Luigi Speranza
A. L. I.
Atlante Linguistico Italiano
In Italia da molti anni è in corso un acceso dibattito fra i fautori dei dialetti e chi li avversa.
Diciamo subito che dal punto di vista linguistico i dialetti italiani e la lingua nazionale sono sullo stesso piano.
Entrambi hanno avuto la stessa 'nobile' origine, cioè il latino.
Non è vero che i dialetti sono una corruzione dell'italiano.
È vero invece che italiano e dialetti hanno un diverso ruolo sociolinguistico.
Il primo è la lingua della comunicazione all'interno della Repubblica Italiana (e della Repubblica di San Marino e nel Canton Ticino elvetico).
I secondi hanno uso più limitato, in qualche caso si limitano all'uso familiare.
Il toscano ha avuto più fortuna, perché ragioni culturali, storiche, economiche ecc. hanno fatto sì che la formidabile produzione letteraria del Trecento (Dante Alighieri, "De vulgari eloquentia" (1302), Petrarca e Boccaccio) sviluppatasi in Toscana venisse diffusa in gran parte della Penisola.
Così autori non toscani quali il napoletano Sannazzaro e l'emiliano Boiardo scrissero in toscano.
Poteva andare diversamente? Probabilmente sì. Se, ad esempio, la stessa sorte fosse toccata alla Scuola poetica siciliana (sec. XII), noi oggi forse parleremmo una lingua con caratteristiche siciliane.
Ma è un gioco della fantasia.
Allora non si è trattato di un'imposizione? A differenza di ciò che è accaduto in Francia o in Inghilterra l'italiano si è diffuso senza l'appoggio di un apparato statale fino almeno all'unità d'Italia.
Del resto i precedenti interventi dei vari stati italiani tendevano a operare scelte politiche nell'ambito amministrativo con scarsissima incidenza sulla popolazione quasi completamente analfabeta (l'80% circa al momento della formazione dello Stato unitario).
Si può dire che il piemontese, il marchigiano, il napoletano ecc. sono lingue? Sì e no per le ragioni anzidette.
Bisogna tuttavia tener presente che chi oggi sostiene tale affermazione lo fa come reazione a un periodo di grande disprezzo per i dialetti a tal punto che aborrisce l'uso dello stesso termine "dialetto".
È significativo che anche nell'ambito del linguaggio ufficiale dell'Unione Europea si parli esclusivamente di lingue minoritarie, meno diffuse, regionali ecc.
Con la conquista romana il latino si è diffuso in mezza Europa e soprattutto nel bacino del Mediterraneo sovrapponendosi alle lingue parlate in precedenza da quelle popolazioni.
Dalla commistione di questi elementi e da quelli derivanti dalle successive invasioni barbariche si sono generati i vari dialetti d'Italia.
Altre teorie più recenti sostengono che il padre di tutti i dialetti non sarebbe il latino della romanizzazione ma il latino parlato prima di Roma durante un fase di latinizzazione verificatasi nelle regioni in cui i latini e altri popoli italici avrebbero soggiornato prima di fermarsi nelle zone che storicamente conosciamo.
Ciò sarebbe confermato dalle grandi aree dialettali attuali che coincidono con frontiere di antiche culture dell'Italia preistorica, come è dimostrabile con dati linguistici e archeologici.
Non tutti i dialetti italiani hanno come antenato il latino. I dialetti tedeschi di alcuni comuni attorno al Monte Rosa (alemanni) di tredici comuni veronesi e di sette vicentini (cimbri), di alcuni comuni friulani (carinziani), dei sud-tirolesi, dei mocheni (bavaresi) e così i dialetti sloveni del Friuli Venezia Giulia, quelli croati del Molise, quelli grecanici (o grichi) del Salento e dell'estremità meridionale della Calabria e quelli albanesi diffusi in gran parte dell'Italia centro meridionale e in Sicilia hanno padri diversi dal latino.
Una prima grande suddivisione è quello che, seguendo la linea
La Spezia-Rimini
separa i dialetti settentrionali da quelli centro meridionali.
I primi infatti appartengono alla Romània occidentale, i secondi alla Romània orientale, l'altra grande distinzione che interessa l'Europa latinizzata.
Nell'Italia settentrionale procedendo da ovest verso est si hanno i
dialetti gallo-romanzi
-- occitani e francoprovenzali --
i
dialetti gallo-italici
-- piemontese, lombardo, ligure, emiliano, romagnolo --
veneti
ladini
friulani
toscani
centro-meridionali
-- umbro
marchigiano
abruzzese
molisano
pugliese
campano
lucano
salentino
calabrese
siciliano --
e il sardo.
Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano
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