Monday, July 29, 2024

GRICE E FALCONE

 LA    y •    f ARTE DEL   RICORDARE DEL SIGNOR     CIO. BATTIST  DELLA PORTA  NAPOLITANO.    Se yendeno per Marco Antonio P affari  d Sergio Capuano,   Jofephus Tavjplona. V.lJ),        ir-    ■      ' V y   ; H T :51 A.   AK-HDia jaq a^Aa-'iooia    i a " T    A T 2 I T T A a .O l.S     : -1 O ‘I A J aaa   P.tfATUO'IAM     •'.'7 • a CIÌCTIkA «UlM WJOIlillttV   .V-. A^jO 0»5^2Ì!>   .fi .1.^ .iKcViWtfT             CHS? C O'fA; SIA!- MEMO  o rcnunifcensa. Cap. Primo. •   ./ r ‘" •« •:'>»«-* >• ,-v   E L L E cofi^«alùnqK€Ìefifianttd)dhU *   ò memorilo remtmfeer^apChe, cofe ft firn è  l’una,è l'altra il dichiareremo, y fendo ncHofcriut  re{ come fi dice ) vnafiu craffit M inerba, accio*  che le hofìre regole con piu chiare zsa fi intenda*  ifOilàfdando' dtffifctè le varie}* dtjjicfli opinioni  de Etltfefe^hehimìòfefira ctbftrtfàyptf'nènefo luoghi   di raggioname-. Vujjki*delaimagmami là qtMa-Ufud flanta nel  capo )fi è di femore per me^zo delle finefireftejhffetógUoCchifym  chiede l nafe t cjalti efimilifiguifà d’ un pittore eccettcntcjvti ritratto deli  le cofe materiali r dtiìfignàt Wlfió permèìlo neÙajdemìm , che come  vna muoia ben acconcia lejìa dinanzi-accio che venendoci poi uolunti di  ricordarci di qttcUo,per mezzo dell'intelletto, che tpflo alla memoria ricor*  te* qui quella r-jcor^mo delle cofe che rft»   vogliamo à punto come feci fijfero prefcntlfiglioixhiyE'vòm^mlfr  veggia w,cbeh per difetto della molalo pur di cduiyìhedfegnando non  preparane compartì bene i coloricene dopo qualche tempo quella littori  a [conciar fi, fi ella farà talmente guafia,cbe non ui appaiano punto ifuoi  prifìini lineamenti, noi ci ritrouiqmohauerpeifo il ritratto di quella cofe  if téme con la me^oriarMtfemto^y^in piè, che il pittore con Va*  iu:o di quel pòco circonfcridendò htoàrgm intorno^ tjimdo da vn capò  ali' altro lalìnèà.nepub rfferciredxpttu'ra^ùr ilritrattofenereintegra,  la memoria riprende vita : E qufioèfeeHo’chevhtamiamo il ricordarci *   D ‘ f*fi Con $* vriairitìera finora enfio fo   * ÌH quella tou'daàtimmitfo m zhimiamo:0erebro ; ttcminejcenz*}  trtcorjdrtfoi}' quello]    ài qigfc ftcvfàJJéohipftJu&ri jiio ejftpfjftomf farò veglio intens  dere, Io imparai qqejló yerfi. ' ' iì -   Nel tempo che rinuoua i miei fijfiiri.   ; Se le i magmi di cfuejìe parole mi JLinno cofi chiare nel cerebro , confi i  prima ve le difcgnciimaginatiu,fe pur nqnVh^owfi chiamata  dal fine, poi che il tuttofi fa per accrescere la memoria, perche pojfiamo   S\. n? zH. ’.r; a Y : j r?i ù Z \\ f.y i  !rA5i«y.V;;55 vroìjjtwta';. ’ 4?- « >\wh  àm>i o , Chela Renrtiwfcensa ila naturale & , 5 j   • j- ' artificiale. Cap* a* :   I. •' Il f; f •♦••*?? I* •   ■ j.t*c ' ' - - . * . * :   Q VeflaReminificenza edi'due maniere, l'unac naturale , l'Atra e  artficiefe, la naturale^ quella thcconwiijlfffi najcej’ artificiale  che còn-regp1é.m  ibi, e la caggione , onde fi fia introdotte à pori » . •    t r Onde fi a nato il poi de luoghi in quella   :;"ìv ^aite di Reminifceiiza* Cap* 3.      »    P Er mojfrare che queJT arti di ricordare fa tolta dalle naturali ifi  rieme faremo qui chiaro, come non Jènza caggione gli antichi cojlia  tuironojchc fi debbano primieramente el igere i luoghi . Noi vediamo no*  ruralmente >che chiunque vuole ricorda fi di vn lungo fotti) fi forza  fempre di ricor darfi de luoghi prima , doue quel fittigli auetàjfe ; e poi    ari    K.    gii      Jkmh T ordine^ luoghi} fitto intier amento racconta . Introduce limai  rmgliofc Poeta non fcrtza mifìerio Enea, che battendo h raccontare a Di*  (Ione ciò, che accaduto li fijfi doppò la prej S di Troia, per ricordarft di tut  te le cafri puntola rimemorandofi i luoghi prima, dotte quelle accadute  particolarmente li fino . Partito di Troia fine viene in Tracia. Qmktra  ra la crudel morte di Polidoro . Indi ne viene in’ Deio , doue defcriùe d  empio, c fi mentione del vaticinio di Apollo. Ne viene apprejfo in Gre  ta,e quella bombile peJlilenzaracconta.Comc pòi nell'lfde Strofidi rag*  giona delle Har pie. Nella Città del monte Leucate, attacca alle pone deb  Tempio il feudo jebe tolfr ad Ab ante greco. Neita Cifrò di Buti-oto riuc#  de Andromaohejùr Hàlcno . Ne va in Sicilia \ vede Bina, i Ciclopi ,«  gli more il padre . Simonide Melico ( come Cicerone, è Quintiliano firi^  uono ) per che fi ricordo l'ordine^ il luogo de corniti iti > cb’eran inòrti'  nella rouina di quella cajà, venne ageuolmente à ricordarf di tutti’cbe al*  cimenti non fipeuemoi parenti riconofcerlijper frpelirli. E di qui ne uens  tleegli inpenjiero di firnef arte del ricordare. Ne mi ptjjò imagginare  htomò cojì infinfato efàocco^chépaj] andò per un luogo non uenga tofloi  foieord'arfianchcrjcbe ejfi non uogliaji cofrche qui gli accadevo fi#  ceffi fé àie di molto piacere,}) difiiacere li fijfi. li caùallo di D ario pafi  findo per quel luogo,doue la fira innanzi hauea della Caualla goduto ,  tofìo fi ricordò del fitto,ir annu endo fi caggione } che il fio Gaualiero  nefiljc, corte vuol T rogo, della corona di Perfia adornoMediamo ancho  che ciafcbuno che vuole ricordarft di vn detto, i fitto yfi u^fempre firz  randa incominciar da capo, e figuir poi per ordine : per ciocbe da quello  come da vn filomene à poco à poco à ricordarft del tutto. Ci ricordiamo  con maggior agevolezza delle cofe di Mathematica , le quali fi feguorm  luna l'altra, che non degli A pborifmi di Hipocratt,che fino finza ordine.  Le fiuolèfi le bijìorie^per^uejìacaggior.e fi imparano à mente ancho dui  dònnkctuokfida contodini,ppr che fi comincia daun-espo ,efiuàpmpft\    tardine fine al fini ; Dice Atriflohle nel libre (Idia Rèmmfcema,(he Vm  nimo nojlro fi motte con molta ageuolezza ne’ luoghi , E quantunque ab-  etini per h luoghi iute ridano, l? interpretino i luoghi T opic t ; non dimeni  T bemiflio eccellente Veripantico intende di qufiìi luoghi materiali . M«  che cofi potrà far maà.che con piu ordine un ricordo proceda , che ojjei  guari o a i luoghi de fi figliano l’un l’altro } . Per che dotte non e ordine j  iut e confusone .Ei poi che fi trouano tutte quefie cofi ne’ noflri luoghi,  incominciamo à dijhnguerli,&- à raggioname particolarmente • '   -V ' . : ; .1 ..'- 4 a. . .'l-   §*. * * ■ A * + x % .,!3 I \ i ♦ ‘v* > . ’l V r u \ «3 rM "i*   Come fi debbano clegcre i luoghi* Gap* 4* * *•■ fine *  flra, angolo# filmile. Nella ekttione di quejlo luogo ymuerfale bifegna  éuertire alcune conditiom . Prima che in cfi'o noi halinamo } o uerfidmé  ontinouamente,e che ne jappiamo ogni minima particella \ I peregrini eli  ganfi quello, doueefìnati fieno} douehabliano battuta qualche lor dolce  fidtsfimoneyche quefli piu de gli altri ci fighono refìar impreft nella mea»  moria. Apprejfo, che le parti fue fumo dfifitenttl'una dall'altra, come fis  nò camere, file, fiale, i loggia, palchi^entratr, portichì,0' altri fimili ; Ori*  de debbiamo fiiggire 17 beatici Colonnat i,! giardini le firade, 1? altri "  cofi fimiglianti , poi che non è cofi doue tanta varietà fi ricerchi , quanto  in quefila . Di più che fiano figuenti l’un ì* altra, ciò e che dalle ficaie fi fa*  glia in filabile camere ,djr da quefie alle loggie,e palchi fienza intvrromi  pimento alcuno fra loro,? finalmente fiano quefìi luoghi chiari, & lumia  nofi, perche hauendo à locarui dentro le pitrure delle parole , la poca luce 1  farebbe lorjòfichi i colori,e le pitture infieme con la luce ifltffa monchi    #4    / •    Imi 9 r  e fitr ciò tante uolte , finche gU  habbiamo ottimamente in memoria, tal che firmi in un luogo con gli occhi  chiufi, e AifcorrenAo con la imaginatiua It vaiamo > come fi prefinti ci  fijjero . Nc cirincrefca reiterarli trenta , e cinquanta uolte il giorno, che  quejìo è il fendamene dell'opera . Per ciò che non ejjèndo quefii luoghi  ben fondati, e fijji nella memoria ,fi nói ui Jnbrichcremo [opra altre ima a  gimmonifiuno fiera caufa della deflruthone fie rouina dell’altro Quelle  lofi , chcgiouano d Jàrci ricordare di quello , che non Zappiamo , btfigtta  ohe elle ottimamente fi fippianojaltrimente fi fibrica f òpra l'arena’   Di alcune opinioni confutate* Cap* r#   j ^   S I potrà adunque per do raggioneuolmente incolpare MetroAoro di  vanagloria, è di pazziajpoiche uolendo manififì arci gli unii precetti  della memoria, fi ( come fcriue Quintiliano )i fiuoi luoghi nelle dodeci  imagtni del Zodiaco, doue trecento fijfantn luoghi vi defifie, ponédone un $  per grado : E chi non fi } che ejfindono tutti quefii luoghi filmili, Lr urna  firmi turberanno non poco la memoria nel recitare f e che cfji filano mos  bili, e luoghi tuli, che mai fu huomo che li uedejfie ? Vuole Cicerone, che fi  non potrà alcuno ritrouare tutte le già dette conditioni ne’ luoghi , che fi  •hdnoda cllcgerc,fingafii da fi JleJJòutta Città in una fiolitudine,e quiui a  fi a uolutotà i fuoi luoghi fi eìega } & imagini . la quale opinione aedo io  che dislaccia à tutti coloro, die hanno qualche ifperienza di quefii’ arte, per  t io che potendo noi ritrouare le già dette conditioni reali in ogni luogo, per  de fiopra le imaginationi ordinarie uogliamo noi aggrauar dtpiula memo    % di altre Soie ìmagìnatiorn )Ì phantafini l Die? parimente) che per  ogni decimo luogo fi finga una mano d'oro : le quali coffe a me paiono fu*  perflitioni difutili . Che fi pur ci aggrada far quefile difl in fiotti , potremo  in ogni camera/o fiala locar diece luoghi, òr bauremo d medefimo coma  m odofinza ingombrarci luoghi d'altre nuoue imaginatìont . Se alcuno  in Cicerone legejfcji luoghi douer ejfier lontani trenta piedi l’uno dall'ala  irò, òr alcune altre regole dalle nofìre differenti, non fi ne marauigli , poi  che il fuo intento , è fiato affai differente dal nofìro . bjfo fi Jèruiua di que  fila arte ne’giudttij,doue bifogna recitar concetti ,e non parole ; òr haueg  di bifigno t di luogo ampio , doue hauejfe potuto accomodare diucrjc perfioa  ne, che rapprefèntaffèro ilfitto;&à noi ha mqjlro laijferienzajche co'l  nojlro modo poJJiamo fruirci dell'arte j Lr perii concetti , ir perle paa  rele,òr per ogni (Atra coffa occorrente ; quello,chc non potrà firfii col fiuo.   Onde Ha natoli porre delle perfone  ne’ luoghi* Cap. 6 .   7 A > ' * 3 ?   P lEr ciò che io fino il primo ,fie non twi inganno che uoglb.chc ne y hot  ghigia eletti fi accomodino le perfine, quello, di che gli altri ne fin*  nodi fienza;parmi di fir beneà mo/lrar alcune caggioni,che m'hanno i/iof  fio i ciofire. Coloro, che fiorifero di quejl'arte } quafi per tutte le 'magmi)  ehe figurano per dimofìrar un fatto , ò ungejlo, uanno cercando fra i lo*  ro amici , quale fiia piu attojche fi debba à quello ufi accomodare, & in  porre in cjficutionc quefiio penJiero,ui fi tr amette # fende fitiga, e tema  po;la doue noi ritrouando una perfino dritta in quel luogo, e Rapendone  tutti icoJìumi,e conditi oni ( come diremo appreffò) in un punto nell’atto  de fiderato Accomodiamo ; e potremo fogliarla, e ueflirla ; e figurarla in  tutte quelle ; tozze, e modi che parrà che bifigni. Vediamo anchora, cìie fi  nel luogo Me cofi piemie, et inanimate non fit pone alcuna perfim uiua.    de le dimoflri} fitdaparerqqgeudtmenié tette dimentichiamo, la dotte  con quefia ne trrrannofimpte la memoria e piu defilale piu uiua . A ppref  fi chi non fi, de a figure un luogo ji firlo dagl' altri differente ( de in  quefia arte è molto necejfttrio ) non fi potrebbe ntrouaec cofi piu utile ne  piu commoda, che illocarci perfine utue,che ne djflinguano i luohit\c*  drà ancho chi fitrrà delle noflre regole ifferienza con quanta aUegrczza$  e chiarezza fi uiene al luoco.ouefia collocata alcuna pei fina goduta} o dea  fiderata ; che doue le altre perfine ci danno il ricordo d’urta fola parola >  quefia ne mofirarà un uerfi # e duo uerfi ««(imi : E come in quefìo luogo  ci parrà quefia imaginc uiua,rifilei]e noi  riprendiamogli altri, per che noi aggrauiamo la memoria di molte nuoue  iaaginationi . Alche non accade eh’ io rifionda altro , fe non che fi noi,  grauiamo la memoria di cofi alcuna per una uolta , la difgr aitiamo all'ino  contro d’ \nfimte altre nclfeJfirciào,che noi lodiamo «   Come H debbano locare leperfone , Cap* 7.   N O i porremo ne’ già detk luòghi alcune perfine da noi piu conofiiu  tejnongia qualunque ci capiterà per le mani jìici uerrà in finta (io,  ma firemo una feelta de piu cari amici , di dieceo uentt donne beh fiime,  'le quali habbiamo godutelo amate, 0 reuerite , e di altre tante perfine ridia '  cole, come fino bufoni , e fimilifC ini mefcolarcmo matrone } perfine no*  lih ffime,e perfine uilifftme e con cofloro ancho infìeme firati, preti, fra*  tcelli, fanciulli ,1? altri, che fra loro facciano uarta mcfcolanza, e di tutti  quefii Infogna fiperne i cofiumi ,eilor fitti à pieno con le cofi di loro oc*  cadutecele giocofi principalmente . E ne porremo un per luogo nt?  già difegnati prima, in gu\ fi, che fra loro uengano mefcolaU inficine,   • £ *    V»i dorma, un ’gmanèìvn fraterna finte, un parente : un uecchto finche,  tutti i luoghi riempiamo .E fi non pojjiamo di quefhhauer tanto numeroy  effendo poveri di amici;empiendo i luoghi di perfine communi rijcrberca \  mo per ogni terzo/) quinto luogo una di quelle, accio che in effe la memo a.  ria come fianca armando ui fi ripofi . guffìe perfine fi uogliono cotto?  care in piè dritte nel luogo con le fratte al muro, e con le braccia pendentif  accio che poffiamo noi poi accomodarle in quelle atooni f cbe ne farà necefis -  firio , Hor locate , die le hauremonel luogo , bifigna con gli occhi detta  mente stempiarle al quanto , cpme fi uiue fiffero , ir poffeggtare loro  molte uolte ùicinof toccarle con mano,è chiamarle per dritto, e per rouera  feto tante uolte >che ritrouandoci poi lontani dal luogo ce ne ricordiamo, eoa  me fe prefintiui fòjftmo . 1/ quale effercitio faremo noi per duo giorni  contmoui. Quando vedremo poi che la memoria finza fruga alcuna Jè  ne ricor da, e dopp'o befferemo non ne refla turbata, potremo ben dire , che  quefìoèfigno ch’ella ottimamente le fippia.   *i. . "♦* 7 * > »v f* L : ’-giflY   t V *. . . • . à. *.   Come fi debbano fingere rimaglili  de concetti. Cap* a.   tT Abbiamo ragionato detuoghi , è delle perfine ;ragg\omeifìo  JLl h ora dette imagini , (he è la terza parte e la piu difficile delnojlto  effercitio ; e doue confijle V accortezza ,el giudicio del recitare . Chiamo  io imagine , fimihtudine, idea, firma ,ò fimulacro,(che cofi leritrouo chiaz  mate dagli antichi) quella pittura animata che recamo nella imaginauua  per rapprefentare cofi un fitto, come una parola. P arlaremo prima come  ' ft fingono i fotti, o concetti, e poi paffaremo à dire dette parole, cheèpm  difficile, Per ciò che ogni cofi che fi può fireftpuo dipingere, ma non eoa  fi una par ola, che nónfippiamo,come fia fatta. Q uefle imagni di concetti  _ faranno o fimpìiafi compojle . Chiamò fimplici quelle , che fi potino    una parola diptngcre)Compoflc quel? altre, che con piu f una fatela, quara  io bifigna raccontarfi il fattoinaero. Per cfjempio.s’io uoglio raccordate  mi Jòlo della fàuoltt di Andromeda , fingerà la perfina del luocò ignuda,  legata a un fioglio con catene di fèrro, tutta tramortita^ piangente . Ma fi  io vorrò ricordarmi duna Jauola ò btjloria intiera,doue interuengono pia  perfine, ridurrò il fitto in quella breue fcmma,e di perfine , e di co fi > chi  Jta pojftbile, accomodandola al luogo > Et inqueflo mi piace imitar i pitto?  ri^ouero gli poeti Xragici,'oC omicide Jctpprerappre fintano la lor fiìh  la con quelle piu puocbe perfine che poffonoi Ne ehij hria cofì piena di  varietà di cofi,che diece perfine non b fiino a rappre fintarla . Se a me  piace di ricordarmidella hijloria degli Ke,quàndofurono cacciati di R ot  ma. Tingo rieia prima imagine T arquinio inbabim reale ò con vna ffada  •n manose ch’habbia vna donna ignuda infino nel fecondo luogo, la quale  fingerò che fia L ucretia,che piangendo uolgagliocchi al dèlo in atto, che  dimoflri cedere à fòrza alla uoglia dtshonejla fila. Tingeremo, terza pefia  n a parimente Lucretia afflitta ir dogliofàraggionareaUa quarta per fia  ttaufiita da Collcttino ,il quale fla attonito ad ofiolatria; Ir ella cauacofi  Impugnata difètto la utflè y fincfcrifcamomlmente il petfo.lAquinta per  fina wimagincanchiRealc con la corona toltali di tejlafe dal fuo folio dea  poflafiràmedefmamcnte T arquinio. E coft nel medefmo modo firn*  pre ci onderemo dipingendo la bifloria tutta Philomena in queflo modo  iifinfiintolaUhfioriàde’fioifùcceJftjquandolamfirQà Progne fua  fittila ; doue ejfireffi. tutti quegli atti principaliirte* quali confifleua la ina  telligentia del fiuto. Di qufia maniera era la memoria di Cicerone, berta  thè egli in un luogo filofingefft [a hifloria tutta ; la douenot co*l nojlrt  ordine Tbabbiamoancbo effreffad firfi con piu ordine racconterajfi • :  P affiamo bora a raggionar delle parole. , i [' ■  et fileremo alt  A. V A quanto per trattar di cofi non poco necejjaria alle noflre regole ;  E firkyche hauendo infegnata , e mojlra l’arte del ricordare } magniamo  qui anebo l’arte deldtmenticarft • Di quffo noflro ejjcrdtio una parte ne  è jhbilcjunaltra mobile . Stabde fino i luoghi, e le perfine . Mobile fino  limagini cofi de concetti, come delle parole « Uluoco fa quello effetto in  quejio efferctio,chefa la caria inuernicatv,o pietra de compofitori di Mu  fica . Le perfine fino le righe, che iui fino, le imagini fino le note, che ui fi  fanno di fipra>cfiruito >chcfièil compofmre di quelle , firegadole con  fi>uto,b con un panno bumido le manda ùia, per firuirfi della carta per l' al  tra wlta . Noi delle cofi, che recitiamo, di alcune uogliamo a fatto dimena  tic arci te altre uogliamo che tomamente ne refiino nella memoria. Vos  'Aliamo dimenticarci di quelle parole, ò concetti, cheti poniamo in memoria  ’éarà di per affidar art,e difi orzar l’ingegno, e recitate che l habiamo y non  te ne firuiamo piu dirimente . Il medefmo dico di quelle cofi , che redo  Homo a pompdfa ai oJ1entmonc,quafi per vn gran miracolo / una tana  ta fiUati, di memoria. E ne ho ueduti io non pochi farne le marauiglie.  Vogliamo anelo dimenticarci delle comedie f deHeletuniy delle Orattoni, e  Prediche/percbe fatta U rapprefintatione poco adiriamo, che elle ci rea  fiino ; anzi procuriamo dliauer i luoghi uacùi.e netti per poter firuirccne  deir altre uoltr, Il per che bifigna imitare i pittori ,i quali dijfiaccndo loro  il ritratto,con ingejfire di nuouo la tcuola y la redono bianca r preparati  per la nuoua pittura . A quejìo modo bfigna,clje noi con vnaffogrta in*  tinta di rubrica tfcancelhamo tutte k imagini fatte , e con gli occhi della  mente vediamo tutte le perfine ignudo, e con le braccia penderti , o rac a  coltela lenzuola biancheirte andiamo difeorrendo con la memoria tre fa  quattro volte } facendo penfiero,tomc fi mai noi figurate l’hauejjimo f €  che mai ptù nonjvi ritornino. Di quefiiprecctà banca di bjfigno The a  melode ( come feriti^ Cicero**) che ejfindg dimandato da S moiude ,    fc egli volata imparare Torte ài ricordarft , rjfiofi > eh ejfo lenirebbe  piu volentieri l’arte di dimenticar fi apparati , per potere di quelle cofi  dimenticar fi , che ejfo defideraua di [[cancellar fi dalla memoria . Ma  quelle cofi che vogliamo ricordarci , che ci paiono vtili j e necejprrie : bis  j legna doppo di hauerle recitate in quefo modo otto , e dieci volte , indi à  poche bore far il medefmo , cofi per alquanti giorni , e la notte in quel fts  lenti o , che gli occhi fin riuocati dalle cofi finfibili , à vero la mattina per  far il cercbro meglio dijfojlo , per ejferegia digejìi , e confumati i va*  pori del cibo , bifigna far ancho firmo penfiero alle imagini recitando*  accio che s’imprimano bene nella memoria ; che poi fi ben vogliamo , non  ce ne pofftamo dimenticare ; per non ejfir altro memoria , ch’un habito  di tener firmo le imagini . Però veggiamo i tardi di memoria dopp'o, che  hanno imparata vna cofi non dimenticar {eia più : per ciò che confidando  poco a fi Jlejft , fanno con tutto il penfiero all’effetto 4 el ricordare, la dos  ucgli ingenioft confidati nella bontà dell’ingegno , poco dopp'o d'kauera  ! recitato fi ne dimenticano.   • i   Come pofliamo ricordarci delle parole  : dal Proprio. . Cap* io*   H Orrt raggionaremo , come pojffimo ricordarci delle parole , opri  più difficile dalla pajfata . A ciò fare terremo vna regola da Aris  Jloicle nel libro della remmjcenm , che ci ricordiamo delle cofi > ò dal  proprio * ò dal fimile * o dal contrario . Noi di ciafcbeduna di quejle fi*  remo particolar raggionamento , cominciando dal Proprio * Le parole ,  che ci occorrono à ricordare , altre hanno le loro imagini , altre ne fan*  Hodifinxa . Chiamo io quelle parole bauereje imagini , che dinotano*  cofi materiali jomeTAVOLA)che è un legno piano, ò PIETRA, che  Jèra calce * marmo ,'ocrtta cotta : A kun altre ne faranno di finita*  ft come qoefla proli PERCHE ,\yw T £ N T O,    àieTun dinota v« dimandar cè cominciaremo da quef1e>cke fi fon dette) per ejfer piu fk t  cili : per che ciafcùno hauendo à dipingere quejle nella memoria, [apra me  glio dipingere una mola ò pietra ; che un perchefo tanto j che non fa come  fumo fitti . Co/i l'ingegno di colui, che fi eserciterà, s auezzerà à pocojà  poco à ricor darfi . Ajcolta:Not della prima parola, che uogliamo ricordar  esporremo l’imagine in mano della prima perfona , che habbiamo lacata  nel primo luogo, e la dipingeremo qui con laimaginatiua,come diremo Off  prejfofe fingeremo quella perfòna tenerla in quello atto , che fi con fà più  Con l’età , co'l portamento , e co’ fuoi cofium 't ; che come habbiamo prima  ietto, bijògnahauerlilenijfimo conofciutì « Se darà per cafo VCELLO.j  e toccherà ad un figliuolo, ci imaginaremo un vcellaccio grande, che lo ten  ga abbracciato, e cinto, come habbtam uifio l’aquila con Ganimede. Se toc?  cherà il medefmo ad una meretrice, la fingeremo tenerlo nel grembo Jlret  lo, come habbtam uifio Leda tener Gioue mutato in Cigno.Se toccherà ad  un cuoco che lo Jlia,ad arrojlire . Ma jè per cafe dirà T ORO; è tocche*  rà ad vngiouanc gagliardo, lo fingeremo Jìarin quell’atto co*/ toro, che  habbiamo uifio in più-ritratti H ercole con Acheloo, Se ad un uillano, nella  gufa che Argo pafceua lo vacca. Se ad una vergine 3 che ui feda fipra, e  ut Jcherzi,e lo inghirlandi) come fi legge di Europa : Se ad una meretrice  qual ne deferiueno i Poeti , Pafifi congionta con quello . Daremo urialà^  tro ejfempio , Se dirà CORNO , e toccherà ad un facerdote)Ct imagmere *  ino un fàcerdote antico che tenga una uitnma per unxprno. V na uergine>  (he l’habbia pieno di fiori, e di fiuta ncliaguifà che le ninfi Notaci tengo#  no il Cornucopia# che unànergine fi-fàccia dormir nel grembo un Leo a  corno ) che co’l fùono della Citerà , ue lo halite indotto ,‘Vn cacciatore 4  qual habbiam uifio Adone per le Jèlue . Vn infime detia moglie, come  A leeone lacerato da-Qm ; e filmili imaginano ni cfxpvffpno ejjert infinte^   - « fr.U    fr. Il mete fimo firn alla feconda parola, dipingendola aìU feconda Peri  fina, co ft della terza in fino all‘ulama,Jìn die fiano ripieni i luoghi Dopo»  comincieremo a recitarle da capo tutte, e dimenticandoci di akunajlcjvres  mo di nuouo la figurationc;apprcJfi le reciteremo a rouerfeio , poi trala*  /daremo le Jparijpoi reciteremo le trdafàate : ne penfire che fia piu dijji  àie dirle a rouerfcio t che a dritto,per che hauendo le parole dipinte ne’ luo  ghi ( come colui ,che ha le parole deferitte fipra vna carta) poco li fard cofi  . dal capOiCome dal fine recttarlc;e do farai il giorno tante uolte, finche eoa  nqfcerai, che db ft faccia poi finza fatica veruna. . t   *>, *MÌk « **!.**» m* j . V- ■ • Hs'*« it-   ik - Alcune conditioni che (i ricercano alle  r Imagini. Cap« n.    Perche auiene Mora, che dipingendo Umagine d’una parola , 0  fatto non ne fouuiene con quella ageuolezza,che noi uorremo, 0 no  ce ne ricordiamo punto;per do che non di tutte le figuratiorn , che fingia 0  «no, ci poffiamo noi ricordare;rcnderemo noi la caggione,onde pojfa acca 9  dere, aedo che effircitandod in qucflo,ricorriamofimprc in quel modo di  imaginare,che ne tenga,la memoria e piudefla , e piu yiua ; e non dicano  gli poco esercitati al ricordare, che piu lofio fi ricorderanno da per loro di  una parola finza l’aiuto diqucfl* arte jche per quella fila parola non farano  no in ricordar fi del luogo, detta per fina, e della Imagine . Noi per confa  guir qurflo lamineremo per quella firada , per la quale la natura iflcjfi «  c guida jn tutte le cofi artefice marauigliofa . Mediamo naturalmente, che  dette cofi prime, e nuoue d ricordiamo affai uolctiticri: Io mi ricordo me #  gito dette fiuolc mal compoflc } cbc mi recituua la bada mia qua/tdo io era  fnnciullo t cbe di quelle ,che leggo ogni di ne’Poeti;pcr affimi in quel lem  po ogni cofi prima è nuoua,come dice Aratotele, e non come dice Attieni   : i fanciulli Uno lantani da oem {enfierò Jt   C    da noiofc fàjlidió , Veliamo anchórd:che ri ricordiamo Ielle eojè marauta  gl iofejper che la marauiglia najce Ma nouita,Ci ricordiamo anchora dei  le cofe rare, ir inufitare per che ne taufino marauiglia, eia furo fi ricora  Aera piu d’un C ometn apparsele delle J Ielle, che habbia vifìe Ceffate dia  Jtorrere per lo (telo, piu d’un EcliJJe del Solere della Luna;ptu d’ur, ara  co celejle di notte, che dt giorno, per ejjere cofe più rare . Per ciò che delle  eojc.che ogni giorno facciamo ci dimentichiamo affai uoluntieri . Ci ria  cordiamo ancho delle cofe fàcilmente, che ne muouono à giuoco , i i rt(è;  Per che il rifi najce dalla marauigUa,e le cofe piu tofìo dtshonefìe^e bruto  te ci fanno ridere ,che le buone . Ci ricordiamo piu della gentil dorma, e  dell’ a fino, die ne defenue Apuleio, cìie delHionorato atto di Regolo j ò di  MutioSceuola. Ci ricordiamo anchora delle cofe che ne piacciono, ir an  chora,che non uoglidmo la memoria ce le rapprefinta dinamica doue de fa  te. cofe, che ne diffiacciono gonfilo non ce ne ricordiamo , ma le alhorrfa  mo ancho co'l penfiero,e fuggmo piu che pojfamo il ricordo di loro con  la imaginatiua . Le cofe bombili, e ffaucnteuoli ci danno anchora caufa di .  ricordo ; per che l’borribiltà del fatto, d tiene per qualche tempo l’animo  fercoffo,e foJfefo,e cbicordiamo piu di coloro, che muoiono per fet^a di .  gtrocijfmcgiuflitic, che di coloro, che muoiono di film, ò d’altre malattie . ...  Ci ricordiamo anchora delle cofè varie fra loro, e differenti ,chefe ne ■  òli 3 e nella Mufuacida piu diletto la varietà , che l’abondan^a , nelle  cofè della j ittura , e della martoria fono non filo vtdi , ma necejj'arie ; di •  vna pittura di Michel Agnolo, o di Tittano ci ricordiamo meglio , che  di quella d’un pittore comune ; perche doue in quejìe fi veggono ogni :  giorno cofè filamenti Ordinane , cofi in quelle fi veggono dtuerfi mouia  menti , ir infilile attitudini ♦ Se adunque ciò conojciamo , per che non -,  debbiamo noi figuir quello , thè fa Natura ifleffa ri rnofìra 1 Hora con  ogni noflro penfiero alfigurarc facciamo le imaginationi nelle perfine »  de gagliardamente muouano le membra , che imitinogli atti degli Ijlria .    ni , piu del fiUito granii , ornati ii colori splendenti l e viui,  t bruttezze incomparabili , e di altri p radicamenti , che  ne rapprefintmo all'animo una nuoua forane, marauigliofi , mu finita +  piaceuole , varia , c faauenteuole pittura . Si io voglio ricordarmi ii  INNAMORATO; non fingerò la perfino del luogho ben ve a  fiita , ir acconcia fijjnrare > e fir fintili altre co fi conuementi ad vn  gentiluomo innamorato ; ma la dipingerò qual deferiue Ouidio Polifit  ■ mo innamorato, con la falce raderfi la barba , co’l rajìro pettinar fi la tea  fia;ffacchiarfi nell’ acqua; con vnflr omento di mufica forano finare,e  cantare . Per che ejfinio cofi ridicola timagine , mi defiera con maga  gior ageuolezza il ricordo nella memoria . Il fonile farai ancho nettale  • tre cofi*      Onde fia nato il ricordar dal Simile; e  come fi faccia* Cap« 12.    S Jamogiontìiraggionarc, come fi pojfano dipingere quelle parole J  chejìanno finza le loro imagini ; il che è opra dijficiùjfima , e doue  fia tutta l'importanza dell’arte. Per do che dice Ariffotelc, ejjer net  eejfario k ciafauno j che faecola > che vada fae colando l’imagim & queU  la cofi t ne può l'intelletto noflro vfir il fuo vfacio , fi £ intorno non fi  gli rapprejènta Immagine di quella . Onde non confijlcndo in altro quet  fi* arte > che nello cfarimerc intieramente in difigno nella memoria il rit  tratto delle parole ; come potrà chi far il volefie a gufi di eccellente pitt  tore fi ngcrc con l'imaginatiua,ò mojhrar in difigno cofajche egliifìcjfi  no fàppia come fatta fi fiaitìora duque forziamoci di moflrar molte rego  kjc uie, accio che hauédole J* esercitate dindzi tutte ) fi uada firuendo di  quelle, che più proto li uegono,e più comode fi le ritrouaie co queflo fi reco  f c/i la fatiga del faito.U feudo modo adùque, che babbiamo detto di [opra    Jìc il ri cordar/ dal Sfatile, e queflo modo daremo noi a quelle parole, che  non hanno imagmi . Chiamo io queflo modo dal fimile.per ciò che non ha  uendo le lor proprie imagini quefìeparolejaremo loro le propinque, affi*  ni, e fi non in tutto, almeno raffomiglianti in qualche parte. Ma prima, che  di quejlojàcciamo parola, parmi conueneuole a narrare alcune caggiìrà >   , onde filmiamo noi che queflo modo ne pojfa efiergioucuole in qualche par.  te . Che vnjimile ci faccia ricordare d'uri altra cefi fimile/ecofi funda*  tu fui naturale, e l if peri mentiamo ogni giorno . Ogni madre, che uedrà  un JìgUuolotch’habligliocchiye la faccia, e le mani ,e'lgeJlo di alcun fio,  figlio^chegia gran tempo non hahbia ueduto,fine ricorda fibitv. Andro  machc uedendò Afcanio figliuolo dt F neaper la fimiglianza degli occhi,  delle mani, e del volto fi ricorda del fùo Ajhanatte , onde piange, egli (à  prefinti . Sempre, che ueggo una donna, che quando parlalo ride fi certi  mpuimenti di labbra,e di facciami ricordo dt un* altra donna conofciuta,  che ridendo, ò parlando ficea fimiì atti. Sempre thè fintiti) cantare l'aria  Sun madrigale, ch’hablia alcuna fimiglianza con alcun altro, mi ricordo  di quello^ di chi lo cantaua . La fimiglianza c nel predicamene della ree ,  lattone : conofciuto un e [Iremo , e fòrza che Ji conofca l’altro . C ofa di  troppo gran fiocco, e finza mente firia,che hauendo locata una parola fio  mile ad un'altra, e finttndo,o ueggendo quella non cene fitiuenga fibito.   E fi ben fintiamo in noi un cere che di /confidarci , non ce ne /marnami  però punto. per che la memoria nofira ancbora,chc non uogliamo,lo ci torà  ita per fina fa mente.   Come polliamo ricordarci dall’ Aggiuns , ^ *   - ti od e* Gap* 15.   ' > . • - r’   «L itfr V T ™ •»; ^7?.' r\ * *'£'■ * r l ' J ^** . r **» * ' a   H Oro trattiamo k flette detSimileJe quali fino molte, e le Jiuideo  remo in due parti/ una terremo dalla intesone dela parola? l'dtrp.    dalla frittura, dai con fiderando come ellafìl, cmincktremo h quefìa,  che e lene afficurarààn quella, ch‘è piu certa dell’ altre. La chiamo dalla  fcrit tura, per che occorrendo una parola, la cui fignificatione non ajjomiz  glia ad alcuna altrado alterando quelle lèttere, ò frllabe > che la componga  no de darò famigliatila nel fuono . De’ modi d‘ alterarla non mi fi untene  bora piu di cinque. Aggiungere, Mancare, Trajjwrre, Mutare,}: Parure.  C ominciaremo dall* aggiungere j il (piale può ejftrc nel principio, è nel  ~.me^zo,b nel fine della ditaone . Chiamo io aggiungere nel principio  della ditti onestila figura cb’igr ematici chiamano Prolhefis, de fifa  aggiungendo una fillaba,b al meno una lettera al principio, come con magi  gtor prontezza ,ò comodità ne occorre in mente . S’io uorro ricordarmi di  CH E, non fitprei,chc imaginarmi da porre in mano delle perfine, ò ne*  luoghi , ma , aggiungendo una lettera O nel principio della ditaone diri  OCHE, che fino le Papere, quejìi animali in mano della perfetta mi fa  ranno ricordare di ChE.llmcdcfimo faro a LOMBO, per aggeuolan  mi tifilo ricordo, per che fi io aggiungo la fillaba CO nel principio, barn  rbCOLOMBO,quefìo animale adunque mi farà ricordare dùLO M  BO. Farò amhora nel mezzo della dittione l’ aggiuntone di una fillabafi  lettera, Ì7 4 e da Grammatici chiamata quefla figura Epcnthefi. Se io cera  co ricordarmi di R I A, che non fi come fìtafitta , aggiungendo un V nèl  me^zo dirà RIVA, vna rtua adunque, b vero vn colie fiorito in quel  luogo mi darà il ricordo di RI A; cofi per ricordarmi di I N S T R Q,  porrò nel mezzo CHIO.è dirà INCHIOSTRO) le manilla fàccia  dela per fina del luogo imbrattata di inchitni firà ricordare di I N*  ST RO. Qucflo parimente faremo nel ultimo , aggiungendoui pur una  fillaba come per ricordami di FINE aggiungerò ST R A, e fàrà T h  NESTR A, che fi bene come fia fittmeoft à DI aggiungerò vn O fedi  ÙD I O, chiamata pur da Grammatici Proparalejfifi Paragoge* > .   Hf* 1 ■ -***- ■« ■    Come portiamo ricordarci dal %   v Mancamento» Gap» ' >   S Egutil Mancamento, che e il contrario di (fucilo, che habbiamo dettò,  mancando dal principio ; dal mezzo , edal fine della dittione alcuna  lettera ,ò fillaba ; e prima ragioneremo del principio y chiamando tfuejìa  figura con i Granatici Apherefijir auerra,chc terremo al principio del  la dittione.lncontrandomi a ricordar di SPERO j togliendo il primo  e dirà COSCIE : fingerò aduna  ape la perfina del luoco moftrarmi le cofcie , e mi Jòuucrrà ancho fubito  di CONOSCE ,eda Grammatici c chiamata quejla figura di torre di  mezzo la dittione > Sincopa. Atterrii il medefmo alla fine della dittione^  Occorrerà CAN IT ferrò l’ultima, e dina CANI > Ecco duo cani in*  fieme mi daranno C ANIT . Se uorrò ricordarmi di SOLEMO , vn  SO LE mifirà ricordar di SO LEMO : togliendo parimente quella [il*  laba MO tire detta quejla Apocope *   k ' r v.,." * * & -*•' W " * * * rv V v ì -‘‘-t   Come polliamo ricordarci pet lottai  » fponimento* Cap* ir»   I L traffonimcnto auiene ogni uolta,che le lettere, ò filiale della dittione  mutano luogo fia loro.P rima diremo del traffonimcnto delle lettere*  Ciò è della prima aU'ultima,della feconda alla penultima, e cofi di mona,  in mano dell’ due. Se mi uorrò ricordar di ROM Avvolgerò tutte le fd    tale al touerfciofi irta A MOR , vrt Cupitine m mattò, curro all'ract  àato con la per fona del luogo mi porràinmentojROMA.Si trafiongos  no medefimantfnto le filiale , cóme dicendo R EGO ; che non fi come fa  fittvìvolgo Infeconda fittala al primo luogo } t la prima àtt’t ihma,c dirò  CORE, potrà meglio dipingerfiun CORE, che vn R ECO . Cefi di  R 1SEM I , porro fióre MISERI ; che ficn le filiale riuolte.Si potranno  anchora trofporre le lettere altiimcnte ponendo la fecondò al primo luogo  • non mutando le ah e } come vedendo ricordarmi di ALT O , porrò la Jet  tonda lettere L al primo luogo poi quelle, che figuono, e dirà LATO, la  perfino del luogo tvccandofi il lato, mi fitrà ricordar di ALTO . Il me*  dejmo porremo far attefittabe: Se per tifo eeicarò ricordarmi LO ME*  N l, pongo la feconda fittala M E manzi ,e dirà cofi trafijwfiìa M ELO*  NI» Ecco duo meloni in mano delt afifidente del luogo, mi fiora ricordare  del primo . Il fimile fiorai degli altri traff>oriimenti,ché pofifono effereim  Jmti t e bqfimo quefiìi effempi.per non efijèr piu lungo. *   ' v ■ Come polliamo ricordarci per la ' '  mutatione. Cap. ier cafi ricordarmi di SELO , utdo ìb  mutando le uocali potrà dir SOLO, anchora SALE, e SOLE. Se narrò  gncborn ricordarmi di una donna chiamata MENICA, me ne ricorderò  fingendo vn MANICO di fiata/* di Qppa, fingendo parimente vn  iMONACO,e ftmiU.Per SA GG IO ; SEGGIA , per BENCHÉ  vn BANCO , per PARLA, PERLA : tAa pajiamo alla diutfione.    I L diuidere,che faremo della dittione in piu fillttbe,e una di quelle par?   tijche fono ytìlifftmc a farci ricordare.pcr che ne nafcenonjolo il por?  te a memoria ogni cofa che occorre j ma di qualunque nomejìrano , bar?  laro,& inulto, che fùffe . Ma parliamo prima come fi fàccia quefìa dia  ui fotte in partì fignificatìue , per che fegliono occorrere, alcuni nomi, de  ancho diuift figtòfi canone poi riforniremo di quelli, le cui parti nonfàps  piamo a chi aJfomigliarle.Occorrendo per.auentura AMOROSA >s'io  {fluido per me^zo quefìa parola diri) AMO , ROSA J fìngendo dun~  que vn Amoda prender pefc i , & yna pùnta di Kofi mi fòri ricordar  \ A MOROS A , che , fi intiero fife non faprei ritromlo . Il medefi   mofrrcmoàSOLEKE'ChediufodiràSQLEieKE'VnReaiun*   que yefìito col Scettro^ conia corona, e con yn Sole di legno, quale ftam  filiti veder dipinto, ci farà ricordar di quello. Coftanchora di APOL*  LO DORO* Vn A polline indorato. Vegliamo b era all’altra parte . Di*  uidaft il nome Jlranoin tutte le Jueftllabe,c daremo per ognifillaba alcun  fogno mannaie in mano dela perfina del luogo, il cui nomo cominci da  , % quella ftlkka r Con yneffimpio mi farò meglio intendere V olendomi     t    Come polliamo ricordarci dalla  diuifione* Cap* 17 .     U /empiici A Diofcòtidc, 'cfimAi Cmè STÀEfLODEttDR A}  li prima fillaba e STA. trio fingerò la prima perfona tener in mani  una Jìatua A marmo . FI nell’altra un ramo A fico : LO > ne* pick una  locujìa. DEN , chef altra perfona co una mano fi tocchi uniente.DRA  e con l’altra abbracci un D ragoneionde legenda le prime fiUabe di    1.! - j t o. r ; Coti che fegno debbiamo fegnaile ^ n, jff  Z'm  un   A T A perche patria dir colui, chela da fir effreitio A epuffarte , à  1’ Ichcfcgno potrò conofcereio t fi in la figura ui è aggiunto, mancar  io jfrdjpojlo.fò altramente alterato i perciò che guardandoti mfap  ri piu Affetti à ricordarmi A ciò che-mi magmi , che dela fola parola  ifìeffa . A queflp noi ripareremo con uuabreue regola, che dobbiamo cefi  figurarci la pittura come è la co fa ifìeffa . S e io ho aggiunto alla dittione >  torri alla figvra,efi ho tplfp ui aggiungerò ,ò la mtarò mediche parte,  come pcreffempio, (colendo ricordarci di CHE mifinfi 3ueOCHE>  per Amojlrart chefa letterati capo, della ditone c fouerchiaj smammi  Capo all’oche ,e le fingeremo cofi, acfipchc il mancamento Alle teff alti    pH !  muttrafi parimente ifs  tUnW fiu VnfliENNAflratmdinmaccn le piume ritcrte^un BAN*  CO rifinito , un SO L E cdifjaàjt tenebrò fc, òr una PERLA tqal con  da in quella parte mutata, doue habbiamo di lei fitta la mutotione.La Db  uifione fi una   ROSA cui manchilo aktyfìe^altdti’jÀPQÌ&QtndoratD: rotto per  mezzo, et fimili figurati ori come piu n piacciono^ ti uegono à uerfo.Ne ti    w r* jy m j „ jti '*jri i » . o   pen fi » tfijnd’ u tòtrinciàua c irosi 'in fcr mt&c |?|*   .‘^1 ri ©drtfcfofà lafctitttì£i     regole,che altro noi non vogliamo xth'uftre interini in uece delle le t ter e t  per patrie depingcrc nella memoria .Il T empo lo dipingeano figurane  Jo il Sole ,x là, Lurknii faggif* cbequtflì fmetmrù o emfdfe m   fo ..Perii Moruk dipittgeanavo Serpe.lon inbocca-jjl Serpe è  punteggiate di oro 3 òr dipinte dt fiutane , che r effe mkaH jietvtm la  jlelle , è rotondo fenkh 'principio 3 e fcn^ofne^Qmé tl 'cmkofd&klo:}  rinuoua di fiogUa alla primauera , •   •v-Và 1* Y;V.'U-A ‘ • V é* :   5 **>$•*. r '« r ’ i . r r- m iwfci&t "t\r: o*   T "yOtremo parimente col Gejlo effimere alcune fgwfimonidi paro  A le ; e ne diremo piu particolarmente quache non barbiamo fitto rag ?  gionando delle I magini de* concetti, e dtquejlo potremo fruirci con molta  comodità, per ciò che à firci ricordare la perfino del luogo figurata inquel  gffio; ne porge molto vtile , e quella pittura figurata in un decente   gefìoj quantunque taccia, che non paia che raggioni , & efjrimi « fio* con  detti piu che la voce vma tVn muto effitme coi Gejlo ciò che egli de fiz  dera ,'V fóndo le mani in uecedi lingua » Philomena efireffi col gejlo  dia ferrila più chiaramente la violenza vfatde daTereo , che non fice  con la pittura* N efil cifignificano quijli atti nelli hnomini , ma neUi  animali ondo, che io*i filo mouerfi ci accennano ciò che ejfi defiderano.   Chi non giudica /thè dinoti humiltà vn capo chef a inchinato alla dea  fira , vnritto arroganza , piegato innanzi accetta, ti pendente in dietro  neghi deche con bocca, mani , e con ogni altro membro del corpo non fi  fojfino dimjk'are infinite pajfmi fi parole ì Chi non giudicara mejlo,  et di mah voglia vno ,che ft veggSpalhdonel volto ,con la fronte dea  prefiy col collo languido , e pigró intuiti ifinfi,e nelle fòrze dir un*  altro infiammato (tira, thè hahbiail colore gli occh gonfi ,cr (facondo,  t rutre le membra nfiritite, e fiia èon tutta la perfimtin moto gagliar difi  fimod Jf of occorrendoci adunque (come per cafifi IMBRIACO   ^ a ' '   V* * - a I •• # ^ v -* ■    fìngeremo quella perfètta in imagine , quale veliamo deferita Sileno da  Vergilio ;Jìar dijlefo in terra me^go finnacchiofi , con le vene gonfie di  vino , con vna corona difirondi di vite, con yn fiafeo , che gli fenda via  cino , a cui la N infa Egle dipinga la faccia di mora rojjc ♦ V cigliamo ria  cordarci di I N VI DIOSÒ, fingeremo quella perfena guaine deferiite  O uidio l’inuidia ,Jederin terra facendofi cibo de jer penti ,femprc meta  ero , fofairando , e piangendo } di faccia pallida ,col guardo torto , co denti  ruggmofi ) egli difiilli veleno dalla bocca . Se anchora dicejli OCCI*  DE j qual ancho Vergilio ne dejcriue Enea fipraTumo, il quale confe  braccia JòpplicheuolijCt djflejò interra chieda perdono^ Enea minaccia  te gli habiiafittu la Spada nel petto . Il filmile farai nell’ altre parole, che  ft potranno efarimcrc co’lgejlo.Cofi chi con le braccia aperte,chi con dia  Jlefi t chi dritti , chi piegati ,et finalmente tutti in diuerfe attioni faggen a  do quanto fi pojfa ? atto dell’uno rajfomigliarfi con l’altro, acciochcal rea  àmre non pigliammo errore.   V w .   Come ci polliamo ricordare dal " ; ’ r - '   1 -3 ' Contrario ♦ Cap* ai. j   Vf 7 % . 0» , ^   73 Efìami quejla terza j Ir vltima parte a trattare , ciò e come ci pof  fi amo ricordare dal contrario > il che io promifi al principio , quatta  io infegnai et ricordar dal proprio . Il ricordar dal contrario ci porge non  piccola vnlità ;per ciò che ciafcuno per vno ejìremo fi ricorda dcllaltro  eferemo . 1/ color nero mi farà ricordar del bianco , nella infamità mi  ricorderò della finita > e nella infelicità fempre della pajfita felicità . Ina  Produce Euripide tìccuba nella fra T rageìta, che ritrouandofi nel colmo  della infelicità che hauea dt bifogtto d’ognt cafi, rtcordarfi del colmo della  Jùa felicità ; dclrcgno dejf flfia> de cinquantafigli , e cinquanta nuore,  del Marito , della cafi tonto ricca : ir iHuflre .Nel caldo ci ricordiamo  \    Helfeido, 1 caualierì Tranztfi combattendo neU'cJferdto di Morto  Craffo contro i Parthijper lo caldo che fintiuano fi ricordauanodelfed  do di Francia, e per lafite che papuano j fi ricord auano di tutte quelle ac 0  guef’iui haueano vfie. ,   Ma prima , che mi parta di raggiane di queflo, racconterò anchora un al  tira regola, che non fife la debbo dal contrario, ò da altro chiamare, che fi fi  ra fra quante ne babbiamo raccontate digrandiffimogiouamcntv. La refi  ■gobi c quejla,che colui haura da fcruirfi di quefl'arte , elegaft primierafi  •niente in de vfifi nt haura a firuire , ciò e fi in predicare, b in ree idre  O rationifi altre co fi fé pojforìo ejfcrc tafanitele fra queflo fio v (ò eleg  ■gafi da dufcnto ò trecento parole , che ptìtgli firuorw, e piu gli .intinte#  rgono,e che meno fi pojfino ajfomgliare , per ciò .che quejìe parole piu  dell’ altre ci f cglione effir molefic al ricordare . Soia ci fama di quelle  daremo un figno manale jò dal contrio/o dui diffamile, a come a lui meglio  piacerà elegerle, e quefie notarle in un librone porfile beniffimo à memo;  tiaytedo che occorrendo al ricordare le potigli in mano delle perfine del  luogo in uece defle'parolé . Fingerò fa me j che una gran 'Zucca dica  POI CHE, vn Melone dica POSCIA, vn Ccdruolo DAL, vw  Tomo P ER y e fmilijcofi con molta prefie^a locaremo le imagini alle  parole fenza andar molto vagando con l'tmaginatiua per porle , e pat irne»  te con molta prefezza uedendole con l'intelletto ci ricordiamo delle parò*  le . Quel la regola è tolta da coloro f e raccogiicuano le orationi antica  mente dalli vtua voce mentre fi recitauanont’l Senato f e con certe tifica^  refi caratteri da loro imaginati alle parole piu occorrenti } le Jcriueuano  (on molta jtgeuole^za.e.Fu quefia regola molto commendata da Greci  per mio parere fé fcrijfero dt qu fi’ arte, ammonendo coloro f e hauea*  noà fr tpieflja profcJfione,ne haucjfcro à memoriiynagran moltttydi fi,  La quaU opinione à torto Cdcerom. la ri prende, intendetiJojtfpiwenfy  U da quello f che faa.penfindofi., che 'a tutte le Rarefi che,pq^

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