte innanzi, fa di mcfticr di farla medefima 


3$ preparation e, Se viaria medefima auuertentia, d'hauer l'occhio 

a elegger, non tutt c quelle cofe, che come indifUnce, Se commu- 

ni di- 




Jl Secondo libro. j 


oi dinanzi vengono; ma quelle, chadherenti fiano, &habbia« 

no in fomma a far con quelle, di cui s'han da diffonder le pruo- 


j7 ue, & le argomentationi : procurando nnalmcnted haucrne in 

maggior numero, che fi polla, Se quanto più fi polla vicine Se ap 


$8 propriate alla cofa (Iella, concioiìacofa che quanto maggior nu- 

mero haremo di cole c*'habbiano inhercntia, & verifìcation ne i 

(oggetti, ch'a trattar s'habbiano, tanto più facil fia per elfere il 


59 trattargli, Se il far fopra quelli le pruouc noftrc. & quanto dal- 

l'altra parte più faran vicine, Se congiunte con quei tai foggerei , 

tanto più appropriate, & mcn communi, verranno ad ellcre. 


40 per comuni intendo io,comc farebbe fé per lodare Achille lì di- 

cefie, ch'egli era huomo, ch'egli era heroe, ofemideo, che vo- 

gliam dire j Se ch'egli militò prefente nella guerra di Troia, tut- 

te quelle cofefi poflbn dir communi ; come quelle, che in molti 

altri ancora conuengono, Se fi verificano : Se per confeguente 

chi in quella gitila lodalfè Achille, niente più verrebbe a lodar 


41 lui, che Diomede ancora. Per appropriate poi intendo io quel- 

le cole, che in nell'uno altro (oggetto fi truouano, Se fi veririca- 


41 no, che in qucllodi cui trattiamo, comeadire in Achille l'ha- 

uer lui data la morte a Hettorc fortiflìmo fopra tutti gli altri Tro 

iani ; l'hauere vcciCo Cigno, ilquale, hauendo da i fatti di non 

potere ellcr ferito, impediua ai Greci lvfcir delle nani peraccà- 

parfi in tcrra^'elfere andato all'imprefadi Troia di più renerà e- 

tà, ch'alcun degli altri principi della Grecia, Se l'cllèrui andato 

di fua volontà lpontanca,fcnza elfere a quello a(lrctto,come tuc- 


43 ti gli altri, da giuramene & altre cofe così fatte. Qucfta, c'hab- 

biam detta, c dunque vna auuertentia, ch'intorno agli Enthi- 

memi s'ha d'hauere, Se confitte nell'elettione, & fcelta delle co- 

fe verificabili Se inherenti a quel, che s'ha da trattare,come hab- 

biam veduto, Se è in così fatte auucrtentie, come primo luogo . 


44 Segueal prefente, che noi diciamo degli elementi degli Enthi- 

memi, Se per elemento intendo io il medefimo, che luogo del- 


4; l'Enthimcma. Ma prima che facciam quefto, e ben fatto di dir 


46 quello, che neceflariamente fi dee dire innanzi , Se quello c,chc 

due fono le fpctie degli Enthimemi : alcuni fono, che fi doma- 

dano aucrtiui,o ver prouatiui, che direttamente molliano,& 

pruouan la cofa edere, o non elfere. & alcuni altri fi domandano 


47 redarguitiui, o vero reprouatiui. Se differifeon quelle due fpe- 


A a ij tic 




i 8 8 T>ella ^tprìca d'Aritiotele^> 


tic frà di loro nella maniera, che dillet ilcono appreflo de i diale> 

48 tiri l'Elcncho, & il (illogilmo. Lcnthimema adunque allerti- 

uo, & puro pi (iii.it ; no è cj nello, che conclude di rettamente col 

45? mezo di premcllc confette, & conce iute per vere. & il redar- 

gmtiuo è quello, che conclude cola repugnanre alle già conce- 

do dute. Hor noi già riabbiamo intornoa cialchedun gener di cau- 

(e allignati tutti lì può di*,quafi i luoghi, ch'ad elfi generi polfa- 

51 no eilere vtili, cV necellatij : hauendo con diligente (celta alli- 

gnato a ciafehedun di loro, appropriate propolitioni, dalle qua* 

li, comedaptopnj luoghi portoti dedurli , (k formarli cnthime- 

mi dell'vtile, 6c del nociuo, dell nonetto, & del brutro, del giu- 

ji fto, & dell ingiù fto . Parimente intorno a 1 coftumi , cV intor- 

noa gli affetti , Se a gli habiti Immani, lì truouano eletti, &de- 

/ j terminati da noi già prima appropriati luoghi . Onde al prefen- 

tc refta, che con altro nuouo modo, di tutti i luoghi in commu- 

ne, & non più d vn genere, che d vno altro , tra vniucilalmentc 

J4 confederati , ragioniamo, & didimamente in far quello auucr- 

tiamo, & inoltriamo, quali feruir debbiano a gli enthimemi rc- 

prouaciui , o ver redarguirmi, & quali a gli a(1èrtiui,& pioua- 

e j uni . & medefimamente quali fieno vtili a quelli enthimemi, che 

apparenti, & non veri enthimemi lono, come quelli , che né an- 

j6 cor veri fillogiimi (limar li deono . Et dichiarate c'harcrno turre 

quelle cole, difeorreremo, cV determinai emo delle folunoni ,0 

verdifcioglimenn,& dell'inllantico vero obbicrioni , ch'occor- 

ron farli contra de gli enthimemi, per annullargli, & mandar- 

gli a terra. 


(apo 23. T^e i luoghi communi, & quali tra 

gli Enthimemi fien quelli , che di nobiltà , £f 

di perfezione eccedino . 


N luogo dunque appartenente a gli Enthimemi af- 

fcrtiui, o ver prouatnu, dircmo,chc (iaquello,che 

dai contrari) li domanda . perochefì deeeon elfo 

confiderà re, s vn contrario (ì verifica d'vno altro 

contrario, o negatiuamente, fevorrem deftrugge- 

tc, & concluder con necatione, oaficrmatiuameote le coniti iu- 

te, & 







Jl Secondo Ithro . iSjr 


f rr, Ce concluder con arici mation vorremo . comc(pcr eflempio) 

diremo eli eccola ville il vuier temperatamente, perche il viucre 


4 jnrcmpcratamentc.ccata.dannofa,. ,comc fc ne tede «(Tempio 

nell orationMetTcniaca, douedicc, Sclagucrraè caufadi que- 

fti prelcnii mal», con la pace fi porri por remedio, & trouare cine 


j daadcllì. vno altio cirempio può eller quello ; Senon è cofa ra- 

gioneuole accenderli d ira conerà di quelli, di i quali lì fia. con- 

erà lor voglia riccuuto male, parimente non lì dee co ragione ha- 

uerc obligo, o render gratieachi contra fua voglia lia llaco nccef 


6 fttato a far giouamenco alcuno . Et in quello, altro ch'empio an- 

cora, Se lì vede (peno accader fra gli huominì , che molte cole fi 

rcndon credibili, lequali fon veramente falle, lì dee parimente 

perii contrario Iti mar moire cofe folercauuenircagli huomini 


7 ch'eirendo vere, incredibili appaian loro . Vno altro luogo è r che 

fi domanda da i cali o ver cadimenti limili . conciofiacola che fi-, 

mi I mente faccia di mc(tieri,che tai cali o ver cadimenti fi truoui- 

no cllerc, ononcifere. come (per cucio pio) diremo, che non 

tigni cofigiuftafia bene, o ver cofa buona : pcroche fc quello 

fuile farebbe ancor ben rutto quello, che nauuicn guidamente . 

& nondimeno non e cofa, come bene ad alcuno cligibile 1 ellèe 


5 tolto di vita «nuftamente. Vn altro luogo è poi, ilqual confitte 

in quelle cofe, che l vnc all'altre fi riferirono, & vn certo cam- 


• bicnol rifpet:o tengono, perciochc fc (perch'empio) il farla tal , 

cola,c honclto,ò\:giulìoa colutene la fa,farà ancora aira!tro,che 

la riceuc.cV la pate,honefto,& giudo il patirla, e'I riceuerla . & fc 

farà giù Ito ^ll'vno il comandare, che la tal cofa fi faccia, firà ancoc 


10 guitto ali altro l'obbedire in farla » come parlando de i Public.™ i, 

( cioè di coloro,checóprauano,& negotiaua fopral entrate publi 

che) foleua dir Diomcdon te, ch'era vnodi quelli, diceua adùque, 

fea voi non e cofa brutta,o infame il vender le publichc entrare» 


11 ne ancoi dee eflcreanoi cola brutra.il comprarle. puoflìdire 

ancora, che fc ad vno farà cofa honefta,& gioita il riceuere,& pa 

tire il tal danno,farà ancora all'altro Cofa guitta, & honefta il far- 

lo . & all'incontra fc farà nonetto il farlo, farà parimente honc- 


1 1 nello il panilo . Ma e d'auucnire, che ncll vfo del prefente luo- 

go può alle volte accader fallacia , & fallo lillogifmo: pofeiache 

s'aleno meritando la morte, perdette guittamente la vita , none 

dubio, che guittamente non patine, & riceucttc tal danno, ma 




non 




/ p o T>eHa Storica eUdrìHotelcj 


non per quello forfc patc egli tal danno giullamenrc da te , pollo 


13 che giurtamentc non habbia ta fatto ad vcqdcrlo. Et per quello 

fa di mellieri di conliderar teparatamentc colui, che patc,s ci me 

ritamente, & guittamente pare, & colui, che fa, fc meritamente, 

& grullamente fi , & fatto quello , feruirfi dellvna, & dell'altra 

delle dette cofe , fecondo che più vedremo accommodarfi alla 


1 4 cofa $ che moftrar vogliamo, concipfiacofa che alle volte fia quan 

toal giullo, Se nongiulìo, tra'l patire,^: fare,qualchc difcrepan- 


xj ria ; ne ci e caufa, che prohibifea, che la non vi fia . come lì vede 

( perch'empio) apprcilb diTheodettc nella Tragedia intitolata 


1 6 Alcmeonc . dice dunque Alfcfibca ad Alcmeone ; Chi è quel trà 

rutti gli huoraini,chc nó odiane tua madre? a che egli rifpondc- 

dodilfc,chcfaccadi mellieri, che quelle cofe,(cioc la mortc,cY li 

demeriti della madre) fi cótideralfcro feparatamcrc,& diftintame 

te.cV domàdandolo Alfefibcn,in che modo,foggiunfeegli,degna 

veramente di morte quei giudici la giudicauano -, ma non giaap 


17 partenerfi giuftamentea me lvcciderla. Ma tornando agli ellcm 


del prefente luogo, vn tale è quello,che fu vfato nella caufa,& 

giuditiodi Dcmofthene, & di coloro ,c*haueuano vecifo Nicà- 

nore . percioche hauendo i giudici fententiato hauer grullamen- 

te fatto coloro in vccidcrlo> fu parimente (limato da ratti cflerfi 

implicitamente giudicato in quella fenrentia , hauer lui giutta- 


18 mente riceuuta quella morte. Mcdelìmamentc cflèndo ftaro 

ammazzato vno in Thcbe, nel trattarfi in giuditio quella caula , 

tutta la forza detta pofero i giudici in difeutere fe l'vccifo era (la- 

to degno di quella morte : quali che per quello moftralTcr di (li- 

mare i giudici, non edèr cola ingiuda IVccider chi fia degno , Se 


ts> guittamente meriti d'etfere veci lo . Vn altro luogo è chiamato 


ao dal maggiore, & dal minore, come adir (per eliempio)chc fe gli 

Dij no fan tutte le cole, non le fapranno in modo alcuno gli huo 

mi . percioche quello modo di dire imporra quello, che s'vna co 

fa non li ritruoua, nò fi verifica in quella, doue più trouare , & 

verificar 11 douerebbe, è cofa chiara, che manco fi rroucrà, olì 


a i verificherà in quella, doue manco douerebbe . Ma il dir, che co- 

lui,che batte il padre,batterà ancora li vicini, &c congiunti fuoi, 

prede forza da quello, cioè che s'vna cofa e vera in quello , doue 

manco douerebbe, farà ancor vera in quel, doue più donerebbe. 


a i di maniera che può cflerc vtil quello luogo all'vna cofa, & all'al- 

tra 




econdo libro . i f / 


tra : cioè a moftrar , che la cofa fia , & a montar , clic la non ila , 

tj Parimente può feruirea inoltrar , clic non più, ne ancor mene 

vna cofa, che l'altra , ma vgualmente , Se parimente ambedue li 


14 verifichino de i lor foggeti . Onde ha forza quel detto, Tuo pa- 

dre dùque dir lì dee milerabile per hauergli tolto la morte i (noi 

figli, & Oeneo non lì donerà due anch'egli infelice,hauendo per 


tj dutoil fuo figlio, ch'era lo fplendor di tuttala Grecia? Et ancor 

fé lì dicelle, che feThefco non fece cola ingiù Ita in rapire Hele- 


16 na, ne ancor l'ha fitta Alell'andro. Et fc il fatto dei figli di Tin- 

daro, non fùingiulto, ne quel d Alellandro dee eller tenuto ta- 


»7 le . Et fc Hettore in vccidei Patroclo, non macchiò la giuftitia , 


15 ne Paride ancor la macchiò in ammazzare Achille . Et fc gli al- 

tri artefici, &. periti d altre facultà rton fon degni di bialmo,li Ft- 


ij> lofofì parimente non ne dcono cller degni. Et fc a 1 Capitani de 

gli filerei ti, non dee recar biafmo,o macchia, alla lor repu ratto- 

ne il reftarealle volte vinti, Se fuperati,mcdelìmameute non dee 


30 queltorccarbiafmoaiSofifti. Parimente s vlarebbe il medefì- 

mo luogo, fc in Senato coli (ì dicelle, Se gli è conucncuole, che 

ciafehedun priuato procuri, & habbia a cuore la publica reputa- 

tione, & la publica gloria voltra, e cofa ancor con uencuole, che 


51 voi a cuore habbiate quella di tucta la Gre eia . Vn'altro luogo 


3 1 Ci truoua,óc che n'auucrnfcc, cheli cófiderino li tempi . del qual 

li feruìlfìcrate nclL'oration , eh ei fece in fauor d Harmodio.q nar- 

do dice ; Certamente fc egli prima, ch'ei fitccilH opera, c'ha. far- 

lo, vi hauefle domandaro, che quando ei faccllè.vn tal latro , voi 

gli concedente l'crertion della lhttua, non è dubioalcuno.che voi 

promelTb,& conceduto non glie l'haueltc , hora hauendo egli 


3 3 tfeguico il farro , non glielo concederere ? non vogliarc dunque 

comportare, che quel premio, che gli barelle promelfo nel tem- 

po, che voi hauellcafpetrato il beneririo come futuro, hora in te 


54 po, che nceuuto l'hauetc, gli fìa da voi quafi ritolto. Fu parimé- 

te porto in vfo quello luogo da chi perfuadcr volena a i Thebani 

chedouendo paffar Filippo per il dominio loro a i danni de gli 


jj Athenicfì,gU co needellero il palio , eh' ei domandaua. dkeua 

adunque, che fe prima che Filippo delfe loro aiuto con tra i Fo- 

ccnlijhauellc egli domandato quclto paltò cglir» certamente glie 

i'harebber promelfo. onde è cofa fuora d ogni comtencuolezza» 

c'hauendo lui in aiutargli proceduto con elfi con tanta gencrofi- 


U, lenza 





/ 9 2 Ttella Teorica cT ArìftotciLj 


tà, fenza domandar conditionc alcuna , per la confidenza , ch'in 

36 elfi teneua, non gli concedino al prefente il palio. Vn'altro 

luogo e ancora, la forza del qual confitte in ritorcer le ftefle cole 

dette, contra di chi le dice. & fi può trouar qualche differcntia 

57 nel modod'vfailo : fi come in vn modo fi vede vlato nella Tra- 

3 8 gedia di Teucro . & parimente l'vsò 1 liei .ne conerà d' Ariftofon- 

tc. pcrochc elFcndo domandato A ri fio fonte da I fiera te, s'egli per 

danari li fu Ile indotto a tradir lenaui, & hauendo rifpofto , che 

•non ,* foggiunfc Ificrate, Tu dunque edèndo Ariftofontc non le 

$2 tradire Iti , Se le harò tradite io ellendo Ificrate ? Ma in quello 

modo d vfar quello luogo, fa di bifogno,chc colui, cótta del qua 

le s'ha da vlare,fia communcmcnrc tcnuro più di(pofio,& incli- 

nato a far cofe ingiufte, che colui, che 1 vfa: alrriroeoti chi 1 v fas- 

ica ppanrebbe ridicolo,comc auuerrebbe a chi acculato da Ai i- 


40 Aide, nella detta maniera gli nfpondefle. In vno altro modo fi 

può viar e] licito luogo con cercar di tor fede all'acculato re, mo- 


41 Orandolo lottopofto al medeiìmo delitto . percioche ordinaria- 

mente pare, che fi ricerchi, Se sai petti, che color , ch'acculano , 


41 -& riprendono, fieno migliori degli accufaci, Se de i riprefi. Può 

eflcr dunque vtiliflìmo quello luogo vniuerfalmente a contradi- 

re a qualunque fi mette a ri prenci ere altri di quello ch'egli itefiò 

fa, o farebbe, o veramente ii mette ad eforrar,che fi Ceciati quel 


43 le cofe, ch'egli non fa , o non farebbe mai. Vn'alrro luogo li 


44 truoua chiamato luogo dalla dimni:ionc:come le diccflìmo,i De 

moni non elfere altro, che o>gli ftcflì Di j,oopcre>& fatture de (fi 

dij . onde qualunque (limai a cllcr 1 opra de gli Di j> verrà uccella 


45 riamente a fti mar, elicgli Di) lìano . Se come parimente d' vno» 

ches'infuperbiua pcreiferdel fangued'Harmodio,.& d'Ari ftogi 

ione, difie Ificrate, genero filli mo eflcr colui, che ila ottimo , & 

valorofiflìmo: conciofiacofa che in Harmodio» & in Ariftogito- 

nenon ha 11 elle luogo cofagcnerofa alcuna, prima ch'operaro no 


46 haticlTcr quel gcncrofo farto . & che più congiunto , & prollìmp 

era egli loro, percioche le mie anioni (diceua egli) & li mici gc- 

4ti» fon più propinqui, &: più congiunti a quelli d Harmodio, Se 


47 d A"(logitonc,che non fono i tuoi . Parimente in quella orazio- 

ne, che/u fatta in fauord'Aleflàndro , fi legge folci li da tutti có- 

/cilarc, eh i lafciui, Se poco in amare nonetti fon queili, che non 

fi contentano, ne filàtiandi fruire, & godere vn corpo lolo. 


Socrate 




Jl Secondo librò . Si i $3 




48 Socrate ancora rendendo la ragione perch' egli non voleua anda- 

re a crouarc Archclao,diceua douerfì ftimare efler contumelia , 

Se vergogna il non poter rare in vn certo modo vendetta , & ri- 

compcnià, cofmci benefitij, che lì riccuono ,corac nciroffefe. 


49 Tutti quelli adunque ne i già porti cifcmpi , hanno primamente 

con difrinir la cofa, che vogliono, moftrato quel, ch'ella fia,& di 

poi con la forza di tal diflinitione, han proceduto a prouarc l'in- 

fo tento loro . Vnaltro luogo e ancora, il qual prende vigore dalla 


moltiplicata fignificatione dvna medefima parola, fi come nei 

libri della Topica fen'c addotto eilcmpio dell'aiiuerbiogrcco hor 

thos, (che lignifica appreso di noi, rettamente , & appretto de i 

5 1 Greci è parola moltiplice, cioè di più lignificati) Vnaltro luogo 

fi truoua poi fondato nella diuifionc : come fc noi diceflìmo , le 

tutt» quelli, che fanno ingiuria, per vna delle tre caufe la fanno , 

o per quella , o per quella , o per quell'altra ,* per le prime due 

chiaramente è imponìbile, che coftui l'habbia fatta ; Se quanto 

alla terza, gli accufatori (tedi non l'adducono, né 1 han per vera, 

51 Vnaltro luogo è poi, chedepcnde dall'indù ttionc ; come fc ne 

5$ ycdecirempioin quella lite, ch'accadde ncll'Ifola di Peparethia . 

douc cercando vnodi prouarc, eh al giuditio delle ftefle madri in 

ogni luogo fi fuol rimetter la detetminationc di chi fieno i Égli 


54 loro ,* diceua che in Athene dubitando Manthia oratore , fe vno 

era veramente fu o figliuolo, fu decifa la caufa fecondo la de- 


55 termination , che ne lece la propria madre, quclìo medefimo 

auucne in Thebe: douc efiendo controuerfìa tri Ifmcnia,& Stil- 

bone di chi loro filile figliuolo ThcfiTalifco , Dodone fua madre 

fu quella, che col fuo parer dichiarò, che gli era figlio dlfmcnia; 

Se per quello fù poi fempre minato, Se chiamato Thefialifco d'If 


$6 menia. Theoclcttc ancora vsò quello luogo in quella fua oratió 


57 della legge, douc dice,fe a coloro, che trafeurati, eUa T{etprica d* Ariti otelz^ 


quando per prouar , clic eia nitri fono honorati gli huomini fa- 


61 pienti, come lì voglia che nel relìo fiano, dice clic quelli dell'I- 

tala di Parohebber grandemente in honore Archilocho, nò ofta 

re che fu Ile mordaciflìmo mnldiccnrc. quei dell'Itala di Chio, 

hebbero in honorc, & in venerationc Homero, quantunque Cic 

tadin lor non fufTe . Saffo ancora, non olìante che Tulle Donna , 

fu fopramodo celebrata, Se tenuta cara da quei dell'Itala di Mi- 


€1 tilenc. I Lacedemonij parimente , ben che per l'ordinario non 

fian molto amatori de gli ftudij delle buone lettere > per honorar 


tfj nondimcnChilone, l'accettaron nel lor Senato. In Italia ancora 

fu Pithagora tammamentc reputato, ancora ch'egli forclìicro in 


^4 auclla prouincia fulVc. fi come forelticro, & peregrino era Anaf 

(agora a i Lamfaceni,& non di manco lhonorarono d'ornatillì- 

hio fepolcro, Se aheora hoggi duran di celebrarlo , Se d'hauerlo 

in pregio. V farebbe ancor quello ftelfo luogo dell'induttione 

chi volendo prouar, che leCittà,che lì goucrnan col con figlio di 

huomini fàpienti, viuon taliccinenic, dicefie, che gli Athcnicfi 

mentre che vfarona, Se olìerwaron le leggi di Solonc, furon Tem- 

pre felici : de il medefimo fi puòd'irde gli Spartani, mentre, che 

vifTer con le leggi di Licurgo: Sé in Thebe parimente, come pri^ 

ma in man d huomini fapieriti , pieni di hlofoha , venne la po> 

renria, & l'autorità, cominciò quella Città a poter parer felice. 


66 Vn'ahroluogo fi truoua ancora, ilqual depende dal giuditio,che 

altra volta lilla fatto, o della fìeUa cofa,o d Vna-fimUeo d'vnftOó 


67 traria . Se miiflìmamente fc diluii iti^^fcroprè farà flato cengia 

dicato: Se tatton da tutti gli huomini , almen dalla maggior par- 

te, o ver da tutti li fapicnti, o almen da ì;più, o da i migliori . 


68 & parimente fe farà (tato fatto altra volta tal giuditio da quelli 

Aedi giudici, dinanzi a i quali è la cauta ; o ver da pcrlonc, i cui 


69 pareri fian da loro apprezzati , o da perlonc finalmente,al cui giù 

ditionon fia lor lecito opporli , come lana fe lor (ignorilo padro 


70 ni tallero, o vertali , che non fu ile cola honctìa d efler lor con- 

trari) nel giudicare , quali ( per ellèmpio) fon gli Dij , i padri , li 


71 precettori, Se fimili . fi come Autocle vundo il prefentc luogo 

ditfc, contradi Miflìdemidc, le l'Eumenide , che fon Dee no re- 

cufarono, ma fi compiacquero d agitare, Se tartopor la caula lo- 

ro fieli Ariopago,recufcràMiiIìdemide,o non fi contenterà di 


71 farlo? over come diflè Sarto eirere infelice, & mala cofa il mo- 

rire, 




Jl fecondo libro. j pj 


rire, poi che gli Di; coli giudicano : perche fe con" non haueficro 

ilimato.non edubio ch'ancora em* nó haueiler voluto poter mo- 

7 J rire. Arithppo ancor lì valfc di quello luogo centra di Platone : 

concioiìacofachchauendo detto Platone non io che alquanto 

troppo azeramente, & ouinatamente per quello, eh ad Ariftip- 

po pareua , fc gli oppofe con dire, eh vna coli fatta cofa non ap- 


74 prouaua l amico loro, intendendo egli di Sociarc. Hegelippo 

parimente nel domandar con àglio dalloracol d Apollo in Delti, 

li feruì della ri (polk fattagli daiYOracol di Giouc in Oiimpo ; do- 

mandando Apollo, fcil medefimo pareua ad elfo, che era al pa- 

dre fuo paruto: come che lì itimilfoch ad Apollo haueueda pa 


75 rer poco bonetto l'oppor li al padre, liberate ancora per confer- 

mar che Helena full!- virtuola fiata, dille che coli l'haueua «iu- 


76 dicataThefeo. Se per confermare il valor d Alcllàndro , allegò 


77 che per tale le ftellc Dee giudicato Ihauetiano. Il medelimo llo- 

cratc ancora per mourar,ch'Euagora fuiìc huom d egregia virtù, 

addulTe il parere, cV giudi tio di Cononc : il qtial nt gli auuerfi , 

& calamitoii cali fuoi, pofpofti turti gli altri potenti Principi, 

cjcucdi rifuggirli ad Euagora, Se di confidare alla v irt ù , Se alla 


7* feded elio la ialine fua. Vn altro luogo c poi , il qual li può do- 

mandar luogo dalle parti, fi come nella Topica 11 è porto in cf- 

lempio, qual ione di mouimcntofia quello dell anima: perche 

«ella fi muouc , bifogna che o di quello, o di quel moui mento li 


7) muoua . Se ne vede ancora edèmpio nella difen/ionc, che di So- 

crate fece Th codette, quando egli dice, Qual Tempio , o altra t* 

cofa facramottrò mai Socrate di non hauere in honore, odi dt- 

fprczzarc? qual di tutti quelli, che la Città fua appruoua.cc ticn • 


So per Iddij, non ri ueiK Se venerò egli tempre > Vn'altro luogo fi 

truouapoi, che fi può chiamar da i confcgucnti,ilquale, perche 

nella maggior patte delle cole accade, che fegua , & vada dietro 

lor qualche cola di bene , Se qualche cofa di male ; c infegna , Se 

c inrtruifcc a confiderai quella cofa , che fegue, Se col mezo di 

quella fuadere, o dilTuadere, acenfare, o difendere , & lodare , o 


*i vituperare, lecondocheci torna bene. come(percircmpio)all e- 

nuluionc, Se di(ciplina delle buone lettcre.feguc di male l'Ulcrc 

inuidiato,  7 


54 cafchi : come fc ne vede effe m pio in vna argomentation di fi- 

orare . percioche hauendo egli vn figlio d'era molto renero, «5c 

quafi fanciullo, ilqual per erfer di flaturadi corpo, alto adii più, 

che l'età non comportaua, era ricerco dal magiilratoa fopporta- 

re i carichi, Se le fatighe publiche ; dille in difcnlìon di Un Ifìcra 

te, clic fc llimauano, che i fanciulli alti ,& lunghi della perfona 

fuilèro huomini maturi , doueuano ancor ragioneuolmentc fti- 

m.irc, Se giudicare, che gli huomini maturi piccioli, & bafli dcl- 

$6 la perfona, fu itero fanciulli . Theodettc parimente fi feruì dique 

fio luogo nella fua oration, che fece delle leggi, dicendo , Se voi 

hauetc donata la città dinanzi a quelli de i nollri loldati mcrcen- 

narii, ch'egregiamente fono fati vtili a quella Città , fi come ha- 

uetc fatto a Strabace,& a Charideno, non farete voi efuli,& fcac 

darete dalla Città quelli, che le fono Itati con la loro infolcntia , 

57 & infame viltà dannofi ì Vn altro luogo è quello, che confitte in 

voler, che fc vn mede fimo accidente nafee da più cofe, fian pari- 

j8 mente vna ftelTa cofa quelle cofe, donde egli nafec. come (per ef- 

fempio) argomcntaua Senofane, dicendo, che non altrimenti 

fi dimoftrano impii , Se poco religiofi coloro , che pongon la na- 

fcitadcgli Dii, che quelli, ch'affermano, e riabbiano ancora elfi 

a morire : conciofiacofa che all' vna, &: ali altra di quelle pofitio 

# ni fegua, ch'in qualche tempo gli Dii non lìano. Et fi può in fom 

ma vfar quello luogo in pigliar nella conclulìone quelle cole vna 

per l'altra , come s'vna (Iella cofa fiano, dalle quali vno Hello ac- 

xoe cidentenafec. come faria (per clTcmpio) dicendo, Ilgiuditio, 

chefete per fare in quella caufa, & la fentenria, che fetc per da- 

re, non riguardarà veramente Socrate, ma lo (Indio, cheshab- 

bia a porre intorno a la filofofia, fe fi debba più lìlofofarc, onò. 

1 01 & in quello altro elfempio, ch'il dare acqua, Se rerra, non lìa al- 

1 01 tro, che darfi in feruitù . Se in quello altro, che il volere accetta- 

re, Se entrare in quella pace commune, non fia altro,ch obligarlì 


103 d'obbedire alle volontà de gli altri . Sidee dunque con la virtù 

di quello luogo, delle due cofe, dalle quali vnollelTb accidente 

nafee , pigliar l'vna per l'altra , fecondo che ci larà più vtile . 


104 Vn'altro luogo prende forza poi dal diuerfo volere , c hanno in 

ti inerii tempi gli huomini, in non clcggcrco volere vna ftellà co- 

fa in vn tempo prima, o in vn tempo poi, ma IpeiTc volteil con- 


10; trario . come ne può eilete elfempio qucll Endnmcma; Se quan 


per il quale deb 

biamo auuertir, fencl fatto sinchiudon cole, ch'in elio f acciari 


1 44 contradittionc , o repugnantia alcuna . fi come l'vsòScnofanc re 

fpondendo a 1 Cittadini Eleati ; li quali domandato haueuan da 

lui conliglio s'eglino doueuano vfar di pianger quando facufìca 

uano a Lcucothea, (o Matura, che la vogliam chiamare ) rilpofe 

lord unqiie Senofane, che s'eglino haueuano opinione, ch'ella 

fu ile veramente immortale Dea, non doueuan piangere : óc fe 

per Donna mortale la reputauano , non le doueuan facrifìcarc, 


14 j Vn'altro luogo riabbiamo ancora, la cui forza è porta in confide- 

rai qnalch'crror di difauuertentia, &con laconfcflion di quel- 


146 lo accufatc, o difenderli, come ( per elTèmpio ) nella Medea di 

Cai ci no, gli accufatori di Medea le imputauano, de l'incolpaua- 

no , ch'ella hauclle vccilì i figli, poi che elfi in alcun luogo non 


1 47 compariuano . Laqual accula haucua prelo occafione dall'crror, 

c'haueua fatto Medea d'hauer fegrctamente fatto allontanarci fi- 


148 gli per faluargli . ÓVellainfua difenfion diceua, c hauendo da 

fare vecifione, non i figli, ma Io fttlTb Iafone harebbe vecifo. Ór 

che quello era flato veramente l'error fuo, il non hauerlo vecifo: 

& ch'in vero harebbe ella peccato a non far tal cofa , fe quella al- 


149 tra haueilc fatto . Da quefto luogo, & da quello modo , & for- 

ma di dedurre Enthimcmi, è comprefa tutta la prima parte, o ve 


i/o ro il primo Libro dell arre di Theodoro. Vn'aUro luogo è anco- 

ra, ilqual prende forza da 1 nome della colà, o ver dall Éthimolo 

c , Ce già: 




202 Della llgtorica d 'Arìttotelt^ 


i J i già : qual luojjo vsò Sofocle, quando parlando d'vna Donna cru 

dele.chiamara Sidira,chc ridotta in lingua noitra lì può chiamar 

Ferreria , dille , che conuenctiolmcntc portati^ ella quel nome . 

i Ji vfato ancor lì vede nell'Odi, Se ne i Canti, che lì fanno in lode de 

1 Si g M Dei . Conone ancora folcita dir,chcThtalibulo,cra veramé- 

tcThrafibulo (cioè remcrario,&: precipitofo ne i configli fuoi . ) 

i J4 Medcfimamentc Herodico diceua , a Thralìmacho , che femprc 

farebbe Thralìmacho (nome chea noi luona litigiofo, cV audace 

i/f in contender femprc.) Et a Polo foleua dire il medefimo Hero- 

dico, che femprc era Polo (nome, cha noi importa, di fanciullc- 

\$6 fca lafciuia macchiato. ) Di Dracone legiflarorc ancora era det- 

to, che le leggi fuc, non cran d'ini omo , ma di dracone , cllèndo 

i $7 in vero molto afpre, rigorofe, 6V difficili ad ollèruaru" . Appretto 

d'Euripide ancora dice Hccuba conrra di Venere , Non lenza ra- 

gione ri domandi tu Afrodi te,elfendo tu la Dea della ftoltitia, Se 

il rifugio de gli (tolti (che cofi fuona nppreflo de i Greci quel no- 

i j8 me.) Chcrcmon parimente dille, che Pcnthco fu cofi chiamato, 

quali che con quel nome s'indouinallcr le future calamitofc mi- 

ferie fue. Trà gli Enthimcmi poi li redarguitiui, o ver reproua- 

tiui eccedon di gratta, Se di forza gli allertili : , & puri, Se diretta- 

lo mente prouatiui . perochc raccogliendoti in vn ccrro modo in 

161 riftretto i contrari; infiemencll Enthimema redarguitiuo , ven- 

gon porti in quello modo in parragonc a farfi più nianifcfti a gli 

161 afcoltatori . Ma di tutti poi gli Enthimcmi, & liilogi imi, coli re- 

darguitiui, comcaHertiui,quclli maflimamcnte fono atti a com- 

moucrc,&: a fare imprcifion ne gli animi degli auditori, Se con 

maggior quali applanfo fono acccttarì , liquali non ptima a pro- 

ferirti fon cominciati, che chi gli ode, coniettura, Se comprende 

i *3 il rcfto pcrfemcdelìmo. Se ciò,non perche caufa ne fia la troppo 

164 fu per fi ci al facilità, Se chiarezza loro ; ma perche fon formati in 

modo, che gli auditori poflbn con 1 ingegno loro preuenire l'in- 

16 f tclligentia d'elfi, Se fentir di ciò gran diletto . Son doppo 

quelli Eni h irne mi in fecondo grado d'cccellentia quel 

li, a i quali tanto oltra a punto feguon dietro 

con l'apprcnnon quei, che gli odono, 

quanto che Cubito , che fon finiti 

di proferirli , fon da quelli 

fenza fatiga imeli . 


ìf C a P° 





Jl Secondo libro. 2 o j 


24.. Che fitruouino Snthimemi apparen 

ti, & quali epftano h&dei luoghi commu- 

ni, che pojfon lor Jerutrc^j . 


Onciosi acosa che poflìbil Ha, che fi rruoui vna for. 

tcdilillogifrai, che veramente fon fjllogifmi, Se vna 

fortedaltri, chefillogifmi veramente non fono, mano 

paion dellere; nè feeue necctfariamente.ch'eircndo afi 

Enthimcmi ancora etti lillogilm., Ciccia di mcfhcri, che di loro 

ancora alcuni lian veramenteenthimemi, & alrn non cllendo ve 

i ri enthimcmi , habbian nondimeno apparentia d'effi . I luoghi 

adunque degli Enthimcmi, che non veri, maapparenti fono! fa 

4 ran quelli, che qui feguono. Et vno primieramente è quello, 

/ che pende dalla locutione , più che dalla cofa . nel quale com- 

prendendoci più parti , vna di quelle shà da intendere efler , c ( fi 

comeauuicncancor nella Dialettica , ) quando non ellendofi ve- 

ramente ullogizato , fi proferire nondimeno nel finc,& fi ter- 

mina a conclufione con tal modo, &con talcallèucratione, co 

me fillogizato, & veramente conclufo fi fufie. come farebbe a 

dire , adunque non è la tale, & la tal cofa, ncceirariamen- 

€ te e adunque la tal cofa, Se la tale. Et tanto più fi può faro ucfto 

ne gl, enthimcmi , che nei fillogifmi, auanto,chc negli enthi- 

7 memi .1 dir, che fi fa implicato , Se inuolto, Se ripieno d'oppofi- 

tioni, può facilmente parere enthimema : poi che vn colf fatto 


9 proceder nondillefamcnte ordinato, come nel fillocifmo, elfo 


10 dee la regione, & il fito deirenthimema. Et puòqucllo modo 


, ? 1 ? a ? n °' C ! a biam derro ' P"er fimile a quella fallacia, chap 

- prello de 1 Dialettici prende il nome dalla figura della locutione 


1 1 Et a quefto modo di dir fillog.iìicamente più tolto per virtù di lo 

cutione che di cofe è vtile ancora il raccoglimelo d, più capi 

conclufi con altri fillogifmi . ilqual raccoglimento fatto con ari 


11 de efficacia,^ apparentia di nuouo argomento, come fe (per ef- 

le ™P»o) diceffimo, A molti ha egli recato falute, ha vendicatole 


U voftre ingiurie ha ridotto nella fu a libertà la Greca. Gafcun 

aunquedi quelli capi con altro appartato argomento è flato con 

cjulo: ma raccolti, & porti tutti iniìcmefanno apparentia, clic 


Ce ij da lo- 




2 o *Della 'Retorica d'j4riHotelc_j 


doloro, quafida nuouo argomento, fi cócluda qualchal tra colà. 


1 4 Quella dunque, c'habbiam dcrta, è vna parre del primo iopradet 

to luogo. L'altra parte poi Uà polla ncli'equiuocatione, ovo- 


15 gliam dire ambiguità, & varia lignification dclleparole; come 

auuerrebbe in dire, che mis, (cioè il Sorcio) fulle molto Ignora- 

bile, 6c degno di lodceflendo da quello denuato il nome di cola 

tra tutte le cofe facre, degni (Ti ma, «Se venerabiliflìma. pcroche 

quelle cofe facrc,che fi domanda milleria, tutte 1 altre di degnirà, 


16 de di venerationc auanzano. Il medelìmo auuerrebbe ancora , 

s'alcun volendo con lodi innalzare, & celebrare il Cane, com- 

prendere in tai lodi quelledellc llelle del cane in Ciclo, & quelle 


17 del Dio Pane ,clfcndo egli da Pindaro chiamato cane,quando di 

ce, O veramente beato, poi che da gli Dij immortali lei chiama- 


1 8 to vago, & delitiofo c ine della gran Madre, & grande Dea. o ver 

fe periodar parimente il cane, li di cefle, che rcltando prillato di 

molte cofe degne di lode, chi non ila in alcun modo cane, nefe- 


1 s> gue, ch'ornamento, & pregio rechi lcller cane . Mcdefima men- 

te vfarebbe il prefente luogo dellequiuoco, chi periodar Mercu 

rio, diceire, ch'egli fulle, cenonico , ( cioè cornili unicati 110 di be- 

ndi tij, o benefico, che vogliam dire) più che turti gli altri Dij , 

pofeiache Colo egli frà tutti gli altri fi chiama, cenos, ( cioè coni- 

lo mune) . Parimente Ivfarebbe, chi diccllè, che logos, (cioè il par- 

lare, o veri oratione) Alile cofafopra tutte 1 altre pregiati (lì ma, 

pcroche gli huomini di gran virtù , non fogliamo per ingrandir- 

gli dire, che lian degni di ricchezze, ma che fian degni di logos , 

(cioè di Ai ma, & di pregio) di maniera che quello, eh e di eia nm , 

affion logu, (o ver degno di logos) contiene non vn folo fignifi- 

2 1 caro, ma più, (cioè degno d oratione, & degno di pregio). Vn'al 

tro luogo per gli E ut hi memi apparenti fi truoua ancora, la cut 

virtù conulte in prendere, & dir per modo di cópofitione, quel- 

lo, che diuifo intendere, & prender fi dee , o ver per il contrario 

per modo di diuifione quel , che lolamente compollo li truoua 

ti vero, pevoche potendo fpeilc volrc parer, ch'il medefimo impor 

ti, 6V la mcdefima verità contenga il dir la cola ncll' vno , & nel- 

1 altro de i detti modi, quello d'elfi fi donerà pigliare, che tome». 

13 rà maggiormente a commodo. Et in cofi fatto luogo è fondata 

quella argomctatione vfata da Euthidcmo a prouaread vno, che 

fapelTe egli in Pireo efler 1 armata, o ver le galere : pcrcioche l'v- 




Jl Secondo libro . 2 of 


na, Se l'altra delle dette due cofe fcparatamentc fapeua , cioè fa- 


24 pcuaeircnn Pireo, & fapeua le galere. Il fimile auuerrcbbe sai 

enn volefVe prouare, che alcun (aperte il tal verfo, per che egli hà 

notitia delle lettere, & charatteri di cui gli e comporto nò cllcndo 


ij altro quel verfo, che quelle lettere, che Iorio in elfo. Medclima- 

mente può ch'ere elfcmpio del detto luogo il dire, che (e il dop- 

pio della tal cola e nociua ad vno infermo, non gli potrà etfer ta- 

na, & gioueuolc Li metà di qucllajcrtendo cola all'orda , Se fuora 

di ragione, cheduc cole buone, Se gioueuoli , facciano, Se com- 


1.6 pongano vna cola dannofa,& mala. Se in querta maniera vicn de 

dotto quefto argomento per modo redarguiti uo,& reprobatiuo. 


17 douechepcr modo d argomento prouatiuo, Se moftratiuo, fi de 

duria fe dicefìimo, nó potere eflerc vtile, & fanala metàdi quel, 

eh e dannofo,pcrchc due cofe male, non po don congiunte inlìe- 

mc fare vna buona. Se come fi voglia in (omma, che fi deduca, 


iS riman per vigor di quefto luogo fallace l'argomento, fi come pa- 

rimente e fallace quello, ch'vsò Policrate , quando volca proua- 

re,cheThrafibulo haueuaeftinro trenta Tiranni. Nel qual'argo- 

mento peccaua egli per via di compolìtione, volendo, che fi veri 


19 ficafie comporto, quello, cheli venficaua fcparato , & diuifo . fi 

come per il contrario per via di diuifione pecca quello , ch'vfa 


30 Theoderte nella Tragedia fuad Orcftc: doue dice, Giufta cofa è, 

che qualunque Donna vecide il marito, fia priuata di vita . cofa 

honeftaancorè, ch'il figlio vendichila morte del padre fuo,il fat 

to dunque d'Orcfte fi dee ftimar giurto, Se honefto, conrenendo- 


31 fi in elio ambedue le dettegiufte cofe. nel quale argomento rtà 

porto inganno , perche nei comporli, Se congiugnerli infieme le 

dette due cofe diuifamentegiufte , non confcruan più forfè il giù 


31 fto, c'haueuan prima . Può ancor la fallacia di quefta medefima 

difefad Oreftc depcnderda vn'altro luogo, che li chiama luo- 

go dal difetto , o ver mancanza : pcroche nell'argomento viene a 

lafciarfi indietro, da chi doueua elì'er p mira, de priuata colei di 


| 3 vita . Vn'altro luogo condite poi in vna vehememe, Se di caldez- 

za, Se d'efficacia piena efaggeratione, che o conferii! imlo,o con- 

futando li faccia a ingrandir la bruttezza,& 1 enormità del fatto . 


j4 Et quello accade quando lenza haucr dimoftraro,o prouaro.chc 

la cofa fia ftata fatta, o non fia ftua fatta, s'ingrandi 'ce con vchc- 

mcnua, Se con rtomaco Tingiurtitia, Se lindegnuà di quella, pc- 

roche 




2 o 6 ^eUa Tintorìe* d^rtttotelcs 


joche cotale ampli fi catione , & ingrandimento, fa fenza altro,pa 

rcr,ch'il reo non l'habbia fatta^'eghèquchcncrcfaggera,©^ 1 in 

grandifee, o ver ch'egli l'habbia fatta, fc l'amplificatore, & lcfag- 


$ r getatorcè colui, ch'accula. Quello modo dunque di procede- 

re, non è veramente enthimema : concioiìacofachc vengan per 

elio a cader da fé (ledi ne i lacciuoli dell'inganno gli afcoltatori , 

con lafciarfi in quella guifa tirare a creder, che la cofa (la fatta , o 


3 6 non da fatta, fenza che ciò fia veramente prouato loro . Vn'altro 

luogo è poi , chiamato luogo dal fegno : Se egli ancor non con- 


37 ticn concludente ragione, Se forma di lillogifmo . come(pcref- 

lempio) farebbe, s alcun diceile, che nelle Città fullcro vrili gli 

amori lafciui, o ver gl'innamoramenti trà vn'huomo , Se l'altro ; 

perche vn cofi fatto amore, che fu trà Harmodio , & Ariltogiro- 

nc, fù cagione, che fi mandalìc a terra la tirannide d'Hipparcho . 


38 9 veramente s 'alcun volelfc dall'elici Dionifio huom vi nolo, in- 

ferire, Se prouar, ch'ei fulTe ladro . ilqual modo d'argomentare 

ancora egli non conclude nulla, per nó elfere ogni vitiofo ladro, 


39 ma più torto per il contrario ogni ladro vitiofo . Vn'altro luogq 


40 è ancora, domandato luogo dall'accidente •> come, per ch'empio, 

è quello, ch'vsò Policrate, quando parlando de i Sorci, diede lor 

lode, c'hauellèro anch'elfi recato aiuto all'efferato amiepj hauc- 


41 do rolo, Se mangiato lechordede gli archi dei nemici . vn limi- 

le elTempio farebbe ancora s'alcun di celle elTercofadi grande ho- 

nore, &da tenere in grande llima, 1 elfere inuitato, o chiamato a 

cena : conciolìacofa che Achille per non eflcrc ftaro chiamato a 

cena in Tenedo li (degnali grandemerc conrradc i Gtcci, Se s'ac 

cendclle d'ira . ma l'ira , Se lo fdegno fu , ch'egli per quello indi- 

no di non elfer chiamato con gli altri a quella cena , fece coniet- 


41 tura, ch'eglino lo tencllero in poco còro: il che rifpetto ali ellere 

45 inuitato a cena era cofa congiunta per accidente. Vn'altro lungo 


44 parimente fi cruoua,chiamato luogo dal confeguente : come s v- 

erebbe, per edempio, quando volclTe alcun inoltrar, eh Aief- 

fa miro fu ile flato magnanimo, perche di fp rezza co il commertio, 

&; laconucrfation di molti, fi rinrò nella fohrudin del monte Ida 

ballandogli di conuerlar con fe fh-ffo. lì quale argomento daque, 


45 Ho prende apparcntia, che per folcrc cllerc i magnanimi coli fat- 

ti, può in apparcntia parere , eh egli ancora per elfer coli fatto , 


46 fuflè magnanimo . Il mcdclìnioauucrrcbbcin dire, ch'il tal fia 


adul- 




Jl Secondo libro . 2 07 


adultero, perche egli fi diletta d'andare tutto della perdona orna- 

to, & culto di delicata attillatura, folendo gli adulteri andare in 


47 queftaguifa. Il fimile accaderebbe ancora in dir, ch'i poucrcrri 

mendicanti , che logliono (lare alle porte de i Tempi) a doman- 


4S dare clcmofina, fi debbiano (limar felici , & parimente coloro, 

che (banditi dalla lor patria , efulando per il mondo vanno . po- 

feiache quelli fi veggon fempre ftar cantando, & ballando,^: que 

(li pollono vfare vna certa libertà d'habi tare , Se goder che parte 

del mondo vogliono, conciofiacola che vedendo noi, ch'in quei, 

che moftran di menar felice vi ta,fi foglion tronar coli fatti acci- 

denti di voluntier ballare, & cantare, Se di potei e a libera voglia 

loro viuer, douc più lor per il mondo piace , viene all'incontra a 

parer,chequclli,in cui tali accidenti il truouano,fi debbian con- 


4P feguenremente ancora cflì (limar felici . nicntcdimancodirTcrif- 

con trà di lor nel modo,& nella caufa di trouarfi tali accidenti in 


50 elfi . Onde viene a poter conuenire in vn certo modo la fallacia 

di quello luogo , con quella del difetto , o ver della mancanza • 


ji Vn'altroluogoc poi, il quale con fide in aflegnar la non caufa in 


j t vece di caufa : come auuien quando come caufa d'vna cofa, s'ad- 

duce, quello, che o inficine con eflà, o feguendo doppo elfo, ac- 

cafea , prendendo il doppo quello, in luogo del , percagiondi 


f 5 quello . & maflimamente foglion quello far coloro, che maneg- 

gian Io flato e'1 goucrno della Città, & trattan le cofe publiche . 


J4 fi come folcua dire Demade, che il reggimento , & l'amminiitra- 

tion della Republica, che tenne Dcmofthenc nel fuo magiftrato, 


55 era fiata la cagione di tutti quei prefenti mali, della Cittàrpofcia- 

che doppo'l fuo goucrno, era fubito nata, & feguita quella rerri- 


5 6 bil guerra . Vn'altro luogo fi truoua ancora, ilquale e pollo in far 

l'argomento defettuofo per la mancanza del quando , & del co- 


J7 me. fi comeaccafchcrebbe , perellempio, quando a prouar,chc 

AleiTandro giù riamente tolta hauefiè Hclena , s'alIcgafTe per ra- 

gion di quello, ch'il padre di lei le haucua data libertà d clegger- 


j8 fi quel marito, che più le fulTe piaciuto . nel quale argomento fi 

commetterebbe fallacia per cagió di defetto del tempo non le ha 

uendo fuo padre dato forfè quella libertà da vfarfi fempre, & per 

ogni tempo, ma lolamcnrc da vfarfi prima , che mai irata fullè: 


55? polciachcfol fino a quel tempo era ella in poteftà del padrc.ll me 

defimo auucrrebbc, fe airolutamentediccillmo , che nel battere 


vna 




2 o 8 *Della 'Retorica d ' Arìttotclt\j 


Tna perfona libera, fi commettefle ingiuria,o contumelia: perciò 

che non Tempre e il far quello, allblutamemc ingiulto , ma fola- 

mente quando altri fia il primo a battere , & a prouocar l'ingiu- 


éo ria. A pptclTb di quello fi come nelle contcntiofe difputationi 

occorre ili farfi fpclfb apparcnre,& fallace lillogifmo percaufadi 

prender le cofe, o come femplieemente tali, o come cofi taIi,o 


6 1 vogliam dir, per aggiùta tali; nel modo che fra i Dialettici iì fuol 

tentar di prouar, che la cofa che non c, fia per eflcr vero , che la 


Ci cofa che non è, fia la cola che non è , Se che feientia fi pota ha- 

uer delle cofe, che faper non fi polTbno,pcr etfer vero, che faper 


6} lì polla, non li poter faper la cola, che faper non iì può, cofi pari- 

mente nelle cole retoricali, & caufe oratorie fi può trouare appa 

rentc,&: non vero euthimema per caufadi prender per veramen- 

te, Se femplieemente verifimil quello , clic fia condirionatamen- 


64 te, o vogliam dir con aggiunta limitato verifimilc. Il qual coli 

fatto verilimile non è puramente, Se vniuerfalmente verifimile , 


65 ma limitato, conditionato, Se rilìrctto . quale c quello, ch'inten- 

de Agathone, quando dice, che non fi pattirebbe forfè dal ver co 

lui , ch'arTermalTè cflTer verifimilc, che mohe cofe accalchino in 


66 quella humana vita, fuora del verifimilc . Nè fi parte egli dal ve- 

ro in quello, accadendo fenza dubio alle volte cofe lungi dal veri 

fimilc : & per confeguentc farà verifimilc ancor quello, ch'è fuo 


67 ra del verilimile . & elTendo cofi, par che fi polla concluderete 

6% quel, che non è verifimile, fia verifimilc . ma in vero gliè verifi- 

milc, non femplieemente, ma limitato, o vero in qualche patte . 


6p perciochc fi come nelle altercatine difputationi dal mancare, o 

ver dal lafciar d'aggiugner, fecondo qual parte, o vero , in rifpct- 

to di qual parte, in che luogo, & limili, fi viene a commettere in 


70 ganno,& fallacia nell'argomcntare; cofi parimente in quella ar- 

te della Retorica auuicn, che commetter fi polla fallacia in pren- 

derfi per verifimilc, quello, che non c legittimamente, Se fcmpli 

cernente verifimilc, ma è verifimil limitato, Se riftretto da' qiul- 


71 che aggi unta. Et di quello prefen te luogo del difetro, ècorapo- 

71 Ha, Se depcndel arte, che feri lìc Cora ce. Impeiciochc feil ieo 


non firà lofpetto, nè parrà habile al delitto oppollogli , come 

auuertia fe alcun di deboli, Se inferme forze fulfe acculato d'ha- 

ucr battuto vn più di lui gagliardo, in tal cafo potrà difenderlo > 

Se fargli fchiuar la colpa il non clfcr veramente vn tal fatto veri- 

limile • 




Jl S econdo libro . r 2 


7 3 finite • ma Ce il reo porrà parer fofpcrto, 8c riabile a! delirro , co- 

me auuerrebbe s'egli nel calo dcrro, robulto, cV gagliardo fiì iTc 

porrà fchiuar la colpa con dire efe veri limi I, ch'egli non riabbia 

fiuto quello, che hilìe domito veramente parer verilimi le. óVil 


74 fimi! li può dir negli altri cali, & delitti importi . concioliacofa 

che in qual li voglia caufa lia forzaglie il rco,o fia fottopoflo alla 


75  on del delitto importagli, over fortopofto non le fia • & 

ali'vno,* all'altro di quelli cai] può ferirne il verilnmlc,apparcn 

do venlimili ambedue le forti del verHÌmile, clfendo nondimcn 

l vno (emplicemente, Se legittimamente venlimile, & I alno no 


76 fcmplicemcnte tale, ma nel modo, che detto riabbiamo. Eg- 

ramente altro in foftantia, che la fallacia di quello luogo non è 

quella arrogante offerta , eh alcuni fuperbamentc fanno di voler 

con le lor parole qual Ci voglia caufa render 1 upcriorc , & fòr vit- 


77 toriofa rcrtar di fopra. Laonde non fenzagiufta ragione con era 

de indegnarione , & ftomaco era abborrita dalle pedone l arro 


7S gantepromella.&profertlondi Protagora, conciò fu Uè cofa,chc 

fai acc Alliccerai proraclfa, &in fclfità fondata, & da non vero 

& legittimo venlimile, ma da apparente, & poco folido, depen- 


79 e i modi d'opporfi ali 'Auuerfario* 

(f di dife toglier le Jue ragioni . £f che cofa 

fia Jnfiantia, o -vero Obbiezione oratoria* 

& in quanti modi fi faccia . 


jN due modi può occorrer, che d.fcioglier Ci poflan 

leargomcntationi : cioè o con fare argomento, & 

lillogifmo incontra, o con addurre obbiezioni, 5c 

opporre inlranrie. Quanro al proceder con fare op- 


delimi luoghi che fono vali a filJog.zare impugnando , feruir 


D d pollbno 





,2/0 Teorica d % Ariftotelc^> 


"J poflbno ad argomentar difciogliendo, o ver confutando . Pero- 

che componendoli 1 lillogifmi oratorij di propolìtioni probabili 

non è dubio che probabili non fogliano Ipeifo parer molte cofe, 


4 quantunque contrarie fian fra di loro . Quanto alle obbicttioni, 

éc alle in lime poi,fi pollbn porrare,o vero addurre, lì come anco 

ra appreflb de i Dialettici nella Topica, in quatro modi, o ver da 

quatro luoghi, cioè o dai medefimo,o dal limile, o dal contrario 


5 o da cofe giudicate . Dal medefimo intendo io elfer l'in Itanria , 

come (per clfcmpio) fc fi fufle con cnthimema cóclufo ch'Amor 

fuire cola buona, in due maniere fi potrebbe a degnare inftantia. 


6 impcrcioche fi potrebbe, o vniuerlalmente dire, ch'ogni bifo- 


7 gno , o ver mancanza fia cofa mala ; o particolarmente allegar % 


8 che non fi vfarebbe di dire, il tale amore eller ottimo, & il tale ef 

fcr peUimo, fi come fu quel di Cauno, fe non fi trouafiero ancor 


9 dei non buoni amori. Dal contrario poi fi portan le obbietioni 

& lcinftautie,come fc (per cllempio ) contcnendofi neil'enthi- 

mema, che limoni virtuofo a tutti gli amici fabenefino, &gio- 

uaméto, s'allcgalle, che l'huom cattiuo,o ver vitiofo non fa dan 


10 no, 6c male a tutti gli amici . Nel limile s'adducon le indinne, 

come (e (pcrcflèmpio),ftando cóprefo neU'enrhiraema, che quei v 

C han riccu u tu of$clà,odÌ in Tempre col oro, clic l'han loi fatta,s al 

lcgallc, che q udii, c li .in ri cernito bendino, non tempre amano 


11 chi l*hà fatto loro. Quanto alle inftantic poi .% lcquali, fi porta- 

no, cos'adducono da cofe giudicate, over da giuditij fatti , s'in- 

tendono dfer quelle, che dal giuditio,& parer dependon di per- 

fone d illu lire nome, & di chiara rama . come fe ( per eflempio ) 

contcnendofi in vnoenthimema, ch agl imbriachi fi deon perdo 

narei loro errori, come aqueHi> che per ignorantia peccano, fi 

può recare in ftantia cucendo, che fc quello iulTe, nondoucrebbe 

ellèr commendato Pittaco>hauendo egli poflo trà lefueleggi,ef- 

fer di maggior pena degno colui, che commollb , Se fpintoda 


IX imbriachezza pecca. Horquattro fon le cofe, nelle qualififon- 

dano,& hanno luogo le retoriche argomentarioni : & quelle 

fono il vcrifimile, l'ellcmpio, il Tcmmirio,(o vero inditio certo) 


i 5 ci legno . delle quali argomcntationi, quelle, che fi compongo- 

no di cofe, che perii più, o ver per la maggior parte fono , o ap- 


14 paiond ellere, fono argomentarioni fondate nei vèrinmili . & 

quelle poi pei via d esempio procedono > lcquali raccogliendo 


per 




Jl Secondo libro . j/g 


per via dinduttione da vna, o da più cofe rrà di Ior rimili, alcuna 

cofaìn vniuerfalc,da quella poi fillogizando concludon qualche 

t $ cofain particolare. Et quelle argomen radon i poi, lcquali da co 

i£ Ce necellàric nafeono, fon fondate in Tcmmirij . Et quelle final- 

mente in fegni fondate fono, lcquali proecdon dacofa, che,o co- 

me pul vniuei fale, o come (ingoiare, o ha ella in etfere , o nó fia, 

viene ad eflerfegno della coliche fi conclude. Hora ftando la 

cofain qacfto modo,in tutte le già dette forti dargomentationi, 


17 fi pollano addurre in ftantic. Se prima quanto a quelle , che fon 

fondate nel verifimile, -perche il verifmiile non c fempre,& vni- 


1 8 .uerfahncnte vero, ma per il più, o ver per la maggior parte; è co- 

fa manifeita, che a coli fatti enthimemi, & argomentano ni fon- 

datene i vcrifìmili,fcmprc fi porrà recar difcioglimento con ad- 


19 durre ìnftantie. Bene è vero, che cotal difcioglimento ri 11 feirà 

Ipcilc volte apparente, Se non tempre vero', conciofiacofa che 

colai, che centra del verifmiile adduce inftantia , non difciolga 

feropfcla verifomigliarrza, ma la neceflìràdellacofa , inoltrando 

non cllcre ella necellària, ma non già inoltra cller non verifimi- 


10 le . La onde per cagion di quello apparente, Se non vero difcio- 

glimento dcrverifimilc, colui, che nelle caufe tien luogo di difen 

forc, harà fempre nel fuo prouar, più vantaggio, che non harà 


11 colui, che tien luogo daccufatorc. perciochedouedo colui, che 

accufa proceder con legittimi verifimili,& non clfcndo vna fletta 

cofail moitrarnel difcioglimento, ch'vna cofa non fia verifimile, 

& il inoltrar, che la non fia ncceflariamente vera, Se oltra ciò nó 

mancando mai inftantia contta di quello, che non fempre, ma 

fol per il più c vero , pofeiache fe inftantia non haucllè , non fa- 

rebbe vcrifimileA- vero perla maggior parte, ma fempre, & ne- 


11 ceijariameme vero; ne fegne da tutto queftojCh'i giùdici nel fen 

tire addurre qual fi vogliamitantia conrra'd vna propofition ve- 

rifimile, il dienoa credere, © che la propofition verifmiile prima 

addotta, totalmente non fia verifimile, oche fe pur qualche par 

te di verilomiglianza le reità, non fia tale, ch'eglino polìàn fècon 


13 doquclla giudicarci dar la fententia loro. In che vengonocfll 


14 ( c o«ie hò già detto) a ingannarfi quali per Ior medefimr: come 

quelli, che non ben cólideiano , che non folo è Ior lecito ci fon- 

darle lorfentcnne, & il giuditio loro nella nccclTìtà delle cofe, 

ma nella verilomiglianza ancorasse che que-aoc veramente gi»»- 


. Ce ij dicar 




2 1 2, T>ella r B^torica d'Jriflotelella Ustorie* d' JrìBotelc^ 


nalmenre paia loro, che (Tori ragioni,^ con argomenti fi fia pro- 

7 nato, Se lì lìa moftrato il vero . Habbiamo medclimaracnteaire- 

gnato donde, come da luoghi poflfa l'oratordiuenire abbondate, 

& copiofo denthimemi. dei quai luoghi alcuni fi domandano 

fpctie,& forme d'enrhimemi, & altri, come communi, propria- 

S mente fon detti luoghi. Refta al pi d'ente, che feguendo l'ordi- 

ne incomincialo diciamo, & trattiamo della locutione : concio- 

fiacofache non bafti l'h;iuer trouato,& tener nel concetto leco- 


9 fé, ches han da dire, ma e ncccilano ancora d'cfpnmcrlc fuor 


10 con paiole, nel modo che fi ricerca, Se che lor conuienc . il che 

feca importante giouamento a far parer l'oratione nel rale,& nel 


11 ul modo qualificata. Primieramente adunque fu fecondo la 

natura cercato, Se inueftigato quello, che fecódo lordin di quel 

la fi conueniua,cioHe colerteli, donde trarre, & canaria credi- 

li bilità, & la pcrlìiafibilità fi potciVe. Secondariamente fu cer- 

cato , Se trattato poi in qual maniera le già ritrouatc , & con- 

cepute cofe, s'hauelfeioad efplicarc, Se a difporfe con l'aiuto 


i 3 della locutione . Nel terzo luogo poi doppo le due cole dette re 

fta vna altra confidcratione, che l'opra tinte 1 altre hà forza, & pof 

fanza, la quale all'anione, Se alla pronuntia appartiene : nè è fta- 


1 4 ta per anco da chiunque fia, rcnraia, o trattata . perei oche ancor 

nella fletta tragica, Se epica poefia affai tardi fu ritrouata , tx vi 


I j ottenne luogo : concionile cola che li Poeti mcdefimi da prima, 


1 6 le Tragedie, Se le fauole lor recitaiìcro, & rapprefenraflero.E' co 

fa mamfefta adunque, che nell'arte della retorica ancora può ha- 

uer luogo qualcheartifìtio, all'anione^ alla pronuntilapparte 


17 nente, Yimilc a quello, che nell'arte della poclia fi ritruona ; del 

quale alcuni han diligentemente franato, & fra gli altri Glauco 


15 Tcio. Horcofi fatta anione,& pronuntiatione oratoria, Ibpriu 

cipalmcte collocata nella ftctfa voce, in veder, come s habbia da 

▼fare, Se da reggere neircfprcflìone di ciafeheduno arTetto,ò\: có- 


1 9 cctto d'animo, come adir quando habbia da vfarfi grandc,quan- 

do piccola , Acquando mediocre. Et intorno pan min re .ti tuo- 

no^ ver fuonodi quella, comes habbian da vfar coli fatti tuoni, 

cornea dir lacuto, il graue, & quel, che partecipa di quelli due. 

&-medefimamentc con qual rithmo, o ver numero s habbia dcJU 


ao l cfprelTion di ciafeheduno affetto, o concetto a procedere, con- 

cionacela che tre cole confiderar logliano intorno alla voce nel i 




Jl TirZiO libro . 2 77 


pronuncia coloro , che ne trattano, cioè fa grandezza, Pharmo- 

11 nia, e'irithmo, over numero. Le quai cofe coloro, che fan ben 

nella pronuntia reggere, Se moderare, fon quelli, che Tempre ( Ci 

può dire) ottengono i premi/, Se la palina nelle lorcontrouerlìe, 

11 Se contefe oratorie. Et lì come nella poelia par, che nei tempi 

d'oggi più vagliano, & maggior forza tengan coloro,chc con ar- 

tione hiftrionica recitano, Se rapprefentano, ch'i poeti detti ; 


13 coli parimente il medefimoauuienc nelle ciuili contentioni, Se 

caufe oratorie : colpa dei già corrotti, &deprauati coftumi del- 


14 leRepubliche. Ma non c fiata per anco ridotta, Se comporta in 

arte coli fatta attione, & ptonunciatione oratoria, ne raarauiglia 

è di ciò: pofeia che intorno alla ftellà oratoria locutione ancora, 

alfai tardi fu inueftigato, & trouato rartifitio,«5c lo ftudiod'ador 


15 narla, Se di coltiuarla . Et in vero,(e noi vogliamo ben dentro al 

vino confidcrare, potrà veramente parer quella cofa della locu- 

tione, Se pronuntiatione, cola più tofto poco honefta, che pun- 

ici to conucneuole . nientedimanco douendo ogni trattamento, Se 


Audio di quella arte della retorica hauere vn certo riguardo d'ac 

commodarfì alla communc opinion di tutti, fa di meitieri di por 


17 re parimente in tal cofa , Ce non come in veramente honefta , aU 

mcn come in neceflaria, qualche ftudio , Se qualche diligcntia . 


28 conciofìacofa che fecondo la veri tà,gi urta, Se ragioneuol cofa fa- 

rebbe, che cola alcuna non Ci doucllecon più Audio cercare in- 

corno all'oratoria orat ione, che non far nalcerc o tri ftezza, o di- 


15) letto in color, che odono : eflendo cofa conucneuole , Se giuda 

di contender folo nelle caufe oratorie con le cofe ftelìc , cioè con 

le ftelTe pruoue: di maniera che tutte le altre cofe, laluo che l'ar- 

gomentare, Se prouare, s'han da (limar fuperflue; come che fuor 


30 della caufa fìano . Ma elle nondimeno fon di gran forza, & di 

gran momento, percagion (come habbiam detto) dellimperfcr- 


1 1 tionc, & corrottion di coftumi de gli alcol tatori . Bene è vcro,& 

negar noli può, che la forza,& l'efficacia della locutione in ogni 

dottrina, Se feientia, ches'habbiaa infegnare, o trattare, non 


31 tenga in Ce qualche poca d vtilità neceflaria : clìendo fenza alcun 

dubioqualche dirfercntia, quanto aH'efpreffione, Se dimoftra- 


13 tion de i concetti, tra 1 parlare in vn modo, Se in vn'altro. ma 

non però ne tiencaltroue tanta , quanta in cjucrta arte del dire: 

54 douc tutte le cofe, che fi cercano > Se Ci trattano, all'opinione» 


E e «Se im- 




zi Si  


&c immaginatione altrui, &allo ftcilbafcoltatorcin fomma,han 


3 j rifpctro . Et però vediamo, che nella Geometria , o in altra coi! 

fatta feicntia, ninno c, che con anifitio di locutione infegni . 


3É Quando dunque atiuerrà, chequeftaattione , 6c pronunciatio- 

ne oratoria apparifea fuora ridotta fotto arti fi rio, il medefimo ef- 

fetto farà ella in quella aite della retorica , che far veggiamo l'ar- 


37 tifitiodella rapprefenratione hiftrionica nella poefia. Et hanno 

" cominciato già alcuni a tentar di dir qualche cofa d'ella , ma po- 

chi flì mi han proceduto innanzi, come fra gli altri hà fitto Thra- 

fimacho ne i libri , ch'egli hà Icritto delle cole compaflìoneuoli . 


|S Et e quella hiftrionica anione l'oratoria molto congiunta con la 

natura, 6V per confeguentc poco depcndenre dall'arre . Ma la 

forza dell'oratoria locutione e capace più d'arteficio, cVallaftef. 


39 fa arte concede luogo . Onde nafee, che quelli Oratori, che 

nell'arti fi rio di qucftilocution fon potenti, riportan facilmente 

ipremij, & la palma delle lor contentioni oratorie ; fi come fan 

parimente quelli, che molto nell'attione, & nella pronuntia va- 


40 gliono. Perciochcgià vediamo, clic quelle orationi , che com- 

por fi foglion , perche habbian da rimanere fcrittc , più vaglion 

per cagion della locutione, che per cagion della fen tenda, & del 


41 foggetto dello. Et il dee ftimar, ch'i poeti follerò i primi ainuc- 

ftigare, & à porre innanzi lo ftudio,& l'artefitio della locutione 


41 per quel, che pare, chela natura voglia : conciofiacofachcli no 


43 mi, & le parole altro non fiano , ch'imitationi : ne parte alcuna 

trà tutte le parti del noftro corpo humano è più atta,& più habi- 


44 le ad imitare, chelaftella voce, da che vennero a comporli, & a 

nafeere, & haucre 1 clic re, più fpctie dell'arre della poefia , come 


4j adirei Epica, le Rapprcfcntatiuc, Se altre. Et perche quantun- 

quei poeti molte volte diceuercofe, quanto alla fentenria, infi- 

pide,inette, Se di ncilun fucco, nondimeno per caufa dell artifi- 

tiofa, & ornata lor locutione, parcua, che reputationc, & gloria 

ne riporraflero . da quello nacque, che quella poetica locutione 

cominciale ad efler da prima accettata, & raccolta da gli Orato- 


46 ri : fi come trà l'altre era quella di Gorgia. Et fino ad oggi an- 

cora non mancan molti imperiti, & poco gì a di rio fi , i quali ap- 

pruouano cofi fatta locutione, & fon d'opinione,che quelli ora- 


47 tori , che l'vfano, ottimamente parlino. Il che nondimeno no 

c cofi, ne per vero approuar fi dee > eflendo in natura loro molto 


diuerfe 




Jl TerZjO lihro . 2 ìp 


48 diuerfc la locutionc oratoria,& la poetica locutione . Et ci con- 

ferma quefto l'efito della cofa, & 1 auucni mento fteflb , che n'è 

feguito . conciofiacofa che li Poeti medefimi nel compor delle 

lor Tragedie, non feguano d'vfar più quello fteflb modo di locu 


4$ tionc, cn'vfaron prima : ma fi come qnanco alla mifura dei vcr- 

fi, hanno lafciato i vcrfi di quatro mi fu re, o ver d otto piedi, che 

Tetrametri fi domandano, Se in vece d'elfi han riccuuto i Iambi 

ci , per eflcrqucfta forte di vcrfi più di tutte le altre forti, accom 

modata, Se limile al commune,cV ordinano parlare fciolto; 


jo cofi parimente han difmellb, Se tralafciato tutte quelle parole, 

& modi di locutione,chepofian parer fuora del cófucto parlare, 


ji che communementc fi molcvfare. Et tutti quelli efquifiti ri- 

pulimenti di dire, han ributtato, Se ricufato , co i quali (bieuano 

eglin prima adornare le lor Tragedie, Se co i quali adornano an- 


j 1 cora oggi gli Epici Poeti gli diametri verfi loro . La onde è cofa 

ftolta ,& degna di rifo il volere in quella maniera di locutionc 

imitar coloro, i quali non Tvfan più , ma abbandonata, Se tra- 


j$ lafciata l'hanno . Pcrlaqual cofa può ciìcr manifefto, ch'ànoi 

in trattar di queftarte, non fa di bifogno d'andar con minuta,^ 

efquifitadiligentia ritrouando. cV trattando tutte quelle cofe, 

ch'intorno all'artificio della locutione fi potrebber dire, ma quel 

le cofe fole, ch'à quefto retorico negotio,c'habbiam per le mani , 


/4 poflàno appartenere, eirendofi, per quel , che alla locution dei 

Poeti appartiene, detto a baftanza nei libri, c'habbiamo fcrit- 


5J ti della Poetica. Suppongali adunque al prefente per manifefto 

quanto quiui fi e fpeculato , Se detcrminato . 


(apo 2. T^ella virtù della locutione oratoria 5 

& delle condizioni, che le conuengono : ^ 

quai forti di parole fi ricerchino per tuli con- 

dizioni . della Metafora, & de gli 6t>ithe- 

ti, 0 vero aggiunti . 


I i^V Vanto allanoftra retorica locutione, intendali diffiniio al 

y 'prfffrrtr^ che la perfettione, & la virtù di quella, confi- 

1 ftain dlèr primieramente lucida, o vero aperta, di che quefto ci 


E e ij può 




220 'Della "Retorica d Aristotele 


può eder buono indino, che fc Toratione non mariifcfla, Se non 

rende chiari li concetti noftri, non viene a fare l ottino, &. I effet- 


3 to Tuo. Se di poi confitte in eder non troppo luimile, abbietta , 

&vilc,nè troppo ancora alta, & gonfiata : ma di conueneuol 


4 mediocrità tra l bado, Se l alto . concioliacofà che la poetica lo- 

cucione fi polla forfè (limar non humile; ma alla fciolta, Se dtde- 


j fa noftra oratione non è ella cóucncuole,o accommodata. Quan- 

to dunque a far la locution chiara, & aperta, quei uomi,& quei 

verbi fono atti, Se vtili principalmente a quefto, li quali proprij, 

o vero appropriati fi domandano. Quanto poi al renderla, no hu 

mile, & bada, ma ornata, Se magnifica, quelle altre forti di paro 

le, lo podbn fare, lequali fi fono aifcgnarc^cV: dichiarate ne i libri 


€ della poetica : perciochc il difcoftarli dal trito, Se commune vfo 


7 del parlare, fa parere il parlar più grande , Se più grane . perche 

quel medefimo par, ch'in vn certo modo accalcar foglia a gli huo 

mini intorno alla locutione,o ornata, o comune , ch'auemr luoL 

loro verfo di quei, che forefticri, Se nuoui vengon nella lor città, 


t Se de i lor Cittadini fteflì . Et per quello fi di bifogno di fare ap- 

parire il no (Irò parlare, con vna certa nouità foreilicro : polcia- 

che lccofe,chc dal commune vfoappaion lonrane,maggiore am 

miratione apportano; Se dilctteuolc, Se giocondo par quel , che 


f s'ammira. Ne i verfi de i poeti adunque a molte cole luogo, Se 

ricetto fi concede, le quali poflon cagionar la detta ammiratio- 


i o ne, & diletto ; Se ad elfi parer podbno accommodate,come che 

le cofe, Se le perfonc, intorno allcquali , la metrica orarion fi ra- 


i x uuolge,eccedino,cV rrapaffinol'vlirato,c l cómunc.ma nelle prò 

fc,& ne i parlari fciolri,nó fi da luogo a gran pezza a tante ; eden 


Il do qui ui i foggetti di minor grauità,& di minor grandezza . Im- 

percioche quiui ancora, appredo de i poeti (ledi , fe dalla bocca 

d'vn feruo,o d'vna perfona di molto tenera età, fi fenti ranno vfeir 

parolc,& locutioni.c'habbianoadai dell ornato,& del grade;par 

ràfenzadubiocofa molto difdiceuolc,& fproportionata,& il me 

defimo ancora auuerrà , s'alcun farà da loro introdotto a parlar 

con la medefìmapolitezza,& fplendordicofcfriuole, balìe, & vi 


1 1 li.Ma in quefto (ledo parlare fciolto ancora,non (là fempre den- 

tro ai medefi mi termini, immutabilc,& fermo vno dello decoro; 

ma può ancora egli có maggiore,& có minore ornanicto,& gra- 

dezza riftringerc,& dilatare fecondo le occafioni, i confini (uoi . 


Ma fa 




Jl Ter&o libro. 221 


14 Ma fa di mefticri , che ciò fi faccia in modo , che non appaia , Se 

alcollo rale artifìcio (fra; di maniera «ehe il parlar paia nó hnro,nè 

da Itudio, Se da diligcntia nato, ma paia per il contrario fcmplt- 

cc,& puro,& fecondo che la natura lo forma,& Io manda fuora. 


1 5 percioche in quella guifa credibil diuiene,& fede truoua : doue 


16 che in quella al tra maniera adiuien tutto'l contrario, conciolia- 

cofa che coloro,che d'vn cofi facto parlar saccorgono,fubico co- 

me inlìdiarore, & come che mefehiando il falfo col vero ingànar 


17 gli voglin,rabborrilcon nó altrimenti, ch'abborrir fi fogliano i vi 


1 8 ni có altro liquor mcfchiaii > & falfificati.Ec auuic crà quelli, ch'o 

nell'vno,o nell altro de i detri modi parlano,quel medelìmo,chc 

fi vede auucnir tra la voce,& pronùcia di Thcodoro,& quella de 


1 9 gli altri hiftrioni, percioche la pronuciatió di Theodoro,pare,no 

d'Iiiftrionc,o di perlona,che rapprcfencijma della propria perfo- 

na Iccifa rapprclencara doucchcle voci, Se le pronutie de gli al- 

tri hillrioni,comed hiicrioni,cioè di perfone aliene, Se rapprefen 


10 tati, fi fan conofeere. Etalhora potrà venir comodamente facto il 

già detto nafcódimenro,quado il parlarli formi, «Se fi cóponga co 

la fcelca,che dallo (ielTo parlar cómun fi faccia di quello , che mi- 


11 gliorcinelfolicruoui.il che bene olferua di fare Euripide, Se è 

li egli llaco il primo,chà quello auuercico,& moftraco.Efscdoadu 


que i nomi,& li verbi quelli,di cui 1 oracione,& il parlar lì cópo- 

ne,& rrouadofi càce fpeciedi nomi,quà^c fi fono afferriate, & co- 

fideracc ne i Libri della Poecica.di quelle fpecie,& oornijli ilranie • 

ri, i doppij,& li di nuouo fatci,molco di rado, Se in pochi luoghi 

vfar fi deono.in quai luoghi, ÓVin quali occalìoni ciò fi polfafare, 


»3 dire più di focco.& la ragió di quello già di (opra toccato habbia 

mo;& e che có l'vfo di cai nomi , vien croppo vedo la parce della 

gràdezza a trapalTàre il parlare i termini del comune, Se dcll'vlìta 


24 to.Ma li nomi,& le parole proprie,leappropriate,&: le mecafori 

che,o ver crafporcace,fon folamccc quelle,chc fono rtili,& accó- 


k$ modate alla locució del parlar fciolto. Et di quello ci puòelTer in 

dirio il vcdcr,chc quelle forci fole di parole fon da tucci nel lor co 

mun parlar frequaate,& polle 1 vfo: pofeiache alcu nó c,chc par 

Udo nó vii le metafore, & le parole appropriatele le jppncanco- 


x6 ra.Pcrlaqual cofa può clfer manifefto che s'alcù laprà bc fare, qua 

toauuertico habbiamo.in vn medefimo ccpoil parlar fuo,col ino 

ftrarfi alquanto forellic/o,fchiueràl humil baiTczza,nafcódcrà lo 


arci- 




222 T>ella Tlgtorica d* Artttotelcj 


artifìtio della Tua grandezza, Se farà finalmente lucido , &aper- 

27 co : nelle quali condicioni già habbiam detto confifter la virtù 

a 8 della retorica locutione . Sono trà le parole, quelle, ch'equiuo- 

che fi domandano, a iSofifti vtili, Se accommodate, come a quel 

li, che grandemente fi feruon d'elle nelle lor fallacie, Se ne i loro 

inganni. A i Poeti poi vtili, Se domeftichefono quelle,ch'vgual- 

|0 mente lignificando vna ftcflà cofa , finonime fi domandano. Se 

intendo io parole proprie, Se finonime, come farebber ( per cf- 

fempio) andare, & caminare, eflendo ambidue quelli verbi pro- 

31 prij, Se finonimi fràdiloro. Hor che cofa s'habbia da intende- 

re oflcr ciafeheduna delle dette forti di parole , Se quante fperic 

di trafportamcnti, o verdi metafore li ritruouino ; Se che effe 

metafore fiano di fom ma efficacia, & forza,& ne i poemi,& nel- 

le orationi,fi e dichiarato (come già di fopra habbiam dctto)nc i 

51 Libri dell'arte poetica. Et tanto maggior fa di meftier che fia 

nell'oratore la diligentia, Se lo ftudio intorno all'vfo delle meta- 

fore, quanto che di minor copia d'aiuti, Se rimedij da ili u (trarli 

ha l'oratione, e'1 parlar fuo, chcnonhàlalocution metrica dei 

33 Poeti. Oltra che la metafora mafllmamente ha in fe del lucido, 

o ver'aperto,hà del giocondo, Se hà del forcm'cro, Se del nuouo, 

3 4 Se è tale in natura fua, ch'vfata elfer non dee, come tolta da altri, 

}) ma come nata dall'ingegno rtcfio di colui , che l'vfa. Horci fa 

di bifogno che gli Epitheti, o ver'aggiunti, Se le metafore fi prcn 

' dano, Se fi dicano in modo, che quadrino , Se conuenientia tcn- 


36 gano. Se quello auuerrà facilmente alhora,chc da proportion de 


37 pendano. Il che quando altrimenti fufle,vcrrcbbe maggiormc- 

te adifcopritfi ladifconueneuolezza , Se ladifcrepantia, pofeia- 

chc le cofe, c'han qualche oppofition trà di loro,alhora fi fan 

maflimamente conofeerc, quando l'vna appretto l'altra fi pongo 


38 no in parragone. Bifogna dunqueauucrtire,& confiderar,chc fi 

come a vn giouinctto , Se fanciullo ftà bene il veftir di color di 


3 j porpora j cofi a chi fi truoua nell'età fenile, conuiene,& quadra 

qualch'altro colore, non eflendo ali vna, & all'altra età diceuole, 


40 Se conueneuoleil vcftir d'vn colore (tettò. Medcfimamente 

fi dee notare, che s alcun vorrà dar lode, Se recare ornamento coi 

parlar fuo, douerà prendere, Se trar le metafore da quelle cofe, 

che (otto di qualche genere , faran le migliori, Se le più nobili, 

che in quel fi comprendano : Se dalle peggiori per il contrario , 




Jl Terzj) libro. 


41 Se più vili, s'egli infamia, & biafmo vorrà recare • vogliodir 

(per eflcmpio)ch'cflcndocomprefe folto d vno ftedu genere, co- 

me cofe in maggiore, o minore honcltà oppofte, il dir, che co- 

lui, che và mendicando fi raccomandi, Se il dir,chc colui, che fi 

raccomanda, vada mcndicandojeilendo cofi il mendicare, come 

il raccomandarfi, fpetie contenute fotto'l chiedere* o ver doma- 

dare, fi potrà col pigliar l'vna per l'altra, fare agcuolmente quan 


41 to habbiam detto . Si come fece Ificratc in chiamar Callia Metra 

girte (ch'importa appretta di noi, mendicante, o ver Limofina- 

rio) in vece di Daducho ( cioè ceroferario, o vogliam dir, porta- 


45 tor di face, o verdi torchio) . Madicca Callia,ch'Ificratecofidi 

cendo, moftraua di non ch'ere inftrutto nelle cerimonie di quei 

(aeriti ri; : perche fe inftruto ne futfe, non lo chiamarebbe Metra 


44 girte, ma Daducho , emendo ambidue qucfti nomi contenuti 

ìotto'l nome d ofiitio, Se di minifterio nel facrificio della gran 

madre Dea , ma 1 vno honorato, Se honefto, Se 1 altro vile, Se in- 


45 fame. Mcdcfimamcnte coloro, che da gli altri cran chiamati 

adulatori di Dionifio, chiaraauan fe ftcflì per ricoprir la bruttcz 

zadell'adulationc, artefìci,o ver macftri di quello .li quali nomi 

fon ambidue metaforici, ma l'vn trafportato da cofa fordida , & 


46 brutta, Se l'altro per il contrario da cofa honefta . I Ladroni an- 

cora, Se predatori, per ricoprire in parte l'ignominia del lorocf- 

fercitio, foglion nominar fe ftcìE bufeatorùo per dir meglio, prò 


47 cacciatori, oguadagnatori, che vogliam dire . La onde per U me- 

defima ragione fi può chiamare il peccato per malitia , peccato 


4.2 per errore, Se il peccato per errore, peccato per malitia . Et di 

colui, c'habbia veramente furato, fi può dire, Se c'habbia prefo, 

4^ Se c'habbia rapito . Ma quello, che Tclcfo apprciìo d'Euripide 

dice di coloro, i quali remauano, o ver vogauano, ch'efiì figno- 

reggiauano,& imperauano a i remi, per delccndcr torto nella Mi 

ila, ha del difdiceuole, Se dello fproportionaro, pofeia ch'il do- 

minare, Se vfar regio imperio, eccede di troppo più, che non có- 

uiene, il vile ellcrcitio del remare, o vogare, che vogliam dire, 


0 Onde non può pallàr nafeo fio l'arti fi tio di tal metaforica locu- 


1 tione. Può ancor cadere oltra di quefto nelle metafore errore 

intorno alle ftclfe (illabe^uando nelle parole, douefi truouano, 


l non dieno inditio di dolce, Se di foauc voce, nel quale error cad 

de (per ch'empio ) Dionifio , per cognome Chalcco , chiamando 


nei 




2 24- tDel/a Hgtortca d* Arìttotelcj 


ne i fuoi clcgi verfi la poefia, ftridor di Calliope , cflendo ambe- 

due quelle cofe voci, come che comprefe dalla voce fiano , come 

5$ da genere . Laqual metafora fi vede eller di ferrilo la, non conte- 

nendo ledetreduc voci,cioè la pocfia,& lo ftridore,ne i lor figni 


54 ficati,fomigl»anza,o con uenientia alcuna. Appretto di quello nd 

conuicn nelle metafore trafportar le parole molto da tòtano, ma 

da cofe,c*habbian congiugnimene, Se quali parentela con la co- 

fa, che lignificar vogliamo, Se fian quafi d'vno (letto genere, o di 


55 vna ftella fpctie con quella, nominando le cofe in modo,chefubi 

to,che la cofa vien proferita, appaia a chi ode manifcfta la fua có- 


56 uenietia,& fomiglianza . come fe ne vede ettempioin quel famo- 


57 fo,& tanto approuato Enigma, che dice , Io hò veduto huomo, 

il qual con fuoco incollaua fopra d'vn'altro huomo il rame, nel 

quale enigma s'efprimel appiccamene, che fi fa delle venrofe,iI 

qual non ha proprio nome, chiama dunque incollamento lap- 


5$ piccamene delle ventole, ettendo coli l'vna, come l'altra di que- 


55? fte cofe, accodamene. Ec in fomma dai ben formati enigmi fi 

polTbnp rendei e, Se trarre eccellenti, Se lodate metafore: pofeia- 

che cflendo le metafore quelle, donde fi forman quelle oleine 

propofte, ch'enigmi fi domàdano, appar manifetto, che ne i buo 


io ni enigmi con lodate metafore fi fia tralportato . Oltra di q netto 

fa di meftieri, che le metafore fi prendano, cV fi portino da cofe , 

che habbianoin fedeli bonetto, Se non contengano in fc bruttez 


fi za. Et la bellezza, Se bontà delle parole, fi come ancor la brut- 

tezza, confitte primieramente nelle due cofe, ch'aflegna loro Li- 


Ci cimo, cioè nel ! non della voce , Se nel lignificato . ma vna terza 

cofa di più è loro ancor neceflaria a quetto, con la quale fi può di 

feioghere, & render nulla quella argomentarion fallace , che fo- 


6j gliono i Sofifti fare, conciofiacofa che vero, & ben cóclufo non 

fia, fecondo che Brifon voleua , che bruttezza nò fia nelle paro- 

le, uè fia alcuno, eh e fozzam ente parli, lignificandoti, Se dinota- 

dofi o con quefta, o con quella parola vno ttcflb foggetro, & vna 


64 fletta cofa. Ma quella ragione ha infedcl fallo: pcrciocherrà 

due parole lignificanti vn fogge te ftcttb, l'vna più appropriata 

farà, Se più fomigliantea quel foggetto,che l'altra nó c,& più ac 

cómodara, Se habile a rapprefentarlo , & a porlo quafi dinanzi a 

gli occhi. Oltra che fe ben lignificano , Se dinotano vn medeii- 

rao foggetto, nicntedimanco nó cofi l'vna parola , come l'altra Io 


fieni fica 




Jl Ter z,o libro . ì 22j 


€6 lignifica nel medcfimo, o ver fomiglianre modo, di maniera che 

perquefta cagione ancora l'vna parola più honefta, opiù brutta, 

che 1 altra li può (rimare . peroche qualunque amheduc le parole 

(lenifichino vna ftellacofa honclh, o vna (Iella cofa brutta; tutta- 

uia nó ambedue la lignificano in quanto honcfta,o in qtuto bruc 

68 ta,ofepur tal bruttezza , o tale honeftà denotano , non fan ciò 

6p vgualmentc, ma l'vna lo fa più , & 1 altra manco . Le metafore 

adunque han da elfer picfe, o ver dedotte da cole, c'habbian del- 


70 l'honeftojdel vago , & del bello ; o quanto al fuon della voce , o 

quanto alla virtù , cV potcntia loro , o quanto al fenfo del vede- 


71 re, o ad alrro qual lì voglia fenfo : concioliacofa che non piccola 

ditfciéiia li a dal didurla più nell'vno, che nell'altro de i detti mo- 

di, come, perellempio, meglio fi dirà, l'Aurora rododattila, 

(cioè che ticn le dita di rofe) che non fi dirà, l'Aurora Fenicodac- 

tila,'cioè che tien le dita di porpora) &c peggio ancor fi direbbe, 


71 l'Aurora erithrodattila (cioè,che tiene le dita rotte) . Negli Epi- 

theti ancora, o vero aggiunti , fi può trafportar quello aggmgni- 


7 5 mento, nó folo da cole poco honefte, & da cofe fozze ; come fa- 

ri 1 (perellempio ) l'epithetodi matricida; ma ancor da cofe mi- 


74 gliori; come (aria l'epirheto di vendicator del padre.Et Simoni 

de parimente, mentre che vidde, che colui, c'haueua conlcguito 

con le fue mule vittoria, gli offeriuanon degna merccde,ncequi- 

ualenre prezzo , non volfc co i verfi fuoi celebrarle : allegando , 

ch'indegna cofa gli faria paruro di fare, in fpcnder fuoi vedi in lo 


75 de di quelle mezalìnc. ma come prima gli parue,che colui gli of- 

fertile conueneuol prczzo,poetizò in lode di quelle, comincian- 

do in quella guifa. 


j6 'Ben trattate* & pafeiutes 

Siate molti , & molti anni , 


77 Di veloci Caualli inclite fi$lic_j; Ec non dimeno eran figlie 


78 parimente d'aline. Puom" ancor fare il medefimo effetto d hone- 

liare,& imbruttir le cofe, col diminuir de i nomi, qual diminu- 

itone è quella , cheftenua , 6c fa parer minore il male, e l bene; 


79 come mordendo, &cauillando via di fare Ariltofane in quella 

Coinedia, eh egli domanda li Babilonij : quando in vece d oro, 

dice, oretto, o vero oruccio ; in vece di ve Ite, verticali ola ; in ve- 

ce di reprenfione , reprenlìoncella ; in vece di malattia, malat- 


80 tiuccia. Bene e vero che fa di meilierid'auuercire, & d haucr 


F f diligente 




22 6 'Della ^Retorica d'^friftotelcj 


diligente cura, che nell'vfo d'ambedue quefte cofe,cioc cofi dcU 

le parole aggiunte, come delle diminutiiic , conuencuol medio- 

crità s'offerui. 


£aj?o 3. c Della fredderà, , overoìnetteT^a* 

& defetto della locutione oratoria : & quan- 

te* &. quali fìan le oc cafoni, onde e Ha najea. 


I UyJ=^Q Vatro fon principalmente le cofe , che poflbn 


come cau fc render fredda & inetta, lalocutione* 

Vna caufa conlifte nelle parole doppie, o per me- 

glio dir, compofte; fi come fc ne veggono cilempi 

in Licofrone, quando dice il molti/òrme, o ve- 

ro il moltiuolto Ciclo; la grandimon te terra langufticallc, 


4 o vero ftretticalle litto . Gorgia ancora chiamauajmendicimufi, 

gli adulatori , & vfaua quefte parole falfigiurante , & vcrigiu- 


5 rante. Se Alcidamantc dice, egli con l'animo colmo d'ira, & 

con la faccia colorifuoca . dice ancora, ei fi penfaua , che quel- 

la ior così gran prontezza d'animo hauclie da elTer fruttipor- 

tante. medclimamente la permasone dell oratorie orationi,fo- 

leuacgli chiamar rerminifera, ovogliamdir finifera: &la pia- 

nura del mare, coloricerula. Tutte le addotte parole adunque 

fono- accommadare alla poefia, perlacópofitione, & doppiez- 

za, che fi truouain elle. Et quella e la prima caufa della freddez- 


6 za della lodinone. Vnaltra caufa e poi, laqual confitte nell'vfo 


7 delle parole ltranierc, ouer peregrine, fi come l'vsò Licofrone 

chiamando Serie, huom pelorio (parola, che ftraniera in Athc- 

ne figniricaua huom di 1 midi rata gtadezza) Scironc ancora chia- 

mò egli,huoma finmo, (cioè adognvn molefto, parola pur qui- 


8 ui lira mera.) A lcidaman te parimente chiamò la poefi*,athirma 

(cioè giocofa,) dille ancota I Arallhaliadclla natura (riocil pec- 

cato della, natura) &c volendo dire d'vn, c'haucua l'animo da vn 

mero furor d*ira punto, per efprimeret il participio, punto, vsò 

la parola, tethegmenon (parola, lì come 1 altre due precedenti 

ftraniera in Attiene). Laterza caula della fopradetta freddeza 

ftà porta ne gli Epitheti, quando, o come troppo lunghi, & trop- 

po da lunga piefi, o come fuor di tempo, & (enza bifogno porti , 


o final. 








Jl Tcrzj) libro . 227 


• finalmen re come troppo frà di lor frequenti, Se inculcati, s'v- 


10 fano. conciofiacofa che apprcllb de i Poeti nò difeiica il dir (per 

crfempio (il biàco latte, ma nelle oratorie orationi,alcuni di così 


11 fatti epitheti fon, come vani, difdiccuoli , & alcuni fe confa- 

tieuol foprabbondantia s'inculcherano, diucrran rcprenfibili, 

come che troppo fcuoprano,& manifcftino, ch'alia poefia cóuc 


11 gano. Perciòche fe ben conuiene all orationc l'vfo deflì epithe- 

ti (pofeiache vengono a dare vna certa apparenria cTafpctto forc- 

ftiero alla locutione,& a trarla alquàto fuora del cómune,& dcl- 


13 l'vfitaco.) nientedimeno biiogna tentar di fir quefto co medio- 


1 4 crità, 6c mifura. conciolìacoia che maggiore error fi farebbe in 

traboccare in ciò fuor della douuta mifura, che non Ci farebbe, 

fe (conlìderatamentc fidicclfe quel, che prima a cafo veni ile in 


15 bocca: perche la cafual locutione non ha il bene,che le conuie- 


16 ne, ma la troppo ornata ha il male, che le difeonuicne . Et per 

qnefta ragion gli ferirti d'Alcidamanteappaion freddi, & inetri» 

pofeiache ci non lì feruede gli Epitheti, ouer'aggiunri, come dì 

condimento delle folidc viuande ; ma gli vfa come viuande ftef- 

fe, così frequenti, & inculcati, così lunghi, & così aperti, & per 


1 7 confeguente vani, gli pone in vfo. Perciòche (per ciìempio) no 


18 dice egli,i 1 fudore, ma l'humido, o vero il molle (udore; nedi- 


19 ce, agi 1 ! fth mij, ma alla pompa, &folennità de gl'I fthmij; ne di- 

io ce le legej, ma le leggi regine delle Città, parimente non dice, 

li il corfo dell'animo, ma il corrente impeto dell'animo, ne man- 

co dice fera pi i cernente, ilMufeo(per fignificare quel luogo in 

Athene dedicato alle Mu(e,& alle lcicntie)madiceilMufcodel- 


11 lanatura. medefimamentc non dice, le cure dell'animo, ma le 


13 pungenti, & trifte cure dell'animo, nè dice il largitor delle gra- 


14 tic, ma il d'ogni gcncr di gratie vniuerial largitore, diccancora 


15 ildifpenfator del diletto degli afcoltatoii. de in vece di dtrc,l a- 


16 feofe trai rami, dice Tafcofe tra i rami della lelua. & in cambio 

di dire,gli coperfe il corpo, dice, eli coperfe le vergogne del cor- 


17 po. & in vece di dir, la concupifeentia, dice la contrarintiua, o* 

uer la contra imitatrice dell'animo concupifeentia, in che con- 

corre infieme, l'elfer parola doppia, con 1 ellerc Epitheto, oucr 


iS parola aggiunta, onde poetica locution diuiene. Inqucita ma- 

niera adunque c'habbiam veduta, veniuan coloro a trouare, o- 

uer cagionare eccello di vitio nell'orationc. Onde pai Lindo più 


% Ff ij tolto 




2 2 S *Della "Retorica  


torto comodo poetico, venerper mancanza di decoro, & di con- 

11 cneuolczza, a render ridicola, & fredda la locutione, & in vno 

lì elfo tempo a cagionar con quel moltiplicar di ciancic,& di pa- 

ip rolevane, oicurczza prù torto, che lucidezza., perche intefa che 

gli hà la cola ch'ode, colui, eh alcol ta, ciò che per più manife- 

llarglielaglis'aggiugne, deftruggc ofctiiando,& ditóni ba in erto 


30 quel, che già prima, di manifelto, & dinoto vi truoua. Ne/i 

dee negar,che gli huomini nel lor parlare ordinario nò vrtno al- 

le volte le parole doppie, ouer comporte, ma ciò fanno, quando 

la cola, che voglion lignificare, non habbia nome fempliccjche 

fia fuo, &oltraciò le parole, eh iniieme Ci congiungono, fiano 

atte a far facile,& comoda compofitionc : comeadiuien (per cf- 

lempio) in quella parola, chronotribin, che lignifica ,coniuma- 


31 re il tempo, ma è ben vero, che fe ciò troppo frequentemente li 


32 facelle, farebbe al tutto diuenir la locution poetica. Et da que- 

llo nafee che le parole doppie, &: compoftelono vtiliflìme ai poc 

ti Dithirambici, com'a quelli, a cui non difdicc di procedere al- 


3 3 ti,& gonfiati ne i verlì loro. Le parole ftranierc poi quadrano , 

& fono vtili principalmente a i Poeti heroici, feguaci dell'Epica 


34 poefia, per haucr tai verfi in fe del grande,& del magnifico. La 

metafora finalmente fi vede clfer più, eh ad altri verfi, a i Iambi- 

ci accomodata: cllendo nei tempi nolìri quella forte di verli ac- 


35 cettata,cV porta in vfo, come di lopra fi e detto . La quarta cau- 

fa dell'inettezza, & freddezza della locutione, depende dall'vfo 

delle metafore : polciache ancor tra erte fogliono alle volte tro- 


36 uarfi di quelle, che fenza conucneuol decoro fono, alcune per 

cagion d'vn non sò che di ridicolo, & di vile, che le contengo- 

no ; folendo i Cornici poeti leni irli aneli erti delle metafore nel- 


37 le lor comedie. & alcune per il contrario per cagion d'vna certa 


38 gon fiat» altezza, & grau ita tragica. Pollonoancora elfcr defet- 

tuofe,& cagionar freddezza le metafore, per troppa o (cu rezza :& 


3$ alhora adiuien, quando troppo da lontan liprendooo. come 

(per ertempio) la prefe Gorgia, chiamando alle volte li negorij 


40 pallidi, Se alle volte fanguinolcnri : & altra volta dicendo, Tu 

bruttamente feminafti quelli tuoi negotij, & bruttamente gli 

gli hai poi mietuti. Le quai metafore non è dubbio, che troppo 


41 del poetico in fe non ritengano, li come auuiene ancora in quel- 

le, eh' via Alcidamante, quando chiama la Filolbfia, propugna- 

colo, 




Jl lerZjO libro. 




22 9 


41 co!o,&: baftion delle leggi ; & l'OdilIea lucido fpecchio dell'hu 

4$ mana vira. Se quando dice, Nellun coli fatto giuoco apporta al- 

44 la poefia; nominando giuoco il diletto . Tutte quelle metafo re 

adunque fono atte a render la locution poco habile a perfuadc- 

4 j re, per le ragioni, diedi fopra alìegnatc riabbiamo . La metafora 

ancora, laq itale vsò Gorgia conerà d'vna Rondine, che nel volar 

gli haueua fopra la tetta iafciaro cadere ilerco ; farebbe ftata ec- 

cellcntiilìma per vn Poeta tragico, perciochc le dille, ah Filome- 

na, quelto è ftato vno atto a te poco nonetto, il quale atto ctten- 

do fatto da vno vccello, non li può domandar brutto,o poco bo- 

netto ; ma farro da vna Vergine, poco nonetto fenza dubio fi dee 

(limare. Buona adunque, & ragioneuol diuenne la riprenfion di 

Gorgia, nominando quello vccello per quello, ch'era già ftato, 

&non per quel, ch'eraalhora. 


(apo 4.. 'Dell' Immagine, 0 'ver Comparata- 

ne : (f della dtffèr enfia j & conuenientia , 

ciò ella tiene con la Metafora . 


'Immagine, o ver comparatone , è ancora ella 

non altro in fottantia fua, che metafora ; poco ef- 

fendo differente da quella. Imperciochc quando 

alcun parlando d'Achille diccflcegli impetuofo 

veniua comevn Leone, farebbe vn coli fatto di- 

re, Immagine : 6c fc fi dicette, impetuofo venia quel Leone, faria 

metafora . peroche ellcndo coli in Achille, come nel Leone , fu- 

rore, 6c iraconda forrezza,fì vien trafportando a chiamar col no- 

me di Leone Achille. PolTbn le immagini accommodarfi,& ef- 

ferc vtili al parlare oratorio ancora : maalquanro più di radeco- 

me quelle, c hanno aliai del poerico . & nella medefìma maniera 

s'hannoda trafportare, & dedurre, chele fteiìe metafore; non 

ellcndo elle altro in vero , che metafore 1 , differenti da quelle nel 

modo detto . Sono adunquele immagini ( per ch'empio ) come 

quella, ch'vsò Androtione contra d'Idrico, dicendo ch'egli era li 

milea quei cani, ch'elìcndo ftati buon tempo in catena, fciolti fi 

nalmcnte ne fono, percioche fi comcquelli, fciolti che fono mor 

don qualunque perfona venga loro innanzi , cofi Idrico vlcito di 


carcere, 





2 30 Della Hgtorica d!Arittotelcj 


7 carcere, e diuenuto infoiente, & molcfto a tutti. Et come quel- 

la ancora, laqualc vsò Theodamantc alìomigliando Archidamo 


8 a Eulfcno, ignudo, &c priuo di Geometria . Et fi può parimente 

con cambieuol proportione vfare, chiamando Euifcno Archida- 


£ moin Geometria perito . Coli fatte metafore ancora fi veggono 

nella Republica di Platone: douc egli aifomiglia coloro, che fpo 

gliono i corpi morti, a quei cani, che mordono i laflì,chc/on ri- 

to rati loro,& a color, che gli tirano non fan danno alcuno . Vn al- 

tra vene, douc parlando egli della popolar moltitudine, dice ef- 

fer quella fi mile advn gouernaroroi naue, chefiarobufto di for 

il ze, ma mezo fordo .& quella altra ancor, quando in propofito 

de i verfi de i Poeti, dice, che fon fimili a quei giouinetti,che fen 

za hauerfolida, & foftantial bellezza hanno folamente , vn nò fo 

che di fiorita vaghezza, che porta quella età . percioche come pri 

ma perdon qucfti quel primo fiore, «Se quelli reftano dalla lo- 

ro harmonia , & mifura fciolti , nonappaion più ne gli vni, ne 

il gli altri, i medefimi, chappariuan prima . Mcdelìmamcnte Pe- 

ricle parlando de gli habitatoii detllfola diSamo,gli alTomi- 

giiauaai bambini, ì quali non ricufan di prendere il cibo, eh è 

i 3 porto loro in bocca, &: mentre che lo prendon piangono, diceua 

ancora eflere i Beotij limili a i Lem : conciofiacofa che i Leui da 

fe tteflì co i rami loro fi perqtiotano, & fpezzino ; & i popoli di 

Beotia nó celli n di contrattare , & combattere 1 vn con tra l'altro 


14 fempre . Demofthene parimente- aifomiglia il popolo , o ver la 

moltitudine della Città a coloro, che nauigando paton continua 


15 naufta. Et Dcmocrate diceua eflcrfimih gli Oratori alle nutri- 

ci, lequali fucchiano,& inghiottifeon per  compagnia con elio mi parti), nelle quai parole fi vede, che più 

particelle s'interpongono prima, ch'ai fin fi renda quello, che vi 


safpetta. 





2 $2 'Della r R^tortca cT j4rìttotelt^> 


10 s'afpctra. & Te cofi fatra i nrcrpofitione fi ftcndclfc molto in lun- 

go, prima che fi rendefle il verbo (mi par ri;)fcnza alcun dubio 


11 ofeura ncdiucrrcbbc. Quello è dunque lapri ma cofa nccellària 

alla purità della locutionc, polla nelle particelle congiuntiue, o 


li congiuntioni, che le voglia in dire. La feconda conlille poi in 

nominare, & lignificar lecofe con gli fteflì fcroplici, Se ignudi 

nomi loro, & non per modo di circonfcrittioni, & di delcnttio- 


13 ni. La terza ricerca apprendo, che nella locu [ione fi fugga l'ambi 


14 guità. & le dettecole han da ellèr fempre oflèruate ; fe già le co- 

lf trarie di quelle con detcrminato conligho non fi eleegelfero. il 


che far fogliono alcuni, quando non J unendo cofa che dire, vo- 


1 6 glion pur parere, & inoltrar di dir qualche cofa. Et co fioro in far 

ciò vengono a far parer la lor locu non poetica : &c tra 1 poeti fa 


17 quello malli inamente Empedocle, conciolìacofa che quel cir- 

cuito, & giro di parole, che troppo abbraccia, agevolmente in- 


18 ganni : accafeando in quello a gli afcoltatori quel, che fuole ac- 

calcare a molti, quado in odiie gl'Involtini, & pronofticatoti del 

futuro,fenton dir le cofe ambigue,& dubbio(e,& in anfibologia 

raccolte: che fc bc nó le intédono,dàno nondimen loro alfenlo. 


j 9 vna così fatta locution fu quella, Ci clo pallàio il fiume Hai 1, a vn 


20 regno opulcnriflìmo da ri fine. & acciochc manco polli apparir 

l'errore,& la falfità delle lor predizioni, per quella ragione han 

per co fin me quelli, che predicono, & pronolticano il futuro, di 


2 1 dir le cofe fempre più in genere,& in vniuerfal,che pollone po- 

fciachencl giocare al paro, & imparo, o verdilparo, o caffo che 

vogliam dire, puòfacilmente pi 11 indouinar colui, che pronun- 

tia paro, oche pronuntia imparo, chequell altro,che più al par- 

li ticolar venendo, a fpecifico numero voglia determinarli. 6c più 


farà parimente per indouinar colui, che dirà la tal colà hauere 

ad ellère, che chi fpecificando il tempo,dirà quando la fia per ef 

(ère. & di qui è, che gli oracoli, & gli indonnii, non determina* 


13 no nelle lor predittioni il quando. Tutte querce locuhoniadun 


14 que vna fomigliantc ambiguità coregono , & per quella cau la 

(chinar li dcono, fc già per qualche fine a iòmmo ftudio non lì 


2j eleggcllcro. La quarta cofa vtilc alla purità della locutione ftà 

pofta in dillinguere i generi de i nomi, fi come Protagora gli 1 i- 

ibn^ucua in mafcolini,feminini,& neutri: pofciache cobi lacti ge 


%6 Ben ancora, fa di bilogno, che quella conucncuolczza nel par- 

lar 





lar fi rendano, Sz s'allignino, che fi dee loro : come (per eHeui- 

17 pio) dicendo, ella venuta chetò, Se fatia di confabular, lì par- 

1$ ti. La quinta cola finalmente (là collocata in bene efpnmere 

nelle paro!e,la pluiitàja pochezza (cioè la dualità) & la (ingoia- 

mi, o per meglio dire vnità delle cofe. come (per ch'empio) di- 

1 cendo, eflì amuati, dicderdclle battiture. Hora vniucrlaimen 

30 te parlando q uelle cofe, che fi dicono^o lì fcriuono,fa di mcllie- 

ri, che fiano ben legibili, Se ben proferibili, che l'vna di quelle 

3 t cofe, non puòftar lenza l'altra, & mal potrà quello auuenire in 

quella locutione, doue molte congiuntioni, o vogliam dir con- 

giuntine particelle, implicate, & moltiplicate (i troueranno: 

5 1 ne ancora in quelle, doue diffidimele lì potran conolcerc le ÌQr 

tcrpuntioni, Se dillintioni trà parole, Se parole, per meglio in- 

3 3 tender' li (entimemi, li come fi vede auucnir nelle co(c,che fcrif 

Ce Heraclito: concioliacofa che fatica lia di puntare, A: diftingue 

re gli feri tri fuoi, per non li poter chiaro vedere in clTì con qual 

parte, o con quella che fegue, o con quella, che precede, fi deb» 


34 ha comporre, o adattare qual fi voglia parte, come (perclTèm- 

pio) li vede nello Hello principio dell'opera, doue ci dice, Della 

diuina mente,chc nel fuoeficr li con ferii a e li lìen te (empre inca- 

paci, & incomprenfiui fono gli rinomini. Nellequai parole non 

li vede ben chiaro con qual parola s'habbia nel puntare a congiu 

gnere la particella femprc, cioè ocon efiftente, o con incapaci. 


35 Olrra di quello fi cornette nella location foleci Imo, o vogliam 

dire, incongrua, & imperfetra politura di parole,ogni volta eh a 

due, opiù cole, che rcfpondentia d altre cofe ricercano, non (ì 

rende aciafeheduna la(ua correfpon dente : le già non Ce n'an- 

dalle loro vna, ch'ad ambedue comunemente s accomoda Ile, Se 


$6 quadralle. come per elfempical mono, Se al colore 1 cllcr vedu 

ti non cconimune, ma l'eller lentiti, ad ambedue cómunemen- 


37 tequadra. Apprcllo di quelìo ofeura, Se poco manifclladiuicn 

Ja locutione, quando occorrendo d hauere a congiugner molte 

parole pervn fentimento principale, non fi pon verlo l princi- 

pio la parte , c ha da chiuder quel fenrimento, ma tutte quelle 


38 parole s'interpongono nel mezo tra'l principio,  eh abbia io. Ce del brutto, Se dellabomineuo- 

le, fcciò farà pcrapparir maggiormente con fa divininone, farà 

bendvfareil nome Se fc per il conciario farà per apparir pio 


6 la bruttezza col nome, doucrà prenderli la diffinitione . Vtileè 

ancora all'ampiezza della locutione, il rcderla lucida, Se manife- 

llacon le mcrafore, &con gli aggiunti, pur che s'auuertifca, & 

fi guardi di non entrare in hi quello dentro ai confini della poe- 


7 ila. Giona parimente alla medehma ampiezza, & grandezza, il 

nominare vna cofa, come fé la fulfe non vna,ina mo!te,come fo- 


8 gliono fpefloi poeti fare; dicendo per cflcmp!o y gli' Achaici 

? porti, intendendo nondimcnovn porto folo. Et quell'altro Poe- 

ta dice, in tendendo d vna fola lei ttra, ot;cro epi (loia, quelìc Ict- 


10 tcre piene di lamenti, Se di pianto . Reca oltra quefto alla già 

detta ampiezza giouamento ancoraci feparare alle volte co qual 

che particella vn nome da vn'altro nome Tuo aggiunto: come 


1 1 auuerria dicendo,la conforte la no (tra. dotte che fc vorremo ha- 

tier più alla brcuità,ch'all'ampiezza rifpctto, diremo, la confer- 

ii te noftra.. Giona oltra ciò alla detta grandezza il ligare alle vol- 

te le parole con la particella copulatiua: li come per il contra- 

rio 




rio alla breuità e vtilc il dir fcnza così fatte eopulationi, pur che 

i j non redi la locution dilciolta, Se dilfoluta in tutto, diremo a- 

dunque per ch'empio, a ingrandirla, Se vi andai, & t>arlai con 

elfo. Se pcrcagion di breuità diremo, Andatoui parlai conef. 


14 fo. Vtihilìmo ancora alla medefima ampiezza della locutione, 

fi dee ftimare l artifitio, ch'vfaua Antimacho inalTegnare alle 

cofe, per mancanza ch'elle habbian d'accidenti, le priuationi di 

quelli, che le non hanno, il che fa egli quando parla del colle 


1; Tcumelfo in quei verfi, che cosi cominciano, S ergequiuivn 

itf certo picciol ventofo colle, Se quel, chefegue. Et fi può con 

17 quello artifitio ingrandir la locutione, quali ch'in infinito. Se 

ciò non folo nelle cofe buone, Se che lodar fi vogliono ; ma an- 

cor nelle cattiue, che a biafmar s'habbiano : alfegnando loro , 

cofi alPvne, come ali altre, le priuationi delle qualità, che non 

fono in elle, fecondo ch'il far più l'vna cofa, che l'altra ci farà 


15 vtile. Et daquefta maniera d'aitifitio hanno prefo occafionc i 

Poeti di dedurre, Se formar di nuouo parole priuatiuc: come 

pcrelfcmpio, chiamando il canto vocale, con cento accordo,cioc 

lenza corde, Se aliro, cioè fenza lira, formando le parole col mc- 


1? zo della priuatione. Et è atta quella cofa a portar lode, & va- 

ghezza a quella forte di metafore, che diproportion fidoman» 


20 dano: come farebbe in dire, che il fuon della TróbafuiTe vn fuo* 

no, o vero vn canto aliro, ciò fcnza lira • 


(apo 7. *Del Decoro della locutione oratoria , 

& quante, £tf quali fiano le conditioni , 

le auuertentie , che per Jua cagione fi ricer- 

cano . qual fìa la locution proport tonata > 

quale la cottumafa 5 & qual la' Pathetica , 

0 vero affettuofa . » •■] m»L 


1 S*j^^3EcoRO fi potrà dire, c habbia la locutione oratoria, 

j j^ )quana 0 la farà pathetica, (o voglia dire,bcne efprcfliua 

gj^^B d'affetti) quando la farà coltumata, Se quando alle cofe 

1 loggette, delle quai li tratti, farà cóformc,&: proportionata. Pro- 


G g ij portionata 




2$f- T>eIIa r Retorka d'Arttlotelz^ 


portionara primicrameic farà ella,quando delle cofe ampie,gran 

di> & magnifiche, non fi parlaràcon Itile, Se maniera humile, àc 

vile : riè delle balTe, picciolc,& vili, co maniera graue, fplcdida, 


| cVgrade. Et quando parimele ad vna parola d'abbietto, humil 

fignificato, non fi darà ornamento, Se compagnia di parola, che 

maieltà habbia, Se grandezza . peroche quando quello fi facefie, 


4 verrebbe ad apparir comica locutionej come era folitodi far 

Cleofone,il qual moire cofe diceua fimili a chi dicerie li vencran- 


$ di fichi . Pathctica, o vero cfprelTìua d'affetti la locution farà, fe 

hauendo ella a moftrar,chc fi lìa riceuuta contumeIia,farà efpref 


4 fina, &e piena d'iracondia : Se fe hauendofi a far mcniion di cofe, 

c'habbian dell'impio, Se del brutto, lì diranno con vna certa in- 

degnationc, ftomaco,& naufea,& qua(ì sforzatamente, Se có ve 


7 recondia. Scper il contrario con vna certa apparente lctiria d a- 


8 nimo, fe di cofe honorate, Se lodcuoli fi donerà parlare . Se le co 

femiferabili, Se calamitofc, con vna cena liumiltà, Se iommiflìó 

d'animo fi proferiranno. Se il medeiimo intender fi dee dilcorré- 


9 do per gli altri affetti . Et ha in vero gran forza vna cofi propria- 

mente efpreflìualocutionc a procacciar pcrfuafibilità , creden- 


10 za,óc fede alle cofe. peroche elfendo notoagli afcoltatori , che 

per il più le perfonc, che ii ritruouano nel tale affetto, foglio par- 

lare in quella maniera, che fenton parlar roratore,concludon có 

falfo fillogifmo nell'animo loro,chc tale affetto lìacò verità pari- 


1 1 mente in lui . di maniera che fe ben non è veramente la cola nel 

modo, the l'orator la moltra, o la dice, cglin nondimeno fi dan- 


ii no a credere, che cofi fia . Et pare che foglia fempre chi ode fen- 

tirfi in vn certo modo commuouerc, implicarli , Se diuenir par- 

tecipe di quello ftelfo affètto, ch'egli (limi elitre in colui , che pa- 

theticamenre parla, ancor che veramente non vi fia,& non fia ve 


13 ro quel, ch'egli dice. Onde molti oratori foglion cofi commuo- 

ucre, Se perturbar d'affetti color , che gli odono , che ftupidi , Se 


14 quafifuordi fe fpauen tati gli fan reftare. Coftumata locution 

domanderem poi quella, la qual come con inditio, Se con fègno 

i coftumi moftra, folendo feguire a ciafenn genere, òv a ciafeuno 


ij habito, locutione ad elfo appropriata , Se accommodata. Et per 

genere intendo io, fecondo l'età, come a dir fanciullo, d'età viri- 

le,5c vccchio-,fccondo'l fedo, come a dire donna, o h 11 omo; fecó- 


16 do la nationc, come a dire Laccdcmonio, o Thcllalo . Per habi- 


ti intcn- 




J l Ter ZjO libro. 237 


ti intendo io poi quelli, Hai quali può chi fi Ha denominarti nel 

cale, onel tal modo qualificato nel viuer Tuo : pofeiache nò tutti 

gli habiti pollbn la vita dell huomo da qualche qualità denomi- 


17 nate, & determinare. Ogni volta adunque che le parole s'acco- 

moderanno, & s'approprieranno a quello , o a quello habito , fi 


18 troucrà coftumc nella locutionc : conciofiacofa che non le mede 

lime cofe, & nel medefimo modo dette farà per vlare vn'huomo 

rozo, & nutrito in villa, che Tfcrcbbc vnohuom perito, &: cl- 

ip uilmcntcdiiciplinato . Suol fai e ancora impresone , Se effetto 


nell'animo de gliafcolratori quel, che fuole eiler da coloro, che 

cópongono orationi principalmente per lafciarle fcrittc, con fa- 

lò tieuolfrequcntia, & abbondantia vfato : quando dicono, Chi e 

2 1 quello, che quello non fappia? a tutti è nota quella cola . perciò- 

che colui, che ode dir coli, ancora egli nell'animo Tuo vi allenti 

fcc,comc quello,ch'in vn certo modo fi vergogna di no elTer par- 

li tecipe di quello, che tutti gli altri fanno. Ma l'vlare vn'artifitio 

tcmpeltiuamentc, o intempefliuamenre è commune, non folo a 

quella auuertcntia detta, ma a tutte l'altre, ch'appartengono al 


13 decoro. Bene e vero, ch'ad ogni trabocco, che nuoca al detto de 

coro , può recare alquanto di remedio, de di medicina quel , che { 


14 fuoleeifer trito, & commune in bocca d'ognuno. Etèchcfàdi 

mellteri, chel huom nel dir l'errore riprenda, 6c corregga fe ilcf* 


ij fo? perciochc vedendoli, cha colui, che parla , non iia nafeo- 

flo quel, ch'egli fa, poi che egli con la correttion lo dimoftra; vie 


16 per quelto ad edere (limato vero quel, ch'egli dice . Oltra di que- 

llo e ben fatto di non vfare inficme, &in vno lidio tempo tutte 

quelle cofe, che poflon giouare a far la locution proportionata : 


Ferciochc con quella auuertcntia verrà meglio a natconderfi al- 

afcoltator l'artificio . voglio dir , per elle m pio , che fe le parole 

faran dure, afpre, & terribili, farà bene, che terrore , Se durezza 

non appaia ancor nella voce, & nel volto,& in altre cofe, che pa 


18 rimente fian conformi . altrimenti fi verranno a difeoprire , & a 


19 paleiar cucii gli artifirij, come gli Hanno. Ma fe delle cofe pro- 

poitionatc le vnc fi prenderanno, & l'altre nò, fi nafeonderà l'ar- 


30 tifino, vfandofi nondimen maggiormente quello. Bcncèvcro 

chele le cofe piaccuoli, & priuedi durezza, éc di turbulenria.là- 

ran dette có parlare , alpro , horrido, & duro, o ver per il córra- 

li© co parlar mice,& quietone dure, noiofe, & afpcre j priua di- 


ucrrà . 




Della c R(tprica d'Ariti otelts 


1 1 ucrra la locutione di pcrfuafibilità, Se di fede . Frà le parole poi, 

Ieaggiunte,o ver gli cpitheti, le doppie di più compoite,& le (ha 

niere, a colui maffimamentc quadrano , clic pathecicamcntc , 8c 


3 1 có efprcflìon d'affetti parla, percioche ad vn grandemente irato , 

farà dato perdono, fé tirato dal furor dell'ira , per ingrandire vn 

male, lo chiamerà con parola doppia , Empiecielo, o con parola 

ftranicra, pclorio , cioè vailo, 3c immenfo , ch'c parola (tramerà 


3 3 in Athcne . Polfon quadrar coli fatte parole in vn'altro caio an» 

cora, 6c e quando colui, che parla conofeerà di po(Tedcrc,& d'ha 

uer già tirati a le gli animi degli afcoltatori,& d hauergli in Com- 

ma qua(i rapiti fuora di loro ftefll , o con lodi, o con biafmi,o có 


3 4 ira, o con amore, o con quafaltro mezo fi voglia : fi come fa Ifo- 

cratenel fuo Panegirico verfo'i flne,& {penalmente in quella par 

te, che comincia, La fama,& la memoria. & in quell'altra parte, 


3 5 Quelli che loftennero,6c quel che fegue . percioche coli fatte im- 

pctuole, & vehementi parole foglion mandar fuora coloro, che 

cómoflì, & alienati quafi di mente per qualche potente affetto fo 

no : & per queflo non è raarauiglia le coloro, che odono,cómo£- 

fi ancora elfi da vna limile alienacion di fc ftelfi , le accettan per 


3 6 vere, & le appruouan col loro aifenfo . Onde corali locu tioni al- 

la poefia grandemente cóucngono, hauendo in fe la poefia vn no 


17 fòchedi fpirito, & furordiuino . Incofi fatti cafi adunque può 

hauer luogo appreflb dell'oratore vna cotal maniera di loamone 

& in altri nò : fegiànó facellcegli ciò códiflimularione, tk con 

ironia, nel modo, che Gorgia foleua fare, &c come li vede nel Fe- 

dro parimente vfato. 


{apo S. Del numero, & ritmo oratorio : & in 

che fia differente dal metrico de i Poeti : & 

d'altre co/e appartenenti al ritmo a gli 

Accenti . 


[SS A forma, Se la figura del parlare oratorio ricerca de (fe- 

re , nè cofi miiuratamentc numerofa, come fefullc 

metrica,nèfenza numero, & ritmo in tutto. percioche 


l'elTcr metrica tolle Yialaperfuafibilità, & la fede , apparendo in 


tal 





Jl Terz^o libro . 2 




5 tal guila finta, & piena d'arrifitio. Er inficine olrra ciò viene a di- : 

ftrarre,& a diftoglicr gli auditori daU'atrcnrió delie co fe,che fi di- 

cono; mentre che falor por l'animo ad attederete afpettar,che ù, 


4 mil mifura di nuouo torni. di maniera che in preuedcrc&afpct- 

tarquel fine, auuicn Ioro,quel, che fi vede accalcare a i fanciulli, 

quàdo nelle parole del bàditore, antiueggono, & preoccupano il 

nome di colui, eh e eletto per aduocato da chi fia alla libertà dona . 


$ to,come a dir,per effèrapio,il nome di Cleonc-L'elfer poi la loca 

tionepriua,& lcioltain tutto di rituio,cV: numero, porta fcco vna ; 

certa infinità fenza termine ; il che a coi! fatto parlar difcóuiene, 

douédo egli per ragione haucre i fuoi fini,*& i iuoi termini, ma no 

giàmctrici:pofciachepoco foaue,& pocomanifeito,& noto è l'in 


6 finito ; ne con altra cofa prendon fine, de termin le cofe, che con 

lo Hello numero ; ne altra cola è il numero della figura della lo- 

ttinone oratoria, che ritmo, di cui li metri ancora, & li verfi Con 


7 parti . Dee dunque l'oratione hauer ritmo ; ma nó già quella fpe 

rie di ritmo, che fi domanda metro : pofeiache quando quella ha 

neire, diticrrta poema. & il ritmo, ch'ella hà d haucre, fa di me- 

ftier, che fia, nó grandemente cfquifito, & efatto , ma fino ad vn 


8 certo ragioneuol termine. Hor frà i rithmi 1 heroico primicra- 


9 mente hà in fc del grande , & no molto è atto al parlar , che fia 

fcioltoda metro, & pare, c'harmonia in fua compagnia ricerchi. 


i o 11 Iambo poi è tanro domelrico all'vlitato parlar della moltitudi- 

ne, eh e quafi vna ItelTa colà con cito . Et da quello nafee, che irà 

tutte le forti, & fpetiedi verfi , maflfìmamente più d'ogni altra , 

fuol cader frequente nel trito parlar comune, quella de i verfi ia- 

II bici. Dal qual parlar comune della raoltitudine,dec l'oratoria lo- 

cutionedifcoftarfialquàto : douendo hauerein fe qualche gran- 

ii dezza, cVgrauità più, che nó hà quello . Il Trocheo poi par, che 

per la fua celerità fia più atto, & accomodato adaccompagnarfi 

ij con le laltationr, che alla locutione, della qual parliamo. &di 

ciò nefainditio l'elTere ilverfo tetrametro fopra tutti gli altri . 

ritmi per natura fua fai ta torio ; ilqual di trochei principalmcn- 

14 te abbonda. Retta dunque il Peane, ilqual molti, fenza auucr- 

tirlo, ne dargli nome, han feguitod'vfare* cominciando a far ciò 

daThialìmncho, che fu il primo : quantunque co chaobiam detti, continuato concili nel terzo 


luogo 




10 




li 




240 "Della Ugo/tea d'Jrittotek 


1 6 luoeo, come quel, che contiene in fc la proportione, o per me- 

c l,o dir la ragione di tre a due. conciofiacolachc 1 vno di quelli 

di l'opra dctti,cioc l'heroico, contenga la ragion, che tiene vno 

ad vno, Se l'altro cioè il Iambo, o 1 Trocheo (eh vguali nella mi- 


17 fura fono) contenga la ragione di due ad vno . alle quali due ra- 

Cioni feguea canto per ordine, come terza la (cfquialtera, & que 


,8 ftantlPeane fi contiene. Gli altri ritmi, & m. Iure dette adun- 

que, repudiar da noi, Se laiciar li dcono,fi per le cagioni di (opra 

io aWate, Se fi ancora per ciVer metrici, Se atti al vedo. Et il Peane 

dcbbiam riccuerc ; come quello, elicalo fra tutti 1 ri tmi, c hab- 

biam nominati,non fuolc entrar nel vcrfo:&: per conlcgucntc po 

trà inaflimamente nafeonderu loueruantia d'elfo . Hor nell vlo, 

eh al prefentc fi fadcl Peane , non è pofta in vfo , fc non vna (ola 

fpetie. Se quella folamente nel principio del periodo : douendo 

nondimeno elTer differente il fin dal principio . S. miouan dun- 

que due fpctic di Peancoppolte in vn certo modo fra di orotdcl 

le quali 1 vna conuiene, Se quadraa i principi), u come al prelcn- 

x 1 te l'vfano: Se è quella, la cui prima f.llaba è lunga , Se le tre altre, 

che (V R uon breui . come fi vede, per elTempio , in quelle greche 

parole, Dalogenes ite Licic, (ch'in noftra lingua (uonan , nato m 

Delo, over di Licia) & inquefte altre, Chrifeocoma e caete pc 

dios ( eh in lincrna noftra fuonano , Ornato di chiome d oro , ri- 

al eliuoldiGioue). L'altra fpetie di Peane è quella , per il contra- 

rio di cui le tre prime lillabc fon breui, £v 1 vltima lunga j come, 

per eirempio,in quelle greche parole, Meta de gan h.data t ocea- 

non iphanife nix , ch'in noftr, lingua importano , (opra la terra , 

& l'acqua, bloccano precipitò la notte. Et col» fatta (pene di 

Peane quadra accommodatamente a chiudere, Se terminare. 

* c concofiacofa che non cllcndo la (ìllaba breue d integra,* perfee 

tam.fura, venga in vn certo modo a render tronca >*C mutilala 

% 6 la locutionc,felaf.poncìn fine. Se per quello fa di b.logno di 

. 7 farla pofarc,* terminare con lafillaba lunga,accioch* l'altra raccolta , 

£5* in fi ritorta , & periodica . £cf che co fa 

Jia periodo , £c? de i membri , che fin parti 

• di quello . & di più maniere qualità di 

periodi . 


I tO^tttì ttf tX't t ' ' i 1 IO Zi lì Itili * 'Ij'ùtlltlf * Uìl»f»f'««J} ? tìyM 


'Vna di due forti è neceflariamente forza , che fi 

rruoui la locutione : cioè o pendente , Se dirtela, 

in guifa che con l'aiuto delle congiuntine particel- 

le habbia la continuità, & l'vnitàTua , nella manie- 

ra che fi veggono cller le Anabale tra le dithirambi 

che Cantilene : o veramente in fe ritorta, &l quali raccolta in gi- 

ro, a quell'altra forte di dithirambiche cantilene fomigliante , le 

x quali Antiftrofe fi domandano • Di quelle due locutioni, la pen- 

dente è molto più antica, & da Hcrodoto Thurio vlata , come fi 

vede, quando dice , Quella farà 1 efplicatxó dell'hirtoria, & quel, 


3 chefeguc. Et da tutti in quei tempi erada prima approuara, Se 

porta in vfo . ma ne i tempi d'oggi non molti fon rettati più, che 


4 l'vfino. Hor quella diftefa, & pendente locutione intendo io 

etVer quella,che termine,o fine alcuno per fe (Iella non reca mai, 

fin che la cofa, che fi cfplica,& che s'efpone non termini nel fen- 


j timentoCuo. Et è veramente poco per fe gioconda, per l'infini- 

tà) & intcrmination , che tiene: defiderando per natura tutti 


6 di conofeere, & preueder dalla lunga il fin delle cofe. Et da 

quello nafte, che coloro, che per arriuarea qualche termine > 

& a qualche meta corrono, Cubito, ch'arriuano alle Cuoltc del- 

le ftrade, fi fenton rifoluer gli fpiriii, &quafi auuiliti lafcian di 

ritener più il fiato: come quelli, a cui prima parendo loro di 

vedere il fine, c i tei min del corfo, non parca per conCcguente di 


7 Cernir fatiga* Tale adunquequale habbiam detto s'hà da Iti mar, 


8 che fia la locution pendente. La in le ritorta, & raccolta poi è 

$ quella, che in periodi Uà collocata, & di periodi fi compone, tic 


per periodo intédo io vna locutione, che in fe rtclla raccolta, pof 


H h legga 





2^-2 ^eRa r R^tprica d' Arili otetz^> 


10 feggavn fuo proprio principio, Se vn fuo proprio fine, &fiadt 

grandezza tale, che facilmente tutta inficmc comprender con 


1 1 Fintelleteo, Se con l'apprénfion fi porta. Quella periodica locu- 

tionc adunque ha in le del foaue, Se del giocondo, Se è infierae- 


11 mente bene apprenfibile, o percettibil, che vogliam dire . Soa- 

uc, Se gioconda è ella primieramente, fi perche elfcndo ella in Ce 

finita, viene ad effer contraria al non finito, Se non detcrmina- 


1 3 to, ch'è per fé noiofo;& fi ancora perche airafcohator' odendola^ 

par fempre>di pofTeder di nuouo con l'appenfion qualche cofa , 

per caula che Tempre periodo per periodo viene a (coprirti qual- 

che termine : doue che perii contrario il non preuedere inditio 

di fine alcuno, Se il non terminarti, Se fpcdirfi nulla,hà in fedel- 


14 l'infoaue, Se del difpiaceuolc Beneapprcnfibile,cv ben percet- 

tibile e ella poi, per poterfi fino al fin luo con facilità ritener nel- 

la memoria. Et quello le adiuicne per haucr ne i tuoi periodi mi 

fura, Se numero, ch e la cofa, che fra tutte l'altre e atta a dar bc- 


1$ ne imprefla nella memoria. Et da quello viene,che ciafehedun 

molto meglio conlerua nella memoria i verfi, che la profa, Se il 

parlare fciolto, per haucr' i verfi più efatto numcro,chegli mifu- 


1 6 ra. Hor'ei fa di bifogno, che il periodo fi diffonda. Se s incorpo 

ri con la fentcntia in modo,chc con ella proceda faluo,& fini Ica 

infieme, ne in modo alcun la fpczzi, o la rompa , o la laici len- 

za feguirla, andare: come fi vede auuenir ne i Iambici verfi 


17 di Sofocle, Calidonia certamente la terra che già fu habitata 


18 daPclope. perciòchc può per la diuilion fofpicai fi il contrario 

di quel, che fi drcan, come a dir nel detto eifempio, chcCalido- 


I j nia fia terra del Peloponneflo. De i periodi poi, alcuni fon com- 

porti di membri, Se alcuni altri fon femplici, o vgnoli, che vo- 

lo gliam dirgli, di membri cópollo s intede cfler quello periodo il 

quale elfcndo perfetto, Se finito in fc fldfo, Se dilli nto nelle par- 

ti fue, viene ad elfcr con commodo, Se nonratigofo o impedito 

21 fpirito proferibile. & ciò. nelle diuife, Se inrenotte parti fue, fi 

come adiuien nel periodo pure hora per eifempio addotto, ma 

21 nell'intiero giro fuo . Et di cofi fatto periodo le parti Con quel- 


23 le> che fi domandan membri. Semplice, & vgnol periodo intc- 


24 do io poi erter quello, che Ila raccolto in vn membro folo. Qua- 

to alla grandezza poi, deono clfer i membri, Se li periodi non 

cosi corti, che parer pollali monchi, Se troncati, ne troppo pa 


rimente 




Jl 7crzL,o Ithro . 24. 3 


if rimente lunghi, conciofiacofa che i troppo corti, fogliari fare in 


li vn certo modo virare, Se inciampato 1 ascoltatore in odirgli. per 

cioche quando procedendo, Se difeorredo egli con l apprenfion 

dell'animo in lungo, verfo la mi fura di quel termine, alqual già 

nella mente, s'haconceputo, che debba feguir colui, che parla , 

fe in tal cafo dà d'intoppo nella cedanone & «ci finir di quello, 

prima ch'ei non s'afpctta, e uccellino, che come ributtato da ta 


17 le odacolo, in vn certo modo quali inciampi, Se arredi. Dall'al- 

tra parte i periodi troppo lunghi vengono a lafciare,& a far rima 

nere l'auditore a dietro, nella maniera che tra q uei, che infieme 

paleggiano Se fpatij finno trapalando alle volte l'vno d'elfi più 

olrra del rcrmin (olito, prima che in dierro torni, vienea Ialciar, 

& abbandonar quali gli altri, che palleggiano, Se fanno fpatij 


28 fcco. Mcdelimamente hanno i periodi troppo lunghi, quello 

d imperfcttione,chc finno apparentia più tolto di fermoni inte- 

ri, che di periodi, che fon pam d'elfi, Se iì polìbn perquedo af- 


19 fomigliarc a quella forte di poema, che fi chiama Ànabole. on- 

de fi può a coli Tatti periodi accommodar quel mordace detto, 

ch'vsò Democriro Chio contra di Melanippide; il quale in vece 

d'Antiftrofi s'affarigaua in comporre AnabolcdilfcdunqucCo- 

ftui, che noia , & fatica fabrica ad altri ; fariga, Se noia fabricaa 

fe medefimo . Se in vero le lunghe anabolepeflìme fono al Poe- 


50 ta, che le fa. Qitcdo medefimo può co ragione ancora adattarli, 

de dirli contra di quelli, che troppo lunghi membri dicendo 


31 fanno. Dall'altra parte i periodi, che troppo brcui i Ior mem- 

bri tengono, non meritan d'elTer domandati veramente perio- 

di, cioè giri, &circuiri, mandando pertrauerfo precipiti gli a- 


3 1 fcolratori. Hor di così fatte locutioni, che fon compofte di mc- 

bri, Se per quello fi podbn membruti periodi domandare, alcu- 

ne fono fcioltejibcre, Se difobligatej Se altre fottopofte a oppo- 


3 3 da contrapolìtione. Sciolte, Se libere farien, come a dir (per ef. 

fempio) queda, Spelte volte hò io hauuto in ammirarione colo- 

ro, Che quede ibléni adunanzepanagiriche hanno ordinato, Se 

color parimente, che quedi eiTercitanui giuochi, Se conrefe han 


34 no inftimito. D'oppodapoi contrapofmon fon quelle, negli v- 

ni, Se ne gli altri membri de le quali, o fi fan corrifpondef gli v- 

ni contrari] a gli altri, o vna delia cola fi fa corrifpondere ad am- 


3 5 biduc i contrarij. come (per elfempio) l'aria dicendo, A gli vni,effa borica d'Arinotela 


Capo io. DeltVrbanita della locutione orato- 

ria, che co/a la fia^tn che confijla ; 

quante coje pojfon concorrere a rendere il 

parlare orbano . 


Avendo noi già detcrminato di quelle cofea 

baftanza, fegue, che inoltriamo al prefente, onde 

procacciar quelle fi poffanoje quali fono atte a rc- 

dereil parlare vrbano,& a farlo apparir vago,&gra 

tiofo, perciochel yfare, &porreinarto I vrbanità 

del dire, e cofa dahuomo, che fia, o dalla natura bene inftrutto, 

Se accommodato a quejlo,o dalla lunga confuetudine aciò artue 

fatto, cVerterci tato, mail inoltrare li precetti , & le vie, che fi 

han da tenere in farlo, a quella prefente arte, & methodica via 

J appartiene. Direm dunque di quello al prefente, & affinere- 

mo, & raccoglieremo quelle colè, che poffono a ciò effere vtili, 


4 pigliando alquanto da alto il principio in quella maniera. E co- 

la per natura a tutti gli h uomini grata, de gioconda il facilmen- 

teimpararc: & e/Tendo le parole inditij fignificatiui di qualche 


5 cofa ; ne fegue, che giocódiflìme ci fatan tutte quelle parole, che 

* cauferan lo imparare, cioè nuouanotitia in noi. Kor le parole 


uranierc mal polìon far quelìo, come quelle, che ci fono ignote: 


7 & le proprie ci fon già prima note . ma le parole metaforiche , o 


8 ver trafponate, fopra tutte l'altre lopoffon fare, peroche s'alcun 

( per cllempio^ chiama la vecchiezza ftoppia, o ver biadegià fcc 

che, viene a fare, a chi ode,imparare, & gullar nuoua notitiaper 

cagion di quella cofa comune, che comè genere Ila lor di fopra : 

efrendoambeducxioècofilavecchiezza^comc la ftoppia,o ver 


9 tal biade, cofefattearidc,&giasfioritc.Fannoancorqucfto me 

defimo effetto Jc immagini, o ver comparationi de i Poeti,*: per 

quella cagion , quando fon ben formate, po/Tbn fare apparire 


10 il parlare vi bano; come quelle, che fecondo c'nabbiam già det- 

to prima ; fono in foftantia metafore , differenti folo da elle, per 


11 quella poca d'aggiunta, che le ricercano. Onde viene a parer 

l'immagine manco gioconda, per la Iunghezza,nella qual lì (ren- 

de j 




Jl Terzj) libro . * 247 


iz de; n è dice breuemenre quella cofa eller quella : onde non ha 

1 3 occalìon l'incelicelo di chi ode di cercare, & apprenderci qua- 

1 4 fi guadagnarli la cofa egli ftellb . Neceflàriamentc adunque quei 

modi di locurioni, & quelli Enthimemi fi deono Itimare vrba- 

ni, i quali co facil prefiezza ci pollon fare imparare, &c qualche 

1 j nuoua notitia acquilìarc.Et per quella ragione nè quelli enthime 

mi, che fon troppo fuperficiali, & patemi, polFono vrbani,cV'gra 

tiofi apparire : ( òe per iupcrliciali intendo io l'elferea tutti aper- 

tamente noti, Se leder di cola , che nó punto importi il faperla , 

o l'inucltigarla ) ne parimente quelli, 1 quali proferiti che lono , 


1 6 ofeuri nondimeno,& non manifefti reftano : ma folamentequel 

li, li quali mentre che fi proferifeono Tono infiememente appre- 

fi, quantunque prima non le nhaueirc notitia alcuna: oalmen 

poco doppo, che proferiti lìano, fon dall'intelletto di chi ode, Se 


17 có l'apprcnfion gli fegue, arriuati. Da qucfti enthimemi adun- 

que li viene a guadagnare, o inficme, o poco doppo,qualche no- 

titia di cofa, che prima non fi fappia . doue che da quegli altri , 

che poco fa diceuamo, nè nell'vno, nè nell'altro modo li può tal 


18 guadagnofarc. Quanto dunque appartiene alla fentcntia,& feti 

timento della locutione, quelli c habbiam detti fono gli cnthi- 


12 memi, che fi pollbno (limare vrbani. Quanto poi allaltella lo- 

cutione,rifpetto prima alla figura, Se forma di quella ; alhora vr- 

banità vi fi trouerà, quando vi faràinfcrta cótrapofition di con- 

io trarij : come , per ch'empio , dicendo, Quella, che da tutti in pu 

blico è (limata per pace, da colloro in prillato e giudicata per 

guerra : doue fi vede la cótentione, o ver còtrapofitione,cirendo 

2 1 la guerra cetraria alla pace . Rifpctto alle parole vi fi tremerà pri- 

mieramente , fe vi fi conterrà metafora , & tal metafora , che la 

nonhabbia, nè dell alieno, Se del remoto , pofeiache cofi ver- 

Xi rebbe ad elfer quando la fi profenfee , difficilmente intefa : nè 

parimente habbia troppo dell'aperto, Se del luperficiale ; pofeia 

che cofi non darebbe ella occafion di diletto alcuno a chi l'ode, 

a 3 Et vi fi trouerà ancora, fe fi porrà la cofa in vn certo modo di- 

nanzi a gli occhi , come ch'in atto quali operante : peroche per 

l'impreiììon , c habbian le cofe a far nell'animo di chi ode, 

fa di mefticri, che più torto li mollrino, o vero appaiano, come 

inatto prefente operanti, che come quiete, & atte a operare in 

14 futuro.Fà di bifogno adunque,ch'a quelle tre cofe,fi tenga l'oc- 

chio, 




2 4- f Tfella ^R^tortca cT frìttotelo 


chio,alla metafora,alla contcntione,ouerc6trapofirion dei con- 

trariaci all'efficace euidenria nel por la cofa dinanzi a gli occhi, 

i f & emendo le metafore di quattro fpctie, quelle di degniti, & di 

grada fopra tutte le altre ccccdonoje quali confiftono in propor 

i6 tione: ficomc (per eilempio) fu quella, eh vsò Pericle, quando 

parlàdo di quei gioueni, cheran morti nella guerra diccua, che 

costerà (tata quella giouentù, dalla città tolta via, comes'alcun 

27 togliclìe via dall'anno la primaucra. & Letine parlando dei La- 

cedemoni) di ire, non douerh* cóportare, &c tener poca cura, che 

18 la Grecia hauefle da reftar priua d'vno de duoi occhi fuoi.Cefifo 

doto ancora,vedédo,chc Charcte ccrcaua,& facca diligétia di re 

der delle cole publichc da lui amminiftratc, conto, & ragione a 

punto in quel tempo, che la Città ftaua occupata nella guerra 

Òlinthiaca,indegnato di quefto fatto, dille cheCharcre aJhor, 

che gli pareua d hauer quel popolo in vn forno,tentaua,& facc- 

ia ua forza di rendere i conti,& le ragioni fue . & il medefimoCe- 

fìfodoto ellbrtando già gli Atheniclì a mandar gente nell lfola 

d'Euboca,per trar di lì frumento, per maggiormente infumargli 

diire loro,e(Tèrdi bifogno,ch a quella imprela vfcille fuorail de 


50 creto di Milciade. Ificrate ancora, trattando, Se confutando gli 

Atheniclì di far pace,& amicitia con quei di £pidauro,& di tue 

ta quella riuiera,hauendo egli quefto a male,perditHiadergli dif 

fe loro,ch'cglin cercauan di priuarfi del viatico delle lor guerre. 


5 1 Pitholao parimente foleua chiamar li (ola di Salamine,la fruita, 

3 2 ouer la sferza del popolo Atheniefe. & la città di Scilo foleua e- 

3 3 gli chiamar l'arca, o vogliam dire il granaro di Pireo. Pericle me 


defimamentecfortando,che fi rogliclTc via la città d Egina, dicc- 

ua che gli era da tot via quel fiocco da gli occhi dal porto di Pi- 


34 reo. Mirocle ancora elfendo con non so chi venuto in mentio- 

ned'vnatal pedona, tenuta giufta, & da bene, dille non parerli 

elfer punto peggiore huom di quello : perochc quello (diceua 

egli) pone in atto la fua malitia con terzi tochi (cioè con vfure, 

ch imporran quatro per ccnto,che fon maggiori delle decimali , 

eh importan manco di due per cento) & io la pongo in atro con 

decimali tochi (cioè con dicci figli, lignificando appretto de i gre 


3 j ci, la parola, tocos, co si rvfura,come i figliuoli.) Alclfandro pa- 

rimente in vn de i fuoi verfi Iambici, parlàdo delle figliuole fue, 

chaucuan già trapalfato l'età conuencuole a maritarli, dille, Le 


mie 




Jl Ter ZJ) libro . 24. 9 


mievergini hanlafciato fpi rare il tempo di coparirein giuditio 

$6 dinazi al tribunale delle Nozze. MedelimamcntcPolicuto cétra 

di Speufippo, il qual'cra grandemente molcltato d apoplcflìa, di 

ccua,che quello nó potcua trouar mai fermezza, ancor chela for 

tuna l'hauefle raccluufo in quella infirmiti penteiiringa (cioè li- 

mile a quello inltromcnto da carcere, che in cinque parti tcneiu 

57 la pedona ftretta, Se perciò pctelìringi li domàdaua.) Ccfifodoto 

|8 ancora foleua chiamar le galere, o ver le naui, molini ornati . Il 

Cinico chiamaua le tauernein Athene,le Fiditiede gli Athcnie- 

fi ; (elfendo le fiditic quelle femplici, Se modelle publiche cene 


39 de i Laccdemonij.) Elione parimece dille, che gli Athcniell ha- 


40 ucuan verfata la Città lopra la Sicilia. Se in quelle parolc,nó lo-, 

lo lì cótica metafora, ma fi pone ancora in ella la cola dinàzi a gli 


41 occhi. come li pone ancora in quella, Onde la Grecia cfclaroaua, 

Se vocifcraua. doue fi vede in vn certo modo la.*ietafora,&: il po 


41 ni meco della cofa dinazi a gli occhi, come lì vede ancóra in quer- 

elle già dille Cefifodoto,douerfi hauer cura,che le publichc adu- 

naze,nó parelfer più torto incurlioni militari, che ciuili raccogli- 


4 5 raéti.óc il mcdclimo modo di dire vsò Kocratc cótra di quelli, che 

a modo di tutbuléte,& inordinate incorfioni,in quelle cómunif 


44 fune adunaze panagiriche lì raccoglie u a no. Et ancora in quella 

funebre oratione domàdata rEpitafHo,fi legge, che gi ulta cofa fa 

rebbe,che fopraa quei fepulchro,doueeran fepolti quelli, ch'e- 

ran morti nel fatto d'arme appretto di Salaminc,lileualTe i capc- 

gli la Grecia,poi ch'infiemc có la virtù loro, era fepolta la libertà 


45 di quella, doue fc fi fulfe detto, chegiufta cofa farebbe, che la 

Grecia piangere, Se facelfe fopraquel lepolcro lamenti per elTer 

quiui lepolta la virtù di coloro, farebbe Hata metafora, Se inlie- 


46 memente ponimcto della cola dinazi a gli occhi, ma 1 hauere ag- 

giùto elici có la virtù fepolta inlieme la libertà, vi ha fitto elici e 


47 ancor di più la contentione, Se contrapolition de i contranj. lu- 

crate ancora dille, il camino della mia orationeattrauerlerà perii 

mezo de i fatti, & delle attioni di Charete.doue li vede primiera- 

méte la metafora di proportione,& in quel dir poi, per il mezo, 


48 fi viene a por la cofa dinazi agli occhi. Se parimente in dire, do- 

uerlì chiamare alle volte i pericoli in aiutodc i pericoli, li cótien 


4 tal metafora,chc dinazi a gli occhi la cofa pone. Licoleone anco- 

ra difendedo Chabrio dille, Nó haretc voi alquàto di rtfpetto (o 

^ li giudici) 




2j o 'Della ^Retorica d* Ariti otelz_j 


giudici) Se di verecundia a quella ftatua di bronzo, che fupplica a 


50 voi per lui. Le quai parole,nó Tempre, ma per quel répo, cV per 

quella occalionealhor prefente, contengono in le metafora, ma 

ben fonoattea por Tempre la cofa dinanzi agli occhi, perochc in 

quello flato di pericolo,in che Ti trouaua alhor Chabria,puòqua 

drar,che la (tatua Tupplichi,dàdo(ì alle coTe inanimate,qucl, che 

conuiene all'animate,come ch'altro non fiano e(Ic fiatile, che có- 


5 i menrarij,& memonedelle coTe,che Ti fanno per la republica.Co 

fìmil metafora di proportion Ti dircbbe,crTalcuni co ogni manie 

ra di diligctia (Indiano, Se s'affatigano per Taper poco, Se per ha- 

uer l'animo vile.cóciolìacoTa che l'attribuir cura,ÓVdiligctia,pro- 

priamente s'accomodi al cercar d'accreTcere,& di migliorare, Se 


51 nodi palfàr nel male. Simile ancor metafora Taria diccdo.haue- 

ic Iddio nel darci 1 intelletto, acccTo nell'anima noftra vn lume, 

poTcil&i e aro beatole qu erte co(e,intelletto, & lumc,conuengono 


5$ in queftacótmwvc anione di far manifefto,& recar chiarezza. Si- 

mile ancora è quella, con quefta pace non difciogliamo la guer- 


54 ra, mala proroghiamo : peroche ambedue quefrecofe, (cioè la 

prorogarione,& vna così fatta pace) conuengono in guardar co- 


55 fa, c'hahbiaa venire . Simile ancora èquclla altra, che dice, Le 

paci vantaggiofe elìer più egregij Trofei* che non fon quelli, che 


j6 ti rizzano nelle battaglie, & ne i fatti d'arme . conciofiacofa che 

quelli lì Togliono Tpeìlb Tir percoli*, ch'all'importantia di tutta 

la guerra non Ton di molto momento, doue che quelle Ti pógoi» 


57 per il felice fine,che Ga porto a tutta la guerra . ambedue que- 

ftecofe adunque (cioè corali paci,& li Trofei) conuengon nel- 


58 ladetta metafora, in elFcr fegni, & indi ti j, di vittoria. Se cosi 

fatta metafora è quella ancora, Le città fono ancora elle grande- 

mente fottopofteàcondciiation di pagar la pena degli error lo- 


ro,laqual pena è il vitupcrio,nel quale apprello de gli huo- 

mini errando incorrono : non eilendo altro il pagar 

la pena, che lettone, Se danno guidamente rice- 

uuto. Habbiamo già veduto adunque, che 

la metafora, & il ponimento della co- 

fa dinanzi a gli occhi, Terne , Se 

gioitamenro reca alla cotn- 

pofition del parlar 

vrbano . 


f C«po 





Jl'Terzj) libro. aji 


(ajtoir. *Di quella locuzione } che pon la cofa di- 

nanXi^ a gli occhi : come le metafore* & 

le immagini pojfon fruire a rendere il par- 

lare : priue d'anima,per virtù delle metafore. In tutti i quai 

lucghi, quell attribuiteli ei fa energia d'atto, Se dopcrationeal- 

le cofe>reca gratia,& dilcuo,come(per eiTcmpio) in quel luogo. 


10 Di nuouo il fallo sfacciato, & lenza volto di vergogna,daua voi 

ta in dietro, Se rotolando tornaua al piano. Si in quell'altro luo- 


li ij go. Il 




2 j 2 *Del/a r B^torlca  come nell liola di Carpatilo, il 




Jl Terzj) libro . 2jy 


Se già detto incom modo é Quai cofc adunque rechin fo r za allalo- 

curionc vrbana ,* & onde lìa che talcffecro facciano, già pienamé 


S 6 te ( :i può dire) la cagione allegata riabbiamo . Frale hiperboli 

ancora, quelle che (on più lodate, 6V ingegnofe, fono ancora clic 


87 metafore; co me (per elfcmpio)quelta,chc fu vfara conerà d'vno, 

c haueua la faccia tutta punta,  





Kk 




Capo 




2jS ' T>effa c B^tortca d % Àrittotek_j 


(apo 12. ^Deìla diuerjìtà delle locutioni orato- 

rie, fecondo la dtHintion de t tre generi di 

cau/e$£f fecondo che differenti fino le Ora- 

zioni, che han da rnoHrar la firz^a nel r e ci- 

tar fi h da quelle , che principalmente, accio- 

che habbtano da effer lette , £f da reflarcj 

(critte , fi compongono . 


A di meftieri di fnpere, Se che nó ad ogni gcner co- 

uicne, Se quadra vna ftc Ila forre di locutione, ma 

cialcun defli ne ricerca vna, che (ia propria Tua. 

conciofiacola che altra locutione habbia da efler 

quella, che hà da poter leggerli, Se reftarc fcrirta , 

& altra quella, e hà da vfar principalmente la forza fua nella con- 

tenderne, Se recitationc : fi come parimente diuerfa ha da elfer la 

1 locution dclibcratiua dalla giudiciale . Et ambedue nondimeno 


3 fa di meftieri di conofeere, & di fiipcrc . Pcrcioche la prima , ri- 

cerca, clic fi fappia puramente, Se lenza errore parlar nella legir- 


4 cima lingua greca, Se di quello Ci contentarci 1 altra è ncceifario 

di fapere,acciochc 1 huomo non habbia da cfler forzaro di tacer 

con la penna, ogniuolta che defiderio gli venga di far partecipi 

gli altri dei concetti fuoi: il che fuole auuenirea color, che fcri- 


5 ucr non fanno. Hor la locutione, c'hà da poter rimanere feri t- 

ta , Se per quello fctittibil fi può domandare > ha da ellere cfqui- 

fmfllma : Se la contentiofa grandemente, anione, &rpronunv 


6 tia ricerca* Della quale due fpetie li rruouano , 1 vna pathciica , 

Se cfpreulua d'affetti , & l'altra coturnata , Se di cofhime efprcf- 


7 (ìua . Et da quello nafee che gli Hillnom van dietro volun- 

tieri a rappxcfentar quelle fauole, che fon nella delta guifa di 


8 affetti , & di coflumi cfpreflute . Se li Poeri dall'altra pai te vo - 

luniicri dan ricetto a cosi fatta forte d'hiftrioni, che ben lìano 


5 atti a tale efprelfionc. Sogliono ancor de i poeti elfer lodati 

quelli > che nei lor poemi non tanto l'attione, quanto la lct- 

ùon riguardano* de i quali (per elfempio) è vno Chcremone : co 


me qucl- 





Jl TerZjO libro . 2jj 


me quello, che non altrimenti è efquifito,& diligente in quello, 

ch'egli fcriue, che fé orationi, che feritre hauelTer da reftare com 

ponellc. Se il medemo fi può dir di Licinnio trà i poeti dithirabi 


10 bici, o lirici, che gli vogliam dire . Et Ce Ci pógono in compara- 

cionc, Se paragone l'vna, Se l'altra forte di orationi, fi vede chia- 

ro, che quellcchc perche habbian da efler lette fi fanno, pofte in 

atto di recitarfi nelle contefe delle concioni ; fneruate, riftrette , 

Se angurie appaiono.òV quelle dall'altra parte,lcquali nel recitar- 

fi, Se contenderfi, fon parure efficaci, Se potenti, venute poi in 

mano, Se lcrtc; languide, & roze, Se (per dir cofi) plebee Con riti 


11 feitc. Di che altra cola non e cagione, Ce non ch'a quelle at doni, 

il Se contentioni, accommodate, & proportionare fono . Perla 


qua! cola quelle orationi, che ali amone, c\: alla pronuntia fon 

deftinatc-, feda loro fi tollc via quella atrionc,c\: quella pronun- 

tia, non potendo poi far lvfficio,& l'effetto loro, in fi pide, fred- 

de, Se inette appaiono: come (per eflempioj accaderebbe nel 

proferir quelle parole,chedifgiunrealle volte fi pògono, Se fciol 


13 tcdaligatura,& da copula. Mcdefimamentc il repcter più volte 

in foftantia vna fteilà cofa ; nelle orationi fcrittibili (per dir cofi,) 

che fi fanno acciò fian lette ; non fenza caufa è reprouato, & po- 

co lodato : douc che nelle contentiofe, Se pronuntiabili oratio- 


14 ni, fi vede a^ai dagli Oratori vfato : eflendo così fatte repetite 


15 locutioni, molto bifognofe,di pronuntia,ó\r dattionc. Maène- 

ceiTario che in così fatte rcpetitioni,faccia colui, che le proferifee 

qualche agitatone Se mutatione nel proferirle,pcr inoltrar di di- 

re con vna cofa,diuerfe cofe. la qual mutatione dàadito, Se ("pia- 

na in vn certo modo la via all'hiftrionica attionc oratoria : come 


16 fper ellcmpioj dicendo, Coftui e quello , c hi vfurpato, Se fu- 

rato le cofe vofìre, coftui e quello, che vi hà ingannati, cortili è 


17 quello, c'hà finalmente tentato di tradirui. fi come Filemone hi- 

ftrionc parimente faceua nel rapprefen tare, Se recitar la fattola 

d'AnalIandridc, nominata la Gerontomania, o pazzia dei vec- 

chi, che la vogliam dire, Se fpetialmente doue parlano inficine 


18 Radaraantho, Se Palimede. &nelprologo ancor di quell'altra 

fauola, che i Religiofi, ouero i Pij n domanda, Se fpenalmétc in 

quel luogo, doue più volte fi repctifee, Se Ci replica la parolaio. 


Xp Quelle forti di locutioni adunque a chi non le aiuralfe con l'at- 

tionc,Óc conlapronuntiajdiuerrebbero^om'in prouerbio fi di- 


Kk ij ce, co- 




2 do *Della Teorica d 'ArìFlotelc^ 


10 ce, colui, che la trine porrà. Se il medesimo fi dee  fouerchie,c\: inutili fono, Se più torto imperferrione, cheper- 


Ji fettione apportano. Ma lcgiudiciali orationi han di memeri di 

maggior politezza, & di piuefquifno Audio ; Se maggiormente 

fc dinanzi ad vn giudice folo accalca, ches'habbia da narrar la 


3 1 caufa , eiTendo quella la minima dillantia, che nell'arte del dire 


3 3 accafehi trà chi odc>& chi parla, pofeiache in elfo vien maggior- 

mente 




JlTerzjo libro. 261 


mente veduto, & auuértiro quello, che fia proprio, 6V apparte- 

nere alla cau fa; & quello, che fiaalicno, &c remoto da quella, 

nò ha luogo quiui laconcenrio(a,& cócitata attione : & per có- 

fegucuee reità in chi ode ilgiuditio fchietto, ite incontaminato. 


14 Perlaqual cola non tutti gli Oratori, ch'eccellono in vn di que- 

lli generi di locutione, eccellon parimente in tutti, percioche 

donerà matfìmamente ditneftien dell anione^ fa manco perii 


3; contrario d'cfquilita diligenti.! bi fogno. & quefto accade douc 

è neccllària la voce, de mallimamcnte douegrande,alra, ÒV refo- 


}6 nantc fi ricerca. La locutione dimollratiua adunque viene ad cf » 

fcr la più habile a tettare feruta, & la più fcrittibil (per dir coti) 

eflendo quello quali l'viUcio fuo, periiqual principalmcnre Ci 

compone. Nel fecondo luogo poi larà attaaquelk> la giudicia- 


37 le. Il voler poi aggi ngner nuouc dioilioni della locutione, con 

dire, che biiogna>ch'eiia (la foaue, &gioconda,& che la fia ma- 


3 8 gnifica, c cofa vana,& fupcrtìua. perochc perche più torto ha ci 

la da ellercosì, che non ha da clfcr temperata, ex: liberale,!?»: d al 


35? tra virtù, & coftumc tale ? Quanto adunque alla foauità,lc con- 

ditioni, che fin qui fi fono alla locutione allignate, la faranno ^ 

tale, feda noi è fiata rettamente determinata, de diffìnira la virtù 


40 diquella. percioche a che fine s'hà da credere, che ha flato det- 

to clìer necelìatio, che la lìa aperta, Se lucida, Se non haimia del 

vile, Se dcll'humile, ma fia conucneuolmente temperata in quel 


41 naczo ? pofeiache così dal troppo ella abbondare nel fupertiuo 

delle parole; come dalla troppo fuccinta brcuità, puòdiuenirc 

ofeura, Se poco mani fella : & per confeguentc nó può eller du- 


41 bio, che mediocrità in tal cofa non le conuenga. Et alla giocon 

dita, & dolcezza d'ella, le conditioni & qualità già dette potran 

feruire bafìantemente, Ce ben tcmpcrate,Cv mifchiate, (arano in- 

ficine quelle parole,che nó fon lungi dal parlare vfirato; & quel- 

le, che tengono alquanto del nuouo,6V del forefticro : & le con- 

ueneuole oratorio ritmo, o numero, che vogliam dire, non le 

mancarà ; ne parimente il decoro,in modo,che credibile, cv per- 


43 fuafibile, la poflà rendere. Della Locutione aduque habbiamo a 

baflanzadctto,sì per quel, che tocca a tutti li generi di caufe co- 

munemente; & sì per quello, eh a ciafehedun d'eflj era lac- 

ualmente ncccllano. Rellachc dellordin delle parti integrali 

dell Oiation ragioniamo . 





2$2 i tDella Hgtorica d* *ÀrìttoteÌLj 


(apofj. 'Delle farti integrali dell'orazione ì 

del numero-, & Jufficientia di quelle . Et co- 

me diuerfamente errajfer diuerfi altri Scrit- 

tori della Retorica, nella diutjìone dell' ora- 

ti one, (f nel numero delle farti d'ejfa . 


Ve fon le parti dell'oratione oratoria . percioche 

gli e ncccilàrio, che Ci proponga la cofa, che s hà 

da prouare, & che fi proui la cofa, che ila propo- 

nga. Onde il non prouare, & non dimoftrarclaco- 

1IW fa ,che fi efpone, & propon nella caufa, o il voler 


duiiofìrarc,& prosare, (e cola alcuna non lì fia cfpofta,&: propo 

4 ila prima, fon cofc in natura lor non potàbili : polciachc cohri , 

diepruoua, & dimoitra, e forza che qualche cofa dimoftri : &c 

all'incontra colui, che propone qualche cofa, percagion d ha- 

j uerla poi a prouare, & inoltrar la propone. Delle quai due co- 

fe quella vi ti ma non e altro, che Propo fi ti on e, o proponimento 

o propofta che vogliam dire, 6c quella non e altro, che pruoua a 


6 far fede : nella maniera, che s'alcun diuideflc le fciennc in prò- 


7 blemi, o ver propofti quefiti,&: in dimoftrationi. Ma a i tempi 


8 noitri hoggi vanaméte, & quafi ridicolofamentcdiuidono:con- 

ciofucofa che la Narratione, folamentc nel gcner giudicialealle 


$ volte habbia luogo, ma nel dimoftratiuo , &c neldeliberatiuo, 

come eflerpuò chcfitruoui narratione, &c fpctialmente tale, 


10 quale eglino la intendono? o come vi fi può parimente tro- 

ttar quella parte, nella quale fi procede contra dell auuerfario ì 


11 ol Epilogo ancora delle cofe già prima dimonrate ? Mcdefima- 

1 1 mente il proemio, e il porre in parragone, 6c comparatone le 


proprie ragioni con quelle deU'auuerfario , & il recapitularcj 

alhor nelle delibciationi,cx: nelle codoni truouan folamctc luo- 

go;qufulo tra i cófiglieri, che dicon la lor fenrentia, cade per ca- 


1 3 io qualche oppugnatione, & qualche controuerfia -, folcdo nel 

ocncr deliberati uo accafcarc ancor molte volte accufationc, &; 

difenlìone ; ma non in quanto è egli delibcratiuo, ouer conful- 


14 tatiuo. Ma ne ancor l'Epilogo e tempre necellario ad ogni giù - 


diciale 




( ! Jl Terzj* libro . V 


I j diciate orationc ; come a dir quando, o ella molro breue ila ; o 


le cofe, ch'ella contiene, fiano per loro fterte atre a reftar faciimé* 

\6 te nella memoria, di maniera che quando vi Ci truoua, accade 


17 ciò per la lunghezza dell'orarione, che Io comporta. Son dun- 

que neceflaric la Propostone, o proponimento che vogliam di. 

re, &la pruoua a far fede : & quelle due fon veramente effentia- 


18 li, 5c proprie parti dell'oratione. Qyellcpoi le quali al più ac- 

cader può, che trouar vi Ci pollano, Con quattro, il Proemio, la 


19 Propolìtionc,la pruoua a far fcdc,& l'Epilogo-condoila cofàche 

l'opporiì, & il contradire alle volte ali auucrfario, altro verame- 


xo te non riguardi fé non lo ftelio prouarc, Se procacciar fede. Il 

porre ancora in comparatone, & parragone le proprie ragioni 

con quelle dcll'attucriano, (chccollationc da alcuni è detta) non 

e altro in ibftantia, eh 'ampliflcation delle proprie ragioni ; Se 

per conferente vien tal cofa a inchiuderfi , & ad hauer parte 

nella fterfo far fede, perche colui, che con quello parragonarc 

amplifica, qualche cofa di più vicnecgli adimoftrare, cVapro- 


I I ilare in far quello . Ma non già quello medefimo auuiene del 

proemio, & deli Epilogo; eflendo l vno, & l'altro indrizzato a 

imprimer meglio nella memoria le cofe, che fi fon dette, o che 


11 s'handadirc. Mas'alcun vorrà far la diuilìon di tarparti nel mo 

do, chcfolcuan fare li feguaci di Theodoro ; altra parte farà la 

narratone, altra lafopranarratione, altra l'antenarratione, altra ' 


13 laredarguirionc, & la fopra redarguì don e. Ma alhor fa dibifo- 

gno di trouarc, 6c impor nuoui nomi,quado s'han da cfprime- 


renuoue parimente nature, & differente nnouc. al- 

trimenti il volere imporre, & formar nuoui no- 


14 mi, è cofa vana,fuperrlua,cVnugaforia : fi ^ 


come fece Licinnio nei libri che fcrif 

fc di queft arre; nominando al* 

cune parti Corrobot ationi, 

altre digreflìoni, Se al 

tre chiamando, 

rami* 





è 64. T>eUa ^Retorcia d* ArìHotele^j 


(apolli T)i quella parte dell'orazione > ch'i 

chiamata Proemio 5 & quali auuer tentici y , 

£g precetti sfacciati di b [fogno per la buona 

fir maison di quello in ciafihedun gener di 

caufe ; £f de gli "vfficij^ che conuengono a co- 




tal parler 





L Proemio oratorio adunque non e a!rro,che prin 

cipiotieirorarione; fi come nei Poemi il prologo, 

& appreflb de i fonatori di tibie, o di Hauti, quel- 

la prima lonata, che fanno di fantafia . conciofia- 

cola che tutti quelli fianoin vn certo modo princi 

P»j,c habbian quali come a {pianar la ftrada a quelli, chan da paf 


3 iar per cita. Bene c vero, che così fatta prepara rione, che dal 

principia fanno li fonatori, s'aflòmiglia Ire rial mente al proemio i i 


4 Jicl gener dimoftranuo. perochc i detti fonatori, (è in qualche 

forte di fonata fi fenton particolarmente valere, quella prendon 

per lor principio, & in quella vagando vanno ; & finalmente có t x 

buon congiugnimcnto l adattano con la fonata,cheprincipalmc 


j te incedono. Quefto medefimo nclledimolìratiueorationi cie- 


6 .cito, 6c s'appariico di fare, percioche pigliando lorator da prin 


cipioadir di quella cofa,& di quel ioggerto,che più gli aggrada, 

èv in quello eiUndo proceduto alquanto, dee dappoi con deliro, 

& ingegnofo appiccamene congiugnerlo con fa cauti fua ; co- 


7 ine fi vede* che molti fanno. & n riabbiamo i c Ikmpio dlfo#ra- ^ x 

te neirorationcjch'ci fece in lode d Helcna. cócioliacofa che nef- 

funa conuenientiapaia, che fi tritoni tra l'i rigane noi e, cV conren- 


S tiofa profefllon dei boli ih A I ' v lena, oc inficine ne viene ancor 

quello di bene, ch'injcosi fatto digredirei allontanarli dal fog- 

gerto parincipale, pare, che il corpo di turca l'orarionenediucn- 


p ga vario, & nó tutto d'vna ftefla forma. Hora i proemi) delle di- 

moilratiue orarioni fi poiIono,comeda lor luoghi trarre dalla lo 


10 deprimieramcce,o dal vituperio: come fece Gorgia nella Tua ora 

rione Olimpiaca co quello principio,DigniiTìmi di amniiratione 

(Nobilitimi Greci) fon giudicati da molti coloro,& quel fegue. 

t perciò- 




fi TerZjO Uro . 2 eSa 'Retorica d'Arinotela 


ti ditirambici , o lirici, che gli vogliam dire , fon limili a quei 

14 delgener di inoltra ti uo . come (per eflempio) quello , Per cagió 

tua, & delle cofe tue, & de i tuoi doni , & gran benefitij , & per 

1 $ cagion de i tuoi trofei, vengo io a te , o (acro Baccho . Nelle fa- 

ttole adunque de i poeti, & parimente ne gli Epici poemi loro , 

hà d'apparir dal principio vno indino, Se vna inoltra di tutta 1 o- 


16 pera, che feguir dee : acciochc fi polla preuedere in vn certo mo 

do innazi quello, che nel poema, & nell'opera fi contenga,^: no 

habbiachiodeda ftarcin tutto fofpcfo, & pendente d'ani mo,co- 


17 me dubiofo di qucllo,che s'habbia a dire : ellcndo la indetcrmi- 

qation delle cole atta per fu a natura a fare errando , & vagando 


aS andare. Se fi darà dunque a chi ode, vn principio , come che 

quali in mano, fi farà in quella gui fa, ch'egli a quello attenendo- 

fi, polla andar feguendo con Tapprenfion le cofe, che fi diranno . 

Et per quella ragione fù fatto quel principio . 

(anta Dea l ira : Se que Ilo . 

Di (jHcU'buom dimmi 0 Afufa : Se quell'altro. 


3 o Siami Duce a narrar con nuouo carme , 

• j La guerra , che d'Europa in Afta fiefej, 


3 I I Tragici poeti ancora danno da principio qualche indino, Se lu- 

me di quello, che nella fauola fi contenga : fe non (ubico da prin 


31 cipio, come fà Euripide, almcn nó mancan di farlo in qualche 

parte dentro allo Hello prologo, come fa Sofocle, quando dice , 


3 3 Polibo fu il mio padre. & quel che fegue . Et nella Comedia pi 


34 rimentefifa il medefimo. L'importantiflìmo, & necellàrifu- 

mo adunque orrido, c hà da fare il proemio,& che ptopriamen- 

te gli fi con ni cnc, s'hà da (limar, che fia l'indicare, & aprire i'in- 


3J tentione, e'1 fine, per cagion del quale fia fatta l'oratione. con- 

ciofiacofa che correndo, che la caufa, & la cofa Itelfa , di cui s'hà 

da trattare, fia all'ai chiaramente nota , o di brcuiflìma oratione 


j 6 Labbia bifogoo, fi può in tal calo foprafeder dal proemio. Tut- 

ti gli altri effetti, & offitij poi, eh e loglio no vfar di farei proemi;» 

fon quaficome medicamenti, cV remedij : ne fon propri; fuoi , 


37 ma communi all'altre parti dclloratione . Erquem fi pollon prc 

derc, o dalla perfona di colui, clic parln,o da quella dellafcolta- 

tore, o dalla ìtetfà cofa, doue Uà la caufa, o ver dalla perfona del- 


38 l'auuerfario. Da colui, che parla , Se cWlaunerfario , fi polfon 

prender tutte quelle cofe , ch'appartenere, Se leruii poilbnoadi- 


fcioglierc, 




Jl Térzj) libro . 2 tf? 


$9 fciogtiere,&a impor calnmnic : ma non già nella medefima ma- 

niera, Se nello rtellb luogo . pcrciochc l'auuerfario, che fi difen- 

de, fe calumnia gli è rtara importa, hi da cercar la prima cofa da 

principio di purgarfene, Se di liberarfcne. doue che l'accu fa rorc 


40 volendo impor calumnia, nell'epilogo hà ciò da fare . Et la ca- 


41 gion di querto non è ofeura, ma Ila quafi in pronto, pcrcioche 

colui, che s'hà da difendere, fe vuol farli adito, Se rtrada ad ede- 

re odito, actefo, Se creduto, fi di meftieri , eh egli cerchi di i i- 

muouerc,&: tor via ogni impedimento : Se per confeguenre hà 

da procurar di difeioglierfi, Se liberarli prima dalle calamuie. 


41 Ma colui dall'altra parte, chàintcntion di riprenderci di ca- 

lumniarc, hà da far ciò nell'epilogo, a fin, che gli afcolratori rac- 


45 glio ciò riferbin nella memoria . Quanto poi a quel, che riguar- 

da la perfona deH'afcoltatorc,ftà primieramente ciò porto in cer- 

car di renderlo amico, Se bcneuolo a noi, Se irato , Se male ant- 


44 mato verfo deU\iuucrfario . Et alle volte ci hà luògo il procurar 

di renderlo attento, o ver per il contrario dirtorlo dall attentio- 

4j ne: conciofiacofa che non fempre fia vtile, Se profltteuole alla 


46 caufa, l'haucrlo attento . Onde molti per tal ragione s'ingegna- 

no, Se pongono ftudio di prouocardertramentea rifogli afcolta- 


47 tori. A render poi l'auditor docile, Se habile a intender quel, 

che s'hà da dire, pollono eflTer vtili , Se condurne tutte l'altre co- 


48 fe dette fc ciò ci piace, Se torna ben di fare : Se oltra ciò il procu- 

rar colui che parla , d'apparire huom da bene , Se della giurtitia 


49 amico : pofeiache a coli fatti huomini fi fuole ageuolmentc pre- 


50 rtare attcntione, Se credito. Attcntionc foglion predare gli afeoi- 

tatori allccofe grandi, Se di gran momento, alle cofe lor proprie, 

&ch'a loro particolarmente tocchino, Se a cofe,chc rechino am- 

miratione, Se a cofe finalmente gioconde,& atte a portar diletto. 

Se per quefto fa di meftieri d'accennare, Se prometter d haucrea 


ji dir cofe tali.& per il c5trario,fe verrà commodo,& vtilealla cau 

fa, che gli afcolratori poco attenti fiano, bi fognerà dcftramcnrc 

far credere, che le cofe, ches han da dire, fiano di poco momen- 

to , che le fiano poco, o nulla attinenti, Se toccanti ad erti, Se che 


ci finalmente noiofe, Se odiofe fiano. Ma dee ben non ci etfer na- 

feofto , che querte coli fitte cofe, fon tutte fa ora de i meriti del- 

la caufa, Se della foftantia dell'oratione : come quelle, c'han loia 

mente luogo apprelTo d'afcoltatori non incorroui,0 non finccii, 


L l ij Se parati 




2 6& T>ella r B^torìca d^riflotel^j 


tk parati in fommaa dar volonticri orecchio , tk ricetto ancora 

5 5 alle cofe, che fuor della caufa lono. peroche s'eglino coG farti 

54 non fuilèto, non farebbe vtilc , o necelfario il proemio , fe non 

quanto con elfo saccennallero , «Se s'aprirò i capi , tk la fom- 

madell'oratione ,& della cofa, eh à trattar s'haucllc: accioche 

a guifa di ben formato corpo, haueli'e ancor ella il fuo capo, tk 

non rcftalTc come corpo tronco . Apprcllb di quello il cercar di 

procacciare attentione e cofa commune a tutte le parti dellora- 

tione,quando ve ne bifogno. concioliacola che in ogni altro luo 

go dell'oratione può più ageuolmentc accalcare , che gli animi 

degli afcolta tori iiano fianchi, & rimeflì, che nel principio di 

f6 quella. Onde par, che fia cofa fuor di ragione, tk degna quali 

di rifo il volere, ch'alhora lì procacci attentione, quando foglion 

J7 tutti mafiìmamente con attentione odirc. Per laqual cofa ogni 

volta che loccafion fi porga, o 1 bifogno lo ricerchi, farà ben di 


58 dire, Attendete di gratis, & volgete la mente alle mie paiole: 

peroche la cofa di cui vi parlo, non apparrien niente più a me, 


59 che s'appartenga a voi . Io fon per dirui cola tale,chc mai nò ha- 


60 uere ventala più atroce, & la p.ù marauigliofa . Et quello era 

quello>chc intcndeua Prodico , quando diccua, che come egli 

vedeua fare a color, chcl'odiuano, fegno d addormcn tarlagli ec- 

citaua con dir loro, che direbbe , & proporrebbe loro innanzi , 


€1 cofa, che valeua cinquanta dramme. Non e dubio alcuno adun- 

que che li proemi) non riguardino gli alcoltatori, non in quanto 


61 afcoltatori, tk propofii folo ad afcolrar la caufa . percioche tutti 

quelli, che gli via no, cercano, o di dare in elfi qualche caluronia 

altrui, o con difcolpar fe ftcflì, liberarli con feguen rem ente dal ti- 

mor, che pollano hauer di chi gli debba odi re. come fece colui , 


6; che dille» Io dirò,o (acro Rè, non come, ne con quanto Audio» 

64 cV quel, che fegue. & quel! altro dille, A che cerchi tu d vlar 

proemio? a che vai tu proemizando 2 Color parimente, che li 

truouano hauere il peggio nella cola, che voglion dire, o nella 

caufa, che trattar vogliono, o almeno firmano, tk dubitan , che 

coli li creda, fogliono vfar proemio : conciolìacofa che in ogni al 

tra cofa, che nella caufa ftctfa, ftimao,chc (ia lorpiù vantaggio 

66 di far dimora. Onde vediamo, eh 1 noftri ferui , non nlpondo- 

no alle cofe, chclor fon domandate, ma van diucrtendo , tk cir- 

cuendo d'ogn 'intorno con le lor parole, tk lunghi proemij fan- 

no. 




Jl Ter&o librò. 2 6$ 


67 ho. Onde, & come, scabbia poi da cercar di render l'auditore 

amico , & bencuolo, Se di tatti gli altri cofi fatti atFctti,già di fo- 


68 praal luogo Tuo a baftanza fi è trattato. Et perche molto a ra- 

gione, & con buon giuditio dilfe Ho mero -, Goncedemi benigna 

Dea, chedouendo ioarriuarca i Feaci, vi venga creduto da loro, 


69 o per lor'amico, o per degno di compatitone ; ci vien con tali pa 

rolcainfegnarc, eh à queftiduc affetti bifogna principalmente 

hauer l occhio , per cercare, & cattar dall'auditor bcneuolentia. 


70 Et nel proemio del gcnc-F demoftratiuo fa di bifogno per cagione 

della detta bcneuolentia di procurar , che gli afcoltatori fi Itimi- 

no, che con le lodi, che a chi* hàda lodare fi danno, fian con- 

giunte in vn certo modo le lodi parimente, o d'\ loro fteili , o del- 

la ftirpc , & fameglia loro, o de i loro ftudij , o delle lor profefc 


7 1 fioni , o in qual li voglia altro modo riguardin loro . Perciochc 

quello , che nel Dialogo intitolato l'Epitaffio dille Socrate, non 

elTer cofa difficile il lodar perfone Athpnicfi , dinanzi ad afcol- 

tatori Athcniciì, ina lì bene alla prefentia de i Lacedemoni , 


74 s'hà da ftrmar per giudiriofamente, & veramente detto. Quan- 

to a i Proemij poi del gcner deliberanno , fa di mcftien,che 

quando bifogno ne viene, egli dal gcner giudicial gli tolga , co- 

me quello, che per natura fua manco di tutti glialtii generi 


73 ha neceffità di proemio, conciolìacofa chegià prima fiano in- 

formati gli afcoltatori di che cofa s'habbia a trattare, & parlare, 


74 &c nó habbia nel retto la caufa bifogno alcun di proemio, fegià 

non accadente coral bifogno per cofa, che guardante o la perfona 

di chi parla, o quella dcll'auucrfario : ouer quando l'orator ve* 

delle, che gli afcoltatori non ftimallcr la cofa di quella grandez- 


7J za, ch'egli vorrebbe,mao maggiore, o minore. Per laqual cofa 

gli fj di meftieri in tai cali, o di calunniar', & riprendere, o di 


76 purgarli, & liberarli dalle calunnie impofte, od'amplificar la 


77 cofa con ampliarla, o con eftenuarla, & diminuirla. Per cagion 

di quelle cofe adunque può occorrere alle deliberatine orationi 

bifogno di premio, o per cagion finalmente d'vn certo ornamé- 

to, òc compimento dell'oratione : acciochc non habbiaella, re- 

ftandone fenza, da parere in vn certo modo tronca, & quafi fen- 


78 za capo: come così fatta pare quella oratione, che fece Gorgia 

72 in lode de gli Elicnfi : pcrciòchc fenza altra prepararionc,^ feri 


za induio alcuno d incominciamento, entrando fubito nella ma 


tcria, 




270 Della Hgtprìca d!driftotelcj 


teria,quafi ali'improuifta dice, Elide è vna Città felice, Se quel 


che firguc. 


£af?o ij. Del d'tfi'toglimento delle Calunnie^ , 

le quali Juole alle volte imporre l >e vna par- 

te auuerfaria alt altra : & de t luoghi njtilia 

far cosi fatto dtfeioglìmento . 


i l^^-^i^J Ntorno alle Calunnie adunque vn luogo dadi- 

NVJ| tHB  . | L , ci • 10 fri 1 nt 3Fi«« r*i\ i» 1 ^ , iv «ìLj'i j» , & dell' aff&ttuofo> che 

può occorrer di far fi in ejfa . 


?5?25| A narratione nelle Orationi demoftratiuedee fàr- 

fi , non tutta inficine diilefamente continuata: 

ma dee parte per parte cfler djlcontinuamenic 

pofta N £prciòche fa di mcftieri di dimoftrare, & 

fare apparire, che fi racconci la lode, o il biafmo , 

che Ci truoui in tuuc quelle anioni, & quei Tatti, che fi con- 


M m tengono 





2 ?4 T>eSa 'Retorica d y Arili otel^j 


3 tengo n ncll'orarione . conciofia cofa che di due cofcl'orarion 

fia cópofta. lvna non ha bifogno d'arre, nó cllendo altro, che le 


4 ftelFc attioni, che fi narrano , delle quali colui , che parla non è 

$ caula, & dallo Hello fattole prende. L'altra poi darti tino hà 


bifogno : Se quella altro non c, ch'il moftrare, & far conofeerc, 


6 o che la cola veramente Ha , quando la fi conofea incredibile , o 


7 difficile a crederi! , o che la lia della tale , o della tal q uali ù , o 

ver che Ha di tanta , o di tanta quantità , Se grandezza ; o final- 


8 mente tutte quefte cole inficine. Per quella ragione adunque 

è ben fatto , che tutre le cofe, che s'han da narrarc,non fi narrin 

fempre continuatamente l'vna doppo l'altra: concionacene dif- 

fidi fi renda il ricordarli della pruoua, Se conflrmatione, che có 


9 fi fatta continuationc fi faccia poi : come farebbe dicendo, Da 

quefte cofe adunque, che lì fon dette,!! può conofccr,chc coltili 

fia forte , da quefte , ch'egli fia prudente , Se da quefte , ch'egli 


10 Ila guitto. Et in vero con vn coli fatto modo di narrare, diuien 

l oration più fempliee, Se vniforme . doue che l'altro modo dif 

continuato, la rende più varia , Se più vaga, Se per confeguente 


1 1 manco humilc, & manco vile. Quelle attioni , Se quelle cofe 

poi , lequali fon molto note, Se dalla fama aliai diuolgate, fa di 

meftieri fol di toccare alquanto, Se con poche parole accennare, 


il tanto a punto, che baftia ridurle in memoria altrui. Et per 


quefto fon molti, che non han bifogno, che nel trattar con ora- 

i j tione i Ior futi , s'vlì la narratione : come auuerrebbe ( per ef- 


fempio ) a chi voledc lodare Achille, pofeia che i fuoi fatti , Se 

14 le fuc attioni nori Ili me fono a tutti . Ondcfolofadi bifogno di 


prenderle come note, Se fcruirfene, Se porle in vfo nella confcr- 

I $ matione.doue che fedi Criria,& de i farri fuoi s'hà da parlare,fa 


rà neccllaria la narratione : nó ellèndo i fuoi fatti, & le fueattio- 


16 ni molto note. Quanto a la duration della narratione parmi, 

che facciano oggi cofa degna di rifo coloro , che dicon douer la 


17 narratione elTer breuc. A i quali fi potria rifpondere nel modo 

chevno rifpofead vn fcruo fuo; il quale nel rimenar Ja parta 

per fare il pane, lo domandaua le o dina, o tenera hauclTè egli 

da far quella palla, rifpofcegli dunque, hor non fi può ella far, 

che ftia bene , Se nella fua perfettione ? Et il medelìmo lì potria 


x 8 dire nel calo noftro a coftoro: conciofiacofa che non bifogni nel 

narrare elTer lungo, fi come nel proemio ancora > ne parimente 


nei 




Jl Ter zj> libro. 27 j 


f rie! prouare, Si far fede con la conferminone, perciochein coli 

fatta lunghezza non confitte il bene edere, Se la perfettion di rai 

cofe , fi come ancor non confitte ncllefter breue, Se concifo,ma 


0 foloin vna mediocrità conuencuole. quefta, quanto alla narra- 

tione, in altro non è pofta, ch'in dite, Se narrare a punto tutte 

quelle cofe, che poftbno etter baftanti a inoltrare , & aprir bene 


1 la caufa (Iella, Se la cofa, che s'hà da trattare , che poiron far na- 

fccrc in chi ode opinione, o che la cofa fia ftata fatta, o che fi fia 

nociuto, o fotta ingiuria con etta,o che il dano , & l'ingiuria fia 

di quella importantia, Se grandezza, che noi vogliamo , che fi 


1 creda . & all'auuerlario poflbn per il contrario ballare a moftra- 

3 te tutto il contrario di quanto è detto . Appretto di qucfto ti fa 

di biibgno d'interporre, Se inferir nella narratione tutto quello, 

che polla importare a dare opinione, Se coniatura della bontà 

14 tua . come faria (per ettempio) dicendo, Io non mancai di con- 

figliarlo, Se cfortarlo fempre a quello , che ricercaua il douerc, 

c'igiufto per pervadergli, che non volefte abbandonare, ÓVtra- 

1 j dire li proprij figli . O ver tutto quello , che polla, fare apparir 

l'iniquità, Se malignità deH'auucriario, come faria dicendo , Et 

egli tempre mi rifpondeua, ch'in qualunque luogo fi ritrouaftè, 


16 nonfarienper mancargli de gli altri figli. La qual rifpofta fu 

parimente fatta, fecondo che fcriue Hcrodoto , già da gli Egitti) 


17 al lor Rè, cirendo da lui liberati, oucr finalmente tutto quello 

vi bifogna inferire, che polla piacere, Se parer giocondo all'o- 


18 recchic dei giudici, Se eie glialcoltatori. Oltra di quefto di mi- 

nor narratione ha di bi fogno il difenfore, o vero il reo, chel'ac- 


ip cufatorcnon hà : Se li punti delle controuerfie, ch'a lui di far 

narrando apparire appartengono, fon qucfti, cioè la negation 

del fatro, o vogliam dire, che la cofa non fia ftata fatta, o che no 

habbia recato danno, oche la non fia cofa ingiutta, oche l'in- 

giuftitia, e'1 danno non fia così grande, come l'accufatorc affer- 


30 ma. La onde intorno a quelle cofe, che come note non può c- 

gli negare, o non confcfTare, non ha da confumar con parole il 


31 tempo: faluo quando tirar le potette agiouamento d'alcuna 

delle controuerfie dette, come faria confettando d'hauer fatta la 

cofa, over commetto il fatto, ma non già d hauere per qucfto 


31 fatto cofa ingiufta. Dee parimente il difenfore olrra dùbbia- 

mente confettar d haucr fatto quelle cofe, le quali operandoli 


M m ij non fono 




2 7 6 T>eUa Hgtorica d J AriBotelc^> 


non fono atte a muoucrc, o compalììone, o indegnatione nel- 


33 l'animo di chi l alcolca. diche cipuòellerc eifcilfpio l'apolo- 

go, & ragionamento facto in commendation di (e da Villi e ad 

Alcinoo,cheabbreuiato, Se nltrcrto l'elilinea vedi, fìj poi da lui 


34 fatto a Penelope. Ce ne può ellere ancora elìcmpio qucllo,chc 

diceFaillo in quel fuo Poema, eh egli domanda Circolo. Se il 


35 prologo parimente della Tragedia, intitolata Ocneo. Dee me- 


36 degnamente lanarratione ell'er collumara: Se quello non ci 

farà difficile di confeguire, fc non ci farà nafco{lo,che cofa fac- 


37 cianafecre, Se apparir coftumc nel parlar no Uro. Et vna del- 

le cofe, che polfbn far quello, conlilìe nel dar parlando inditio, 

Se (ìgmfìcacion della noftra elcttione : pigliando il coftume co- 

dinone, Se qtialicàdaqucfta, lì come quella prende qualità dal 


38 fine , che nell'action s'attende. Et da quello nafee , che le ra- 

gioni, Se li difcorfi machemacicali non han coftume,pcroche e- 

lettionc alcuna non lignificano , ne manifeitano : come quelli, 


39 fine, percagion delqual s'operi, non contengono . Ma ben lo 

contengono, & per confeguentc coilumaci chiamar li pollb- 

no li ragionamenti, Se difcorfi, cheli leggon di Socrate : come 

quelli, ch'intorno fono a così fatte cofe, ch'clctcion dernoflra- 


40 no. Verrà no parimente a far la narration coftumaca quelle co- 

fe, che per il più feguono, Se van dietro aciafehedun collumc. 

come (per ch'empio) fe noi d'alcun diremo» coftui, menti e che 

rifpondeua, in vn medefimo tempo feguiua di caminarc ; ver- 

remo a moilrare vna cerca al fierezza, Se rullichezza del fuo ani- 


41 mo,Sc del fuo coflume. Parimente rende lanarratione co- 

lìumata il narrare, Se parlar, non fecondo l'cfprcflìon folamen- 

te del concecto, come vun quelli , che parlano hoggi ; ma più 

torto conindicio d'intcntion dell'animo, Se d'elemonc. come 


42 (ària dicendo, Io veramente voleua far quello : perche quan- 

tunque ciò non fulle per giouarmi punto ; tuttauia elcggeua di 

farlo, come che più honclìo fufle : pofeiache l vna di quelle 

cofe e cofa da huom diligente conferuator del fuo, & 1 altra e 

cofa da huom da bene, conciona che ali huom lagace, ÓV: pru- 

dente conferuator del fuo, foglia ellcr proprio il feguir 1 vti- 

le,& dell'huomo amico della virtù > fu proprio 1 abbracciar 


4J l'honello. Ma fel'elcttione, che nel narrar li difcuoprc, Se Ci 

moftra, fufle di cofa, che parer potelTe incredibile; in tal cafo 


(idi 




Jl Terz^o libro. 277 


44 fa di mcltierid'airegnarfcnefubito la cagione: fi come cilcm- 

pio lene vede nell'Antigona di Sofocle, la qual nel fuo parlar 

molti*.! di tener più cura, Se maggior penfiero del fratello, che 

del marito, Se de i figli, allega adunque ella di ciò la cagion di- 


45 cendo, che morti i figli, c'1 marito era pollimi di nuouo pro- 

cacciar degli altri : ma elllndole già eltinti di vita la madre, e'I 

padre,& menando la vita lor nell inferno; non era più pollìbil, 


46 eh altri fratelli hauclfe. Ma le in pronto cagione alcuna d'alle- 

gnar non hai, dei confeilare, Se dire in tal calo, che ben non ti è 

nafcolta la incredibilità di tal cola -, madie non hai potuto far 


47 di non feguire in quello la natura tua. & quello dei dire, per- 

che non lì fuol communemente credere, ch'alcuno di fua fpon- 

tanea volontà cerchi di far altro mai, checofa, che gli fia vri- 


48 le. Deefioltra di quello formar la narratione in modo, ch'af- 


49 fertuofa.o vero el'prelliua d'affetti appaia. Se perche meglio ap- 

paia tale, lì deono cipri mere per inditi) d'affetti quelli acciden- 

ti, chefeguon loro: Se non folamcnte quelli, il cui confegui- 


50 mento al tutto èmanifclto; ma quelli ancora , che propria- 

mente, Se peculiarmente, o a quel, che narra, o all'auuerfario , 

o vero a quella, o a quell altra perfona feguono. come auuerria 


51 dicendo , coltui nel partirfi di là, doue io era, non reflò per 

gran pezza di volgerli in dietro, per pormi gli occhi addotto. 


fi Eccome ancor córra di Cratilo dille Elchinc, ch'egli daua altrui 

có bocca il fifehio, o (per dir così) la filchiara,& battedo vna ma 


J3 con 1 altra, faccua Itrepito . Son dunque quelli modi di parlare 

molto atti a rendere a gli afcoltatori credibile, Se perfualibil la 

narratione: pcrcioche quelle cotai cofe,ch'cglin fanno foler fe- 

guire a i tali,& a i tali affetti; vegonoadar loro inditio, che tali 

affetti (iano,doucelfi nó fapeuano,o nó credeuano che fu itero. 


54 Et molte di così fatte narrationi, Se locutioni fi pollon prender 

da Homero : come (per eflempio) quando dice, CosìdilTe ella 

aduque,& la vecchia Nutrice li mellefubito le mani a gli occhi. 


55 percioche coloro, che cominciano a fentit venir fuor lclagri- 

5 6 me, fogliono a gli occhi por le mani. Có li fatte narrationi adu- 


quecfpieHiue di coftumi, Se d'affetti, dei procurar fubito dal 


fmnei pio del tuo narrare,di fàreapparir te ftcllb d'honelte qua- 

ità dorato, Se di contrarie lauuerlario, acciochegli afcoltatori 

có fi fatta imprelGonc,& cócctto di tc,& di lui, t afcoltin poi in 


fattoi 




2? S Della Retorica d!AriBotelt*j 


|7 tucto'I corto ctela tua orationc. Ma bene auueritr dei di far 

quefto occultamente, in modo che non fia conofeiuto talear- 


58 tiritio. Et che non (la ciò diffìcile a fare, fi può comprender 

da quel, che vediam fare a coloro, che qualche ambaiciata ci 


$9 fanno , o qualche nuoua ci danno . percioche quantunque di 

loro notitia prima non habbiamo alcuna , nientedimeno l'ubi- 

to che cominciano a parlare , veniamo a formare vn certo con- 

cetto, &vna certa opinion nell'animo noftro della qualità lo- 


60 ro, & del coftume, & natura loro • Fà oltra quefto di bifogno 

d'vfar lanarrationc, noninvn luogo folo determinato, ma in 


6 1 molti ancora , & alle volte non è ben di narrar nel principio . 

Quanto al gencr deliberatiuo, manco, che in altro genere e ne- 

ccllario in eflo il narrare : cóciofiacofa che nellun foglia far nar- 


61 ratione, & ragguaglio delle cofe future, chedeon venire. Effe 

pure occorre nelle confulte bifogno alcun di narrare, tal nar- 

ratone farà di cofe paifate, per cagion, che con la ricordanza , 

& con la notitia di quelle, fi venga meglio a poter prender con- 

icttura, & cófiglio nelle cofe, che han da farli, ÒV da feguir poi. 

6j over per cagion di lodarle, o di biafimarle a giouamento di 

64 quello, che s ha da rifoluer nelle coi u 1 te . di maniera che il far 

quefto in così fatti cafi, non è propriamente vfficio, & opera di 

6 j chi delibera, o di chi confuka, ma per accidente. Et s'occorre 

alle volte, che la cofii, che fi narra, polla parere a color, che 1 a- 

fcoltano, molto difficile ad efTer creduta j fa di meftieri di pro- 

metter loro, che fubito fi farà lor conofeere, & toccar con ma- 

no la cagion di quella: offerendo di volerlcne in ciò ftare al giu- 

66 ditio, & al parere fteifo di chi più piaccia loro : fi come 

nella Tragedia di Carcino intitolata Edipode, falo- 

cafta , in prometter femprc di fodisfare alla do- 

manda di colui,chc quel,che fullè del fuo 

figliuolo la domandaua.il medefimo 

parimente appreifo di Sofo- 

cle fà Emone. 





Jl Terzjo libro \ J7/ 


Qipo 77. 2)/ quella parte dell'Or Attorie, che Jl 

domanda Pruoua a far fede 5 laqual parte 

abbraccia la Confer mattone, & la Confuta 

tionc_j. ^ come tal parte sh abbia da fir- 

mare : & quali auncrtentie in ejfa fi debbia 

no bauere in ciajcbedun gener di caufLj . 




E pruouc, che s'han da far per far fede, fa di medie 

^/J>CL£*5| ri j che nafeanoda dimoftrarione, & argomenta- 

li tione. Et perche quatrro fogliono cller nelle caufe 

5 p IgkgM giudiciali le controuerfie, douc conliftono i punti 

' " * delle caule, fa di bi fogno d'indirizzar le pruoue, 

& le argomentationi a quella controuerfia, nella quale farà po- 

rto il punto della caufa . cornea dir che fe lo ftato della contro- 

uerfia farà del fatto,in negar cioè, che la cofa fia ftata fatta,fi do- 

uerà nel trattar la caufa in giudi tio, indirizzar principalmente a 

quefto punto gli argomenti, & le pruoue. & il medclimo fi dee 

fare, fe la controuerfia confiderà in negar d haucr con tal fatto 

nociuto, & recaro danno : o vero in moftrar, ch'il nocumento , 

e'1 danno non lìa ftato di tanta importanza, di quanta l'accula- 

tore afferma: o veramente che la cofa fia ftata giudeamente fatta. 

Et nella medefima maniera fi dee procedere per la parte afferma 

tiua della controuerfia , in affermar , che la cofa da ftata fatta. 

Ne efTer ci dee nafeofto, che in quefta fola controucrfia,che con 

fìftc nel fatto, è neceflario, che 1 vno de gli auucrfarij,o l'accufa- 

tore,o il reo, fia veramente mentitore, o iniquo . conciofiacofa 

che non pofla in ciò eflerTignorantia caufa della contentione, 

& diferepantia loro,in modo, che feu far gli polla, come potreb- 

be auuenire nell'altre controuet lìe : come faria s alcuni d'elfere 

il fatto giufto non giufto contendellero, & diferepanti foftero . 

La onde nel punto di quella fola controuerfia, in cui condite la 

caufa, fa di bi fogno d'in lì iterc, & di confumar nelle puiouc il 

tempo: & non nell'altre controuerfie, Se ftati di caule, doue el- 

la non confiile . Nelle caule dimoftratiuc poi la lomma del prò 


uare 




2 S o ^Della 'Retorica d' Arinotelo 


aare hà da eflcr l'amplificar rhoneflà,& l'vtilità dei fatti, &: del- 

io le amoni , che fi narrano, percioche quanto all'eller loro , già 


i i per vere fi deon prendcre,& fi deon credere: come che rare voi 


te accafehi, che ricerchinpruona, & dimolìratione del lor'elic- 


ii re : come a di re in cafo, che le fulfer per parere increbili , o che 


13 fufl'c opinione, che fi doueflero attribuire ad altri . Nellecaufc 

deliberatine final mete potrà la cótrouerfia accalcare, o in negar 

fi, che la cola dairauuerfario conictturata , habbia da ellèrc, 


14 o ver fc confettando, che fi a per elfere, fi niega, che la fia gl'urta, 

o vrile, o di tanta vtihtà, & giuftitia, quanta l'auuerfano arfer- 


ij ma. Deefi parimente auuertirc, fe 1 auuerfario fuor del punto 

della controuerfia , Se fuor della cola lìclla, che fi nella caufa, 


16 diccllc qualche cofa euidentemente falfa. percioche quando 

quello ila, cofi fatte cole falfamcntc dette, verrebbeno ad etfèr 

chiari inditij, ch'egli nell'altre cofe ancora, che fan nella cauli, 


17 non fulle veridico . Debbiamo appretto di quello fapcrc,che 

trà lepruoue, & modi d'argomentare, gli Eilempi fon molto ac 

commodati, Se proportionati al gencr deliberatalo: li come gli 

Enthimemi fi van più accommodando, Se conuenendo al gener 


1 8 gindiciale, ch a gli altri generi . conciolìacofa che riguardando 

il deliberanno il tempo auuenirc, faccia di bifogno, che dalle 

cofegià panate s'alleghino, & sadduchino eflempi per inrtrut- 

tione, Se conlìglio dellcfuturc. doue che ilgiudicial genere le 

cofe riguarda, cheo già pallate, o già prefenti fono:lequali por 

tando feco necellìtà ( non potendo ellcr, che quello, eh è già Ila 

to, o prefente è, non fia ) vengono a ftar fottopoftealle deduttio 


20 ni necellarie de gli enthimemi, Se delle demollrarioni . Nó deo 

no oltraquefto gli enthimemi, che $ han d addurre, ellcr 1 vn 

doppo l'altro fenza interpofition d'altra cofa, continuatamente 

porti : ma fa di incineri d'interporre , Se tramezare tra cllì o^uaU 


21 che altra colà, altrimenti con inculcarli , Se quali premerli in- 

ai fieme, verranno a impedirli , Se a dannificarhTvno 1 altro : po- 


feiache ancor nello Hello numero, Se nella della quanrirà delle 

cole, fi dee trouar conucncuol termine, Se fcruar modo» Se mi- 


13 fura . come bene accenna Homero, quando dice, Poi che nel 

ruo parlar (caro amico) tante cofe a piito hai dettequanteogni 

huomo faggio, Se prudente harebbe detto , Se quel che leguc. 


14 dice dunque tante, Se non tali . Appretto di quello non lì deon 


cercare 




fi ler&o li ho . 2 g 1 




ij cercare. & formare enthimemi a prouar qual fi voglia cola : 

altrimenti fata pericolo , che tu non incorra in quel raedefimo 

inconucnicntc, nel quale incorrer fogliono alcuni di coloro, 

che fan profeffion di tìlofofirc. liquali (illogizano alle volte, 

Se concludono alcune cofe, che fon più note, Se più atte ad cf- 

fcr credute di quelle, dalle quali, comeda premette le dedu- 


16 cono,& le concludono. Et oltra ciò quando tu vorrai muouer 

qualche arTetto,o paflìone,nó dei inficmemente vfar l'cnthime 


17 ma.pcrochc quando quefto fi facctte, faria pericolo , cheol'en 

thimema non (cacciatte,&: fa.cc(Tc quafi difparir l'affetto ; o che 

l'addotto cnthimema,comcnó attefo, & nóauuertito, reftaù 


28 fc vano , & formato indarno: pofeiachei diuerfi mouimenti 

dell'animo, quando fi fanno inheme, vengono a ributtarli, Se 

impcdiifil'vno l'altro, in maniera cheo totalmente tutti fpa- 

rifeono, Se diuengon vani, o almeno indeboliti, 6cfneruati,cV: 


i fenza quafi alcuna forza Tettano . Nè parimente quando vo- 

gliam rendere il nottro parlare coturnato , debbiam cercar di 


30 vfar Ten thimema in quello fletto tempo: conciofiacofa che le 

argomentationi non dicno per lor natura inditio di coftume,o 


3 1 di elettione alcuna . Quanto alle Sententie poi, fi p jtfbno vfa- 

re, Se nella narratione, Se nel pruouare,& far fede, come quel- 

le, ch'in efprimere i cottumi grandemente vagliono. fi come 


31 auuerrian dicendo , Io veramente confidai quelle cofe in man 

di cottili, quantunque io fapcttc molto bene, che l'huom non 


3 3 doueria credere, Se hauer fede in alcuno a cafo . Et fc cfpref- 

fion d'affetto, & commouimento d'animo vorrem dimoftrare, 


3 4 potremo aggiugner cosi , Et non ho d'haucr fatto quefto, pen- 

timento alcuno, quantunque ottefo, Se ingiuriato ne fia rima- 

llo : peroche a lui Tetterà il guadagno , Se l'vtile, & a me il giu- 


35 fto, Se I nonetto. Sono oltra di quefto le caufe deliberatine 


$6 più difficili a trattare, che quelle del gener giudiciale. Se ciò 

non fenza conuenienti ragioni . peroche primieramente le có- 

fulte riguardano il tempo auuenirc, & delle cofe future fono: 


37 0cli.giudi:.ij delle già pattate: Lcquali a quelli fteffi, che fan 

profeflìonc d'indouinare, Se palefar le cofe occulte, fon più fa- 


38 cilia diuenir note, come affi, ima ua Epimenidc Cretcnlc . Pe- 

roche egli ucll'indouuiare, aprire, Se palefar le cofe occulte, 


N n non 




2 $2 'Della 'Retorica d *Àrìttotele^> 


non s'intrometteua nelle cofe, che deon venire, ma in quelle 

fole, ch'elfendo già pafiate, cran nondimeno occulte, ignote, 

32 & d'ofeurezza piene A quefto s'aggiugne , che nelle caufe, 

& controuerfic giudiciali, han da fuupor,lc leggi come fonda- 


40 menti (labili , & principi) ferrai : ne èdubio, che coloro, che 

nelle loro argomcntationi, han fermi , & noti principi) , non 

poflan piùagcuolmcte rrouarc, & formarcargomenti,&: prno 


41 ue. Et ci s'aggiugne ancora, che il gcncrdeliDeratiuo non hà 

molti refugij diuerticuli, doue 1 orator porta l oration ri- 

uolgcre: come a dir volgerfi contrala perfona dcH'aiuicrfario , 

o ver dir cofe, che tocchino la fua propria perfona ftelìajO vera 

mente cercar di muouere affetti nella perfona dclTafcolrato- 


4$ re. ma meno d'ogni altro genere hà egli cotai refugii , ^: co ta- 

li ftradc, fe già non vfciflfcinfar quefto dei confini propri; . 


44 ma quefto dee far Porator folamente quando mancandogli gli 

aiuti proprij di quel genere, fi vede neceffitato a ricorrer per 


45 aiuto altroue : come fon foli ti di fare gli Oratori Atheniefi, 

&Ifocrate fpctialmente, il quale mentre che con le fuc deli- 

beratine orationi configlia, fi diftende nell'accufarione , & ri- 


46 prenfion di qualchuno : fi come fa nelloration fua panegirica 

riprendendo i Lacedemonij : Se nell oration, Sociale doman- 


47 data, incolpando >& mordendo Charete. Nelle orationi, èc 

caufe del gcner dcmoftiatiuo poi , per non lafciarfi mancar ma 

tcria,fa di bifogno di fupplirc accumulando,& riempiendo l'o 

ratione a gui(a d'Epifodij, delle lodi di quefta cofa, o di qnel- 


4 S la t fi come via di fare liberare . pcrciochcfempre nelle fue de- 

moftratiue orationi prende, de introduce di fuora qualche al- 


49 tra perfona. nèin altroché in quefto confi Itcua in foftantia 

quello, di che Gorgia fi vantaua : cioè che mai non gli farebbe 

mancara materia da diftender, quanto egli haueffe volutola 

fua oratione. percioche s'egli haueflè( pereffempio) tolto a 

celebrare Achille, harebbe lodaro Pclco, 8c di poi Eaco, Se 

quindi Gione. Er nella medefima man cia prendendo egli a 

lodar lavinù della fortezza, liarchbc racconterò & cfalrarole 

atrioni forti di quefto, o di quello . il c\it far non c alno , che 


ji quello, che pur'hora derro habbiamo. Quando ti trouarai 

adunque non defcttuolo di pruouc,& di demoftrationi per 


far 




Jl Ter z,o librò. 2S3 


far fede nella caufa tua, alhora harai da vfare, non folo l'ora- 

tion coftumata , ma lcdimoltrationi , Se argomcntationi an- 

55 cora, interponendo trà clfe il coftumc. ma fe mancar ti ve- 

drai gli enthimemi , & le dimofhationi , alhora harai da riuol- 

gerti maggiorméte, & con ogni ftudio all'aiuto del parlar co- 

ftumato : percioche a coloro, che fono ftimati huomin da be- 

ne, pare che più quadri , &: ftia bene, òVgioui a far fede, l'ap- 

parentia , Se l'opinion della bontà loro, cheì la forza cfquuica 


54 delle lor ragioni . Tri gli enthimemi poi li redarguinui,o ver 

conuincitiui , o reprouatiui, elicgli vogliamdire, par che fiati 

di maggiore ftima, & maggiormente approuati , che non fo- 

no gli aiterei ni ( per dir coli) Se puri moftratiui , Se prouariui . 


55 conciofiacofii che douc fi truoua redargui rione, Se refurano- 

nc, maggiormente fi rendcaltrui manifefta la forza della con- 

cisione dell'argomento : pofeia che li contrari) porti l'v- 

no appreso all'altro , quali ch'in parragone, più euidente- 


$6 mente fi fan conofecre . Quanto a quelle cole poi , lequali 

shabbian d'addurre in confutatione delle ragioni , Se delle 

pruouc dell auuerfario, non fi deono (cimare altra fpetiedi- 

uerfa da quella della confermatione, che cófifte nello Hello far 

fede : il che fa ancor colui, che confuta; parte con difeioglier 

con inftantia, Se parte con addurre , Se formare in contra- 


57 rio fuoi proprij, Se nuoui fillogifmi . ApprelTbdi quello dee 

colui, che è il primo a parlare, così nel gener deliberatalo, co- 

me nel giudiciale,efporrc,& addurda prima gli argomenti , Se 

le pruoue, che fan per lui , cV di poi opporli, Se con tradire a 

quelle cofe, che pollbno elTergli in contrario, difciogliendolc, 


jS Se con nuoui argomenti cftenuandole , & confutandole . Ma 

le fi vedrà, che molte, Se varie cofe fian quelle , che in contra- 

rio fi polfon dire , douerà in tal cafo da prima opporre, & con- 


J9 tradire a quelle : fi come fece Calligrafo in quella oratione, 

ch ei fece al popol Meffeniaco , in gran frequentia adunato, 

perciochc hauendo egli da prima ripruouato, Se confutato 

tutte quelle cofe, ch'egli fapcua, che incontra fi diccuano , o li 

faricn potute dire di poi fatto quello , lefuc proprie pruoue, 


fo Se ragioni adduiTe , Ma quando l'orator lari il fecondo a par- 

lare , douerà da prima rilpondere alle ragioni , ck alle obbict- 


N n ij doni 




2 S y Tfella Ttgprkd d'Arinotela 


rioni fatte dall'ali ucrfarioj cercando di difeiogliere i detti Tuoi, 


Q\ & d'argomentare ; & fillogizare incontra: Òc mafll inamente 

fc le cole da quel dette , poflbn parer di momento , óc habili a 


fi fàrcimpreflìone , & fede, pcrcioche fi come vn'huomo hauu- 

to per infame, & granato di delitti , non fuolc ellcr nò caro, 

nè accetto all'animo noftro , cofi parimente non farà accetta , 

& con buono animo riceuuta la noftra oratione , fe partito fa- 

rà, c'habbia ben detto, & ben prouato rauuerfario noftro. 


£3 Fidi meftieri adunque di far dar luogo, & procacciar nell'a- 


64 nimo dell'afcoltatorc adito, & palio alla futura oratione. Et 

quefto ageuolmentc ti auuerrà di fare, fc da prima le cofe, che 


6f ti fon contrarie, confutarai, & annullami. Ter la qual cofa. 

fc prima harai fatto ftudio , & diligentia d impugnarle, o tut- 

te , o le più importanti , o quelle, che polTbn più parere atte 

ad clferc appruouate dagli afcoltatori, o quelle finalmente, 

che almen fon più habili ad clTer confutate , 6c mandate a ter- 


66 ra; potrai in quella guifa poi più fecuramente produrre, fic 

credibili render le proprie tue ragioni . come fa colei, che di- 


47 ce, Prima m'opporrò f 8c prenderò la pugna in fàuor de gli 

Dei, Iofempre nò tenuto in gran veneration Giunone, 6c 


C% quel , che fegue . nelle quai parole fi vede che nel far rifpo- 

fta, &oppolitione, fa principio da quella cofa, ch'era più fà- 


60 cile a confurarfi. Et tanto può baftared'hauerne detto delle 


70 pruoue , che s'han da far per far fede . Quanto all'vfar l'ora- 

tion morata poi, perche il parlare , & predicare apertamen- 

te lodi di fe ftellb , pare , che facilmente polla, o prouocare 

inuidia, o parer cofa lunga, Se tediofa,o trouar facilmen- 

te obbiettione, & contradittione, 8c il parlare in poca lode 


71 d'altri hà in fe, o deicontumcliolb , o dell agrefte , & del 

71 rozo , fa di meftieri per quefto, ch'à far ciò s'introduca qual- 

che altra perfona, come che da lei tai cofe fi dicano, co- 


73 me vfa di fare Ifocratc ncll'orarione chiamata Filippo , & in 


74 quella, che Antidofc fi domanda : Et come parimente fuo- 

le Archilocho biafraare, & mordere . pcrochc introduce, 

8c fìnge che il padre ftcflb parli contra della propria figlia, 


7j in quei Iambici verfi , the cominciano, Neftuna cofa im- 

maginar fi può, che non fi polfa afpettare, & credere, che 


per 




I. JlTerzj) libro. 28 j 


per danari habbiad'hauere effetto, c* che giurar {ipoteche 

non fia mai per eflèrc . Et il medefirao Archilocho introduce 

parimente Charonte fabro, & lo fa parlare in quei Iambici 

verfi, che cominciano, Non lo farei, fc ben le ricchezze 

di Giec , Se quel che feguc . Sofocle medefimamente fa, che 

Emone nel parlare a Tuo padre, in fauor d'Antigona, dica 

quel, ch'ei dice, non come da (e , ma come ch'odito da al- 

trilhabbia. là di bifogno parimente di trafmutare, & tras- 

formare alle volte gli Ènthimemiin forma di fenten tic; co- 

me fat ia dicendo ( per esempio) Dcono color, che fon di pru- 

dente intelletto fargli accordi ,& le paci loro coi nemici, 

quando veggon, come fuperiori andar le cofe profperc, po- 

feiache in quefta guifa le fanno con miglior conditioni, & 

con più vantaggiofi patti, la qual fentcntia raccolta in forma 

d'Enthimcma farebbe in quello modo , Perche le 

paci, i patti, & le conuentioni alhor s'haa 

da far coi nemici, quando fi potlbn fare 

vtihflìme, & vantaggiofiflìme, per 

qucfto adunque alhora maf 

(imamente far fi deono> 

quando le cofe 

paflàn feli- 






cernen- 



•!**^f * "* l 



te. 









:: ... 




2 8 6 Della ^tprìca d'ArìHotela 


(apo 18. Del modo di domandarti > di 

rifondere yche occorre alle 'volte di farà 

a gli Orafort nel prouara, £tf argomen- 

tar, che fanno. & quante fiano le opportu- 

ne occajioni di far fai domanda , ri- 

JJtofie 5 £f quali le auuertentie , che shan 

d'hauere tn ejfa . & alcune cofe de i C R^ 

dtcoiiy £f dell'Ironia, £f della Scurrilità . 


Vanto appartiene alle domande, che Cogliono 

occorrer di fard trà gli Oratori, buoniflima oc- 

chione alhor malli inamente, & primieramen- 

te, harem noi di domandare, quando di due 

cole, che ci farien di bifogno per concluder con- 

tra dcll auuerfariOihaucndoncegli per fc iteiTb detta vna, do- 

mandandolo noi dell'altra, potiamo con ella condurlo a qual- 

che alTordo, Se inconuemcncc : li come auuenne nella doman- 

da, che fece Pericle a Lampone, peroche hauendol ricerco, 

che gli manifeiìafle la qualità dei legreti mifterij dei facrificij, 

che li faceuano a Cerer falutarc Dea, Se elicendogli da Lampon 

ciò negato, con dire, che non conueniua faper tai cofe a chi 

non fulfe a cai facrifitij già confagraco ; lo domandò Pericle, 

s'egli le (aperta, Se riipondendo Lampone, che sì ; fubito fog- 

gimi fé Pericle, Se come gli fai tu dunque, non clTcndo an- 

cor iù confagraco ? Vn'alcra opporcuna occaiion di doman- 

dare fccondariamenre farà, quando di due propoficioni, che 

ci fan di bifogno , 1" vna farà cuidencemence manifefta, Se dcl- 

1 alerà non haremo dubio,che l'auuerfario non ila per con- 

cederla, (e gliela domanderemo, fichauuto c'haremo la do- 

mandata detta propofirionc , non è ben di domandarlo del- 

l'altra, che è manifefta ; ma fnbico fa di meftieri d inferirla 

conci ufione, Se chiudere il fillogifmo : fi come fece Socrace . 


peroche 





Jl Terzo libro . i 8? 


peroche incolpando! Mclito, ch'egli, non crccfcfle, che fuficr 

gli Di), lo domandò Socrate s'ei ftimaua, ch'egli hauellc opi- 

nionc, che fufic falche diurno (pino, che Demone lì do- 

mandale, il die ojfcrmando Melito, lo domandò Socrate, s'e- 

gli ftimaua, chei Demoni fu(Tero, o figli degli Dij, o parteci- 

pi della lordiuinirà. & confeirandogh ciò Melito, foggiunlc, 

Se conclufe Socrate, Adunque fi truoua a!cuno,che crcda,che 

fiano li figliuoli degli Dij,& no lìen gli Dij ? Walrraoccalìon 

di domandare, s'hà da ftimar, chefia parimente quando fi può 

far coniettura di poter moltra re, che ì'auucrfario dica, o cofe 

contrarie a fé ftcuo, o fuor dell'opinion comunemente d'ogni 

vno . Vn'altra opportuna occafione (Se quella lari la quarta) 

fi dee ftimar, che fia quando l auuet Cario altrimenti non può 

fodisfare alla domanda noftra,fenon rifpondendo fofiftica- 

mente. percioche s'egli in quefta maniera lifpondcrà dicen- 

do, che la colli (ìa, Se che la non fia, o che parte fia, Se parre 

non fia, o veramente che in vn certo modo fia, Se in vn certo 

modo non (latenza dubio gli afcoltatori verranno a reftar 

nella loro apprenfion confuta, Se dubiofi per tai rifpofte. 

Fuor delle dette opportunità , Se occafioni adunque non è 

cofafecura il tentat I auuedario con cotai domande, con- 

ciofiacofa che s egli con la Tua rifpolta facclfe reftare abbat- 

tuta,©^ fopita, Se finalmente vana la domanda noftra, par- 

rebbe agcuolmente, che fulTemo remarti vinti, perciochenó 

fi può riparar quello con domandar di nuouo più altre cofe : 

non comportando ciò la debolezza, Se la poca capacità degli 

afcoltatori. Se per quefta ragione e ancor benfatto, che gli cu 

thimemi fi raccolgano in forma più ftretta, che fia poHibile. 

Quanto al rifponderc alle domande poi, fa primieramente di 

meftieri , cheallcdomandc fatte con doppiezza , & con am- 

biguità, fi rifponda con diftmtionc, Se allegation di ragioni , 

Se non conciìamente , Se con breue , Se (empiite affcrmatio- 

nc, o negatione. Et a quelle domande, che poflòn conceden- 

doli parer contrarie, Se dannole a noi, fi di bilogno (libi- 

to , che rifpondendo lì concedono, alfegnar nella (iella rilpo- 

fta il difeioghmento di quella apparente contrarietà, prima 

chel'auuerfario fegua di domandar quel , the gli reità d ha- 

ute 




2 88 Della Retorica £ frittotelo 


1 6 ucr bifogno , & cerchi di chiudere il fillogifmo ; peroche dif: 

ficil cofa non c di vedere > &c di conictturare douc fticn porte 

lefue infidie, & la ragione, e il punto, eh' ci vuol concludc- 


17 re. Ma ci ti poilon render tai co fé manifcfte, fi quanto a cofi 

fatte domande, cV sì quanto alle folutioni ancora, pcrquel- 


18 lo, che fi e detto nella Topica. Oltra di quefto,fc potendo già 

per le rifporte noùre concluder con tra di noi l'auucrfario, ci 

farà nondimcn domanda della ftefla conclufionc, che vuol 

fare, laqual già più non potiam non concedere , ci fà di me- 

ftieri d'aflegnar lubito nella rifpofta, la cagion , che ci muo- 


ip ue a quella : come accadde trà Sofocle , & Pifandro. pcròche 

domandato Sofocle da Pifandro, s'egli haueua concorfocon 

gli altri configlicri , fuoi Colleglli reformatori dello ftato a 

dare , & a rtabilire col fuo fuffragio, & con la fua fententia , 

in mano di quei quattrocento Cittadini l'integro, & allofu- 

to goucrno della Città : 8c affermando che sì, feguì Pifandro, 

Hor non giudicarti tu cifere vn tal fitto cofa iniqua, & per- 

nitiofa ? a che ri fpofe Sofocle, che sì, & foggiugnendo Pifan- 

dro, con domandar la conclufionc Non faccfti ancor tu dun- 

que cola federata, & ingiufta ? La feci certamente, rifpofe e- 

gli, &: foggiunfc fubito la cagion, dicendo, perche non fu pof- 


ao fibil di fare altra cofa, che miglior fulfc . Nella medefima ma- 

niera vn Cittadino Spartano, cllcndo ftato del magiftrato de 

gli Efori , & douendo rendere anch' egli ragion di non so che 

decreto fatto in quel magiftrato ,* fu domandato fc gli patcua, 

che gli altri fuoi Colleghi fufter guittamente flati puniti, & 

condennati a morte. & rifpondendo egli, che sì, feguì colui , 

che lo domandaua,Hor non concorrerti tu ancor có eflì a quel 

medefimo ingiufto decreto ? a che parimente rifpofe egli che 

sì . & foggiugnendo colui con domandar la conclufionc , No 

meriti tu adunque defletè ancor tu condennato alla mede- 

ma pena ? Nò (rifpofe egli) tic foggiunfc fu biro la cagion 

di ceialo, perche gli altri mici Colleghi feccr tai cofe, indot- 

ti , & corrotti da i danari ; doue ch'io non da quefto fui mof- 

fo, ma dal parermi, che così ricercane, èV comportane il giu- 


ii rto. Per laqual cofa non fi dee mai far domanda, doppo la 

conclufionc , & doppo che fi è conclufo - t ne la conclusone 


ftefla 




Jl Terzj) libro. 289 


ftefla domandar fi dee, Te già non conofeiamo efler molto aper 

il tamenre, Se fccur.imcnte la verità dalla banda no (tra. Quanto 

appartien poi a i Ridicoli, & a quelle cofe in fomma , ch'elfer 

pollbnoactca muouer nfo, perche pare, che portano conue- 

neuolmente hauer luogo , Se vfo irà gli oratori, Se fpctialmcn 


15 te nelle contefe loro , Se Gorgia ftetfò diceua ( Se certamente 

con ragione) che le cofc,che fu'l ferio,& fui graue dice l'auuer , 

fario { debbiarti cercar d'ofeu rare, Se far difparirecol rifo : 6c 

il rifo di lui perii contrario, con la grauità delle cofe ferie : 


14 per quello fi è di tal materia trattato ne i Libri della Poeti- 

ca : douc fi fon inoltrate , Se dipinte, quante fpetie, Se forti fìa 


t; no di ridicoli . Dei quali alcuni fono, che conuengono , Se 

ftan bene a perfonc libere, ingenue, de ben nate : Se alcuni al- 

tri fono, che non fhn lor bene . Onde ciafehedun dee pro- 

curar di fare elettion di quelli, che più gli quadrino, Se gli 


16 conuengano. Se ("penalmente llronia, o diflìmul.iuon , chela 

vogliam dire, più parc,che ma bene a huomo ingenuo, & ho- 


17 nclhmcnre educato, che non fa la Scurrilità, conciofiacofa che 

chi dillìoiula, & vfa ironia, hà per fine il diletto di fe ftellb , Se 

per cagion di fe (te fio fc ne fcrue . doue che lo Scurra, o buffo- 

ne, che lo vogliam chiamare,hà neh" vfo della Scurrilità per fi- 

ne il diletto, Se il piacer de gli altri . 


(apo ip. DeHa parte dell 'orazione, chiamata 

Epilogo 5 & quanti fi ano gli vffìcij , 0 'ver 

le partt di quello : & quali auuertentìe in 

ciajcheduna d'ejfe fi debbiano hauere £c? 

penalmente quanti modi di replicare, 0 re- 

capi t filarlo rammemorare, che vogliam 

dire, pojfano hauer luogo in eJJL^ . 


V e l l a parte dell 'oratione, eh' Epilogo fi do- 

manda, è compofta di quattro parti, le quali con- 

fìttone, in bene animare, Se bene edificare ver- 

fo di noi fteffi coloro , ch'odono , & male ver- 


O o fo del- 





2$ o i 'Della Tintorìe* d ' Arili otel^j 


3 (b dcli'autieriano ; In ampliare , & in eftenuare, o ver etimi- 


4 nuir le cole; in commuoucte , & eccitare arìetti paf- | 


5 (ioni dell anima nelle menti tic gli alcol cuori, & rinalmen- 

xe in ridurre compcndiofunente in memoria di chi ode, le 


6 cofe dette. Conciolìacola che paia, che l'ordin della natu- 

ra moftri , che primieramente, doppo c harem prouato , de 

inoltrato elfer la ragione, & la verità dalla parte noitra, & 

ilfalfo,el torto dalia parte dell auuerfario, iia alhora il tem- 

po di poter dir qualche cofa in lode noftra, & in biaimo dcl- 


7 lauueilario, de di potere in fomma dar qualche perfettior r 


8 ne alla caufa ,& qualche ripolimento alle cofe dette. Etv- 

na di due cofe perconfeguir quanto è detto, ci fa di raemeri 

di riguardare , de di procurare , cioè che gli ascoltatori ci re- 

putino, o per perfone giù fte, de amabili aloro,o per perfone 

giuitc, & amabili ailblutamcnte, de medcfimamentereputi- 

no l'auuerfario noftro , o per pei Iona iniqua, de odiabile a lo- 


} ro, o iniqua, de odiabile aholutamcnte . Hor le cofe, che 

poilon fcruire a fare apparir le perfone tali, quali habbiam 

detto, fi podono hauer da quei luoghi, che già di fopra riab- 

biamo allignati a poter da ed! trarre, quanto faccia di bifo- 

gno per poter formare, de far parer le perfone, o virtuofe, 


10 o dei vitij amiche. Fatto quefto, pare che poi fia tempo di 

amplificare con ampliatione, p con eftenuatione le cofe , che 


11 già fi fon prouatc, de dimoftrate. perciochc a voler , che il 

pofTa moftrar l importantia , de grandezza delle cofe , fa di 

meftieri , che prima fi conofea , de fi conceda , che le fiano , o 


1 2 che le fiano ftare : fi come fi vede, che l'augumento , che fi 

fa ne i corpi , fi fà in eflr doppo , che già fono in eflere . Don- 


13 de poi s 'riabbia d hauerc aiuto per ampliare, o per efrenua- 

re, già fono flati prima da noi pofti di fopra, de affegnati i 


14 luoghi. Doppo quefto , fatto che fi farà hormai manifefto 

non folola qualità, mala quantità ,de grandezza ancor del- 

le cofe, che Ci fon trattare; alhor pare , che fia tempo di com- 


15 muoucrc con afTcìti gli animi de gli afcoltatori . Et tali af- 

fètti maiTìmamentc fono, la compadrone, lo fdegno , l'ira , 1 


16 l'odio, Ti nuidia, l cmulationc , Tinimicitia. de di corali af- 

fetri , & paffioni , già fi fon prima alfcgnati di fopra i luoghi . ^ 


17 Per la qual cofa nieme altro refta, fe non i vltima patte de|- 


lepù 




Jl Terz^o librò. 2$i 


•l'epilogo, che confitte in ricapitul.ire , de ridurre nella me- 

18 moriade gli afcolratori le cole dette neHorarionc . Il mo- 

do di farqueflo fi dee ftimare aliai accommodato eifer quel- 

li lo , che alcuni infunano per collocarlo nel proemio . Et 

tal luogo in vero gli danno fuor di ragione; come quelli, i 

quali , accioChe le cofe fian meglio apprefe, de ritenute da 

gli aicoltatori , 'vogliono, de dan precetto., che non vna fa- 

lò la volta y ma molte, fi replichino ncllorationc . Ma in ve- 

rità nel proemio balta lolamcncc, & fi riccoca di toccare , & 

.accennare alquanto la cola , di cui s'hà da trattare , acciochc 

poira a gli auditori non eilerc nafeotto in fortantia quello, 

li ("opra di che han da allentire ,& da giudicare, doue chcncl- 

LEpilogo fi deon rcpetere, de replicare breuementc per ca- 

pi le cofe, donde le pruoue, de gli argomenti fi lono for- 

11 mari. Il principio di cofi fatta replicatone , de ramracmo- 

ratione, potrà conueneuolmcnte farfi con dire , che già fi 

fia efeguito , de mandato ad effetto tutto quello fi era pro- 

metto : de fubito fi dee repcter quai fian le cofe , che il fon 


13 dette, de con quai ragioni fi fian prouate. PuofTì ancor far 

la detta recapi tulatione-, & reperitone , con fare ali incon- 

tra parragonc delle ragioni proprie, con quelle dell'auuer- 


14 fario. Et quefta comparatone , de parragonc fi può fare in 

più modi, o ponendo, de rcpetendo fempliccmente le cofe 

Tterrcda noi, - de le dette dall'anuerfario, come che porte a 


ij fronte l'vnc incontra dell'altre, come faria dicendo, Hor co- 

lmi intorno alla tal cofa, de fopra del tal Cupo ha detto le tai co 

' Cede noi habbiam detto le tali,& n'habbiamo alfegnato le tali, 


16 Scie tai ragioni: o ver repetendolc con dittìmulatione, de con 

ironia,come faria dicendo, Cottui certamente hà detto,& pro- 


17 uaro le tai cofe , de noi le tali . de ancor dicendo , Che fareb- 

be egli Ce le tali, & le tai cofehauettedimoftrato, & non le 


18 tali, fiele tali ? over per mo Ho di domanda, de dintcrroga- 

tione ; come faria dicendo, Che cofa è reftata , che prouata, de 

dimottrata non fi lìa da noi ? & che cofa hà finalmente di- 


ip moftrato,& prouaro cottui ? Nelle dette maniere adunque 

fi può far la reperitone , ponendo a fronte in comparatone, 

de in parragonc le proprie ragioni , & quelle dell auuerfario • 


30 Et ancor fi può far con via, e" hà più del naturale, de men del- 

l'art- 




2 p 2 'Della r R^torica d'Arinotela. 


l'artifitiofo , ripigliando, & repctendo Iccofc fcmplicemente 

3 i con quel modo, & con quell'ordine, che fi fon dette . Et di 

poi fatto quefto , fe ti parrà, potrai, da altro quafi capo facen- 

doti , feparatamcnte, Se appartatamente repetcr le cole dette 

$x dall auucrlario. Nell vltima eftremità finalmente dell Epi- 

logo, & pcrconfeguente dcU'orationc, quadra, & conuiene 

aliai quella forte di locutione, che fenza aiuto divnitiuc par- 

ticelle, che la coniungano, difeongiunta fi proferifee : & que- 

llo acciò che Epilogo appaia in quello c (tremo , de non ora- 

rion dirtela: come l'aria dicendo , Ho detto, haucte vdito, già 

pollcdctc la cofa, giudicate, detcrminate . 


]l fine del Terreo & vltimo Véro della 1{etorica d x slr'iHotclcs 

a Tbcodetrzs : tradotta in lingua volgare^, da 

Al.ssfltjfandro Piuolomim. 





r • • » • « 


^4 




IN VENETI^ MDLXXI. 

oAppreJfi Francefco de Franceschi SancfL^ . 

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