Tuesday, July 2, 2024

GRICE ITALICO A/Z I

 

Grice ed Iacono: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Girgenti). Filosofo italiano. Grice: “I love Iacono; for one, he has taken Marx’s chapter on cooperation in Das Kapital seriously; but as he notes, Marx subverts the order, the symbolic interaction becomes a super-structure! Iacono recognises the perplexities of shared intentionality, and finds ways to deal with them conceptually –Insegna a Pisa. Fra i filosofi che si sono interessati ai rapporti storici e teorici della filosofia con l’antropologia e la politica. Si occupa di epistemologia della complessità (“L'evento e l'osservatore”, Bergamo). Fonda “Ichnos,” Laboratorio filosofico sulla complessità. La sua ricerca mostra un costante confronto con la filosofia antica: al riguardo, si dedica all’analisi di nozioni quali feticismo, paura e meraviglia, e all'indagine epistemologica sul tema dell'osservatore. Tali ricerche gravitano attorno ad una riflessione sul tema dell'”altro” nelle relazioni storico-sociali e politiche: da qui i saggi sulle triadi concettuali autonomia, potere, minorità e storia, verità, finzione.  Ne “Il borghese e il selvaggio” analizza l'influenza la figura di Robinson Crusoe nei paradigmi filosofico-economici di Turgot e Smith rilevando gli elementi di antropologia occidentalista là dove la rappresentazione teorica della società e della storia si mostrava nei suoi aspetti apparentemente semplici, ovvi e trasparenti tali da nascondere con l'evidenza i presupposti del punto di vista coloniale.  In “Il feticismo” (Milano) studia la genealogia del concetto dalla sua origine nell'illuminista Brosses fino a Marx, a Freud e al pensiero contemporaneo, ha contribuito, sul piano metodologico, all'idea di una storia della filosofia interpretata attraverso concetti e, sul piano interpretativo, alla messa in evidenza dei mutamenti semantici del concetto di “fetice”, di origine coloniale che si è trasformato con Marx e con Freud in due modi di operare, rispettivamente sul mondo storico-sociale e sul mondo della psiche, basati sulla pratica teorica di un'antropologia dall'interno. Le fétichisme. In “Paura e meraviglia: storie filosofiche” (Catanzaro) i temi storiografici dell'illuminismo e del fetice vengono ripresi e ridiscussi alla luce del pensiero contemporaneo.  Il problema filosofico e politico dell'antropologia dall'interno è stato sviluppato attraverso la questione epistemologica dell'osservatore. Influenzato da Marx, ma anche da Foucault e da Bateson, analizza le teorie della storia di Bossuet, Vico e Droysen attraverso il tema del ruolo dell'osservatore che interpreta gli eventi sociali e naturali nella loro storicità. Interessato alle teorie contemporanee dell'”auto-organizzazione” biologica (Atlan, Maturana, Varela), cercato di reinterpretare il senso epistemologico della storia, la parzialità dei punti di vista impliciti dell'osservatore e delle sue visioni del mondo, la questione dell'altro, il rapporto tra scienze storico-sociali e scienze naturali, alla luce del concetto di complessità. In questa chiave, in “Tra individui e cose” (Roma) raccoglie i risultati di ricerche che, all'interno dei rapporti fra filosofia, antropologia e politica, si interrogava attraverso Bateson sull'idea del ‘pensare per storie' come momento metodologico e critico di un'antropologia dall'interno in una società come quella occidentale moderna dove le cose si sostituiscono feticisticamente agli uomini e il conformismo si mostra incessantemente e paradossalmente come l'irrompere del nuovo.  Il problema della critica sociale e dell'autonomia individuale come decisivo in una società occidentale che domina il mondo dichiarandosi libera e democratica è al centro di “Autonomia, potere, minorità” (Milano). Partendo dallo scritto di Kant “Che cos'è l'Illuminismo?, Iacono si chiede perché in una società istituzionalmente ‘libera' e ‘democratica', all'indomani della fine dei regimi socialisti, il desiderio di uscire dallo stato di minorità non riesce a vincere il contrastante desiderio di rimanere nello stato di minorità, perché in sostanza è così forte la paura di essere autonomi.  La questione dell'autonomia lo ha portato a interessarsi ai temi della verità, dell'illusione e dell'inganno. Per un'antropologia dall'interno occorre vedere con altri occhi e per vedere con altri occhi è necessario acquisire uno sguardo d'altrove. I temi dell'universalismo e della questione dell'altro sono discussi in quest'ottica in “Storia, verità, finzione” (Roma). La meraviglia che connota il tono emotivo della conoscenza filosofica deve passare attraverso lo straniamento: essere straniero a te stesso affinché l'altro non sia straniero a te. L'autonomia può realizzarsi soltanto nella relazione con l'altro e non, come se l'è immaginato il pensiero moderno, recidendo ogni legame per poi andarlo a costituire da padroni. Ma un'antropologia dall'interno è continuamente in tensione con un senso comune che, conservando le verità condivise ovvero i pregiudizi, tende a mostrarle come ovvie, naturali, eterne, uniche, a renderle dunque salde e indiscutibili. Ci si dimentica allora che viviamo in molti mondi, in mondi intermedi (“Mondi intermedi e complessità” -- Pisa), e che siamo capaci, con la coda dell'occhio, di percepire sempre un mondo altro da quello in cui siamo immersi. Perdendo questa percezione perdiamo la nostra capacità di uscire da noi stessi e dunque la facoltà di essere autonomi. L'illusione, attraverso cui ci si approssima alla verità, che è consapevolezza critica di un'illusione stessa (Nietzsche, Pirandello), si trasforma in inganno e in auto-inganno, sulle cui basi si produce il rischio della costituzione delle regole del consenso, in una società libera ma senza autonomia. Un'altra direzione di studi riguarda  le genealogie dell'immagine della finestra e del concetto di illusione nella storia del pensiero occidentale. In quest'ambito di riflessione Iacono realizza Con altri occhi.  Iacono dirige il bimestrale di politica e cultura Il Grandevetro. Ha collaborato per anni al quotidiano il manifesto. Fa parte del Comitato scientifico della Scuola di formazione e ricerca sui conflitti Polemos. Fa parte del comitato scientifico della Fondazione Collegio San Carlo di Modena.  Lurea molti studenti al polo universitario universitario penitenziario della casa circondariale Don Bosco di Pisa e tuttora collabora a progetti e iniziative per un'effettiva opera di recupero del detenuto che sconta la pena. Saggi: “L'illusione e il sostituto. Riprodurre, imitare, rappresentare” (Mondadori, Milano); “Il sogno di una copia. Del doppio, del dubbio, della malinconia” (Guerini, Milano); “Storie di mondi intermedi” (ETS, Pisa); “Marx. La cooperazione, l'individuo sociale, le merci” (ETS, Pisa); Filosofia alle elementari”; “Le domande sono ciliegie, Manifestolibri, Roma, Per mari aperti. Viaggi tra filosofia e poesia nelle scuole elementary (Roma); Filosofia alle scuole superiori”; “La giustizia è l'utile del più forte? Incontro con gli studenti del Liceo classico «Empedocle» di Agrigento, Pisa; Ra Racconti L'accelerato, in Favolare Casini e Vannozzi, MdS editore, Pisa,  La scelta, in Gabbie, Bulzomì, Casini, Vannozzi, MdS editore, Pisa PSYCHOMEDIA JOURNAL OF EUROPEAN PSYCHOANALYSIS. I. Studi su Marx La cooperazione, l’individuo sociale e le merci  vai alla scheda del Edizioni ETS Piazza Carrara Pisa  Promozione Bologna La notizia dei braccialetti che l’ingegner Cohn ha brevettato per il controllo dei lavoratori di Amazon (più educatamente e ipocritamen- te, per migliorare l’efficienza del lavoro) merita, al di là delle polemi- che contingenti, qualche riflessione su un mondo nascosto e dimenti- cato che tuttavia esiste su questo pianeta e non si vede: il mondo dello sfruttamento sul lavoro e la lesione della dignità di chi lavora. Mi serve un libro, vado su Amazon, lo cerco, lo trovo. C’è anche la versione ebook. Non è la stessa cosa del libro fisico, ma ha due vantaggi. Costa molto meno e, cosa importantissima, dopo avere pagato, lo ottieni in Kindle con un semplice click. Non è la stessa cosa del libro fisico per un’altra ragione. L’impaginazione è diversa e non corrisponde affatto a quella del libro. Questo complica le cose non tanto al lettore di un romanzo giallo, per esempio, o di racconti in generale, quanto allo studioso o, più in generale, a colui che ha bisogno del documento ori- ginale. Mettiamo comunque che voglia e trovi il libro fisico e lo ordini, magari con un sistema veloce che pago in sovrapprezzo. Devo superare una frustrazione. Non posso averlo subito. Non ce l’ho lì davanti sullo scaffale di una libreria. Vedo la copertina online. Devo aspettare uno o qualche giorno. Peggio se lo acquisto nel week end. Una piccola frustrazione, senza dubbio, ma nel nostro pianeta, che è un’immensa raccolta di merci fisiche e virtuali, siamo ormai abituati ad avere tutto e subito, e aspettare non è facile. Ogni nostro desiderio è un ordine che il mercato può eseguire per soddisfarlo, e poter girare fra le merci, libri o divani o qualunque altra cosa, in modo virtuale, da un lato ti dà un senso di straordinaria, gioiosa potenza, dall’altro però ti produce una sensazione di mancanza. Vuoi mettere andare al negozio e provare la giacca, anzi peggio ancora le scarpe o i pantaloni per vedere se ti stanno? Certo, online risparmi. Inoltre, a ovviare a quella sensazione di mancanza derivata dal fatto che il desiderio dell’acquirente non si può soddisfare immediatamente, vi è la precisione rigorosa nella consegna. Tutto sembra perfetto, ma a quale prezzo? Al prezzo dello sfruttamento di chi la merce la deve impacchettare, spostare, consegnare. Un prezzo che il cliente non vede. Non è una novità. Il braccialetto dell’ingegner Cohn è l’ultimo ritrovato di una lunga storia del lavoro. Marx aveva fatto vedere bene come stavano realmente le cose nei processi di produzione delle merci. Quel genio che era Charlot aveva rappresentato una straordinaria parodia del sistema di sfruttamento del lavoro dell’operaio nel famoso film Tempi moderni, dove il lavorato- re doveva adattarsi alla velocità del sistema automatico di produzione. In epoca più recente ricordo che perfino zio Paperone cercò di usare le scimmie per il lavoro a catena, ma fallì perché perfino esse non riusci- vano ad adattarsi. Foucault scrive Sorvegliare e punire, un’analisi cruda dell’organizzazione di un carcere, il cui sistema di controllo era simile a quello elettronico rappresentato dai braccia- letti. Lo sfruttamento del lavoro e la lesione della dignità dei lavoratori, checché se ne dica, non sono diminuiti negli anni, anzi, nonostante le leggi, sono probabilmente aumentati. Dietro la concorrenza e la libertà di mercato, dietro le luci dei supermercati reali o virtuali, dentro quelle nuove caverne di Platone che sono i centri commerciali di Los Angeles, Dubai, Shanghai, Milano e al di là della finestra dei nostri computer o tablet da cui acquistiamo online, vi è ancora il lato oscuro, materiale e psicologico, del dispotismo sul lavoro che oggi nessuno vuol vedere, talvolta nemmeno chi lo subisce. Fino a quando qualcuno di sabato sera, nel suo tempo libero, si siede al bar e chiede di bere, vi sarà sem- pre qualcun altro che dovrà preparare il cocktail e un altro ancora, magari extracomunitario, che lo porterà con un vassoio. Il tempo li- bero di uno è il tempo di lavoro di altri. L’idea che il lavoro sparisca e in particolare sparisca il lavoro manuale mi pare sinceramente, questa sì, una bubbola neoliberista. Meno si vede il lavoro sfruttato e meglio è per il neoliberismo. La tecnologia espelle il lavoro e toglie l’occupa- zione, ma non lo fa sparire. Lo disloca altrove e non lo concentra più in grandi spazi chiusi. Ed è questo che ha messo in totale confusione la sinistra nel mondo. Accade con il lavoro quello che accade con la merce. La compri ma non ti accorgi della quantità di lavoro sociale che ci è voluto per produrla e poi metterla sul mercato. Ti bevi il cocktail ma non vedi nemmeno in faccia il cameriere che te lo porta e che sta lavorando mentre tu ti riposi e a cui forse lascerai una mancia. Il primato del tempo libero è un buon modo per soggiacere al neoliberismo. Potremmo davvero vivere in ozio permanente nel tempo libero? È questo a cui aspiriamo? E perché allora, occupati, disoccupati, precari, siamo tutti depressi? Certo il lavoro troppo spesso è odioso, ma allora il problema è l’odiosità del lavoro, il suo sfruttamento, non la sua fine. Dietro l’ordine online che facciamo su Amazon vi sono la- voratori che con la testa e con le mani portano, impacchettano, spedi- scono, trasportano e ai quali si vuole mettere il braccialetto elettronico di controllo. Non credo che con tutta la tecnologia li si possa sostituire con dei robot, ma credo che con tutta la tecnologia li si possa usare schiavisticamente come dei robot. Una cosa è lottare per riappropriarsi del lavoro e della sua qualità, altra cosa è rifiutarlo. È nella chiave della riappropriazione del lavoro che è ancora valido, a mio parere, il vecchio slogan “lavorare meno, lavorare tutti”, così come la gratuità della forma- zione scolastica e universitaria. In uno scritto recentissimamente pubblicato in Italia, Realismo capitalista (Nero, Roma), ma uscito in lingua inglese nel bel mezzo dell’esplodere della crisi economica, Fisher, scrittore, filosofo, critico musicale britannico, morto suicida lo scorso anno, ha cercato di rispondere alla famosa affermazione di Thatcher secondo cui al sistema in cui viviamo non c’è alternativa. Un’affermazione vincente che, togliendo al futuro ogni possibilità di accompagnare la politica, lo fece a suon di licenziamenti e ristruttu- razioni aziendali che sarebbero diventati un modello per tutto il capi- talismo occidentale. A sinistra cominciarono i laburisti con il pentito Blair a fare propria la visione thatcheriana, e il modello neoliberista si diffuse quasi ovunque con l’accentuarsi vistoso e potente delle di- seguaglianze e attraverso l’ideologia oggi ancora dominante secondo cui tutto il mondo deve essere modellato come un’azienda. Ideologia che oggi paradossalmente trova quasi più critiche a destra che non a sinistra. Avere tolto ogni alternativa futura ha di fatto azzerato le si- nistre. Il loro ruolo è spesso diventato quello un po’ servile di tampo- nare più o meno malamente gli effetti collaterali del neoliberismo, del dominio della privatizzazione, dello sperpero del bene comune, della devastazione ambientale, senza neanche riuscirci. Scrive Fisher: “Qualsiasi posizione ideologica non può affermare di avere raggiunto il suo traguardo finché non viene per così dire naturalizzata, e non può dirsi naturalizzata fino a quando viene recepita in termini di principio anziché come fatto compiuto”. Le sinistre non potrebbero accettare il neoliberismo come principio, ma se viene naturalizzato come un fatto compiuto allora è diverso. In fondo i dirigenti politici sono tutto som- mato abbastanza ben pagati e sufficientemente fragili culturalmente per scomodarsi a mettere in discussione ciò che è dato come naturale e scontato. “Nel corso di più di trent’anni, continua Fisher, il realismo capitalista ha imposto con successo una specie di ontologia imprendtoriale per la quale è semplicemente ovvio che tutto, dalla salute all’educazione, andrebbe gestito come un’azienda. Oggi l’aziendalismo è un vero delirio ideologico. I lavoratori sono imprenditori di se stessi, così costano meno alle aziende e possono essere meglio sfruttati, le scuole e le università e gli ospedali invece di pensare alle loro rispettive missioni, affogano penosamente nell’ansia generalizzata della competition, versione metropolitana e neoliberista della giungla. Benvenuti nel realismo capitalista! Questo saggio raccoglie studi su Marx che porto avanti a partire dagli sui temi della CO-OPERAZIONE e della sua ambivalenza, sul suo metodo, sulle sue concezioni antropologiche. Nonostante siano accadute molte cose nel corso del tempo, dalla fine dell’era industriale alla caduta del muro di Berlino, dalla crisi irreversibile dei partiti operai al trionfo del neoliberismo, alcuni punti, che molti, troppo spesso ab- bacinati dal mantra conservatore del nuovo e del cambiamento, hanno abbandonato, a mio parere, restano fermi. Primo fra tutti il lavoro e in particolare il lavoro CO-OPERATIVO, grazie a cui, come sostiene Marx, gli uomini si spogliano dei loro limiti individuali e sviluppano la facoltà della loro specie e a causa del quale, nello stesso tempo, essi, dopo aver subito il dispotismo e il disciplinamento di fabbrica, introiettano oggi il dispotismo e il controllo della produzione. E ciò mentre vivono la condizione illusoria di essere imprenditori di se stessi, dopo che dal comprensibile desiderio della flessibilità si ritrovano nella miseria mate- riale e psicologica della precarietà del lavoro. Non hanno più né tempo né possibilità di progettare il futuro e, del resto, è proprio il futuro che è stato tolto, perché esso oggi si mostra al massimo e quasi soltanto come mantenimento dell’esistente, quando non come una devastazione catastrofica del presente. Nessuno ha il coraggio di guardare altrove, là oltre l’orizzonte, dove poter immaginare una vita diversa dalla libera, depressiva solitudine degli iperconnessi che convive con naturalezza insieme alla schiavitù del lavoro nella gran parte del mondo. Eppure è proprio quello che serve. In un libro di alcuni anni fa1 avevo cercato di affrontare il tema dell’autonomia individuale consapevole della lacuna che vi era e cioè del fatto che il tema dell’autonomia si deve porre dentro le condizioni della natura dell’uomo in quanto animale sociale e dunque all’interno delle relazioni sociali. Non vi può essere autonomia in senso proprio (I. , Autonomia, potere, minorità, Feltrinelli, Milano) senza eguaglianza delle relazioni sociali. Forse, riprendendo l’argomen- to della facoltà cooperativa degli uomini e del fatto che essi devono riappropriarsene a partire dal lavoro, si potrebbe ripercorrere una stra- da che nel corso tempo ha cambiato il suo tracciato e il cui manto è attualmente pieno di buche. Desidero ringraziare Baglini, Brucciani, Campo, Marchesi, Mori, Paoletti. Dedico questo libro alla memoria di Badaloni, Marco, che mi introdusse agli studi su Marx. Versione largamente rivista di Divisione del lavoro e sviluppo della facoltà della specie umana in Marx, originariamente pubblicato in «Critica marxista», Sull’ambivalenza della cooperazione, in Ecologia, Esistenza, Lavoro, (Officine Filosofiche), a cura di Iofrida, Mucchi, Bologna. Sul concet- to di ‘trasparenza’. Un’immagine di asssociazione di uomini liberi nel ‘Capitale’ di Marx, in «Metamorfosi», Rapporti economici e rapporti sociali in Marx, in «Prassi e teoria», Versione modificata del saggio originariamente pubblicato in «Annali della Scuola Normale Superiore» (relazione al seminario dedicato a Bachofen tenuto alla Scuola Normale Superiore e coordinato da Arnaldo Momigliano). Capitolo Sesto Versione modificata di Sul concetto di feticismo, in «Studi Storici», Concezione antropologica e concezione storica in Marx. Il caso particolare del ‘feticcio della merce’, in aa.VV., Antropologia, prassi, eman- cipazione. Problemi del marxismo, a cura di G. Labica,  Losurdo, Texier, Quattroventi, Urbino DIVISIONE DEL LAVORO E SVILUPPO DELLA FACOLTÀ DELLA SPECIE UMANA IN MARX. In un luogo del capitolo sulla cooperazione, Marx afferma. Nella co-operazione pianificata con altri l’operaio si spoglia dei suoi limiti individuali e sviluppa la facoltà della specie”1. La facoltà della specie umana consiste nella capacità che hanno gli operai riuniti insie- me e combinati secondo le figure della cooperazione di produrre una quantità di oggetti superiore a quella che lo stesso numero di operai sarebbe in grado di produrre se ciascuno di essi lavorasse isolatamente. Questa idea è già in Smith, attraverso il famoso esempio del- la fabbrica di spilli, come ragione di superiorità del modo capitalistico di produzione, basato essenzialmente sulla manifattura, sui precedenti modi di produzione2. Sappiamo che, per Marx, la cooperazione è “la forma fondamentale del modo di produzione capitalistico”3 e precisamente è la forma che attraverso le sue figure tende a svuotare le facoltà individuali degli operai e a trasferirle ai mezzi di lavoro. Nella figura più complessa di cooperazione capitalistica, quella del macchinismo, questo trasferimento si realizza completamente. La storia del passaggio dalla cooperazione semplice, alla manifattura, alle macchine, può essere letta come la storia della perdita delle facoltà individuali lavorative degli operai singoli in ragione dello sfruttamento derivante dallo sviluppo tecnico del processo capitalistico di produzione. Già in Smith, nella Indagine ecc., si ritrova la descrizione della perdita delle facoltà degli operai sottoposti alla divisione del lavoro nella manifattura. Questa perdita di facoltà è posta come ragione di inferiorità della classe operaia nei confronti dei popoli selvaggi, dove non sussiste la divi- sione del lavoro: rispetto ai selvaggi, lo sviluppo delle facoltà individuali degli operai appare in ragione inversa della crescita della quantità di 1 Marx, Il capitale, Cantimori, Riuniti, Roma Smith, Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, ISEDI, Milano Smith, La ricchezza delle nazioni. Abbozzo, trad. V. Parlato, Editori Riuniti, Roma; Marx, Il capitale, AMBIVALENZA DELLA COOPERAZIONE Il ritorno dell’uomo come animale sociale. Dopo anni di elogio dell’individualismo nel bel mezzo della glo- balizzazione, mentre ritornava in un modo piuttosto primitivo l’abusa- ta metafora della mano invisibile, qualcosa è cambiato. Dopo l’euforia degli anni ’80, un po’ di attenzione si è spostata da una filosofia inge- nua (ma estremamente vantaggiosa per alcuni) dell’individuo verso la facoltà collaborativa e cooperativa degli uomini. In un certo senso è tornata, se non proprio al centro, almeno lateralmente, l’immagine ari- stotelica dell’uomo come zòon politikón, dell’uomo cioè, come ebbero a tradurre Seneca ed AQUINO, come animale sociale. L’elemen- to sociale è tornato a essere considerato come costitutivo della formazione dell’individuo sul piano etico, politico e cognitivo. Recentemente il sociologo Sennett ha pubblicato un libro che significativamente ha per titolo Insieme ed è un’indagine sulla facoltà cooperativa degli uomini esplicitamente influenzata dalle teorie di Sen e  Nussbaum. “Le idee di Amartya Sen e Martha Nussbaum, egli scrive, sono state per me fonte di ispirazione e costituiscono il tema di fondo che orienta questo libro: le capacità di collaborazione delle persone sono di gran lunga maggiori e più complesse di quanto la società non dia loro spazio di esprimere”1. In sostanza la facoltà cooperativa degli uomini, nel nostro sistema sociale, non riesce ad esprimersi ap- pieno e in particolare non assicura la piena realizzazione delle capacità emotive e cognitive umane. Lo scenario che emerge da questa tesi è dunque in primo luogo che la società non riesce a realizzare la facoltà cooperativa umana e in secondo luogo che tale facoltà si realizza grazie alle capacità emotive e cognitive e viceversa, nel senso che, queste, a loro volta, si realizzano appieno soprattutto nella collaborazione e nella CO-OPERAZIONE. Sennett, Insieme. Rituali, piaceri e politiche della collaborazione, Feltrinel- li, Milano DIETRO C’È SEMPRE QUALCOS’ALTRO Un’immagine di associazione di uomini liberi e l’idea di trasparenza La trasparenza nasconde sempre qualcosa. Più precisamente na- sconde ciò che viene tolto per far sì che l’immagine renda trasparenti i rapporti che si vogliono rappresentare. Nell’economia politica, quel- le che Marx chiama “robinsonate” avevano un importante significato epistemologico: semplificare e rendere per l’appunto trasparenti i rap- porti economici complessi del modo di produzione capitalistico. Questo processo di semplificazione presupponeva sempre una scelta in ciò che si voleva rappresentare o, in altri termini, un taglio nel quadro rap- presentativo che presupponeva un privilegiamento di una determinata struttura visiva invece di un’altra. Nell’immagine di Robinson ciò che Defoe vuol far vedere è il rap- porto tra il protagonista del suo romanzo e lo spazio naturale che egli deve trasformare per renderlo utile alla sua sopravvivenza. Il comportamento di Robinson è il comportamento del borghese nel suo rapporto con la natura attraverso il lavoro. Ed in effetti, da questo punto di vista, il rapporto tra Crusoe e le cose è chiaro e trasparente: “Il suo inventario dice Marx contiene un elenco degli oggetti d’uso che possiede, delle diverse operazioni richieste per la loro produzione, e infine del tempo di lavoro che gli costano in media determinate quantità di questi diversi prodotti”1. L’effetto di trasparenza appare dato da alcune condizioni complesse che già decidono i contorni dell’immagine e dunque la par- zialità di una rappresentazione semplificata del comportamento di un individuo alle prese col proprio lavoro. Baudrillard ha osservato che la trasparenza della relazione di Robinson con le cose è truccata2, ma la chiave del trucco è rintracciabile già nella stessa immagine descritta da 1 Marx, Il capitale, cit., p. 109. 2 L. baudrIllard, Per una critica dell’economia politica del segno, Mazzotta, Milano IL METODO DI MARX E L’USO DELL’ASTRAZIONE 1. A più riprese Marx ha sottolineato che il porre l’uomo isola- to all’origine dello sviluppo sociale e del processo storico è un assur- do. Nelle Forme che precedono la produzione capitalistica, egli osserva come sia semplice raffigurarsi che un uomo potente possa servirsi di un altro uomo “come di una condizione naturale preesistente della sua riproduzione”1, e fare dell’esercizio del dominio il suo specifico lavoro allo scopo di far lavorare altri uomini per lui; presupporre cioè una divisione del lavoro tra signore e servo prima che siano state poste le condizioni originarie, comunitarie per la riproduzione della vita de- gli uomini. “Ma una simile idea è assurda – per quanto possa essere giusta dal punto di vista di certe organizzazioni tribali o collettività – in quanto essa parte dallo sviluppo di uomini isolati. L’uomo si isola soltanto attraverso il processo storico”2. La questione posta da Marx non è, ovviamente, nuova. Ferguson, per esempio, aveva già sostenuto la necessità di considerare la specie umana in gruppi e di condurre l’indagine storico-sociale avendo come oggetto la società intera e non gli uomini separatamente presi. In generale tutta la cosiddetta scuola storica scozzese pone il problema di uno studio della storia umana a partire dagl’uomini riuniti in società ed aveva sottolineato che il fattore chiave per comprendere lo sviluppo delle diverse società era il modo di sussistenza, da cui si potevano spiegare costumi, leg- gi, forme di governo. È stato sostenuto, a questo proposito, che Marx 1 2 3 Bari Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, FerguSon, Saggio sulla storia della società civile,  Laterza, Roma Robertson, History of America, in Works, Hill, Edinburgh; MIllar, The Origin of the Ranks,  ristampato in W.C. lehMann,  Millar of Glasgow, Cambridge, Millar, Osservazioni sull’origine delle distinzioni di rango nella società, Angeli, Milano; BACHOFEN, ENGELS, MARX. La pubblicazione ad opera di Krader degli estratti etnologici, l’ultimo lavoro di Marx, rimasto incompiuto, impone di discutere del ruolo di Bachofen nell’Origine della famiglia di Engels, che segnò la fortuna del Mutterrecht nel marxismo, tenendo conto di questo labora- torio. La ragione è semplice: il saggio di Engels è basato su tali appunti, e certamente, comparando lo scritto di Marx con quello di Engels, balza subito agli occhi il ben diverso peso che Bachofen ha nei due casi. D’altra parte la frammentarietà degli appunti marxiani non rende sem- plice il lavoro, ma non ci si può accontentare di segnalare le differenze di Marx e di Engels su Bachofen senza fare almeno un tentativo di interpretare il senso della ricerca di Marx al momento della sua morte. Si tratta di provare a capire, se è possibile, quale significato abbia la grande presenza di Bachofen nell’opera di Engels, laddove la cosa non è affatto riscontrabile nel Marx che sta lavorando su quel Morgan che, a sua volta, sarà la base dell’Origine della famiglia. Ma, data appunto la frammentarietà del testo di Marx, l’unica via praticabile sembra quella di considerare in primo luogo il contesto teorico entro cui Marx stava operando e riflettendo. 1. Il laboratorio di Marx L’Origine della famiglia e presentata da Engels come l’esecuzione di un lascito. Marx, morto un anno prima, aveva lasciato ad uno stadio rudimentale il suo lavoro su Morgan, Phear, Maine, Lubbock, Kovalevskij2. Si trattava in gran parte 1 F. engelS, L’origine della famiglia, Editori Riuniti, Roma; The Ethnological Notebooks of Karl Marx (Studies of Morgan, Phear, Maine, Lubbock), cit.; L. krader, The Asiatic Mode of Production. Sources, Development and Critique in the Writings of Karl Marx, Van Gorcum, Assen; Marx, Excerpts from Kovalevslcij. Sugli appunti di Marx; cfr. inoltre, L. achenza, Sui Taccuini etnologici di Marx, in «ASNP», S. III, XIV, 1984, pp. 1385-1416; P. greMIgnI, SUL CONCETTO DI FETICISMO IN MARX Il concetto marxiano di feticismo delle merci è stato analizzato da due punti di vista: quello del suo rapporto con il concetto di alienazione e l’altro della sua connessione con la teoria del valore. È possibile tut- tavia affrontare il problema in modo diverso, forse più ovvio: a partire cioè dalla fonte usata da Marx per la formazione di questo concetto. Si tratta dell’opera di Charles de Brosses, Du Culte des Dieux fétiches, pub- blicata anonima a Parigi nel 1760, che Marx aveva studiato a Bonn nel 1842 in una traduzione tedesca di Pistorius del 1785, e di cui aveva fatto degli estratti1, come del resto di altri testi, tra i quali quello di Meiners sulle religioni2 che riprende il tema brossiano. Considerato il problema da questo angolo visuale, si potrà vedere che il concetto marxiano di feticismo, che diventerà successivamente il concetto di feticismo delle merci, è carico di implicazioni che forse consentono di precisare alcune questioni teoriche ad esso connesse. 1. Il concetto di feticismo ripropone, come è noto, il problema delle apparenze, cioè dello scarto esistente tra l’essere sociale e le im- magini “nebulose e fantastiche” attraverso cui l’essere sociale è visto e concepito dagli uomini. Un tema che percorre la riflessione di Marx nel corso di tutta la sua biografia intellettuale, ma che nel feticismo delle merci assume un valore specifico. Ed è proprio per questo che appa- re necessario percorrere specificamente la strada dello sviluppo di tale concetto, anche perché, inoltre, in esso si possono rilevare due momen- ti importanti del procedimento teorico di Marx, certamente carichi di 1 K. Marx, Fetischismus, MEGA 2, vol. IV/1, Dietz, Berlin; MeInerS, Allgemeine kritische Geschichte der Religionen, 2 voll., Hannover 1806-1807. Su Meiners come volgarizzatore di de Brosses, cfr. M. daVId, La notion de fétichisme chez Auguste Comte et l’oeuvre du présidente de Brosses ‘Du culte des dieux fétiches’, in «Revue de l’Histoire des Religions», t. CLXXI (1967), n. 2, e S. landuccI, I filosofi e i selvaggi, Einaudi, Torino ANTROPOLOGIA E STORIA IN MARX. IL CASO PARTICOLARE DEL «FETICCIO DELLA MERCE» La nozione di carattere di feticcio della merce costituisce un momen- to particolare e privilegiato per un’analisi del rapporto fra concezione antropologica e concezione storica in Marx. Le ragioni di questa parti- colarità e di tale privilegio risiedono principalmente nei seguenti fatto- ri: a) nell’uso stesso del concetto di «feticcio» mutuato dalla tradizione etnologica e storico-religiosa a partire dal colonialismo; b) nella torsione teorica che il concetto di feticcio e la nozione di «feticismo» giocano nel corso dello sviluppo del pensiero di Marx; c) nel fatto che il «carattere di feticcio della merce» costituisce un aspetto molto specifico e comples- so dell’idea di rovesciamento provocato dalla coscienza ideologica nei confronti della realtà; d) nel fatto, infine, che la nozione di «feticcio» applicata alla merce viene a definite la funzione simbolica dell’oggetto economico-sociale e, all’inverso, la funzione economico-sociale dell’oggetto simbolico. Di questi quattro fattori, lo svolgimento dei primi due con- sente di capire come l’applicazione del concetto di «feticcio» alla merce capitalistica significhi, almeno per quel che riguarda questo punto, un radicale mutamento strategico e teorico del concetto stesso rispetto alla sua storia e all’accezione fino ad allora comune e dominante in campo filosofico, etnologico e storico-religioso. E lo sviluppo del pensiero di Marx conferma, a mio parere, il senso di tale mutamento. I secondi due fattori aprono molte questioni interpretative, in particolare riguardo al rapporto fra condizioni reali della forma di vita sociale e forme della coscienza e dell’ideologia, alla specificità ed eccezionalità storica del si- stema capitalistico, al problema dell’osservatore che si trova ad operare e interpretare in quel groviglio che è il sopraddetto rapporto fra condizioni della vita sociale e ordine simbolico e culturale. Ma, soprattutto, possono forse aiutare a comprendere il senso della separazione fra la struttura ca- pitalistica delle relazioni fra gli uomini e gli individui in quanto tali; cioè del modo particolare in cui le relazioni si autonomizzano dagli individui, e la «comunità», originariamente concreta, deposita i rapporti nelle cose, andando a costituire un astratto sistema di vincoli sociali. INDICE Prefazione. Riferimenti bibliografici. Divisione del lavoro e sviluppo della facoltà della specie umana in Marx; Ambivalenza della CO-OPERAZIONE. Dietro c’è sempre qualcos’altro; Il metodo di Marx e l’uso dell’astrazione; Bachofen, Engels, Marx; Sul concetto di «feticismo» in Marx; Antropologia e storia in Marx; Il caso particolare del «feticcio della merce»; Indice dei nomi 119; philosophica  L’elenco completo delle pubblicazioni è consultabile sul sito zioniets.com alla pagina edizioniets.com/view-Collana. asp?Col=philosophica  Pubblicazioni recenti 208. I., Studi su Karl Marx. La CO-OPERAZIONE, l’individuo sociale e le merci; Toth, Le sorgenti speculative dell’irrazionale matematico nei dialoghi di Platone, cur. Romani e Pagli; Fussi, Per una teoria della vergogna; Pirni, La sfida della convivenza. Per un’etica interculturale; Galletti, Reciprocamente responsabili. La responsabilità morale tra naturalismo e normativismo, Bertelli, L’utopia nell’estetico. Tempo e narrazione in Bloch, Pleșu, Pittoresco e malinconia. Un’analisi del sentimento della natura nella cultura europea, traduzione e cura di Paolicchi, prefazione di Stoichita; Manca, La disputa su ispirazione e composizione. Valéry fra Poe e Borges; Russo Maria Teresa, Esperienza ed esemplarità morale. Rileggere Le due fonti della mora- le e della religione di Bergson, Filieri, Vero, L’estetica tedesca da Kant a Hegel, Prefazione di Leonardo Amoroso; Flamigni Gabriele, Presi per incantamento. Teoria della persuasione socratica, Prefazione di Sassi, Edizioni ETS Piazza Carrara, Pisa edizioniets.com edizioniets.com Di consequenza, e la cooperazione, cosi come di dispiega nella CONVERSAZIONE, a determinare che moni intermedi che presuppongon non un io ma un “noi”. Alfonso Maurizio Iacono. Iacono. Keyword: feticismo conversazionale. Il Vico di Iacono. Il Pirandello di Iacono, la cooperazione. Imitare, imago, imaginario collettivo di Jung --  Luigi Speranza, “Grice ed Iacono: l’implicatura dell’intermezzo” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice ed Iccio: la ragione conversazionale e il portico nel secolo d’oro della filosofia romana – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A friend of ORAZIO. He appears to have studied under the Porch, as in one of his odes, Orazio depict him constantly looking out for works by Panezio. Orazio berates Iccio for neglecting his philosophical studies for ‘totally trivial pursuits.’ Iccio.

 

Grice ed Icco: la ragione conversazionale e la setta di Taranto -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Taranto). Filosofo italiano. A Pythagorean according to the “Vita di Pitagora” by Giamblico di Calcide. A celebrated sportsman, a victor in the penthatlon at the Olympic Games, admired by Plato in Laws for his self-discipline. Icco.

 

Grice ed Iceta: all’isola – la ragione conversazionale e Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. Pythagorean. He was interested in astronomy and speculates the movement of the earth relative to the rest of the universe. Iceta.

 

Grice ed Ierace: la ragione conversazioanle e il certificato -- Roma – filosofia italiana --  Luigi Speranza – (Roma). Filosofo italiano. The proud possessor of a certificate confirming that he was a philosopher. Grice: “Cicerone uses this as an example of indirect proof. The fact that the certificate certifies that Ierace is a philosopher is no proof that he is one.” Grice: “It seems more proper to render all these “I-“ ancient philosohers with I- turned into G-. Silvano Doroteo Ierace. Ierace.

 

Grice ed Ieroteo: la ragione conversazionale e la scuola di Guiliano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. convinced Giuliano to pave the floor of Hagia Sophia with silver – Grice: “but ultimately the emperor declined to do so on the lack of a reason that would be convincing enough to ACT, not just to BELIEVE!” -- Ieroteo.

 

Grice ed Illuminati: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del filosofo all’opera – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Grice: “I like Illuminati, especially his essay on Rousseau, between solipsism and conversation!” -- La città e il desiderio. Viene meno un modo di fare in cui la soggettività potente si appropria il mondo subordinando le altre potenze soggettive e realizza la sua essenza destinale mediante adeguati meccanismi di rappresentazione e manipolazione tecnica. Come utilizzare regole pubblicamente valide senza colpevolizzare e controllare dall'altro le forme di vita degli uomini è precisamente l'antinomia della cittadinanza. La politicizzazione di sfere inabituali va insieme alla diserzione di istituzioni sclerotiche. Una ricaduta pratica ne è l'integrazione delle strutture rappresentative con nuove lobbies o la richiesta di quote per minoranze Nel lasciar-essere che si contrappone alla tracotanza istituzionale convivono cosi l'ancora-non-rappresentato che cerca lobbisticamente rappresentazione, e rifiuto radicare di rappresentazione. Professore associato di storia della filosofia politica, dall'anno accademico ha assunto la cattedra di storia della filosofia, dove è stato chiamato come straordinario. Insegna a Urbino. Fa parte anche del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in antropologia filosofica e fondamenti delle scienze e del Collegio dei docenti del Dottorato di Ricerca in Filosofia Moderna e contemporanea a Bari, Ferrara, e Urbino. E' inoltre presidente del Corso di laurea in filosofia.  Ha scritto:  Sociologia e classi sociali, ed. Einaudi, Torino. Altr saggi: “Kant politico, Nuova Italia, Firenze; Società e progresso nell'illuminismo francese, ed. Argalia, Urbino; Rousseau, Nuova Italia, Firenze; Rousseau e la fondazione dei valori borghesi, Saggiatore, Milano; Antologia con introduzione e note) di J.-J. Rousseau, Il contratto sociale, Nuova Italia, Firenze; -- [H. P. GRICE, CONTRACT AS A MYTH, quasi-contractual – Speranza, contratto sociale e politico e semiotico. --; Gli inganni di Sarastro, Einaudi, Torino;  Il potere disseminato, in Lavoro Scienza Potere, Feltrinelli, Milano; Winterreise, Dedalo, Bari; Racconti morali, ed. Liguori, Napoli; Sentimenti dell'aldiqua, Theoria, Roma-Napoli; La città e il desiderio, ed. manifestolibri, Roma; Democrazia difficile, Roma, ed. il Passaggio; Nuove servitù, ed. manifestolibri, Roma;  Nizan, Aden Arabia, ed. Fahrenheit, Roma; Esercizi politici —sguardi su Arendt, ed. Manifesto libri, Roma); Averroè e l'intelletto pubblico –antologia di scritti di Ibn Rushd sull'anima, introduzione, e cura, manifesto, Roma; Il teatro dell'amicizia –metafore dell'agire politico, manifesto, Roma; Quasi una fantasia. Funzioni cognitive dell'immaginazione nei commentatori di Aristotele; Imago in phantasia depicta. Studi sulla teoria dell’immaginazione, a cura di Lia Formigari, Giorgio Casertano, Italo Cubeddu, ed. Carocci, Roma, Quasi una fantasia. Funzioni cognitive dell'immaginazione nei commentatori di Aristotele, in Materiali per una storia e teoria dell’immaginazione, Quaderni dell’Istituto di Filosofia, Urbino; Il filosofo all'Opera, -- Bellini, Verdi -- ed. Manifesto, Roma); Completa beatitudo: l'intelletto felice: opuscoli sulla. congiunzione con l'Intelligenza Agente. Ed. l'Orecchio di van Gogh, Chiaravalle;  Del comune -cronache del general intellect, Roma, manifesto, Bandiere; Dalla militanza all'attivismo, Roma, Derive Approdi. Grice: “I enjoyed Illuminati’s treatment of Rousseau’s myth of the social contract, since I made use of it!” – ‘Imagine is a good thing, but is there such a thing as co-imagine?” -- Augusto Illuminati. Illuminati. Keywords: il filosofo all’opera. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Illuminati” – The Swimming-Pool Library. Illuminati.

 

Grice ed Imerio: la ragione conversazionale e la scuola di Giuliano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. friend of Giuliano. Grice: “I learned to love Giuliano from my father, a non-conformist. Anything that would displease my High-Anglican mother pleased dad!”. Imerio.

 

Grice ed Incardona: all’isola – la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- Questo è l’uomo – gl’inferi del principio – filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Filosofo italiano. Grice: “I like Incardona; for one, he gave seminars on ‘la costanza dell’io,’ as I did! Second, he used Greek freely, as I do! Third, he is slightly incomprehensible, as I am SAID to be!” Insegna a Palermo. Studia nel Liceo classico Settimo. Direttore del Giornale di Metafisica, fondato da Sciacca. La tematica fondamentale di Incardona è la "filosofia del principio", un percorso nella storia della filosofia sul volto all'interrogazione riguardo al fondamento e all'archè. Le due categorie concettuali attraverso cui legge la storia della filosofia sono l'arcaicità, identificata con Aristotele, e l'arcaismo, identificato con Hegel. Aristotele ed Hegel sono infatti nella filosofia del principio le due porte, l'inizio e la fine, l'elemento e il compimento della filosofia. Il percorso della filosofia e un percorso aporetico, in cui la dialettica assume l'aspetto di un dialogo senza soluzione fra tensione naturale alla conoscenza e fallimento destinale dell'impresa conoscitiva. Ha influenza che nel campo dell'ermeneutica. Il suo contributo determinante è stata la sua riflessione non scettica ma aporetica sull'archè. La questione aristotelica del ‘principio’ (ontologico ed epistemologico, di non contraddizione e teologico come Dio) viene colta ed elevata da questione logica a questione esistenziale. Compagni di strada naturali, sebbene fortemente criticati da Incardona, sono, in questa sorta di teologia negativa, Derrida e Heidegger. In essi è infatti rintracciabile la tematica privativa e mistico-antirazionale del rapporto con l'assoluto. L'unica cosa che si può dire dell'assoluto è che esso non è alla nostra portata, esso nasconde al filosofo il volto come all'esule è nascosta la patria. Sebbene veda nella filosofia post-hegeliana una sorta di "pleonasmo" che non ha più alcuna utilità nella società contemporanea (antifilosofia), sembra che le sue intuizioni più originali e più feconde nascano proprio da una rielaborazione personale delle tematiche ermeneutiche di Heidegger. Altri saggi: Idealismo della filosofia ed esperienza storica, Epos, Palermo;  Idealismo, Epos, Palermo; Gl’inferi del principio. Interrogazione e invocazione, Epos, Palermo; Karpòs, Epos, Palermo; Meditatio in curriculo mortis, Epos, Palermo; Kéntron, Epos, Palermo; L'inclusione dell’altro. Profilo di Nicolaci; Epekeina. Journal of Ontology, History and Critics. Grice: “I used to use ‘principle’ very freely until I met Incardona. My conversational principle of cooperativeness became an ‘imperative’ – the conversational imperative – ‘let’s cooperate!’ – under which the different conversational maxims fall. Incardona says that talk of ‘principle’ usually leads you to an aporia, or to hell! “l’inferi del principio’!”  Nunzio Incardona. Incardona. Keyword: Questo è l’uomo, principio, principio conversazionale, arcaismo, arcaico, arcaita – principium – imperative – Kant – Hegel – Aristotle -. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Incardona” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice ed Infantino: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- la diada conversazionale – il rischio dei solidali -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Gioia Tauro). Filosofo. Grice: “I like Infantino: for one, he prefaced an essay on ‘the perils of solidarity,’ which is all my conversational pragmatics is about!” Insegna a Roma. La sua filosofia si svolge infatti nel solco tracciato da  Hayek che coniuga le acquisizioni di Mandeville e dei moralisti scozzesi con quelle della Scuola Austriaca di Economia. Cura Menger, Boehm-Bawerk, Mises e Hayek. Pubblica “L’ordine senza piano: le ragioni dell’individualismo metodologico” (Roma, NIS) “Ignoranza e libertà” (Soveria Manneli, Rubbetino); “Individualismo, mercato e storia delle idee”; “Potere. La dimensione politica dell’azione umana” (Soveria Manneli, Rubbettino). Vede nelle conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali l’oggetto delle scienze sociali, che vengono in tal modo affrancate da qualsiasi psicologismo. È il tema sollevato da Mandeville e dai moralisti scozzesi, ripreso poi con forza da Menger e Hayek. Non sono le intenzioni dei singoli (o quelli che sono stati infelicemente chiamati “spiriti animali”) a spiegare i fenomeni sociali. Occorre piuttosto individuare le condizioni che rendono possibile o impossibile un dato evento. Tale tradizione di ricerca ha come suo presupposto il riconoscimento dell’ignoranza e della fallibilità umane. Da cui discende l’abbattimento del mito del “Grande Legislatore”, il cui posto viene occupato dal processo sociale, cioè dalla co-operazione volontaria. Questa costituisce un procedimento di esplorazione dell’ignoto e di correzione degli errori. Ed è su tale teoria della società che Infantino si muove per spiegare il fenomeno del potere, da lui studiato come potere infra-sociale, derivante cioè dall’inter-azione, e il potere pubblico, ossia il potere d’intervento dello Stato nella vita sociale. La competizione minimizza il potere infra-sociale, perché non c’è un unico agente che offre o un unico agente che richiede. Il potere pubblico si minimizza o si limita, attribuendo allo Stato un’esclusiva funzione di servizio nei confronti della cooperazione sociale volontaria. Altri saggi: Cercatori di Libertà, Soveria Mannelli, Rubbettino, in cui è ospitato un suo scritto che ha fatto da introduzione a “A proposito di Rousseau”, dedicato da Hume alla rottura dei suoi rapporti con Roussea; gli altri saggi della raccolta si occupano di Constant, Mises, Hayek, Einaudi; Cubeddu e  Reichlin hanno curato “Individuo, liberta, e potere: studi in onore di I.” (Rubbettino Editore) di scritti in suo onore, a cui hanno contribuito numerosi studiosi di ispirazione liberale. Altre saggi: Sociologia dell'imperialismo: interpretazioni liberali, Milano, Angeli; Dall'utopia al totalitarismo: Marx, Dio e l'impossibile, Roma, Borla; La societa aperta, Roma, Quaderni del Centro di metodologia delle scienze sociali LUISS; Carli; “Metodo e mercato, Soveria Mannelli, Rubbettino; “Destra: una parola ormai inutile” Soveria Mannelli, Rubbettino; “Scuola austriaca di economia: album di famiglia, Soveria Mannelli, Rubbettino; “Le ragioni degli sconfitti: nella lotta per la scuola libera, Roma, Armando; “Le scienze sociali”, Soveria Mannelli, Rubbettino; “Individualismo, mercato e storia delle idee, Soveria Mannelli, Rubbettino; “Idee di libertà. Economia, diritto, società, Soveria Mannelli, Rubbettino; Cercatori di libertà, Soveria Mannelli, Rubbettino; Potere: la dimensione politica dell'azione umana, Rubbettino, Soveria Mannelli. Grice: “Pure il nostgro piu spontaneo desiderio di aiutare gli altri “esige un patto anticipato fra almeno due persone”, chi propone e chi accetta. Come avviene in ogni altro rapporto inter-soggetivo, amicia e amore compresi, c’e nella solidarieta uno ‘scambio,’ in cui devono essere presenti la disponibilita a dare e la disponsibilita a ricevere.  Étymol. et Hist., dr. obligation solidaire, Duret, Commentaire aux coustumes du duché de Bourbonnois, se dit des personnes liées par un acte solidaire; se dit des personnes qui ont une communauté d'intérêts ou de responsabilités; Caylus, Œuvres badines; se dit des choses qui dépendent l'une de l'autre; Béranger, Acad. et Cav. ds Littré; mécan. se dit des pièces d'un engrenage dont le fonctionnement est lié; Cournot, Traité de l'enchaînement des idées fondamentales dans les sc. et dans l'hist.; Dér. de solide*; suff. -aire1*, pour rendre compte du lat. jur. in solidum “pour le tout”, “solidairement”.  Fréq. abs. littér.: 436. Fréq. rel. littér.:xixes.: a) 358, b) 277; xxes.: a) 947, b) 829; Società di mutuo soccorso associazioni di lavoratori sorte per sopperire alle carenze dello stato sociale Le  Società operaie di mutuo soccorso (SOMS) sono associazioni, nate in Italia intorno alla seconda metà dell'XIX secolo. Pozzo, pioniere del mutualismo italiano  Targa della SOMS sull'esterno della sede ad Arquata Scrivia Le forme originarie videro la luce per sopperire alle carenze dello stato sociale ed aiutare così i lavoratori a darsi un primo apparato di difesa, trasferendo il rischio di eventi dannosi (come gli incidenti sul lavoro, la malattia o la perdita del posto di lavoro).  StoriaModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Storia dello stato sociale in Italia: l'età liberale.  Le SOMS nacquero come esperienze di associazionismo e mutualità, coeve alla protoindustria, per rispondere alla necessità di forme di autodifesa del mondo del lavoro. Dopo l'ondata rivoluzionaria del 1848 la loro diffusione subisce un notevole incremento grazie alla concessione di costituzioni liberali negli antichi Stati italiani. Prima di tale data la libertà di associazione era fortemente limitata ed ostacolata dagli ordinamenti nati nel clima poliziesco della Restaurazione. Il funzionamento delle SOMS venne regolato con la legge. Moricci, L'artigiano cieco e la sua famiglia. All'epoca della I Internazionale sono già sorte le prime Società di Mutuo Soccorso o di mutuo appoggio, nate con lo scopo di darsi solidarietà e/o chiedere aiuto ad altri ceti sociali. L'"età d'oro" delle società di mutuo soccorso è nei due decenni tra il 1860 e il 1880. Le Società si unirono tra loro nel Patto di fratellanza, di ispirazione mazziniana e saffiana.  Successivamente a questo tipo di esperienza che alcuni (tra i quali Bakunin) consideravano paternalistica, si affiancarono altri tipi di organizzazione di lavoratori che sostituirono alla concezione mutualistica e solidaristica quella sindacale e partitica. Le società di mutuo soccorso continuarono tuttavia ad espandersi sia come numero di associazioni (che toccò il picco di 6722 nel 1894) che di associati (il culmine è nel 1904 con 926.000 soci). Le società di mutuo soccorso svolgono un grande ruolo agli esordi delle prime organizzazioni sindacali. Nel 1891 saranno le SOMS a creare la Camera del Lavoro di Torino. A Milano il 2 e il 3 agosto 1891, si radunarono i delegati di 450 Società Operaie di Mutuo Soccorso che decisero di costituire sindacati di categoria riuniti in Camere del Lavoro. Il biennio 1898-99 Il 1898 fu in Italia l'anno di una grave crisi politica sfociata in una sommossa in molte città d'Italia, in particolare Milano. La reazione governativa fu particolarmente pesante, furono sciolte molte organizzazioni socialiste[8] e quelle cattoliche facenti capo all'Opera dei congressi[9][10] Il clima di diffidenza investì anche le società operaie, accusate di svolgere attività sindacale. Gli ambienti più aperti reagirono al clima di pesante controllo da parte del governo presieduto da Luigi Pelloux (che ricopriva anche l'incarico di ministro degli interni) sulle associazioni di carattere sindacale e politico,[11] fondando nuove associazioni che svolgevano compiti di aiuto economico ai piccoli imprenditori. In questo clima nella frazione Ronchi San Bernardo fondarono una Società Agricola operaia. Per ribadire il valore dell'associazionismo ripiegarono su attività sociali che non potevano essere accusate di avere valenza politica.  Le società agricole-operaieModifica Il 1898 era anche un anno caratterizzato dalla grande crisi agraria: le zone vinicole erano state devastate dalla fillossera e dalla peronospora. La formula trovata dai settori più progressisti ed illuminati fu quella del rilancio di strutture che assicurassero agli agricoltori la fornitura dei mezzi di produzione (sementi, concimi, macchine agricole) a prezzi calmierati e di buona qualità. Il governo, che non prendeva nessun altro provvedimento a favore del mondo agricolo, dovette tollerare che iniziativa come quella dei piccoli proprietari di Courgnè avevano intrapreso, sotto il modello di fratellanza delle "società operaie" dopo aver chiarito che l'oggetto sarebbe stato il sostegno alla produzione e non attività politica. Pertanto fu chiarito che per essere ammesso come socio, occorreva dimostrare di essere proprietario sia pure di un piccolo appezzamento di terreno agricolo. L'autorità di polizia aveva provveduto nel maggio 1898 allo scioglimento di molte società di mutuo soccorso, al sequestro del loro patrimonio, e da una interrogazione parlamentare dell'onorevole Bertesi, sappiamo che nel dicembre successivo non era stato dissequestrato. L'eccezionalità della costituzione della Società Agricola Operaia Ronchi San Bernardo di Courgnè è dato che persino nell'anno seguente il giornale La Stampa segnalava che le Società operaie venivano chiuse senza che avessero dato alcun pretesto Di altro esempio di costituzione di Società Agricola Operaia c'è l'anno successivo a Trapani[15]  Al fiorire delle iniziative sparse a livello locale corrispose, poi, uno sforzo unificante. Il ruolo di acquisire i mezzi di produzione agricola si spostò a livello provinciale nei Consorzi agrari, coordinati a livello nazionale dalla Federconsorzi Le iniziative locali, quando sopravvissero, ebbero solo la valenza di meri circoli che gestivano il massimo centro di aggregazione delle piccole località rurali: l'osteria, ma salvando a volte una valenza associativa.[16][17] La società di Cuorgnè riuscì così a raggiungere i 120 anni, continuando a svolgere attività di carattere sociale e filantropico Il NovecentoModifica Il 5 settembre 1900 nasce la Federazione italiana delle società di mutuo soccorso. L’articolo 1 dello Statuto di allora recitava così: “È costituita la Federazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso al fine di provvedere alla tutela degli interessi delle Società federate e contribuire a migliorare moralmente e materialmente la condizione delle classi lavoratrici a mezzo della previdenza". Fin dalle origini la Federazione fu al fianco del movimento cooperativo e del movimento sindacale, formando un’alleanza allora fondamentale per l’affermazione dei diritti dei lavoratori e della legislazione sociale.  Con decreto prefettizio, la Federazione italiana delle società di mutuo soccorso fu sciolta nel periodo fascista insieme alle SOMS, anch'esse sciolte o incorporate in organizzazioni fasciste. Nel 1948 la Federazione fu ricostituita e assunse la denominazione di Federazione italiana della mutualità (Fim).    La sede della SOMS di Villa del Foro (Alessandria) durante il periodo fascista Verso la fine degli anni cinquanta, quando le SOMS ripresero ad espandersi, la società italiana era profondamente cambiata: i lavoratori avevano ottenuto maggiori tutele, erano state introdotte le pensioni ed era stata estesa la protezione nel campo sanitario(almeno per il lavoro dipendente), mentre scarsa era la "copertura" per professionisti e lavoratori autonomi; nei loro confronti si spostò quindi la maggior parte del lavoro svolto dalle SOMS.  A seguito della rinnovata attenzione alle forme di mutualità integrativa al welfare pubblico, dopo il congresso del 1984, la Fim diventò Federazione italiana della mutualità integrativa volontaria (Fimiv). Le SOMS hanno poi rivolto la loro attenzione soprattutto verso l'assistenza sanitaria integrativa. Alla fine del 2007 viene costituita la Società Generale di Mutuo Soccorso Basis Assistance che nel 2012 incorpora per fusione prima Mutua 1886 e poi Mutua Sarda, diventando la più grande mutua sanitaria italiana per numero di assistiti.  Il 25 ottobre del 2011 prende forma l'Associazione Nazionale Sanità Integrativa (ANSI) nuova realtà capace di tutelare, aggregare e sostenere le diverse forme mutualistiche operanti in Italia. L'ANSI è frutto dell'unione di 8 tra fondi sanitari e società di mutuo soccorso, tra cui Mutua Basis Assistance, fondo C.A.S.P.I.E., Cassa di Assistenza Basis Assistance, Mutua Unica e Mutua Sarda.  Nel 2015, il Fondo FASV – Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa di Assolombarda – ha approvato il progetto di fusione per incorporazione nella Società Generale di Mutuo Soccorso, Mutua Basis Assistance che diviene effettivo il 1º gennaio del 2016. Nell'aprile del 2017 l'Associazione Nazionale di Sanità Integrativa cambia denominazione sociale, trasformandosi in Associazione Nazionale Sanità Integrativa e Welfare, con l'intento di dare voce a tutte quelle realtà che si affacciano al mondo del welfare aziendale.  Sono oltre 500 le società di mutuo soccorso attualmente aderenti alla Fimiv, collegate direttamente o attraverso i coordinamenti territoriali associati, per complessivi 953.000 tra soci e assistiti, questi ultimi intesi come familiari dei soci e iscritti ai fondi sanitari gestiti in mutualità mediata. Nel 2016 le società di mutuo soccorso della Federazione hanno partecipato all’integrazione dell’assistenza sanitaria pubblica mediante prestazioni e sussidi erogati ai soci e assistiti per un valore di 95 milioni di euro, pari a oltre il 78% dei contributi raccolti. A garanzia della capacità di copertura delle prestazioni, gli accantonamenti complessivamente destinati dalle società di mutuo soccorso a riserva indivisibile ammontano a oltre 100 milioni di euro.[21]  La Fimiv svolge il ruolo di rappresentanza, promozione, sviluppo e difesa delle società di mutuo soccorso e degli enti mutualistici che vi aderiscono, fornendo loro assistenza e servizi di sostegno e organizzando convegni ed eventi pubblici come la Giornata nazionale della Mutualità giunta alla sua IX edizione. Si adopera per la diffusione e la tutela dei principi della mutualità ed esige il rispetto del Codice identitario della mutualità da parte delle sue associate. La Fimiv Aderisce alla Lega nazionale delle cooperative e mutue, al Forum nazionale del Terzo Settore e all’Associazione internazionale della mutualità (Aim). Nel 2001 è stata riconosciuta dal Ministero dell’interno quale Ente nazionale con finalità assistenziali, ai sensi della legge n. 287/1991 e dei decreti del Presidente della Repubblica n. 235/2001 e n. 640/1972. Lorenzo Infantino. Keyword: co-operazione. Il diadismo metodologico, diadismo conversazionale, statalismo, tottalitarismo, liberalism, partito liberale italiano, collettivismo, cooperazione, competizione, solidale, solidario, solidarii, solidali, le code francais, obligatio in solidum, oligatio in solidum and solidarity, obbligazione in solidum e solidarieta, J.Vincent, L’extension en jurisprudence de solidarite passive. I. Mazeaud, Obligation in solidum et solidarite entre codebiteurs delictuels.’ Infantino. Keywords: diada conversazionale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Infantino: il diadismo conversazionale” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice ed Iorio: la ragione conversazionale torna a Sorrento – filosofia italiana – Luigi Speranza (Seravezza). Filosofo italiano.  Grice: “The line and the circle is what Chomsky would call a NP, but there’s two books on it by Italian philosophers! Oddly, I visited Sorrento on my way to Greece!” Si laurea a Pisa con Campioni. Studia filosofia antica. Opere: La linea e il circolo” (Genova, Pantograf). Genesi, critica, edizione; D'Iorio e N. Ferrand, Pisa. ffetto da numerosi problemi di salute e da un disturbo agli occhi, nel suo viaggio verso il Sud dell’Italia, da Napoli raggiunge Sorrento via mare, alloggiando nella pensione Allemande-Villa Rubinacci, ospite di Malwida von Meisenburg, una ricca mecenate delle arti. Ne rimase subito folgorato, tanto da restare per più di sei mesi. A suo dire, questo soggiorno fu uno dei più felici della sua tormentata vita. The influence of philosophical irrationalism upon Mussolini’s fascism is evident from his readings and studies. Mussolini read avidly from the works of Schopenhauer, Nietzsche, and Sorel. The works of Marx were also an influence on Mussolini. One must remember from the outset that all of Mussolini's readings serve only to enhance his own pragmatic theories, and that Mussolini values action and experience more than doctrine; nevertheless, the trend of Mussolini's thoughts and actions clearly shows that the greater part of whatever influence previous philosophers had upon him falls within the realm of irrationalism. Christopher Hibbert, II Duce (Boston, Toronto); Chester C. Maxey, Political Philosophies (New York); Herman Finer, Mussolini's Italy (London)’ Benito Mussolini, My Autobiography, translated by Richard Washburn Child (New York). Mussolini derived from the pessimistic philosophy of Schopenhauer and the irrational theories of Nietzsche and Sorel the basic idea that a human life as such has no sacred value. This evaluation of human existence is expressed by the Fascist theorist Giovanni Gentile, and Mussolini heartily concurred with his spokesman.'* With this general attitude toward humanity, the more complex doctrines of Fascism attained greater palatability for Mussolini and his generation of Italians. The influence of Nietzsche on MUSSOLINI is quite obvious. Certain passages from the two men's writings are almost interchangeable. Nietzsche's ideas are perverted by Mussolini, and the Italian dictator uses Nietzsche's terminology more than he used the true essence of Nietzsche's thoughts. However, the general influence of Nietzsche on Fascism remains apparent. In general, Nietzsche's concepts of the transvaluation of values, the eternal struggle for power, the moral value of violence, elitism, and the supremacy of the super-man are the most important aspects of Nietzsche's philosophy that influence Mussolini. WStewert, "The Mentors of Mussolini," Political Science Review. In general, Mussolini's thinking was greatly influenced by the wave of irrationalism which had swept the European intelligentsia of the nineteenth and early twentieth centuries. This fact is important in two respects. Primarily, an understanding of philosophical irrationalism provides an opportunity for an insight into Mussolini's thoughts. Many of the irrational concepts were incorporated in toto into the Fascist ideology. In addition to this, philosophical irrationalism in its several manifestations had imbued the post-World War generation with a detestation of the values of the current European order, and had originated new possibilities for trans-forming these values into something more worthwhile. This gives Mussolini a whole generation of dissatisfied and disillusioned Italians to mold into Fascists, and it also affords him the advantage of speaking to this culture in terms which it already understood and held faith in. The development of philosophical, irrationalism in Continental Europe permeated philosophy and political thought in Italy. Responsible Hegelianism represented in Italy by CROCE is a polemical anathema to any philosophy espousing myths and the blind struggle for power as determinents in the course of history.^ Mussolini and his spokesmen used Hegelian terminology as an ad hoc rationalization for totalitarian terror. The irrational theories of action, elitism, and instinctual knowledge are more philosophically congruent with Fascist thought, and that part of Italy's intelligentsia which acknowledged this symmetry were at least on firmer ground philosophically than the Fascist Hegelians. The segment of Italy's scholarly community which contributes to the irrational doctrines of Fascism was in-exorably linked in both thought and action to the politics of Benito Mussolini. Several Italian men of letters owed a debt to philosophical irrationalism, and some of these scholars' theories were woven into the attitudes of Mussolini. This connection between the irrationalism of part of Italy's intelligentsia and the career of II Duce represents yet another link in the chain of thought reaching from philosophical irrationalism in Continental Europe to the dictatorial terror of Italian Fascism. Reactionary authoritarianism had been promoted by many Italian intellectuals around the turn of the century. The Nationalist Party was founded by intellectuals of this political posture. The Nationalist Party favored imperialism and opposed democratic representative government. Among the members of this party were the philosopher Alfredo Rocco and Annunzio. Rocco later became a prominent Fascist spokesman. Annunzio was the most renowned literary figure in Italy. This reactionary philosopher fed the Fascist myth with exaggerated expressions of the glories of ancient Rome and incorrect racial doctrines concerning the origin of the Italian people. in the growth of Italian extremism, and he was joined by Mussolini in the loosely-knit Nationalistic movement which solidified into the Fascist Party. Prior to his active participation in the Fascist drive to power, Mussolini travels and studies in Switzerland. He attends lectures given at Lausanne by the respected social economist Vilfredo Pareto. Pareto's social theories had strong overtones of irrationalism, and his primary emphasis is on the preponderance of irrational human behaviour within the political process. This irrational conduct, according to Pareto, manifests itself in various "residues" such as traditional mores, folkways, political ideologies, and established social values. 13 ^S. William Halperin, Mussolini and Italian Fascism (Princeton), William Bolitho, Italy under Mussolini {New York).  Annunzio became a popular rabble-rouser . The course of events in any society is characterized by constant conflict, and order is achieved only when an elite governing class exercises control over the irresponsible masses. The elite gains control and exercises power through a combination of force and the use of the "residues," which adopt a mythological character. These theories of Pareto were a strong influence on Mussolini. He was especially impressed by Pareto's emphasis on the elite as the only body capable of restoring and preserving the social order that incompetent administrators had allowed to disintegrate. Pareto and Sorel shared the ideas of elitism, myths, and 19 the use of force as integral parts of social existence. Mussolini's admitted respect for Sorel as a teacher correlates with the avid interest of Mussolini in the lectures of Pareto. The common irrational theories, especially those of Pareto con- cerning the use of force for political purposes, made a lasting *0 impression on Mussolini. Pareto and Mussolini came to respect each other's ideas in a reciprocal manner. Less than ten years after Mussolini attended Pareto's lectures, the renowned social economist was writing articles which lauded Fascism. Mussolini returned this common ideological admiration by appointing Pareto to a seat in the Fascist Senate in 1923- active participant in the totalitarian regime of Mussolini. Rocco's involvement in reactionary and extremist political movements culminated in his role as an important Fascist governmental official and spokesman. Rocco helps found the nationalistic journal Politica. which published. The respected academician ended his days as an serious scholarly articles by Nationalistic theorists. was named Under-Secretary of the Treasury by Mussolini in the first Fascist government, ' and he eventually became the Fascist Minister of Justice. address expressing the basic statement of doctrine formed Fascism. It was later reiterated and expanded by II Duce and his other Fascist spokesmen. Rocco delivers an tenets of Fascism. This initial the basis of the philosophy of Rocco's Fascist Manifesto, entitled The Political Doctrine of Fascism, incorporates the arbitrary ideas of the movement (Herbert W. Schneider and Shepard B. Clough. Making Fascists (Chicago)» Roy MacGregor-Hastle, The Day of the Lion (New York), Rocco   into a single body of thought. This document contains numerous reverberations of philosophical irrationalism, and interwoven with these reverberations are most of the concepts of Italian Fascism. The relationship is so close that the two schools of thought are, in most cases, indistinguishable from each other. Rocco proclaims the value of emotional and instinctual action which is so reminiscent of Schopenhauer, Nietzsche, Bergson, and Sorel. Fascism is, above all else, action and sentiment. Were it otherwise, it could not keep up that immense driving force, that renovating power which it now possesses. Only because it is feeling and sentiment, only because it is the unconscious reawakening of our profound racial instinct, has,.it the force to stir the soul of the people. The biological nature of man's participation in society, a concept emphasized by Nietzsche, Bergson, and Sorel, is used by Rocco as a justification for the subordination of human beings to the growth of the Fascist state. He says that individual men and groups of men are given life by the organic nation, and that the development of the nation results in a greater collective life and growth that transcends the existence of mere individuals. The individual existence has Rocco, excerpts from The Political Doctrine of Fascism, reprinted in Communism. Fascism, and Democracy, edited by Carl Cbhen (New York) value only in the contribution which it makes to the life of the organic state. The valuation of man as an element that must contribute to the growth of the state culminates in the justification and glorification of war. The survival and improvement of the organic nation require a sacrifice which may be inimical to the interests of an individual. The sacrifice and destruction of individuals in war are necessary for the sustenance of the nation. The negation of an individual's worth necessitates the existence of an elite force to govern society. The masses are too involved in their own selfish interests to be trusted with the reins of government. Only a chosen few are capable of ignoring their own interests and devoting their lives to the greater needs of the whole society. There exists in each culture a natural elite which, because of its superior intelligence and cultural background, is capable of administering the governmental functions of a nation. The most important gift of this elite is its ability to decide matters of state through instinct and intuition. almost identical to that found in the philosophies of Sorel and This theory of elitism is Pareto, and the members of the theoretical elite bear a striking resemblance to Nietzsche's superman and Schopenhauer's creative genius. The collective life of the individual, according to Rocco, makes him an active participant in the panorama of Italian history. The individual is sustained by the myth of Imperial Rome. The authority of the state and the primacy of its ends constitute the legacy of Rome. Rome is the greatest and most powerful state in the history of the world, and it maintained its eminence through the sacrifice of its citizens' blood and its citizens' lives. The myth of Imperial Rome is rejuvenated and sustained by Fascism; Rocco admonished the Italian people to honor their heritage. Fascism restores Italian thought in the sphere of political doctrine to its own traditions which are the traditions of Rome after the hour of sacrifice comes the hour of unyielding efforts. To our work, then, fellow countrymen, for the glory of Italy. Rocco obviously took heed of the theories of Sorel and Pareto on the necessity of a myth to inspire a people. Rocco's The Political Doctrine of Fascism reflects the obvious influence of philosophical irrationalism. In this Fascist document are echoes of Schopenhauer, Nietzsche, Bergson, Sorel and Pareto. The concepts of blind, struggling will as a sustainer of life, the biological nature of man, the value of instinct over the intellect, elitism, and the myth are the same in irrational theory and in Rocco's statement. The Political Doctrine of Fascism is an excellent illustration of the debt which Fascist thought owes to philosophical irrationalism and its primary spokesmen. The Fascist movement had no dearth of gifted spokesmen for its doctrines. Gentile contributed to the theory and practice of Mussolini's totalitarian ideology. Educated at the University of Pisa, he taught at the universities of Palermo, Pisa, Naples, and.iRome. Gentile served in several capacities within the Fascist regime, and he was eventually appointed as Minister of Education. irrationalists, and his writings reflect the use of these two philosophies for Fascist propaganda. His Philosophic Basis of Fascism reflects the influence of philosophical irrationalism on the Fascist ideology. In the Philosophic Basis of Fascism. Gentile elaborates the Fascist concept of the relativity of values. Despite the fact that a given Fascist program might be based on a specific idea or concept, that idea would be abandoned as soon as the -- David Cooperman and E. V. Walter, Power and Civilization (New York) – GENTILE was influenced by both Hegel and the -- need arose. No idea is of lasting significance, and its value is measured only by the degree to which it furthers the Fascist program. the needs of the Fascist state demand it, according to Gentile. The value of instinct is greater than that of reason, and this necessarily makes Fascism anti-intellectual. Gentile expresses this anti-intellectualism by saying that Fascism is hostile to all science and all philosophy which remain matters of mere fancy or intelligence. By virtue of its repugnance for intellectualism, Fascism prefers not to waste time constructing abstract theories about itself. There is scant need for intellectualism in a system in which the dictator makes all the decisions for the state on impulse. This is the function of II Duce. His ideals consist of whatever arbitrary decision he makes at any given moment, and his decisions made instinctively are the supreme law of the nation. The myth of the nation's supremacy causes the individual to be of no value except in his function as an appendage of the Fascist state. He realizes his existence only through -- Gentile, excerpts from The Philosophic Basis of Fascism, reprinted in Power and Civilization, ed. Cooperman and Walter (New York) -- The "transvaluation of values" is exercised when   the state, and he is only a consequence of the life and growth of the state. The state controls him and decides for hirn the course of his life. The individual has no freedom except in his role in the organic state. The state binds him to this position, and in it he lives and dies. Gentile's Philosophic Basis of Fascism contains the same irrational overtones found in other Fascist documents. It seems, however, to express more fully the negation of the individual. This negation of the individual became more pronounced as the Fascist government entrenched itself in power, and the irrational base of its ideology was expressed with increasing authority over the individual. Perhaps the deepest exploration into Fascist ideology was attempted by the Italian philosopher Mario Palmieri in The Philosophy of Fascism. This work, completed when Italian Fascism had reached a certain degree of maturity, involves a deeper insight into Fascism than most of the other works of Mussolini's spokesmen. It contains, however, the same basic doctrines which bear the stamp of philosophic irrationalism. Palmieri elaborates the values of the Roman Empire in eloquent language. He says that the legacy of Rome is authority, law, and order, and that Rome must again be the center of civilization which dispenses morality and virtue to the rest of the world. This is th® historic aissioe @f lapsrial Home, and it aust be fulfilled.3^ The masses, states Palmier!, are not capable of governing themselves, this being due to the fact that they cannot understand the ultimate reality of the universe which does not reveal itself indiscriminately. This ultimate reality may only be understood by a superior leader. Palmieri describes the leader in colorful language. The divine essence of the hero, of the soul, is in a more direct, a more immediate relationship with the fountain-head of all knowledge, all wisdom, all love. Man has wandered astray for many centuries, and civilisation has seta darkness due to the lack of authority, law, and order. Despite this disorientation of mankind, the ideas and moral values of Rome have continued to exist. It is through dictatorial Fascism that Imperial Rome will be reborn and end the woes of humanity; in fact, Fascism may finally furnish man with the long sought solution to the riddle of life (Mario Palmieri, excerpts from The Philosophy of Fascism, reprinted in Communism. Fascism and Democracy. editeH~"by Carl Cohen (New York), Palraieri carries the Roman myth to an extreme, ana within his romantic ideal of Fascism the ideas which originated in Continental European irrationalism take on the colour of a holy- crusade; however, Palroieri's work is merely another contribution to the Fascist attempt to cloak violence with an aura of respectability. The Philosophy of Fascism, extolling the same values which wreaked havoc on a generation of Europeans, is a vivid documentation of the influence of philosophical irrationalism upon Italian Fascism. While Italian Fascism had numerous gifted spokesmen, the preponderance of responsibility for the creation of its doctrines belongs necessarily to Benito Mussolini. History points to II Duce as the most important individual man in the era of Italian Fascism. Mussolini, as an agent of history, islargely responsible for the propagation and ascendency to power of the Fascist movement. Throughout the course of this ascent, Mussolini's political pronouncements, political speeches, and his autobiography document his intellectual debt to Schopenhauer, Nietzsche, Bergson, Sorel, Pareto, and the entire body of European philosophical irrationalism. The expressions of the dictator's thoughts are living proof of his debt to philosophical irrationalism. The influence of the philosophies of eternal cosmic conflict is overtly evident in the writings and speeches of Mussolini. The following passage is taken from a speech made while Mussolini was still involved in the struggle for political power. The words of this speech could almost be mistaken for an excerpt from Nietzsche's “Will to Power”. Struggle is at the bottom of everything. Struggle will always be at the root of human nature. It is a good thing that it is so. The day in which all struggle will cease will be a day of melancholy, will mean the end of all things, will mean ruin. Struggle and conflict, in the opinion of Mussolini, are integral parts of human existence. The endless struggle for survival and power is reflected in the vital biological nature of man's social and political actions, according to Nietzsche, Bergson, and Sorel. This concept echoes through the words of Mussolini, and is used to justify the individual's role as biological necessity for the nation. In The Doctrine of Fascism, which is Mussolini's written program of the aims of the Fascist movement, one of the stated goals is to "make the people organically one with the nation so that the state may use them to achieve its ends. Mussolini is constant in his belief that the people must be used to nourish the state. They are, says Mussolini in his autobiography, "the vital food needed to reach greatness.  Individuals are the food and -- Benito Mussolini, "The Tasks of Fascismo." Mussolini as Revealed in his Political Speeches. translated and edited by Bernardo Q. di San Severino (London and Toronto), Benito Mussolini, The Doctrine of Fascism (Firenze),Mussolini, Autobiography --  blood of the body politic, and as such are entirely dispensable to the process of the growth and sustenance of the organic state. The organic state, which is nourished by the sacrifice of individuals, is susceptible to infection like any living body. In the Fascist state controlled by Mussolini, infection consists of any political dissent. II Duce had a cure for this type of illness. Speaking of Fascist violence in his regime, Mussolini said: It is necessary to cauterize the virulent wounds to have strength. It was necessary to curb political dissent. The health of the organic state depended on the constant vigilence of Fascism against political opposition. Fascism, writes Mussolini, has to perform surgery—and major operation against succession”. Thus Mussolini corrupts the theories of man's biological nature in order to justify totalitarian terror. Nietzsche *s theory of the transvaluation of values which he based in part on the nature of man within the eternal biological struggle in a turbulent cosmos, influences Mussolini. This influence is evident throughout Mussolini's writings and speeches. He constantly emphasized the need to abolish traditional morality and replace it with the arbitrary values of his refine. The Fascist state is endowed with a supreme will, and is therefore ethical unto itself. The state must not clinc to traditional values lest its progress be impaired. Brotherly love, humanitarianism, and symphatetic kindness are inferior to other values of a higher nature. The higher values espoused by Mussolini resemble the hearty, pagan values that Nietzsche advocated. These values involve conflict, the shedding of blood, and dying, and they are morally justifiable when done in the service of the Fascist nation. The concept of the transvaluation of values contributes to Mussolini's doctrine the idea that violence and bloodshed are not only morally justifiable but are the highest virtues to which a people may aspire. The influence of the theories of Sorel and Pareto in regard to the use of violence for political purposes is reflected in the writings aid speeches of Mussolini. The -- Mussolini, Doctrine of Fascism, Mussolini, "Either War or the End of Italy's Name as a Great Power," Speeches, Mussolini, Autobiography -- Italian despot had found in Nietzsche a moral justification for the use of violence. This enabled Mussolini to claim that "violence has a deep moral significance.” In addition to this moral justification, Mussolini also rationalizesthe use of violence as a legitimate and even desirable expedient within the political process. His mentors Sorel and Pareto had ascribed this role to violence in politics and society. The excesses of Fascist terror were excused as being morally valuable and of logical political necessity. In a speech a Milan MUSSOLINI described the relationship between his party and its political opponents. The Fascisti have gone forth to destroy with fire and sword the haunts of the cowardly Social- Communist delinquents . This is violence of which I approve  and uphold. It is necessary, when the moment comes, to strike with the utmost decision and without pity. War is the ultimate expression of bloodshed and violence, and Mussolini accordingly placed the highest esteem upon war. It enabled him to gain "I  an understanding of the essences «51 of mankind."-^ n Duce's adoration of war became an integral part of the theories of Fascism, and in the official Doctrine  ^Mussolini, "The Fascisti Dawning of New Italy," Speeches, Mussolini, Autobiography, p. T Fascism, Mussolini expressed the hi/rh regard which Fascism has for war: war alone keys up all human energies to their maximum tension and sets seal of nobility upon those- peoples who have the courage to face it. All doctrines which postulate peace at all costs are incompatible with Fascism. The conflagration v/hich visited tragedy upon millions of Europeans was made more acceptable by Fascism's theory of war, a theory which is the logical outcome of placing a moral and political value on the shedding of human blood. The question comes to mind as to who may decide the time and degree of the use of violence, and Mussolini's speech to the citizens of Bologna in the spring of 1921 provides an answer. The moral and politically expedient violence of the state, said Mussolini, "must have a character and style of its own, definitely aristocratic. The "aristocratic" bloodletting of the Mussolini regime was administered by a group of "aristocrats" well suited to the task—"the Fascist!, whom I considered and considerthe aristocracy of Italy. The Fascist Party that Mussolini considered to be his own aristocracy (or elite) owed much to the terrorist squads that 'Mussolini, Doctrine of Fascism, Mussolini, "How Fascismo was Created," Speeches, Mussolini, Autobiography. aided the party in its rise to power. Mussolini held these crude street fighters, the "Black Shirts," in especially high esteem. After he had gained total power in Italy, Mussolini refused to consider suggestions to the effect that he disband his elite brawlers who had, as he stated, “a deep, blind, c, and absolute devotion. Their intrinsic merit sprung from the fact that these brawling hooligans through intuition and in r. . . their instinct were led not only by strength 56 and courage, but by a sense of political virtue. . first elite to be inspired by philosophical irrationalism were the Black Shirts of Fascist Italy. MUSSOLINI’s elite possessed the hearty pagan values of Nietzsche, and true to the theories of Pareto and Sorel, they used violence as a political expedient to raise their party to power. Mussolini was brutally frank in expressing the function of his elite. Their task, he wrote, was . that of ruling 57 II Duce's elite began by using violence as a means to attain power, and they continued to use it"to maintain themselves in power. This development was not out of keeping with the concept of values which characterizes the irrational doc- trines of Fascism. the nation by violence, for the conquest of power." The   The elite which rules by force must have a sense of di- rection, even though its action is arbitrarily guided to the attainment of divergent goals. Mussolini traced the pattern of this guidance in describing how victory was achieved by the Fascisti. The group intuitively realizes the necessity of violent action, and it readies itself to strike. When the moment to attack has come, the instinct of the leader has al- ready made victory inevitable. He has organized his men for battle and his intuition has provided him with the proper strategy by which his forces may emerge triumphant. Success through violence is achieved when the elite forces, led by the instinct of their duce, crush the opposition. At this particular juncture in the description of Mussolini's thought, a combination of several ideas originat- ing in philosophical irrationalism may be observed. The superiority of the instinct over the intellect, the effective- ness of the elite, the value of the forceful pagan virtues, such as heroism and bloodshed, the use of force, and the power of the leader are all component tenets of Mussolini's doctrine. They culminate and are fused together in Mussolini's attitude toward himself as the embodiment of the principles of power. Mussolini firmly believed in his own indispensability to Fascism. In regard to the Party's debt to its leader, Mussolini wrote: the party could not have existed and lived and could not be triumphant except under my command, my guidance, my support and my spurs.59 Mussolini felt that the Party and the State were inexorably bound to him. He believed himself to be the vessel of the 60 moral and spiritual powers of the state. Mussolini's image of himself was developed under the influence of the elitist theories and Nietzsche's concept of the superman. Mussolini shared with Nietzsche a contempt for the European bourgeoisie, and Mussolini blamed the philistine middle-class for all of the social problems which plagued European society. Italy's deliverance from this situation had been contingent upon her willingness to shed her blood, and the prospects for this occurring were hampered by the cowardice of the middle-class bourgeoisie.^" Mussolini's instinct told him that "Italy would be saved by one historic agency righteous force . . The one in- dividual capable of guiding the nation in its historic quest for power was, Mussolini knew, himself. The victory of his party and the regeneration of Italy had been achieved, ac- Mussolini, Doctrine of Fascism, Mussolini, Autobiography, cording to Mussolini, because "Violence . . . had been controlled by my will." Mussolini solidified the totalitarian Fascist regime by actualizing his irrational theories of instinctive action, elitism, and violence. II Duce blended these various themes together to create, true to his mentor Sorel, the myth of Imperial Rome. This myth held that a violent reformation of civilization would be achieved through the rebirth of Imperial Rome. In a speech in Trieste, Mussolini laid the groundwork for his myth. He spoke of Rome's illustrious history as the leader of world civilization, and stated that the task of Fascism must be to recreate this Empire to fulfill the Italian destiny of world leadershipFascism alone could fuse the values of ancient Rone with the reality of current political trends, for "it is a-faith. It is one of those spiritual forces which renovates the history of great and 6s enduring peoples." ' Mussolini continued to dwell on the theme of Imperial restoration throughout the years in which he held power. The creation of this Roman myth, a tactic reminiscent of the theories of Sorel and Pareto, was used to sustain a people who were suffering from the actualization of other less glorius irrational theories. Mussolini, "The tasks of Fascismo," Speeches, Mussolini.Autobiography. While the Imperial myth was an abstract and Romantic ideal, the concepts of syndicalism and the corporate state bore some resemblance to Mussolini*s economic dictatorship. II Duce acknowledged Sorel's ideas of the syndicalist myth as a source of Italian syndicalism. In a statement made at the founding of the Fasci di Combattimento. Mussolini ex- pressed the necessity of corporate syndicalism as opposed to representative government. Democratic representation, he stated, is less acceptable and effective than direct repre- 67 sentation of economic interests before the Government. The idea of Italian syndicalism, while closer to reality than the chauvinistic Imperial myth, was nevertheless another means for perpetuating authoritarianism. Based on Sorel*s philosophy of the irrational myth, it served as a facade for the dictatorial control of Italy*s industries and unions. In retrospect, the influence of philosophical irrationalism on Italian Fascism in general and upon Mussolini in particular is undeniably and overwhelmingly significant. A question exists as to what extent Mussolini followed the doc- trines from which he drew, and to what degree he used them for ad hoc rationalizations for totalitarian violence. An answer may lie in the juxtaposition of two of the dictator's pro- nouncements within the same year. Mussolini ^^Mussolini, Doctrine of Fascism, made the following statement before the Italian Senate: The more I know the Italian people, the more I bow before it. The more I come into deeper touch with the Italian masses, the more I feel that they are really worthy of the respect of all the representatives of the nation it would not matter if I lost my life, and I should not consider it a greater sacrifice than is due. My ambition isthis: I wish to make the Italian people strong, prosperous, great and free. Eight months before this speech, Mussolini had said: The masses are a herd, and as a herd they are at the mercy of primordial instincts and impulses. The masses are without continuity. .They are, in short, matter, not spirit. We must pull down his Holiness the Mob from the altars erected by the demos. " Using the conduct of the Fascist Government as a yard- stick by which to measure the sincerity of the public state- ments made by Mussolini, it is feasible to conclude that the Italian Senate was treated to an enactment of Mussolini's belief in the relativity of values in relation to the political gain to be derived thereof. The second statement is quite in keeping with Mussolini's adherence to elitism. Neither of his statements is out of keeping with the doctrines which he promulgated. The fact that this paradoxical situation is possible does not speak well for the theories upon which, misinterpretations and rationalizations notwithstanding, Laura Fermi, Mussolini (Chicago. 1961), p. 68 Mussolini, "The Internal Policy," Speeches, Mussolini based his doctrines. Fascism is not far removed from philosophical irrationalism, one of the dominant philos- ophies of the period. Mussolini may be looked upon as an oppressor of the Italian people. II Duce's foreign and domestic policies cer- tainly visited bloodshed and death to the masses of Italy and other nations as well. One must remember, however, that Mussolini's speeches advocating violence, elitism, and sub- servience to the state were cheered by millions of Italians during his regime. Members of all the various classes within Italy supported Mussolini's drive to power. This support is quite understandable in view of the fact that their leader spoke to them in terms which had permeated their intellectual milieu for almost a century.Iorio. Keywords: torna a Sorrento, Villa Rubinacci, Malwida von Meisenburg. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Iorio” – The Swimming-Pool Library.

 

Grice ed Ipparchide: la ragione conversazionale e la setta di Reggio -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Filosofo italiano. A Pythagorean according to Giamblico di Calcide (“Vita di Pitagora”). Ipparchide

 

Grice ed Ipparco: la ragione conversazionale e la setta di Metaponto -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. The recipient attributed to Lisi of Taranto, in which he is reproached with revealing Pythagorean teachings to people who had not been properly prepared to receive them. A work on tranquility is attributed to him. Sometimes spelled Archippo di Taranto or Ippaso di Metaponto. Ipparco.

                                                   

Grice ed Ippaso: la ragione conversazionale da Crotone a Metaponto -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Filosofo italiano. One of the early followers of Pythagoras. He seems to have been particularly interested in mathematics and musical theory. His name is usually connected with the division of the Pythagoreans into two schools – the akousmatikoi, or hearers (-- “or “mouths-shut,” as I prefer – H. P. Grice”), and the mathematikoi, or learners. The precise difference between these two grous is unclear and disputed, but both claimed to stay true to the teachings of Pythagoras. However, one interpretation of the groups’s names is that the akousmatikoi kept strictly what what Pythagoras HAD ACTUALLY SAID, whereas the mathematikoi sought to take his ideas further. Another is that the akoustikoi were content with the practical side of the sect’s teachings, while the mathematikoi were more inclined to theorise. In any event, it seems I. was a member of, and perhaps the first leader of, the mathematikoi. It is said that he died at sea as a result of daring to reveal secrets of Pythagorean geometry. Ippaso.

 

Grice ed Ippaso: la ragione conversazionale e la setta di Sibari -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari). Filosofo italiano. Giamblico. Pythagorean. Possibly the same as Ippaso from Metaponto. Ippaso.

 

Grice ed Ippolito: la ragione conversazionale e il culto di Giove -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A leading theologian. His essay, “The refutation of all heresies” is a valuable source of information on the Roman philosophy of his day. He begins by setting out all the heresies and their philosophical theories in detail – BEFORE accusing why whom he called the ‘heretics’ are being led astray by these theories. Grice: “Ippolito fails to detect the conversational implicature in that common Romanism, ‘by Jove!’!” -- Ippolito.

 

Grice ed Ippostene: la ragione conversazionale e la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotona). Filosofo italiano. A Pythagorean, according to Giamblico di Calcide’s “Vita di Pitagora.” Ippostene.

 

Grice ed Ippide: la ragione conversazioanele  la filiale di Crotone a Reggio -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Filosofo italiano. A Pythagorean, according to Giamblico di Calcide’s “Vita di Pitagora.” Ippide

 

Grice ed Irtione: la ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano.A Gardener and correspondent of CICERONE, although none of their letters survive. Aulo Irtione.

 

Grice ed Isidoro: la rgione conversazionale e il cinargo romano sotto il principato di Nerone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Roma). Filosofo italiano. A member of the Cinargo under the principate of Nerone. One one occasion, he publicly harangued Nerone in the street. We do not hear from him after that. Isidoro. Grice: “Some like Isidoro, but Isidoro is MY man!” – Luigi Speranza, “Grice ed Isidoro”.

 

Grice ed Itaneo: la ragione conversazionale e la setta di Crotone – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Filosofo italiano. A Pythagorean, according to the “Vita di Pitagora” by Giamblico di Calcide. Itaneo.

 

 

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