Saturday, August 13, 2011

"Notizie: pittori, scultori, ed architetti forestieri, che in Genova dal 1668, infino a questi ultimi tempi hanno operato"

NOTIZIE

E' PITTORI, SCULTORI, ED ARCHITETTI FORESTIERI,

CHE IN GENOVA

dal 1668. infino a quefti ultimi tempi hanno operato*

INTRODUZIONE.

JPOICHE' il preferite volume è un profeguimento della dianzi riflampata Opera di Raffaello Soprani ". convenevol cofa è, che lo conduciamo fui tenore di quella. // Soprani dopo d'avere in e (fa defcritte le Vite de* Pittori, degli Scultori, e degli Architetti Genove fi fioriti infino air anno 1668., vi fece giunta delle Notizie di que1 fioreftieri Profieffori dy alcuna delle tre rifpondenti Arti, i quali avevano lafidata in Genova qualche infigne memoria della loro virtù. Così pur noi, affili di rendere paralello a quel primo volume quefto fecondo, fioggiugneremo alle Vite de* noflri Pittori, Scultori, ed Architetti fioriti dopo il Soprani,

ed or

3i<*

ed or già defunti, le Notizie di que' Profeffori fareftieri , che qui dopo il fuddetto anno, in alcuna di effe Arti egregiamente operando, fi fon fegnalati. Quando a ciò non ci aveffe moffo la giufta premura d9 uniformarci al prefaU Scrittore: certamente ci avrebbero moffo, sì V importanza di non tacere varj altri ornamenti , che accrefeono bellezza, e splendore alla noftra città; sì la convenienza di pale farne gli Autori: atte foche il fare altrimenti ingerirebbe né* Leggitori fofpezione o di noflra ignoranza, o di noftra ingratitudine, o di no/ira invidia. Ecco i motivi di quefte Notizie. Potrebbe a noi obbiettare, che elle non fi promisero nel frontifpizio. Ma potrebbe da noi rifponderfi, che le co fé di giunta fi porgono, anvhe fenza effere fiate promeffe. Le co fé di giunta fon doni; ne* doni non manca già chi da più del promeffo: mancherebbe bensì chi deffe meno. Tanto bafti per giùfiificazione di ciò, che qui fegue.

NOTIZIA

DI PACE ANTONIO SORMANO

Scultore, ed Architetto Comafco .

<£ A uno Scultore, che pur merita qualche lode darò principio a querte notizie . Egli è Pace Antonio Sormano, il cui luogo più confacevole farebbe flato nel primo volume di queft' Opera tra i Profeflòri foreftieri, che illuftrarono la Liguria . Ma ficcome il Soprani non ne ha fatto menzione: cosi è rimafo a me l'aflunto di qui iupplire al difetto . Il Soprani avrà taciuto per mera dimenticanza: io per ragion di giuftizia, cioè per non defraudar l'altrui merito, debbo parlare.

Fu il Sormano nativo di Como in Lombardia; e a Savona fi ritirò per fuggire lo fdegno di certa perfona potente, acuì aveva uccifo un cagnolino; nella qual città s'ammogliò , e v' ebbe figliuoli degni di lui. Tali furono Lionardo , e Gio. Antonio, de' quali fi legge la Vita nell' acr cennato primo volume.

Il Pace in Savona efercitò la Scultura, e l'Architettura. Per quel, che riguarda la Scultura, egli formò in marmo la bella Statuina di S. Paolo, che vedefi colà fopra la porta di quello Spedale. A'pie di detta Statuina fi leggono le Seguenti lettere da eflò fcolpitevi. ♦£ Deo Opt. Max. Ant. Sokman. Architect. Posvit . Oltre alla prefata Statuina di S. Paolo fcolpinne poi un' altra di S. Pietro; la quale fu collocata fopra la principal porta della Chiefa Parrocchiak_> a quefto Santo dedicata nella medefima città.

Il fuddetto Pace è fiato l'Architetto della fotterranea Cappella , che vedefi colà nel Tempio dedicato alla Madonna di Mifericordia; Tempio tre miglia diftante da Savona, ove efià Vergine apparve al contadino Antonio Botta 1' anno 1535. Anzi efio Pace fu uno de' primi, che accorfero a vedere_* quel luogo dalla Vergine fantificato; e quegli fu, che efpofe, quanto conveniente era alla Pietà V erigere nello iteflò luogo

una

una Cappella; lo che approvatoli, ne fu a lui addottàto l'incarico . Egli, fìccome fu il primo a quivi promuovere il culto della Vergine, fu altresì il primo a provarne la di lei beneDi Pace ficenza; attefoché ito a provveder legnami per ufo di tal fabAntonio brica nel fito volgarmente denominato il Ponte de' prati, Ormano. £u affaiito da'ladri, e fvaligiato; nel qual incontro implorando egli l'aiuto della fteffa Vergine, non folo non ricevette da coloro alcuna offefa nella perfona: ma fi vide anche reitituire quanto gli avevano rubato , e lafciato in libertà: come narrano i più antichi Cromili di quei Santuario. Mori il Sormano in Savona in età decrepita, e fu fepolto in quel Duomo entro una tomba da lui (ieflo fabbricatali , fopra la quale fi legge la feguente infcrizione: Pax

Ant.s SoRMAN.8 AftCHITECTOR NON IGNOB.,s HVNC S. AC LVCRE- TIAE CONIVGI CAR.mae PROLIQ. SVAE ELEGIT TVMVLVM . Alcuni han detto effer anche fattura del Sormano laStatua in marmo della Vergine, che colà fi vede nel prefato Santuario: ma io la credo piuttofto lavoro d' un certo Pietro Orfolino , Scultore anch' eflò lombardo; parendomi poterli ciò ricavare dalle parole P. O. S., che fottovi fi leggono .

Altri Scultori dei cognome Sormano operarono in Savona . Uno fra gli altri ( certamente de' migliori ) fu Stefano, il quale formò la Statua della Vergine, che vedefì fopra la porta di S. Giovanni; e quella di Lorenzo Giachiero, che vedefì nel fuddetto Spedale; Statua condotta con molta eleganza , e finezza d'arte. Ciò ho ricavato da uiu atto autentico , che (timo bene di qui riportare .

1637. a dì 7. Aprile .

Li Magnìfici Signori delV O/pedale di S. Paolo di Savona hanno obbligato Maeflro Stefano Sormano a fabbricare la Statua del fu 1orenzo Giachiero con gli ornamenti della nicchia ogni cofa di marmo bianco , fra il termine di mefi quattro; fi' condo il difegno lafciato appreffo Meffer Gto. Francefco Picbejìo Notaio, e fottofcritto dal Sig. Gio. Giancardo; che fta ogni cofa lavorata bene, e ben finita tanto conforme al difegpo,

quanto

quanto anche alla perfezione, che fi defidera uguale a quella— della Statua di Noflra Signora di Mifericordia pofla fulla porta di S. Giovanni; e tutto ciò fi rimette al giudizio del Molto L Reverendo P.Orazio Graffi, tanto pel prezzo del marmo, quan- Dipacb 10 della manifattura flabiliti in lire ottocento , con condizione, Antonio che il detto P. Orazio poffa aggiungervene altre lire cento, in 0W1AN' modo che tutto il prezzo non oltrepajfi lire novecento di moneta corrente in Savona, da pagargli/* prima lire dugento ad ogni fua ricbiefìa't poi altre 200. fra due mefi\ il rimanente finita l' Opera, la quale dovrà dare a luogo a tutte fue fpefe, come per feriti ura in filza.

DI FRANCESCO ALLEGRINI

Pittore da Gubbio.

Anche Francefco Allegrini da Gubbio valente Pit-, tore quantunque fra noi veniilè, e ci lafciafle_* varie nobili produzioni del fuo felice pennello; pur nondimeno dimenticato fu dal Soprani. Mia per tanto farà la cura di fcriverne qui alcuna cofa; onde refti viva nelle carte la memoria di quefto Artefice, ficcome vive nelle infigtii fue Opere.

Fu 1 Allegrini invitato da Roma a Savona da' Signori Gavotti, ad oggetto di dipingere in quel Duomo la Cappella di loro gius; la quale, sì per la rarità de' marmi, s'i per la maeltofa Architettura, onde è adornata, merita-. d' effere tenuta in grandiflìmo pregio. Quefto Pittore vi dipinfe nell' arcata al di fuori due Virtù, che reggono 1' arma Gavotti; e nella volta v' effigiò 1' Arcangelo S. Michele, che difeaccia dal Cielo gli Angioli rubelli. Tali pitture-* piacquero moltiflìmo: onde anche li volle dipinta di fua mano 1' altra Cappella dedicata alla Santiffima Vergine, volgarmente detta della Colonna. Quivi egli rapprefentò ne!4a.

INTRODUZIONE.

JPOICHE' il preferite volume è un profeguimento della dianzi riflampata Opera di Raffaello Soprani ". convenevol cofa è, che lo conduciamo fui tenore di quella. // Soprani dopo d'avere in e (fa defcritte le Vite de* Pittori, degli Scultori, e degli Architetti Genove fi fioriti infino air anno 1668., vi fece giunta delle Notizie di que1 fioreftieri Profieffori dy alcuna delle tre rifpondenti Arti, i quali avevano lafidata in Genova qualche infigne memoria della loro virtù. Così pur noi, affili di rendere paralello a quel primo volume quefto fecondo, fioggiugneremo alle Vite de* noflri Pittori, Scultori, ed Architetti fioriti dopo il Soprani,

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ed or già defunti, le Notizie di que' Profeffori fareftieri , che qui dopo il fuddetto anno, in alcuna di effe Arti egregiamente operando, fi fon fegnalati. Quando a ciò non ci aveffe moffo la giufta premura d9 uniformarci al prefaU Scrittore: certamente ci avrebbero moffo, sì V importanza di non tacere varj altri ornamenti , che accrefeono bellezza, e splendore alla noftra città; sì la convenienza di pale farne gli Autori: atte foche il fare altrimenti ingerirebbe né* Leggitori fofpezione o di noflra ignoranza, o di noftra ingratitudine, o di no/ira invidia. Ecco i motivi di quefte Notizie. Potrebbe a noi obbiettare, che elle non fi promisero nel frontifpizio. Ma potrebbe da noi rifponderfi, che le co fé di giunta fi porgono, anvhe fenza effere fiate promeffe. Le co fé di giunta fon doni; ne* doni non manca già chi da più del promeffo: mancherebbe bensì chi deffe meno. Tanto bafti per giùfiificazione di ciò, che qui fegue.

NOTIZIA

DI PACE ANTONIO SORMANO

Scultore, ed Architetto Comafco .

<£ A uno Scultore, che pur merita qualche lode darò principio a querte notizie . Egli è Pace Antonio Sormano, il cui luogo più confacevole farebbe flato nel primo volume di queft' Opera tra i Profeflòri foreftieri, che illuftrarono la Liguria . Ma ficcome il Soprani non ne ha fatto menzione: cosi è rimafo a me l'aflunto di qui iupplire al difetto . Il Soprani avrà taciuto per mera dimenticanza: io per ragion di giuftizia, cioè per non defraudar l'altrui merito, debbo parlare.

Fu il Sormano nativo di Como in Lombardia; e a Savona fi ritirò per fuggire lo fdegno di certa perfona potente, acuì aveva uccifo un cagnolino; nella qual città s'ammogliò , e v' ebbe figliuoli degni di lui. Tali furono Lionardo , e Gio. Antonio, de' quali fi legge la Vita nell' acr cennato primo volume.

Il Pace in Savona efercitò la Scultura, e l'Architettura. Per quel, che riguarda la Scultura, egli formò in marmo la bella Statuina di S. Paolo, che vedefi colà fopra la porta di quello Spedale. A'pie di detta Statuina fi leggono le Seguenti lettere da eflò fcolpitevi. ♦£ Deo Opt. Max. Ant. Sokman. Architect. Posvit . Oltre alla prefata Statuina di S. Paolo fcolpinne poi un' altra di S. Pietro; la quale fu collocata fopra la principal porta della Chiefa Parrocchiak_> a quefto Santo dedicata nella medefima città.

Il fuddetto Pace è fiato l'Architetto della fotterranea Cappella , che vedefi colà nel Tempio dedicato alla Madonna di Mifericordia; Tempio tre miglia diftante da Savona, ove efià Vergine apparve al contadino Antonio Botta 1' anno 1535. Anzi efio Pace fu uno de' primi, che accorfero a vedere_* quel luogo dalla Vergine fantificato; e quegli fu, che efpofe, quanto conveniente era alla Pietà V erigere nello iteflò luogo

una

una Cappella; lo che approvatoli, ne fu a lui addottàto l'incarico . Egli, fìccome fu il primo a quivi promuovere il culto della Vergine, fu altresì il primo a provarne la di lei beneDi Pace ficenza; attefoché ito a provveder legnami per ufo di tal fabAntonio brica nel fito volgarmente denominato il Ponte de' prati, Ormano. £u affaiito da'ladri, e fvaligiato; nel qual incontro implorando egli l'aiuto della fteffa Vergine, non folo non ricevette da coloro alcuna offefa nella perfona: ma fi vide anche reitituire quanto gli avevano rubato , e lafciato in libertà: come narrano i più antichi Cromili di quei Santuario. Mori il Sormano in Savona in età decrepita, e fu fepolto in quel Duomo entro una tomba da lui (ieflo fabbricatali , fopra la quale fi legge la feguente infcrizione: Pax

Ant.s SoRMAN.8 AftCHITECTOR NON IGNOB.,s HVNC S. AC LVCRE- TIAE CONIVGI CAR.mae PROLIQ. SVAE ELEGIT TVMVLVM . Alcuni han detto effer anche fattura del Sormano laStatua in marmo della Vergine, che colà fi vede nel prefato Santuario: ma io la credo piuttofto lavoro d' un certo Pietro Orfolino , Scultore anch' eflò lombardo; parendomi poterli ciò ricavare dalle parole P. O. S., che fottovi fi leggono .

Altri Scultori dei cognome Sormano operarono in Savona . Uno fra gli altri ( certamente de' migliori ) fu Stefano, il quale formò la Statua della Vergine, che vedefì fopra la porta di S. Giovanni; e quella di Lorenzo Giachiero, che vedefì nel fuddetto Spedale; Statua condotta con molta eleganza , e finezza d'arte. Ciò ho ricavato da uiu atto autentico , che (timo bene di qui riportare .

1637. a dì 7. Aprile .

Li Magnìfici Signori delV O/pedale di S. Paolo di Savona hanno obbligato Maeflro Stefano Sormano a fabbricare la Statua del fu 1orenzo Giachiero con gli ornamenti della nicchia ogni cofa di marmo bianco , fra il termine di mefi quattro; fi' condo il difegno lafciato appreffo Meffer Gto. Francefco Picbejìo Notaio, e fottofcritto dal Sig. Gio. Giancardo; che fta ogni cofa lavorata bene, e ben finita tanto conforme al difegpo,

quanto

quanto anche alla perfezione, che fi defidera uguale a quella— della Statua di Noflra Signora di Mifericordia pofla fulla porta di S. Giovanni; e tutto ciò fi rimette al giudizio del Molto L Reverendo P.Orazio Graffi, tanto pel prezzo del marmo, quan- Dipacb 10 della manifattura flabiliti in lire ottocento , con condizione, Antonio che il detto P. Orazio poffa aggiungervene altre lire cento, in 0W1AN' modo che tutto il prezzo non oltrepajfi lire novecento di moneta corrente in Savona, da pagargli/* prima lire dugento ad ogni fua ricbiefìa't poi altre 200. fra due mefi\ il rimanente finita l' Opera, la quale dovrà dare a luogo a tutte fue fpefe, come per feriti ura in filza.

DI FRANCESCO ALLEGRINI

Pittore da Gubbio.

Anche Francefco Allegrini da Gubbio valente Pit-, tore quantunque fra noi veniilè, e ci lafciafle_* varie nobili produzioni del fuo felice pennello; pur nondimeno dimenticato fu dal Soprani. Mia per tanto farà la cura di fcriverne qui alcuna cofa; onde refti viva nelle carte la memoria di quefto Artefice, ficcome vive nelle infigtii fue Opere.

Fu 1 Allegrini invitato da Roma a Savona da' Signori Gavotti, ad oggetto di dipingere in quel Duomo la Cappella di loro gius; la quale, sì per la rarità de' marmi, s'i per la maeltofa Architettura, onde è adornata, merita-. d' effere tenuta in grandiflìmo pregio. Quefto Pittore vi dipinfe nell' arcata al di fuori due Virtù, che reggono 1' arma Gavotti; e nella volta v' effigiò 1' Arcangelo S. Michele, che difeaccia dal Cielo gli Angioli rubelli. Tali pitture-* piacquero moltiflìmo: onde anche li volle dipinta di fua mano 1' altra Cappella dedicata alla Santiffima Vergine, volgarmente detta della Colonna. Quivi egli rapprefentò ne!4a.

Trafmife per altro a Genova varie fue fatture . L'una di quefte è la Statua della Vergine col Divin Putto, che confervano i Signori Carega di ilrada nuova entro la lorn Cappella domenica . L'altra è il gruppo efprimente la fuga_- Di di Elena, il quale fi conferva da' Signori Spinola nel loro P,"ro palazzo poco diftante dal fopraddetto, e fituato appunto in UGET* capo della medefima (lrada nuova. Ad un Signore della-. Famiglia Lomellini mandò una Statua dell' Immacolata Concezione , che poi per Legato dell' ultimo rampollo di quella Cala fu lafciata a' Confratelli dell' Oratorio de' PP. Filippini , ove al prefente fi venera . Se in tale Statua il Cochin aveflTe notato qualche difetto o d' attitudine, o di paneggiamento: io mi perfuado, che niun Perito gli contraddirebbe. Ad ogni modo però vi fi veggono alcuni putti fra le nubi, fulle quali pofa la-Statua, che fono d'incomparabil bellezza.

Debbo per ultimo riferire un'altra egregia produzione del Puget rimafiaci in Genova. Quefta è il modello in legno ( da efeguirfi in marmo ) per la facciata della Chiefa della Santiflìma Nunziata preflò a quefti PP. Minori Offervanti: modello pieno di grazia, e di magnificenza . Ei fi conferva nel Convento de' fuddetti PP. contiguo alla mentovata lor Chiefa; onde non è difficile a'curiofi Intelliv genti il vederlo .

Chi poi delidera fra noi un'altra prova della rara perizia del Puget nell' Architettura; offervi il maeftofo Aitar maggiore di quefta Chiefa di S. Siro da lui fregiato d' ornamenti, di putti, e d'Angioli in bronzo: lavoro veramente flupendo . Mori il Puget in Manìglia l'anno KJ95., correndo di fua età il fettantefimo fecondo, dopo aver dato non folo colà , ma anche in Parigi, degne teiìimonianze_» del fuo valore ne' bei gruppi di marmo del Real giardino di Veriailles; e dopo aver lafciato anche numero grandiflìmo di tavole ad olio per tutta la Provenza; perocché egli uni alle doti di Scultore, e d'Architetto auella d'eccellente Pittore, come egregio Difcepolo, qual in quefto genere fu, del valentiflìmo Pietro da Cortona.

DI MONSIEUR ONORATO

Scultore Francefe.

A Tempi del Puget, e del noftro Filippo Parodi lavorò in Genova anche un altro Statuario, il cui cognome ci è ignoto . Ci è però noto il fuo merito; e le Opere qui lafciateci, quantunque poche, cel manifeftano . Ei s' appellava Monfieur Onorato.

Abbiamo di Tuo nella Chiefa di S. Rocco la Statua-, marmorea di quefto Santo, la quale è cofa di buon gufto, e di carattere maeftofo, e nobile imitato da quello de' noftri più inflgni Scultori. Onde feorgiamo, che coftui aveva apprefa l'arte in Italia: Qccome altresi cel indica l'altra Statua della Beatiflìma Vergine con Angioli, che vederi all' Aitar maggiore della Chiefa de' PP. della Madre di Dio; e dagli altri Angioli, che fono fopra 1' ornamento dell' Altare della Nazione Francefe nella Chiefa della Nunziata del Guaftato .

Ornando quefti PP. dell' Oratorio 1' Aitar maggiore.* della lor Chiefa di frefeo fabbricata, comperarono in Roma una Statua marmorea di S. Filippo elevato in fulle nubi con due Angioli a' fianchi per collocarla in vece di tavola fui medefimo Altare . Ma ficcome reftava 1' Opera-, fcarfa di bafe, rifpetto al deftinatole fito: cosi ordinarono all' Onorato d' arricchirla d' un altro gruppo d'Angioli in marmo al di fotto, che le accrefceffe ornamento, e maeftà. Tanto quefti efegui, e con perfetra foraiglianza di iìile, come colà può vederli.

Era l'Onorato per anche in Genova l'anno 1700., dopo del quale partì per Francia: né di lui più avemmo notizia.

DI MONSIEUR LA CROIX

Scultore Francefe »

Verso la fine dell'ultimo feorfo fecolo venne a Genova Monfieur La Croix nativo di Borgogna, Scultore, il cui nome è appreflò noi di gran rifonanza . Coftui fu molto eccellente nello fcolpire Immagini di Crocififlì; onde le fatture di lui fono tenute in gran pregio. Ei ne formò de' belliflìmi in avorio, ed alcuni in legno di giuggiolo: lavori, che nelle cafe de' noflri Cittadini , come cofe rare, fi cuftodifeono. In quefti fuoi lavori fi feorge la diligenza all'ultimo grado portata, e l'intelligenza condotta ad un modo così perfetto; che fembra_ . nulla potervifì defiderare di più . E' anche da notarli, che le mifure di dette fue Immagini d' ordinario non eccedono la grandezza d' un palmo e mezzo .

I noftri più celebri Pittori di quel tempo tanto (limarono quefto Scultore; che vollero avere de' fuoi lavori. Tali furono i Piola, i Ferrari , ed il Tavella.

Di grandezza maggiore de' nominati Crocififli dovette farne qui uno: ed è quello, che fta locato al principale-» Altare dell' ampia Chiefa della Nunziata del Guauato. Io però , non avendolo mai veduto da vicino , non poflb dar giudizio della bontà di tal Opera; che peraltro concepifeo fia, quanto le altre di quefto valentuomo, fina , e preziofa. Parti poi di Genova La Croix; e dove andaffe, o dove, e in qual'età terminane i giorni fuoi, io non faprei dirlo.

DI MASSIMILIANO SOLDANI

Scultore Fiorentino.

EGLI è noto quanto bafta, non folo in Firenze, ma anche nelle principali città d'Italia il nome dì Maffìmiliano Soldani Scultore fiorentino , valente Difcepolo di Cirro Ferri, ed Ercole Ferrata: onde io volentieri mi difoenfo dallo fcriverne encomj; e fol mi riftringo a riferire il nobiliffimo lavoro da lui qui coftruito. Venne egli in Genova chiamatoci dal Signor Domenico Saoli, ad oggetto di fargli ornare di bronzi 1' Aitar maggiore della Chiefa di Santa Maria di Carignano, Jufpatronato di quefto Signore . Già quell'Altare aveva un'Immagine di CrocifiiFo del Tacca pur fiorentino: e però volle il Signor Saoli, che un altro fiorentino vi terminane i lavori . Vi fece per tanto il Soldani alcuni ornamenti a' fianchi , ed alcuni putti di bronzo fotto la menfa dello fieno Altare, che fono d' un ottimo gufto; e tutto dì dalle Perfone intelligenti s' ammirano , come capidopera .

Di lavori in bronzo tre ne abbiamo in Genova elegantiflìmi. Il primo è quello della Cappella Grimaldi in S. Francefco di Caftelletto, già deferitto nel primo tomo di queft' Opera . Il fecondo è quello della Cappella Franzoni in S. Carlo; ove fono dodici bufti di Santi, e l'Immagine del Crocififtò ( oltre a' ritratti del Cardinal Giacomo, ed Agoftino Franzoni fuo fratello ): tutte Qpere fingolariflìme d' Aleffandro Algardi. Ed il terzo è quello del preiato Soldani; che poi ritornato in patria carico d' onore, vi terminò i fuoi giorni a' tempi dell' ultimo Granduca della femore gloriofa Famiglia Medicea.

atassie •

DEL

DEL PADRE ANDREA POZZI G E SU ITA, Pittore . s

Avemmo anche in Genova per qualche tempo fui'decadere del proflìmo paflato fecolo il P. Andrea Pozzi della Compagnia di Gesù, nativo di Trento . Il nome di quefto Religiofo è per fe ftefflò un elogio . Il Pafcoli , il Muféo Fiorentino, tutti gli Abecedarj parlano di lui con fenfi di molta ftima; onde chi ne bramaflè notizie maggiori, a quefti ricorra .

Egli rivide Genova più d' una volta; e, come alcuni vogliono, vefti I' abito religiofo nella nota Cafa di Paverano: allorché ella era per anche Noviziato de' PP. della_. Compagnia di Gesù. Quefto Pittore, quantunque molto valeflè nel dipingere di profpettive: pure niuna memoria., ci lafciò in finatto genere; ma bensì diverfe tavole ftoriate. In quefta Chiefa della Cafa Profeffla de' PP. Gefuiti vi fono due tavole; l'una di effe di S. Francefco Borgia davanti alla Vergine; e V altra è rapprefentativa della ftefla Vergine, che porge a S. Stanislao Koftka il Celefte Bambino . Era pur anche in detta Chiefa un' altra tavola del Pozzi, nella quale flava defcritta la Predicazione di S. Francefco Saverio; ma per lo rifoluto sforzo de'chiariofcuri ufatovi, è difficile a intenderfì; da' poco periti fu queft' Opera giudicata men bella dell' altre, quantunque le fuperaflè_.. Laonde, per non efporla alle fciocche cenlùre del volgo, fi fece da que' PP. trasferire in luogo men ovvio; ed ultimamente è ftata mandata a Novi per un Altare della Chiefa de'PP. della medefima Compagnia. Refta però quella, che fece per 1' Oratorio della Cafa di Noviziato dell' Ordin fuo qui in Carignano. Quefta tavola moftra il Miftero dell' Immacolata Concezione; ed è di molto artifizio .

In San Remo ha lavorato il Pozzi la tavola di S. Ignazio , che impone 1' Abito Religiofo a S. Francefco Borgia. Quefta è una tavola fuperba; e che io facilmente antepongo a molte altre del Pozzi da me vedute in diverfe città d'Italia.

Morì il Pozzi in Vienna T anno 1700., che era il feffantefimofettimo della fua vita: e lafciò gran nome, e gran , defiderio di fe. Da Padre Un altro Gefuita di non fo qual nazione, parimente

Andrea Pittore avemmo in Genova; e ci operò ,con aflai buona mae0X2,1 * ftria. Coftui cognominavafi Caftiglione . Onde qui correggo lo sbaglio , che prefi nella mia Guida a' Foreflieri, ftampata 1' anno 1767., ove tal Religiofo fta cognominato Venghier; e ciò per equivoco di chi me lo fuggerì . Il fuddetto Gaftiglione ha lavorato nella Chiefa di S. Ignazio al Noviziato la tavola di quefto Santo, ed alcuni quadri nel Refettorio. Quefto Pittore ha dipinto molto in ambedue le Americhe; ed ultimamente è morto nella capitale della China in età decrepita.


DEL BARBERINI

Plaflicatore Lombardo,

Lombardo era il Barberini Plafticatore; e il di lui nome da' noftri più non ricordali . Si fa , che egli fu in Genova, e ci lafciò degne prove del fuo talen- to in ciò, che ora fono per riferire. Qua giunfe quefto Artefice così a ventura; e fubito ei trovò impiego: conciofllaché effendo flato di frefco fabbri- cato il grand' Albergo de' Poveri; ed avendo alcuni primarj Signori della città contribuite larghe elemofìne per tal Ope- ra; fra quefti i più diftinti, anzi i principali Fondatori, furono i Signori Brignole . Deliberoflì per tanto di far colloca- re entro le grandi nicchie di quelle ampie fcale le loro ftatue in forma auai maggiore del naturale. Di tal lavoro ebbe la commiflìone quefto Plafticatore, che egregiamente l'efe- gui, avendovi maneggiato lo ftucco con tutta 1' immagi- nabil grazia, e delicatezza; oltre a che diede a quelle fi- gure gare una tal movenza, ed attività, che ben moftrano quanto fondatamente coflui poffedeffe V arte fua; e quefti lavori baftano a renderne perpetua 1' onorevol memoria .

Dove terminaffe di vivere il Barberini, non mi è riufeito faperlo . Ma quefto non è un punto di tanta importanza , che m'impegni a farne altra ricerca, per arrivarlo »

DEL CASELLA

Scultore Lombardo.

NÉ anche del Cafella Scultore parimente lombardo ho potuto rinvenire il nome . Il folo cognome-. però , accompagnato dalle fue virtuofe fatiche, abbaftanza il diftingue. Egli lavorò in Genova la funtuofa Cappella marmorea di S. Domenico, entro la Chiefa a quefto Santo dedicata: nella qual Cappella coflrui certe leggiadriflìme figure d' Angioli, che, a guifa di cariatidi, reggono i capitelli difpolti fotto un bel fregiato architrave. Quefti Angioli fono d' un elegante, e morbida paftofità: e il marmo, di cui formarli, è ftato fcelto tale; che in quelle figure moltiflìjno alla carne fi ralfomiglia. Lo fteflb effetto pure fi feorge in alcuni altri graziofi puttini, che reftano intorno alla divota Immagine del prefato Santo. Ne' piediftalli poi, che fono in quella Cappella, veggonfi a baflb rilievo rapprefentati alcuni miracoli di eflb Santo; e ciò con molto fpiritofa , e vivace energia .

Il Cafella ebbe un Difcepolo, che ne feguitò la maniera. Egli fu l'Autore delle due figure di Virtù, che veggonfi entro la Cappella di S. Francefco Saverio in quefta Chiefa del Gesù: ed anche del nobiliflìmo Tabernacolo, che (la collocato in full' Altare della Pietà, entro quefta-. Cnielà di Santa Maria delle Vigne; intorno al qual Tabernacolo

bernacolo fono alcuni Angioli, e puttini lavorati d'un or* timo, e gratiflìmo gufto.

Altro non fo dire di quefto Difcepolo, ficcome nemmen altro del fuo Maeftro . Si crede, che ambidue paflaflèro in Germania; ove, dopo aver dato rare prove di fe, finiifero in grand' onore i lor giorni.

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DI PIETRO DE MULIERIBUS,

DETTO IL TEMPESTA.

Pittore Olandefe .

Anche l'infigne Pittore Pietro de Mulieribus nativo d' Arleme in Olanda venne a Genova fui finire dell' ultimo paflato fecolo . Ma non ci foflè egli venuto; perciocché per fua mala ventura dovette ftare cinque anni continui rinchiufo in quefte carceri. La cagione pur troppo giufta di fua prigionia non ho coraggio di efporla . Ben la riferifcono il Pafcoli, 1' Autore del Muféo Fiorentino, e quello dell' Abecedario Pittorico. Da coftoro l'inveftighi chi ha curiofità di Caperla.

Ciò, che fa ìtravaganza, è, come egli in que'cinque anni d' anguftie, e di capitale pericolo potette cosi egregiamente operare, dipingendo tanti fuperbi quadri per ufo di quefti Cittadini, appreflò de» quali fi confervano, e in gran pregio fi tengono.

Ritiroflì quefto Pittore prima di fua carcerazione inS. Giacomo di Carignano ; e dipinfe colà per que' PP. in forma di mezzo circolo una tela , che tuttavia fuflìfte nella forefterìa . Quefta tela efprime una tempefta di mare; e perché tali argomenti erano quelle cofe, che più d'ordinario, e con ifpecial maeftria dipingeva; perciò fu foprannominato il Tempefta. Laonde alcuni Autori hanno talvolta in lui prefo equivoco, confondendolo con Antonio Tempefta Pittor fiorentino. Ufcì

Ufci finalmente di carcere il De Mulieribus per mediazione del Conte di Melgar Governatore di Milano, che gli ottenne da quefto Sereniflìmo Senato la grazia, e feco a Milano conduflelo; ove da indi innanzi viffe con buona coftumatezza, e con tutto decoro. E quivi dopo molti fuoi eccellenti lavori nell'anno 1701. di fua età feflantaquattrefimo cefsò di vivere.

DI GIOVANNI BARATTA

Scultore Carrarefe.

FU il Baratta uno Scultore di fpedal merito. Noi l'avemmo in Genova per qualche tempo, nel quale ci coftruì varie Opere, che or qui appreffo riferifeo. Per quefta fala del Maggior Configlio lavorò le ftatue de'due Patrizj Bendinello, ed Ottaviano Saoli, che fono con molto garbo condotte.

Nella Cappella eretta dal Cardinal Gio. Battifta Spinola entro la Chiefa di Santa Caterina lavorò i due depofiti di due Signori di tal Famiglia co i loro bulH; 1' uno è del Cardinal Giulio; l'altro del fu Signor Francefco Maria,., Padre del prefato Cardinal Gio. Battifta.

Neil'Ofpedale maggiore, al lato della porta, che conduce all' infermeria de' febbricitanti , fono del Baratta le_. due maeftofe ftatue de' Patrizj Marcello Durazzo il vecchio, ed Ignazio Bona.

Si tiene eflere parimente Opera del Baratta il bel gruppo marmoreo, che vedefi fopra la fontana di Soflìlia, e rapprefenta Enea col Padre Anchife , ed il piccolo Afcanio. Di fua mano pur fono le due ftatue d' Artemifia , e di Cleopatra, che fi confervano nella galleria dell' Eccellentiflìmo Marcello Durazzo del fu Gio. Luca , degne di quel nobiliflìmo pofto.

Altre fatture di quefto Artefice fono nel Duomo di Sarzana, che non cedono in bellezza alle fòprannotate. Egli cefsò di vivere nella fua Patria, già molto vecchio. La fua morte avvenne l'anno 1735. DI

DI PAOLO DE MATTEI

Pittore Napoletano.

Ritorkando di Francia, paftò per Genova Paolo De' Mattei egregio Pittore napoletano , che fu qui trattenuto alcuni giorni da' PP. Gefuiti; affinchè lafciaflfe loro qualche memoria di fua virtù. Egli in breviflìmo tempo dipinfe loro tre tavole per lo Collegio di ftrada Balbi: la prima, dimoftrante le Arti Liberali, fu collocata nella volta della libreria: le altre due, efprimenti, V una la Concezione di Maria Vergine, 1' altra, i Santi Girolamo , e Francefco Saverio, furono collocate nella Chiefa ad eflò Collegio contigua. Ma in niuna di quefte fatture fegnaloflì il Mattei, tuttoché Soggetto foflè di gran rinomanza: né la fcarfezza del tempo può difcolparlo; mentre egli era di fua natura velocittìmo nel dipingere; di modo che molti fanno confìftere la principal dote di lui nella fpeditezza.

Morì in Patria quefto Pittore nel 1728. in età d' anni 67. Le altre fue Opere non appartiene a noi 1' addurle; perché non efeguite né in quella città, nò per quefta città. Chi bramalle faperle, converrebbe ricorreflè al Dommici, che del Mattei ha fcritto diffufamente la vita.

DI STEFANO MARIA LEGNANI

Pittore Milanefe.

Stepano Maria Legnani Pittore, volgarmente denominato il Legnanino, per diftinguerlo da Ambrogio Aio Padre fimilmente Pittore, venne a Genova 1' anno 1712. invitatovi da quefti PP. Filippini, acciocché nella lor Chiefa il Presbiterio dipingere in compagnia del Profpettico Antonio Haffner. Ed ecco in breve la narrazione di quanto vi fece.

Efpreflè coftni a frefco nella volta una fchiera d' Angioli fefteggianti, e fonanti alcuni muficali ftromenti. Nella tribuna rapprefentò San Filippo Neri in contemplazione della Santiffima Vergine aflìfa in Celefte Gloria: ciò, che danno al baftò rimirando i Cardinali Baronio, e Tarugi. Vi fono anche altre figure fituate fopra certi balauftri; al di fotto de'quali fono due quadri, parimente a frefco, che deferi vono due altre azioni del prefato Santo . Nella finiftra di eflì egli ila in atto di comunicare una donna: nella delira , in atto di predicare alla prefenza di S. Carlo Borromjneo . Quefti due quadri però non fono di tanta bellezza, che poffano ftare al confronto delle altre anzidette pitture. Terminati tali lavori, tornò il Legnani a Milano; ove_, l'anno 1715. mori; non avendone più, che 55. d'età.

A noi, giufta il noftio inftituto, non appartiene fcriverne da vantaggio . Diftinte , e copiofe notizie di quefto Pittore fono regiftrate nel Muféo Fiorentino.

DI MARC ANTONIO FRANCESCHINI Pittore Bolognefe é

NON è mio affiinto lo fcriver la vita dell' infigne Pittore Marc' Antonio Francefchini, che già molto elegantemente fu fcritta da Gio. Pietro GavazzoTM Zanotti mio carmìnio Amico di fempre degna, ed onorevole ricordanza . Io debbo fol tanto rammentare le_» Opere , che quegli fece in Genova, veramente nobili, e fegnalate. La fuccinta narrazione di effe bafterà per un grande elogio al merito di tale Artefice, e per dare un bel (àggio di fua rara virtù .

La prima volta, che il Francefchini da Bologna portoffi a Genova, fu ad inftanza del Marchefe Marc' Antonio Grillo, che lo richiefe; affinchè dipingere a frefco il coro della Collegiata di Santa Maria delle Vigne . Lavoro, che, per non fo quali inforte difficoltà, non s'effettuò . Dopo undici anni, cioè 1' anno 1702., qua fece ritorno per le pitture a lui commeffe in ornamento alla gran fala del Maggior Configlio. Egli venne in compagnia del Profpettico Aldrovandini, il quale a quefto Sereniffimo Senato 1'avea propofto.

Divife il Francefchini la volta di detta fala, lunga 200. e più palmi, in tre fpazj. In quello di mezzo rapprefentò la Liguria fedente fu trionfale cocchio d' oro, con la Fortuna incatenata a' piedi. Tal cocchio è tirato da' grifoni, le cui redini tiene la Libertà, preceduta dal Genio della Patria, il quale ha nelle mani una cartella, entrovi il celebre motto. Prjfpotens Genuensium Praesidium . Al batto v' ha la Gloria, che addita la Liguria alle quattro parti del Mondo. Corrono al di fotto i due fiumi Bifagno, e Polcevera; ed è più oltre Nettuno , che abbraccia la Corfica . In alto v' ha la Fama, che moftra le fooglie tolte da' prodi Genovefi alle barbare genti: e al di {opra di quefti (imboli v' è rappre

fentata

tentata la Chìefa con le infegne de' Gradi, e delle Dignità Ecclefiaftiche; e fpecialmente del Sommo Pontificato, a cui parecchi noftri Cittadini furono affanti. ,

Nel fecondo fpazio fta deferitta 1' efpugnazione di Ge- Di rufalemme per mezzo dell' artificiofa torre di legno fab- Marc'Anbricata da Guglielmo Embriaco: e fotto tal pittura fi legge. T°cExtatuT Embriaci turri Hierofolytna Chriflo refìituitur .

Nel terzo fpazio è figurato lo fteflò Embriaco, che_», efpugnata Cefarea, nel dividere le fpoglie con le alleate Nazioni, cede loro tutti i tefori, e folo per fe riferba il Catino di fmeraldo. Ciò, che chiaramente è fpiegato nella fottopofta inferizione, che dice. Vas tantum ex Caefareae fpoliis feligunt Genuenfes.

Nel mezzo poi della parete principale fi rapprefenta il Doge Lionardo Montaldo, che abbraccia Giacomo Lufiignano, e gli fa prefentar la Corona, e lo Scettro; mo(lrando in tal modo di riconofcerlo per Re di Cipri; poiché la Repubblica liberato 1' ebbe dalla prigionia, in cui tenevalo l'anno 1384., nel qual anno i Genovefi rimandarono quel Principe in Cipri onorevolmente accompagnato da una fquadra di galèe. Il motto, che fta fotto quefto quadro, dice cosi. Iacobum Lufìnianum Uh ertale, & Regno Re/pub lie a donat.

A' fianchi del prefato quadro, ed infieme del Trono efprefie il Francefchini in due altri quadri due altre imprefe de'Genovefi: cioè, in uno di em la prefa d'Almeria, città del Regno di Granata; e ficcome tal città era poflèduta da' Mori, e fu da^Genovefi renduta alla Fede CriiYiana: cosi egli quivi dipinfe fquadre di Guerrieri , che, ftefo avendo fui campo infinito numero di Mori , fpiegano i vittoriofi veflìllL, con la vermiglia Croce. Sotto la pittura v'è la feguente infeizione . Almeria Maurìs eripitur, & Cruci confecratur . Ciò accadde 1' anno 1145.

L'argomento del quadro compagno al teftè deferitto è prefo dalla famofa battaglia data per. mare da Biagio Afiereto l'anno 1435. ad Alfonfo Re d'Aragona, il quale reftò prigione. Ma non eflèndo l'Airereto uomo nobile; e rifiutando quel Re di arrenderli in altre mani, che in Tom. IL Y quelle

quelle d' un Cavaliere: perciò cedette la fpada a Giacomo

Giuftiniano. Il tutto dichiarai! nella fottopoftavi infcrizio

'ne. Aragonum Rex Genuenjìum clajje vittus lacobo lujlinìano

Di frae caeteris Ducibus fe tradir .

Marc' An- Ma il quadro più vafto è quello, che occupa la pare

^oschini?" te ^e^a (opra la porta maggiore, in cui v' ha dipinta la_.

fconfitta dell' armata navale fucceduta nella parte orientale

del mare liguftico, preflo all'iToletta di Malóra. Sotto

quefto quadro vedefi fcritto. Pifana claflìs dcletur apud Ma~

lorium fcofulum.

Oltre alle narrate fiori e ricchiffima di mille altri ornamenti è quefta gran fala . Ne' mezzi, che reitano fopra del cornicione, fi veggono la Giuftizia, e la Pace, che fi baciano :. la Prudenza con la Fortezza: il Configlio , ed il Silenzio: ed altre Virtù . Fra tali figure , e i quadri della volta fono a chiarofeuro alcuni (imboli: uno de quali rap^ prefenta una Femmina, che facritìca , coronata da un Genio celefte; ed ha fui fuolo varj idoli infranti. Sotto vi fi legge . Pietas Reipvblicae . In altro (imbolo ila efprefta un' altra Femmina addormentata , con un Genio , che difeaccia le larve: e v'è cartella, che dice. Secvkitas Reipvblicae . Nel terzo è figurata un' altra Femmina , che tiene forro i piedi il Tempo; e nelle mani il sole, e la luna . Sene palcfa il lignificato dal foggiuntovi motto. Aeternitas Reipvblicae . E nel quarto fi feorgono due Fanciulle, 1'una con caduceo, V altra con cornucopia di frutti. Elle feggono in fulla prora d' una barchetta , dalla quale fi porgono fcambi e voi mente la deflra: ed hanno per divifa'lo fcritto, che efpono. Concordia Reipvblicae-. Quattro altri grandi chiariofeuri, pur allufivi alla Liguria, fon fituati verfo gli angoli della lala. Il primo contiene Real Donna feduta, al cui fianco (ta Ercole , ed al baflò diverfe perfone in atto fommeflò, che_> figurano le vinte Nazioni. Quivi in un finto faflò (la fcritto. Genva Victrix . Il fecondo moftra una Femmina in cocchio marino tirato da' delfini, carico d' uve ,• e di fpighe di grano . Il motto di quefto fimbolo dice. Annona Reipvblicae. Il terzo moftra parimente una Femmina con corona di alloro fui capo, appoggiata ad un globo (Iellato, e ad un vafo,

intorno

intorno al quile fi legge. Stabilitas Reipvblicae . V ha in

oltre un uomo con palme, e timone: un altro con veflìllo;

ed in alto la Fama volante. Nell'ultimo di quefti chiario- _

leuri è finta la ftatua di Giano, additata da Mercurio a due Di

figure di Perfonaggi togati: e nella bafe di effa ftatua fon Marc' Ax

r°. n vD i & 1. • n Tonio Frani"

ferme quefte greche lettere: ©ponhsh Omonoia: che in noltro Ceschini-. volgare Tuonano: la concordia intronizzata: allufive all' Unione de'Cittadini genovefi felicemente fucceduta l'anno 1528. Nelle pareti vi fono a chiarofcuro varie figure di termini, di Virtù, di putti tenenti trofèi militari; ed altre moltiffìme cofe , tutte d'un ottimo difegno , e gufto . Vi fi veggono ancora quattro minori (Imboli: e' fono: quello del raggio folare , che ricevuto da uno fpecchio, vien rimandato da emefto in un altro: e v'è per motto. Dvm Vritvr Vrit: quello delle bilance con la feure da una parte, la Corona, e lo Scettro dall' altra . Ne dichiarano il penfiero le apponevi parole . Firmatvr Vtrisqve . E due altri dimoftranti , 1' uno il lione, che dorme con gli occhi aperti; e 1' altro la nave governata in tempefta dal Piloto . Hanno l'inflizione, quella del primo . Dormio Nvnqvam: e quella del fecondo . DlRIGIT OMNES .

Quanta fia la bellezza di queft' Opera facilmente il conofee chi alcun poco di pittura s'intende . Io non ofo dirne di più; perché il Francefchini è lodato quanto bafta da'peritiflìrai Scrittori. Sol tanto, per far manifefta la rifoluta franchezza , che egli aveva nel dipingere, accennerò, come tutto quefto sì fuperbo, e si vafto lavoro fu da lui compiuto nel termine di due anni. E' però da faperfi , che egli, quando venne a Genova , condufie feco Francefco An-" tonio Melloni, e Luigi Quaini fuo Cognato, a cui toccò dipingere i paefi, i panni delle figure, e le armature de' Guerrieri: cofe tutte lavorate all' ultima pulitezza , e mae(lria .

Ripatriò il Francefchini 1' anno 1704.: ma dieci anni dopo fece qua ritornò, invitatoci da quefti PP. Filippini a dipingere la volta della lor Chiefa: ed allora feco condutte il Canonico Giacomo fuo figliuolo pur Pittore, e Giacomo Boni fuo Difcepolo, di cui avremo occafion di particolare

lare più /òtto. Neil' ampia volta di detta Chiefo dipinfe

il Francefchini la Santiflìma Trinità, innanzi alla quale fi

^=^=m prefenta S. Filippo Neri portatovi da molti Angioli: ed egli

Di ila in atto di pregare per li fuoi divoti efpreili in perfone

Marc'An- di varie condizioni, e dignità . V'ha le figure d' altri San

°cmchin]u~ti 9 ed In principale comparfa quelle de' Santi Apolidi

Pietro , e Paolo .

In quattro altri fpazj di cita volta efprefle pure a chiarofcuro altrettante ftorie del prefato S. Filippo Neri: la prima, quando rifiutò il Cardinalato offertogli dal Sommo Pontefice Clemente Vili.: 1' altra, quando prefentò allo ftefto Pontefice le Regole del nuovo da fe fondato Inftituto: la terza , quando, giacendo infermo, è vifitato dalla Reina del Cielo: e la quarta , quando egli ftefib apparifee in Celefie Gloria al Cardinale Baronio .

Volevano que' PP., che il Francefchini lor dipingete ad olio gli otto quadri da collocarfì fòpra il cornicione di quefta medefima loro Chiefa. Ma egli pregolli, che glieli lafciafler dipingere a guazzo . Que' PP., che non bene intendevano quefta maniera di dipingere, e la riputavano cofa di poco conto , non vi fapeano condifeendere . Egli ciò giudiziofamente propofe, offervato avendo V incontro delle fincftie, che per 1' irregolare lor luce non avrebbon lafciato a tutte 1' ore godere perfettamente i quadri, a cagione del luftro, che fogliono ricevere i dipinti ad olio; al che non fono foggetti gli a guazzo. Laonde , per dar chiaramente a conofeere con quanto fondamento di ragione, e di verità egli parlafle; ftefe a guazzo, e fece in prova fermare full' anzidetto cornicione un ovato contenente l'Immagine della Beata Vergine, che tiene in grembo il Divin fuo Figliuolo. Pittura, che ora fta collocata nel piano del primo cortile , per cui fi pafta alla fagreflia . Tal' Opera baftò a fargli ottenere 1' arbitrio di dipingere i fuddetti quadri nella guifa, che aveva defìderato. Quindi egli partito per Bologna , colà gli efegui, e qua gli trafmife; i quali pofli a', loro luoghi, rifeofiero 1' univerfale approvazione; ficcome tuttavia la ri{cuotono da chiunque gli oflerva; eccettochè da Monfieur Cochin, a cui tutti i dipinti di quello Pittore comparirono deboli, e lenza rilievo .

»

Ne' prefati otto quadri fono defcritti alcuni tratti della

vita di quel Santo titolare. Ne'primi quattro fta efpreffo negli

atti feguenti : cioè, di moftrare il Bambino Gesù a due divote .

perfone: di e fière falvato in una caduta da un Angiolo: Di

di fuggire la tentazione di due raalvage femmine: e di Marc' An--

DD , e • • o x, ,. , . & , r TONIO Fran

ncevere lo Spinto Santo . Negli altri quattro vedefi per or- Cbciumi. dine rapprefentato, come falva un Giovane dal naufragio: come libera un'indemoniata: come va in eftafi nel celebrare la Mefia: e come per una frequentatiflìma ftrada di Roma beve alla fiafca di S. Felice Cappuccino . Oltre a' notati quadri conferva!! in detta Chiefa di mano dello fteffo Autore una tavola ad olio, dimoftrante la Vergine col Bambino Gesù, e S. Giufeppe, che meriggiano nel viaggio d' Egitto . Ma quefta tavola è men bella delle altre riferite pitture.;

Eccellenti poi fono certe tavole, che egli dipinfe per alcuni de' principali Signori di quefta città; e contengono Storie della Sacra Bibbia: come, d'Abramo, che fta per facrificare il figliuolo Ifacco: d'Ifmaello, che nel deferto vien meno per 1' ecceflìva fete: di Berfabéa, che nel bagno fi lava. Cosi altre favolofè, come quella di Mercurio, che dalle ceneri dell' arfa Semele ritira Bacco bambino, e lo confegna alle Ninfe.

Per lo palazzo Pallavicini di ftrada nuova dipinfe cinque tele ad olio con favole di Diana: e fpeciofe fra le altre fono le due, che moftrano la ftefla Dea alla caccia-., e le fue Ninfe, che difarmano Amore . L' Eccellentiflìmo Marcello Durazzo del fu Gio. Luca poflìede del Francefchini un quadro, entrovi Arianna, e Bacco. A'Signori. De' Ferrari ne lavorò uno della Vergine , che nel viaggio d'Egitto prende riftoro . Per un Signore di Cafa Doria ne formò una con Adamo, ed Eva. Ed altre pure per li Signori Pinelli. A San Remo mandò a' Signori Borria la belliflìma tavola entrovi le figure di Maria Vergine, di San Niccolò, e di S.Antonio di Padova: la qual tavola fta locata all'Altare della loro Cappella eretta nella Chiefa di S. Francefco.:

Il Signor Gio. Battifta Spinola tiene nel fuo palazzo, lungo la ftrada di Lucoli tre fuperbe tavole di quefto Pittore , eiprimenti, 1' una , Salomone, che incenfa gl' Idoli:

Y 3 Valtra, . .

1' altra, Mosc, che libera le figliuole di Raguele dalle infidie de' Madianiti: la terza, Rebecca al pozzo, che riceve i doni dal fervo d'Àbramo . Belliflìme fono quefte taDi vole > e la terza fpecialmente è un' autentica prova del vaMabc' An- lore del Francefchini: perciocchè, eflendo l'ultima Opera, T°asauNrrcne ufcifle da' pennelli di lui già quafi decrepito ( era egli allora più che ottuagenario ): pure non fente punto di fenile fiacchezza; anzi fembra dipinta da un briofò Giovane. Non molto dopo quefta fua pittura pafsò all' altra vita nel dicembre dell'anno 1725?., che era 1 ottantellmoprimo di fua età.

Chi defidera faper di più circa le Opere infigni, e-. quafi innumerabili, condotte da quefto Pittore, e circa-. i fuoi illibati, e candidi coftumi, legga quanto n' ha fcritto Gio. Pietro Cavazzoni Zanotti nel tomo primo della ftoria Clementina alla pagina 21?.

DI TOMMASO ALDROVANDINI

Pittore Bologmfe; »

E Stato 1'Aldrovandini uno de'più egregj Pittori d' ornamenti, e profpettive, che abbia avuto Bologna , anzi l'Italia. Molte grandiofe Opere egli ha in quefto genere fatto . Ma niuna certamente.» ce n' ha più vafta, e meglio condotta di quella , che vedefì in quefta priricipal fa la del Reale Palazzo.

Prima d'intraprendere queft' Opera era già flato l'Aldrovandini in Genova; ed aveavi dipinto col Figurifta Andrea Carlone alcune ftanze entro il palazzo Spinola, fìtuato dirimpetto alla Chiefa di S. Luca; e la Cappella del Crocififfo nella Parrocchiale di Pegli. Indi chiamato a lavorare in diverfe città, partiflì fenza ricevere da quefto Pubblico alcuna incumbenza. Erafì però già difegnata l'Opera !• fopra

fopra di lui. Onde rifolutofi di farla efeguire, fu qua invitato nel 1707.. Venne egli tofto, e vi mife mano. Nobiliffima è l'invenzione di quefto lavoro: armoniche fono ss==== le tinte: e quegli ornamenti, e quelle cornici fono pennel- Di late con tal energia, che fembrano fpiccate dal muro . Mol- JTM"**^ to avrei che dire, fe io volerti diftintamente defcrivere, e pienamente lodare una tal' Opera degna di quel Regio luogo , e d' eternità. E per quanto ne diceffi, direi tempre., affai meno di quel, che ella merita. Sia un invincibile argomento del fuo bello V alta ftima, che ne fa chiunque de' veri Intelligenti s'imbatte a vederla .

Erafi in quefto mentre riedificata 1' altra gran fala_., che aveala quafi diftrutta il noto incendio recatoci dalle bomde del 1684.; ed anche quefta, ficcome la prima, a fpefe della Famiglia Giuftiniani li doveva ornar di pitture . Quindi tofto che tu in iftato di poter effere dipinta, fe ne diede all' Aldrovandini la cura . In quefta fala fono tre gran quadri ad olio del Solimena, fatti in Napoli, affiflì due nelle principali pareti, ed uno nella volta . I primi due inoltrano lo sbarco in Genova delle Ceneri del Santo Precurfore_*, e 1' entrata del Colombo nell' India. Nel terzo è rapprefentato il Martirio fofferto in Scio da' Giuftiniani, Signori di quell' Ifola: e fotto vi fi legge la feguente infcrizione.

Anno Mdlkvi.

Sedente Romae Pio V.

Sedente Byzantii Selimo ir.

Die Xxviii. Novembris

OcTODEClM NoEILES VlRI IvSTlNlANA DE GENTE

Hostiae Deo Immolatae.

Se belle fono le profpettive dell'altra fala, non gliela cedono per V armonia quelle di quefta feconda: quantunque cosi non voglia il Cochin, che apertamente dice eflèr cileno della forma la più ridicola, che idear mai fi poffa. Ma, per quanto ho fcorto, quefto Francefe ha per iftinto il parlar fempre all' oppofto della realtà delle cole. Tanto ha fatto in altri fuoi pareri: e tanto fa ora nel fentenziare

Y 4 iu i tre

fu i tre quadri del Solimena, lodandone il buon difegno, e biafimandone il colorito; quando anzi il Solimena si in que- . fte , come in altre fue Opere, a comun giudizio degli Intel

D^ ligenti, egregio fu nel colorire, e poco felice nel difegnarc. Tommaso L' Aldrovandini in quefta città, entro la Chieia della

A~r Maddalena de'PP. Somafchi, formò gli ornamenti nelle-, Cappelle della Madonna , e del CrocifhTo. Nel palazzo del Sig. Marcello Durazzo del fu Giacomo Filippo dipinfe due ftanze; e quattro ne dipinfe nell' altro dell' Eccellentiflìmo Marcello, pur Durazzo, del fu Gio. Luca , che fuperbe riufcirono in ogni lor parte . Imperocché , oltre all'avervi aggiufiatamente fimboleggiati li quattro elementi, le feppe con sì proporzionate tinte corrifpondenti adombrare; che a maraviglia partecipano de' colori, che foglion produrli da' rifpettivi riffem dell' acqua , dell' aria , del fuoco, e della-, terra. Nello fteflò palazzo abbellì con ifquifiti lavori a frefco un' altra ftanza; nella quale fono anche varie figure del Boni.

Parimente nel palazzo Pallavicini, fituato lungo la-r. ftrada nuova, dipinfe una ftanza. Un' altra nel palazzo Gentile, poco dittante dalla Chiefa di S. Luca. Tre altre in cafa Saluzzo. Quefti, e più altri lavori fece in Genova 1' Aldrovandini; ftanteché ci dimorò [ ma interrottamente ] quali vent' anni in compagnia d' un fuo Giovane aiutante-» nomato Carlo Befoli, il quale da lui 1' arte d' ornare aveva apparato.

Egli alloggiava nel Monìftero di Santa Caterina di quefti Monaci Benedettini, a' quali lafciò ne' loro dormitori , e fopra le porte delle loro celle, degne memorie di fe_,; avendoci a chiarofcuro dipinte cofe di molto buon gufto. In età d'ottantatrè anni morì quefto valente Artefice in Bologna fua patria l'anno 1736. generalmente compianto, come narra il Zanotti; perciocché , oltre alla fua molta virtù nella Pittura, tante altre doti l'adornavano . Fu gran perdita quefta per li fuoi Concittadini; e anche noi la fentimmo, e n'avemmo dolore, e l'onorammo con lodi, come la noflra. gratitudine richiedeva.

Hafner

Idoe celebri Pittori Profpettici Arrigo, ed Antonio Haffner nacquero ambedue in Bologna: il primo nel 1640.: ed il fecondo nel 1654.. # Eglino furon figliuoli d'un foldato della guardia Svizzera di quel Senato. Coftui vedendoli inclinati al dipingere, raccomandolli ad un efpertó Pittore di quadratura, fotto la cui direzione.» alTai abili fi renderono . L' Arrigo, come maggiore d' età, ne ufcì valente Maeftro prima dell' Antonio; ma l'Anto

nio coll' andar del tempo lo fuperò; onde il Canuti, molto di lui promettendo^, a Roma il conduflè . Quivi gli fu

i di non poco aiuto nelle pitture, che far vi dovette entro

Di Arrigo , la Chiefa de' Santi Domenico, e Sifto.

Bd Antonio Ora parlerem prima d' Arrigo , che pel primo a noi

venne. Egli da non io qual parte dell Italia, ove gia molto avea lavorato, pafsò a Savona. In quella città fu tofto impiegato a dipingere con ornamenti due Cappelle della Chiefa dello Spirito Santo; e in cafa Gavotti [ora^ Peirani ] fregiò una ftanza, in cui dipinfe poi le figure il Prete Guidobono, come già nella vita di eflò Prete dicemmo .

Preflò al Santuario della Madonna di Mifericordia fece gli ornamenti nella Chiefuola del Signor De' Franchi in-, compagnia dello (leflo Guidobono; e a Savona ritornato, abbell1 la Cappella Balbi con vaghiflìme Architetture, che arricchite furono di facre Immagini dal noftro Domenico Piola.

Venuto Arrigo a Genova nel tempo, che giunto e' era anche Antonio fuo fratello, in compagnia di lui tutta a frefeo dipinfe la faia, e quattro falotti del palazzo Brignole; e quelli fono, ne'quali fi veggono le figure fattevi dall'anzidetto Piola, e da Gregorio De' Ferrari .

Da qui egli tornò a Bologna, ove dopo altre vafte produzioni del fuo fertile ingegno, che coli fuffiftono, e in gran pregio fi tengono, terminò i fuoi giorni V anno 1702.; ed ebbe fepoltura nella Chiefa de'PP. Celeftini di quella città .

Ma vengo ad Antonio, che fra noi fi reftò tutto il rimanente di fua vita; febben da principio alcune gite faceffe in altre parti d'Italia, fecondo gl'inviti, che aveva... Egli moltiflìmo in quefti palazzi dipinfe: e di alcune fue Opere farò qui ricordo.

Son di fua mano gli ornamenti della fala, e d'alcune danze entro il palazzo Spinola, dirimpetto alla Chiefa di San Luca: di fua mano pure le profpettive, die fi veggono in cafa Centurione fulla piazza di Foftateli© ^ nella-, qual cafa fon le figure del Prete Guidobono. Entro il palazzo

lazzo Negrone fulla piazza di San Lorenzo fregiò queft' Haffner un falotto figurato dal Piola; e tre altri fregionne in cafa Saluzzo . Similmente operò in diverfe altre cafe, fem- — pre con egregia maeftria. Ciò, che lafcio di efporre, per Diarmgo, paffare ad altre fue più grandiofe fatture. M Antonio

Tutte dipinte fon da coftui le profpettive entro la Chiefa AfFNE* • di San Luca: ficcome quelle del Presbiterio entro la Chiefa de' PP. della Congregazione di Lucca . In Santa Maria del Rifugio ei formò gli ornamenti, che fono all' intorno degli Altari: con una tale paftofità, e morbidezza, che io non faprei, che cofa in quefto genere fi poffa vedere di più delicato . Bello è pure 1' altro ornamento, che egli fece intorno al quadro dell' Aitar maggiore entro la Chiefa di S. Pietro ad Vincula.

Abbiamo anche in Genova un lavoro di quefto Pittore , che contiene figure, ed è quello, che vedefi fopra la porta della fcuola degli Orfanelli. Evvi colà dipinta la Vergine col Bambino, e due Orfanelli al baflò . Quefto lavoro, benché di poco importare, moftra però, che Antonio Haffner, anche nel far figure, fe profeguito aveflTe, fi farebbe renduto eccellente.

L'anno 1704. fu coftui chiamato a dipingere la Cappella di S. Francefco di Sales entro la Chiefa di S. Filippo Neri dal Padre Garbarino, Prepofito della Congregazione dell' Oratorio . Era 1' Haflher penitente di, quefto Padre, che molto amandolo, e (limandolo, volle tenerlo a convivere nella Religiofa Cafa per tutto il tempo, che durò 1' affare . Intanto invaghitofi 1' Haffner di quella sì efemplare Congregazione, chielè di entrarvi , c1' ottenne . V entrò per tanto il fuddetto anno 1704.

Veftito ch' ebbe quell' abito in qualità di Fratello onorario ( cioè efente da tutti ci' impieghi, che fi fogliono deftinare agli altri Fratelli ); iiccome fa Chiefa di S. Filippo Neri era ftata di poco tempo riedificata : così egli prefe a dipingerla d' ornati. Figurolla poi, conforme dicemmo , il Francefehini. Come fi portaiiè in tal' Opera 1' Haffner, non__. abbifogna, che io lo racconti; perciocché è noto a tutta-. l'Italia il valore diluì; e l'armonia delle fue tinte ognuno ben fa quanto foffe elegante, e fqave. In genere di così fatte

pitture

pitture dovranno gl' Italiani proteftar fempre fpeciale obbligazione a' bolognefì Pittori. u Fu si divulgata la fama della rara virtù del HafFner;

Dt Arrigo, che, anche Reiigiofo , dovette paflare a Firenze, dove chia^h£f2e? mato.l'aveva il Gran Duca Gio. Gaftone, per intendere il parere di lui intorno agli ornamenti, di cui quel Principe deftinava fornire il fuperbo Altare, che dovea locarli nella Cappella Medicea in San Lorenzo . V andò 1' Haffner; e 'da quel Sovrano ebbe accoglienze indicibili . Lo fervi da

par fuo; e pien d' onori, e di doni a Genova fece ritorno. Nel tempo, che vifle in Congregazione [cioè tutto il rimanente de' fuoi giorni, da che in quella entrò ] s'occupava fovente nella fua nobile Profeflìone; e d'ordinario non altro componeva, fe non che ornamenti per cofe facre. Uno di quefti è quello , che fta colà intorno alla nicchia della Madonna nel refettorio dique'PP.; ed un altro èia profpettiva nel luogo della ricreazione de' Confratelli dell' Oratorio, lungo la ftrada Balbi; luogo, chte fu tutto eretto con fuo difegno .

Mori Antonio Haffner nel 1732. a' dì 6. di luglio, dopo effere religiofamente vivuto in quella Congregazione per lo fpazio di ventott' anni; e fu interrato nella comune fepoltura di que' Religiofi .

Ebbe quefto Pittore un' indole amena, e un tratto graziofo , e cortefe . Parlava con molta faviezza , fchiettezza, e modeftia. In fua gioventù fi. moftrò alquanto collerico, e rifentito: ma paflato quel punto raflerenavafi, e fpirava giovialità; nè era capace a far nocumento a veruno: anzi pronto era fempre in far fervigio a chiunque ne .bavefle richiefto . La pietà fu fua fpeciale virtù, e fugli ultimi anni del viver fuo più chiaramente il diede a conofcere; avendo egli lafciate eredi delle fue non piccole fòftanze le Zitelle del Confervatorio di Noftra Signora di Mifericordia, fondato fotto le regole del Santo Inftitutore dell'Ordine^ da lui abbracciato*

DI GIOVANNI BASSIGNANI

Ingegnere Brefciano.

Giovanni Baflìgnani nato in Brefcia, ma di Genitori tofeani, nel ièftodecimo anno di fua età, 1669. di nollra falute, terminato che ebbe lo (ìudio delle belle lettere, li portò in Padova a quel delle.» Matematiche, e fpecialmente dell' Architettura Militare, a cui era fbinto dal genio . Applicovvifi colà feriamente per lo fpazio di fei anni continui, or difegnando piante di città, e di fortezze; or difendendo carte topografiche con_. mifure efattiflìme; ed or deferivendo accampamenti, affedj, trincee, e cofe tali, nel che a maraviglia riufeiva; mentre gran deprezza aveva nel maneggiare il compaflb , e gran finezza nel tirar delle linee: dori, che accompagnate erano da un elegante, e viftofo carattere . Onde i fLoi difegni pareano impreflìoni di rami maeflrevolmente ineifi a bulino. Bene a (Iodato in quefte pratiche, ficcome ancora nel modellare, e nel retto ufo dell' Aftrolabio, pafsò a Venezia; ove introdottoli all' Fccellentiflìnio Francefco Morofini, gli prefentò alcune carte di fortificazioni in pianta, ed in profpetto , cosi accuratamente ritratte , che quel Cavaliere intendentiflìino dell' Arte Ingegnera , grandemente ftimoile; e prodottele in Senato, permafe a' Colleghi di dare impiego a quei virtuofo Giovane; perciocchè di molto buon comodo farebbe (lato alla Repubblica. Gli fu per tanto fuggerito, che porgefle al medefimo Senato fupplica d' eflere ammeffo al fervizio. Cosi egli fece; e a tenore di quella gli fu fpedita patente d' accettazione in qualità d'Ingegnere coll' aflegnamento di quindici ducatoni il mefe; e tu tofto mandato nel Friuli ad aflìflere alle fortificazioni dell' inefpugnabil città di Palma; ove già da un fecolo fi lavorava.

Dopo un anno di fua dimora colà , richiamato a Venezia , ebbe ordine di vifìtare Pefchiera, forte caftello preflb il Iago di Garda, e formarne il difegno; ficcome anche-. del vicino territorio, con tutte le più efatte mifure: conforme

forme efegui. Indi, poiché trovavafì la Repubblica in pace, chiefele licenza di andare per qualche tempo a fervire in -guerra viva l'Imperadore; affin di perfezionarfi coll'efpe

Di rienza nella Profeflìone. La Repubblica gliela concedette Boston Ani. Per cmclue ann*: di più, con continuazione dello ftipendio;

f)urché egli trafmetteffe ogni anno alla banca di Venezia^ ettere teftimoniali di vita, e d'attuale fervizio nell'armata Cefarea; e ritornaffe in capo a cinque anni; o anche prima, qualora la Repubblica fofle ftata in occorrenza di richiamarlo . Pam dunque il Baflìgnani con le fue credenziali per Vienna; e colà prefentoflì al Supremo Configlio di guerra, il quale tofto 1' ammife con 1' arfegnamento di cinquanta fiorini il raefe [Comma corrifpondente a circa centocinquanta lire di Genova ] . Indi lo fpedì nell' Alfaziaall' efercito . Ciò fu l'anno 1677. Quivi diede il novello Ingegnere chiare prove del fuo iàpere, e del fuo coraggio nell' avanzamento d' approcci , nell' erezione di batterie, e nel regolamento di lavori fotterranei; e v' acquiftò molto credito. Spirò finalmente il termine della permiflìone; ond' egli, ottenuto il congedo dal Generale Principe di Baden, fi reftitui ben agguerrito a Venezia , ove anche ammodi ioflì.

Prevedendo intanto la Repubblica efferle inevitabile la guerra contro alla Porta Ottomana; erali unita in lega con 1' Auftria, e con la Polonia. Laonde, accrefciuto lo ftipendio al Baflìgnani, fpedillo tofto verfo levante a vifitar le fortezze de' confini; acciocché le faceffe riftorare, e munire, ove egli n' avelie conofciuto il bifogno . Andò quefti, e per più d' un anno ftette occupato nell' adempimento della faticofa commiflìone; trafmettendo fucccflìvamente al Senato in lettere, e in difegni 1' efatta relazione di quanto operava.

Dichiaroflì di li a poco la guerra; e giunto in levante col1' armata il Capitan Generale Morofini, volle appreflo di fé quefto Ingegnere, alla cui direzione alcune delle più importanti cofe affidava. Io non m'eftendo a defcriverle; baftandomi d' allegarne il Senatore Pietro Garzoni, che compilò d' ordine pubblico la ftoria di Venezia, cominciando

dall' anno

dall'anno 1664., e traendola fino al 1714.. Quefto grave Autore nel terzo libro della prima parte, dove narra 1'afTedio di Corone in Morea fatto dall' efercito Criftiano l'an- — no 1685., fcrive così. Profeguiva intanto l'uno, e l' altro Di attacco, /'Qltr amarino diretto ali Ingegnere Giovanni BaJJìgna- Giovanni ni, e il Maltefe dall' Ingegnere Giovanni Milaà Verneda; e-. tanto operarono, che fi die principio alle mine . Ed alquanto dopo . Riempiuta con dugentocinquanta barili di polvere la-* mina fotto il gran torrioni ., che era fiata condotta dall' Ingegnere EaJJignani; e la mattina degli undici d' agoflo datole il fuoco: fi vide con orribile feotimento Spalancata una grati— breccia, e via capace da introdurfi le milizie dentro la piazza. Per la qual parte prefa d' affalto la ilefla piazza, vi furono meffì a fil di fpada più di tremila abitanti, oltre a ben_. mille, e cinquecento prigionieri; e vi fi fe'gran bottino. Tutto ciò per cagion della fede rotta da' Turchi, mentre fi (tendevano gli articoli della refa . Veggafi intorno a ciò anche il Senatore Michele Fofcarini .

Ebbero encomio , e premio dal Senato quegli Ufficiali, che s' erano in tale imprefa diftinti; fra' quali il Baffignani fu onorato con ampio diploma, con medaglione, e catena d' oro, e con altro accrefeimento di flipendio .

Profeguì quefto Valentuomo a faticare negli afledj di altre città della Morea , e fpecialmente di Modone , e di Napoli di Romania renduteii a'patti. Ma nel id8p. fotto 1' infelice affedio di Negroponte reftò da colpo di fpingarda gravemente ferito nella tefta; onde caduto a terra, e fmarriti i fenfì, fu tenuto per morto . Più di quaranta giorni flette col cranio feffo , e dichiarato infanabile; fìcché, difperando degli aiuti umani, ricorfe alla Madonna del Carmine, di cui era divotiffimo; ed ebbe la grazia della guarigione. Tuttavia, anche guarito, faceva fempre una fpecie d'orrore, qualunque volta difeopriva la parte fuperiore della-. fronte vicino al polfo deflro, ove gli fi vedeva una buca tutta intorta, e più d' un dito profonda.

Già il Baffignani era fazio ci' una vita sì afpra, ed efpofla a'primi pericoli: ma convenivagli finire il tempo del fuo fervizio, che ftendevafi a due altri anni: e troppo ave

va di lui bifogno l'armata; perciocchè di quattro Ingegneri , che in quella fervivano, egli folo era rimafto vivo, . benchè malconcio, e debole; onde il portavano in una feDi dia a vedere i lavori. Dovette per tanto durarla fino al Giovanni r
Fece quindi ritorno a Venezia, dove gli mori in breve la moglie . Cosi abbandonato , ed afflitto rifolvette d' andare a ftarfi col fuo vecchio Padre, che da alcuni anni s' era ritirato in Sarzana, e fofpirava di rivederlo . Vi fi portò ben fornito di orerie, di gioie, e d'altre cofe preziofe. Quivi egli itimò fuo dovere il prefentarfi al Signor Commiffario di quella città, che cortefemente accoltolo, ed uditolo difeorrere, conobbe il buon fondamento di luì nella Profeflìon d'Ingegnere . Diede tofto ragguaglio a Genova dell'arrivo, e delle qualità di quefto Soggetto, a cui frattanto fuggerì, che, come per ricreazione, e di paffaggio qua ne venule. Venne in Genova il Baflìgnani; e con qualche fuo bellKlìmo difegno diede tal faggio di fe; che fu tantofto ammeflb al fervizio. Vent' anni durovvi; e molto contento; perchè fuori d'ogni difturbo di guerra. In__ quefto tempo prefe di nuovo moglie , che fu una Signora di Chiavari, della Famiglia* Varefe, oggidì eftinta .

Ei ricevè per Genova, e per lo fiato fucceflìve commiflìoni, che effettuò con univerfale foddisfazione. In Genova migliorò alcuni fiti di fortificazioni dalla parte del Bifagno, ed accrebbe il molo nuovo, e lo rendè più munito . Nella fortezza di Santa Maria , fituata nella bocca-, del golfo della Spezia, aggiunte a fior d' acqua una batteria, che vi giudicò neceffaria; perchè lènza quella le navi nemiche , poichè fi fottero bene appreflate, vi rellavano ficure . Nella fortezza di Savona fece cominciare il depofito della polvere, e rifar di pianta il baftione verfo ponente, che per cagione dell'acqua fotterranea, debilitato ne'fondamenti, minacciava rovina. Tal baftione è flimato dagF Intelligenti un lavoro di gran perizia. Ingrandì colà in diverte parti con profondi fcavi il letto al fiume Letimbro

( appellato

(appellato comunemente Lavaneftro), che Ipeflò ingranando traboccava con notabil danno de' vicini campi. Ma non potè totalmente ripararvi; perché la città non era in cafo====^s di fupplire alle maggiori fpefe, che vi voleano. Altre colè Di riftorò , ed altre ne forni, o accrebbe giufta il bifogno. Giovanni

•vtii • -s r ^ 1» • j. 1 ni °i Bassignani.

Nel 1712. comincio a fentire gì incomodi dell età, e le cattive confeguenze di ciò, che aveva patito nella guerra di Levante . Gli fi fparfero per tutta la perfona certe_* macchie di color pavonazzo, accompagnate da quafi continuo prurito; né punto gli giovarono i fomenti, e i bagni, che praticava per configlio de' Medici.

Era dique'dì capitato in Genova fuggiafco, percagion di finiftro occorfogli, l'Ingegnere Langlad, che niuno qui conofcendo, fece capo al Bauignani, come a Soggetto della medefima ProfeiTìone. Quefti gli diede frattanto cortefe allogio: indi, provatane 1' abilità , lo propofe al Magiftrato di Guerra, dal quale gli ottenne pofto di Sottoingegnere con (ufficiente ftipendio . Suppliva il Langlad a quelle operazioni , che erano al Baflìgnani dall' infermità impedite; e nulla facea fenza confultarlo.

L'anno fuflèguente 1713. ambedue furono fpediti al Finale a demolirvi il famofo caftello Gavone . La calcina di quelle mura, larghe fino a trenta palmi, era così impietrita, che a' primi colpi fpuntavanfi i picconi; onde molta fatica duravano gli Operaj . Bifognò adunque lavorar con le mine. Frequenti eran quefte, e non piccole. Una fra le altre_» conteneva diciotto barili di polvere. Vero è, che la polvere per l'umidore del fito aveva perduto molto di forza, che rifarcivafi con raddoppiar di effa polvere 1' ordinaria-, dofe. L'arte mantenne illefi alcuni cafamenti dello fteflò caftello; e fece, che di fuori niun danno da' gagliardi fcoppj, e fcotimenti fi riceveffe. Mifurarono pofcia i due Ingegneri, e minutamente defcriffero i borghi, i villaggi , e i confini di quel Marchefaro .

Nel 1714., ritornato a Genova il Baflignani, fi fentì crefcere il male di tal maniera, che a grande fiento maneggiava il compaflò; ed appena poteva abbozzare qualche clifegno. Aveagli il Signor Domenico Saoli parlato del funTom. II. % tuofo

tuofo ponte, che volea far coftruire, per agevolare, e rendere più maeftofa la ftrada, che conduce al magnifico Tcm===== pio di Santa Maria di Carignano. Se ne feusò il BaffignaDi ni, adducendo la propria impotenza cagionatagli dal rifeGiovanni rito morbo; e nel tempo fteffo gli lodò il Langlad, come AsacNANi. g0ggetto capaciflìmo ad efeguire la grand' Opera . Saoli fu tal notizia appoggioflì al Langlad, che ricevuta la commiffìone, regolandofi feconlo le inftruzioni del Baflìgnani, formò due difegni della vatta macchina; l'uno tutto diritto; 1' altro in pane piegato a guifa di gomito. Belliflìmo era il primo; ma di troppo grave fpefa per le molte demolizioni , e pe' gran tagli di cafe, che richiedeva . Perciò fu trafcelto il fecondo, che minore fpefa importava; ma era-, anche men bello . Vi fi pofe mano , e in due anni, o circa fi terminò. Ponte, che per verità è uno de' cofpicui ornamenti di quefta Metropoli.

Nella (late del 1716. il Baflìgnani., rinunziato avendo all'impiego, fi ritirò a Chiavari, per provare , fe quell'aria gli recaffe qualche alleviamento: ma egli non giunfe a compiervi l'anno; perocché vi mori nel maggio del 1717., avendo lafciata erede d'ogni fua facoltà, confìilente in groiio danaro, e ricche fuppellettili, la Moglie, che pur non ne viftè contenta.

Gli furono fatte folenniflìme efequie col1' intervento delle bande di quella giurifdizione, con tamburo incordato, e con gli altri militari onori; e tu feppellito nella Chieii di Noflra Signora dell' Orto, in particolare avello al lato finiftro della porta maggiore, e col femplice nome . Ioannes Bassignani H. S. E. Il tutto, lecondoché egli ordinato avea poco prima del fuo trapaffare.

Fu quefl' uomo aflai limofiniero, frequente agli efercizj di pietà , ed a' Sacramenti: divotiflìmo in oltre di Maria , le cui principali Fefte folea prevenire con rigorofo digiuno . Non fi vide mai in collera: non s'ud1 mai vantare fe ftefto, né biafimare, o avvilire altrui: non curò mai né veglie, né giuochi . Pofledeva cinque lingue; cioè, la francefe , la tedefea , la greca popolarefca , e la latina..; oltre alla fua nativa italiana: tuttavia non ne fece mai

)ompa; valendofene folo all' occorrenza o di aver a parare con iftranieri, o di legger libri fcritti in alcuna di quelle. Infegnò a parecchi la Profeflìone: ma chi in effa gli ha fatto diftintiflìmo onore è fiato il poc' anzi defunto Brigadiere.. Matteo Vinzone, che non ceflava di predicar le Iodi di quefto fuo infigne Maeftro, di cui varj difegni trattatelli, ed inftrumenti matematici ereditò .

Le qui ferine notizie mi fono fiate fomminiftrate dal P. Gio. Domenico Baflìgnani Religiofo delle Scuole Pie_j , e Nipote di quefto Ingegnere; al quale Religiofo molto dee la prefente Opera da lui ripulita.

Di

Giovanni Bvssignani,


IL Guarienti nel fuo Abecedario Pittorico dà un'attai fcarfa notizia di Giacomo Antonio Ponfonelli, di cui niun altro ha mai fcritto. Io qui rapporterò varie cofe di giunta a quelle del Guarienti; e ciò anche a motivo, che il Ponfonelli è attai benemerito della Liguria per li nobiliflìmi lavori in eflà cpftruiti; e può confiderarfi comò noftro; attefochè per lo fpazio di iettanta, e più anni fra noi dimorò. Patria

Patria di quefto infìgne Scultore fu Malfa di Carrara. Suo Padre nomoflì Domenico Ponfonelli, parimente Sculto€e, ma di quadro; il quale lavorò qualche tempo in Fi- , nale, e pofeia in Savona nella facciata del Tempio della Di Giacomo Madonna di Mifericordia in compagnia di Taddeo Carlone. p**TM*^ Avendo Domenico feco quefto fuo figliuolo; e vedendolo *

applicare ftudiofamente alla Profeflìone paterna, per dargli fcuola migliore, lo confegnò a Filippo Parodi, preflò al quale il buon Difcepolo tanto tempo fermom"; che ne divenne valente Maeftro: onde il Parodi fteflò, ammirando la virtù del Giovane, ftimò di ben appoggiare la propria figliuola Maria Agata, con dargliela in ifpofa .

In compagnia del Suocero andò il Ponfonelli a Venezia , ed a Padova, e di moltiflìmo aiuto gli fu ne' lavori, avendo acquietata il nuovo Artefice una tal pratica di lavorare il marmo da non cedere in quel genere a verun Profeflore del noftro fecolo. Era pur la cofa amena 1' udir raccontar alcuni accidenti occorfigli in Venezia, e fpecialmente le predizioni fattegli da un Aftrologo . E fra le molte, che per ifcherzo diceva eflTerfi avverate, poneva anche quella veramente ftrana, e incredibile: cioè, che egli un giorno avrebbe contraftato con Tefte Coronate . Imperocché ( foggiugneva ) io ebbi una volta a contrariare per lo prezzo d' alcuni lavori con certi Religiojl, cioè portano i capelli tagliati a guifa dì corona . .

Ma pattiamo a ciò , che più concerne al noftro inftituto. Molte, e fuperbe furono le fculture da quefto Ponfonelli formate; e maflìmamente quelle, che andarono fuori della noftra cittì . In quefta Chiefa di S. Carlo lavorò in marmo le due belle Statue della Santa Terefa, e del S. Giovanni della Croce, locate fopra le colonne della Cappella del Carmine . Sul frontifpizio dell'Aitar maggiore di quefta Chiefa di S. Filippo Neri {colpi le altre due dimoftranti la Purità, e la Manfuetudine. Nella Chiefa della Nunziata del Guaftato lavorò la Cappella dedicata a $. Diego, ed ornolla con le figure della Fede, della Speranza , e della-. Carità, che fono d' ottimo gufto , e molto fentono di quello del Parodi, già fuo Maeftro. Ma ciò, che ha del fingo

Z 3 lare,

lare, e l'Immagine del Crocififlò lavorata in cartapefta entro la nicchia d' una Cappella della Chiefa medefima; la_. , qual nicchia il Ponfonelli fregiò di graziofi puttini di (tue* Di Giacomo co , e decorolla altresì d' una luce, che oltremodo armoAntonio niofa , e vaga la rende . Fra le molte bellezze, di cui è CWS0N£LU • adorna queff Immagine, fi dee con diftinzione ottervare il naturaliffiino cadimento, ed abbandono d' un corpo morto: cofa, che tira alla maraviglia, e alla divozione chiunque ben la confidera.

Ma chi defilera veder un' Opera di quelV Artefice-. fra le belle belliflìma, bafterà, che offervi la Cappella della Madonna entro la Chiefa de' PP. della Congregazione di Lucca. Egli ornò tal Cappella con sì vaghi intrecci, e_» puttini; che fono una maraviglia dell' Arte: nè crederò d' efagerare, fe dirò, che maggior bellezza non avrebbero dato a que' lavori gli fcarpelli del Parodi medefimo.

Nella prima ftanza della fpezieria di quelY Ofpedale-. maggiore avvi in marmo del Ponfonelli la Madonna di Mifericordia con a' piedi Antonio Botta, ed alcuni Angioletti. Opera, che fpira grazia, e dolcezza . Un' altra fua fattura fullo fteiTo argomento, ma lavorata a baffo rilievo, degna anch' efia di molta lode, Ila locata in capo alla ftrada di Scurreria: ed un altro battò rilievo, entrovi la Vergine dagli Angioli Affunta in Cielo, vedefi murato nella facciata d' una cafa , che rifponde alla piazzetta della ftrada denominata il Campo. Anche in queiT Opera fi fcorge la maeftru di quefto nobile Artefice.

Nella Chiefa di Santa Marta architettò la bella nicchia dell' Altare, ove è locata la Statua di quella Santa: Statua conftruita dal Parodi. Oltracciò fece vi il Ponfonelli alcuni .graziofi putii difpofti con tal fimmetria, che niun altro Artefice avrebbe potuto divifarla migliore .

In Albizzuola mandò la Statua rapprefentativa dell' Immacolata Concezione di Maria. Tale Statua è locata-. all' Aitar maggiore della Chiefa Parrocchiale della marina. Nel Duomo di Savona entro la Cappella dell' Affunta coftruì parte in marmo, e parte in itfucco il nobil fepolcro del fu Monfignore Stefano Spinola già Vefcovo di quella

città.

città . E fuor di Savona fulla piazza del Santuario di Noftra Signora di Mifericordia v' è di queft' Artefice la Statua dell5 Angiolo, che forma il principale ornamento di ======

quella mormorea fontana . Di Giacomo

Nel luogo di Taggia, entro la Chiefa de' PP. Dome- p^JJ^JJ, nicani, fi veggono di lui le Statue di Maria Santiffima, ONSONEL"« e del Santo Pontefice Pio V.

A Cadice mandò quattordici di voti baflì rilievi efprimenti la Storia della Paffione di Gesù Criflo, i quali colà fon locati, infieme con un' Immagine marmorea del Crocififfo , lungo la flrada , che conduce alla Chiefa de' PP. Cappuccini . Altre fue Opere mandò il Ponfonelli in altre città della Spagna; le quali Opere in quanto gran credito foffero, s' argomenti dalle rilevanti fomme d' argento , che_. n' ebbe in mercede. Imperciocché d' ordine de' foli Signori Grilli gli furon pagati diciannovemila pezzi da otto reali.

Non pochi fono i lavori di quefto valente Scultore da lui trafmeflì in Lisbona, ove incontrarono pieniffima ap- . provazione . Fra quefti fi contano le otto Statue d' Apoftoli per la Chiefa della Madonna di Loreto in compimento del numero di dodici; poiché le prime quattro già ve le avea formate Filippo Parodi, come nella fua vita dicemmo .

Per la Keal Corte di Spagna lavorò dodici bufti, che riufcirono d'ottima (bruttura; e fi fa, che in Madrid fommamente piacquero .

Quanto valeffe il Ponfonelli nell' Architettura lo dichiarano molte fue Opere, e (penalmente gli ornamenti d'una Cappella dedicata alla Madonna entro la Chiefa di S. Ambrogio di Voltri. Più ancora appare qutfta fua abilità negli altri viftofi , e fodi ornamenti con fua direzione coQruiti fulla porta di Genova pretto alla Lanterna , i quali, acomun giudizio degl' Intelligenti, non la cedono in artifizio , e bellezza a quei delle altre porte di quefrV inclita Dominante.

Il Marchefe Marc'Antonio Grillo, che molto amava, e Mimava il noftro Scultore, gli commife in baffo rilievo il ritratto d'un Antenato di tal Famiglia. Quefto batto rilievo fucoftruito, e collocato nell'atrio, che introduce alla Chiefa di quefto grand' Albergo de' Poveri; ove tuttora fi

vede. Fa maraviglia quefV Opera per la delicatezza , C-» maeftria , con cui è lavorata . Il Ponfonelli a riguardo di efla ^^^^^ ( che finalmente altro non contiene , che una mezza figura ) Di Giacomo ne riportò un regalo di cinquecentocinquanta genovine_». Antonio Dopo tale baflb rilievo un altro formonne d' una Dama , Ponsono.li . -j quaje fta collocato dirimpetto al già riferito: ma è d'interior condizione .

Fu in progrefiò di tempo impiegato il Ponfonelli dal prefato Signor Grillo in modellare in iftucco certe urne_> fepolcrali , che fono nel Presbiterio di quefta Collegiata di Santa Maria delle Vigne, ad oggetto di fargliele poi efeguire in marmo. Prima però volle, che colà cotlruiflè_> l'ampio Aitar maggiore. Il Ponfonelli vi pofe mano, formandovi in alto una maeltofa nuvola con un gruppo d' Angioli di belliflìmo intreccio. L' Altare è tutto lavorato con ornamenti di finiflìma bruttura; ed ha intorno feftoni, grappoli d' uve , targhe , (imboli d' Evangelifti, e mille altre cofe, che io non vaglio a degnamente defcrivere . Ma non potè terminare del tutto l'Opera; perciocchè prevenuto fu dalla morte, che lo colfe l'anno 1735.; mentre egli n'avea di fua età ottantaquattro. Il cadavere di lui portato fu in S. Teodoro , e quivi interrato nella fepoltura del Suocero. Fu il Ponfonelli di naturale allegro, e brillante. Nel ragionare faceto, ed ameno i e però la fua converiazione era molto gradita . Egli abitava fuori della porta di S. Tommafo: e di lui fi racconta, che un giorno, per liberarli dalla noia di penfare al vitto, ed al veltito, avea perluafi gli abitanti di quel quartiere a mettere in comune tutti i lor beni, e quotidiani guadagni: e già formava il modello della fabbrica, per depofitarvi ogni cofa . Interrogato, fe avrebbe effetto un tal penfiero; e fe tutti d'uniforme Pentimento farebbero concorfi all' efecuzione della fatta-. propofla: rifpofe, disi; mentre ni un altro vi reftava a persuadere, che il Principe Doria, il quale abitava poco lungi da quella porta.

Era poi cofa graziofa il vederlo in prefenza di chi teneva le monete d'oro fafeiate, e con gelosia le cavava-, fuor della borfa; vederlo, dico, metter mano alla tafea,

e trarne

e trarne le doppie, che vi teneva, alla rinfula cori la matita , e col carbone; di cui perciò erano tutte tinte, e fudice: rimproverandoli cosi. Voi tenete tanto conto dell' oro: . .

ed io lo fiimo, come il carbone, ed il fango . Avrei materia Di Giacomo lunghiflìma , le raccontar volerti le facezie , i coturni fuoi, e le p^NsTM*[£, graziofe difpute, che fovente avea con Domenico Parodi fuo Cognato; mentre quanto più quefti s'ingrandiva, tanto più egli per innocente contrattempo, e per indiretta ammonizione avvilivafi.

Avrebbe il Ponfonelli più lavorato; ed avute maggiori protezioni, ed amicizie, fe non fotte ftato nel parlare alquanto fatirico. Ei non la rifparmiava a perfona , allorchè fi fentiva alcun poco pungere. In fatti un giorno a un Cittadino di qualche riguardo, che rifiutò di fargli avere un lavoro , dicendogli: M' è flato detto ejjere voi troppo careflofo, e lungo: egli francamente rifpofe: E di voi fapete, che tri è flato detto? Che fletè un furfante . Io però non l ' ho creduto: né lo crederò mai. Del rimanente fu il Ponfonelli uomo ben coturnato, e di foda pietà: ciò, che diè a divedere fino full' ultime ore del viver fuo; avendo voluto ricevere il Santiflìmo Viatico , non già nel letto , ma ginocchioni in mezzo alla ftanza: tuttochè per la fiacchezza molto penaffe a (lare in quel modo.

Egli ebbe un folo Difcepolo. Quefti fu il già menzionato Pafquale Bocciardo, che tuttora vive in età vegeta-., e fa onore al Maeftro. Io godo mòltiflìmó di non aver dovuto fcrivere di lui, come m' aveva fatto temere per una pericolofa malattia, che ultimamente ha fofferto; da cui, la Dio mercè, è perfettamente rifanato . Abbia pur altri quefto vantaggio: e 1'abbia tardi. E intanto profeguilca quefto Profeftore a renderfi fempre più celebre co' fuoi preziofi lavori.

SE oltre alle bell' Opere fatte in Genova da Sebaftiano Galeotti, parlerò anche di molte da lui fatte in altre città d'Italia; fo, che riufcirò grato ad alcuni Amici di tali notizie defiderofi . E parmi anche di dovcre_> per giuftizia riferirle; perchè, quantunque il Galeotti non ioffe genovefe: pure genovefi or poffon chiamarli i figliuoli di lui , che da mezzo fecolo hanno qui inabilito il lor domicilio . Giufeppe il primo di eflì è fra noi Pittore di grande abiliti; e fomminiftrerà un giorno ad altri materia di fcrivere, come ora a me il fuo chiarimmo Padre la fomminiftra . Nacqus

Nacque Sebaftiano Galeotti in Firenze 1' anno 1676. , e fotto la direzione dell' inligne Pittore Alefflandro Gherardini fece maravigliofi progreflì sì nel difegnare, che nel co- g lorire . Ma, bramofo d'acquiftar nuove cognizioni nell'Ar- Di te, trasferirti a Bologna, invitato colà dalla fama dal ce- Q"ast,^° lebratiflìmo Profefiòre Gio. Giofefo Del Sole, da cui apprefe L 01TI * la ficura maniera di divenir valentuomo. Tornato in fatti a Firenze % diede fubito prove manifefte del frutto ricavato dagl' indefeflì fuoi ftudj, con la produzione di varj ben intefi lavori cosi ad olio, come a frefco . Onde s' acquiftò credito d' egregio Artefice appreflò gl' Intelligenti di quella città.

Sue prime fatture in Firenze furono le cinque lunette nel fecondo chioftro di S. Marco de' PP. Domenicani, entro le quali rapprefentò alcuni fatti della vita di S. Domenico. Poi per la Chiefa di S. Giacopo fopr' Arno dipinfe una tavola efprimente l'Immacolata Concezione di Maria Vergine: e nella Chiefa delle Monache di Sant' Orfola dipinfe lo sfondo della volta con S. Pietro d' Alcantara, che adora la Croce. Ma in quefto lavoro il Pittore alquanto ingannoffi; Manteche , credendo egli la volta più alta di quello, che in effetto è; non conduife il dipinto con una miiura proporzionata alla lontananza .

Molto lavorò in altre città della Tofcana, come in~. Pifa; ove per la Chiefa de' PP. Conventuali colorì un quadro ad olio; e dentro il coro una medaglia fui frefco . In Pontremoli dipinfe tutta la Chiefa della Confraternita-, de' Cavalieri, rapprefentandovi l'Immacolata Concezione , e molte Virtù.

In Milano dipinfe alcune ftanze nel palazzo Calderara; ed una in cafa Cufani con Y Aurora; ed in cafa Simonetti defediTe a frefco alcune florie d'Aleflandro Magno, fra le quali bellUfima è la rapprelentanza dello (pofalizio d' effo Aleilandro con Roftane .

In Lodi dipinfe il coro della Chiefa de' PP. Minori Offervanti, e tutto il palazzo Modignani, fuorché la fala. In cafa Barni fece le pitture della galleria, e di due falotti. Poco dittante da Lodi nella villa di Roncadello pergl'ifteffi Signori dipinfe la fala del loro palazzo; e fijurovvi due»*

favole,

favole, l'una'di Tetri, d'altra di Plutone. In Como evvi dipinto dal Galeotti tutto il nobil palazzo de' Signori Mog» giafchi.

Di In Codogno vedefi di lui una gran tavola allufiva al

Sebastia?
In Cremona è fattura di queft'Artefice 1' a frefco entro la Cappella dell' Attluita nella'Chiefa de' PP. Ago(tiniani. Per que' Nobili molte cofe ei dipinfe ne' loro palazzi; e ipccialmente in cafa Crivelli.

Nella villa di Bordolano , poche miglia fuor di Cremona , entro il palazzo de' Grotti, fece parecchi degni lavori.

In Vicenza v' ha di mano del Galeotti 1' a frefco della gran fala , e della galleria' di cafa Porto. E in cafa Treffina v' ha di fùo la volta d' un falotto .

Anche in Parma lavorò molto quefto Pittore. Colà, entro la Chiefa delle Monache Terefiane, ed in quella delle altre Monache di Noftra Signora delle Grazie fon tutte_* dell' efperto pennello di lui le pitture, che fi veggono nella volta, e nelle pareti. Opere, a dir vero, infigni per P invenzione, per la ben ordinata fimmetria, per la finezza de' tratti, e pel vago, e vivace colorito; onde pofflòno ftare a fronte con quelle de' più eccellenti Artefici de' due fecoli ultimamente paflati.'

Parimente nel Duomo di detta città dipinfe due Cappelle: e per alcune di quelle Chiefe fono diverfi quadri pure formati da lui.

Dipinte pofcia in tre refettorj: cioè in quello de' PP. del Terzo Ordine di S. Francefco : in quello de' Minori Offervanti: e in quello de* Seminarifti. In tutti e tre a perfezione .

Anche in diverfi palazzi vi fon fue pitture. In quello de' Pallavicini colorì due falotti: e nella fcala rapprefentò la caduta de' Giganti. In cafa Sanvitali dipinfe le refte per lo fpofalizio di Giunone con Giove; ed allo fteflò Sanvitali dipinfe la fala del palazzo di villa poco lungi da Parma; ficcome in quel dittretto dipinfe due Cappelle della Chiefa de' PP. Certofini.

Fu il Galeotti molto impiegato dal Duca Antonio Farnefe, che ìq inviò ad un fuo cartello di delizie a dipingervi

diverfe fale del palazzo; e principalmente quella dell'udienza, nella qual fala quefto Pittore eflìgiò un Ercole coronato di gigli, per (imbolo di quell'inclito Principe. Accanto ad Ercole figurò le Virtù Cardinali, la Pietà, la Fe- Dl de, la Magnanimità, la Clemenza, ed altre in atto diri- Sebastiano verenza verfo .1' Eroe . G/ujotti ,

Sopra quefte avvi poi 1' Eternità, che porta fcritto a caratteri d' oro in un libro. Virtus Farneftana nec Jìmilem— vifa e fi, nec habere fequentem. Si vedono pur quivi le Arti nobili, e le Scienze, tutte intente a rendere con l'Opere loro immortale la Gloria de' Farnefi. Oltre alle riferite fi*> gure, vi fono anche quelle altre della Fortuna, della Felicità , della Ricchezza , e del Ben Pubblico . Comparifcono in alto gli Elementi in fefta, e tutti i Cieli, i Pianeti, e varie Deità in gioiofo afpetto, rimirando il coronato, e corteggiato grand' Ercole. In fine è quefta una pittura piena d'ingegnofe immagini, e di fpiritofi concetti.

Non meno del Duca Antonio impiegollo la Ducheflà Dorotéa, che mandollo a dipingerle la maeftofa Cappella fituata vicino a Colorno . Egli v' efpreffe 1' Att'unzione della Santiflìma Vergine al Cielo; e negli angoli figurovvi gli Apolloli diftribuiti con egual numero per ciafeun angolo. L'anno 1729. fu il Galeotti invitato a Genova dal P. Don Paolo Spinola Somafco a dipingere quefta Chiefa della Maddalena . Indugiò l'invitato , a cagione d' alcune incumbenze; le quali efeguite, qua venne, e pofe mano al lavoro. La prima cola , che in detta Chiefa dipinfe , fu la tribuna , ove efpreiTe con piena efattezza di difegno, e con intenfa_. forza di tinte la Maddalena a' piè di Grifto in cafa del Fariféo. Ma appunto il grande , ed il forte di quefta fua-t maniera non riufci grato a que' Padri : onde egli fu aftretto ad attenerli ad un' altra più tenue , e ad un colorire più dolce: come Cubito praticò nella pittura dimoftrante^ il Miftero della Santiflìma Eucarifha, dipinto (òpra l'Alta^ maggiore ', e nelle due fiori e laterali efprimenti Crifto, che rende la vifta al Cieco nato; e lo Hello Grifto, che alla menfa d' Emmaus improvvilo fparifee dagli occhi de' due Pifcepoli. Pofe poi mano alla volta principale della Chiefa;

e in vafto

e in vafto fpazio v' efpreffe I' Eterna Sapienza, che abbatte

i vizj: ed è adorata dalle Virtù Teologali.

i Nella cupola figurò la Gloria di Santa Maria Madda

Di lena portata da fchiera d' Angioli avanti all' aperto Paradi

Sibastiano fo; e ne' peducci formò figure di Profeti. Entro le volte

Aleotti. jatera|j della ciiiefa, e dove appunto etta forma le tefte

della crociata , figurò nell' una la Rifurrezione di Criflo , e

nell' altra l'Incoronazione di Maria Vergine in Reina del

Cielo.

Dopo quefti lavori pafsò in cafa Spinola fulla piazza-. di Pellicceria: e nella volta d'un falotto v' efpreffe Pfiche, che porge la mano allo fpofo Amore davanti a un confeflò di Dei. Quindi pafsò ad ornare altre due ftanze nel palazzo de'Signori Negroni, fulla piazza di S. Lorenzo: e nell' una di effe rapprefentò Giove in atto di fpedir quaggiù la Guerra, e la Pace: ed il Configlio in atto di trattenerfi quefla feconda: nell' altra effigiò le Arti nobili fedute a' fianchi dell' Immortalità; e al baffo alcuni vizj abbattuti.

Indi fu da' prefati Signori mandato a Zappello al loro

{>alazzo di villeggiatura; ove dipinfe la Cappella, entrovi a Santiflìma Vergine da'Cori d'Angioli Affunta al Cielo. In Savona dipinfe il Galeotti infieme col Profpettico Gio. Battifla Natali la volta della Chiefa della Nunziata: e vi figurò lo fleflo Miftero dell' Affunzione di Maria Vergine corteggiata da. Angeliche fchiere.

Tuttoché aveflT e quefto Pittore ftabilita in Genova la fua famiglia: pure dovea fovente portarli in altre ciuà, chiamatovi a farvi lavori di confiderazione , e d'impegno . Egli per tanto da qui n' andò a dipingere a Bergamo; indi a Cremona, e a Piacenza: e in queft'ultima-città più copiofe, che nell'altre due, lafciò le produzioni del fuo raro pennello; fra le quali hanno diflinto merito lo sfondo della Chiefa di S. Donnino, la tavola ne' PP. Teatini; i lavori nella fala del palazzo Scotti; "ove dipinfe a frefco le imprefe d' Ercole; e in quattro vafte tele ad olio rapprefentò alcune azioni di Cleopatra, e di Marc' Antonio.

Tre volte fu il Galeotti in Torino . La prima invitatovi da'Conti di Guarena, affinché ornatlè loro di pitture un—'

falotto,

falotto, ed una gallerìa . Nel tempo medefimo conofciutofl il Tuo merito da quel Re, fu da lui mandato al deliziofo foggiorno di Rivoli, a dipingervi 1' atrio Reale, che di-

vide T appartamento d' erfo Re da quello della Reina_*. u, In quefto Tito efpreffe lo fpofalizio di Bacco con Arianna . Sebastiano

La feconda volta vi fu chiamato, affinché di là paffaffe ALEOTTI« in Pinerolo; ove gito, vi dipinfe la Chiefa delle Religiofe della Trinità: indi il refettorio de' PP. Minori Offervanti. La terza volta portoflì a Torino ad inftanza della nobil Famiglia de' Tana, nel cui palazzo dipinfe la maeftofa fala , e vi rapprefentò gli Dei in ifcompiglio cagionato dalla Difcordia . Nell'anticamera fece le immagini d'alcune Virtù e in un falotto, le divede età dell' uomo : nella ftanza del letto efpreffe Giove, e Venere: e in un gabinetto figurò Cefalo in atto di rapire 1' Aurora.

Ricevette quefto Pittore in Torino molti onori: e meritamente; fra' quali ebbe quello di Direttore della Reale Accademia . Dovendofi poi dipingere la Chiefa dell' infìgne Santuario della Madonna nel borgo di Vico fui Monferrato , fu dal Re per tal' Opera mandato colà infieme con Giufeppe Bibbiena Pittore Profpettico . Ma il Galeotti appena vigiunfe, fu affai ito da febbre etica, accompagnata da un'ardente diabete, che, dopo d'averlo tormentato per fette meli continui, lo tolfe dal numero de' viventi nel 1745., eiTendo egli in età d'anni 70., o circa. Mori nello ftdlò borgo di Vico; e in quella Parrocchiale ebbe onorevole fepoltura .

Fu il Galeotti uomo d'umore allegro, gentile nel tratto, e liberalismo nello fpendere; che, fe tale non foffe (tato, avrebbe potuto lafciare ricche foftanze a Giufeppe, e Gio. Battifta fuoi figliuoli, che ambidue vivono, e fono egregj Pittori, 1' uno di figure , l'altro di profpettive .

DI GIACOMO GAGINO

Scultore Lombardo ,

I A Como Gagino nativo di Bilione, luogo diftante undici miglia da Como, venne a Genova , ed apprefe qui la Scultura da certo Francefco Garo fuo Compatriota.

Quefto Gagino, fìccome avea gran talento, cos'i facilmente fuperò il Maeftro, e divenne Scultore più che oramano. J Un' Opera di coftui, la quale bafta a farlo conofcere.

per eccellente nella fua Profeiiione, fi è quella , che egli coftrui per le Monache di S. Silveflro, efiftente negli ornamenti del portone del lor Moniftero . In quefti ornamenti, oltre ad una benintefa Architettura, fono introdotti due Angioli, che fanno l'uflìzio delle cariatidi folite collocarli negli ornamenti degli edifizj profani. Al di fopra v' ha la figura di S. Silveftro con belliflìmi Angioletti all'intorno, che concorrono a nobilitare quell' egregia fattura .

Fu il Gagiao nel luogo di Seftri di levante, chiamatovi dal Duca Doria; ed ivi architettò in marmo la Cappella del palazzo di quel Signore; e adornolla d' elegantiflìmo ftatue. Tal Opera vien da' Periti giudicata la migliore, che fia ufcita dagli (carpelli di quefto Artefice.

Mori il Gagino in Genova nel 1763. in età di 64. anni. Lafciò poche foftanze alla fua numerofa famiglia-., la quale avrebbe potuto lafciare ben provveduta; fe fiato fofle men diflìpatore di quel molto, che alla giornata foIga guadagnare.

DI DIEGO C AR LONE

Plafikatore Lombardo * *

Lanno 1732. fu in Genova Diego Carlone, nativo di Scaria, luogo 16. miglia diftante da Como. Cortili nell'arte di maneggiare lo ftucco con dilicatezza, e maeftria pochi ebbe, che 1' eguagliaflèro . Quindi acquiftoflì in diverfe pani dell' Europa un_ eredito non ordinario.

Egli appena a noi venne , fu tantofto impiegato dal Signor Domenico Saoli nella fua Collegiata di Santa Maria di Carignano a lavorarvi le otto Statue degli Apoftoli, che al predente vi 11 veggono dentro alla Cappella della Vergine, e del B. Alefìàndro. Lavorò fimilmente in iftucco le altre quattro magnifiche Statue de' quattro principali Dottori latini della Chiefa, che ftanno a' fianchi delle laterali porte di quel funtuofo Tempio. Tutte però le anzidette Opere formò fu i modelli di Francefco Schiaffino noftro Scultore, di cui già addietro parlammo.

Appena compiute quefte cofe, fu il Carlone repentinamente afiàlito da una nera malattia, dalla quale, per interceflìone di S. Giovanni Nepomuceno fuo Speciale Avvocato , in breve guari. Ricordevole dell' ottenuta grazia-., per gratitudine al Santo, volle figurarlo in baflo rilievo nella fagreftìa della Chiefa medefima entro un ovato, aggiuntivi per fregio alcuni Angioletti, che riufcirono grazio iìffimi.

Ritornò alla patria ben onorato , e rimunerato; ove_* fini i fuoi giorni in età decrepita verfo la metà del prefente fecolo.

♦{»}♦

DI GIO. BATTISTA NATALI

Pittore Piacentino.

DI Francefco Natali Piacentino, celebre Pittore di profpettive, nacque Gio. Battifta; e dal Padre la Profemone apparo con tanto profitto; che forpaffollo. L'eccellente maeftria di quefto Pittore è tanto nota, e da altri Pittori sì ben promulgata; ch' io Aimo fuperfluo il qui occuparmi in defcrivcrla. Riftringerommi per tanto a quel lolo punto, che compete al mio prefente inflituto: cioè ad una femplice relazione di quanto egli fra noi operò.

Venne coftui dalla patria a Genova l'anno 1736-5 e in cafa Spinola fulla piazza di Pellicceria dipinfe gli ornamenti ad un falotto figurato dal Galeotti. Pofcia, ciTendo colà molto (perduti gli ornamenti della fala, che già avevano più d' un fecolo: il Natali ve li rifece di fua invenzione; falvando per intero le florie, che v' erano di vecchio dipinte dal Tavarone.

Pafsò quefto Profpettico a Savona, e vi dipinfe la volta della Gniefa della Nunziata; ove dicemmo elicivi le figure del Galeotti. Tal pittura è veramente cofa nobìlo , e rara . Per farne concepire agli Spettatori meno intelligenti il pregio; fogliamo dir loro, che ella è fattura del Natali .

Egli ebbe a lavorar molto per la Tofcana, e fpecialmente in Lucca. In Cafale di Monferrato fi trattenne a dipingere circa ott'anni continui; ove per le figure gli fupplì Gio. Affoftino mio Padre . Le più vafte, e migliori Opere di quelli due Artefici fi veggon colà nelle cafe Guzzani, Ardiffoni, Magnocavallo, e ne' PP. Minori Conventuali.

Pafsò finalmente il Natali a Napoli: e in quella città fu, dove egli più che altrove lavorò, e cofe fempre di delicatiflìmo gufto, così nelle Chiefe principali, come ne'privati palazzi; per le quali Opere fempre più crebbe nell' esumazione de' Virtuofi.

Natali >

Stava in Napoli quefto Pittore affai ritirato, ed in_ abito pofitivo , menando vita religiofa co' PP. della Congregazione della Madre di Dio , fra' quali mori, faranno ora ^^^^ cinque anni, mentre egli toccava il feffantefimofefto di fua Di do.

età . Battista

Il nome di queflo Pittore diverrà in breve più celebre, a cagione delle (lampe già preparate fu i difegni, che egli ricavò dagli avanzi delle antiche fabbriche di Baia, di Pozzuolo, e d' altre di que' contorni.

DI MARCO SACCONI

Pittore Fiorentino .

FU Marco Sacconi un Pittore Profpettico di gran talento; e che la Proiettiva quant' altri mai fondatamente fcppe, e praticò; e fe egli s' aveffe proccurata più morbidezza nel colorire, e flato foffe meno sforzato nel dintornare: pochi pari avrebbe avuto a' fuoi giorni. Ciò non oftante debbo parlare di lui con dipinta lode; perchè i fuoi lavori , che fra noi condufle, tanto richieggono. Egli venne chiamato a Savona a dipingere le profpettive entro la Chiefa de' PP. Gefuiti: ove portatoli, efegui attai bene il lavoro . Onde que' PP. ebbero del fuo operato tanta foddisfazione, quanto poco foddisfatti fi dichiararono del Pittore, che dentro tali ornamenti le figure formò.

Il Sacconi, dopo tal' Opera, portoflì a Genova , e molte cofe ci lavorò. In cafa Spinola mila piazza di Pellicceria dipinfe a frefco una ftanza: e due altre nel palazzo Franzoni, nelle quali compofe le figure il noflro Domenico Parodi.

Nel palazzo Saluzzo dipinfe gli ornamenti della fala: e in quello de' Mari in Campetto dipinfe pure la fala con

Aa a la volta

la volta d' alcune ftanze: de' quali fuoi lavori di quadratura le figure fono del Boni. Per gl' ifteflì Signori dipinfe . un altro vafto (Ito entro il loro palazzo di villa, predò Di alla Chiefa di Santa Maria della Sanità . Makco L'anno 1746. fe ne ritornò il Sacconi alla patria, feco

Accon». c0ncjuccnrìo ja Moglie, che tolta aveva in Genova, e due figliuoli, che qui gli erano nati. Ma colà nulla più operò; flantechè, eflfendo già molto avanzato negli anni, perdette la memoria, gli il confufe la fantasia, e diventò quafi fcemo. In jale (tato io lo vidi a Firenze nel 1762.; nel qual anno egli era più che fettuagenario . Indi pochi mefì più fopravvifle.

De' fuoi figliuoli uno attende alla Pittura; e quefti è il maggiore, nomato Giufeppe, giovane di raro talento, ed efatto Difegnatore della galleria Granducale. Egli è mio cariflìmo Amico; e non poche fono le obbligazioni che gli profeflb per le particolari notizie da lui recatemi intorno alla noftra Profeflione, e alla prefente Storia.

DI ANTONIO RICCA

Architttto del Maro.

LArchitetto Antonia Ricca nacque nel Maro, borgo del Principato d' Oheglia. Giacomo fuo Padre fu parimente Architetto; e alcune cofe rifece per qua con buona difpofizione, e condotta . Ma Antonio più del Padre valfe nella Profeflìone; ed oltre alla fina_* perizia, ch'ei v'ebbe, fu anche un eccellente Difegnatore. Molto operò queiY Artefice in Genova nella riftaurazìone di varj palazzi, e Chiefe . Anzi delle Ghiefc alcune ti ereffe di pianta, e totalmente di fuo ritrovato . Una è quella di S. Ignazio in Carignano al Noviziato de' PP. Ge

fuiti ì

fuiti: e 1' altra è quella di S. Torpete; che , quantunque piccola, non lafcia d' elfere riguardevole per la fua regolatiflìma fimmatria. » *' ■■ .

Preflò alla Chiefa del Carmine vi coftrui 1' Oratorio di Di Santa Maria Maddalena de' Pazzi, e di buona forma . Ma ^g*g"° di forma ancora migliore è l'ampia Chiela Parrocchiale-. "* da lui fabbricata nel luogo di Bogliafco . Opera, per cui fommo onore ne rifulterà fempre a quefto nobile Artefice.

In occafione, che fi trattennero in Genova le truppe fpagnuole a' tempi dell' ultima guerra , fu il Ricca eletto per un Ingegnere di quell' Armata . Ma ciò , che gli avrebbe dovuto recare maggior emolumento, gii recò anzi grave_. difeapito, e perdita di fe fteflò . Imperocché, avendo egli ricevuta in confegna una grofia fomma di denaro , che fervir dovea per le paghe di quelle milizie; gli fu quefta nottetempo rubata; onde, per fupplire al danno, non folo reilò privo di quanto nell' addietro s' avea acquiftato: ma di più fu coftretto a vendere alcuni cafamenti, che qui poffedeva . Perlocché il poveruomo fi riduffe a tale, che di dolore impazzì: né mai più ricuperò il fenno. In tale ftato fu condotto in patria; dove ultimamente in età feffagenaria ha cefikto di vivere.

Fu il Ricca quanto uomo onefto, onorato, e di coflumi illibatiflìmi; altrettanto di perfona deforme. Bafta avea la ftatura, difuguali le membra , e una ftrana gobba alla fpalla deflra . Per la qual cofa egli era comunemente appellato il Gobbo Ricca.


AN e Ne la famiglia de' Boni a queft' ora s' è fatta genovefe. Chi qui piantolla fu Giacomo Antonio valente Pitrore, di cui vuole la gratitudine, e V antica amicizia, che io ne ponga in comparfa il merito; non oftante, che altri già 1 abbiano pubblicato. Il primo, che di lui abbia fcritto, è flato il Zanotti, il quale, perchè fcriflè, mentre il Boni per anche vivea; perciò non ne ha data la vita compiuta: ed il fecondo è itato il Canonico Crefpi, che, non eflendo mai venuto a

Genova,

-Genova, non ha potuto oflervare le fatture da quefV Artefice qui lafciate . Mi lufingo per tanto di poter io più alla diftefa , e con maggior ficurezza d'ambedue quegli Scrittori. formarne un' efatta narrazione; e tanto più, perché alcune Di Giacom» cofe di bocca di eflò Boni ho più volte io medelimo udito Antonio

* Bota •

raccontare .

Nacque Giacomo Antonio Boni in Bologna nel 1688. il di 28. d' aprile . Non s\ tolto fi dichiarò per la Pittura, che il Padre fuo lo conduffe al Cavalier Marc' Antonio Francefchini; affinché in fua fcuola lo ricevefle. Tanto fegui . Ma poco dappoi , eflendo convenuto al Francefchini andar fuori di Bologna, raccómandollo egli medefima al Greti, fono la cui direzione copiò il Boni 1' egregie iatture del palazzo Favi . Indi a non molto anche il Creti portoni fuor di Bologna . In tale abbandono di Maeflri pafsò il Boni a Forlì nella fcuola d'un altro fuo celebre Compatriota.., qual era il Cavalier Carlo Cignani; ove tofto die chiare piove del fuo raro talento; e ben previde il Cignani, che quel fuo nuovo Difcepolo farebbe divenuto un eccellente-* Pittore .

Rendutofi pofeia il Francefchini a Bologna, anche il Boni vi ritornò, e fotto lui profeguì , come prima, lofhidio. Già molto innanzi era ito nell' Arte con particola^ piacere , e maraviglia dello (teflo Maeltro; quando quefti, dovendo paffare a Roma, menolio feco: e lo tenne per fuo coadiutore nelle Opere, che prefè a fare in una delle cupole di S. Pietro, per commiffione di Papa Clemente XI.

Dopo quefte Opere, ritornato il Boni a Bologna, cominciò a dar belle prove di fua virtù . La prima fua pittura fui frefeo quella fu della volta della Chiefa de'PP. Celeftini , entrovi ftorie della vita del Santo loro Inftitutore. Nel che però ebbe compagno Giacinto Garofalini, già Dir fcepolo anch' eflò del Francefchini.'

Ciò terminato, venne il Boni a Genova col Maelìro, a cui tu di grand' aiuto nelle pitture, che quefti conduffe nella Chiefa de' PP. Filippini ^ ove fono totalmente del Boni le fuperbe -figure di due Virtù, colà dipinte a' fianchi dell'arma Pallavicina full' arco , che introduce al Presbiterio.

Aa 4 Dappoi

Il Francefchini, poichè ebbe efcguita l'att'unta commiffione, quinci partì: ed il Boni fi trattenne tuttavia in Ge, nova; avendoci trovato di buone occafioni, per utilmente Di Giacomo impiegarli. Egli dipinfe nella prefata Chiefa la volta della Antonio Cappella di Noftra Signora; e vi rapprefentò la di lei glcriofa Att'unzione al Cielo; nel qual lavoro tanto egregiamente portoflì; che da molti Periti è crediìta pittura del Maeftro: e ben ella è degna di cagionar queft' equivoco.

Suffeguentemente andò col Maellro a Crema, ove lavorò con elfo nella Chiefa del Carmine: ed a Piacenza_., ove fìmilmente lavorò in Santa Maria del Popolo.

Chiamato a Lavino vi dipinfe la volta della Chiefa di S. Bernardino da Siena . E a Parma figurò entro la Chiefa di que' PP. Certofini S. Bruno portato in Cielo dagli Angioli.

Già il Boni avea avuto commiflìone di dipingere uno de' principali quadri di facciata, che doveano ornare la fala del palazzo del Signor Giacomo Filippo Durazzo: palazzo fituato lungo la ftrada Balbi. Egli qua fece ritorno; e feco compiuto recò il quadro, in cui rapprefentato avea il giovanetto Achille in atto d'abbracciare la Madre, mentre l'Aio Chirone lo Ila attendendo. Belliflìmo riufci quefto quadro: ma effendo alquanto fcolorito, a cagione del fuo tenue impafto: fu ultimamente in gran parte rifatto da Giufeppe Galeotti: nè io credo, che fe ora il Boni il vedeffe, avrebbe occafione di lagnarfi del Reftauratore .

Di que' giorni il celebre Tommafo Aldrovandini dipingeva entro il palazzo, che ora è poffeduto dall' Eccellentilfimo Marcello Durazzo del fu Gio. Luca . Quivi il Boni ornò di figure una ftanza, fregiata poi dallo ftetto Aldrovandini; e v' introdufle Zefiro, e Flora con grazio!! putti leggiadramente fcherzanti fra loro.

Prima, ch' ei ritornatte a Genova per quefto lavoro, egli avea qua trafmeflì da Bologna due quadri, che ora_. fervono di laterali nella Cappella del CrocifuTo in quefta Chiefa della Maddalena . Neil' uno di eflì v' ha I' Orazione di Criflo nell' orto; e nell' altro , lo ftetto Crifto morto, giacente in grembo all' addolorata Madre. Di fomma bellezza fon quefti due quadri; talchè lo fteflb Francefchini,

allorchè

allorchè li vide, reftonne rapito; e s'efpreffe con alte lodi del Aio cosi bravo Difcepolo.

In vifta de' fuddetti quadri, gliene mandarono a Bolo- ,

gna la commiflìone di due quefti PP. Filippini: e vi vollero, Eh Giacomo nell' uno S. Francefco di Sales in atto di celebrare la Meffa: A^Th°N,10 e nell' altro k> fleflb Santo in atto di rilufcitare un morto fanciullo . Quadri di molto pregio, che ora hanno luogo entro la Cappella al medefimo Santo dedicata nella Chicfa di San Filippo Neri.

Giunti quefti quadri a Genova , piacquero tanto a' prefati PP.; che tofto gliene ordinarono quattro altri ftoriati, i quali compofe qui, e felicemente riufeiti, ebbero luogo nella Cappella dedicata a Santa Caterina Fiefca. Ei fono

?[uelli, che patitamente la rapprefentano in atto d'effer erita dall' Amore Divino: di fcrivere il trattato del Purgatorio: di fervire nello spedale agi' infermi: e di agitar!) piena di turbazione, e d' anfietà: forfe per efprimere_# queir ecceflb di zelo, che foventc fpingevala a gir per le rtrade gridando . Non più peccati: non più.

Dipinfe il Boni nella (Ietta Chiefa a frefeo, entro la Cappella della Madonna: e figurovvi la di Lei Natività: la Prefentazione al Tempio: lo Spofalizio con S. Giufeppe: e la Vifitazione a Santa Elifabetta.

Compiuti quefti lavori, pafsò di nuovo a Bologna; ove co' difegni del Maeftro nel porticale della Madonna-. di S. Luca rapprefentò per 1' Accademia Clementina il Miftero della gloriofa Rifurrezione di Crifto . Dopo la qual fattura n' andò coll' Aldrovandini a Parma; e quivi dipinfe in S. Giovanni quattro Cappelle, dedicate, una alla Santiflìma Croce: un' altra a S. Antonio Abate: la terza a Santa Geltrude: e la quarta a' Santi Michele, e Girolamo .

I Signori Pallavicini l'invitarono nuovamente a Genova. Egli ci venne: e per elfi dipinfe il coro di S. Pancrazio; ove fi vede quefto Santo portato dagli Angioli innanzi alla Santiflìma Trinità: e a lato vi {la la Beatiflìma Vergine. Queft' Opera fu fommamente gradita. In fatti ella ha una compofizione sì uni fona , emoftra una tale paftofità, e morbidezza; che noa può non meritare il pieno altrui gradimento . Anche

Anche quefti PP. Gefuiri impiegarono il Boni a dipinger la volta della Cappella di S. Luigi Gonzaga entro la^

. i loro Chiefa dedicata a' Santi Girolamo, e Francefco Saverio.

Di Giacomo Egli vi figurò efflò S. Luigi in Gloria fra fchiere d'Anabss? S'loli , Siccome il vide Santa Maria Maddalena de' Pazzi. Ciò terminato, volle il Signor Giacomo Filippo Durazzo, che gli dipingefle una flanza. Efeguì il Pittore la commiffione; e vi efpreffe Bacco, ed Arianna, con alcuni Silvani, e fanciulli, e le tre Grazie.

Vedendo il Boni quanto erano gradite in Genova le fue pitture, rifolvette di.qui totalmente flabilirfì. Riportatoli per tanto a Bologna; dappoiché v' ebbe formato una gran tavola della Crocififlìone del Redentore per non fo qual terra del diflretto di Brefcia; fi trasfert a noi con la Tua famiglia . Ciò fu l'anno 1726.

Qui per la fua prima occupazione prefè a dipingere.* 1' Oratorio interno del Moniftero di Santa Marta; e vi fece ancora fei quadri ad olio rapprefentativi d'alcuni miracoli di Gesù Riforto . Indi in cafa Negroni fulla piazza de' Marini dipinte una ftanza con tutta maeftrìa. Fitvfe in quella Adone, e Diana , che offerifcono a Giove i loro cani. L' Opera contiene anche fanciulli, e firumenti da caccia. Un' altra poi ne conduflè così egregia; che quando fofle la fua unica: ella pur bafterebbe ad immortalarlo . Quefta è la pittura della volta del coro fatta nell' Oratorio di Noflra Signora della Cofta preflo alla città di San Remo. Quivi ei figurò la Vergine, che Gloriofa va al Cielo, afpettatavi dalle tre Divine Perfone: al batto vi fono i Patriarchi in_^ atto di divozione , e di maraviglia: ed a' fianchi di due laterali fineftre fi veggono parecchi Santi, e Sante di que' tempi. Nel fuddctto-San-Remo compofe il Boni diverti quadri -a' Signori Borria; ed uno per la Chiefa di S. Giufeppe, enrrovi la Madonna , e i Santi Ifidoro, e Terefa. Quadro anche quefto degno di molta ftima: ficcome pure lo è un altro, che poco dappoi formò al Porto Maurizio per la Chiefuola de' Signori Berj; nel quale quadro effigiò la Beatiffima Vergine , e i Santi Francefco di Paola, Filippo Neri, e Franchero di Sale*.

Nel

Nel palazzo Pallavicini accanto alla Chiefa de' PP. di S. Filippo Neri dipinfe una ftanza; e vi efpreffe Venere, che donne con Cupido in braccio; mentre Marte , Giunone,. , ,

e Pallade ftanno in atteggiamenti fpiranti (degno, e ven- Di Giacom« detta . II tutto allufivo all' odiato giudizio di Paride . A^oml°

In cafa Saluzzo dipinfe la fala in compagnia del Profpettico Sacconi; e rapprefentovvi 1' Aurora. Pofcia dipinfe due (tanze nel palazzo de' Signori Mari di Campetto; e la fala , in cui ftanno figurati Giove, Mercurio, il Tempo, ed altre Deità . In una delle ftanze vedefi il rapimento di Cefalo: pittura belliflìma; e nell' altra la Liguria con varj fimboli. Dopo ciò pafsò in cafa Cattaneo preflò alla Chiefa di S. Torpete; e, vi dipinfe in una iìanza Endimione, e Diana. In un' altra nel palazzo Pallavicini di Itrada nuova efpreffe Giove bambino, che fucchia il latte dalla capra-Amaltéa . In quelV Opera il Boni fuperò fe medefimo.

Chiamato un' altra volta a Parma; quivi in compagnia di Giufeppe Carpi dipinfe due Cappelle della Chiefa di S. Giovanni . Indi pafsò a Brefcia, predo a' Signori Suardi,. nella cui fala figurò l'Aurora nafeente, le quattro (lagoni, ed Eolo, che frena i venti. In cafa Ghcìzi rapprefentò Ercole fui monte Parnafo, a cui le Mufe ofterifeono corone di quercia , e d' alloro alla prefenza di molti Dei. Finiti quelli lavori, fi reftitui a Genova . Ma dopo qualche tempo fece ritorno a Brefcia, ove dipinle tutta la Chiefa delle Monache della Carità; e n' ebbe grande onore . Per un'altra Chiefa formò un' ilquilitiffima tavola rapprefentante l'Immacolata Concezione di Maria Vergine.

Le tante Opere, che quefto Pittore già avea maeftrevolmente fatte in Parma entro la Chiefa di S. Giovanni,, furon cagione, ch' ei folTe colà richiamato a dipingervi due altre Cappelle. Vi ritornò; ed imprefo il lavoro, deferiflè nell'una di effe alcune ttorie della vita di S. Martino, fra le quali vedetì il Santo, che fa divampare il trono d' un Impéradore: indi lo Iteffo, che è portato dagli Angioli ini Cielo. Neil' altra figurò S. Bernardo, prima quando è chiufo: in prigione; poi quando alla prefenza del legittimo Papa_j calpelta l'immagine del1' eletto per funonia.

Dopo quefti lavori,, riportatofi a noi, pofe mano alla

pittura della fida entro il palazzo del Signor Giacomo Fi

. i lippo Durazzo . Finfe in quella Vulcano, che prefenta a Teti

Di Giacomo le armi da veflirne 1' aliante Achille: e negli angoli formò

^oni'.0 k imma?'ini di quattro fiumi. Gli ornamenti di quefta fala

furono dipinti da due Pittori reggiani, Giufeppe Davoglio,

e Gafpero Bazza ni.

Varie altre occafioni di Pitture molto onorevoli, e luctofe ebbe quefto Pittore; perocché dovette (toriare per certa Chiefa di Parigi una gran tavola, entrovi la noftra_. Santa Caterina Fiefca in eftafi davanti a Gesù tenente a lato la Croce: e per la Chiefa del Re di Spagna mandò a Madrid un altro vafto quadro rapprefentativo del Crocififlò, e d' altri Santi.

Pel Principe Eugenio di Savoia dipinfe pure una tela dimoftrante Virgilio, che fcrive verfi.

Dipinfe quindi una tavola da Altare per i PP. della Mittìone; e v efpreffe S. Francefco di Sales in atto di confegnare alla direzione di S. Vincenzio De Paoli le Religiofè dell'Ordine della Vifitazione. Effendo quefta tavola aflai piaciuta a que' Religiofi , vollero , che dipingente loro anche tutta la Chiefa . Egli vi pofe mano; e figurò nella volta principale di quella lo (teflb S. Vincenzio in celefte Gloria: negli angoli, alcune Virtù: e negli altri fpazj della foft-ìtta , il fuddetto Santo, dove in atto di dar Regole a' fuoi Religiofi , dove in colloquio con Cardinali, e con riguardevoli Perfonaggi. In quella Chiefa formarono le profpettive, e gli ornamenti due bolognefi Pittori, cioè, Tertulliano Taroni, e Angiolo Zaccharini. Fu poi per opera dello (teflo Boni chiamato da Bologna Angiolo Piò, per formare nella medefima Chiefa in iflucco le figure entro le principali nicchie, che reftano fotto la volta di mezzo. Il Piò v' efpreffe la Fede , la Speranza , la Carità , e il Silenzio.

Poco meno, che innumerabili fono i lavori fatti dal Boni , fpecialmente ne' palazzi di Genova . Alcuni altri qui noteronne da me veduti, mentre io quefte colè fcriveva. Un falotto egli dipinfe in cafa Pareto: due in cafa Marana vicino alla Chiefa di S. Matteo. Due in Albaro. pe' Signori

Brignole ,

Brignole, pe'quali lavorò pure più cofe nel loro palazzo di città. Alcune ftanze colorì in cafa Serra: alcune altre ne ftoriò in Polcevera per 1'Eccellentimmo Marcello Durazzo del f" —.

Gio. Luca nel fuo palazzo di villeggiatura: e per lo fteffo Lu Giacomo Signore dipinfe un falouo del funtuofo palazzo di città, fi- A£TM,e tuato lungo la ftrada Balbi, nel qual falotto efprefTe corj-* molta grazia varie favole di Diana.

L'anno 1755. impiegoflì il Boni in dipingere l'Oratorio anneifo alla Chiefa de' PP. di S. Filippo Neri; e figurovvi nello fpazio di mezzo 1' Affunzione della Gloriofiflìma Vergine al Cielo fra nuvolati, ed Angelici Cori , con le tre Divine Perfone in alto, che 1' afpettano; la feconda delle.» quali fi fpicca dal Trono , per girle incontro . Nella tribuna poi efpreflfe S. Filippo Neri in mezzo ad una fchiera di fuoi fpirituali figliuoli. Allorchè il Boni fece quefta pittura contava già il feflàntafettefimo anno dell' età fua . Laonde fe_, l'Opera non adeguò la comune efpettazione, fi dee ciò condonare alla vecchiezza dell' Autore, e alla di lui fantasìa-, già Iterilita dalle tante vafte produzioni, che abbiamo qui addietro narrate . Ciò non oftante profegui il Boni ad operare; nè poche furono le cofe, che dipinte anche dopo sì avanzata età; alcune delle quali, benchè confufamente con altre tatte prima , piacemi di qui regiflrare.

Per la Chiefa di Santa Terefa fopra la (trada Balbi fece le tavole da Altare del B. Simone Stok, e di S. Gio. della Croce. Per quella di Santa Maria in via lata condufle la tavola di Santa Caterina Fiefca; e due ne formò per la Chiefa di S. Raffaello; in una delle quali figurò la prefata Santa Caterina; e nell' altra, 1' Apparizione della Madonna di Caravaggio. Lavorò anche la tavola di S. Giufppe da Copertino per la Chiefa di S. Francefco di Caftelietto. Due tavole pur di mano del Boni fono nell' Oratorio di Sanfta Maria Angelorum, rapprefentative, 1' una del Prefepio , 1' altra della Prefentazione di Maria Vergine al Tempio: ed una in S. Bartolommeo , detto degli Armeni, nella quale (la effigiato il B. Aleflàndro Saoli.

Prima però delle poc' anzi riferite tavole aveva il Boni dipinta la volta della Cappella dell' Munta nella navata fi-. niftra della Chiefa di Santa Maria Maddalena, e la volta

dell' Aitar maggiore entro la Chiefa di S. Niccolò di Ca

ftelletto ♦ Similmente egli avea dipinta l'altra volta della

Di Giacomo Cappella di S. Antonio nella Chiefa delle Monache di San

Antonio ta Maria delle Grazie: e l' altra di S. Pio V. in quella..

8pNI' di S. Silveftro.

Lafcio da parte tante altre Pitture del Boni, per chiudere quefto difcorfo; che di troppo dovrei tirarlo in lungo, fe tutte voleflì qui riportarle.

Già quefto Pittore contava fèttantott' anni d' et\: tuttavia era s\ vigorofo, e robufto; che non li farebbe mai creduto, che egli fofle di tal vecchiezza; quando repentinamente affalito da fiera pleuritidc, alla quale s' aggiunfe l'ecceflìvo difgufto avuto per la morte della Moglie , e d' un figliuolo nomato Davidde; in breve fpazio trapafsò il dì 7. del gennaio dell'anno 1766. . Così in cafa Boni nel corfo di due fertimane mancarono tre perfone. Al di lui cadavere fu data fepoltura entro la Chiefa di S. Tommafo fua Parrocchiale .

Fu il Boni di buon temperamento, e di profpera fanità. Moftrò umore alquanto malinconofo, ed alieno dal converfare: ma però all'occorrenza pronte avea le facezie; e nel fuo tratto fpirava gentilezza, e cortesia . Egli avea un animo retto, cordiale, e pieno di foavità; né mai fece ingiuria ad alcuno; e fe da altri ne ricevette, feppe con-, generofo cuore perdonarle, anzi corrifpondere all' ingiuriatore con benefizj. Così operò con un Pittore Profpcttico, dal quale fu fatto privar d'un lavoro, che pur gli era flato propoflo . Imperciocché il Boni alla prima occafione, che gli capitò di impiegare un Pittore di profpettiva, chiamò quello ftefflò, che gli era (lato contrario, e a lui appoggiò V affare , dicendogli, eflèr quella la maniera, con cui vendicavafi delle offefe.

Piacemi di qui fosgiugnere alcuna delle fue facezie, in confermazione di ciò, che poc' anzi aflerii. Parlava egli un giorno con certo Signore, eh' efalrava la Mufica fopra della Pittura; e diceva, che folamente in quella gli parevano ben impiegati i denari. Or via , rifpofe il Boni; allorché

che voi dovrete ornare il voftro palazzo, non cercate Pittori: ma ftendetevi intorno le più beli' arie di Caffariello, e dell' Eli/i. Chiamato una volta in giudizio a dire il fuo fentimento . fopra d' un quadro fatto da un Pittore ignorante, a cui, ih Giacomo chi l'avea commeffo ricufava di pagarne il pattuito prezzo; Antonio perchè troppo fconcia era quella fattura: andovvi il Boni: ONI' e sfoderò s"i lepide ragioni a favor dei Pittore; che fu decito fi pagafle pel quadro interamente il convenuto . Difle con bella grazia, che tutto il fallo era ftato nella fcelta dell'Artefice; il qual fallo dovea metterfi in conto all'Avventore , e non voltarli in pregiudizio di chi per avuta commiflìone avea lavorato. Indi conchiufe, che, Chi un' Opra brama aver di Tiziano, Non fcelga Giovannin da Capugnano.

Prontiflìmo egli era a fomiglianti facezie, per le quali foleano gli Amici incitarlo a parlare. Ma, fe quefle lo rehdeano gradito; i bei parti deJ fuoi pennelli lo renderanno immortale .

Ebbe il Boni alcuni figliuoli; fra' quali uno nomato Ale£ fandro, che adulto pochi anni fono gli mori, eftremamente lo affline. Coflui gia dipingea con aggiuflatezza; ed il Padre 1' avea per molto tempo mantenuto in Roma a ftudiare. Due altri figliuoli del Boni ancor vivono . 11 maggiore, per nome Egidio, è Prete fecolare; ed ha molta abilità per le lettere, e per le Scienze. Egli efercitò 1' uflìzio di Segretario appreflb il noftro defunto Arcivefcovo Monfignor Giufeppe Maria Saporiti, Prelato di quella probità, vigilanza, e dottrina, che ognuno fa.

Diverfi furono i Difcepoli, eh' ebbe il Boni. Quegli, che, per mio avvifo, più efi tutti facefle onore al Maellro, fu Lorenzo Brufco genovefe, il quale nelle fue Opere inoltrava ottimo gufto, e fpiritofa invenzione . Coflui dipinfe la volta fopra 1' Aitar maggiore entro 1' Oratorio di S. Antonio Abate, lungo la ftrada Giulia; la qual pittura rapprefenta il Santo titolare portato dagli Angioli in Paradifo . Opera condotta con molta grazia, e fimmetria in ogni fua_, parte, Da quefto Brufco fu anche dipinta la tribuna del

Presbiterio

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Presbiterio entro quefta Parrocchiale di Santa Maria delle Grazie. L/ argomento di tal pittura fono i Santi Nazario, , e Celfo, che predicano al popolo genovefe . Altre Opere

Di Giacomo ha fatto il Brufco per Genova, e per le Riviere, e con_. aboni"° mo^ta loc*e • Maggior numero ne avremmo, fe morto egli non foflTe prima di giungere al cinquantefimo anno di l'ua età: ciò, che accadde nel 1753.

Difcepoio anche dei Boni è ftato Giufeppe Comotri; quantunque per altro egli abbia poi ftudiato in Bologna-. fotto del Francefchini. Parimente dal Boni ebbe i principj della Pittura Giufeppe Roflì, che pofeia ftudiò fotto Giufeppe Galeotti. Quefto Roflì è in miniatura il miglior Pittore , che oggidì fia fra noi.

Altri eccellenti Pittori qui abbiamo , del cui valore_> non è ora il tempo di fcrivere. Vivano pur lungamente; ed intanto accrefeano con le loro belle Opere gli ornamenti alla Patria , e T onore a fe fteflì . Di loro, ficcome degli eccellenti genovefi Scultori, e degli Architetti , faranno un giorno degna ricordanza le penne de' futuri noftri Scrittori.

FINE.

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