Grice
e Borsa: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’imitazione
– scuola di Mantova – filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza,
pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice (Mantova). Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Mantova, Lombardia. Grice: “I
would call Borsa a Griceian – I mean he wrote on eloquence, as I did – and he
qualified this in two ways: ‘eloquenza sacra’ and ‘in Italia’ – Like Austin, he
thought that this or that ‘filosofismo academico’ (think ‘impilcatura’) was an
abuse to the ‘eloquenza sacra’ in Italia – another was the use of ‘neologism’ –
Friends tried to disencourage: “This or that filosofismo did have some
influence on Roman poetry!” “Damn them!” – He also wrote a rather anti-pathetic
‘elogio di me stesso,’ whose chapter on ‘gli amori’ is hardly sincere!” “But I love
him!” -- Studia a Verona, Reggio Emilia,
e Bologna. Gl’interessi di Borsa sono di stampo prettamente filosofico. Publica
“I fisiologi” e “Gl’empirici”. Segretario dell'Accademia mantovana. Pubblica “Del
gusto” presente in letteratura italiana, saggio scritto in risposta a un
quesito posto dalla medesima Accademia, ovvero, “I vizi più comuni e
osservabili del corrente gusto italiano” in belle lettere. Il vizio, non la
virtu, del gusto, la corruzione del gusto s’incarna in tre diversi aspetti; il ne-ologismo
no-romano, ovvero straniero, il filosofismo enciclopedico, e la confusione dei generi grammaticali. Insegna
logica e metafisica nel ginnasio di Mantova. Tra le opere di Borsa vanno
inoltre ricordati due saggi problemi
estetici in relazione alla musica – “La musica imitativa” -- e alla danza – “I
balli pantomimi” – la pantomima. – musica imitazione – Scruton. “A sad melody”.
Si cimenta inoltre nella composizione di
una tragedia, “L’assassinio d’Agamennone”. “Palese”. “Zatta”. Dizionario
biografico degli italiani. M a selecircostanzepolitiche,elemorali,che il primo
difetto del Neologismo portaronci, quello ci comunicarono in seguito del
Filosofismo; an che questo Secondo un terzo ne produce, che è la universale
Confusione dei Generi, e quindi la noja dei puri, ed eccellenti. Questo vizio
anzi ė si immediatamente, e intimamente connesso, colla Filosofia,ma col
Filosofismo, che par talota identificarsi con lui, e costituire una medesima
coa sa.Ad occhio intelligente però saran molto diver. si, eparràaggravarsiin quest'ultimoildestino
del. la Letteratura Italiana. Tom.II. - raven propria cosi, che il
Tragico le passioni istesse di. pinga con colori molto lontani dal Comico; che
ciascuno esponga fatti, animi personaggi, scelga incidenti degni di lui; e che
infine ognun parli il proprio linguaggio, e faccia il proprio mestiere. 1 1
tendo quell'intima natura della cosa in se stessa, la quale nega d'estendersi
ad oggetti stranieri, ne i propri sa maneggiare in foggia diversa da quella,
che si conviene. Intendo per ultimo quell'avvedu tezza, e integrità di
composizione, per cui dal Poema Epico discendendo perfino all'Epigramma, e alla
Lettera, ogni sua parte, e ogni membro oc çura cosi esattamente quel luogo, che
gli sta bene, che trasposizione non soffra senza difetto. Queste cose oltre
l'esserci insegnate da più gravi Fi. lologi, sono anche cosi chiaramente
emanate dalla natura della persuasione, e della illusione, e cosi strettamente
silegano colla necessaria generazion dell'idee, che nulla più. In questo senso
sono, e si devono esse dire la Filosofia propria, e rispet. tiva di ciascun
genere. Quella, che nell’Articolo antecedente si dipinse latente, animatrice,
dispo. sitrice, e anticipatamente ragionata. Quella che a forza d'osservazioni
su la natura ha imparato a col. Sento dunque io dentro di me (sia
a ragio. ne, sia a torto ) che e nel totale, e nelle singole parti dei più dei
libri, che si scrivono e leggono, serpe profonda una tal confusione di generi,
che perverte ogni cosa; turba, ed offende le idee a n che le più obvie del
Bello, e del Perfetto. O piut tosto sentendo ciò ne argoniento, che sien
que locare i varj istrumenti o poetici, od oratorj in quel modo, luogo,
numero,aspetto, che ¢ l'eccellente a farli giuocare su le fantasie, e sui
cuori, con tutto quel massimo vantaggio, che sia possibi le, in quella tale
situazion d'oggetti, e di persone. Quindi ognun vede, che non più no delle
frasi, e delle sintassi, come nell'Articolo primo, né del Gusto Italiano or non
trattasi nella generale maniera di piegare i pensieri staccati, e colorire la
superficie delle cose, che si maneggiano, come nel secondo. A più alte cose
moviamo; a ricercare qual sia il Gusto presente degl'Italiani nel disegro, nel
getto delle Opere loro; e se seguono in ciò la natura, ed il genio delle
materie diverse, e delle compo sizioni. Si esaminano infine ora i libri nel
loro tut. to;non già i modi, e i periodi; non le strofe,le scene, le
digressioni. ste idee, che guastatesi, e corrotte, guastano poi, e
moltiplicano si fatti libri a di nostri. Il bello, e il sublime, dice
Aristotile, nasce dall'Espressio ne della Grandezza con Ordine; cioè, come
spiega dal mostrare il suo soggetto nelle proporziv ni più ampie, di cui sia
capace. Ommettiam pue, che il pensier d'Aristotile non s'adatta trop po bene al
sublime propriamente tale, come s'é esposto nel Saggio su la Fantasia; ma certo
s'a datta egregiamente al bello, al maestoso, al gran de, all'imponente; e
certo è che questa grandezza, e quest ordine non son niente affatto secondo il
Gusto presente? Anzi al contrario la proprietà nel. lo scrivere, l'esattezza in
dividere, e separar ogni parte più o meno spiegatamente, secondo la natura
dell'opera: un'aria infine ora di trattazione seria e posata, ora di
composizion meditata e rigorosa, egli è omai quello appunto, che decide della
morte d'un libro di Belle Lettere appena nato, alme no riguardo ad una gran
parte de'leggitori. Pur troppo è cosi; e comunemente parlando, non de. ve
procedere altrimenti la cosa. Poiché se la Filosofia per temperamento si grave,
e per natura, p u re è resa oggi si instabile, e si leggera presso in 84
no, finiti; che non debbon poi essere le Belle Lettere amiche
soltanto di piaceri, e di delizie, e meno assai tolleranti della fatica? La
leggerezza, e il carattere d'una facile universalità contrarrano es se dalla
Filosofia con somma rapidità. Si getteran su la carta, come prima i pensieri
s'affaccino, e le materie, senza meditare gran fatto, senza con nettere, ed
ordinare. Incerti come colui, se del suole gname farsi dove s s e uno scanno,
ovvero un nume. Tutta l'arte starà nella pratica d'aver pron. te scappate verso
i luoghi topici della Filosofia. Questa tiene il luogo di disegno. Questa
s'adopra egualmente e nei modi medesimi in ogni argomen to. E questa dopo aver
fusi tutti insieme i generi, ne ha fatto un solo. Perciò l'arte della
disposizio. ne, donde l'armonia delle parti, la progressione crescente, il
convincimento; l'arte, che ad ogni massa assegna il suo luogo più decente, e
oppor tuno,e da cui tutta dipende la somma delle co se; la preziosa Unità
infine parmi perduta, perché la massima parte perduta n'ha l'intelligenza, e il
sapore. S'aggiugne, che oggi la Critica Filologica, cioè quella che tende a
mantenere, e perfezionare l'arte dello scrivere,'edelcomporre'siin
Poesia,che in Prosa è decaduta. Adesso anzi la Critica si col tiva in ogni suo
ramo, é si ama assaissimo in ogni materia fuori che in questa venuta in
derisione. Doglianza tanto legittima, che Arteaga la ripete anch'egli, e
rinforza con molto zelo. M a i più condotti da un'apparenza di libertà, e
indipenden za Filosofica, e senza ricordar, che tal Critica la dobbiamo a un
dei più grandi,ed illustriFilosofi, ad Aristotile, dicono, ch'ella insegna solo
a cucire meccanicamente le cose; che i precetti sono inezie d'oziosi; e che il
modo di poco o nulla nelle co. se decide. N è s'avveggono poi, che mentre il m
o. do trascurano, perdono senza vederlo la sostanza medesima delle cose. Non
già, che abbiasi a gita tar molto tempo in precetti, dove la seria medias
tazione, l'esercizio lungo, e severo, l'esempio degli ottimi infine può giovare
assai più; ma non succede comunemente parlando nè l'un, né l'al tro. La critica
Filologica, cioè l'intima ragione dell'Arti, ne dai precettisti s'impara, nè
colla pra. tica propria si studia sui grandi·Autori. Quindi. nei generi stessi
ipiù severi è sostanzialmente per duta ogni severità. E
dall'eccessod'un'altravolza orperlopiùsitrascorre all'eccesso contrario.. Cosi
ė;alle pedanterie de'secoli andati or ne suca céde un'altra, né so ben quali
sieno le più nojo. se; giacchè tutto poi va a finire in far perdere il tempo, e
lasciar vota la mente. La prova d'un libro, o composizione ben fatta quella io
la credo del restarmene impressa la traccia totale e la tes. situra coi
principali suoi tratti, e le cose le più importanti. Questo piacere manca egli
mai per fret. ta di leggere, che abbiasi, e nei Classici, e nei veramente
grandi Scrittori di qualunque nazione si sieno? Manca egli mai quando l'Autore
abbia ben meditata, e. ordinata la sua materia? M a questo piacere si trova
egli spesso nei libri di letteratura moderna, sebben faccia illusione una larva
di Fió losofia, che anche in tai-libri d’amenità sorge di tanto in tanto, e par
che severa alla ragion ci ri. chiami,anzi pure alla meditazione? Che se ad un
Italiano non credesi, credasi dunque al sopra lo. dato Signor Juvigny, il quale
dimostra, che il via zio generale, e comune egli è quello, ch'io preta, per cui
ad ogni inezia si montava in bigoncia, e perorar si volea; e i punti, e le
divisioni a nodo di scuola seguivansi con accademica stitichez.. !
Che se tali sono le disposizioni, con cui tan ti ora si pongono a
scrivere, qual maraviglia, che questo Autore eccellente il secol nostro
rimprove, ri, quasi di suo caratteristico vizio in Letteratura, di quel
trascurare le regole dei costumi, e dell'ar ti, e dello snaturare e confondere
stranamente ogni genere di composizione? Donde, se non da ciò, quello stile,
che ne i contraria r g o menti è il medesimo, nei medesimi opposto? Ond'é, che
perfino nell'intima sostanza s'offende la proprietà delle cose? Ond'è, che in
Filosofia, e in Novelle, e nella Storia, ed in Fisica, ed in Teatro, ed in
Chiesa vediamo indistintamente, come si disse, e affettazione di bello spirito,
e modi epigrammati. ci, e similitudini forzose, e frasi tecniche, e di. sparate
allusioni, e tutto il tritume gotico infine della Letteratura moderna
Filosofica per caratteri. zarlo con Hume? Ma nè ciò solo,siccome pur ora diceva.
La corruzione non si ferma già ella nell'a, sentemente riprendo; e che
consiste nel non sen tir, non intendere, non ponderare abbastanza la natura
delle materie; e nello sprezzare sovrana mente, e sopra ogni cosa il disegno, e
la sua sem plicità, e l'unità. vere uno stile anche nelle più
difformimaterie uni forme, benchè per ciò stesso riesca poi a parte a parte
disgregato, tumultuoso, e di mille fisiono. mie: ma si va fino a trasforniare
l'intera natura, l'originaria destinazione dei generi. Le Prediche più non
propongonsi di commuovere icuori dei cre denti; si son cambiate in
Dissertazioni polemiche; e all'utile certo della morale la più pura, e divia na,
soè sostituito il pericolo di gettare lo scanda. lo nell'anime felici di
quelli,che non bebbero ancora alle torbide fonti delle umane dottrine. La
Lirica, che sotto Augusto era l'interprete della fantasia, e del cuore, ora
serve, o vuol almeno servire al raziocinio astratto, e all'intelletto
meditabondo:La Storia eraun misto diracconti,edi orazioni ora pubbliche, ed ora
private dei tra passati, piena però di una Filosofia grandiosa, e robusta,ma
toltadalmomento,dalfatto,dalla verità. Adesso altri l'ha convertita in un
seguito di discussioni piccole, minute, meschine, talche pajon anzi processi
per una Curia,che Annali d'u. na Nazione. Altri, come ultimamente ho veduto, ha
fatto il salto, ed ha ridotta ogni cosa a discor si, e dialoghi; distribuendo
le vite di Carlo, d Enrico ec. in tante Azioni con Atti, Scene, e tutto il
corredo teatrale. La Tragedia stanca, e non a torto, di star tra gli Eroi, e
tra'Giganti della m o. rale, dopo d'essersi compiaciuta un momento del quadro
vero, e patetico delle private, e virtuose sciagure, si è tosto gittata tra gli
orrori dei C a stelli privati dei Feudatarj. Ha cercate le atrocità e i
raccapricci in tutte le raunanze di uomini, e perfipo di donne, pel solo
piacere di filosoficamen te istruirci sul pericolo dei Voti immaturi, e su
l'empietà dei forzati.La Commedia poi,altronon è bene spesso, che
un'infilzatura di pezzi scuci. ti degli ordinarj sermoni Filosofici, che hanno
per giunta una grazia infinita in bocca del pezzente da strada, dello sciocco
staffiere, e perfin dello sgher ro, e del pubblico assassino nell'atto d'andare
al patibolo. Cosi l'una s'abbassa di troppo, l'altra s'arrampica da pazza,
tutte perdono il punto del. la natura, e niente s'ottiene. Bastano essi ancora
cotesti esempj per mostrare, che, generalmente par. lando, tutti i generi sono
confusi, snaturati, e tra volti nell'intima loro sostanza secondo il gusto
corrente, e ciò per ragione del Filosofismo? Matteo Borsa. Keywords:
imitazione, genere grammaticale, la confusion dei generi grammaticali, il
genere tragico, il genere comedico, il genere conversazionale, Tannen, stile
conversazionale – la tragedia della morte di Agammenone --. Virtu e vizio di
stilo – filosofismo, neo-logismo, confusion di genero. Austin sul filosofismo,
implicatura come filosofismo – remedio contra filosofismo, la filosofia del
linguaggio ordinario. Etimologia del cognome ‘borsa’ – origine. Grice. -.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Borsa” – The Swimming-Pool Library.
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