Saturday, August 13, 2011

Artisti foresteiri che in Genova in diversi tempi operarono

NO TIZIE

DF PITTORI, SCULTORI,

ED ARCHITETTI

FORESTI E RI,

CHE IN GENOVA

in diverfi tempi operarono .


GU è ben ragionevole, che io, dopo avere efpofto quanto ho potuto raccorre di notizie, e di Opere de9 genovefi Pro femori d' alcuna delle tre nobiliffime Arti far elle, qualche cofa foggiunga di quegli altri Valentuomini forestieri, che negli JìeJJi generi d* Arti ci hanno lanciate, o qui in Genova, o nello Stato illuftri memorie della loro Virtù \ sì perchè non paia, che la paffione ni abbia mojfo a rammentar folamente i noflri: sì perchè anche que* foreflieri confiderar fi debbono come benemeriti della Liguria, e diflint amente di quefta Metropoli', e sì ancora perchè vedendofi per qua le lor belle Opere, agevolmente fé ne fappian gli Autori. Non porgerò, che un lieve faggio di e(]i; non intendendo tejferne exprofeffo floria; perciocché

il mio flabilito , e precido affunto (conforme accenna il titolo di quefto volume) è flato di narrare unicamente le Vite de9 Profeffori gènove/i. Quelle de' Profeffori foreftieri già fono fiate da egregi Letterati appieno fcritte: ed io, qualora voleffi mettermi alt imprefa di narrarle , altro non potrei fare, fé non ripetere ciò, che effi efpofero. Quindi tederei una tela con le altrui fila; e fuperfluo, e fuori del propofìto farebbe il lavoro. Bafti per tanto, cKio de'foreftieri , che hanno qui con gloria operato, dica chi furono, e quali Opere abbiamo di loro mano. Già m accingo a eseguirlo '. e per procedere con qualche ordine, m? atterrò a quello degli anni: fìccome feci nelle Vite de* Profeffori noftri. Or, le notizie de* benemeriti foreftieri fon le feguenti.

DI GIUSTO D' ALEMAGNA

Pittore .

ALLA mano di Giulio d'Alemagna riconofciaItjo la più antica pittura fui frefco condetta, che in Genova fi confervi. Quando , e come quelV Artefice quà ne giungerle, a me non è noto. So bene, che nel 1451. vi fi trovava; e ciò fi manifesta dalla pittura , eh' egli in tal anno formò fopra una parete fituata nel chioftro fuperiore del Convento di S. Maria di Cartello; nella qual pittura fla efprefla la Vergine Annunziata dall' Angiolo Gabriello . Grande è la finezza di quello lavoro; nè io faprei, come a fufficienza defcriverla. Scorgefi è vero in elfo lo Itile gotico. Ma egli era il far di que'tempi. Tuttavolta' in quel fuo genere non lafcia d' avere dipinto merito , e pregio. Che poi ella fia fattura di Giufto, chiaro cel' indican le parole da lui medefimo apponevi , le quali dicono . Juftus de Aìemania pinxit. 1451.

Molto faggiamente i' intendono que' PP. Domenicani, che tal pittura a tutto riguardo cuflodifcono; avendola perciò fatta coprire col riparo d' un' invetriata; onde viene dall' aria marina, e dalle ingiurie de' tempi difefa , e anche al dì d' oggi nell' antica fua frefehezza conlèrvafi . (a)

DI CARLO DEL MANTEGNA

Pittore Lombardo.

Nella Vita di l uca Cambialo noltro Pittore fcritta da Valerio Corte, fi narra, che all'unto alla dipnitì di Doge Ottaviano Fregofo (b), Signore alle bell'Alti molto affezionato , chiamò egli da diverfe parti uomini valenti in ogni liberal Difciplina . Uno di colloro fu Tom. I. Aa . Vifconte

( a ) E' di si forte colore quefla pittura; che dopo più di tre fccoli fi mantiene

brillante, come fe di pochi giorni forte dipinta. , b ) Ottaviano Fregofo figlio d' Agoitino fu eletto in Doge della nollra Sèrenif

fìma Repubblica l'anno 151J. il dì 11. di giugno.

Vifconte Maggiolo, affili rinomato per la fua perizia nella.! Nautica, e per la fua particolar efattezza in delinear cane, , che la ficura navigazione additafTero: che però con onore

Di Carlo vo^e provviiìone qui fu impiegato. Così furono anche dal D£L Doge medefimo fatti venire in Genova Gio. Giacomo Lom

Mantkna . kaj^o eccellente Scultore, e Carlo del Mantegna pure Lombardo , Pittore grandemente (limato, come quegli, che era {tato dif.epolo di Andrea Mantegna Pittor Mantovano U); e la fomiglianza del fuo Itile a quello del Maeltro gliene.» avea fatto ereditare il cognome.

Quante Opere dipingere Carlo in Genova io non fo dirlo: folamente fo dire, che una ve n" è dipinta mila principat facciata della Dogana in largo fpazio; dove egli con giudiziofo difegno , e ragionevole colorito rappreientò S. Giorgio a cavallo in atto d'abbattere il Drago (b). Quella pittura , fecondo 1' ufo di que* tempi, è lumeggiata ad oro con incredibile accuratezza: ed è mirabil cofa , che dopo tanti anni così frefca tuttavia li confervi.

DI GIULIANO SANGALLO

architetto Fiorentino.

IL vero cognome di quello Architetto, come nota il Vafari, che ne icrive la vita, fu Giamberti: ma la bella fabbrica , che egli fece per li PP. Agoitiniani di Firenze fuor di porta Sangallo, fu cagione , che il Sangallo folle denominato . (e)

Sul finire del fecolo decimoquinto fu quetV infigne Architetto condotto in Savona dal Cardinal Giuliano della Rovere , che fu poi Papa Giulio II.; dal quale ebbe incumbenza di coltruirgli un magnifico palazzo . Egli ne formò il difegno: ne gettò le -fondamenta: e lafciatovi buon numero di

maellri,

(«) Variano gli Autori in aflegnar la patria ad Andrea Mantegna. II Vafari, che par fermato in ciò dal Soprani 9 lo fa Mantovano. Il Ridolfi lo cita, come Padovano. Ma quefto punto non è di grand' importanza.

{b ) Della riferirà pittura a' giorni noftri non ve n' è più veftigio.

( e ) Nel 1630. per 1' attedio, che fojFerfe in tal anno» Firenze , fu diftruttasi bella fabbrica »

maeftri, col Cardinal fuo padrone ritornò a Roma . Ma quivi caduto il Cardinale in difgrazia del Sommo Pontefice [era allora Adriano VI.], per fuggire ogni finirtro, a Savona fua pa- _ tria fi riconduce infieme col San gallo; ove trovò la fabbrica 1* ben avanzata, e con la fua prefenza molto contribuì all' ab- Giuliano bellimento di quella . Ma il Cardinale, che anche in Savona AMCALto mal ficuro fi credeva, partinne [ avendo fempre feco il Sangallo], e fi ricoverò in Avignone . Da Avignone dopo alcun tempo, avuto avvifo, che il Pontefice era pretto alla fine, volle reftituirfi a Savona; acciocché il Sangallo vi compiette 1' Opera . Coftui la compiè: e certamente riufeì degna del Porporato, e dell' Architetto, che per sì bel fregio aggiunto alla noftra Liguria meritamente dovea eflère qui regitlrato. {a)

DI ANASTASIO SICILIANO

Architetto .

Anastasio Siciliano, infigne Architetto , del cui cognome non ho trovata notizia; fecondochè narrano il Giuftiniano, e il Foglietta, fu chiamato in Genova l'anno M09. Ciò, che qui s'operò da cof.ui, vieti rapportato da que' due Scrittori: dicono , che rtrtaurò gli acquidotti: che radunò molte forgenti in una valla ciIterna vicino al ponte de' Cananei (b): e che fortificò con groflì macigni l' antico molo: e ne gettò le fondamenta , per allungarlo: ed altre Opere sì private, che pubbliche, o cominciò , o in miglior forma riduiTe .


ANDREA CONTUCCI

DA MONTE SANSOVINO, Scultore in marmo , e Gittatore. L'eccellenza dello fcolpire in marmo, e del gettare in bronzo, a cui pervenne il Contucci, è così nota, che panni non abbifogni d' altri elogi dopo i ricevuti da Giorgio Vafari, che ne fcriiTe la vita.

10 farò fol tanto paleie, come qui abbiamo di luo nella Cattedrale due belle Statue in marmo entro la cappella di S. Gio. Battida; le quali figurano, 1' una la Santiflìma Vergine tenente in collo il Tuo Divin Figlio; e 1' altra, un S. Giovanni Battila.

Ho io portato per lungo tempo opinione, che quelle due Statue non fonerò fue, ma bensì di Giacomo Tatta Fiorentino , il quale , per effere flato Difcepolo del Contucci, fu pofeia più col Cognome di Sanfovino, che col proprio , denominato . Ciò, che in quefV inganno mi teneva era, l'aver letto a' piedi di dette Statue le parole , Sanfovinus Florentinus faciebat: parendomi, che quel Florentinus dovette piuttoito dirli di Giacomo, che d' Andrea: ma elfendomi imbattuto a leggere nel Vafari la vita d' Andrea; trovai, che elle fon di coflui .'Il Vafari però prende sbaglio là, dove fcrive, che quella Statua , come difli, rapprefentativa di S. Giovanni Battiti! , è rapprefentativa del Redentore . Io cento volte l'ho veduta, e contemplata. Forfè il Vafari mai non la vide.

Quanta lia la bellezza di tali Statue non è facile lo spiegarli . Chi ò intende di Scultura, le ammira; e come li fa delle fquilìte vivande, più d'una volta torna a guatarlo. Niente meno fi poteva afpetrar dal Contucci. Ognun fi, che valentuomo egli fu . L' eleflero Sommi Pontefici, e Re ad Opere di gran portata, e funtuotità. Certamente dopo

11 Michelangiolo non ebbe di que' giorni 1' Italia uno Scultore , che pareggiar li poteile al Contucci. {a)

DI

(a) Chi del Contucci defidera maggiori notizie, legga il Vafari par. III. pag. xM» e Raffaello Borghini nel Kipofo alla pag. 401,

ASs Ai valente nella Scultura fu il Civitali. Ma ciò, che più fa flupore fi è, come egli giungefTe a poffederla sì bene, efTendofi metto a rtuaiarla in età già avanzata . Imperciocché per quanto ho fcórto da una lettera di Gio. Battifta Paggi {a), fi diede il Civitali alla— Scultura, mentr' era ne' quarant' anni, e dopo avere fino a quel tempo efercitata l'arte del barbiere.

Coftui lavorò in Genova nella cappella di S. Gìo. Battifta le lei Statue in marmo rapprefentanti Adamo , Eva_. 9

Aa 3 Abramo,

\ a ) Quella lettera infìeme con le altre fcritte dal Paggi al fratello in difefa— della Pittura fi ftanno ora Campando in Rama dall erudiriflimo Mqnlig. Ciò. Bonari nel tomo vi, delle Leueie Pittoriche.

Abramo , Abia, e i Santi Zaccaria, ed Elifabetta; le email per la diligenza, e finezza loro fono ftimatiffime, e battano

l a rendere immortale il nome di chi le ha fatte .

Di Parlano con lode di quello Scultore Niccolò Granucd

Cibali. Lucchefe nell'Opera intitolata: Piacevol notte, e lieto giorno: dove rammenta quelle Statue: ed il Vafari nella Vita di Giacomo della Quercia , nel fin della qual Vita nomina il Civitali col nome di Matteo Lucchefe; e ne rapporta alcune Opere , come il Tempiolo, coftruito da elio Civitali Tanno 1444. in S» Martino di Lucca , per la miracolofa Immagine del CrocifuTo: e loda altresì la Statua dallo (ìeffo fattavi del S. Sebafiiano: e l'altra della Madonna, polla (opra un angolo di quella Chiefa al di fuori 'r dicendo > che per ragion di tali lavori fi rendè uguale a Giacomo fuo Maelìro {a) . Ma niuna di quelle fue fculture può Ilare a fronte delle fei Statue da prima menzionate, che hanno porto motivo a me di qui regillrare il nome d' un tanto Artefice.

DI PIETRO FRANCESCO SACCO

Pittore Pavefe .

IL miglior Pittore, che Genova vedeflè fui principiare-, del fecolo decimo quinto fu fenza dubbio Pietro Francefeo Sacco, che , per quanto fi dice, era Pavefe , e di 110bil famiglia. Ór alcune molto {limabili pitture, che^ egli fece in quella città , andrò qui notando.

Per

( a ) Altre Opere degne di lode ha lafciato il Civitali nella fu» patria; alcune delle quali da me vedute voglio qui ad onor fuo. riferire. m quel Duomo ha coftruito con fuo difegno (dacché egli era eziandìo valente Architetto.) il fumuci fo Depofito di Bartolommeo da Noceto, che fu Segretario di Papa Niccolò V.

Di fua Architettura, e di fua mano è pur quivi 1* ornamento dell'' Aitar df S. Regolo: e fue fono le Statue rapprefentanti quello Santo, S. Già. Battifla , e San Sebaftiano, con tre baffi rilievi al di fotto di effe di un guflo fquifito, dimoftranti ciafeheduno partitamente il Martirio di quelli Santi.

Molte belle fabbriche di palazzi fono in Lucca del Civitali: come quelle de' Cenami, de' Bernardini : e molte altre fuor di città: come quella de Lucchefini in Vignuola, a Maffa Pifana , ed in altri luoghi. Opere tutte, che lo dichiarano Scultore , e Architetto di gran perizia: e finche dureranno, predicherai! le glorie del loro cijiaiiifimo Auioie.

Per l'Oratorio di S. Maria dipinfe una tavola entrovi S. Gio. Battifta, che ancor fanciullo prende congedo dal Padre , e dalla Madre, per ritirarli al deferto; e quella tavola , egli compiè 1' anno 1512. Di Putko

Per li Signori Salvaghi fece un* altra tavola, che elfi *»akchc8 collocarono nella loro cappella fituata al piano della prima ACCO' /cala in S. Giovanni di Prè (a): e v' effigiò con maniera— al fuo foliro vaga, e delicata i quattro principali Dottori di S. Chiefa. Al baffo di quella tavola è fegnato il fuo nome, e l'anno, in cui la dipinfe, che fu il 1516.

L* anno 1525. ebbe occafione di lavorare una tavola..

Ser la Chiefa di S» Maria di Cartello, e vi figurò una Nora Donna circondata da Angioli, e tenente in grembo il fuo Divin Figlio, cui danno contemplando i Santi Gio. Battigia, Tommafo d'Acquino, e Antonino Arcivefcovo di Firenze . Quefla tavola è buona , e tuttavìa per tale vien confederata , particolarmente per la bella veduta d' un paefe_», che dall' efperto Pittore vi fi introdufle .

I PP. del Monte Uliveto in Pegli poflìedono di quello Autore una gran tavola ftante nella principal facciata del coro di quella lor Chiefa , ed efpri mente la Depofìzione di Crifio dalla Croce. S' affiflì in queft' Opera chi vuol vedere fin dove giunga la diligenza del pennello: e foprattutto confideri il paefe, che vi fi feorge in lontananza; perchè parmi degno di ftare al pari di quelli di molti de' più eccellenti Fiamminghi.

Io non faprei altro notare di quello Autore, fe non che una tavolina d' un Crocififlò polla nella fagreflìa de' PP. di S. Francefco di Paola nel luogo di Nervi: e quella del Crocififlò , che ornava uno degli Altari laterali nella Chiefa di S. Marta; donde in occafione di nuova fabbrica fu tolta.,, e, conforme ho udito, dentro del Moniilero locata.

Ecco quanto ho potuto rinvenire delle memorie di un Artefice, a cui non poco dee la noftra città, per effer egli flato uno de' primi, che con giufte regole di pittura abbia fra noi operato.

1. Aa 4 DI

. (a) La fopraddetta cappella è ora convertita in un Oratorio dedicato a S. « la qui deferitta tavola tuttora ri fi conferva,


ERasi in Genova deliberato d'alzare una Statua in— marmo al Principe Andrea Doria . Fu per tanto da' fuoi Difendenti eletto a quello lavoro Baccio Bandinelli Scultor Fiorentino di molta fama . Ma quelli portandoli troppo lento nell' efeguirlo , fi tirò addoflò lo fdegno del Principe erede, che altramente riprefelo, e minacciollo . Baccio intimorito fi fuggi di Carrara, dove il lavoro incominciato avea, ed in Firenze fua patria ricoverofli.

Il Cardinal Girolamo Doria (a), fratello del giovane Principe, a cui molto premeva, che la Statua fpeditamente fi faceffe,

fende

fa) Girolamo Doria fu creato Cardinale da Papa Clemente VII» Tanno 1517»

fcrifTe in Roma al Card. Innocenzio Cibo; pregandolo, che torto gli mandafle un valente Scultore. Il Cibo giudicò non

effervi Soggetto a tal Opera più atto di Fra Gio. Angiolo

Montorfoli Fiorentino, Sacerdote ProfefTo dell'Ordine de' "~"d,fra~~ Servi di Maria, e Scultore molto eccellente . Quefto adun- Gio. Angiolo que ei richiefe . Il Montorfoli all'avvifo, che n'ebbe, la- m°»TMTML1 • fciò per allora imperfetto in Napoli il lavoro del fepolcro del Sannazzaro, in cui era impiegato, e a Genova immantinente fi trasferì.

Qui fece la ftatua, e con fomma efattezza; dacché intefo avendo, che locata eflèr dovea fulla piazza di S. Matteo fopra un piediitallo; egli proccurò, che da tutte le parti facellè nobil comparla. Ma molto dispiacere poi ebbe , quando teppe, che, per mutata opinione, dovea collocarli ad un lato della porta del Real Palazzo, appoggiata al muro; imperocché gli pareva, che in tal Umazione venifTe ofcurata non piccola parte del fuo faticofo lavoro .

Dopo tale ftatua fu deftinato da' Deputati alla fabbrica del Duomo a formarne un'altra rapprefentante un S. Giovanni Evangelica , eh' ebbe luogo in una delle quattro principali nicchie di elfo Duomo . E riufeì quale appunto da un tant' uomo afpettar lì dovea .

Ma il Montorfoli richiamato a Napoli a finirvi il fepolcro del Sannazzaro: colà, giulta la data parola, gli convenne tornare . Promife però al Doria di portarfi di nuovo a Genova , toftochè quell' Opera avelie compiuta; per qui ornare di marmi la Chiela di S. Matteo . Tanto egli efegui. Venne: e con difpoiizioni d' ottimo guiìo polèla in maeliofa comparfa . Specialmente v' arricchì il Presbiterio di nobiliifimi lavori, ergendo nelle laterali pareti quattro Statue de* quattro Evangelici; in mezzo alle quali lpiccano due urne, cioè una per parte, entro le quali lono ripoili Corpi di Santi Martiri . Indi nella principal facciala di quello Presbiterio fece di tutto rilievo un gruppo rapprefentante la Vergine-, addolorata col morto Figlio in grembo: e all' intorno v' ha quattro altre Statue figurative di Geremia Profeta, del Rè Davidde , e de' Santi Andrea, e Gio. Battifta . In fronte poi dell arco del Presbiterio medeiimo collocò iìmilmente di tutto

to rilievo un Crifto in atto di riforgerc: e di ballò rilievo

vi pofe a* lati due Angioli in leggiadriflìmo afpetto.

i In quefta Ghiefa medefima lavorò due pergami con giuda

Di Fra fimmetrìa, difponendoli, e ornandoli di varie figure in natu

Gio. Awiolo raliflimi atteggiamenti. E qui pure illuftrò le due cappelle,

'che reftano a lato de* medefimi pergami, con finiflìmi baffi

rilievi di figure, di trofei, e d' arme, le quali erette furono

in memoria del Conte Filippino, e di Giannettino Doria,

che ambedue vi furon fepolti.

Aveva anche formati due baffi rilievi di putti da pofarfi fulle balauftrate dell' Aitar maggiore , de* quali non fé ne fece ufo ; perchè gli riunirono troppo grandi. Quefti, che pur erano graziofiflìmi, furono polii, non ha gran tempo, nel portico del palazzo del Principe Doria: pei cui giardino ne fcolpì lo fteffo Montorfoli altri quattro d'aflài raro artifizio: e fon quelli, che vedonfi intorno alla fontana di effo giardino.

Ma ritornando alla Chiefa di S. Matteo, fog^iungo, che egli ebbe parte ne' lavori in iftucco fatti entro la tribuna, e la cupola: ove fi vedono figure di putti al di fopra , e di Sibille al baffo . Imperocché di quefti lavori diede egli i difegni , e con la fua affluenza, e direzione li fece efèguire. Nel rimanente poi furon Opera di due Giovani fuoi nipoti nominati Angiolo , e Martino , che avea feco condotti a parte delle fatiche, e de' premi (a). Gloria per altro anche quefla di lui, che fu loro Maeflro.

Finiti

(a) Giorgio Vafari nel Hb. il. part. ur. fol. 97. della fui Opera fcrive la Vita del Montorfoli ; ove parla minutamente delle Opere da lui fatte nella Chiefa di S. Matteo; ed in particolare della cappella, che refta fotto 1' Aitar maggiore di quella Chiefa , la quale dal noftro Soprani s' è tralafciara. Tal cappella fu ornata dallo fteflb Montorfoli di ftucchi metti adoro, ma non efprirnenri, come il Vafari aflcrifce, le imprefe, o azioni del Principe Andrea Doria; peiocchè non vi fi vede altro, che le infegne de'gradi onorifici, eh' ci ricevette da' Monarchi. V' ha bensì il fuo fcpolcro confiftente in un' urna di finitimo intaglio con due putti al di fopra piangenti, che fembrano di carne, anziché di marmo.

Ne debbo tacere, che il Monrorfoli architettò, od almeno in buona architettura rimife il palazzo di detto Principe fuor della porta di S. Tommafo; e che di fuo dileguo fono le belle logge, che vi fi fporgono a' fianchi, od altri ornamenti. E nel bofehettò , che retta al di fopra dello fletto palazzo fece in iftucco la grandiofa Statua, che olrrepafla i trenta palmi d'altezza. Tale Statua rapprefenta Gìotc: e non già Nettuno; come erroneamente^ credette il Vaiai 1.

Finiti i lavori per la Chiefa di S. Matteo , altri ne volle il Principe Doria per fé. Quefti furono due fuoi ritratti in marmo, e due di Carlo V. Imperadore, e la belliflìma fi- , gura d'un Tritone, la qual vedefi tuttavia nel giardino Dif*a degli aranci, contiguo al palazzo . Ella piacque tanto al *jJ2ma32u Doria, che un' altra limile ne volle, per mandarla in dono al Re di Spagna infieme con altri lavori di quefto nobiliffimo Artefice.

Finalmente compiute quefte immortali Opere, carico d' onori, e di ricompenfe, partì il Montorfoli da Genova; ed a Roma da più obblighi richiamatovi fece ritorno.


DI PIETRO BONACORSI,

DETTO PERINO DEL VAGA, (a) Pittore Fiorentino. E* Noto a tutti, che fra i più eccellenti Difcepoli del gran Raffaello a niun fu fecondo , e la maggior parte ne forpafsò Pelino, detto del Vaga , ma però di Famiglia Bonacorfi. Coflui trovandoti 1' anno 1527. in Roma difoccupato, e derelitto, pei Cicco, che quella città fofferto avea da un' armata luterana; a perfuafionc d' un certo Niccolò Veneziano eccellente ricamatore aliai grato al Principe Doria, venne a Genova, e fi prefentò a quel Signore ,

(«) Il foprappofto ritratto del Vaga fi è fedelmente ricavato dal mufe* Celi' Abate Passi •

gnore, che uditone il nome, e già informato d' un tanto Pittore, torto lo ammife, e gli aflegnò molti lavori nel funtuofo palazzo , che di frefco s' avea fatto fabbricare. mmmmmmmmmt

Prefone Perino 1'aflunto , chiamò a fe Giovanni da_. Di Pietro Fiefole Scultore, Silvio Colini, nipote d'elio Gio., e Lucio Bonacc*si, Romano: al primo de' quali diede a fare i lavori di quadro, Per„ij°ei, e quelli principalmente , che fregiano la maeftofa porta di Vaca. quel palazzo: al fecondo appoggiò 1' opera delle fculture_>: ed il terzo impiegò negli ornamenti di trucco, che belliiììmi fono, avendone lo fteflb Perino a lui dati i dilegni .

Egli poi rivoife tutto il iùo Audio alle pitture, di cui, per vero dire, non fece mai le più infigni. Primieramente dipinfe nella volta del portico quattro ftoriette ricche di molte figure efprimenti alcuni trionfi d'antichi Romani: e v'ha in elTe una varietà d' azioni, d' armi, d' abiti, di vafi , non men difficile ad idearli, che ad efeguirfi , con fregi all' intorno di grottefche tanto copiofe di capricci , e d'intrecci , che 1' occhio nel rimirarle fempre vi trova novità; nè abbaltanza mai fe ne fazia. Ne' triangoli della volta-., ove fon efprefle quelle cofe, fi veggono alcune immagini d Dei; ed altre nelle lunette, che in mezzo ad elfi triangol: ftanno rinchiufe . Tali immagini fon difegnate, e dipinte^ d'una maniera ftupenda , e al tutto RafTaellefca.

A mano manca di detto portico è la fcala, che al piano fuperiore conduce. Ella non può avere nè più vaghi, nè più ricchi ornamenti. Spiccan ivi piccole grottefche, figurine , maichere, animali, e puttini: ogni colà tirata con-, quella grazia, ed amenità, che propria era di lui, e che potè elTer poi da molti imitata, ma non eguagliata . (a)

Salita quella fcala s'arriva nella prima camera, che introduce nella gran fala . Tal camera parimente lu dipinta-, dal Vaga . Ella ha la volta , che è meflà a liucchi dorati; ed ha in cinque riparti menti altrettante itoriette d'antichi Romani . Preziofe fra quelle fono le efprimenti il coraggio di Orazio Coclite, che, fatto rompere imporne Subliaó9 fi lancia nel fiume: e di Muzio Scevola , che pone la mano nel

fuoco

{a) Le pitture del'a deferitra fcala fono alquanto fvenute: no» cosi quelle àpi portico, che paiono di pochi giorni dipinte.

fuoco davanti al Re Porfenna. Le paréti di detta camera^ fono anch' erte tutte dipinte. Vi rifplendono in gloriofe di, vife di guerra, e di pace le immagini degli Eroi della Fa

Di l'iETao1 miglia Doria: ed in alto V* è un* infcrizione, che dice: MABonacoks., GNI VIRI, MAXIMI DUCES OPTIMA FECERE PRO Vekwodei PATRIA . Al di fopra di quefte immagini entro due vani Vaga, informa di mezzeluhe fono rapprefentati alcuni vezzofi putti, ciafcun de' quali tiene a lato una Fama ftante in atto di fpiegar bandiera, fu cui fi legge: BENEMERENTIBUS. Sopra le magnifiche porte, che fono ivi in fronte, veggonfi due.» figure: l' una di mafchio: e l' altra di femmina . Stanno quefte contrappofte in modo , che apparirono l' una di faccia, e T altra di fpalle: ambe formate con quella finezza di difegno, che tanto è a me difficile efprimerla , quanto diffidi farebbe a un valente Pittore l' arrivarla . (a)

Che fe fquifite fono le fin qui defcritte pitture del Vaga: fquifitiflìma al paragone di effe certamente fu quella , eh' egli condufTe nella volta della gran fala . Quivi rapprefentò il naufragio dell' armata di Enea. Quivi apparifeono ignudi vivi, e morti in diverte attitudini: quivi molte navi, quali pericolanti, e quali fracafiate dilla furia della tempelta_.. Tavolati, remi, ed altri nautici arnefi vanno fparfi per l'onde gonfie, e fpumanti. V ha poi di gagliarde efpreflioni nelle figure degli ftanti nelle navi, i quali fanno ogni sforzo per loro falvezza . Tutti pallidi, e sfigurati palefano ne' loro volti l' orrore della prefentifhma morte . Ma quefta pittura, per elfere fiata colorita fui muro ad olio, e per aver molto tempo fofferto il vapor de' doppieri allumati in occafion di lettini, s' è fortemente affumicata; onde quafi nulla più vi fi difeerne di ciò, che vi era dipinto, (b)

Viva però tuttavìa .fi mantiene la bellifllma Opera fatta dal Vaga nell' altra fala fituata a man dcftra del palazzo, nella cui volta, pur fregiata di ftucchi in figure di grandezza maggiore del naturale, rapprefentò Giove, che fulminai giganti: e gli Dei, che da varie parti del cielo fianna offervando in atteggiamenti di maraviglia il grave fpettacolo.

La

(a) Tali figure d' uomo , e di donna non erano abbaftanza modelle. Quindi pct ordine de' Principi Doria furono coperre con panni dipinti da Domenico Parodi ( * ) La fopraddetra rolta al prefente è mefla a bianca...

La mia penna non vale a deferivere 1' energia , e la fquifi* tezza di quefta pittura, la qual fola baderebbe a render preziofo quel palazzo, ed immortale la gloria del Vaga. Io porto _ opinione, che lo fteffo Raffaello con vivezza maggiore non Di Pietro avrebbe trattato un tale argomento; e fe egli sì latta Opera Bonaomsi » veder potefTe, e di effa udirne 1* Autore: gran piacer fenti- i^olth rebbe d' avere inftruito , e formato un sì eccellente Difcepolo. Vaca*

Contigue a quefta fala fon quattro camere ornate di Mucchi, e di grottefche, parimente con difegni del Vaga. Egli v* efpreflè in piccolo alcune favole prefe dalle Metaraorfofi d Ovidio . Dopo quelle camere avvi una galleria, nel cui mezzo figurò una Fama, ed alcuni grazioiì putti. Quattro altre-» camere , che fi itendono alla parte oppolta del palazzo, furono anch' effe dipinte con difegni d' elio Vaga . Ma in quelle fi valfe molto dell' opera di Lucio Romano, e di qualche bravo Pittore lombardo. In fomma fi può dire non elìèrvi colà parete , o volta, in cui non fiano lavori della manodi quefto valentiffimo Artefice .

Per ultimo non debbo tacere, che nell' efterior facciata del fuddetto palazzo da quella parte, che guarda verfò il mare, ei fece un fregio di putti così leggiadri, e viftoiì, e in sì varj, e naturali atteggiamenti; che poterono poi fervir d'efemplare a molti noltri Pittori, in occorenza d' averne a dipingere . (a)

Non fi può dire con quanto affetto fotte il Vaga riguardato dal Principe; dalla cui liberalità riportò lempremai fplenlidi guiderdoni. Quel Signore in tanta ftima l'avea, che ni una cofa in genere d'ornamenti, o di arredi deliberava , fe prima non ne udiva il parere di lui . E gli fece_# fin fare i difegni d' alcune poppe di galee, che furono egre-; giacente incife da due Intagliatori fiorentini cognominati Carota , e Taffo: ficcome ancora da lui volle i difegni d'alcuni arazzi rapprefentativi d' eroiche azioni deferitte da Virgilio: e volle , che gli dipingere gli flendardi di dette galee. Notabili vantaggi avrebbe riportato il Vaga, e quindi affai migliorata la fua condizione [che ben meritavate]; fe aveffe

fecondato

(*) Con danno grandi/Emo della Pittura queir infigne fregio 6 oramai affitti perduto,

fecondato 1' aura, che favorevole gli fpirava; e non fi foffc

lafciato vincere dalla voglia di riveder la Tofcana. (a)

. Nel tempo, che quello Pittore ferviva al Doria, ebbe

Di Pietro altre occafioiii d' Opere per li noftri Cittadini. Fra le ta

5©NAcoRsi, voje ^ che aiiora dipinfe, rariffima è la commeffagli da' Si

Pf Rino Uel gnori Baciadonne , entrovi la Natività di Crifto; in contem

Vaca . plazione di cui, oltre alla Vergine Madre, e S. Giufeppe,

vi fono ancona efpreffi S. Francefco, S. Barbara, e S. Seba

ftiano; figure viviffime , e d' un dìfegno oltremodo elegante.

Quella tavola, che, come vi fi legge, fu da lui dipinta-.

l'anno 1534-, collocarono i Baciadonne nella loro cappella

in S. Maria di Confolazione: Chiefa, che di que' dì era porta

in capo al Borgo di Bifagno.

E mentre m' è occorfo parlare di quella Chiefa, ora coli diftrutta, e poco tempo fa riedificata [cioè l'anno 1*559. ] col nuovo Convento fuor della porta dell' Erco :. m'è fovvenuto d' una fpiritofa bizzarria , efeguita in quella fteffa Chiefa dall'egregio Peri no: e piacemi raccontarla. Vi lavoravano alcuni Pittori, i quali ito egli un giorno a vifitare, fenza che coloro lo conofcefTero , fermoffi a vederli dipingere,., finche giunfe 1' ora del pranzo . Partirono allora i Pittori: e Perino rimafo folo prefe un di que' pennelli, e fopra una parete , a chiarofcuro , in breviffimo fpazio di tempo dipinfe con enfatica compofizione il noftro Salvatore defunto , che da Giufeppe d' Arimatéa vien fepolto . V aggiunfe all' intorno molte figure in diverfe rapprefentanze di compafiìone; fra le quali erano affai artificio/e quelle della Madonna-., e delle altre Marie, che portavano il volto coperto da un velo: con che lafciavafi allo fpettatore l'immaginar queir ecceifo di dolore, che niun pennello farebbe mai giunto, ad efprimere .

Ritornati

( a ) Stette Perino a fervÌ2Ìo di quello Principe molti anni ; fìcchè potè apparare il genovefc linguaggio; e Gio. Bartifta Armellini nel libro terzo del fuo Trattata di veri precetti della Pittura , ftampato in Ravenna nel 1587. alla pagina 116. dice, die in lingua genovefe familiarmente parlava con quel Principe. Indi fegue (e fono le fuc preci fé parole ì. Ma avendo il Principe ciò udit» più volte y e venutogli a faflidio , un dì gli difj'e' 0 Perino , di che paefe fei i Ed ei rifpofe '■ San fiorentino . Berte , foggittnfegli il Principe, parlami fiorentino^ je vuoi ragionar meco; perchè volendo favellar come "noi, che quìi vati fiamo t pare , ebe tu ci t'eleggi.

Ritornati dopo il pranzo que' Pittori, e veduta, e miHUtamente confiderata l'infigne Opera, giudicarono non_. altri poter eflerne 1' Autore, che Perino, la cui fama per Ge- . nova tanto altamente rifonava: e non vi fu tra eflì chi al- Di Pietro tamente noi commendane. I Religiofi di quel Convento „ al- Bonacorsi, lorachè dovette, percagion delle nuove fortificazioni, demo- PfjuNcTrjH, lirfi, non vollero perdere un sì preziofo lavoro. Fecero per tan- Vaca. to {egare quella parte di muro , dov' era il dipinto Milìero; e la trasferirono nel nuovo dianzi mentovato Convento. (a)

Per la Chiefa di S. Francefco di Caftelletto de' PP. Conventuali formò un' altra fuperbiflìma tavola, ove effigiò Maria Vergine feduta col Divin Figlio in collo, in adorazione del quale flanno i Santi Domenico, e Francefco, e più al bado vi fi veggono due Angioletti con carte muficali in atto di cantare; i quali fembrano formati anzi di carne, che di pittura: e 1* atteggiamento loro al tutto naturale, e fpirante foave innocenza reca a' riguardanti un giocondo piacere . (b)

Sopra Cornigliano di là da S. Pier d' Arena per la Chiefa detta di S. Maria Incoronata dipinte un' altra tavola entrovi il facro Prefepio; la quale, oltre all' etfere di mano fua_., anche più preziofa fi può dire, pereflere da lui fiata efeguita con un difegno di Raffaelo . Ne inferiore a quella era T altra , che ornava un Altare della Chiefa di S. Maria della Cotta . Queft' ultima tavola ne fu tolta via non ha gran_ tempo, e vi fu foflituita una copia, che della bellezza— dell' originale fempre più ci rende bramofi. (c)

Tom. I. Bb Dopo

( a ) Il premeflb racconto del Soprani pare, e fenza parerlo, certamente farà iperbolico: e tale il crederà chi fa raffi a vedere quel pezzo di muro, che tuttavìa confervafi incaftraro fotto P Altare della fàgreflia nella nuova Chiefa de' PP. Agoftirìiani in S. Maria di Confolazione. Detto muro è largo tei palmi aimenu , ed alto cinque: e contiene più di dodici figure . Egli è dipinto a chiarofcuro fbpra un fondo verde con due fole tinte, 1' una bianca, che forma i lumi, P altra nera, e quella ferve per gli fcuri, e le mezze tinte vengono formate dal colore, che univerfalmente vi domina. Ma il difegno n' è ol• tremodo purgato: P ignudo defunta è ben conformato con la natura; gli abiti nelle figure vefìite non poflbno efTere ne più morbidi, nè meglio panneggiati. Da tutto ciò fi può arguire, fe in un' ora, o due, D alla più lunga tre potefle il Vaga, e dirò di più , lo fteffo fuo Maeftro, condurre un' Opera, che in ciafcuna delle fue parti inoltra una fquifitiffìma diligenza.

( h ) Quella tavola è quafi perduta.

( e j Un belliffimo quadro fetta dal Vaga per un Gentiluomo della noftra città ,

e de' meglio

Dopo qualche anni di permanenza in Genova, dove riportati avea dalle fue fatiche non piccoli premj, pafsò il Vaga ^„—. in Tofcana , con animo di ftabilirvi il fuo domicilio . Giunto Di Pietro per tanto in Pifa, quivi fi comperò una cafa, e cominciò Bonacorh , a operare, richiamate da Roma la moglie, ed una figliuoEsmnjml ^ , che unica avea . Ma a lungo andare, parendogli, cho Yaua. in Genova avene goduto maggiori vantaggi, s'invogliò di ritornarvi. Né pofe indugio all' efecuzion del fuo genio < Già s' era imbarcato per qua, e in alto mare trovava!! ; quando affalito da fiera tempefta, e in evidente pericolo d'affogare , fu trafportato dall' impeto de' furiofi venti dirimpetto a Celle, terra difhnte da Genova venticinque miglia verfo ponente . E' in quel luogo una Chiefa dedicata al gloriofo» Arcangiolo S. Michele, al quale raccomandoflì di vero cuore, che campar lo volefie dal naufragio; ed aggiunfe alle fuppliche il voto di fargli per quella Chida un' Immagine ih fegno di fua gratitudine, ed in perpetua memoria del benefizio. Cefsò la tempefta: ed egli appena fcefo in terra adempiè V obbligo, effigiando in un' ampia tavola il S. Arcangiolo in atto di abbatter Lucifero . Quella tavola fi vede tuttavia-, al maggior Altare di quella Chiefa: ed è cofa tanto degna; che riguardevole rende quel luogo, il quale per buone pitture non farebbe in veruna confiderazione tenuto, fé la prefata non pofledefle . (a)

Portatofi da Celle a Genova, fi prefentò nuovamente* al Principe Doria, dal quale ebbe parecchie altre incumbenze, e particolarmente di difegni, per tefferne arazzi. Eféguì il Vaga ogni cofa con mirabil effetto: e fra quelle Opere fommo vanto riportarono alcune rapprefentative degli amori di Giove , Erano quelli arazzi de' più belli, che allora aveffe l'Italia: ma per noftra difgrazia ne fiam rimali privi. Imperocché un Perfonaggio Spagnuolo, vedutili,

fé n' invaghì;

e de'meglio confervati, che di quello infigne Artefice lì trovino, fi e quello, in cui fon figurati la Vergine col Bambino, e S. Bernardo: quadro a granprezza comperato, e qual gioia meritamente tenuto dal faggio Signore Gio« Battifta Cambiafo del Fu Gio. Maria. <
fe n* invaghì ; e chiefeli al Prìncipe , che non feppe negarglieli. Lo Spagnuolo, ottenutili, portolli in Ifpagna.

Seguitò il Vaga in Genova a condurre belliflìme tavole , per falotti, e gallerie di quefti noftri Cittadini: e più non Di Pietro penfava a partirtene. Ma richiamato eflèndo inTofcana con Bo'^l°1^1* frequenti lettere dalla moglie per importanti urgenze della P**ino Dh, cafa , alla fine v'andò; ne noi più il vedemmo . Egli dopo Vaca. qualche tempo eflèndo ritornato a Roma, vi terminò il corfo del viver fuo l'anno 1547. mentre era dentro il quarantèiimo fefto: e nella Rotonda di Roma col diftinto onore di butto, ed epitafio ebbe fepoltura.

DI GIROLAMO DA TREVIGI

Pittore Veneziano .

Prima che Perino del Vaga venifle in Genova, già v' era comparto un giovane di vent' anni, che Girolamo da Trevigi chiaroavafì . Egli pofTedeva una franchezza di pennello non ordinaria; onde il Principe,. Doria l'aveva eletto per alcuni lavori nel fuo palazzo ^ e principalmente ad ornare 1' eflerior facciata con un fregio di putti fra loro fcherzanti, e tenenti ghirlande di fiori, e di frutti. Tanto efegui il Trevigi: e fotto que' medefimi putti dipinfe fui frefeo due avvenimenti di Giafone. Pitture , che ancor oggi intatte vi fi mantengono.

Or mentre flava coftui compiendo quelli lavori,: giunfe in Genova con prevenzione di fama Perino del Vaga, il quale bramando di farli conofeere per valente prclfo quel Principe, formò un bel difegno efprimente il naufragio d' Enea_.; e quindi pafsò a farne per la pittura un diligente cartone . Il Trevigi, che di fe fteflo, e del faper fuo molto fi lufingava; vedendo tanto affaticarfi il Vaga, fe ne burlava, e in derilione del nuovo Pittore diceva . A che tante cartina, e cartoni? Io porto V arte nella Sommità del pennello; ne per dipingere , a tante frafcberle mi /oggetto.

Il Vaga, poiché ebbe ciò intefo, s'affrettò di terminare il fuo cartone; e poltolo in luogo, dove potefTe da tutti

Bb 2 libera

liberamente elTer veduto. L' ofTervarono gì* Intelligenti, e si 1' approvarono, e 1' efaltarono; che il Vaga fu grandemente onorato dal Principe Doria, e da' Cittadini. Torto il Principe ftelTo lo introdufle a' lavori: e molto fcemò di credito il Trevigi, il quale, punto da invidia, furtivamente 'fenza accommiatarli da alcuno, abbandonò Genova, e ririrofli in una fua abitazione in Bologna; lafciando qui per tal azione poco buon nome di fe; quando per altro aliai lodevolmente vi fi era efercitato. Nuoce anche a' bravi Ingegni il vantarli^ e il prefumere. Uno, che fia in qualche Arte, o Scienza perito, fe difprezza gli altri, rende odiala la fua perizia . {a)

DI SILVIO COSINI

Scultore da Fiefoie.

SI L v i o Colini venne a Genova, chiamatovi, come dicemmo , da Peri no del Vaga, affinchè lavoralìe in-, marmo nel palazzo del Principe Doria. Ciò, cho Silvio vi fece furono le due figure di due Virtù, che fopra la principale elterior porta reggono 1* Arma di cafa Doria: ed hanno a* fianchi due putti di rara bellezza {b). Egli anche vi lavorò molti di que' nobili ftucchi, che_* adornano il portico , e le logge: e fcolpi pure per io fteilò Principe un ritratto dell' Imperador Carlo V. Opera veramente fingolare. _

Fu il Colini difcepolo d'Andrea Ferrucci: e nello fcolpire non folo imitò, ma eziandìo eguagliò il Maeftro, come fcrive il Vafari, dal quale s' è anche ricavata la notizia della venuta di elio Colini in Genova, e delle Opere quà da lui collruite . DI

(«) Di Girolamo da Trevigi dà notizia il Ridolfi nelle Vite de'Pittori Veneeiaiii Part. I. fol. 214. Da cui lì raccoglie , che quello Girolamo morì in età di 36. anni V anno 1544. in Piccardìa, cólto da una palla di cannone» > mentre era al fervizia del Re d'Inghilterra in qualità a Ingegnere con la provvifione di 400. icudi V anno.

f b ) Sembrano, anzi allo Itile fi può aflblutamente affermare , che fono, di mano del Colini due altri putti locati fopra una porta dello fteflb palazzo Doria: ed è quella, che reità vicino alla Chiefa di S. Benedetto.

Nelle due fale del luddetto palazzo fon due cammini molto ben lavorati in marmo con figure, e baffi rilievi d' qttimo gufto : ed anche quelli lavori fembrano del Canni.

DI GIO. ANTONIO LICINIO, O REGILLO* DETTO IL PORDENONE , Pittare Veneziano. Desideroso il Principe Doria amatore delle bell'Arti d' avere apprettò di fe Opere de' più intigni Pittori, che in Italia fiorifero, chiamo da Venezia— Gio. Antonio Licinio, comunemente appellato il Pordenone, celebre a que' dì per le pitture da lui fatte in Venezia , in Trevigi, e in Udine.

Cpftui portatoli tolto a Genova ebbe varie commiflìoni pel palazzo di detto Principe. Fu impiegato a difporre un

Bb 3 * fregio

fregio di putti filli1 efterior facciata in accompagnamento a' dipinti da Perino, Il Pordenone gli efpreflè tutti intenti

===== a fcariear di merci un vafcello. Tali figure pel colorito fu

Di do. gofo, e gagliardo , che v' adoperò, e per le naturaliflìme_.

Antonio loro attitudini, riufcirono di gran piacere del Principe, e di

Iessoì chiunque di Pittura intendevaTi.

Efprefle pofeia fuila ftefla facciata Giafone in atto di congedarli dal Zio: ove fi vede al lido difpofta la nave desinata a condurre que' primi fperimentatori del mare alla conquida del vello d oro. Si fegnalò il Pordenone in quell'Opera anche più , che nel!' antecedente. Egli foprattutto nel colorito era ftupendo; nè a quello di qualfivoglia egregio Maertro invidiava . (a)

Avrebbe il Pordenone feguitato a dar altre prove di fe in quell' inligne palazzo: ma avendo intefo efler quà giunto da Siena a dipingervi anche il Beccafumi: forfè di ciò mal contento, fi licenziò da quel Principe, e alla fua patria fece ritorno . fjr)

DI

(a) In quella facciata già dipinta dal Pordenone oggidì appena più ri fi feorge veftigid di pittura .

( b ) Morì pofeia il Pordenone in Ferrara, mentre era al ferrino del Duca Ercole , correndo l' anno di noftra falute 1540. , e di fua età cinquantefimo fello. Veggafi di lui il Ridolfi part. 1. pag. 97., e 1* Autor del Musèo Fiorentino tom. i« pag. 61., donde abbiam ricavato il qui antipofto ritratto» DI DOMENICO BECCAFUMI, -?

DETTO MECHERINO DA SIENA, Pittore .
Passando per Siena il Principe Doria in occafione_>, che accompagnava l'Imperador Carlo V.; ed ivi ammirato avendo il valore di Domenico. Beccafumi, at> .pellato per foprannome il Mecherino; invitollo torto a Genova, a fin d' avere qualche Opera di lui nel fuo palazzo già illuftrato da tanti valènti Pittori; ma impedito per allora Domenico da molti lavori, che avea per le mani, ricusò con ogni riverenza l'invito, e colà fi rìmafe.

Bb 4 II

( a ) I lavori, che principalmente tenevano allora occupato in Siena il Beccafumi", erano i difegni del fuperbo pavimento di qne( Duomo.

Il Principe , a cui foprammodo caleva d' averlo, teppe ufar tai modi; che finalmente dopo qualche tempo s" ar. rendè il Pittore, e verfo Genova prefe il cammino . Qua

D; giunto, fu desinato a compiere nella facciata del prelato Domenico paiazzo quel bel fregio di putti, parte del quale avea già BiccAFwu. [avorato ji Vaga, e parte il Pordenone. Ei lo compiè;

e fotto quella porzione, che a lui era toccata, defcriflL* anch' eflb una favola di Giafone: ed è quella, in cui vedefì quefto Eroe , che ufcito dal tempio s* incontra in Medea, alla quale obbliga con giuramento la propria fede .

Affai belli riufcirono quelli lavori; ma non perciò fi pof» fon dire de' fuoi più eccellenti. L' avverfione , di' egli aveva alle Coni, e il patimento per la lontananza dalla lua patria , eran due cofe, che lo diftoglievano dal quietamente operare: talché impaziente di più qui fermarli, chiefe licenza al Principe; ed ottenutala, tolto parti per Siena; ove a chi l'interrogava, che lavori avelie in Genova fatto; rifondeva , che nulla di buono fatto v' avea; perchè parevagli di non faper maneggiare il pennello, quando dalla cara lua patria vivea lontano . ' (a)

DI NICCOLÒ DA CORTE

Scultore in marmo , Lombardo.

Niccolò da Corte [ chiamato per isbaglio col home di Matteoxda Monfig. Calcagnini nella vita da lui fcritta di S. Gio.Battifta] fu in Genova l'anno 1530., e per pubblica lcrittura abbiamo, che quefto Artefice s'obbligò ai coftruire in marmo gli ornamenti, che abbellifcono in quefta Cattedrale la cappella del S. Precur

fore ,

(«) IlBeccafumi, oltre all' efTere flato un eccellente Pittore, fu anche molto bea cfperto nello {colpire in marmo, ed in bronzo, e nelT intagliare in rame, ed in legno. Morì coitili in patria nclP anno fettantacinqueiimo di Aia età, e del Signore 1540.

Molti fcrivono di quefto iniigne Artefice, come il Sandrart part. 11. lib. ir. eap. xu., il Valàn part. m, volume 1., il Borghini lib. iv., P Ugur

ficri torri. 11. tit. zxxiii., il Baldinucci Décenn. 1. fecolo nr., e il Mufeo 'iorentino alla pagina 57 del tomo 1., dove vedefi il ritratto, da cui abbiam ricavato quello, che qui ibpra 6' è pofto.

fore, avendone rimeflò lo ftabilimento del prezzo a' Deputati a quella fabbrica, eh' erano allora i Signori Stefano Raggio , Filippino Doria, ed Agoftino Lomeilino . ==^==

Quelti lavori furono fatti con una diligenza efquifita, Di e riufeirono di gran bontà, come tuttavia può vederfi. Nl^0LÒ Il fregio, che gira intorno al cornicione delle colonne chiù- DA RTfi* denti in mezzo 1' Altare, è arricchito di arabefehi tanto fottilmente condotti; che in fimil genere non fi può andare più oltre.

Io mi fo a credere, che dagli fcarpelli di quello valentuomo fiano parimente ufeiti gli ornamenti, che fi veggono intorno alle porte del palazzo donato da quefta Repubblica al Principe Doria , per gratitudine, a cagione delle grandi benemerenze contratte da lui con la patria [ palazzo fituato pretto la piazza di S. Matteo ]: perchè ancor effi moftrano la ftefla maniera, e diligenza de' dianzi mentovati.

Anzi fui fondamento medefimo congetturo efler pure_» di coftui gli altri ornamenti, che ftanno intorno alla porta dell' antica Ghiefa di S. Giovanni Battifta , prefTo il Duomo, con le figure d'alcuni Angioli, e di quel Santo Precursore, in atto di battezzare il Salvatore Gesù. Finalmente m' avanzo a dire, che di fua mano probabilmente fiano molti altri ornamenti di magnifiche porte, che per Genova fi veggono. Ma ficcome non fe ne hanno indubitati argomenti: così non pretendo ciò foftenere. Sol mi contento d' aver qui pofto il nome, e i certi lavori di quefto Artefice: acciocché fi fappia , che egli fra noi fu, e virtuofamente qui s* impiegò » {a)

DI

( 0 ) n prefatd Scultore e Rat» eccellente nello ("colpire arabefehi, e fogliami; avendo fatto in marmo qto , che altri dii&cdmeme farebbe in legno, od in cera%

DI ALFONSO LOMBARDO

Scultor Ferrarefe .

Avendo io più volte confederato la forprendente manie» ra di certi ritratti in cera colorita, che qui pretto gli Amatori delle cofe buone fi confervano; ed effendomi flato Tempre incognito di quelli 1' Autore, eh' io non fapea , nemmeno per congettura , immaginarmi: finalmente mi toliì quafi di dubbio, allorché ledi il Vafari, e da eflb comprefi, che rariflìmo Artefice fu in tal genere Alfonfo Lombardo; e che queft' Artefice in Genova con molta ftima operò.

Coftui ci venne l'anno 1530. a portare il ritratto in marmo dell' Imperador Carlo V., che commefTo glielo avea, e che qui appunto allora trovavafi. Qui Alfonfo le' in cera quello del Principe Doria . Laonde è cofa molto probabile, che altri ancor ne faceflè, e che fian quelli, di cui poco anzi diflì, che incognito me n' era Y Autore (a). La mia congettura è ragionevole. Tuttavia ciafeuno è in libertà di rigettarla .

DI AURELIO BUSSO

Pittore Cremonese .

, ■ *

Uomo di bel talento, e di molta abilità in Pittura fu Aurelio Buflò Cremonefe, che imparò i precetti di quetV Arte in Roma fotto la difciplina di Polidoro, e di Maturino, due rinomati Maeitri. Venne il Buffo a Genova; e qui fu impiegato a dipingere dentro il palazzo de' Signori Cattanei (£)"-fulla piazza di S.Pancrazio ; nella qual Opera riufei tanto egregiamente;

che

(«) Alfonfo Lombardo mori d'anni 49. nel 1536. come dice il Vafari nelltvita di lui part. in, lib. r. pag. 180.

(£) Io non ho mai potuto rinvenire quefto palazzo . Laónde temo, che il Soprani qui prenda sbaglio: fé pure anche quefto lavoro, come tanti altri, non è andato amale i» occafione di nuova fabbrica. ...

che il Duca Grimaldo, prefogli gran concetto, gli die incumbenza di dipingere in quella facciata del fuo palazzo, che guarda verfo la piazza della Chiefa di S. Francefco di Castelletto . Quivi il Cremonefe Pittore defcriflè a chiarofcuro alcune delle prodezze d' Ercole: pitture, che di molto gra- Aurelio dimento furono a quel Signore (a). Ma il Buffo fpinto da Bwsso • non fo quale capriccio, appena ebbe compiuto quello lavoro , che improwifamente partì di Genova, e pafsò a Venezia; dove, avendo fatto di belliffime Opere, ha poi meritato gli encomj del Cavalier Carlo Ridolfì, che nelle Vite de' Veneziani Pittori fa di lui onorata menzione.

DI GIO. FRANCESCO ZABELLO

Bergamafco, lavoratore di tarsia .

Merita luogo in quelle notizie Francefco Zabello Bergamafco, eccellente lavoratore in tarsia , il quale efcrcitolla per lo primo in Genova , e vi lafciò qualche allievo . Lavoro coftui le panche del coro della noftra Cattedrale, tutte di legni in piana fuperficie intarfiati , e tinti a Jiarj colori, con arte dal dipingere poco diffimile: cofa molto accurata, e d' affai bella comparia . Le rapprefentazioni, che nelle fpalliere di quelle panche figurò, furono alcuni Mifteri della Paflìone di Crifto: il Martirio di S. Lorenzo: e la_. ftrage de' Santi Innocenti. Leggefi quivi entro una finta-. cartella il nome di quello Artefice, e 1' anno, in cui tal la- voro compiè} che fu il 1^6. (b) DI

( a ) Quefte pitture a chiarofcuro in gran parte anecr fi confervano ; e in molte altre figure fi feorge chiaro, che fono preflbchè copiate da'fregi di Polidoro.

[b) Belli fono quelli lavori di tarsia, ma afiai più belli fon quei, che fi veggono nelle panche del coro del Duomo in Savona, i quali furono fatti coìtruire dal Cardinal Giuliano della Rovere (che fu poi Papa Giulio li.} a Simone Fornari, di cui altra notizia non ho potuto rinvenire , fuor di quella, che feorgefi dal nome fuo, fegnato in una fpalliera di quelle panche*

■ »

DI GASPARO FORZANI

Scultore Lucchefe.

SE non erra il mio compuro, fu in Genova il Forzarti alquanro prima del 1550. In quella città diede prove della molta fua perizia nel fare intagli finitimi in legno nelle foffitte d' alcuni palazzi; e fpecialmente di quello del Sig. Vincenzio Imperiale .

In quella Chiefa di S. Lorenzo incife parimente in legno gli ornamenti, che fono intorno a'due laterali organi. Tali ornamenti meritan d' edere più vicini agli occhi delle perfone Intelligenti, che oflervano quel facro luogo ; perchè, vaglia '1 vero, fon cofe di efàttiffima fimmetria, e di delicatiflìino gufto .

Nel palazzo del Duca Grimaldo ornò un gabinetto a foggia di (ludiolo; dove intagliò a maraviglia cartelle, cornici , e fogliami; i quali accompagnati da egregi lavori di tarsia d' altro Maeftro, e da alcune pitture a fresco fattevi entro la volta dal noftro Luca Cambiafo, rendevano quella ftanza un epilogo di bellezze: e ben ci fa male, che ella-, in #ccafione di nuova fabbrica fia fiata poco fa demolita .

Nella Vita di Luca Cambiafo fcritta da Valerio Corte trovo notato , che il Forzani era anche ben efperto in Architettura , ed in Profpettiva; e che ambedue quelle facoltà potè fondatamente infegnarc al Cambiafo Hello, il quale poi a tutta perfezione terminò d'apprenderle dal Bergamafco.

Formava in oltre il Forzani accurati modelli in geflò, traendoli da quanti infigni originali potea trovare. Nel che fi rendette profittevole a molti de' noftri più bravi Pittori, e fpecialmente al Paggi, come nella Vita di lui s' accennò. Imperocché, per mezzo di quel comodo fra noi prima d'ai-' lora poco noto, eglino prendevano idea delle più eleganti forme degli antichi efemplari, e ne' lor difegni le riportavano.

Quando, e dove quello valente Scultore fia morto, non conila . Ma è cofa probabile, che egli fia morto in Genova; dove non gli mancavano mai occalìoni d' occupare il fuo nobiliffimo ingegno. DI

DI VALERIO CORTE

Pittore Pavefe,

Valerio Corte fu figliuolo di Ferdinando nobile-» Pavefe, ma nacque in Venezia. Quivi bramoiò di diventar Pittore s'introduliè al gran Tiziano, da cui venne inftruito nel iare i ritratti; e molti ne fece, che lo elevarono a grande liima.

L'anno 1550., correndo egli il ventèlimo di fua età, ebbe a panare per Genova, indirizzato verfo la Francia-., dove fpinto da genio guerriero portava!! con animo di pigliar foldo nella milizia di Piero Strozzi: ma le indicibili cortesie, che ricevette da quelli nollri Cittadini furon cagione , che un tal penfiero deponeiTe; e qui (i rellaflè ad efercitarvi la fua Profeflìone .

Era il Corte avvenente nella perfona, verfato nelle lettere , ed eloquente parlatore; onde non è maraviglia, che per tali doti la benevolenza di chiunque lo praticava facilmente li conciliale . Fu fopra tutti fuo intrinfcco Luca Cambiafo , la cui Vita con proprietà di Itile minutamente fcriffe: ed è quella, che dal Sig. Gio. Battiila Cafone Pittore confervafi, mancante però d' alcuni fogli; la quale m' ha porte le principali notizie di eilb Cambialo da me inferite nella Vita, che in quello volume ho narrato di lui.

Il Corte adunque ftabilitoli in Genova, vi comperò cala, vi prefe moglie: e quella fu la Signora Ottavia Sotia, dalla quale ebbe molti figli: d' uno d' elfi , che fu il Celare, già ho Icritto fra' nollri genovefi Pittori la Vita. D'un altro nomato Marc' Antonio, che alla Pittura con ottimo progreilò attendeva , nulla poifo dire; perciocché cefsò di vivere in_. età giovanile, colpito fgraziatamente da un fallo a calo lanciatogli , mentre llava affacciato alla finellra.

Avrebbe Valerio lafciate maggiori prove della fua diftinta abilità nel fare ritratti fui gullo Tizianefco, che s'era propollo per efemplare; fé gli ftudj d' Alchimia già da lui praticati da giovane in Venezia, non lo avellerò anche qui

negli anni avanzati diftolto da' pennelli. Imperocché, lufingandofì di poter agevolmente, e pretto arricchire, in com, pagnìa d'Amici fi diede tutto ad aflòdare mercurj, e a far * Di mitture di metalli, di minerali, e d' altri ingredienti. Il che Valerio riufcìtogli fenza frutto, dopo grandi fatiche, efpefe, fi trovò 0RT' ridotto a tale, che per vivere , fu eoftretto a vendere a mediocre prezzo la cafa, e le più degne fuppellettili, confittemi la maggior parte in tavole di Tiziano, d' Andrea del Sarto, di Paolo Veronefe, e d' altri infigni Maettri , che_> a fommi prezzi comperate avea: ed alla fine l'anno 1580. cinquantenmo di fua età in ettrema penuria cefsò di vivere; altro non lafciando a' figli, che gì' indonnenti d' un Arte lufinghiera , e fallace.

DI ANDREA VANNONE

Architetto Lombardo.

Dai.la terra di Lancio, Diocefi di Como, venne in Genova Andrea Vannone , che apprefo avendo nella fua gioventù l'Architettura, potè pofcia lafciarnc memorabili prove nella noftra città . Si trovò quetto Virtuofo fra noi, quando appunto s'era determinato di riedificare, e ridurre in più cospicua forma quetto pubblico palazzo. Egli fu intorno a ciò confultato; e uditoli quanto faggiamente ragionava, ebbe la commiflìone di farne- il difegno . Fecelo molto maeftofo, e con ottima-, fimmetrìa dittribuito; ficchè fommamente piacque: e , a con- correnza degli altri pur valenti Architetti, fu al Vannone_» appoggiato l'intero carico di tutta 1' Opera. La prefittami brevità non mi dà campo di defcrivere la magnificenza di quefta fabbrica: di riferirne gli ampj cortili, che in fe racchiude: il nobil portico, le fpaziofe fcale, le fuperbe porte , le gran fale , e gli altri interiori appartamenti: tutte cofe veramente Reali. Dirò fol tanto una bellezza, che in quetta maravigliofa fabbrica s'oflerva: ed è, che dovendo egli, per reggerla, di grofle travi di ferro incatenarla: feppe con si ingegnofo artifizio nafconderle, che non v' ha

in efla

in eflà angolo, quantunque remoto, nel quale apparifca di quelle verun indizio.

Per quefta funtuofiflìma Opera riportò il Vannone lodi, e rimunerazioni infinite. Ebbe il grado d'Ingegnere del Sereniamo Senato, e la generale foprantendenza alle fortificazioni , e alle pubbliche fabbriche di quello Dominio .

Dopo qualche tempo fi deliberò di formare una cifterna, per dar comodo d' acqua alla città, ogni volta che ne penuriaffe . E il Vannone , avutane l'incumbenza , formolla così profonda, e capace; che finora in cafo di qualunque grande, e lunga ficcità non ha mai mancato di provvedere a luffiaenza. all' occorrente bifogno .

In Genova il Vannone onorevolmente s'ammogliò: e mercè della fua virtù potè maritare con alcuni principali Cittadini le figliuole , che n' ebbe . Egli poi ci morì in età molto avanzata, pieno di benemerenza, e di onore.

DI GALEAZZO ALESSI

Architetto Perugino,

UNO de' più infigni Architetti, che ufciffero dalla fcuola del celebre Michelangiolo , fu Galeazzo Aleni Perugino. Ciò ben confermano le fue beli' Opere codruite nelle principali città d'Italia: e fpeciaimente in Genova, che a quello titolo affai gli debbe .

Intorno all' anno 1552. egli venne quà, chiamatoci da alcuni noftri Cittadini per la direzione di varie fabbriche. Una delle prime, e al maggior fegno cofpicua, fu quella della Chiefa di S. Maria di Carignano, che per li Signori Saoli difegnò, e pofe ad effetto; la quale è d' un* architettura veramente regia . Moftra effa il vallo ingegno d'un eccellente Artefice in ogni fua quantunque menoma parte: ma fa {piccare altresì la generofa liberalità de' Signori Saoli, che a loro fpefe la fecero coftruire, ricca di travertini, e di marmi, tanto nelle pareti, quanto ne' campanili, e nella cupola; intorno alla quale fino al lanternino eueriormente fi gira per tre nobili balaustrate pure di marmo . In fomma qudta Chiefa è di tal

magnificenza, e maeftria; che meritamente può dirfi una

delle fette maraviglie della noftra Metropoli (a) .

. Architettura di quello valentuomo è 1' entrata della porta

Di del molo, eh' egli ornò con maeftofo ordine dorico, forti

^Lt-si" ficata a' fianchi da due ben intefi baluardi, e renduta ficura

per una piazza d' armi al di fopra, fpaziofa in modo da poter

comodamente maneggiarvi le artiglierie, e difendere a un'

occorrenza il porro, e la città.

Il Vafari nella Vita, che fcrifTe di Leon Leoni dà per incidenza ragguaglio d' alcuni lavori fatti dall' Aleffi in quefta città , dicendo: che reftaurò le mura verfo il mare: che agevolò la ftrada conducente da Pontedecimo in Lombarcua: e che alzò la ftrada nuova, fornita di tanti maeftofì palazzi, che la rendono famofiffima , anzi unica al mondo .

Fra le amicizie , che in Genova contrade I'Aleffi di Perfonaggi riguardevoli una fu quella di Monfignor Cipriano Pallavicino Arcivefcovo di Genova. Quello Prelato riguardollo tempre con forama (lima, e trattollo con dimoftrazioni di affetto particolare. Fece da lui colimi re la cupola della Cattedrale: e dare il difegno del coro , ridotto dal valore-. d' un tanto Artefice alla prefente bellezza .

I palazzi, che 1' Alerti in città , e fuori per li fobborghi architettò, richiederebbero lungo difeorfo . Ma non mi fon prefitta lunghezza. Bafti per tanto qui rapportarne alcuni de' più degni di ricordanza . Egli edificò nel borgo di S. Vincenzio il palazzo Grimaldi di bruttura cotanto magnifica, e di si artificiofì trucchi fregiato, che può gareggiare con_. le fabbriche più belle, che vanti 1* Architettura. A quello

non

( a ) Sette appunto poflon dirfi in ragione d' Architettura le maraviglie di Genova: cioè: i. Le nuove mura. ir. Idue gran moli con l'aegiuna del faro. in. La Chiefa di S. Lorenzo da pochi ben oflervara. iv. Il Reale Palazzo. v. La ftrada «uova . vi. L' ampia loggia di Banchi .vii. La Chiefa di S. Maria di Caricano. Altre magnifiche Tabbnche qui fono. Ma le anzidette— a mio giudizio fopra le altre portano il vanto.

Preziofa è per la fua ftruttura la fopra deferitta Chiefa: e maggior pregio ancora le accrefeono le bclliflìme tavole, di cui è adornata; fra le quali fi diftinguono per la loro eccellenza, la tavola rapprefentante S. Maria Egiziaca, del Vanni: la rapprefentante S. Francefco ftimatizzato , del Guerrino: e- la rapprefentante il Martirio di S. Biagio, del Maratri.

Debbo pur foggiugnere, che poco lungi dalla fuddetta Chiefa v' è il palalo de' Signori Saoli Padroni di quella: ed elfo ancora fi» architettato dajl' Aleffi.

non cede punto quello de' Signori Pallavicini poco lungi dalla Chiefa de* PP. Barnabiti, fuor della porta dell' Acquafola; anch' etto fornito di eleganti ftucchi, ed arricchito di ^^=== portici, piazze, e patteggi. In Albaro erette il palazzo de'Si- L>i gnori Giuftiniani, pretto alla Chiefa de' PP. Conventuali, fa- c£f£fZ9 fciato di travertini, e difpofto in bella fimmetn'a. Magnifico pure in S. Pier d' Arena è il palazzo de' Signori Imperiali coftruito dal medefìmo Alettì. La facciata di tal palazzo, il gran cortile, la fuga delle ftanze, le adiacenti pefchiere, e i circoflanti giardini fono un corapleflb di rare delizie.

Abbiamo pure due fabbriche di quefto Autore riferite dal Vafàri: cioè, la fonte del Capitano Lercari, e il lago del Sig. Adamo Centurione: ambe infìgni: la prima pernii ottimi lavori a mufàico: la feconda per l'ifoletta fparfa di capricciofe grottefche, fulla quale, dopo breve giro per barchetta, fi lafcian difeendere i poco accorti; e quivi fono da chi vuol fare la graziofa burla abbandonati in balìa delle acque; mentre quefte , apertevi le chiavi, per fotterranei canali pattando, fgorgano con molti zampilli, e bagnano i ridotti in etta ifoletta, che indarno cercano di ripararli. Quelle due fabbriche al preferite fi poffeggono dal Principe Doria; delle quali la prima fta porta in Fattolo, fuori della porta di S. Tommafò., e la feconda in Pegli, ameno luogo della occidentale Riviera, difeofto da Genova fette miglia.

Chi vuol diftinta notizia d' un' altra funtuofa fabbrica-, dell' Aleflì in Bifagno per il Sig. Gio. Battifta Grimaldo, legga il Vafari nella Vita del foprallegato Leoni; ov' e minutamente deferitta . Ella confìtte in un fuperbiflìmo bagnò. Ma io non ne dico davvantaggio; perciocché eflendo Hata a' giorni noftri diftrutta tal fabbrica, e ridotto in altr' ufo quel fito; non voglio più oltre amareggiare me fletto, e gli Amatori delle cofe buone con la dolorofa confìderazione di quefta gran perdita. (a)'

Tom. f. Ce Fihal

( a ) Delle moire fabbriche de' più ben inrefi palazzi di Genova archirerrari in gran parte dall' Aleflì, e infieme d' alcuni alrri d' Autori diverfi, e di non poche Chiefe, parve sì fcgnalata la bellezza al gran Rubens, che da fe dilegnati tanto in pianra, quanto in elevazione, e profpetto, ne formò un prezioso volume in foglio: e lo fc' diligentemente incidere a bulino in Anverfa da Cornelio Galle. Il titolo del volume dice .cosi.. Palazzi moderni di Genova raccolti, e disegnati da Pietro Paolo Rubens • In Anverfa appreso Giacomo Meurfio 1663.

Finalmente l'Aleflì, dopo aver date in Genova illuftri prove di fe; ed averla sì dentjo, che fuori arricchita di ncbiliflìmi edifizj; quinci partinne, invitato in altre città a ccftruirvi fabbriche, e a renderfi anche in effe immortale. (a)

DI GIO. BATTISTA CASTELLO

Pittore , Scultore, ed Architetto Bergamasco.

Tuttochb* Gio. Battirta Cartello fia nato in Bergamo; onde comunemente fu detto il Bergamafco: pure poffiam quafi confederarlo qual noftro Genovefe. Egli venne quà da fanciullo; dove trovò accoglienze , e cortesie affai graziofe , e diflinte . Di poi ci fe' di belliflìme Opere; onde in Genova, più che in altre città il nome di lui s* è renduto famofo .

Aurelio Buffo 1' avea quà condotto; il qual Buffò iraprovvifamente partitone , fenza aver riguardo alla tenera età del Cartello , il lafciò in abbandono alla forte . Il fanciullo però, che dotato era di forte coraggio, e di fpiritofo talento , e voleva ad ogni modo farfi Pittore, s' animò alla.* fofferenza; e fra le anguftie, e gl'incomodi della penuria, viffe cortante, ed affiduo nello ftudio delle infigni pitture di querta città, che da perfe ingegnavafi di copiare. Ne molto andò , che giunta notizia di lui al Sig. Tobia Pallavicino, Cavaliere delle nobili Profeffioni al lommo curante: quefti lo ricevette fotto la fua fpecial protezione: il provvide del bifognevole, ed affegnolli anche Maellro per lo dilègno. Quindi inviatolo a Roma con fufficiente penfione, colà volle, che per alcuni anni s'intertenefle \ ove il giovane Bergamafco , mercè di tali foccorfi, e della fua feria applicazione, potè riufeire eccellente, nonfolo Pittore, ma eziandìo Scultore, ed infieme Architetto.

Ritornato il Cartello a Genova, ricordevole de' fiioi doveri ver/o il Cavaliere fuo Mecenate, per lui torto impiegofli, dipingendogli a fjrefco la volta della fala di quel magnifico

(«) Morì Galeazzo Aleflì in Perugia fua patria l'anno 157*. in età d'anni fu Leon Pafcoli ne fcrive la Vita alla pag. 479. nello Vite de* Pittori, Scultori, ed Architetti moderni • . .

gnifico palazzo, che fta fituato, comedifiì, poco lungi dalla Chiefa de' PP. Barnabiti, fuor della porta dell' Acquaiòla. (a)

Dipinfe poi la facciata d' un cafamento preflo la Chiefa —,—g di S. Marcellino: ed alcune ftoriette a frefeo nella Chiefa Di do. di S. Giorgio, che furono molto (limate . Battista

Sulla piazza delle Vigne dipinfe con figure a chiarofeuro, STa">» con medaglioni, felloni, ed altri bizzarri fregi tutta la facciata del palazzo de' Signori Grilli; pel quale diede anche i difegni delle fineftre, e degli ornamenti, che ne rendono maeftofa la porta. In quello palazzo al di dentro fono alcuni fuperbi lavori pur del Caftello: ed il portico è tutto fornito di grottefche tanto capricciofe, e brillanti, che poche altre fé ne_» veggono in Genova di egual vaghezza . Sono in alcuni mezzi cene figurine di Dei in nobiliflìmi atteggiamenti; fra le quali entro al vano principale fa luminofa comparfa un Apollo, che fedendo fopra cocchio dorato, sferza i cavalli, quali in follecitudine di preflo ricondurci il giorno. Nelle danze al primo piano fono altre galanterie anai vivacemente rapprefentate: come un Concilio di Dei, il Parnaflò, e cofe limili . Ma più di quelle fegnalato il rendè la volta della-* vafla fala al pian fuperiore, che egli tutta occupò, efponendovi con diltinte fpecialità , e viftofi apponimenti la fplendida cena data dalla Reina Didone all' ofpite Enea; e quello Eroe in atto di parlare; ed eflà Reina, e i numerofi alianti in atto di attentamente afcoltare . Deferizioni, che non meno elegantemente fece il Caftello in pittura di quello le abbia fatte in poesia l'immortale Virgilio .

Anche in piazza de'Franchi colori con figure, ed altri' ornamenti la facciata d' una cala (b): e vi formò al di dentro varj lavori; fra' quali affai vago è quello della voltai del portico, ove fta effigiata Tuzia , che col crivello pieno

Ce 2 d' acqua

(«) Qui certamente sbaglia il Soprani. La fala del riferito palazzo non è dipinta di mano del Caftello . Si conofee allo ftile, che 1' Opera non è di lui. Convien dire , che il Soprani abbia equivocato, prendendo quella fala in., vece dell'altra d*un palazzo pofto lungo la ftrada Nuova, il quale già fu dello fteflb Sig. Tobia Pallavicino, ed or è del Sig. Giacomo Filippo Carega. Quivi al primo piano v' ha la volta della fala dal Caftello dipinta, e v'ha nel mezzo Apollo con le Mufe, ed a' lati vi fon figure rapprefentative d* alcune Arti liberali. Anche il portico di tal palazzo è dipinta dallo fteflb Caftello; e vi fi veggono alcune figure di Virtù.

( b ) La fopra deferitta facciata non conferva più lavori del Bergamafco .

cT acqua, fenza fpargerne goccia, fi preferita davanti al Giu> dice. In una ftanza a piano del portico medefimo fi veggono alcune Vertali alla curtodia del fuoco . Al piano fupe

"^digio." riore vi fono dipinti, Diogene entro la botte vifitato dal Batista grand' Aleflandro : Scipione, che moftra la fua continenza: Castello. Apollo, fiec]e fa\ monte Parnafiò in mezzo alle Mufe:

ed alcune favole tratte dalle Métamorfofi d' Ovidio.

Per il Duca Gafpero Grimaldo dipinfe a frefco nella_. Chiefa di S. Francefco di ,Cartelletto una cappella, entro la cui volta rapprefentò il Redentore trasfigurameli fui Taborre in mezzo a Mosè , e ad Elia; a' lati della quale [oltre a quattro altre ftoriette tratte- dal Santo Vangelo ] (a) in due mezzelune figurò elfo Redentore, nell' una, legato alla colonna, e ivi flagellato.: nell' altra , deporto di Croce . In quella cappella condulTe pure ad olio le tré belle tavole, entrovi io fteflo Redentore; nella, prima, quando Bambino fu adorato da' Magi [ e querta è-all' Altare ]: nella feconda , quando fece orazione nell'orto: enella terza, quando fu prefo. Pitture, in cui fi leggono al vivo efpreflì gli affetti 'di manfuetudine nel Redentore , e di fierezza nella sbirraglia; onde chi Io contempla, fentefi da amore, da compaflione, e da fdegno infieme commuovere.

Dallo rteflb Duca Grimaldo fu eletto in compagnia., del Cambiafo a lavorare nella Chiefa della SantifTima Nunziata di Portoria . Toccò al Cambiafo il dipingere ad olio tre tavole, come nella Vita di lui riferimmo: ed il Bergamafeo ritenne per fe i lavori a frefco . Rapprefentò quelli nella tribuna il finale Giudizio. Vedefi colà il Divin Giudice in trono d' immenfa luce, circondato da innumerabili fchiere d'Angioli, alcuni de'quali portano, come trofei, gli linimenti della di lui dolorofà PafTione; ed uno di eflì tiene

tende, meritamente gli dà luogo tra' migliori a frefco della nortra città . Belle poi anche fono le figure de' quattro Evangelifti ' efpreflè fopra il cornicione del coro, che a si degna Opera fanno corona . Infieme

(«) E' un gran difeapito, che quelli lavori a frefco fi vadano ogni giorno più confumando.

Infieme col Cambiafo dipinfe il Bergamafco entro la— Chiefa di S. Matteo, e tanto nella maniera del compagno s'uniformò; che il lavoro dell' uno da quello dell' altro non. fi diftingue: di che già abbaftanza parlai nella Vita di eflò D, Gio. Cambialo . Similmente il Bergamafco nel palazzo de' Signori Q£ttt,st* Imperiali, fituato lungo la piazza di Campetto, dipinfe a irefco s ^ tutta quella facciata, rapprefentandovi alcune Deità: ed al primo piano panatamente in più ftanze figurò Ippomene, ed Atalanta: il ratto, che Plutone fé' di Proferpìna: e Cupido dinanzi ad un' affemblea di Dei. Al pian fuperiore poi entro la fala. dipinfe una ftoria di Cleopatra, in concorrenza d' un' altra dipintavi dal Cambiafo fuo virtuofo Competitore, ed Amico . (a)

Per la Chiefa delle Monache Agostiniane, dedicata— a S. Sebaftiano, fece al maggior Altare la tavola rapprefentativa di detto Santo martirizzato a colpi di frecce: e quella è fra le fue Opere una belliffìma. Nella ftrada nuova entro il palazzo del Sig. Lionardo Salvago efpreffe due fatti d' Enea con Didone prefi dal poema di Virgilio: e in quello Duomo dipinfe a frefco la volta della cappella del Sig. Franco Lercaro; e vi rapprefentò la Santiffima Vergine coronataReina del Cielo dalle tre Divine Perfone. Parimente a frefco in due quadri laterali, e nella volta medefima figurò alcuni Patriarchi, e Profeti dell' antico Teftamento . Di più la prefata cappella è tutta ornata di ftucchi, de' quali egli diede il difegno . Confiftono quelli in profpettive: nel che era .ef1 perto, quant' altri mai: onde potè al noflro Cambiafo con tutto buon metodo infegnarla .

Il Bergamafco, come da principio rammentai, fu anche Scultore: e non già di baffo carattere . Molte Statue ha egli coftruito in marmo: di niuna però tengo certa notizia , fàlvo di quella, che vedefi nella dianzi mentovata cappella; e che rapprefenta la Speranza. Tale Statua da fé fola— bada a dichiarare quanto egli pure valeffe in quel!:' altra fua Profeffione.

Ne meno eccellente fu queft' uomo nell' Architettura dì quello il fofTe nelle anzidette facoltà. Ciò ben chiaro fi fcorge nella maeftofa porta, e negli ftucchi delle fineftre, ed in

Ce 3 altri

(«) Veggafi nella Vita di Luca Cambiafo la nota (e) alla pag. 8r,

altri ornamenti fatti co' difegni di lui nel già più volte menzionato palazzo Imperiali. Cofe tutte , indicanti un avanzato Audio fui gurto degli antichi Greci, e fullo ftile del Buonarroti. D, Gl0>' Di non inferior merito è Y Architetrura del palazzo, BATTisrA che egli con fuo difegno edificò al Sig. Tobia Pallavicino Castsllo. |urig0 la flrada nuova (a); il qual palazzo, oltre agl'interni ornamenti, ha nell' erterior facciata rtucchi, e pitture di tal artifìcio; che non lafcian decidere, in qual delle tre Profeffioni quert' Artefice foffè più eccellente. ► Non farà, per quanto parmi, cofa difaggradevole al

Leggitore , che io faccia qui un {incero paragone fra quello Gio. Battilla Cartello, e il nortro Luca Cambiafo . Fu il Cambiafo affai fecondo d'idee, e affai rifoluto nel difegno. Ma il Cartello fu di colorito affai più gullofo, e uniforme; e nelle profpettive gli prevalfe d* affai . Fu in oltre fempre eguale , e collante nella maniera del colorire: laddove il Cambiafo variolla per ben tre volte# fe non anche più. Che fe talora gli avvenne di praticarne una migliore di quella del Cartello: non durò in ella molti anni. Laonde in quella parte il Cambiafo mancò di fermezza. Vero è poi , che_» egli ebbe nel panneggiare, e nel dintornare una franchezza, e una condotta di pennello si artificiofà, e si deftra; che_j in ciò non folo al Cartello, ma anche a molti altri de' più rinomati Pittori d'Italia fi rendè fuperiore.

Aveva il Cartello in Genova prefà moglie: ed era coftei un' onorata femmina già vedova di Niccolofio Granello; con la quale viffe molti anni; e da lei n'ebbe alcuni figliuoli , che attefero alla Pittura .

Ma, quantunque egli avelie frequenti le occafioni di far lavori, e affai bene gli efeguiffe: pure non ne ritraeva da quelli tanto guadagno da mantenerli in grado onorevole. Laonde contraile qui non pochi debiti: nò avendo forma di foddisfarli, o di fchermirfì da' creditori, difperato , improvvifamente lenza far motto ad alcuno fe ne parti: ciò fu l'anno 1576*. Ma come anche le fconfigliate rifoluzioni talora tornano in bene!

Dopo lunga peregrinazione giunfe il Cartello in Madrid; ove gli riufci di prefeiitarfi al Re Filippo II., che ben informato

(a) Qiis.la, come dianzi accennai , è il palazzo al prefente poJTeduto dal Sig»

Giacomo Filippo Q&tcj>&,

formato della virtù d' un tal uomo , cortefemente lo accolfe. Quello Monarca tutto intefo al compimento della funtucla. fabbrica dell' Efcuriale fi attribuì a buona forte la venuta— del Cartello; e confultatolo in varie cofe, il trovò di gran ferino, e di fina intelligenza. A lui per tanto diede torto l'incarico di cortruire una fcala a lumaca; onde privatamente fcender fi poteiTe nella Chiela di quella varta fabbrica. Vi s'impiegò (a) il forertiero Pittore; e la compiè a tanta foddisfazione di quel Sovrano; che, oltre alla datagli larga mercede, il dichiarò Architetto maggiore delle Regie fabbriche con lauto rtipendio , che auerti godè fino alla morte, accadutagli 1' anno 1579. dell' età fua lettantefimo , p poco più .

Ce 4 DI

(a) Il primo lavoro fatto dal Caftello nel!'Efcuriale non fu d'una fcala a lumaca; ma fu della fcala principale, che dal Reale Palazzo alla Chiefa conduce , ed è infigne per le tre porte, per le nobili balauftrate, e per altrr maeftófi ornamenti colà inferiti: fccondoche rapportano i Defcrittcri di quel grand' Efcuriale: due de' quali fono il P. Francefco de' Santi Grrmeliian© Scalzo, e Don Ignazio Mazzolari, Monaco di S. Girolamo. Notano altresì

3uefti Defcrittori, come vi fona in queir Efcuriale alcune ftanze egregiamente ipinte con grottcfche da due figli del Cartello , nominati, 1" uno Fabrizio, 1' altro Granello. Io credo però, che quello fecondo non fotte figlio del Caftello , ma della moglie, che , cómè il Soprani già fcritte, era vedova di Niccolofio Granello: e il nome di Granello attribuito a quefto fecondo figlio pare confermi ciò , che ho detto . > .

Gran difgrazia ha incontrato quefto valentuomo appreflb gli Scrittori di Pittura; mentre non ve ne ha alcuno, che di lui parli con la meritata diftinzicne ; anzi fino gli fletti Abecedarj ne pattano lotto fìlenzio il nome . Ne altri, che io fappia, alcuna cofa ne dice, eccetto il Cav. Carlo Ridolfi nelle. Vite de'Pittori di Venezia, e di quello Stato. Piacemi qui foffgiugreie la breve notizia , che il prefato Ridolfi ne dà in fine della Vita di Lorenzo Lotto, nella par. f. alla pag. ija.: ove leggo:

Battifla Caftello fu condotto agli flipendj di Filippo II. Re di Spagna ', e diconot the el' fervijj'e nella fabbrica delT Efcuriale. Di pittura ba in Bergamo la figura del Salvatore fopra la porta della Chiefa del Gesù; e nella cappella di Bartolov,meo Coleoni fece a frefeo un fatto d" armi . Viffe il rimanente di fna vita in Ifpagna , occupando/!, come abbiam detto , nelT Architettura; onde riportò ampli doni da quel generofo Re ; poiché i Grandi ban potere ài aggrandire in un punto chi foro pre,1a fervizio;

Così fcarfo è flato il Ridolfi in parlare dì Gio. Battifla Caftello: che ne pur ne ha fcritta la Vita , quando per altro non dovea nella fua Opera dimenticarla , sì per ragion di ciò, che egli ci avea propoflo nel titolo, sì perchè il Caftello degno era di ricordanza, e di elogio più di certi altri Pittori dello Srato Veneto in queir Opera dille fa mente, e feparatamenfe deferirti. Sila

fnino i Virtuofi dell' illuftre città di Bergamo più del Ridolfi , che del Soprani, eroccrr, fe il Soprani poco ha detto del Caftello; le proporle Notizie ncn_ portavano, eh' et ne diceffe di più . Tuttavìa a quelle del Soprani s' è voluto qualdhe cófa ag
DI GUGLIELMO DALLA PORTA

Scultore Milanefc.

Guglielmo dalla Porta s'applicò di propofito aldifegno in Milano fua patria, ftudiando affiduamente fulle Opere di Lionardo da Vinci; e fu nella Scultura fuftìcienremente ammaeftrato da Giacomo dalla Porfa (a) fuo Zio, Architetto de' più rinomati, che a que' tempi fioriflèro .

Correva l'anno 1531. quando Giacomo venne a Genova , chiamatoci per architettare in quello Duomo la funtuofa cappella, in cui ripofano le Sacre Ceneri di S.Gio. Battifta. In tal occafione condufle feco Guglielmo luo nipote , ed allievo, il quale feguitò qui ad applicare al difegno lotto la dilezione di Perino del Vaga.

Impiegato Giacomo nella {bruttura della fopraddetta-. cappella, ftabili 1* Altare ifolato in mezzo alle quattro colonne di porfido . Non aveafi riguardo a veruna {pefa; purché 1' Opera riufcifle di tutta magnificenza: e però deliberarono que' Signori Deputati a tal fabbrica di far adornare gii /pecchi de' piediltalli delle colonne medefime con alcune figure di baflo rilievo . Propofe Giacomo per queft' Opera il nipote già fatto abile, a cui la figura d* un Santo Profeta fé' incidere in un di efli fpecchi, la quale fervine a que' Signori per molta, e faggio dell' abilità di elio nipote . Quella figura piacque tanto, che all' Autore fu immediatamente appoggiata la commiflìone di fcolpire altre quindici figure pur di Profeti nelle altre facce de' piediflalli [ cioè quattro per ciafeheduno ], che riufeirono d' ottimo gufto, quali tuttora fi feorgono.

Per la piena foddisfazione data in quelli lavori, fu Guglielmo fuccefiìvamente impiegato ad ornare di Statue nella Chiefa llefìa di S. Lorenzo la cappella di Monfig. Agollino Salvagos dove in tre nicchie difpofe alcune bellimme Opere. Nella nicchia di mezzo fcolpi le figure di Gesù Crillo, e de'

Santi

(a) Di Giacomo dalla Parta valentiffimo Architetto tace 1' Abecedaria: ne parlano però il Vaia ri , e il Baglioni. . . ..

Santi Apoftoli Pietro, e Paolo . Neil' altra nicchia dalla parte dell' Epiftola, la figura di S. Gio. Battifta; e nella nicchia dalla parte del Vangelo, la figura di S. Girolamo . Sono in _.===^ oltre nella cappella medefìma fopra due piediftalli due altre Di figure una d'Abramo, e una di Mosè: il primo de' quali, tenen- Guglielmo do con la finiftra una cartella, addita con la delira il proraef- DMX 0RTA* fogli Salvatore: il fecondo porta con le mani ftefe in fuori le due tavole della Legge. Ciafcheduna poi delle prefate Statue rapprefenta al di fotto a ballò rilievo una lìorietta fpettante a quel Santo, che le fta fopra fcolpito. Sotto la Statua d'Abramo v'ha il Sagrifizio, ch'egli è per fare del figlio . Sotto quella di Mosè v' ha quello Legislatore, che riceve da Dio le due tavole . Al balio della Statua di S. Gio. Battifta fi vede il Santo medefimo inatto d'edere dicollato: e a' piedi della Statua di S. Girolamo fi vede quelV altro Santo, che fa penitenza nella fpelonca. Parimente due rapprefentazioni del Martirio de' Santi Pietro, e Paolo rifpettivair.ente fi vedono fotto le loro Statue.

D' una colà per altro da pochi olfervata debbo qui avvertire il Lettore: cioè , che le Statue de' SS. Pietro, e Paolo porte a' lati del Salvatore non fono nella lor giufta pofitura: ma dove il S. Paolo aveva a fituarfi alla parte delira, ed il S. Pietro alla finiftra, partito Guglielmo prima d' adattarle al iito , furono collocate a rovescio: onde ne viene , che ambedue fanno un' azione diladatta. Imperocché il S. Pietro, in vece di inoltrare attenzione alle parole del Salvatore , volta la faccia verfo del popolo: ed altrettanto fa il San Paolo . Concorrono anche ad autenticar quello mio fentimento , e ad accrefeer 1' errore i baffi rilievi, che lotto tali Statue fi vedono: attefochè fi vede fcolpito il Martirio di S. Pietro fotto la Statua di S. Paolo: ed e converfo il Martirio di S. Paolo fotto la Statua di S. Pietro . Sconcerto, che potrebbe agevolmente e or regger fi .

ìl Vafari parlando di Guglielmo nel fin, della Vita di Leon Leoni (
in Genova

Q a ) Più del Vafari parla di Guglielmo da'Ia Porta il Cavalier Baglioni nelle Vite de'più illuftn Pittori, Scultori, ed Architetti fioriti dal 1571. fin +1 164%, alla pagina 151» dell'edizione di Roma del 1649.

in Genova al Vefcovo Salvago, non nomina altre Statue, fuorché quella del Mosè.. Tutte ad ogni modo fon fue per ,' autentici .documenti: e per fue facilmente fi riconofcono da Di chi alcun poco s' intende dello itile de' buoni Maeftri. Calltporta Altre Opere coftruì Guglielmo in quella città, che gli. Orta. £uron fa mo]to onore. Sua è la bella Statua di S. Cateri-, na, che vedefi entro una nicchia fopra la porta dell' Acquafola; al di fopra della qual nicchia in una laftra di marmo egli fcolpi di baffo rilievo la tetta del Salvatore . Sua è pur anco la bella Statuina della S. Barbara, che vedefi fopra la facciata d'una cafa nella flrada del molo; e produzione de' fuoi fcarpelli fono eziandìo le due Statue, che fanno ornamento alla porta di S. Tommafo, efprimenti Crifto , che_* inoltra à quell' Apoftolo V aperto Coftato .

Una Statua di Cerere fu per ultimo fcolpita da quefto Artefice d' ordine del Sig. Anfaldo Grimaldo , che la collocò fopra la porta del fuo palazzo . (a)

QuelVi fono i lavori, che per fei anni continui trattenero in Genova Guglielmo: dopo i quali pafsò a Roma; ove incontrata la protezione de' Signori Farnefi , ottenne 1' uffizio del piombo; e fu indi impiegato in lavori di fomma confi-, derazione, per li quali potè effere oggetto di maravigliafino allo fteffo ammirabile Michelangiolo. • ■

DI

C«) Sopra la prtrta del palazzo fatto fabbricate In quegli anni dal Sigi Anfaldo Grimaldo, il qual palazzo è pollo nella ftrada di S. Siro, poco difcofto dalla Chiefa di S. Luca, in vece d una, vi fono due Statue, che reggono 1* Infegna di cifa Grimaldi, e fembrano di Guglielmo: niuna però di efle è rapprefentativa di Cerere: ma ambedue tengono fra le mani una cornucopia^ ai fiori, e di frutti .

Entro il portico del palazzo de! Sig. Giufeppe Carèga, il Qual palazzo è fituaro a pie della fcala, che conduce alla cappella del Sanriflìmo Kofario in S. Domenico, fi vede di Guglielmo dalla Porta un gruppo formato di due figure efprimenti Ercole vincitore d'Anteo: e Antro , che .abbattuto a terra indarno tenta di rialzarti. Quello gruppo è d' un lavoro così fquifito; che lembra del Buonarroti.,;


Figlia di Arcare Angofciola, e di Bianca Ponzona nobili Creinone!! fu Sofonisba , illuftre Dipintrice_>, di cui pure debbo dar notizia, a motivo, che entrata cortei per feconde nozze in Cafa Lomellina; c quindi in Genova ttabiiitafi, alcuni de' fuoi egregi lavori qui ci -lafciò .

I Genitori di lei, avendone ofTervato lo fpirito, che_^ tutto era briofo, e difpofto alle lioerali facoltà, la fecero initruire nelle Lettere, nella Mufica, efucceflivamente nella

Pittura,

Pittura, di cui vaghiflima mortravafi la giovanetta Dama. Cortei fotto Giulio Campi (a) tanto, e cosi prerto vi pro- -—=== fitto; che potè nella ancor tenera età efferne maertra allo Di tre fue forelle, Europa, Anna, e Lucia, le quali poi vi fi

Ascili fegnalarono.

Lomellina . Poiché Sofonisba giunta fu a fegno di operar francamente da fé, formò in carta alcuni grazio!! capricci; fra' quali incontrò molta lode il rapprefentativo di una fanciulla con cesellino di gamberi , innanzi al quale dirottamente piangeva , per la morficatura d'uno di quegli animali. Tal Operina fu , qual gioiello, donata in Firenze al Gran Duca Cofimo dal Sig. Tommafo Cavalieri Gentiluomo Romano, che n'era poffedìtore: e dallo fteflTo Gran Duca 1' ottenne Giorgio Vafari, che la inferì nel fuo libro de' difegni de' più valenti Pittori. Coflei efpreffe in carta un altro capriccio ancor più bizzarro: e fu quello, in cui vedeva!! una rugofa vecchierella, che tutta intenta fi flava a ftudiar 1' a bi ci fulla tavoletta: e perciò n' era di nafcorto beffeggiata da una fanciullina.

Ella però non volle trattenerli in tali lavori: ma imprefe a fare ritratti: ed un de' primi fu quello del proprio Padre in mezzo a' due figli Afdrubale, e Minerva . La bontà di tal lavoro le acquirtò tanto grido; che molti gentiluomini Cremonefi s'invogliarono di farfi da lei ritrarre . Ritraevali al naturale Sofonisba . E coloro contentiflìmi fé ne chiamavano: anzi alcuni d' ed! mandavano i medefimi ritratti inaltre città accompagnati da dirtinte lodi di quella loro Concittadina . Lo rteffo Vafari afferma, che a tempo fuo erano in grandiffimo pregio tenuti in Piacenza pretto 1 Arcidiacono di quella Gliela maggiore due mturaliflìmi ritratti, l'uno' de' quali rapprefentava effo Arcidiacono: e 1' altro , quella-. nobile Dipintrice .

Da i feraplici ritratti fi rivolte Sofonisba al comporre-» cofe doriate, ed' idea: nel che riufciva affai bene. Ma fic

come

(a) Hanno prefn sbaglio il Varari, e il Soprani, che fcrivono, Giulio Campi eflere flato il Maeftro di Sofonisba; quando in realtà Maeftro le fu Bernardino Gatti, detto il Soiaro. In teftimonianza di che leggali il difcorfo d' AleffandioLamo, fopra la Pittura, e Scultura, e il Baldmucci nel Decenn. pat. "• fccolo IV,

come continue erano le commiflioni di coloro, che volevano efler da lei effigiati: cosi poco potè attendere allo fhidio delle invenzioni. Ciò non ottante s'inoltrava talora fulla trac- ——» eia de' famofi MaelM a far rifaltare graziofe idee ne' ritrat- Di ti, che efprimeva dal naturale, deponendovi più figure in Sofonisba movimenti, e getti aflài proprj, e galanti . Tal fu quello, Lamina, che ella fece di tre fue Torcile: due delle quali erano in atto attentamente giuocare agli fracchi: e 1' altra iìava graziofamente atteggiata, fcherzando con una ferva antica di cafa.

Giunta per tanto la notizia del bel modo di operare di quefta valorofa Dama all' orecchie del Duca d' Alba : quelli ne informò Filippo II. Re delle Spagne, ed infieme il perfuafe a proccurare il modo d' averla alla fua Corte . Non_». tardò quel Monarca a darne avvifo al Duca di Setta, allora Governatore di Milano , il quale , dopo avere accordate a favore del Padre di lei alcune vantaggiofe ricognizioni; finalmente 1' ottenne: e il Padre fletto accompagno Ila fino a quella città; e ne fé la confegna.

Nel breve tempo, che Sofonisba colà fi trattenne, per inoltrarli grata alle finezze ricevute da quel Regio Miniflro, pensò di fargli il ritratto: lo che efeguì con incredibil efattezza, e con fommo gradimento di lui, dal quale fu corrifpofta con generofa ricompenfa; perocché n ebbe in dono quattro pezzi di drappo broccato ad oro , ed altre cole di confiderabil valore .

> Quindi in compagnia di alquante perfone nobili , e di altre, che doveano fervida, palsò a Madrid; ove fu accolta da quel Sovrano con dimoi trazioni di Aima, non inferiori al defiderio , con cui 1* aveva afpettata.

Dopo alquanti giorni di ripofo fu introdotta alla prefenza della Reina, la quale toflo le die commiflìone di farle il ritratto . Fecelo Sofonisba: ed era fomigliantittìmo al prefitto fembiante . Per la qual cofa non pattarono molti giorni, che lo fletto Re volle vederfi anch' etto dalla egregia Dipintrice effigiato . L' Opera fu da cortei efeguita: né fi diflingueva dall' originale . Che però Sua Maeftà in fegno di particolarittima foddisfazione le prefentò generofo dono; e le_. aliegnò dugento feudi d'annua penfione.

Ella

Ella pofcia ritrafle anche l'Infante D. Carlo figliuolo del Re, rapprefentandolo veflito d'una pelle di lupo cerviero, ed ornato con abbigliamenti di fpeciofa invenzione . Non men degli altri precedenti fu (limato, e gradito quello ritratto; e foecialmente dal Principe, che rimunerolla a un diamante . dei valore di millecinquecento feudi.

Tanto era il grido da per tutto diffufo della virtù di Sofonisba; che dagli amatori delle belle Arti fi desideravano quadri da lei dipinti. Ed oltracciò gì' iftefli Profelfori la pregavan fovente per lettere a graziarli di qualche difegno, o di qualche ritratto . E fino il Pontefice Pio IV. mandò a chiederle , eh' ella gli faceffe il ritratto della prefata Reina; al che rantolio Sofonisba con permiffione della medefima Reina^. puntualmente ubbidì: e trafmelTo il lavoro per mezzo del Nunzio Pontificio a Roma, ne riportò da Sua Santità , oltre ad una lettera d' approvazione, il dono d' alcune Corone-, compolle di preziofe pietre, e fornite d'impronti d' oro: ficcome d'inugni Reliquie racchiufe ih artificiofi, e ricchi contorni .

Gli onori, che da' Principi Italiani giornalmente ricevea quefV egregia Dipintrice impegnarono fempre più il Re Filippo a diftinguerla. E però deftinolla per una delle Dame, che (lavano alla cuftodia dell' Infanta; e pensò altresì, per ifiabilirla in fua Corte, di unirla in matrimonio con qualche nobile Spagnuolo . Ma avendo Sofonisba penetrato la Regia intenzione: fupplicò quel Monarca a permetterle di maritarfi con qualche Italiano. Volle anche in quello il Re compiacerle; e propofele Don Fabbrizio di Moncada Feudatario ficiliano , con alfegnarle per dote dodicimila feudi, e di più un' annua penfione di altri mille feudi fulla Dogana di Palermo, con facoltà di poterne inllituire erede qualche figlio, incafo. d'averne.

Ricca di ciò, e d' altri frutti della Regia Munificenza: e in oltre d' una vede temperata di gioie donatale dalla-. Reina , con la buona grazia di que' Sovrani fu condotta in Sicilia al novello Spofo , col quale vifTe alcuni anni. In tal tempo non tralafciò di far comparire il fuo valore nell'Arte, non tanto con far ritratti, quanto con lavorar pitture di fua invenzione:

volizione; il tutto accuratamente, e vivacemente: ficchè era in alta ftima tenuta da' Cavalieri di quel Regno, e dal Viceré , che in ogni cofa la favoriva, e alle raccomandazioni ^^^^^ di lei rimetteva gli arbitrj, e le grazie. Di

Morto pofcia il Moncada, la vedova Sofonisba fu in- Sofonisba vitata a paùar nuovamente in Itpagna; ma ella col giufto Lsssa. motivo cu rivedere la patria e i Congiunti, feppe, fenza^ difguftar quel Sovrano , ottenere il fuo intento . Quindi imbarcatati" lopra una galèa di Genova, eh' era comandata dal Sig. Orazio Lomellino; ebbe nel viaggio si cortefi trattamenti da quel Gentiluomo; che fi trovò obbligata in ultimo a corrilpondergli con la promeua di pigliarlo in Conforte > Impetratone per tanto l'affenfo dalla Corte di Spagna, fu in tale occafione corrifpofta coli' aumento di feudi quattrocento 1' anno . Così ella j>afsò alle feconde nozze coi prefato Lomellino: e fra noi li rimafe.

Molte, ed eccellenti furono le pitture , che di propria idea formò in Genova quefta virtuofiflìma Dama; e molti ancora i ritratti dal naturale. Grande (lima incontrò fra gli altri un belliffirao quadro, che donò all' Imperadrice: iiccome il ritratto dell' Infanta Ifabella Chiara d' Aufiria, allorché , andando Spofa dell' Arciduca Alberto, pafsò per quaSofonisba era fiata tutrice di quella Principeflà; che però ebbero infieme in quefia città colloquj di fcambievole amore. Tal ritratto , perchè non potè efler compiuto nel breve fpazio, che la Principeflà in Genova fi fermò: inviollo poi Sofonisba a Vienna: ove fu con applaufo ricevuto, ed ella con diftinto premio rimunerata.

In Roma nel palazzo della Villa Borghefe entro la danza detta di Seneca avvi di mano di Sofonisba il ritratto d* Amilcare di lei Padre, e quello d' Aldrubale di lei fratello , entrambi in un medefimo quadro: ed in Genova preflo il Sig. Gio. Girolamo Lomellino li conferva, qual preziolo arredo , il ritratto "di lei, da lei pure dipinto, (a)

Le indefeile applicazioni renderono quefta Donna col crefeer degli anni priva affatto della vifia . Laonde eflendo

ri ma fa

( a ) Oltre all' anzidetto ritratto, che tuttavìa fia preflb i Signori Lomellini; un altro pur da lei dipinta vedefi in Firenze nella gallerìa del Gran Duca • Da quel ritratta %' è ricavato, il qui antipolio • Ed è lincerò »

/

rimafa inabile ad operare, avea tutto il piacere nel difcorrere co'Profeffori folle difficoltà, che nell'efercìzio della.. Pittura s'incontrano, porgendo loro fine, ed ingegnofe inDì finizioni, per fuperarle; di modo che il famofo Ritrattila., Ang^c'iola. Antonio Vandik fi riputava fortunato, per aver goduto la Lomeujna.converfazione di cortei: e foleva dire, di aver ricevuto nell' Arte maggior lume da una donna cieca, che dallo ftudiare le Opere de' più infigni Maeftri.

Terminò Sofonisba il periodo de' giorni fuoi qui in Genova; ciò , che avvenne, le non isbaglio, circa V anno 1620., eflendo ella già arrivata all' ultima vecchiaia, e al fommo della gloria . Fu da molti virtuofi Soggetti lodata: e fra gli altri dal P. Don Angiolo Grillo , di cui piacerai, trafcrivere qui per conclufione un fonetto fopra certo ritratto formato da cosi egregia Dipintrice. E quella breve poesìa fupplifca al difetto della mia penna.

Muta immago fei tu: ma nel loquace Silenzio tuo mille concetti efprimi; E V Artefice , e V Arte orni, e fublimi, E m" offri agli occhi il mio Signor verace; Che mercè d' un pennel [ con voftra pace Famofe penne ], che vi toglie i primi Pregi, del fuo cor veggio anco i fublimi Affetti, e i bei cojìumi, ond' ei sì piace. Qui riceve una vita, e due ne dona: Una
E vita, e gloria, e 1'un l'altra incorona. Tanto può Donna con le grazie fue. DI GIO. BERNARDINO AZZOLINI

Pittore Napoletano.

DUE belle doti ebbe Gio. Bernardino Azzolini, o piuttofto Mazzolini, come altri vogliono. Coftui non meno lavorò bene in colorite figurine di cera, e fpecialmente in minuti ritratti, che ftupendi in tal materia gli riufcirono , di quel, che facefle in grandi tele ad olio. Giunfe in Genova 1'Azzolini circa l'anno 15io., ove~» vedutili alcuni Tuoi lavorietti in cera dal Sig. Marc' Antonio Doria, tanto piacquero a quefto Cavaliere; che alcuni gliene commife; i quali con indicibile accuratezza , e finezza furono dal Napoletano Artefice efeguiti: onde ne fall in maggior credito predò i noftri Cittadini.

Ciò, che egli al Doria compofe furono quattro mezze figure rapprefentative de' noviflìmi. Ne' volti di quelle rifpettivamente fpiravano gli affetti d' un' Anima beata: d' un' altra condannata a patire , ma con la fperanza dell' eterno contento: della terza finta dentro uno fcheletro: e della quarta-, efprimente nell'orrendo abidò 1' idea d' uni rabbiofa difperazione . Lavori di fpiritofa , ed efficace energia . E quefto fuo medefinio talento nella forza dell' efpreflìone diede pur egli a conofcere allo itedò Signore in due altre modellate-., e colorite tede di putti, ridente 1' una, e piangente l'altra: ove l'affetto, che in edè appariva, vivamente eccitavaft ne' riguardanti.

Quanto poi fi moftrade efperto 1' Azzolini nel colorire ad olio , di leggieri lo può giudicare chiunque fi faccia a veder le due tavole , che di fuo ci fono rimafe , 1' una della S.intiffima Nunziata porta all' Aitar maggiore della Chiefa delle Monache Turchine, e 1' altra dante ad un degli Altari della Chiefa di S.Giufeppe: nella qual altra vedefi effigiata Santa Apollonia , a cui da' manigoldi fono con tanaglie ftrappati i denti. E gli atteggiamenti cosi di lei, come di effi manigoldi apparirono tanto naturali, e vivaci, che tirano con veemenza in diverfe commozioni, chi quella pittura contempla . Tom, I. Dd Molto

Molto potrei dire della virtù di quello grand' uomo, e delle fue degniflime Opere . Ma non voglio eflenderrai oltre al prefittomi; che è di rammentar folo le cofe qui fatte dagli eccellenti Protettori delle tre propolle liberali facoltà {a). Il rimanente fpetta ad altri Scrittori.

DI DOMENICO BISSONI

Scultore Veneziano,

Dalla città di Venezia fua patria riportò il cognome di Veneziano Domenico Bidoni Scultore di qualche fama, il quale venuto eflendo a Genova in occafione d' accompagnarci una fua forella , ci trovò occafioni tali d' operare; che finalmente fi vide afiretto a ttabilirci fua dimora; e qui ammogliarfi: onde n'ebbe figliuoli; e uno d' eflì fu il valente Gio. Battilla, di cui tra'noftri genoveli Artefici già fcrifTì la Vita .

I lavori, che il Bilioni qui fece furono in numero affai copiofo: ma io mi contenterò di riferirne folamente alcuni de' più filmabili, fra' quali debbefi il primo luogo al belliffimo Crocifitto, che egli in avorio formò per il Sig. Giacomo Saluzzo Principe di Corigliano. Quello Sig. lo ripofe entro la cappella del fuo deliziofo palazzo d' Albaro, ove tuttavia fi conferva. Un' altra Immagine pure del Crocifitto, non.meno premiabile, ma più grande, fu da etto BuToni in nobilitfimo legno fcolpita per la cappella de' Signori Marini eretta in S. Domenico . Anzi nella fletta Chiefa fono parimente di quello Artefice le divote Statue del Criflo morto, della Vergine Madre addolorata, ed' alcuni Angioli; le quali hanno luogo fotto un Altare (b). E quivi ancora fu dal fuo fcarpello lavorata l'infigne Statua della Madonna del Rofario (e) . Neil' Oratorio di S. Croce fi conferva una macchina

in legno

{ a ) Dell' A2zolini, per alrro ralenti/fimo Pittore, fi hanno poche notizie: ne altri ne ha mai fcritto, fuorché il Soprani, ricopiato appuntino dal Dominici nelle Vite de' Pittori napoletani.

(&) Le fopraddette Statue fon cofe di poca confiderazione.

(ff) La lodata Statua della Madonna del Kofario fu poi quafi totalmente disfatta da Pietro Galeano Scultore noftro genovefe> morto pochi anni fono.

in legno rapprefentativa di Crifto, che con la Croce fulle_. fpalle s incammina al Calvario in mezzo della sbirraglia (a). Ben è vero però, che la figura del Crifto non è tutta di fuo; avendola prima abbozzata un Maeftro lombardo, di cui c' è ignoto il nome .

Morì in Genova il Bilioni affai vecchio l'anno 1639.

DI ROCCO LURAGO

Scultore Lombardo.

Dalla terra di Pelfopra poco dittante da Como venne in Genova Rocco Lurago Architetto di eccellente perizia . Qui in molte fabbriche fi fece conofcere per quel valentuomo, eh' egli era: ma in_« niuna tanto fi fegnatò, quanto in quella del palazzo , che lungo la ftrada nuova ereffe per il Sig. Duca di Turfi; ove negli ornamenti così interiori, come efteriori, e tutti in marmo, nel cortile ricco di numerofe colonne, nell' ampie logge, nelle eleganti balauftrate, ed in qualunque cofa diede prova d' un gran fapere, d' un penfar nobile, e d' un operare veramente magnifico: effendo tal palazzo degno anzi d'un Monarca, che d'un privato Signore.

Il nome di quefto virtuofo Artefice per detta fabbrica renduto celebre anche fuori di Genova, e diftintamente in Roma, moflè il B. Pio V. ad appoggiargli la cura di coftruire al Bofco Aleffandrino la Chiefa , e '1 Convento de' PP. Domenicani 'r ove quel Santo Pontefice avea fatto il Noviziato. S'accinfe Rocco all' imprefa: formò il di Pegno della gran fabbrica , e così ben la direlle; eh' ella riufeì , quale_» afpettar da lui fi dovea; e ne fu generofamente rimunerato da Sua Santità , che di più invitollo a Roma; ove dichiarar lo volea fuo Architetto: offerta da Rocco modeftamente rifiutata; perocché troppo era amante di reftarfene in

Dd 2 Genova;

(4) Anche la macchina dell'Oratorio di S. Croce ha avuto cambiamenti) ed aggiunte. . . ...

Genova; mentre qui tenea moglie, e figli; nè mai gli mancavano occafioni di vantaggiofamente impiegarfi. mmmamm In Genova finalmente in età decrepita mancò il Lurago

—D intorno all' anno 1590. Qui lafciò tre Difcepoli d' affai degna

Rocco riufcita.

Lu.iac-0. Uno di quefti fu Francefco da Novi, il quale fervi molti anni d' Architetto al noftro Sereniflìmo Senato , per cui commi Rione coftruì fra le altre cofe la Chiefa, ed il Moniftero per li Monaci di S. Bernardo: ficcome in Albaro 1' altraChiefa, e r altro Moniftero per gli fteflì Monaci.

Il fecondo Difcepolo del Lurago fu Gio. Battifta Ghifo a), nato in Lombardia nella terra di Torre vicino a Como. Quello Architetto merita panicolar lode, per effere infìeme con Antonio Corradi, Girolamo Gandolfo, ed Antonio Tortiglia , concorfo a formare il modello del grand' Albergo de poveri: Opera non folo delle principali di Genova , ma delle più cofpicue d'Italia . Egli, oltre alla cura del modello , ebbe anche la direzione di quella fabbrica. Morì poi l'anno 1657.

Il terzo Difcepolo del Lurago fu Antonio Orfolino , bravo Architetto genovefe, quantunque nato di Padre Lombardo. Coftui è flato Padre di Tommafo Orfolino egregio Scultore, le cui prerogative non efpongo; perchè egli vive, {b)

DI

({a ) Il riferito- Gio. Battifta fu di cognome Grigo, e ndn Ghifo; e non morì altrimenti V anno 1657., ma molti anni prima. Egli architettò in Genova la Chiefa, ed il Convento di S. Maria di Coniòlazione , fuori della porta» dell' Erco; fabbrica prima di lui cominciata da Pietro Francefco Cantone. In città direfle co' fuoi difegni le Chiefe di S. Antonio Abate, e di S. Fede nella contrada di Prè.

In San Remo egli architettò la Chiefa delle Monache Salefìane: in Monaco il palazzo del Principe, ed altre fabbriche: ed in Genova lavorò nelTaccrefcimento del nuovo Molo.

( b ) L' Orfolino è flato Scultore di qualche pregio. Due Stame in marmo abbiamo di lui in Genova : 1' una all' Aitar maggiore della Chiela de' tf. delle Scuole Pie, efprimente la Beata Vergine col Bambino: V altra nella Chiefa di & Maria delle Vigne: Statua capprefenunte la lìefia Vergine.


GON precorfa fama d' eccellente Pittore portoffi da Siena in Genova Pietro Sorri l'anno 1595. Qui fu impiegato in molti lavori, che la buona opinione de'noflri Cittadini verfo di lui confermarono. Varie tavole abbiamo di fua mano, che pubblicamente cfpofte fi veggono in alcune Chìefe della città . Sono del Sorri, in S. Maria del Carmine quella di S. Girolamo: in_. S. Siro quella del Deporto di Croce: e in S. Caterina predò i Monaci Benedettini quella, che ci rapprefenta le Spofalizic di detta. Santa con Gesù. Nella Chiefa dello Spirito Santo oltre la ftrada Balbi v' ha dipinto 1' egregia tavola della Santifiìma Nunziata . (a) Dd 3 Dentro

( a ) La prefitta tavola non £ più in quella Chiefa •

Dentro alla gran loggia di Banchi fopra 1' arcale della

principal porta vedefi pur di coftui un lavoro a frefco d' affai

=== buona maniera, e ben confervato . L' argomento di quefto

Di lavoro è la Vergine Madre in mezzo ad una Gloria a An

Pietro gi0ii 9 in att0 di moftrare il fuo Divin Figlio a' Santi Bat

• ti^a ^ e Qiorgi0 9 Protettori della città . (*)

Parecchi anni dimorò in Genova quefto Pittore; oveLi tenne aperta la (cuoia , dalla quale il più bravo Difcepolo, che n' ufcifle, fu il Cappuccino Bernardo Strozzi. Parti poi per Tofcana il Sorri, dopo aver qui ricevuti onori, e premj degni del iuo valore: ed ivi compiè i luoi giorni. {b)

DI GIO. STEFANO BOTTO

Scultore Milanefe.

IN piccole figure di cera colorita, ed in ritratti di fimii materia formati, molto valfe Gio. Stefano Botto nato in Milano . Io mi ricordo d' aver veduto di mano fua figurato un S. Michele di si raro artifizio, che mi feco ftupire.

ViiTe il Botto in Genova Tempre in tali lavori occupato fino all' ultima vecchiaia , la quale egli terminò poco felicemente, a cagione di certo umor malinconico, che non altro fuggcrivagli, le non timori d' efiere da qualche fuo nemic© a tradimento uccifo .

DI

( a ) Al baffo dì quella pittura leggefi a gran lettere il nome del fuo Autore.

( b ) Partirò da Genova il Sorri, fi fermò in Pifa a dipingere dentro quel Duomo . Trasferifli quindi alla Patria; nella quale profeguì a operare con gloria , infinochè viffe . Egli vi morì V anno i6«. dell' età iua i'eflanteumo fello.

Scrivono di quefto Pittore con molta lode il Baldinucci, Decenn. i. par. in. fec. iv., V Ugurgieri nel tomo n. delle Pompe Sanefi al tit. 33., e 1' Autore del Mufeo Fiorentino alla pag. 13. del tom. ni.; ove anche ne nporca il ritratto , dal quale abbiamo ricavato il qui premeflo.

DI GIOVANNI BOLOGNA

„ .. Scultore, e Fonditore Fiammingo.

Quantunque Giovanni Bologna,per efière flato tutto il tempo di fua vita impiegato ad abbellire di marmi, e di bronzi la noftra Italia , Italiano da molti fi creda : pure egli in realtà fu di nazione Fiammingo: e nacque in Dovay.

Coftui venne a Genova l'anno 1580,: e qua lo chiamò il Sig. Luca Grimaldo , per impiegarlo negli ornamenti della magnifica Tua cappella, che aveafi tatto coflruire in S. Francefco di Caflelletto . Ciò , che il Bologna vi fece, furono fei Statue in bronzo grandi al naturale, e rapprefentanti la Fede, la Speranza, la Carità, la Giuftizia, la Fortezza, e la Temperanza: oltre a fei putti pure in bronzo al di fopra di alcuni ornamenti: e fette baffi rilievi della ftefia materia, entravi ripartitamente in varj Mifterj Gesù : 1. presentato al fommo Sacerdote: 2. flagellato alla colonna: 3. coronato di fpine: 4. moftrato al popolo: 5. condannato a morte: 6. condotto al Calvario: 7. porto nel fepolcro da Giufeppe d' Arimatéa. Queft' ultimo baffo rilievo, che ferve di palictto all'Altare, è il più rtefo , e più eccellente di tutti. Perl" Altare medefimo ei gittò in bronzo l'Immagine def CrocififTo, che finifce d'illurtrare querta funtuofa cappella, la quale si da' noflri, sì da' foreftieri è con ifiupore contemplata-, c con encomj fenza fine efaltata . (a)

DI PIETRO FRANCAVILLA

Scultore Fiammingo.

DAL foprammentovato Giovanni Bologna fu condotto a Genova per aiuto il Francavilla fuo giovane , il quale alcuni anni dopo lui ci rimafe, e ci fece Opere di fpecial merito . Lo fleflb Sig. Luca Grimaldo gli ordinò due Statue-» maggiori del naturale, le quali collocò nel cortile del fuo

Dd 4 palazzo;

( « ) Parlano di Gio. Bologna il Valari, c il Baldinucci, part. ^, fec. 4. pag. no.

palazzo; e fon quelle, che rapprefentano Giove , e Giano (a).

Appiè di quefte Statue fi leggono quefte parole. Facielat

- hoc opus Petrus Francavilla Flander 1585.

Dl Fu pofcia il Francavilla impiegato dal Sig. Matteo Se

Pietro narega nella fcultura di fei Statue, che fervono d' ornamento

fbancav,lla alla fua maeftofa cappella da lui eretta in quefta Cattedrale

ad onore del Crocififlò . Elle fono rapprefentative de' Santi

quattro Evangelici, di Santo Stefano, e di S. Ambrogio : e ben

chiaro moftrano quanto foffe il giovane Francavilla efatta

imitatore dell' egregio fuo Maeftro . (£)

DI ANTONIO ANTONIANO

Pittore Urbinate* (e)

A Vendo Federigo Barocci ultimato il bel quadro del Crocififlò, a'cui piedi ftanno la Vergine Madre-,, e i Santi Giovanni Evangejifta, e Sebaftiano; e dovendo mandarlo ficuro a Genova al Doge Matteo Senarega , che gliel* avea commetto per la fua cappella eretta in S. Lorenzo: lo fece accompagnare da un fuo Difcepolo nomato Antonio Antoniano, il quale fullo ftile del Maeftro con molto garbo fempre dipinfe . L'Antoniano recò a Genova il quadro, che fu aifai gradito, e (limato (d): ed intanto , trovatofi egli ben accolto, qui fi trattenne: ne ci Itette già oziofo; ma ci dipinfe con fu* lode due tavole per la

Chiefà

•(«) Le foprannorate due Stame fono Tuttavìa nel cortile del palazzo medefimo, ora in pofleflj del Sig. Giù feppe Maria Brignole di ftrada nuova.

le) Fu il Francavilla anche un eiperto Ingegnere, nel qual carattere flette al Servizio d' Arrigo IV. Re di Francia. Compofe in oltre un libro intitolato il Microcofmo. Si può vedere intorno a ciò il Baldinucci, par. i. fec. 4. pag. 20J.

( e ) Non trovo chi parli di quello Pittore, per altro molto valente.

f d ) Il Doge Senarega, in fegno di fuo fommo gradimento per la fopraddettitavola del Barocci, gli fcriffe cortefiflima lettera, di cui foggiungo qui parte , anche per gloria d' un sì dotto, ed affabile Perfonaggio.

// Crocififlò ( della ricevuta tavola ) ancoraché i n fembianza di già morto, /pira nondimeno vita, e paradifo; a noi accennando quelj che in effetto fuy eoe volentieri, e di proprio beneplacito fuo, per amor noAro , e per la falute dì tutti ha patito morte . La dolcezza poi della r ergine Madre è tale, che in uno fguard» medefimo ferifee, e fana ■ muove a tenerezza, e confola: e pare appunto, rfcqueWamante Spirito, penetrando le ferite diCrifto, v'entri dentro ariconofeere,

fé debba

Chiefà di S. Tommafo, in una delle quali [ e quella è locata all' Aitar maggiore] effigiò lo fteflo Santo , che tocca la piaga del Coftato al ritorto Signore; e nell' altra rapprefentò la Ver- _ gine Madre venerata da' SS. Battuta , e Niccola da Tolentino . D, Opere, che io non dovea paffare lòtto filenzio; perchè de- ^rrosl° gniffime fono d* oflèrvazione, e di alta lode, attefa la lor T<3N1ANt bellezza, e la maniera Baroccefca, con cui fono condotte.

DI FILIPPO SANTACROCE,

SOPRANNOMINATO IL PIPPO, Scultore Urbinate. Passando un giorno il Conte Filippino Doria per Io Stato d' Urbino, s'imbattè a vedere un paftorello, il quale per diporto (lava con un coltello intaglian- do in legno alcune figure, e molto aggiuftatamente. Coftui chiamavafi Filippo Santacroce, ed è quel delfo, di cui ora mi fo a porgere una breve notizia . 11 Doria dunque llupito dell' abilità di quel paftorello, il giudicò degno di miglior meftiere. Tolfelo per tanto dalla cuitodia degli armenti, e condottolo a Roma, lo pofe fotto la difciplina d' un ottimo Profeffore di Scultura . In quella città ftudiò con tutto impegno il Pippo [ cosi egli era irL» vece di Filippo chiamato ]; onde in breve te' gran progreffi nell'Arte: e, fpecialmente ne'minuti intagli tanto in legno,

quanto

fe debba ò più trafìggerla la morte del? amato Figlio , o ricrearla la falute del genere umano . Così da varj affetti fofpinta, piena di flupore abbandona/} nel novello Figlio Giovami, che anch' egli pieno di maraviglia t e dì carità teneramente le corrifponae. In S. Se baciano poi fi vedono efprejji tutti i veri colori, e numeri ieir Arte; ove forfè non mai arrivarono gli Antichi, non che i Moderni; e tutto infieme ricca di artifizio i e di vaghezza non lafcia luogo, che pur l'invidia—, "* afPlrt • Ma quefli Angioli benedetti, che vivi affetti non fanno anch' effì di maraviglia, e di pietà! Affermo di nuovo, e eonfejjo , che come divina rapifce9 divide , e dolcemente trasforma . Onde in me fi flringono , e fi fanno maggiori gli obblighi verfo V. S.j che vi ba confumati tanti fudori > ed alla quale dovrà dt vantaggio fupplire M. Vtntura nofiro , a cui mi rimetto col foggiugnerle> che . in Roma i Signori Giufliniani hanno ordine di sborfare a lei » ovvero a perfona per lei, il rimanente del prezzo; ma non già di eflinguere i miei debiti fuco , che intendo ferbar vivi, e riconofcerlì alla^prima occafione , che mi fi offerifca-, * fw> Jèrvtgie, 4' $,, d' Ottobre 1590.

Matteo Stnarega Doge di Gaiovt»

quanto in avorio, in corallo, ed in gemme, sì valente di' venne; che il Conte fuo Mecenate richiamollo affai torto ■ . a Genova, per impiegarlo . Qui lavorò d'intaglio con amìji mirabil finezza; tal, che giunfe fino a fcavare in un ofTo di Santacroce . cll'lQ&-a- una frotta compofizioncella della Paflìone di Crifto .

'A qualcheduno parrà ciò incredibile: ma io poflb in parola d* onore attefiare, qualmente ho udito da i due noltri Pittori Gio. Battirta Cafone, e Gio. Battifta Carlone , eh' eglino avean più volte veduto di mano del Pippo le immagini de' dodici primi Cefari intagliate in dodici offa di fufine: che querte immagini erano già del Sig. Francefco Monti: che il Monti le avea lafciate al Sig. Niccolò Promontorio genovel'e: e che il Promontorio n' avea poi fatto dono al Gran Duca di Tofcaua, dal quale fi confervano in quella {Ingoiar galleria Fiorentina , come preziofiflìme gemme .

Altri fomiglianti lavori di querto raro Artefice potrei accennare: e didimamente alcuni Crocififli non più alti di mezz' oncia , che ben dirtinguere non fi poflbno fenza_. 1' aiuto del microfeopio; per mezzo del quale fi feorgono con tanta efattezza formati; che paion Opere fovrumane .

Non fi rirtrinfe però la virtù del Santacroce alle fole_» cofe piccole: anche alle grandi s' ertefe; ed in effe pure fi fegnalò . Imperciocché noi abbiamo di fuo 1* alta Statua in legno del CrocififTo, ond' ha il titolo un Altare nella.-. Chiefa di Nortra Signora delle Vigne: e la macchina pure in legno rapprefentante il Martirio di S. Bartolommeo, che nell' Oratorio a quello Santo dedicato fi conferva: ed ambedue fon Opere con ottimo gurto condotte . (a)

Mori il Santacroce in Genova pieno d'anni, e di onore. Ci lafciò dopo di fe quei quattro valenti figliuoli detti i Pippi, che, per efier qui nati, già furon da me deferitti nelle Vite degli Artefici genovefi .

DI

(*) Delle fopra e^pofte due Opere a'di noftri niuna più fe ne Tede.


DA Giovanni Carlone Scultore d'arabe/chi, efoglìamt nacque in Rovio, terra della giurifdizione di Lugano, Taddeo, il quale infieme con Giufeppe fuo fratello fu dal Padre condotto a Genova intorno all'anno 1560. per lo ftudio della Scultura. Qui applicovifi qualche tempo Taddeo. Ma poi, bramofo di più avanzarli, ottenne dal Padre licenza di pattare a Roma; ove molto, affinoffi nell' incominciata Profeflìone: oltre alla quale diede anche opera alla Pittura, ficcome all'Architettura: ed in_ ambedue lodevolmente riufeì.

Lo ftudio

Carlone,

ftofo ordine dorico in travertino. Né debbo tacere, come con fuo difegno è in S. Siro coftruita la cappella della Pietà, e T altra dedicata alla Vergine AfTunta; ove anche lavorò in marmo alcune Statue , e di veri) baffi rilievi. 5i

Nel diftretto di Savona architettò la facciata della Chiefa Jtaddeo di Noftra Signora di Mifencordia; la qual facciata è ricca di begli ornamenti, e di Statue: ogni cofa in marmo; fra elle affai nobili fono , quella della Vergine fopra la porta {a), e quelle due laterali de Santi Giovanni Battifta, e Giovanni Evangelica.

Volendo il Principe Doria lar coltruire una fuperba_. fontana nel deliziofo giardino contiguo al fuo palazzo; n' appoggiò l'incumbenza a Taddeo, che la colimi veramente magnifica . Vi fi alza nel mezzo la figura d' un Nettuno in atto di dar la corfa a i marini cavalli; e all' intorno vi fono delfini, aquile, teftuggini, ed altri animali, oltre a varj ornamenti di arabefchi, di cartelle, di mufaici, e di fimili cofè piene d'artifizio, e di amenità .

Benché quello Carlone Ila di nafcita lombardo: tuttavia confiderare il polliamo , qual noflro genovele; perciocché, come diffi , venne in Genova da fanciullo; e divenuto Maeflro , qui efercitò la fua Profeflìone. Qui pure fi congiunte in matrimonio con Geronima Verrà, dalla quale ebbe alcuni figliuoli: uno d' elfi fu Giovanni, di cui già fra' noflri Genovefi fcriffi la vita; un altro è Gio. Battiila, che tuttora vive: ambedue Pittori di fpecial merito.

Trapafsò Taddeo Carlone all' eternità in Genova quali fettuagenario l'anno di noltra falute itfi?., e fu fepolto in S. Franeefeo di Caftelletto . Sopra la tomba, che le di lui ceneri cuopre, leggefì quella infcrizione lattavi incidere daGiovanni luo maggior figlio .

Thaddaevs Carlonvs

Egregivs Scvlptor

Nil Nis-i Corpvs

Morti Concess1t

An. Mdcxiii. Da

( « ) Quella nobile » e magnifica facciata fu fatta coftruire dal Patrizio Franco Borlotto , il quale non volle , che in alcun luogo di effa foffe polla 1* arma di Ina cafa, né tampoco il fuo nome. Solo fece incidere a pie della Statua rappreiemantc ivuna Vergine cucite paiole » Qmnibvi ignotut > dura Ubi nqtus »

Daniello Cafella lombardo fu difcepolo ^di Taddeo nefi"

Architettura: e ficcorae il Maeftro non potè profeguire Iìu

_ cominciata fabbrica della Chiefa di S. Pietro di Banchi (a):

Dl così ne addofsò l'incarico a quefto fuo Difcepolo, che la ri

Taddeo dufle alla bellezza, in cui or la veggiamo. Di quefto me

CiutoNs. defimo fUQ Difcepolo è il difegno della prima cappella della

navata deftra in S. Siro, e di altre fabbriche di regolata,

e viftofa fìmmetria.

Dallo fletto Taddeo apparò la Scultura Lionardo Fer

randina, che molte Statue in Genova coftruì: ma per fuori.

Una fola di lui c'è qui rimafa; ed è quella della Madonna

in marmo fcolpita, efiftente fopra un Altare nella Chiefa

'della Santiffima Nunziata del Guadato .

Difcepolo di Taddeo fu anche un altro Lombardo nominato Domenico Scorticone, che non men celebre riufeì nello fcolpire, che nell' architettare. Da' fuoi fcarpelli è lavorata là Statua della Madonna col Divin Figlio in collo, porta fopra la magnifica porta della Pila vedo il Bifagno: e di fuo fon pure le due Statue de' Santi Ambrogio, e Carlo, entro la Chiefa del Gesù nelle nicchie della prima cappella a man deftra. Parimente co' difegni del Ferrandina furono coftruite molte fabbriche di palazzi. Coftui pure per li Signori Lomellini s'impiegò infìeme con Giacomo Porta in adornare la Chiefa della Santiffima Nunziata del Guadato, tanto in marmo, quanto in altre materie . Lo Scorticone fini di vivere verfo la metà del corrente fecolo in età provetta.

Nel tempo ftefTo fiorì qui un altro Scultore lombardo , che molte Statue ci lavorò . Sua è la Statua della Madonna fopra T arco di S. Brigida nella ftrada Balbi: fua la Statua d'un Patrizio in queft* Ofpedale: e fua pure è I* Immagine in marmo della Madonna di Mifericordia, che fta in fui maggior Altare di quella Chiefa di S. Fede . Anche quefto Scultore^ mori in Genova: ma non già un fuo figlio nominato Simone, che nella Profeffione paterna affai ben s' avanzava; perciocché coilui da giovanetto partì di qua; né mai più alcuna nuova n' abbiam faputo . DI

(<*) Nella fipralietta Chiefa fono di mano di Taddeo Cartone le otto Statutrapprefentative de' Fanti 7-accheria , Elifioetta, Gio. Bardita, Gio. Evangelica , Stefano, Giorgio, Rocco, e Seoaftiano: e dello licito Maeftro fon an. che le figure de'due Angioli poite fopra i' Altare della Santifs. Concezione.


Fratello di Taddeo Carlone fu Giufeppe, che gli divenne anche cognato, per avere fpofeta una iòrella, della moglie di lui, dalla quale n' ebbe due figli qui nati: e furono Bernardo, e Toinmafo. Di quelli parlerò, dappoiché alcuna cofa avrò detto del Padre loro . Quantunque Giufeppe non giugneffe nello fcolpire alla maeftria di fuo fratello: con tutto ciò gli fu di grand' aiuto in molti lavori, che quegli ebbe a fare per Mantova, per la Francia, per la Spagna , e per l'Inghilterra . Lavorò Giufeppe anche cofe di fua invenzione . In fatti fon di fua mano le due fuperbe Statue de' Santi Apottoli Pietro, e Paolo porte a' lati dell' Aitar maggiore entro la Chiefa del Gesù, ed in

San Siro

San Siro fon pure di fuo gli Angioli, che reggono V Altare della cappella del Sacro Prefepio . - La debolezza di fua compiendone, e i faticofi sforzi nel

Di lavorare il marmo, furon cagione , che a quelV Autore fi gua<£hlon7. ^a^e *° ft°maco • Egli dopo vari inutili tentativi di medicine , alla fine fi rifolvette d' andare a far prova dell' aria., nativa. Ma guinto in patria, vi lafciò in breve la vita.

Più di lui fu valente nella Scultura Bernardo fuo figlio, il quale formò per quella Chiefa del Gesù la Statua di S. Maria Maddalena , che fi vede in uni nicchia della cappella dedicata alla Santi fTima Concezione: e le altre due de' Santi Vincenzio , e Stefano , che fi vedono nell' altra cappella a quefi' ultimo Santo dedicata , (a)

Maggior numero d' Opere di Bernardo avrebbe la noflra città; fc la fama di lui pervenuta a Vienna non fofle_. fiata cagione d'un onorevole invito, eh' egli ebbe da quella Corte. Pafsò torto colà il nobile Artefice; ove fece moki lavori per ordine di quelle Imperiali Maeftà; e più ancora preparavafi a farne; quando intempeftiva morte lo colfe.

Nello fcolpire non la cedette a Bernardo il fuo minore fratello Tommafo. Quefli lavorò nella Chiefa del Gesù i due Angioli in marino, che colà fono fopra il frontale della cappella del CrocififTo; e fimilmente vi lavorò la Statua della Madonna, che tien fra le braccia il fuo Divin Figlio.

Moftroflì Tommafo anche perito nell' Architettura . E' di fuo difegno il coro di S. Siro: Opera d* una bellezza maravìgliofa, con marmi difpofii nella più elegante architettonica fìmmetria (b). In quella Chiefa medefima fono pur di mano fua gli Angioli col Dio Padre al di fopra, fcolpiti in un baffo rilievo, che rinferra nel mezzo la divota Immagine di Noftra Donna delle Grazie.

Vide quello Scultore 1' ultimo de' fuoi giorni in Torino, ove s'era portato, per fervire a quell'Altezza; di cui ordine gli fu eretto un fepolcro con bullo, ed infcrizione molto onorevole . DI

( a ) San pure di Bernardo Cartone in quella medefima Chiefa le altre due Statue polle a'lati della cappella di S. Ignazio, figuranti Abramo, e Davidde.

(é) Oltre all' Architettura del profeto coro è anche di mano di Tommafo il bel gruppo {ìruato nella principal nicchia drl cero medefìmo. Tal gruppo e rapprefonativo della Sanùflìma Vergine addolorata, tenente in grembo d morto Gesù.

DI MARCELLO SPARZO

Plafiicatore Urbinate.

Consumò Marcello Sparzo la fua prima gioventù nello ftudio della Plaftica fotto que'Maeftri, che fiorirono a'tempi di Raffaello, e di Perino; e dopo d'aver date in Roma per molti anni non poche prove di fua abilità, fi trasferì a Genova, dove poi continuamente viflè impiegato .

Qui affai lavorò: e in diverfe Chiefe ancor oggi alcuni fuoi ftucchi fi veggono: come in S. Bartolommeo detto degli Armeni, in S. Rocco, ed in S. Francefco di Caftelletto . Coftui traffe dalle Opere fue non lievi mercedi; onde potè vivere agiatamente, e far qualche avanzi. Nulla però lafeionne a' fucceffori; perchè la fua lunghiffima vita.,, che durò poco meno d' un fecolo, e il vano impegno per la fallace arte di fabbricar l'oro , gli confumarono innanzi tempo quanto avea guadagnato.

DI BARTOLOMMEO BIANCO

Architetto Comafco,

Bartolommeo Bianco da Como eccellente Architetto lafciò dopo di fe un figliuolo , che , nato effendo in Genova, vuol tenero* per noftro . Di lui dirò qualche cofa. Ma egli è giufto, eh' io prima qualche cofa^ dica del Padre.

Fu Bartolommeo dal Sereniamo Governo confultato intorno al nuovo recinto delle mura, che fi dovean fare a quefta città: e trovatofi ben faggio il parer di coftui; vi fu torto impiegato . Oltracciò ebbe anche a lavorare per 1' accrefeimento, e fortificazione di quefto nuovo molo; nel che_ tanti valenti Architetti già s' erano adoperati .

Parimente occupoffi nella ftruttura d'alcuni edifizj di fpecial confiderazione. Con fuo difegno fi fabbricò il maeftofo Tom. L ■ - Ee Collegio

Collegio de' PP. Gefuiti nella ftrada Balbi, che per la proporzionata fimmetria cos\ interna , come edema , e per lo ma

, gnifico grandiofo cortile, andrà Tempre del pari con le me

Di glio intefe fabbriche della noftra città . A' fianchi di detto

Bartolo"!- Collegio erede pure da' fondamenti l'infigne palazzo del * AMCO,Sig. Gio. Agoftino Balbi (a): e dirimpetto a quefto v'erefle l'altro per altri Signori della (Iella Famiglia; renduto pi più magnifico dal fuo vivente pofleditore il Sig. Francefco Maria Balbi con la direzione di Pietro Antonio Corradi, di cui per la molta virtù fua volentieri farei parola, fé non me lo vietafie il mio propolito di fol tanto parlare degli Artefici trapallati.

Morì Bartolommeo Bianco l'anno 1657., ma non già del morbo peftilenziale: e lafciò dopo di fé due figliuoli Pietro Antonio, e Gio. Battifta . Del primo, che nell' Architettura dava fperanza d' una gran riufcita, nulla pollò dire, perchè giovanetto morì. Sol dunque mi reità a dir del fecondo. Coftui lavorò egregiamente in marmo, ed ebbe molte commi flìoni per fuori di Genova , fpecialmente per Francia , ove mandò una figura di Bacco grande più del naturale: e v'ebbe un felice incontro . In Genova abbiamo di lui un'Opera, che quand' altra mai fatto non ne avelie : pure farebbe degno di fomma lode . Tal' Opera è la Statua della B. Vergine fopra un bel gruppo d' Angioli, il tutto lavorato in bronzo. E' locata quella nobiliflìma Statua al maggior Altare della Chiefa Metropolitana di S. Lorenzo: e quanto durerà quel metallo, tanto viveri la fama di chi fu Autore d' un lavoro sì fegnalato.

Portoflì poi Gio. Battifta a Milano , invitatovi da que' Cittadini: e colà molti egregj lavori in marmo vi fece. In quella città ftrinfe amicizia col Cerano valentiflìmo Pittore: e ficcome fin da giovanetto avea fempre nodrito un_. fervido genio in ver la Pittura: cosi volle con quella occafione confolarfelo, ed efferne meglio da quel grand' uomo inftruito. Aggiunto 1' afliduoftudio a'principj, chegiàn'ave»

prefi,

(0) Di quello palazzo è al prefeme pofleditore il Sig. Marcello Durazzo del fa Giacomo Filippo; dal quale Sig. Marcello è fiato ridotto a maggior bellezza* per le eccellenti pitture, di cui lo ha fatto, adornare.

prefi, e alla fomma perizia, che avea del difegno, c dell' invenzione; potè in breve fpazio arrivare a dipingere tavoline molto fpeciofe . Ritorno finalmente a Genova , e qui ri- ======»

pigliò l'ufo degli (carpelli, ma per poco tempo; perocché Di

cólto l'anno 1657. dalla peftilenza, foggiacque alla funefta Baktolom. r j- iL-v A — e • «oo Biancot

forte di tanti nobili Artefici.

Qui mi retta ancora a notificare, che Difcepolo del Padre di quefto Gio. Battifta fu un certo Pietro Quadro daBalerna [ terra poco dittante da Como ], il quale in Genova alcuna cofa in Architettura con aggiuftatezza operò: e più ci prometteva la fua molta abilità : ma affai giovane io perdemmo,.

DI ROCCO PENNONE

Architetto Lombardo.

PO Ch 1 furono gli Architetti, che , oltre al faper formare un buon difegno, e darne l'indirizzo per V efecuzione, fapefiero anche adoperar le Itecene , e gli /carpelli, per modellarne le membra . Rocco Pennone fu un Architetto , che le parti tutte, le quali concorrono ad ornare le fabbriche, come i piediftalli, i capitelli , gli arabefehi, i felloni, egregiamente feppe, e volle da per fe fcolpire_.: onde veggiamo cofe di lui molto eleganti, e accurate: che a ragione ci muovono a rammentarlo, qual uomo di diftintiflìmo> meriro.

Deftinollo quefto Sereniflìmo Senato a fare in marmo gli ornamenti del coro della noftra Cattedrale . Egli efeguì quett' Opera egregiamente: perciocché v* introduce nicchie fregiate con ottima fimmetrìa, e arricchite al di fuori di bizzarri intagli, e capricci, che non poffono, fe non altamente gradirli.

Venne altresì impiegato coftui nell' Architettura della_i nobii cappella dedicata alla Madonna del Rofario in quella Chiefa di S. Domenico; la qual cappella aliai vaga, e ben regolata riufeì nella dittribuzione de' marmi, e delle colonne con tal ingegno difpotte; che, quantunque in angutto luogo, pure apparirono d'ampia grandezza, ed infieme al luogo rtelTo.

Ee 2 propor

proporzionate: e più di quello fia, fembra altresì la cappella medefima, che di tutti quefti ornamenti fenza ombra di con

—^^^ fufìone fa bella pompa .

Eh Altre cofe architettò in Genova con fuo difegno il Penno

Rocco ne: come gli ornamenti nel coro della Chiefa dedicata a' Santi

Pennone. Gìacomo? e Filippo, fuor della porta dell' Acquaiòla . Falciò pure di marmi il coro della Chiefa di S. Brigida, e 1' altro della Chiefa di S. Marta . In S. Siro diede il difegno per la facciata interna della prima nave: e di fua mano efeguillo. Quivi pure collocò fopra la porta principale la Statua del Sereniflimo Agoftino Pallavicino formata da non fo qual Maeftro fuo compatriota; la quale però dopo qualche tempo fu porta in una nicchia a lato della porta medeiima: e dov' era quefta, ne fu collocata un' altra rapprefentativa di S. Pietro. Mori il Pennone in Genova di peftilenza l'anno 1657.» fendo per altro già avanzato in età . Non dico qui alcuna cofa di Carlo Stefano fuo figlio; perocché di lui già parlai nella Vita del Sarzana, di cui fu Difcepolo.

DI GIO. BATTISTA ORSOLINO

Architetta Lombardo.

IL primo degli Orfolini, che di Lombardia veniffe ad abitare in Genova fu Gio. Battirta . Quefti v' ebbe due figli Giovanni, e Criftoforo: di Ciiftoforo nuli'altro pollo dire, fé non che mori giovanetto d' un colpo di falfo fgraziatamente cadutogli da una fabbrica (ul capo. Di Giovanni , e del Padre fuo dirò qui alcuna cofa.

Coftoro abbellirono la cappella dedicata alla Santifiìma Vergine nella Chiefa di Noftra Signora delle Vigne. Parimente co' loro difegni rinnovarono , e pofero in miglior finirò etria il coro, e la -cappella fotterranea dedicata a Noftra-. Signora del Monte nella Chiefa de' PP. Riformati di S. Francefco fopra il Bifagno.

Chiamati pofcia in Savona da' Deputati a quell' infigne Santuario della Madre di Mhericordia , vi fecero alcuni ornamenti in marmo così dentro, come fuori della cappella; ove

U venera

fi venera la miracolofa Statua di eflà Santiffima Madre. (a) Altre Opere fecero qui per privati: nè mai mancarono a quefti due virtuofi Soggetti occafìoni di fruttuofàmente_, occuparli. Morì Gio. Battifta già molto vecchio rea' lui fopravviflè alcuni anni il figlio, che poi fu tratto a morte dalla peftilenzial infezione del 1657.

DI GIOVANNI, E GIACOMO A I C A R D I Architetti Piemontejt'. . .

DUE Architetti di fama non ordinaria vide Genova verfo la metà del prefente fecolo in Giovanni Aicardo, e in Giacomo fuo figlio, de' quali patitamente alcuna cofa dirò. Da Cuneo città del Piemonte venne in Genova quello Giovanni: e qui, riconofeiuto per affai valente nella fua Profeflione, fu impiegato in fabbriche di notabil momento: co-' me in quella de' magazzini del grano predo la porta di S. Tommafo: in quella delle cafe de' Signori Serra fulla piazza di Banchi: e nel rifacimento del coro di S. Domenico: Opera di ben efperra maeflria, e di ottimo gufto .

Molto giovevole fu Giovanni alla noftra città, per aver trovata la maniera di farci venire in tanta copia 1 acqua_. col mezzo dello fmifurato acquidotto di Calzuolo . Qoefta per ifcofcefe montagne continuamente paflando, entra , e fi diftribuifee alle cafe, giufta il bifogno . S' ammira in tal acquidotto l'ingegno dell' Artefice: ma molto più ancora la liberal -magnificenza della noftra Repubblica, che s* impegnò ad una ecceffiva fpefa per benefizio de' qui abitanti.

Fe 3 - Dopo

( a ) La detenzione di queir infìgne Santuario, e delle egregie pitture , fculture , ed architetture, che gli fanno ornamento , è fiata pubblicata da molti Autori: fra' quali ultimamente dal Sig. Giacomo Picconi Savonefè nel libro della_ fiori a dell' Apparizione di Noftra Signora, flampato qui P anno 1760. Colà fi può aver diftinta notizia delle belliflime tavole, che adornano Quel magnifico Tempio: ove forprendenti fono fra effe quella della Prefentazìone di Maria Vergine, di mano del Domenichino: e P altra dirimpetto a baffo rilievo divinamente in marma fcolpita, infieme con gli ornamenti tutti della cappella, dal Cav. Gio. Lorenzo Bernina . Quello baffo rilievo rapprefenta la vibrazione di effa Vergine a S. Elifabetta.

Dopo quello Architetto, morto poco prima del itfiy., rimafe Giacomo fuo figliuolo alla continuazione dell' acqui——— dotto . Coftui difegnò , e direile alcune altre Opere pubbliDi che: colimi i magazzini del fale dirimpetto alla Chiefa di Giovanni , s. Marco . Ingrandì i due Ponti, 1' uno detto de' Mercanti, eaicaju>i!° 1' altro Reale, del quale ornò la bella porta, che gli (la innanzi , ergendovi in oltre nel mezzo una nobile, e maeftolà fontana cinta di marmi, e copiofa d' acque, che fono d' universi comodo a' battimenti, che a lor arbitrio fé ne provvedono .

Concorfe anche il Giacomo a fabbricar quella parte_j delle mura, che principiando dalla Darfena s' eftende fino alla porta del Molo; anzi vi coftrui con fuo difegno l'artificiofa ftrada di Ronda, che, quali un lungo continuato terrazzo , gira all' intorno di efTa Darfena, e tutta la cinge; porgendo a' Cittadini un ameno palleggio, e una deliziofa villa del porto.

Con general difpiacere perdemmo quefto raro Architetto l'anno 1650.: e molto più fenfibile ci riufcì quella perdita; «lacchè non ci rimafe alcuno fra' nolìri feguace di tanta virtù.

DI GIROLAMO GANDOLFO

architetto della Valle d' Oneglia .

Girolamo Gandolfo nativo d'una terra della Valle d' Oneglia venne in Genova ad efercitare 1' Architettura , in cui era molto confumato. Coftui ebbe qui varie commifiioni confiderabili; fra le quali una fu di dare il fuo difegno per la coftruzione del grand'Albergo de' Poveri: fabbrica sì cofpicua. Ben è vero, che altri difegni per quella medellma fabbrica furono efibiti da Gio. Battifta Ghifo, da Pietro Antonio Corradi, e da Antonio Torciglia. Trovatifi tutti quelli egualmente buoni, fu riabilito da que' Deputati, che i quattro Architetti unitamente un folo ne deflero, come avvenne con pari foddisfazione di coloro, che lo commifero, e di coloro, che lo formarono. Che fé la gloria di tal Opera fu ripartita ira molti : non fu

però

però ripartita, ma fu tutta del Gandolfo la gloria d'aver aperta la ftrada, e coftruita la porta detta de' Carbonara, [e più comunemente dell' Albergo , perchè a quello conduce] con magnifica ampiezza, e ben intefa difpofizione.

Altre cofe era per fare il Gandolfo: ma 1' anno 1^57., infieme con tanti altri virtuofi Soggetti ancor elfo pagò il tributo alla feral peftilenza.

DI GIO. ANGIOLO FALCONE -i

Architetto Lombardo.

SE di Gio. Angiolo Falcone nient' altro al Mondo foflè rimafo, fuorché una fua belli (lima Opera, che qui abbiamo: pure per ella fola il di lui nome degno farebbe d' eterno ricordo . Quefta è la fabbrica del funtuofo palazzo, ch'egli coftrui dirimpetto alla Chiefa di S. Carlo nella ftrada Balbi, che è riufcito di tutta magnificenza . (a) Più di lui direi, fe qui più averte oberato ; e non ce l'avefle immatura morte rapito L' anno della lunetta peftilenza 1657. mentre egli altri parti del fuo nobil ingegno apprettava.

DI FILIPPO PLANZÓNE .

Scultore Siciliano .:

Filippo Planzone, che, perefler nato nell* ifola di Sicilia, comunemente veniva denominato in Genova.* il Siciliano , venne qui fra noi da giovanetto , e s' arL rolò nella milizia, fpintovi dal bifogno. Ma guarì non andò, che fi fcopri efTere coftui dotato d' un nobile-, talento: concioflìachè per dilettevoi trattenimento diedefi nelle ore dell'ozio ad incidere fovra i pomi d'alcuni ba

Ee 4 ftoni

( a ) Nel prefato palazzo oggidì ridotto ad una veramente regia fplendidezza dal prefente Sereni/fimo Ooge Marcello Dufazzo, che n' e pofleditore-., molti fon gli Architetti, che vi hanno operato: e fra gli altri vi impiegò fui principio del corrente fecole il Cav. Carlo Fontana, che vi coftruì le_» ampie fcale, e l'atrio pien di maeftà, Egli è in fiamma un palazzo, chp gareggia co' più magnifici della citta.

PtANZONE,

(Ioni una qualche mafchera d'uomo, di fiera, o d' altro capricciofo moftro, ma fempre con l'aiuto d'un buon difegno, m cui s'era egli alcun tempo efercitato. Di Alcuni fuoi lavori pervennero un giorno in mano del

( Filippo Sig. Gio. Battifta Torre, Cavaliere amante al fommo delle noftrc Arti. Quefti mal {offrendo, che un Giovane di tanto fpirito, graziofo nel tratto, ed avvenente nella perfona in si mifero luto viveffe; il tolfe dalla milizia, il prefe in fiia protezione, ed alla Scultura applicollo , tantoché in breve divenne il Planzone uno Scultore rinomato; e ipecialmente ne' minuti intagli d' avorio , e di corallo , ne' quali non ebbe pari a' fuoi tempi,

Uno de' primi lavori, che formallè coftui fu un tefchio di corallo tutto vóto al di dentro , e aflòttigliato, quanto un foglio di carta, pendente da tre finiflime catenelle (cavate nello fteflo corallo: cofa ftupenda a vederli.

Quefte operette del Planzone falirono a sì alto pregio; che furono da' primarj Signori d'Italia ricercate: e il Gran Puca di Firenze ebbe un lavoro di coftui in corallo, esprimente una Santa Margherita, che tiene avvinto fra catene il drago. Sommamente Itimollo quel Sovrano , e tanto caro fé 1' ebbe; che ne premiò 1' Autore con cinquecento piaftre fiorentine . Per la qual cofa il Planzone, bramofo di corrilpondere a una tanta liberalità con qualche fegno di gratitudine, inviò ad eflb Sovrano un altro fuo lavoro in avorio non più grande, che una feorza d' uovo , in forcina di gabbia, entrovi un cavallo incavato nello fteiìò avorio, fenzachè commefiura alcuna vi fi feorgeflè.

Molti lavorietti d'Artefice cotanto valente fi confervano da alcuni de' noftri Cittadini. Il Sig. Lionardo Salvago poffiede di coftui (colpiti in piccioliilìmo corallo varj ferpentelli raggruppati infieme, che (èmbrano fattura fovrumana.

Ebbi anche ultimamente notizia, che in Roma furono prefentati ad Urbano Vili, tre manichi di coltello in avorio lavorati dal Planzone, iquali moflèroquel dottiflimo Pontefice a defiderarne il Fattore in fua Corte. Invitollo per tanto: e il Planzone , terminate qui certe altre incumbenze, difponevafl a partire per Roma; quando cólto da fiera malattia fece il viaggio all'eternità l'anno 1636.; mentre egli appenaventilèi contavane di fua vjta. DI


LA fama, che in Italia s' acquiftò Giulio Cefare Procaccino col fuo franco, e delicato pennelleggiare_,, è così grande; che il folo fuo nome concilia negli animi de' faggi un' altilfima itima di lui. Io non Ì10 1' all'unto di teflergli lodi; ma bensì di dar notizia de' parti , che qui abbiamo del fuo nobiliflìmo ingegno.

Venne egli in Genova circa l'anno 1618. invitato dal Sig. Gio. Carlo Doria gran Protettore de' begl' ingegni, nel cui palazzo alcun tempo abitò A e vi fece pitture di Angolare' maeftria,.

Nel

Nel tempo, che qu\ fi trattenne, moltiflime*tavole ci dipinfe. Lungo farebbe il riferirle tutte minutamente . Onde i===. a motivo d' una giuda brevità, n accennerò folamente alcune, Di Giulio che in pubblico efpofte fi veggono. .

Cesabe per la Chiefa di S. Domenico dipinfe la bella tavola^.

Scaccino. ddla Circoncif1()ne di Noftro Signore, la aual tavola è locata fopra 1' Altare, che fta in fronte alla nave deftra_.. Per l'Oratorio di S. Bartolommeo lavorò la fuperba tavola, entrovi efprefTo il Martirio di quello Santo , ed infieme Gesù, che il conforta: Opera di foramo artifizio per 1' armonica., compofizione, e pel guftofo colorito , che 1' accompagna . Un' altra tavola dipinfe quello valentiffimo Artefice per la Chiefa de' PP. Carmelitani Scalzi di S. Carlo rapprefentativa della B. Vergine tenente in grembo il Divin Figlio , a cui un Angioletto bacia i piedi con gefto tanto graziofo , che muove a divozione chi vi fi affilia. In quella tavola vi fono anche 1 Santi Francefco, e Carlo in divotiflime attitudini. Ella è al prefente trasferita, e locata ad un degli Altari di S.Maria di Carignano; perchè i prefati PP. dopo alcun tempo ad inflanza de' Signori Saoli la cedettero a quella funtuofiffima Chiefa.

Splendida poi foprammodo è la tavola, eh' ei dipinte.* in S. Francefco d' Albaro per la cappella di S. Carlo. Quivi egli effigiò quello medefimo Santo in Gloria d' Angioli così beili, che fembrano realmente (cefi dal Paradifo; e tutta_. 1' aria ne portano. Maggiormente poi crefee a quella tavola il pregio; perchè eflèndo ella di mediocre eflenfione: pure contiene in fé numerofe figure, e di tal grandezza, che la fanno comparire aliai più fpaziofa di quello, che in effetto è .

La più vada, ed infigne tela , che quefi' Artefice in Genova dipingente è quella, che veggiamo fopra la maggior porta della Chiefa della Santiffima Nunziata del Guadato; ove nel largo fpazio di trentafei, e più palmi rapprefentò l'ultima Cena di Crillo con figure grandi oltre il naturale, e sì, e per tal modo difpofie, che fono a' Virtuofi continuo oggetto di curiofità, e di maraviglia . {a) Fu

l,a) Troppo avrebbelì a fcrivere, fé notar fi volefTero tutte le Opere fatte in Genova da quefto egregio Pittore; mentre pochi palazzi qui fono, che non ve n' abbiano. Laonde convien dire , che coitui molti anni ira noi iòggiornaiTe •

Fu il Procaccino eccellente non meno nel difegnàre, di quello il folle nel dipingere: e maneggiava il matitatoio, e la penna con una franchezza inimitabile. Perciò ebbe_* ===== molti concorrenti, ed allievi, a* quali con grandiflìmo amore Di Giulio Tempre infegnò; perocché egli era dotato a un animo corte- Cesare fé, caritatevole, e rifpettofo anche verfo i noftri genovefi ''0CACC,N'0, Maeftri •

Nel tempo lìeflò avemmo anche in Genova Cammillo Procaccino fimilmente Pittore, fratello di Giulio Cefare. Quello Cammillo ci lafciò pure alcuna memoria del valor fuo. Di lui è la tavola rapprefentativa del gloriofo trionfo di Crifto fagliente al Cielo polla all'Aitar maggiore della». Chiefa di S. Brigida . E fua è un' altra tavola in S. Francelco di Caftelletto, nella quale (la effigiato il Santo medefimo in atto di ricever da Crifto l'Indulgenza della Porzioncola.

Palfarono polcia quelli due fratelli a Milano, ove con le loro efimie pitture, non meno, che in Genova, immortali li fono renduti» (0)

DI SIMONE VOVET

Pittore Parigino.

SI Mone Vovet, uno de'primi Pittori dell'inclita Nazione Francefe l'anno 1619. (&), da Roma, ove s'era alcun tempo trattenuto, li portò in Genova ad inftanza del Duca di Bracciano, per fare il ritratto della Principellà di Piombino desinata a quel Signore in ifpofà. (e) Neil' occaiìone di fua permanenza in quella città dipinle il Vovet alcune tavole per varj Signori, che di lue fatture il richiefero . Fra quelli il Sig. Giacomo Raggio, il quale

allora

( a ) Vedali di quelli due egregj Pittori la Vita diffufamente ferma dal Conte Malvagia Part. ir. fai. 187., e il Baldinucci Part. in. fec. iv. fbl. 104.

£6) Il Vovet venne a Genova 1 anno 1611. , come ricavali da una lettera da_ lui fcritta di qua il dì 4. fettembre in queft' anno medefimo . In tale lettera riportata alla pagina 144. nel primo tomo delle Lettere Pittoriche ftampate in Roma da Moniìg. Bonari, dà ragguaglio d' edere flato alcun tempo impiegato a formare i ritratti de' Signori Doria nelle deliziofe lor ville in San Pier d' Arena .

( e ) Eia caftei Donna tabella Appiana; e il Duca di Bracciano e» Don Paolo Orfuij.

allora faceva coftruire in S. Ambrogio la fua maeftofa cappella del Crocifìtto , s'invogliò d'averne di mano del Vover

==== fa tavola da apporvi. Ma quefti non potendo per allora^. Di fervirlo , promife d'inviargliela da Roma, ove in breve do

Simone V€a ritornare . In fatti giunto colà pofè fubito mano alla taCT' vola; e v' effigiò Crifto agonizzante con la Vergine Madre in atto di dolore, e i Santi Giovanni, e Maddalena a' pie della Croce, ed in aria alcuni Angioletti piangenti: Opera, che riufeì piena di viviffimi affetti, e veramente degna del fuo grande Autore, (a)

DI PIETRO PAOLO RUBENS

Pittore Fiammingo.

Niuna città d'Italia può vantarfi d'aver più, che_> Genova goduto il gran Rubens Autore della Fian- drefe fcuola; e di pofTederne più tavole . Egli qua venne nel più verde di fua età, con- dottoci dal Duca di Mantova . Il guftofo, e vivace colorito di quello valentuomo, il gentile fuo tratto , la facondia del fuo parlare, e le altre nobili doti, che lo fregiavano, legarono talmente gli animi de'primarj Cavalieri di quella citta, che mal forniti credevano i loro palazzi fenza qualche tavola-, di coftui. Molte per tanto ne fece fioriate cosi facre, come profane . Fece anche molti ritratti, e tutti fingolari . Due vafle tele abbiamo pure di lui entro la Chiefa^ del Gesù: e fono quelle della Circoncifione di Criflo, porta all'Aitar maggiore: e di S. Ignazio operante miracoli, polla al fuo Altare. Con qual energia fien trattati quelli due argomenti tralafcio di dirlo ;" perciocché non ho tanta lena_*.

Il faper

( a ) Si poflòno leggera più diftinre notizie del Vovet nell' Opera di Mr. Perault Des feiences ec. tom. ir., in Mr. Felibient tom. in. Entret. Vii. , in Bullart Acaaemie das feiences, & des artes . Nel Le Comte Gabinet, ec. tom. n., e ni., nel Sandrart part. n. libr. in. cap. xxvi., nell' Abregé Campato del 1745. tom. "•> nel Difcours freliminabe a lesVies des fremiers Peintres du Roi tom. r., entro il libro de' ritratti de' celebri Pittori incili da Ottavia Leoni, pubblicati infieme con le lor Vite da Fauflo Amedei in Forni del 17^1. E per ultimo un epilogo di quanto i fopraddetti hanno fcritto di un Pittore cotanto eccellente , con un viviflìmo fuo ritratto, veggafi nell' Autore del Muft'ó F.oreufina alla pagina 109. del tomo fecondo.

Il faper folo, che il Rubens ne fu l'Autore, bafta, per farlo comprendere.

Tralafcio ancora di parlare della nobiliffima fua nafcita , de'favori, che ricevette dall'Imperadore, da'Re di Francia, di Spagna, d'Inghilterra, di Danimarca , e di Polonia, e degli Ordini cavallerefchi, a' quali fu da que' Sovrani afcritto . Quefto grande Artefice carico d' onori morì in An» verfa 1' anno feflàntefimoterzo di fua età nel 1640. (a)

Di Pietro

Paolo Rusens .


DI

(«) Son preffbchè ianumerabtll gli Autori, che fcrivòno del Rubens: ma pure chi defidera leggere la Vita di lui alquanto diffufamente ferina: vengala nel Sanàrart, nel Bellori, nel Baldinucti, e nelT Autor del Muieo frìoientinf alla pag. 147. del tomo fecondo,

Discepolo, e Concittadino del Rubens fu Antonio Vandik, il quale non meno del Maeftro fuo fegnaloflì nella Pittura: e nella perizia di far ritratti lo fuperò. Partì Antonio dalla fua patria in età d' anni venti, ed andò a Roma . In quella città fi fermò per due anni; dopo i quali portoffi a Firenze. Quindi pafso a Venezia-., Tempre rtudiando fulle più infigni Pitture . Finalmente dopo vario girare , incontratoli, non fo dove , con la Contefla-. d'Arondel, Dama molto amante di Pittura , fu da eflà condotto

( a ) La vita di quello Pittore fi può vedere nel Sandrart, nel Bellori » nel Bah dirmcci, ne lì' Autore del Mufeo Fiorentino, ed in altri*

dotto in Torino. Da quella Dama ricevette molti favori, ed invitato fu a paflàre in Inghilterra . Ma il Vandik, vedendoti" poco lontano da Genova, ricusò l'invito, e qua . volle venire, non folo per veder la città , ma ancora per ab- Di bracciare Cornelio Wael fuo Compatriota, ed Amico. Antonio

Giunto in Genova, ebbero entrambi reciproco giubbilo VANWKt nel rivederfi: ed Antonio trovò predò il Wael onorevoli trattamenti; godendone il benefizio dell' ofpitalità tutto il tempo di fuo foggiorno in querta Metropoli, il quale fu d' alcuni anni.

Qui ebbe molte occafioni di fare ritratti; nel che riufeiva a maraviglia; e pochi gli furono eguali. Fecene a Cavalieri , e a Dame della noftra città , e tutti sì al vivo efpreflì, e forniti d'una certa aria; che parea fi leggefle in que' Soggetti dipinti, con la fomiglianza de' veri , anche lo fpirito della lor nobiltà. Ma che non puote l'invidia? Il Vandik che avea in fe un merito da tiare a fronte co' più valenti Maeftri, era da parecchi {pregiato . Alcuni diceano non aver egli, fuor d' un apparente colorito , prerogative , che il diftingueflero nella Pittura: ed alcuni altri il tacciavano, qual difettofo ne' difegni, e fvenevole nelle compofizioni. Onde_» un Pittore si degno , e che era dalla città noftra cotanto amato, e ftimato, non potendo fofferire la malignità di quelle invidiofe lingue , prefè per efpediente 1' andare a procacciarli fuori di quà fortuna migliore .

Còlta dunque 1' occafione d' una gale'a, che ftava per far vela verfo la Sicilia, pafsò a Palermo; dove avendo avuta notizia di Sofonisba Angofciola , fu ad inchinarla; e trovò in eflà un' ottima Protettrice Aiutollo coftei, e proccurolli impieghi, ed onori: ond' egli ebbe motivo d'intertenerlì molto tempo in quell* ifola, occupandoti, fpecialmente in— fare ritratti; fra' quali uno bellifiimo fu quello della medefima Sofonisba .

La difgrazia della peftilenza fopraggiunta in quella città coftrinfe il Vandik a partirne: e ficcome intefe, che in Genova egli era defiderato: ftimò bene di non far cafo delle punture degl' invidiofi, ma colà ritornare. Tanto fece_»: e qui fu di nuovo impiegato in ritratti. Ci ebbe ancora la commiffione di dipingere una tavola per certa cappella cam

peftre

peftre di S. Michele, vicino al luogo di Rapallo, detta comunemente S. Michele di Ruta. Quivi effigiò Crifto in Cro, ce con S. Francefco a' piedi, e da un lato il ritratto del Di Padrone di ella cappella. Quella tavola è cofa tanto deAntonio gna, che potrebbe ornare qualunque nobiliflìmo Tempio . (a) Andik . ^a quanto più il Vandik cercava di farfi ftrada alla gloria , altrettanto gli veniva intrachiufa dagl' invidiofi per modo , che v' ebbe fino chi osò avanzar fi ad emendare 1 Tuoi difegni. Per la qual cofa giuftamente fdegnato abbandonò <ìi nuovo quella città , e fe he pafsò alla patria ; donde poi trasferii!! a Londra, chiamatovi dal Re Carlo a perfuafione del Conte d' Arondel. Colà ville graditilìimo a tutti, pieno di gloria, e più da Principe, che da Pittore: ma per poco tempo; perciocché vi mori nella robufta età .d' anni quarantadue nei 1641., e nella gran Chiefa di S. Paolo ebbe onorevole fepoltura .

DI

( a ) De' numerolì ritratti del Vandik , che fono fparfi per quefti palazzi , come anche delle fue tavole fiutiate, che vi fi confeevano, già diedi fufficiente-. notizia nella mia Inftruzione delle Pitture di Genova , qui più volte nominata . Mi refta però a foggiugnere, che di due infigni ritratti di Cavalieri a cavallo in valla tela ràpprefentati non ho ivi fatta menzione: e fono , 1' uno preffo il Sig. Gio. Battifta Cattaneo , nel fuo nobil palazzo , fituato al principio della ftrada Balbi: l'altro preflb il Sig. Francelco Spinola, fituato accanto alla Chiefa di S. Donato. Similmente lafciai di dire , che nel palazzo del Sig. Pietro Gentile fulla piazza di Banchi r v* ha un belliuìmo ritratto d' una Dama , fatto per mano di quello Autore , e un graziofo fcher20 di putti. Anche di fua mano è in cala Franzone il ritratto del Card. R>. varola, che non fenza notabile anacronifmo può attribuiifi al Gaulli: di cui una volta io lo fupponeva.

DI CRISTOFORO RONCALLI,

DETTO IL POMARANCIO,

Pittore Tofcano.

DI Padre Bergamasco nacque Criftoforo Roncalli in un borgo di Tofcana, detro delle Pomarance: quindi egli fu per Soprannome il Pomarancio appellato. Quanto foffe collui eccellente nel dipingere-;, e in quanta estimazione per quello titolo Roma l'avelie, può intenderli dal Baglioni, che ne fcrive la Vita, e maggiormente confermarfi dalle fue dipinture, che ne fanno autentica teftimonianza .

In quella città ebbe il Roncalli rariffme diftinzioni, e dimoftranze d' onore; godè fpecialmente i favori, e le parzialità del Marchefe Vincenzio Giustiniani gcnoveSe (a), ma colà abitante. Quello Signore nel giro, che fece d'Italia il volle in fua compagnia , a fine d' elTere da lui didimamente informato delle infigni Pitture, Sculture, ed altre-» rare cofe, che foffe loro occorfò vedere .

Col Marchefe fuddetto ei venne anche a Genova: dove contratta avendo V amicizia del Sig. Giacomo Lomellino , in tempo appunto , che quello Cavaliere fi facea fabbricare in S. Siro la maellofa cappella ^li fua cafa; fu da effo impegnato a dipingervi la tavola del Prefepio . Ella è quella fteffa, che or vi veggiamo corredata di buon difee;no , ben intefa ne' lumi, e nelle ombre , e ripiena di quel bello, onde il Pomarancio farà fempre qui commendato. (Jb)

Tom. L Ff DI

(«) Il Marchefe Vincenzio Giuftiniani fu quegli, che riabilita in Roma la fua abitazione, vi raccolfe la numerofa ferie di ftatue, di baflì rilievi, e di altri preziofi marmi greci, per cui quel palazzo Giuftiniani di Roma è sì decantato per tutto il mondo. Quelli marmi fece poi lo fteflb Marchefe-. egregiamente difegnare, ed incidere a bulino in due grolfi volumi in foglij. I rami di tal Opera fi confervano in Genova preflb la Famiglia Giuftiman'.

( b ) Quello quadro del Prefepio è quello, che Mr. Cochin erroneamente attribuifee al Cambiato . . Il Roncalli- morì in Roma d' anni 74. nel 1616, : come fcrive il Baldinucci.

DI AURELIO LOMI

Pittore Pifano.

Lavorò per molti anni in Genova Aurelio Lomi Pittore Pifano; e al pari del buon credito, ci area-, fenza fine le commifiìoni: laonde gran copia di fuc Opere ci ha lafciato ben corrette ne' difegni, e ben armoniche ne' coloriti.

Rapporteronne qui alcune delle principali, ed efpofto in pubblico; ommettendo le altre, che a troppo lungo difcorfo mi porterebbero.

Egli adunque per la Chiefa di S. Maria della Pace dipinfe la tavola della lapidazione di Santo Stefano . Per quella di S. Francefco di Cafteìletto , la tavola rappreft ntante S. Antonio di Padova in atro di faldare il piede a quel giovane , che fé lo avea tagliato. E per quella medefima Chiefa nella cappella Grimaldi le due tavole, efprimenti, 1' una Abramo, che facrifica il figlio; l'altra il giovanetto Giufeppe, che da' fratelli è venduto agi' Ifmaeliti.

Per la Chiefa di S. Maria di Carignano parimente dipinte due tavole, nella prima delle quali ftoriò la Rifurrezione di Criflo: e nella feconda, il finale Giudizio: ed un' altra tavola di fimi le argomento, diverfa però nell' invenzione, lavorò per la cappella della Madonna del Carmine,» nella Chiefa di quelli PP. Carmelitani.

In S. Maria di Cafiello fono del Lomi le tavole agli Altari della Gloriofiflìma Vergine Alluma, e di S. Domenico. Un' altra pur quivi fé ne vede efprimente il Martirio di S. Biagio; ed è quella, che Ila collocata nella cappella contigua alla fagreftia .

All'Aitar maggiore della Chiefa di S.Maria in Paflìone v' ha di mano di quefto Pittore l'egregia tavola del Depollo di Croce . All' Aitar principale dell' Oratorio di S. Giacomo detto della Marina v' ha di eflo Pittore l'altra tavola dimoflrante la Moglie di Zebedeo, che prefenta a Crifto i due fuoi figliuoli. Nella Chiefa della Maddalena è pur di coftui

la tavola

la tavola della Santifllma Nunziata: ficcome in S. Siro la_. tavola laterale preflò all' Aitar della Vergine intitolata delle Grazie; la qual tavola efprime la Natività di efla Vergine (a). Una per ultimo ve n' ha nella cappella dedicata a S. Bonaventura; e moflra quello Santo in atto di ritornare in vita un morto fanciullo.

Dopo gli annoverati pubblici, e moltiflìmi altri privati lavori qui virtuofàmente compiuti^ parti il Lomi per la fua patria; ove profeguì indefeflb con lode, e lucro, fino all' anno \6zz. cinquantottefimo di fua età, nel quale fini di vivere . Viva però, e gloriofa rimarrà fempre nella Liguria , non men che nella Tofcana, la memoria d' un Artefice così accurato, ed efperto.

DI ORAZIO GENTILESCHI

Pittore Pi/ano .

■■

Orazio Gentilefchi Pifano fu fratello del precedente Aurelio; perciocché ambedue nacquero di Gio. Battilla Lomi. Ma la variazion del cognome in Orazio addivenne; perchè quelli dopo d'avere apprefi i principj detla Pittura dal fuddetto Aurelio; fu dal Padre mandato a Roma in età di diciafTette anni, affinchè meglio ne profeguifle lo fludio, e fi rendefTe nell' Arte perfetto . Fu il giovane raccomandato colà ad un fuo Zio materno di cafa Gentilefchi, Capitano della guardia di Cartel S. Angiolo . Quindi molti credendolo nipote di quel Capitano per parte di fratello, comunemente 1' appellarono col cognome Gentilefchi, che poi fempre gli rimafe, come adottivo.

Fece Orazio in Roma di bei lavori, che molta flima gli conciliarono. Quelli fono deferitti da Gio. Paolo Baglioni; nè è di mio inflituto il farne novero . Per quanto s' appartiene alla noflra città debbo qui riferire, come nel 1621.

Ff 2 trovandoli

{ a ) Dirimpetto a quefta tavola del Lomi ve n* ha un' altra rapprefentante la_ Dicollazione di S. Gio. Batrifta di mano di Carlo Bonone Ferrarefe, allievo de'Caracci , il quale fa anch'eflb in Genova, e alcune colè ci operò fallo itile de' funi Maeilri . Di lui niuno , eh' io fappia, ha fciitto: e pure egli è flato un Pittore maravigliofo.

trovandoli colà il Sig. Gio. Antonio Saoli, ebbe occafionc di vedere alcune tavole di detto Orazio , delle quali reftò L talmente invaghito; che fece grandi inltanze all' Autore^, Di affinchè vernile a lafciare in Genova qualche parto di fua virtù, Gkmtjuscju. Promertendogli buone ricompenfe. Moftolo per tanto ad ac'confentire, qua ritornando il Sig. Saoli, feco il conduce . In Genova le prime fatture di quello Artefice furori— tre tavole pel fuo Mecenate. Neil' una di effe fta dipinta la Maddalena in atto di penitenza: e nell' altra, Lot, che con la famiglia lì fugge da Sodoma: nella terza poi, che riufeì la più bella > è rapprefenrata Danae , fopra cui fpargeiì Giove trasformato in pioggia d oro . Indi molte gliene ordinarono i noftri Cittadini, che egli con efquifita maniera— efeguì .

Chiamollo fra gli altri il Sig. Marc' Antonio Doria a dipingergli lui frefco le volte di due fui in un deliziofo cafino poco dittante dal fuo palazzo di campagna . Il Gentikfchi nella volta d' uno di quelli fiti figurò S. Girolamo {paventato dal fuon della tromba intimatrice del finale Giudizio . Neil' altro efprefle varie cofe pur facre, che qui appreflo brevemente deferiverò .

Egli nel principale fpazio della volta efprefle Abramo, che , (landò per facrincare il figlio, n' è rattenuto dall' Angiolo: ftoria deferitta con belle attitudini, e con foave proprietà di colorito . Ne' quattro mezzi, che rellano fuori d' eflà_ [ e fono appunto quelli, che dai quadrato declinando vanno a terminare in un triangolo; cialcheduno de' quali fi lafcia a' fianchi due mezzelune fopra il cornicione] efpofe a chiarofeuro quattro facre fiorie: la prima d'Ifacco, che dà la benedizione a Giacobbe: la feconda d'Efau, che vende a Giacobbe la primogenitura: la terza di Giacobbe Hello, cho vede in fogno la mifteriola fcala: e la quarta pur di Giacobbe in atto di lottare con X Angiolo. Nelle lunette-, vi fono in ampie figure efpreffi Mose , Aronne, Giofuè, Giona, Davidde, Giuditta, Giobbe, e Sanfone: ed entro lo fpazio, che reità fopra di effe mezzelune vi fi veggono dipinte in mezze figure le quattro Sibille. Sonovi ancora in piccole figurine varie altre rapprefentanze del vecchio Tefta

mento

«lento: frale quali, Mosè vicino all'ardente rovo,: Giobbe afflitto, e.piagato: Tobia, che feppeliifce i morti: lofteflò, che cieco -ricupera la villa coli' unzione del fiele del pefee fat- ^^= tagli dal figlio, fopra degli occhi. In fomma quelle pitture Di formano un compleflo d'armoniofo, -e di vago , che quanto Orazio più fi contempla, tanto più aggrada. (a)

Altre pitture fece in Genova il Gentilefchi: ed alcune di efTe ad olio , le quali fuori inviò: diftintamente una al Duca di Savoia: ed un' altra alla Reina di Francia. Quella Reina ebbe tanto caro il ricevuto lavoro; che bramò d' averne vicino 1' Autore . Invitollo per tanto in Corte: ed egli fenza indugio vi fi portò. Colà fi trattenne due anni. Ma chiamato poi dal Re d'Inghilterra con 1' efibizione d' un annuo ftipendio di cinquecento lire fterline, ed alcune centinaia di feudi per lo viaggio; oltre al pagamento delle Opere, che averte fatto per li privati: abbandonò Parigi, e fi trasferì a Londra, ove ebbe comodo di far conofeere il fuo talento a quel Sovrano , e a' principali Signori del Regno, maflìmamente al Duca di Rochingam, che grandemente amollo, ed ebbelo in pregio .

In Londra cefsò finalmente di vivere Orazio nel quarantefimo anno di fua età, dopo averne pattati in fervizio di quella Corte con univerfal gradimento poco meno di dodici * Il fuo cadavere fu con onorevole pompa feppellito fotto l'Aitar maggiore della Regia cappella di Sormerfethaus.

Egli lafciò dopo di fé due figli, Francefco (b), ed Artemifia (e); che ambedue alla Pittura attefero: e la figlia Ipecialmente riufci una Dipintrice di molto valore.

Ff 3 DI

(a) II foprammenroraro fito è quello, che refta nella principale ftrada del Borgo di San Pier d' Arena: fito, che comunemente chiamafi la loggia Doria . La de- scrizione di queir Opera s' è qui efpofta , fecondochè al prefente vi fi ved* ." Il noftro Soprani F aveva in gran parte tralafciata; perocché egli colà indi- cava fol tanto la figura d' un Giobbe, che pur v' è, ma accompagnata da tutto F altro fuperbo lavoro , che fopra s* è riferito. L'altra figura de' S. Girolamo più fopra deferitta fi può dire preflochè perduta. ( * ) Di Francefco Gentilefchi fta fcritta qualche notizia fra gli allievi del Sar- zana alla pagina ìty. di quefto tomo.
fcritte a Roma al Commendator Caflìano dal Pozzo nel i6}7. •, le quali fi leggono nel tomo primo delle Lettere Pittoriche ftampatc in Roma .

Sanese fu Ventura Salimbeni Pittore, e fratello uterino del Cavalier Francefco Vanni, anch' efib Pittore, e di quella fama, che nel!' Italia tanto rifuona. Venne a Genova quefto Ventura circa 1' anno \6\o. in compagnia d' Agoftino Tallo , Pittore di profpettive, e di ornamenti, la perizia del quale ben il conobbe nella volta

d' una

( a ) Il cognome di Bevilacqua fu donato in Roma al Salimbeni dal Cardinal Bo. nifacio Bevilacqua Ferratele , da cui era protetto. Ciò avvenne in occafio. ne, che quel Porporato lafciò il cognome proprio, per affumete V Aldro bendino concedutogli da Papa Clemente VHfc

d* una danza entro il palazzo de' Signori Adorni, fituato lungo la ftrada Lomellina. Egli in detta volta introduflè_* fogliami, e arabefehi di bel capriccio , e di tinte molto ame- ■=^==== ne, e foavi. E ficcome finfe quivi alcune balauftrate , che Di in campo d' aria rifaltano: così all' intorno di elle per com- s}£^TM* pimento dell' Opera fece in diverfi atteggiamenti molte_» graziofe figure, che meritamente incontrarono tutto 1' applaufo de' Virtuofi. (a)

Nel Chioftro de' PP. di S. Francefco di Paola fuor della porta di S. Tommafo in una parete di fronte rapprefentò fui frefeo il miracolo operato da quefto Santo nel liberare una fanciulla dagli fpiriti maligni; e nelT alto di quella parete efpreiTe parimente fui frefeo, in più minute figure, un altro miracolo del Santo medefimo: ed ambedue fono pitture di ipecial merito . (b) x

Dipinfe quindi la volta del coro entro la Chiefa dedicata al Divin Salvatore nel pian di Sarzano: e vi figuro eiTo Salvatore fopra candide nuvole, corteggiato da fchiere d'Angioli; e al badò v* aggiunfe alcuni Santi, che in varj atteggiamenti l'adorano (c). Pafsò pofeia a dipingere nella Chiefà di S. Siro de' PP. Teatini; ove nella volta della cappella— di S. Matteo rapprefentò fui frefeo tre ftoriette concernenti alla Vita di quefto Santo Evangelifta .

Più Opere avrebbe fatto in Genova il Salimbeni, fe lo feortefe tratto d' un certo Mercadante non lo aveiTe difguftato. Imperocché lagnandofi quefto Pittore della troppo fcarfa ricompenfa, che colui eiìbivagli per alcuni efeguiti lavori,

Ff4 ilMer

( a ) Il palazzo, ove fono quelle pitture oggidì e poffeduto dal Sig. Carlo Spinola del Sig. Ciò. Battifta , che dall' ultimamente defunto Antonio Adorno V ha— ereditato.

(£) La ftoria dell'indemoniata fanciulla fi conferva tuttora in buon effere dal mezzo insù . Ma nel baffo è ftata in gran parte per traftullo graffiata— , e guaita da gente ignorante.

(e) Il prefato coro in occafione d'effere nuovamente intonacato perdette le pitture del Salimbeni; e fu poi dipinto da Gio. Maria delle Piane, foprannomato il Molinaretto, di cui parlerò nel fecondo tomo di queft' Opera .

Chi defidera maggiori notizie del Salimbeni, legga Gio. Paolo Baglioni nella quarta giornata: il Baldinucci nel primo decen. della parte in. alfec.4.: l'Autore delle Pompe Sanefi al tomo 11. tit. Jj.: l'Ugurgierì: e l'Autore del Mufeo Fiorentino alla pag. 15. del tomo fecondo , in cui vedefi il ritratto prefo da quello della galleria di Firenze, dal quale abbiamo ricavato il qui •ntepolto.

il Mercante ebbe coraggio di rinfacciargli l'alloggio datogli, e gli alimenti fomminiftratigli. Sdegnato il Salimbeni di così fatta viltà, gli rifpofe, che, quando avelie creduto di vivere filli' ofteria, non avrebbe tollerati certi cibi indegni di comparire alla menfa d' un galantuomo . Ciò detto, fi parti. ne noi più lo vedemmo.

DI AGOSTINO TASSI

Pittore Bolognefe. (a)

UN uomo eccellente in rapprefentare paefi , e profpettive fiorì fui principio del noftro fecolo. Quelli fu Agoftino Tafli bolognefe: il quale dopo aver fatte in Roma, ed in Livorno molte buone pitturo, Tanno 1610. venne a Genova in compagnia del Salimbeni: ove ambo infieme dipinfero la Itanza di cafa Adorno.

Indi

(«) TJopo il Soprani niun altro parib del Tafli, fuorché il Onte Malvagia—,

0 Malvasìa, il quale feguitanlo l'errore di elfo Soprani il fa Bolognefe-.. Del refta il Tafli, fecondochs narra Gio. Battifta Pafferi fuo contemporaneo, non fu BDlognefe. Per foddisfàzione de'Leggitori foggiugnerò qui un breve riftretto di ciò, che di lui ne fcrive eflb Pafleri.

Agoitino Tafli nacque in Perugia da Pietro Bonamici di profeflìon pellicciaio. E/Tendo ancora fanciullo, fuggì dalla cafa paterna, e andò a Roma. Quivi entrò per paggino in cafa del Marchefe Tafli. Indi a poco ufcito di quellafervitù, pafsò a Firenze, ove col cognome del Padrone fi facea nominare-.. In quella città s* introduce a molti Signori, e fpecialmente al Gran DucaCofimo, che il prefe a proteggere . Ma poco gli durò tal fortuna; perchè il Tafli, abufandofi de' favori di quel Principe , gli cadde in difgrazia. Egli allora fi portò in Livorno , e vi cominciò lo Audio della Pittura , alla quale avea fempre avuto un particolar genio. Col comodo del vicino mare Iacea fpecialmente applicazione mila bruttura de'vafcclli, e fulle variazioni dell'onde. In tali rapprefenranze divenne eccellente, ed efponeva di belle Operine»..

1 Livornefi, fcórto avendo il buon gufto del Tafli, l'impiegarono a colorire con fimili lavori le facciate d' alcune cafe. Quelli lavori colà tuttora fi veggono . Ritornò poi a Roma : e ftudiò la profpettiva fu quelle antichità ; onde riui'cì molto bene in così fatto genere: di modo, che fu eletto a dipingere le lontananze entro la fala del palazzo Pontificio a Montecavallo infieme col Gentilefchi, che vi fece le figure . In Roma centrane il Tafli 1' amicizia del Salimbeni, e con elfo venne a Genova. Qui la durarono in buona concordia, non fenza maraviglia; perchè ambedue erano di naturale faftidiofo, » rotto. Partita poi da Genova il Tafli, ritornò a Roma, ove finalmente morì d' anni 79- nel 1644. ; ed ebbe fepoltura in S. Maria del Popolo. Fu di beli' afpetto: veftì fempre con decoro, anzi con pompa. In ordine a*fuoi cornimi, fi poflòno dal l'opraIk-gaco Pafleri intendere . la non ha coraggio di riferirli.

Indi fi portò nella deliziofa villa del Sig. Orazio Di Negro, Cavaliere amantiflìmo delle noftre arti, a dipingergli V interno di certa cafina, che nel mezzo d' un bofehetto avea , quel Signore dedicata all' ozio delle Mufe . Conduffe il Taflì' 5i quefto lavoro con egregia maeftrfa: e vi finfe amene vedute Agostino di mare, e di campagne con alberi fronzuti, il tutto d' un tassx' guflo eguale a quello di Paolo Brilli, di cui era flato Ì3iy ìcepolo. (a)

Altre prove di fe non ha qui lafciate Agoflino Taflì. Ci venne però dopo lui un fuo allievo nominato Gio. Bat.tifla Primi, Romano, il quale da principio fi pofe a lavorare in creta per alcuni fabbricatori di maioliche, modellando graziofe figurine fu bacini, ed altri vafi. Ma pofeia, abbandonato, come troppo baffo, queflo lavoro, fi diede-* anch' elfo a dipingere fullo flile del Maeflro vedute di campagne , e di mare; e fu in ciò affai ftimato . Mori il Primi tocco dal morbo peflilenziale 1' anno 1657.

DI OTTAVIO GHISSONI

Pittore Sanefe.

*

Ottavio Ghiflbni Sanefe, giovane d'ottimo intendimento , ma gonfio di le medefimo, per avere fer* vito in Roma Cherubino Alberti, di cui era flato Difcepolo , venne anch' egli a Genova l'anno itfio.; e fu ricevuto da Taddeo Carlone , in cafa del quale albergò, durante qui la fua dimora, che per altro fu breve. Concioffiachè con le parole vantava beniflìmo d' elfeic un valente Plafticatore; ma gli ftucchi, che fece in S. Niccola da Tolentino , dimoftrarono tutto il contrario. Diede pofeia di piglio a' pennelli, e con quefli operò alcuna cofa degna di lode.

Dipinfe entro la Chiefa della Nunziata nella contrada di Portoria la cappella dedicata alla Vifitazione della SS. Vergine; e vi defcriiTe alcune ftoriette affai vaghe di colorito ,

e d' un

( a ) Quella villa con l'anneflbvi paIa2KJ e al prefente in dominio del Sig. Luigi Mainerò. E il qui deferitro cafone ricco una volta di sì pregiate pitture» oggidì appena alcuni pochi avanzi ne raoftta t

e d' un difegno non difpregevole. E in S. Maria di Camello colori pure fui frefco alcune pitture entro la cappella di S. Vin_ cenzio Ferreri, le quali ritenevano un non fo che d* armoDi niofo, che affai dilettava, Ma quelle pitture noi perdemmo Ottavio jn 0ccafione, che fu reftaurata la fopraddetta cappella. Era «ssoni . Qjjjflbui vanagloriofo, e millantatore delle cofe fue: ma ficcome era per altra parte uomo alla mano, e affai convenevole: cosi arguivafi, che la fua millanteria foffe anzi effetto di leggerezza, che di fuperbia.

DI GIOVANNI GAMBASSO

Scultore Tojcano ,

IN Gambaffo, cartello non molto dittante dalla città di Volterra, nacque Giovanni, che, quantunque foffe di cafa Gonnelli: pure prefo il cognome dalla patria , quello Tempre ritenne. Studiò coftui la Scultura in Firenze fotto Pietro Tacca: e vi divenne eccellente . Era per anco giovane il Gambaffo, quando gli fi cominciò a debilitare la villa , che poi nella robulla età del tutto perdè . Ciò non ottante anche nella total cecità fu si geniale verfo la fua Profeflione; che volle in efla efercitarfi continuamente, modellando in creta , e copiando a forza di compaffo, e coli' aiuto del tatto Statue, ed altre Sculture; laonde era divenuto oggetto d' ammirazione a' più infigni Artefici del fuo tempo .

Fattofi per lo buon efito maggiormente coraggio, fi pofe a viaggiare: e dopo avere in molte città d'Italia date prove del fuo valore, e fpecialmente in Roma (a), venne a Genova; dove fece molti ritratti di giovani Cavalieri, i quali l'introduffèro alla prefenza del Sereniffirao Doge. Il Doge, per chiarirli di quanto gli. veniva efpollo circa l'abilità di quello cieco; gli diè incumbenza di modellare in creta un bullo di S. Gio. Battuta, che il prode Artefice in pochi giorni compiè. Fu quello bullo molto {limato: e fi fece_» porre nella cappella del Palazzo Reale, entro una nicchia

al deliro

( a ) In Roma fece il Gambaffo il ritratto di Urbano Vili, modellato in creta » che tuttavìa con fervali nel palazzo Barberini, ed è cofa molto degna .

al deliro lato dell' Altare, ed in quel luogo appunto, in cui allora confervavafi il Dito Indice di S. Gio. Battifta. Ma in occafione di nuova fabbrica , effendofi altrove trafportata la _ reliquia; fu anche tolta via 1* Opera del Gambaflb: né fo , che Di ne fia avvenuto. Io temerei di (ereditare quelli miei fogli, rA°J,ATM« fé oltre a'teftimonj di veduta non aveflì anche letto in Autori degni di fede le notizie della virtù di queff uomo veramente flupendo; fra' quali Autori fpecialmente veggafi quanto fcrive di lui Bernardo Oldoini nel fuo Rifiretto ìfto-. vico del Mondo. (a)

DI ALESSANDRO VAIANI

Pittore Fiorentino

Dimorò qualche tempo in Genova Aleflandro Vaiani Fiorentino , Pittore di fpiritofa invenzione, e di affai bel colorito . Coftui trovò qui la protezione del Sig. Gio. Carlo Doria, per cui dipinfe molte tavole di vivaci rapprefentanze , come, di giuocatori, che altercano: di armati, che combattono: e di cofe fimili.

Vago il Vaiani di viaggiare, pafsò a Milano, e di là mandò poi a Genova li due quadri, che abbiamo in quella Chiefa di S. Bartolommeo, eletto degli Armeni: nel!' uno de' quali efprefle quello medeiìmo Santo, che da' manigoldi è feorticato: nell' altro , Santa Caterina la Martire , che_» giace fotto le punte della terribile ruota: e fono quefti due torniti di quelle doti, che qui fopra accennai efière fiate.-. Speciali nel Vaiani: cioè di ipiritofa invenzione, e di bel colorito, (b)

DI

Veggafi altrerì Guanto ne dice il Baldinucci nart. tri. fec. 4. fol. 371.

In Milano ha molto dipinto il Vaiani , colà detto comunemente il Fiorentino . Ei v' ha lafciato Opere degne in S. Bernardo, in S. Antonio, nella.» Chiefa de' Carmelitani Scalzi, ed in quella di S. Pietro.

Gli Abecedarj Pittorici chiamano il Vaiani col nome d' Orazio , il Soprani con quello d' Aleflandro: ma quella varietà non fa Maaza.

DI GIULIO BRUNO

Pittore Piemontefe.

Discepolo dell'infigne Pittore Lazzaro Tavaronc» era Giulio Bruno Piemontefe, giovane di non ordinario talento; e già ben profittava nell'Arte..: quando, lufingandofi di poflederla a fufficienza, abbandonò la fcuola, e fi diede a operare da fé. Ma prefto s'avvide del proprio errore: perocché non facendo cofe degne di molta mercede, trovavafi in gran miferia , corretto a mendicare il foftentamento da un fuo fratello qui dimorante . La forte però volle, che Giulio foffe ricevuto per fervidore in cafa del Paggi. Il Paggi, eh' era di buone vifeere, e della Profeflìone affai curante, feorta l'abilità di coftui, lo liberò da'fervizj domeftici, eglipermife il profeguimento dello ftudio :^ anzi gli fu amorevol Maeftro, di modo , che Giulio addeftrò in breve la mano a un franco difegnare, e fpecialmente con la penna, ritraendo felicemente alla prima qualsivoglia figura di formato rilievo .

Impiegatofi Giulio in dipingere, vi diede prove del fuo bravo fpirito, formando tavoline con colpi affrettati si, e quafi tirati a ftrapazzo: ma tuttavia indicanti un ottimo difeernimento. Laonde avveniva, che quelle fue bozze foffero in diftinto pregio tenute .

Poche tavole ha lavorato in grande quefto Pittore: pure alcune ne conferviamo di ben intefa compofizione. Una ve n'ha neir Oratorio di S. Antonio Abate, lungo la ftradaGiulia, entrovi effo Santo, che i demonj con brutte apparenze tentano di fpaventare . Un' altra è nell' Oratorio di S. Croce: e rapprefenta Crifb, che lava i piedi agli Apostoli: ed un' altra fi vede nella Chiefa di S. Giacomo di Cangiano efprimente S. Tommafo da Villanuova, che difpenfa i elemofina a' poverelli.

m Alcune tavole pur fece per falotti, e per gallerie di Cavalieri di quefta città . Nella facciata poi del palazzo del Sig. Gio. Carlo Doria lavorò in fui frefeo un fregio di putti, ed un' Im

magine della Madonna col Divin Figlio in collo: e ne ri* portò molto onore . (a)

Le guerre, che pattarono tra i Genovefi , e i Piemontefi l'anno 1625. furon cagione, che Giulio ftimaflè prudente-, cofa il ritornarfene alla patria; ove alquanto dopo morì . Fi lafciò un fuo fratello nomato Gio. Battifta, che dallo ftile, di lui poco fi dilungò.

DI GIORGIO BETHLE

Scultore Alemanno.

L' Anno 1622. venne Giorgio Bethle da Roma in Genova, dove fu introdotto a Gio. Battifta Paggi, la cui protezione molto giovolli. Perciocché avendo il Paggi oflervati alcuni lavori di coftui in avorio; conobbe, che egli era un buon Artefice: onde il propofe ad alcuni Cavalieri di quefta città , e principalmente al Sig. Francefco Zoagli, per cui molto il Bethle operò. Tacer non debba due Immagini del Crocifiiiò fattegli in avorio, le quali tanto fquinte riufeirono, che certamente in Italia poche ve n' ha eguali , e niuna fuperiore. Elle fi confervano pretto gli eredi di quefto medefìmo Cavaliere .

Alcun tempo fi fermò in Genova il Bethle, Tempre* mai occupato ne* fuoi virtuofi lavori; quando vago di vedere altri paefi s'incamminò alla volta di Lombardia; dove, coltovi dal contagio, finì pretto di vivere.

DI GIO V AN NI ROSA

Pittore Fiammingo.

DI Padre mercadante nacque in Anverfa Giovanni Rofa nel 1591.; ed ivi attefe ne* fuoi primi anni alla Pittura fotto la direzione di Giovanni di Wael Padre di Luca, e di Cornelio , de'quaii fcriverò qui appretto. Dalla fcuola del "Wals ufci il Rofa; e per lo fpazio di quattr' anni feguitò quella di Francefco Snyders, che ritornava d'Italia, dove avea col Rubens molto dipinto.

Dopo

(«) L* riferita pittjjra più noo. è fu quella facciatag

Dopo quelli fecondi fludj fi portò a Genova in età Mi ventitre anni; e ci fi fermò alcuni raefi . Da qui pafsò a Ro_ ma; e vi profegùi due anni a (ludiare fulle Opere de' più

~dt 'valenti Maeftri. Ritornato poi a Genova penfava redimirli GrovANNi alla patria: ciò, che avrebbe effettuato, fé alcuni Signori -^-0SA' defìderofi di fue tavole non lo aveflèro obbligato, almen per allora, a reflare. Efeguite le impoftegli commiffioni , altre gliene fopraggiunfero; e tante , che s' avvide non doverfi da lui cercare altrove maggiore impiego: onde fi (labili fra noi: e qui prefe moglie in età di trentadue anni.

Fu eccellente Giovanni in più generi di pitture: concioflìachè dipinfe a maraviglia 1' erbe , i fiori, i frutti, gli alberi, egli animali d'ogni fpezie con una tal fomiglianza a' veri; che dagli fteffi veri non fi difHnguevano . Fu anche aflai efperto in formar figurine umane; e fpecialmente ritratti, ne' quali s'accollò moltiffimo alle robulle tinte del Vandik, fuo compatriota . Quindi (lima grande acquietarono le fue Opere; ed erano con premura cercate in Roma, per la Francia.,, e per la Spagna, donde gliene venivano frequenti commiffioni: ficcome pure dal Gran Duca di Tofcana , e dal Principe di Monaco, a' quali fu fempre cariffimo .

In pubblico noi qui non abbiamo di lui, fé non un.i_. fola tavola. Ella è però baflevole a dichiararlo degno di quell' alta (lima, in cui era generalmente tenuto . Quella tavola è porta ad una cappella della Chiefa dedicata a' Santi Cofimo, e Damiano; e moilra Grido depoflo dalla Croce, in adorazione del quale (I vedono i ritratti de' Padroni della cappella fatti cosi di naturale; che ognuno li direbbe di carnea, e non già dipinti.

Le ftudiofe fatiche lungamente durate dal Rofa nell' efercizio della Pittura furono cagione, che contornato da febbre etica fuccumbeiTe alla morte in età d' anni 47., dopo averne paiTati in Genova ventiquattro: e ciò avvenne nel 1538. Il cadavere diluì fu onorevolmente fepolto-entro la tomba, eh' egli (ledo eretta s' avea nella Chiefa di S. Caterina .

Lafciò il Rofa dopo di fé un Cognato ancor efTo fiammingo , e fuo Difcepolo. Fu quefli Giacomo Legi, il quale fullo tlile del Rofa dipinfe aflài bene fiori, frutti, ed ani

mali. Ma poche Opere ci fono di lui: perocché aggravato in Tua gioventù da una fiera diftillazione di capo, morì in Milano; dove trasferito s' era, per provare, fe la mutazione dell' aria gli recava giovamento.

DI GOFFREDO WAALS

Pittore Tedefco.

IN Colonia nacque Goffredo Waals: e in Italia venne da giovanetto. La prima fua dimora fu in Napoli; dove, per vivere, fi diede a colorire carte ftampate . Da quello lavoro palsò a dipingere paefi . In progreifo di tempo fe n* andò a Roma: e quivi per buona forte capitò nella_. danza del Tallì, fotto il quale potè imparare con ottima direzione, tanto che n' ufcì valente Pittore.

Ritornato a Napoli, fi rendè oggetto d'ammirazione a chi per addietro 1 avea conofciuto: concioflìachè fece vedere certi fuoi paefetti ornati di minutiffime figure: il tutto difpolto con proflìma fomiglianza al vero, e con tinte affai proprie, e foavi.

Finalmente venne Goffredo a Genova; e qui ebbe alloggio in cafa di Bernardo Strozzi, preffo del quale abitò molto tempo: e lo Strozzi innamorato della coftui virtù lo proteffe, lo raccomandò, e gli fece avere in che decorofamente impiegarli.

Quindi le lue tavole cominciarono ad acquifere gran nome, e ad effere da' principali Cittadini richiefte |per ornamento delle più nobili Manze. Laonde egli ebbe qui molto a dipingere.

Dopo qualche tempo annoiatoli coftui del foggiorno di Genova, fi ritirò in Savona . Dimorò in quella città circa un anno femore lavorando, e ritraendone buoni guadagni.

Ma l'inltabilità , da cui era predominato il portò a dilgraziato fine . Imperocché da Savona fenza far motto agli Amici improvvifamente partì, e trasferifli di nuovo a Napoli. Quivi

per le

per le protezioni, ed amicizie, che v' avea, ottenne il Governo di Soncino, terra di quel regno, la quale poco dante fcoilà da un orribile terremoto fubbifsò; ed egli infieme_» con que miferi abitanti vi rimafe fra le rovine fepolto.

DI CORNELIO VAEL

Pittore Fiammingo.

Grandissimo credito s acquidò in Genova co'fuoi donati quadri di piccole graziofiffime figure componi Cornelio Wael, di cui, giuda la ferie degli anni, è dovere, che io qui ragioni. Egli nacque in Anverfa; ed ivi da fanciullo la Pittura apparò . Il fuo genio trafportollo ad un genere di dipingere non eroico , ma capricciofò, e fcherzevole . I foggetti de' Tuoi quadri furono per lo più conviti, fede di ballo, giodre, battaglie, e cofe fimili, che rapprefentava con graziofiflìmi atteggiamenti.

Venne Cornelio in Genova con Luca fuo fratello parimente Pittore, ma fol di paefi, con difegno di trasferirli a Roma . Quìi giunto, efpofe alcune fue pitture , le quali, vedutefi, talmente piacquero; che tantodo i più intelligenti Cittadini bramofi di pofTederne, gliene commifero: e tante egli ebbe a farne; che potè metterfi in avanzo di qualche fomma confiderabile di denaro . Poiché egli ebbe foggiornato qui per lo fpazio di fedici anni; fi trasferì a Roma, unitamente con Luca fuo fratello; nella qual città fperava d'ottenere maggiori impieghi, e guadagni. Ma colà trovò cofa di fuo grave incomodo, e pericolo . Queda fu 1* aria, che alla fua compleflìone non s' affaceva; onde in capo ad un anno fi riconduce a Genova, accoltoci con tanto piacere di quedi Cittadini, quanto era dato il difpiacere, che da prima aveano fentito in vederlo partire ,

Alcune tavole, eh' egli dipinfe appena ritornato di Roma, furono di certe militari imprefe avvenute nelle Fiandre fotto la condotta del Marchefe Ambrogio Spinola: pitture, che per verità riunirono fingolari.

In occafione, che fu fatto a quella città il recinto delle nuove mura, ebbe incumbenza di formarne in tela un dipinto , per trafmetterfi al Re di Spagna. Quella tela com- _ ?arve cofa belliflìma, anche per li capricciofi parerghi, che Di 'Autore v' aggiunfe: come la veduta del porto, in cui finfe Cornelio vafcelli con perlòne armate, che vi combattono, in varie VVAtt« attitudini, ed efpreflìoni. In Ifpagna fu molto ftimata quella pittura; e per e(Ta egli s'acquino il titolo di eccellente in defcriver battaglie.

Molte altre tavole fece il Wael, che adornano in Genova alcuni de' primari palazzi (a). Ne io voglio estendermi in annoverarle. Abbastanza fon note. Oltracciò un breve ragguaglio non richiede di più.

Ma [ gran forza del genio ! ] benché coflui avelie provato eflergli infetta 1' aria di Roma, ove dimorò più infermo , che fano: pure ciò noi ritenne dal ritornarvi; e conmaggior pericolo; perchè già era in età avanzata . Appena giuntovi, fi diede con tutto vigore ad operare . Indi fi rendè di bei nuovo a Genova per certa compera: e reflituitofia Roma con 1' efeguita commiflìone , in pochi giorni vi morì. Difpiacque la coflui morte a chiunque 1' avea conofciuto, e fpecialmente a' fuoi Compatrioti, che in numero di quali quattrocento 1' accompagnarono al fepolcro .

Fu Cornelio uomo cortefe , ed affabile: ferio , ed alle occafioni anche allegro: di vifcere umaniffime: amico de' Profelibri, ed amanti filmo de'fuoi Nazionali, eh'ei nelle occorrenze aiutò, e ne' lor principi direfTe: come praticò col Vandik, col Malo, e con altri, a cui tenne Tempre aperta la cafa .

Ebbe in. Genova quello Pittore alcuni Difcepoli di merito: e ragion vuole, eh' io ne faccia menzione . Uno di quefU fu Giovanni Hovart, o come altri lo chiamavano, Giovan-' nino del fu Lamberto. Coflui dopo avere alcun poco ftuTom. I. Gg diata

(
Sluefta citta, ove ho derto eflere nel medefimo palazzo effigiate dal Wael e alue Opere di Mifericordia fpirituali: perche quelle non ri fono,

dlata la Pittura in Anverfa, venuto nella noftra città , fi raccomandò al fuo Compatriota Cornelio, che prontamente ^^^^^ accettollo, e lo ridufle in breve a si buon fegno; che gli Di affidava le bozze da terminare. S' avanzò Giovanni anehe_> Cornelio a fare ritratti, e molti ne condufTe di Dame, e di Cavalieri y Va». . ^jj tutta puntualità, e fomiglianza . Di fuo abbiamo anche una tavola lionata, facile ad effer veduta; perchè efpofta in pubblico ad un degli Altari di S. Maria Maddalena.

L' umore malinconico, da cui quel!' Artefice era predominato, portollo in breve al fepolcro nel più robufto dell'età l'anno 1665. Egli lafciò dopo di fé alcuni figli, il maggior de' quali ftudia oggidì in Roma la paterna Profeffione.

Nipote di Cornelio, e di lui Difcepolo fu pure Pietro Booel Fiammingo, il quale ritirato s'era in Genova apprefTo del Zio. Quello Pittore nel dipingere non ufcì da' limiti del colorire fiori, frutti, ed animali. Ritornò ultimamente alla patria: e di là fi dice, che pauaffè in Francia .

Anche Michele, detto Michele Fiammingo , ftudiò fotto Cornelio, ed ebbe gratuito ricetto nella di lui cafa . Coftui era ftato Difcepolo del Rubens in Anverfa.: e venuto a Genova flette prima con Gio. Andrea De Ferrari: indi s'appoggiò al Wael. Michele fi diede al far de' ritratti ad imitazione del Vandik, e con ottimo effetto; avendone fatti di naturaliflimi, che gli fruttarono molto guadagno . Dopo alcuni anni di dimora in Genova, avido di maggiormente arricchire, parti per le Spagne; dove cominciava a farla affai bene. Ma poco tempo pafsò , che, fòrprefo da grave infermità, vi perdette la vita.

Debbo pur anche dire alcuna cofa di Luca "Wael; che ben degna è di ricordo la fua virtù. Fu Luca in Genovacol fuo fratello Cornelio, come già accennai. Aveva anch' eflb in Anverfa imparato a dipingere, ma folamente^. paefi, che con artificiofa maniera introduceva all' occorrenza nelle tavole del fratello » Andò Luca con effb lui a Roma; poi lèco pure fece a Genova ritorno. Qui poco più fi trattenne; concioffiachè, provando egli pregiudiciale alla debil fua compleffiorie l'aria d'Italia, volle reitituirfi alla patria , dove non molto dopo cefsò di vivere . Quando fiam preflb all' ultimo noflro dettino, mun'aria ci è favorevole,

DI BENEDETTO BRANDIMARTE

Pittare Lucchefe.

UN certo Pompeo'Arnolfini, Segretario del Principe Doria, eflèndo molto amico di Benedetto Brandimarte Lucchefe, e volendo promuoverlo, perfuafe quel Signore a chiamarlo in fua cafa. Il Principecondifeefe: e chiamollo . Giunto quà il Brandimarte , fu torto impiegato a figurare, per la Chiefa al Aio palazzo contigua , la Santiflìma Vergine Annunziata dall' Angiolo (a). Indi gli fece dipingere a chiarofeuro gli fportelli dell' organo di detta Chiefa.

Non era già il Brandimarte un* abbaftanza corretto Difegnatore: ma per certa fua franchezza, e bizzarria di colorito era da alcuni grandemente ftimato, e fpecialmente dal Sig. Giacomo Saluzzo,rche gli diede a dipingere la tavola della fua cappella eretta in S. Pietro di Banchi; nella quale fta rapprefentata la Dicollazione di S. Gio. Battifta. E quella è la miglior tavola, che del Brandimarte io ni* abbia veduto.

DI SIMONE BALLI

Pittore Fiorentino.

Sm o N E Balli fu Difcepolo d' Aurelio Lomi, col quale venne a Genova. Qui poi s' ammogliò, e prokguì a operare fino alla morte, che gli iuccedette in tarda vecchiaia.

Dipingeva affai delicatamente quefto Artefice in laftre di rame piccole immagini, che, per la diligenza, e sfumata leggierezza del pennello , erano molto apprezzate; e parecchie di quefte fue pitture, per quanto odo, fi confervano pretto la Signora PrincipelTa d'Avello . Egli lavorò anche in grande, come appare dalla tavola, entrovi la rapprefentazione della Cena del Signore; la qual tavola è nelr Oratorio di S. Gia

Gg 2 corno («) La foprannotata tavola non è più in quella Ovefa.

comò nella ftrada detta delle fucine: e da quell' altra, che è nella Chiefa di S. Maria del Carmine all'Altare dedicato a' Santi Gio. Battifta , Benedetto , e Niccola da Tolentino . Una tavola pure egli fece commeflagli dalla Signora Marchefa Spinola per quelta Chiefa del Santo Spirito . In tale tavola è figurato 1' Angiolo Cuftode: e fu cosi gradita si pel difegno , sì per la vivezza de' colori; che la fteflà Signora— gliene ordino torto un' altra di fimile argomento , la quale fu collocata nella cappella del fuo (ignorile palazzo di campagna preffo a Consigliano. (a)

Altro non poflo aggiungere di coftui, fe non, che fu uomo onefto, cortefe , ed affabile: e perciò era la fua danza frequentata. Ma non ebbe tutte quelle occafioni d' Opere , che meritava la fua abilità.

DI VINCENZIO MALO

: Pittore Fiammingo .

Vincenzio Malò era nativo di Cambray , donde fi trasferì giovanetto in Anverfa, per apprendervi la Pittura . Suo primo Maeltro fu Davidde Teniers, col quale alcun tempo fi rimafe: ma invaghitoli pofeia della maniera del Rubens pafsò alla coftui fcuola , e quell' ottimo gulto di pennelleggiare v' apprefe, per cui potè a sì eccellente Maeftro in molte doti appreffarfi: non però in quella del difegno, nel che tal volta moftrom* poco accurato .

Egli, efTendo tuttavìa di frefea età, fe ne venne fra noi; ed ebbe amorevole ricetto in cafa di Cornelio Wael. A lungo qui fi trattenne; e co' difegni di lui condmTe tavoline af1 fai graziofe, e pregevoli, nelle quali acquifto/Ti credito non ordinario: onde molti furon coloro, che gliene commifero per ornamento de' lor falotti: motivo, eh' egli qui rimaneflè lungamente, e con abbòndevoli emolumenti occupato .

Ne

(a) Oltre all' anzidetta tavola fond anche in quella cappella fue le altre tavole ad olio nelle pareti , e nella volta, efprimenti, Abramo , in atto di facrificare il figlio: due fatti della vita di Tobia : Daniello nel lago de' lioni t ed Eliodoro punito, mentis jfcpde k iàcrileghe mani a rapire i vafi dei Tempio.

Né perchè piccole cofe dipingefTe il Malo, fi moilrò perciò inabile a dipinger eziandio valle tele. Concioffiachè egli colorì in pochi giorni la gran tavola rapprefentante_» ■ Crifto , che celebra con gli Apolidi 1' ultima Cena . Quella Di tavola orna una delle laterali pareti dell' Oratorio dedicato Vl^CI^zw a' Santi Pietro , e Paolo . Ella riufcì belliflìma (a): ficcome ò*

anche la tavola dell'Altare di quello fteflò Oratorio da lui di poi lavorata, efprimente i prelati Santi Pietro, e Paolo dinanzi alla Madre di Dio.

Per la Chiefa di Santo Stefano condurle un* altra tavola; ed è quella, che vedefi al primo Altare a man delira, entrovi S. Ampeglio, che nella fua penofa infermità vien confolato da un' Angelica vittorie . Molte fono le tavole qui dal Malo dipinte per li noftri Cittadini, che ben care le tengono . Una fra le altre ne poflìede il Sig. Gio. Niccolò Cavanna rapprefentativa della Maddalena, che è colà degna d' effer veduta . (b)

Agiatamente, e in tutta etìimazione vifTe alcuni anni in Genova il Malo: quindi la brama , eh' egli Tempre nudrì di veder Firenze, lo tolfe a noi. Andò per tanto in quella città con la famiglia [dacché in Genova s' era ammogliato], e alcun tempo vi dimorò, fruttuofamente operando. Da Firenze poi pafsò a Roma; dove per lo l'uo fregolato vivere predo ammalò, e in pochi giorni morì nell' anno quarantefimoquinto di fua età.

Gg 3 INDICE

( 0 ) La riferita gran tavola ultimamente nella refiaurazione di quell' Oratorio è ita a male.

(b} Tra i fuperbi quadri del Malo, che fi confervano in Genova. Dflervifi quello d' Àbigaille a pie di Davidde, entro il palazzo C'arreea di ftrada_ nuova; perchè tal quadro ci porge una giufta idea del iuo valentiflìmo Artefice,

De* Pittori, Scultori, ed Architetti Genovefì,
de' quali in quello primo Tomo s'è fcritta
la Vita, os'è dato qualche ragguaglio .


1 ndmi fegnati fenza aflerifco fon quelli di coloro y di cui fi fcrive diftefamente


la Vita : i fegnati coli' afterifco fon di quegli altri, de' quali fi parla


fommariamente nella Vita d' un altro Pittore. Per maggior


iacilità nel ritrovare i nomi di quelli ultimi vi s' è


a&che aggiunto il numero del verio.


* Acciaio Paris Intagliatore in legno. pag. 54. verfo 30.


* Air ola Donna Angiola Dipintrice * 238. 8.


Anfaldo Gio. Andrea Pittore . 200.


Ajjereto Giovacchino Pittore » 271.


- * Giuseppe Pittore, £78» 22.


B


Badaracco Giufeppe Pittore'. 212;


* Gio. Raffaello Pittore» 213. 21 r


Baiar do Gio. Battifla Pittore K 334.


Barrabbino Simone Pittore. 165. Bargone Giacomo Pittore . 72. * Baffo Bartolommeo Pittore» 211. if.


Benfo Giulio Pittore . 279.


* Bertolotto Filippo Pittore. 244. 13.
De' Bernardi Bernardo Pittore* 237. 14.


* Bicchio Gio. Battifla Pittore. 135. nota (a)
Bifcaino Bartolommeo Pittore. 351.


* Gio. Andrea Pittore, 351. 8.


Biffini Gio. Battifla Scultore . 358.


Boccanegra Marino Architetto . 14.


Bocciardo Clemente, detto Clementone9Pitt. 328.


Borzone * Carlo Pittore. 253. 17.


* Francefco Pittore, 253. 35.


* Borzone


"Borione * Gio. Battifla Pittore. pag.


> Luciano Pittore .


Bottalla Gio. Maria, detto il Rafael- lino , Pittore . Botto Marc' Antonio Pittore, e Modell. Braccetti Gio. Battifla Pittore. Brea Lodovico Pittore. * Bùgnole Battifla Pittore. Calvi * Aurelio Pittore.


- * Felice Pittore .


~~ Lazzaro Pittore.


——■ * Marc' Antonio Pittore,


'—~~ Pantaleo Pittore .


* Benedetto Pittore.


Cambiamo Giovanni Pittore .


Luca Pittore, e Scultore


* Orazio Pittore .


* Del Canto Girolamo Scultore.


Cappellino Gio. Domenico Pittore.


Capuro Francefco Pittore .


Carlone Giovanni Pittore.


* Gio. Battifla Pittore .


Carbone Bernardo Pittore .


Carnuti Fra Simone Pittore .


Cafone Gi». Battifla Pittore.


Caflellazzo Giuliano Pittore.


Caflello Bernardo Pittore .


* Fra Bernardino Pittore.


Caflellino Pittore .


Gio. Battifla Pittore.


Gio. Maria Miniatore.


Girolamo Miniatore.


Niccolò Pittore .


Valerio Pittore.


Cafliglione * Francefco Pittore.


■ Gio. Benedetto, fòpranno-


mato il Grecbetto, Pittore.


*


*


*


Cafligitone Salvatore Pittore. fag. 315. verfo 5.


Qr vetta * Sebafliano Pittore. 271. I.


* Gio. Paolo Pittore. 349. 3.


Chiefa Silvejìro Pittore . 259.


* Clerici Tommafo Pittore. 32^. 33.


* Conteflabile Gio. Battijìa Pittore 1 135. 18.


Corfo Niccolò Pittore . 37.


Corte Cefare Pittore. 100.


* Davidde Pittore • 104. 15.


* Cofla Stefano Scultore. 357. 15.


* Crocr G/'o. Battijìa Pittore* 270. 33.


E


Embriaco Guglielmo Architetta Militare . 6.


F


De' Ferrari Gio. Andrea Pittore . 166.


* Gio. Andrea figlio d'Orazio 9Pit. 289. 2j.


- ■ Orazio Pittore. i%6.


Fiafella Domenico, detto il Sarzana , Pit. 224.


—— * Gio. Battijìa. , 238. 22.


* Fiefca Ven. Suor Tommafa Dipintrice s 25. nata (Jb)t


G


Gagliardo Bartolommeo Pitt., e Incifore . 141.


Granello Niccolofio Pittore . 73.


Gropallo Pietro Maria Pitt., e Modellat. 29 j.


* Groppi Cefare Scultore. 353, a8,


I


Imperiale Girolamo Pittore % 290.


L


Lercaro Damiano Scultore , 23.


M


* Magnafeo Stefano Pittore» 347. fa.


Mainerà


Mainerò Gio. Battifla Pittore. pag. 255. verfo


Merano Francefco , detto il Paggio, Pittore. 324.


* Gio. Battifla Pittore. 270. 31,


Montanaro Agoftino, e fratello Pittori. 139.


Afowfi G/o. Battifla Pittore . 257.


Moreno Fra Lorenzo Pittore. 43.


Morinello Andrea Pittore. 39.


Mufante Gio. Luigi Architetto . 57.


O


Oderico Gio. Paolo Pittore. 2

D' Oro, oflìa d' Jeres Monaco , Pittore, Poeta ,


ed Iflorico . itf.


Pagano Bernardo Pittore . 337.


Paggi Gio. Battifla Pittore , Scult. , ed Arcbit. 112.


* Pennone Carlo Stefano Pittore. 237. 35.
Piaggia Teramo Pittore . 28.


* Pioìa Domenico Pittore. 323. 12. Pier Francefco Pittore . 168.


Gio. Gregorio Pittore . 168.


'Pellegro Pittore . 315.


* Podefla Andrea Pittore, e Incifore. 238. 20.


Poggio Marc Antonio Scultore . 351.


* Poncello Sebafliano Architetto. 363. Tommafo Architetto. . 3^3.


* Porrata Giufcppe Pittore. 238. 17.


R


Ravara Pietro Pittore. . 338.


Revello Domenico Architetto . 57.


Roccatagliata Niccolò Scult., e Gett. di metalli. 353.


RoJJì Giovanni Stefano Pittore. 196.


* Ruifecco Gio. Battifla Pittore. 271. 12.


S"


saltarello Luca Pittore. 292.


Gg 5 * Sa-


* Samengo Ambrogio Pittore. pag. 271. verfò'f.


Santacroce Matteo Scultore, 355.


* Francefco Scultore. 357. -p.


* Gio. Battifta Scultore* 35(5. 32.


Da Sarzana Donar do Scultore . 53.


Sarzana: vedi Domenico Fiafella •


Scorza Sinibaldo Pittore . 214.


* Semino Aleffandro Pittore. 66. Ij.


, . Andrea Pittore. 60.


. Antonio Pittore. 28.


* Ce far e Pittore. 66. 15.


Ottavio Pittore . 60.


* Solar0 Giovanni Pittore. 278. 27.
Soprani Raffaello! Pittore , e Scrittore i 1,
Sormano Lionarjdo Scultore. 55.


G/o. Antonio Scultore .. 55.


Spezzino Francefco Pittore. 98.


Strozzi Bernardo, stette /'/ Cappuccino, Pittore . 184.


T


Tagliacarne Giacomo Intagliatore in gemme, 26.


Tavarone Lazzaro Pittore.. . 143.


* Tqffara Gio. Battifla Pittore. 278. 33.
TorrÉ' P/>rro Andrea Scultore. 3do.


G/o. Andrea Pittore. 361. p.


Travi Antonio , detto il Sejìri, Pittore . 304.


V


Vaffallo Antonio Maria Pittore. » 332.


* Verdura Giovanni Stefano Pittore, 237. 27.


Vicino * Gio. Angiolo Pittore. 350. 7. * Gio. Battifla Pittore. 350.


* Gio. Michele Pittore* 350. 20.


* Villanova Lazzaro Pittore, z^j. 32.



47*


I N D I C E


De' Pittori, Scultori, ed Architetti Foreftieri,
che in Genova operarono •


Aicardo Giacomo Architetto . pag. 437. verfo


Giovanni Architetto. 437.


D' Alemagna Giuflo Pittore» 369.


AleJJì Galeazzo Architetto . 3.99.
Angofciola Lomellina Sofonisba Dìpintrice, 411.


Antoniano Antonio Pittore. 424»


Azzolini Gio. Bernardino Pittore, 417,


B


Balli Simone Pittore . 467.
Beccafumi Domenico , detto Mecherino , Pit. 391.


Bethele Giorgio Scultore. 451.


Bianco Bartolommeo Architetto. 433. >


. * Gio. Battifia Scultore . 434. 15.


* Pietro Antonio Scultore. 434. 15.


- "}


* Boel Pietro Pittore. 466. *3
Bonacorfi Pietro, detto Per ino del Vaga , Pit. 380.
Bologna Giovanni Scultore . 423.
Biffoni Domenico Scultore . 418.
Botto Gio. Stefano Scultore . 422.
Brandimarte Benedetto Pittore * 467.


* Brozzi Paolo Pittore. 345. J.
Bruno Giulio Pittore . 460.
Buffo Aurelio Pittore . 394.


C


* Carlone Bernardo Scultore. 43 2ì 8.


Giufeppe Scultore . 431.


Taddeo Scultore. 427.


* Tommafe Scultore » 432. «•


* Cafella Daniello Architetto. pag. 430; verfo I.

Cajìello Gio. Battijia, detto il 'Bergamasco,

Pittore, Scultore, ed Architetto. 402. Civitali Matteo Scultore . 373. Conlucci Andrea, detto il San/ovino, Scult. 372. Da Corte Niccolò Scultore . 392. Corte Valerio Pittore . 397.

Cqfmi Silvio Scultore. 388.

Falcone Gio. Angiolo Architetto; 439.

* Ferrandina Lionardo Scultore. 430. 9.

* Fornari Simone Scultore in tarsia . 395. nota (b) Forzani Gafparo Scultore. 39^ Francavilla Pietro Scultore. 423.

G

Gambaffò Giovanni Scultore. 458.

Gandolfo Girolamo Architetto . 438.

'Gentileschi Orazio Pittore. 45*•

Ghijfoni Ottavio Pittore . 457.

H

* Hovart Giovanni Pittore. 4
L

* Legi Giacomo Pittore. 4^2« 37- Licinio-, oRegillo, detto il Pordenone , Pit. 389. Lombardo Alfonfo Scultore . 394- Lomellina . Veda fi Angojciola , Lomi Aurelio Pittore . 45°*

tur ago Rocco Scultore . 4X9«

M

Mz/ò Vincenzio Pittore . 4^8 •

D?/ Mantegna Carlo Pittore. 3<59*

* Mariani Gio. Maria Pittore. 347. 18. Montorfoli Fra Gio. Angiolo Scultore, 376.

Da

o

Orfolin* Gio. Battifia Architetto» pag. 436. verfo

'* Giovanni Architetto. 435, 2j<

P

Pennone Rocco Architetto, 435,

Piamone Filippo Scultore» 439.

Dalla Porta * Giacomo Architetto. 408.

, Guglielmo Scultore. 408. 7<

* Primi Gio. Battifia Pittore. 457, io. Procaccino Giulio Cefare Pittore • 441,

• * Camillo Pittore. 443. 8.

Q

* Quadro Pietro Architetto, 435, Si

R

* Rezi Martino Scultore. . 430. 174 Roncalli Crijìofaro Pittore . 449.

Rofa Giovanni Pittore ... 4<5i.

Rubens Pietro Paolo Pittore « 444.

S

Sangallo Giuliano Architetto « 370.

Scevro P/Vfro Francefco Pittore . 374. Santacroce Filippo y detto Pippo , Scultore • 425. Salimbeni Ventura, dfcf/'O // Bevilacqua, • Pittore. 454.

* Scorticane Domenico Scultore. 430. sj. Siciliano Anajlajto Architetta, 371.

* Sighizzi Andrea Pittore. 34
Sparzo Marcello Plajìicatore i 433.

T

T^? Ago/lino Pittore . 456.

Trevigi Girolamo Pittore» 387.

Del Vaga , Vedafi Bonac&rfì %

DaValfoldo Giacomo Scultore. pag. $9. verfo 25.

Varinone Andrea Architetto: 398.

Vanàik Antonio Pittore . 446.

Wael Cornelio Pittore. 464.

* Luca Pittore. 464. 14.

Waats Goffreddo Pittore . 463.

Vovet Simone Pittore, „ 443.

2

Zabello Gio. Francefco Scultore in tarsia; 395.

479

INDICE

DE'SIGNORI ASSOCIATI.

Aguazzani Sig. Gaetano di Modena;

Ameri Sig. Lorenzo.

Anfaldi Sig. Innocenzio Pittore da Pefcia .

Armirotti Sig. Paolo Francefco.

Archi Sig. Donato Pittore, e Camerlingo dell' Accademia del Difegno in Firenze.

Audifredi Sig. Abate Giufeppe Cappellano di Malta.

Baccigalupo Sig. Francefco .

Balbi Sig. Francefco Maria.

Balbi Sig. Girolamo.

Berio Sig. Giovanni Domenico Marchefe di Salfa.

Berio Rev. Vefpafiano .

Bernardi Sig. Tommafo Lucchefe .

Bonelli Sig. Ignazio „

Bottari Monfig. Giovanni Cameriere fegreto di S. S.

Boyer il Sig. Inviato di S. M. C. predò la Serenimma Repubblica di Genova.

Brandt Sig. Carlo Francefco.

Brounner Sig. Capitano ,

Brufco Sig. Giacomo Ingegnere della Serenifs. Repubblica.

Callaru' Sig. Marchefe Agoftino . ,

Cambiafo Sig. Gio. Battilla del fu Gio. Maria .

Cambiafo Sig. Gio. Battifta del fu Gaetano .

Cambiafo Signora Marina Imperiali.

Cambiafo Monfig. Michelangiolo Vicelegato di Romagna.

Carrega Sig.. Antonio.

Carbone Sig. Pantaleone.

Cafaregi Sig. Andrea Scultore^

Cattine Signora Marchefa Orfini Dipintrice> e focia delle * Accademie Parmenfe, e Clementina di Bologna.

Cattaneo Sig. Ottavio.

Cattaneo Signora Maria*

Caufa Sig.. Alberto j.

- * Centu

Centurione Sig. Capitan Domenico t

Celefia Sig. Paolino

Chiefa Sig. Paolo Criftoforo.

Chiodo Rev. Gio. Battifta .

Cicognara Sig. Conte Alberto da Ferrara «

Corte Sig. Antonio Dottore di Medicina.

Corta Sig. Domenico .

Covercelli Sig. Niccolò Dottor di Medicina.

Dona Sig. Carlo Leopoldo.

Doria Sig. Francefco del fu Cammillo.

Doria Sig. Giufeppe del fu Francefco Maria.

Durazzo Sig. Girolamo.

Durazzo Sig. Giacomo.

Enrile Sig. Niccolò.

Ercolani il Sig. Marchefe Filippo di Bologna. De' Ferrari Sig. Gio. Bernardo .

Fonfcolombe Sig. De

Fonticelli Sig. Antonio. De'Francefchi Revmo D. Anfelmo Abate Benedettino. De' Franchi Sig. Stefano del fu Niccolò. Franzone Revmo Sig. Abate Girolamo.

Frugoni Rev. Carlo Innocenzio Segretario perpetuo della R. Accademia delle beli' Arti in Parma.

Galeotti Sig. Giufeppe Pittore.

Gavazzo Sig. Giufeppe.

Garibaldo Sig. Pietro *

Gentile Sig. Giacomo.

Gentile Sig. Pietro.

Gefuiti la Libreria de* RR. PP.

Ghelli Sig. Raimondo Pittore in Roma*

Ghifolfi Sig. Giufeppe Aiutante Maggiore »

Giolfi Sig. Antonio Pittore.

Giuftiniano Sig. Carlo.

Giustiniano Rev. D. Giufeppe Benedetto Monaco Caffinenfe. «

Giustiniano Sig. Orazio.

Grimaldo Sig. Gio. Battifta.

Guafco Sig. Marchefe Carlo d' Alexandria.

Guftavo

Guftavo Sig. Capitan Girolamo Ingegnere della Serenif

flraa Repubblica di Genova. Hugford Sig. Ignazio Pittore in Firenze. Jaumeton Sig. Luigi Enrico. Krofs Sig. Beniamino di Modena. Langlois Sig. Carlo Pittore. Lafagna Rev. Padre D. Girolamo Somafco». Lercari Sig. Abate Franco. Lomellini Eccmo Sig. Agoftino. Lotinghen Sig. Configliere in Milano. Maggi Sig. Carlo Francefco. Mattante Sig. Gio. Battifta . Manfredi Sig. Abate Lorenzo Antonio del fu Anton-, Maria. Mari Sig. Niccolò. Marana Sig. Antonio . Michel ( Monfieur ) Segretario del Sig. Inviato di Francia Micone Sig. Carlo. Morellet Sig. Confole di Danimarca. Mayftre Sig. Paolo . Orfucci Sig. Abate Girolamo Lucchefc. Pallavicino Sig. Paolo . Parma la Regia Accademia. Patch Sig. Tommafo Pittore Inglefe» Peretti Sig. Giufeppe. Pinello Sig. Agoftino. Pini Sig. Gio. Battifta . Polini Sig. Abate Pellegrino. De' Prafca Sig. Bartolommeo. Prato Sig. Giufeppe Maria . Ramairone Sig. Carlo . Regny Sig. Antonio. Revelles Sig. Alberto in Torino. Reycends Signori Fratelli in Torino. Roccaragliata R. P. Priore del Carmine. Rolandelli Rev. D. Gio. Battifta. Rodi Sig. Abate Filippo Antonio . Rollini Sig. Paolo Dottore di Medicina » Roudì

Roufli Sig. Marchefe Giufeppe in Roma. Santini Sig. Paolino Luccheie. Sappia Roffi Sig. Conte Giufeppe v Serra Sig. Gio. Battila . Siri Sig. Abate Domenico* Spinola Sig. Agoftino, Spinola Sig. Bendinelli. Spinola Sig. Giacomo . Staglieno Sig. Capiran Carlo; Sugliafik Sig. Capitan Francefco di Ragufi. Tealdo Sig. Abbate Antonio . Tealdo Sig. Giufeppe. Torre Sig. Giufeppe. Vimercati Stampatore in Aleflàndria ♦ Vaymer Sig. Giovanni. Valerio Sig. Carlo. Della Valle Sig. Marchefe. Vallier Sig. Andrea di Savona;

Vallier, e Brian Meflìeurs

Vannenes Sig. Abate Francefco.

Varefe Sig. Giufeppe .

Varefe Sig. Antonio Pittore.

Vautier Sig. Antonio .

Vautier Sig. Luigi.

Viale Sig. Francefco .

Viani Sig. Francefco .

Vitulli Sig. Gio. Avvocato Napoletano.

Zwalen Sig. Michele.

Nel fecondo tomo fi profeguirà co' prenominati l'Indice de'Signori, che favoriranno concorrere a quell'Opera.


S'avverte, che alla pag. 158. quel primo Sonetto attribuito dal Sdad Anfaldo Cebà , non è del Cebà, ma bensì

prani art Anialdo Ceoa , non e elei «jeoa. ma Densi del Chiabrera: come appare dalla prima parte delle Poesìe di eflb Chiabrera ftampate in Genova nel 1605. fotta 1' afiinenza di lui medefimo.

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